Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by Kilokilo

view post Posted: 10/9/2012, 20:19     richiesta - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
salve a tutti, e da tanto che non faccio una richiesta =) allora, io vorrei, se fosse possibile, dei video di facesitting in italiano, dove le miss scoreggiano in faccia allo schiavo! se di questi video non ce ne, allora dei video di MISTRESS LOLA DI CUCCIOLO PAGE (dei video non ripetuti) grazie mille a tutti!
view post Posted: 17/6/2012, 13:48     richiesta della settimana! - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ciao crucify, passati sette giorni rinnovo la mia richiesta!
Hai qualche video, dove la padrona calpesta la gola a piedi scalzi, soffocando lo schiavo/a? qualcosa di forte per intenderci =) grazie alla prossima!
view post Posted: 12/6/2012, 18:17     Teraoia d'urto (parti successive alla quarta, completamente rivedute e corrette!) - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
questa e una storia fantastica! il mio sogno! essere trattato come una pezza per piedi, come fa questa fantastica padrona sarebbe fantastico! spero continui ancora!
view post Posted: 10/6/2012, 13:26     richiesta della settimana! - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ciao crucify, questa domenica ti chiedo un filmino in particolare! si intitola "The four trials" dal sito cucciolo page! se non c'è l'hai, anche qualsiasi video della mistress LOLA sempre di cucciolo page! grazie mille per il lavoro che fai! sei un mito! alla prox settimana
view post Posted: 8/6/2012, 15:27     di che foot-fetish sei? - PIEDI
io adoro i piedi dal 39 in su! che devono coprire il mio viso intero, piedi possenti, che quando ti calpestano di devono ridurre in poltiglia! =)
view post Posted: 4/6/2012, 22:58     Votazioni -> LA FRASE PIU' BELLA - RISULTATI
Edit Di *¥* Crucify My Love *¥*: Il concorso è terminato ormai e non si possono aggiungere altre frasi. Se vuoi comunque votare scegli una delle frasi postate qui: https://smfetish.forumcommunity.net/?t=50947591

Edited by *¥* Crucify My Love *¥* - 5/6/2012, 00:13
view post Posted: 3/6/2012, 16:43     richiesta della settimana - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ciao crucify, oggi volevo chiederti se avevi dei video, dove la faccia dello schiavo e messa dentro un box, e la padrona glie la calpesta senza pietà! il facebox intendo! nel sito di sadistic girl c'era questo tipo di tortura, ma anche in altri! un po di trampling facciale! grazie e alla prossima
view post Posted: 2/6/2012, 16:00     Le valchirie - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
In città si è avuta l’ennesima vittima.
Si tratta di un giovane di circa trent’anni, dipendente di un club, che è stato trovato questa mattina riverso sul bordo di una stradina secondaria. E’ ancora vivo, ma i sanitari non sanno se riuscirà a cavarsela.
Dagli esami radiografici emergono svariate fratture alle costole, alle mani, alla spalla sinistra. Anche qualche organo interno sembra molto danneggiato.
Non ci sono ematomi, lividi o segni di violenza; chi lo ha ridotto così, sapeva il fatto suo.
Essendo io un free-lance sempre a caccia di notizie che mi possano permettere di fare il “salto” presso qualche importante testata, decido di approfondire le indagini.
Punto di partenza è il club dove il giovane lavora.
Si tratta di un privè nel quale si svolgono, nel corso della settimana, serate a tema. Mi presento al proprietario con la scusa di cercare un lavoro e mi viene proposto di prendere il posto del giovane massacrato.
Il mio compito è quello, per ora, di stare al bancone del bar.
“Non preoccuparti, non è richiesta nessuna esperienza da barman; piuttosto, cerca di mettere qualche chilo, mi sembri un po’ magro”, mi suggerisce il proprietario.
Ancora mi chiedo come si possa stare al bancone di un bar senza capirne una cicca, quando la segretaria mi invita a seguirla.
“Mettiti qua” e con il dito mi indica la moquette che c’è sotto una parte della pedana in legno che ha appena sollevata.
La guardo con fare interrogativo e lei con un sorriso mi invita a stendermi.
Obbedisco e mi rendo conto che questa pedana è stata modificata per essere usata su un corpo umano: è incernierata da un lato e nella parte inferiore, cioè quella che va ad appoggiarsi sul malcapitato, è imbottita con gommapiuma. All’altezza del torace la pedana si interrompe, lasciando liberi il collo, la testa e le spalle
Il bancone è completamente a vetri nella parte inferiore e mi permette di vedere la sala, ovviamente a livello del pavimento!
Ho appena il tempo di cercare una sistemazione, che la segretaria abbassa la pedana su di me e si allontana.
Il locale è ancora vuoto e dopo qualche minuto vedo una cameriera aggirarsi fra i tavoli, per apparecchiarli, mentre un’altra si dirige verso le piante per mettere l’acqua nei vasi, un’altra ancora si incammina verso la cassa….
Sono tutte piuttosto carine e con la stessa divisa, minigonna e stivaletti neri.
Un’altra passa dietro il bancone ed ho un sobbalzo di dolore.
Imprudentemente ho lasciato la mia mano al di fuori della pedana di legno, nel corridoio che la separa dalla parete ed adesso me la ritrovo sotto uno stivale tirato a lucido.
Alzo lo sguardo ed un bel paio di gambe lunghe e tornite mi sovrasta. Per fortuna la ragazza si è soltanto appoggiata.
Cerco di liberare la mia mano, cerco di tirarla fuori da sotto quello stivale ed, alla fine, ci riesco nel momento in cui la cameriera diminuisce un po’ la pressione.
Subito cerco di mettere la mano al sicuro, ma mi rendo conto che è impossibile. Quando la segretaria del locale ha chiuso la pedana sopra di me, io ho commesso l’imperdonabile errore di lasciare il mio braccio destro fuori.
La mia mano cerca freneticamente una via di fuga, un punto attraverso il quale poter infilarsi sotto la pedana di legno.
Ma la proprietaria di quella minigonna vertiginosa credo se ne sia accorta e, facendo finta di nulla, dà inizio ad un vero e proprio inseguimento della mia mano.
Fisso quelle gambe fantastiche con terrore, cerco di non pensare al dolore che potrei provare se la mia mano finisse seriamente sotto uno di quegli stivali e mi concentro per prevenirne i movimenti e sfuggire in quel poco spazio che ho a disposizione.
Dopo alcuni slaloms la mia mano si rifugia accanto ad una canaletta di plastica parallela alla pedana. La mossa è astuta, poiché mi sono reso conto che questa canaletta non viene calpestata dalle cameriere e credo che la mia mano abbia trovato un posto sicuro.
Rimango immobile. Voglio evitare di attirare l’attenzione della ragazza, che continua a lavorare.
Improvvisamente lei si avvicina al bancone, proprio dove sono io ed appoggia il piede sinistro sulla canaletta.
La canaletta è di un paio di centimetri più alta della mia mano, che, di conseguenza, non viene neanche sfiorata dalla suola dello stivale.
Ma solo per poco.
Continuo a rimanere immobile, deglutisco appena, per paura che un mio minimo movimento possa attirare l’attenzione della ragazza.
Improvvisamente, però, accade l’imprevedibile!
La cameriera si appoggia pesantemente sulla canaletta, che inizia a scricchiolare sotto la suola dello stivaletto.
Si muovono i muscoli della gamba sinistra della ragazza; lei sale con tutto il proprio peso sopra la canaletta; la plastica scoppia sotto quella enorme pressione e cede sotto la suola dello stivale, che, a sua volta, ora pressa notevolmente anche la mia mano, che non viene stritolata grazie ai residui di plastica della canaletta, sulla quale poggia la maggior parte del peso della ragazza.
Contemporaneamente la ragazza alza il piede destro e lo appoggia sulla pedana sopra di me, con un notevole rumore di tacco sul legno.
E’ impegnata a scrivere qualcosa sul bancone ed è del tutto indifferente alla mia presenza sotto di lei. Si muove con tranquillità e, sporgendosi per prendere il telefono o per fare dell’altro, mi sottopone ad una terribile altalena di pressioni.
Mi consola lo splendido panorama offerto dalla sua minigonna, modellata dalle sue forme prorompenti, esaltate da un minuscolo tanga.
Ma la mia contemplazione dura ben poco, poiché una improvvisa e terribile pressione mi riporta alla realtà.
La cameriera, mentre parla al telefono, è salita completamente sulla pedana.
E’ la mia prima esperienza, non mi aspettavo che lei mi montasse sopra con tanta indifferenza, cogliendomi di sorpresa.
La pedana sotto il peso della ragazza mi schiaccia tutto il corpo con una certa uniformità, mentre le assi di legno si flettono e scricchiolano ad ogni movimento di quelle gambe chilometriche che mi sovrastano.
Così come scricchiolano e si piegano le mie ossa.
Sono totalmente immobilizzato e riesco a malapena a respirare. Adesso quei famigerati stivali me li ritrovo a pochi centimetri dal mio naso, lucidi, con i tacchi a spillo, del tutto impassibili per ciò che avviene sotto di loro. Loro schiacciano, pestano, stritolano, spiaccicano qualunque cosa sulla quale passano, incuranti della distruzione che il loro passaggio comporta.
Il mio respiro è minimo. Solo pochissima aria riesce ad entrare nel mio torace compresso sotto tutto quel peso.
Sento l’odore della moquette, in questi momenti mi sento particolarmente simile ad essa.
Come la moquette mi ritrovo steso per terra. Come la moquette sono calpestato e schiacciato da una splendida ragazza in minigonna; e chissà da quante altre ancora. Come la moquette sono del tutto impotente, ridotto ad un nulla sotto un paio di tacchi a spillo.
Con il passare dei minuti non faccio più caso al ripetitivo lamento delle assi di legno che cigolano sotto gli stivali neri.
Così come non faccio quasi caso ad un nuovo dolore che il mio corpo improvvisamente registra alla mia spalla destra. Mi giro e vedo un elegante sandaletto con tacco che si è appoggiato sulla mia spalla, calzato da un bellissimo piede, dal quale si snoda un’altrettanto bellissima gamba.
E’ la segretaria di poco fa che, senza fare troppi complimenti, si appoggia su di me mentre conversa con la ragazza che mi sta di sopra.
Mi sento ancora più moquette. E devo confessare che sto cominciando ad abituarmici.
“Prepara tutto per le valchirie” ordina la segretaria alla ragazza e dopo aver detto qualcos’altro per me incomprensibile, si allontana.
Dopo pochi istanti scende dalla mia pedana anche la ragazza. La mia curiosità è troppa e con quel poco di fiato che mi è rimasto, chiedo chi siano queste valchirie. “Sono le ragazze-buttafuori del locale, incaricate anche di prendere le ordinazioni ai tavoli. Sono loro che ci comandano. Augurati di non capitare sul loro cammino; in confronto il mio calpestamento ti sembrerà una passeggiata! Un altro consiglio: non metterti mai in piedi quando sei in servizio. Ai tappeti umani non è permesso.” risponde la cameriera.
Attendo qualche minuto ed, approfittando del fatto che un’altra cameriera si trova su quella parte di pedana che non è sostenuta da me, penso bene di sollevare un po’ la pedana ed iniziare a sgusciare fuori, per fare un piccolo giro “turistico” del locale.
Seguendo i consigli che mi sono stati dati, striscio sulla moquette, fermandomi quando vedo qualche minigonna nei paraggi, per non dare nell’occhio.
C’è un notevole andirivieni di cameriere che si spostano da una parte all’altra del locale. Sto immobile a pancia sotto per qualche minuto. Alcune ragazze mi passano vicino, qualcun’altra mi passa sopra ripetutamente senza la minima esitazione, soltanto un paio mi scavalcano, chissà perché….
Lentamente arrivo nei pressi di una stanza, dalla quale sento provenire dei lamenti soffocati.
Scosto un po’ la tenda che mi separa e vedo alcuni ed un paio di poltrone. All’interno della stanza vi sono otto ragazze, che, però, sono alquanto differenti fra loro.
Tre sono piuttosto longilinee, carine, ma caratterizzate da uno strano comportamento remissivo nei confronti della altre cinque.
Ed è facile capire il perché. Queste cinque sono le valchirie di cui mi aveva parlato la cameriera, sono ragazze con il fisico paragonabile, per imponenza e formosità, a quello delle ballerine brasiliane che si vedono sfilare durante il Carnevale di Rio, con in più una buona dose di muscoli distribuiti sapientemente.
Il risultato finale è quello di avere di fronte delle magnifiche gigantesse in bikini, da un metro e novanta di altezza (senza tacchi), con un fisico da sballo.
Mentre le ammiro, vengo distolto da altri lamenti soffocati.
Mi sposto un po’ e vedo una delle valchirie che si è innervosita, perché una delle sottoposte non ha eseguito l’ordine di stendersi sulla panca vicino al telefono. Le si avvicina con fare minaccioso e ripete l’ordine, ma la ragazza scuote la testa terrorizzata, mentre il seno prorompente della valchiria le sfiora la fronte minaccioso.
Improvvisamente la valchiria spinge la ragazza contro la parete e vi si appoggia contro, bloccandole le mani verso l’alto.
La ragazza cerca con tutte le sue forze di reagire, mugola per lo sforzo, ma non può sperare di spostare di un solo millimetro la sua padrona. E’ molto più grossa di lei e non può avere alcuna speranza di farcela.
A questo punto la valchiria prende la ragazza per la nuca e con facilità la piega in avanti, obbligandola a stendersi sulla panca. Il motivo? La ragazza le giova come cuscino per fare una telefonata.
La ragazza continua a gridare di no terrorizzata, mentre la valchiria si toglie l’accappatoio.
E’ splendida con addosso un microscopico bikini, che esalta le sue forme giunoniche.
La valchiria si gira verso la panca e vi si accomoda, mentre le più belle natiche che io abbia mai visto schiacciano sotto un peso ciclopico la ragazza.
Sono pochi istanti: la valchiria si siede, la panca scricchiola mentre lei si sistema e si appoggia alla spalliera, la ragazza giace impotente sotto quel colosso in bikini, con la bocca aperta in un lamento spezzato. Il suo corpo diventa un soffice cuscino per la sua padrona, ogni suo sforzo viene annientato in un attimo.
La valchiria con tranquillità fa la sua telefonata, incurante dei rantoli della ragazza.
Allo schioccare delle dita della valchiria, sopraggiunge premurosa un’altra sottoposta, che obbedendo ai gesti imperativi della padrona, si stende per terra ai suoi piedi, offrendole il proprio torace.
La valchiria con maestosa lentezza alza leggermente il piede sinistro e lo dirige verso il ventre della ragazza, che, scuotendo la testa, la supplica di non farlo, mettendo istintivamente le mani su quella parte del proprio corpo che è stata scelta.
Ma è inutile. La valchiria appoggia pesantemente il piede sinistro sul ventre della sottoposta ed accavalla le splendide cosce, incurante delle mani della ragazza, che schiaccia mentre affonda nella morbidezza del suo poggiapiedi.
La ragazza inizialmente ha un sobbalzo, che subito dopo si trasforma in un flebile lamento, mentre giace con le mani bloccate ed il ventre deformato sotto i piedi della valchiria.
Poco dopo un’altra ragazza viene presa di mira per svolgere un altro compito.
Due valchirie vogliono che faccia da stuoia.
Anche in questo caso qualsiasi tentativo di resistenza viene subito soppresso. Una delle due valchirie si avvicina alla ragazza, appoggia una mano sulla sua testa e comincia a calcarla.
E’ un’impressionante scena di forza bruta.
La valchiria col sorriso sulle labbra tiene una mano sul fianco e con l’altra blocca la ragazza dalla testa, impedendole di fuggire. La ragazza supplica la valchiria dal basso della sua statura, ma poco dopo il suo viso si trasforma in una maschera di sforzo e di dolore, mentre cerca di resistere.
Diventa rossa per lo sforzo, le vene del collo quasi le scoppiano, mentre la valchiria sembra giocare con la serenità che la sua potenza fisica le consente di avere.
La valchiria tiene un po’ la ragazza sotto pressione, quel tanto che basta per divertirsi, poi, ad un tratto, con un rapido scatto la pressa violentemente verso il basso, la ragazza grida di dolore, le sue gambe non reggono più e crolla per terra ansimante.
Giace riversa su un fianco, con gli occhi scavati dalla fatica e guarda con terrore le due valchirie che la sovrastano in piedi, sorridenti.
Una di loro la spinge e la fa mettere a pancia in su, mentre l’altra alza un piede e lo appoggia sul torace della ragazza, mentre si guarda allo specchio.
Il piede della padrona è molto bello, a pianta larga, curato e con un vezzoso braccialetto alla caviglia. Ma, soprattutto, è grande, proporzionato al metro e novanta della valchiria ed al suo peso.
La valchiria decide di divertirsi ancora un po’ con la ragazza e fa scivolare il suo piede lungo il suo corpo, lentamente, come per scegliere il punto migliore.
Di tanto in tanto si ferma e la schiaccia lentamente, godendo dei suoi lamenti di dolore.
Giunta all’altezza delle cosce, decide di salirvi sopra.
La ragazza grida ed una valchiria, disturbata, le chiude la bocca con del nastro adesivo, mentre la calpestatrice inizia una lenta passeggiata sul corpo della schiava.
Quel che mi colpisce è la capacità della valchiria di calpestare la ragazza senza perdere l’equilibrio e senza usufruire di alcun sostegno.
E’ impressionante vedere la valchiria camminare sulla ragazza, lentamente, senza far troppo caso a dove poggia i suoi piedi, bellissimi e possenti in relazione al ben più esile corpo della sottoposta, che si piega, si deforma, sotto quella splendida stallona.
Mentre osservo ipnotizzato queste scene una mano mi afferra per il colletto della giacca e mi trascina, disteso com’ero, dentro la stanza.
Era la sesta valchiria! Ed io che credevo fossero soltanto cinque!
Adesso mi trovo quasi al centro della stanza, steso a pancia sotto, immobile e terrorizzato, in posizione di totale sottomissione.
Vedo un paio di splendidi piedi scuri avvicinarsi a me. La mia mano destra è troppo vicina a loro e cerco lentamente di spostarla, per evitare che venga schiacciata.
Ma la valchiria se ne accorge ed in un attimo la blocca sotto il suo piede destro, mentre il sinistro lo poggia sulla mia testa, obbligandola a girarla verso di lei con violenza.
Riesco un po’ a guardare la magnifica padrona che torreggia sopra di me. E’ l’unica valchiria di colore, e, nonostante il dolore, non posso non ammirarne la bellezza.
“Cosa ne facciamo?” chiede alle compagne, tenendomi immobilizzato sotto di lei.
“Rompigli il collo!” suggerisce una. “No, è troppo rapido! Giocaci un po’ e, se non si comporta bene, lo fracassi un po’ alla volta!”, aggiunge un’altra con aria maliziosa.
“Potrei parlare, per favore?”, farfuglio a malapena con la faccia deformata sotto il piede della valchiria. “Vi prego, non fatemi del male! Sarò al vostro completo servizio. Sono un bravo tappeto umano.Mettetemi alla prova!”.
“Chi ti ha autorizzato a parlare? Non ti azzardare più ad aprire bocca senza permesso!” sibila la valchiria che mi tiene bloccato, e, per sottolineare il concetto, si appoggia ancor più pesantemente sulla mia testa, strappandomi un gemito di dolore.
“Per adesso ti prendo in parola. Seguimi!” ordina la valchiria nera, allontanandosi.
Finalmente non più soggiogato, rimango qualche secondo in quella posizione, per riprendere le forze. Ho il collo che mi fa molto male, la mano tumefatta per la forte pressione a cui è stata sottoposta, la parte sinistra della faccia infuocata ed ogni movimento della mandibola mi provoca un forte dolore.
A malapena mi trascino strisciando sul pavimento e seguendo quel monumentale paio di natiche di colore che mi precede.
Arriviamo alle docce e la valchiria mi ordina di stendermi sotto la doccia che mi ha appena indicato. Sono ancora molto confuso e spaventato e non capisco quale possa essere la mia funzione.
La valchiria in pochi secondi si sfila il minutissimo bikini ed i sandali con un po’ di tacco che indossava ed all’improvviso un brivido di terrore mi assale.
Come mi aveva preannunciato, mi stava prendendo in parola e voleva usarmi come stuoia per la doccia. Vorrei rimangiarmi quello che avevo detto, ma quella mia offerta rappresentava per me l’unica possibilità di salvezza in quel momento, di fronte all’alternativa di finire la mia esistenza con il collo rotto.
Inghiotto nervosamente, mentre guardo la valchiria muoversi e non posso fare a meno di ammirarla per la sua bellezza, un mix di eleganza, possanza, imponenza.
Già, ma quanto peserà quel magnifico colosso in bikini?
Nei pochi minuti che precedono il momento in cui sarò calpestato da lei, ripenso alle parole di quella cameriera, che mi augurava di non capitare mai sul cammino di una delle valchirie.
Ed ora, ironia della sorte, mi ritrovo in una doccia, steso per terra, in attesa dell’inevitabile.
Osservo come ipnotizzato il pavimento che si piega e scricchiola sotto i passi della valchiria. Mi accorgo quasi per caso che è costituito da assi di legno piuttosto grezzi e ve ne sono una decina accatastati in un angolo, spezzati in vai punti.
Considerate le pressioni alle quali vengono sottoposte, non mi stupirebbe se si trattasse di assi che, non avendo più resistito, abbiano ceduto ed adesso giacciono in un angolo, rotte, sostituite da altre assi che, come se parlassero, gridano di dolore sotto i piedi della valchiria di turno.
Quasi per caso mi accorgo che nella stanza c’è una bilancia con un grande display digitale, che darà la risposta al mio inquietante interrogativo sul peso di questa gigantessa.
La valchiria vi sale sopra e dopo pochi istanti compare un numero a tre cifre!
Ho il dubbio che la paura mi stia facendo dei brutti scherzi ed, approfittando di non essere visto, sollevo un po’ la testa per vedere meglio.
Con mio grande terrore vedo che la bilancia segna un peso di ben 118 kg!
I miei pensieri svaniscono in un lampo quando vedo la valchiria camminare verso di me,, dicendomi: “preparati che sto arrivando!”.
Il mio respiro diventa affannoso, ho paura e penso alla strategia da adottare per cercare di resistere.
I suoi passi sono pesanti, il loro rumore e lo scricchiolio del legno rimbombano nelle mie orecchie.
Si avvicina a me ed appoggia il piede destro sulla mia schiena.
La pressione è molto forte e sento il torace flettere.
Ad un tratto accade l’inevitabile.
La valchiria mi sale sopra, la pressione aumenta in modo vertiginoso, ho la netta sensazione che il mio corpo si stia squassando, il mio torace sembra essere diventato di gommapiuma, l’aria dentro i miei polmoni viene buttata fuori contro la mia volontà dal peso della valchiria.
Senza accorgermene la bocca mi si apre, con un gesto incontrollato, quasi automatico, nel disperato tentativo di respirare un pò.
Ogni movimento che la valchiria compie, ogni suo spostamento, anche minimo, si ripercuote sul mio corpo terribilmente.
Non sono minimamente in grado di contrastare la pressione alla quale vengo sottoposto ed i miei organi interni subiscono una rapida alternanza di fasi di “grazia” e di fasi di schiacciamenti, a seconda della parte del mio corpo sulla quale la valchiria decide di appoggiarsi.
Come se non bastasse adesso ci si mette anche l’acqua che scende dalla doccia, bagna il corpo della valchiria ed, alla fine, arriva su di me.
Fortunatamente la mia faccia è al di fuori del raggio d’azione dell’acqua e la mia sofferenza è ripagata da uno spettacolo che i miei occhi, sebbene riesca ad aprirli a malapena per il dolore, osservano quasi per caso.
Ho la testa girata verso destra, dal lato opposto a quello della doccia, e sulla parete di fronte mi accorgo che vi è posto uno specchio, che riflette tutto ciò che sta accadendo.
Mi guardo e mi rendo conto di essere ridotto alla stregua di uno straccio, sono bagnato fradicio e del tutto insignificante se paragonato alla spettacolare magnificenza, bellezza e muscolosità della mia calpestatrice.
Quella splendida visione mi distoglie, non mi fa più pensare alla mia reale posizione di quei momenti, al mio essere del tutto inerme e sopraffatto dalla supremazia di quella femmina.
L’acqua scivola su quel corpo perfetto, su quella pelle color ebano, su quelle forme terribilmente belle nella loro maestosità.
Mi guardo mentre la mia faccia è un susseguirsi di smorfie di dolore, di occhi che si chiudono strizzati per il dolore, mentre le mie mani stringono i pantaloni per alleviare la mia sofferenza.
Mi guardo, mentre mi rendo conto di abituarmi sempre più ai passi della valchiria.
Mi guardo, mentre vedo il mio corpo deformarsi impotente sotto quegli splendidi piedi scuri, che si muovono con calma ed eleganza. Prima si appoggiano un po’ su una parte di me e pochi istanti dopo la pressano con indifferente prepotenza, schiacciano la mia pelle, piegano le mie ossa, comprimono i miei organi.

Ho le braccia distese lungo il corpo. Ho appena avuto il tempo di assumere questa posizione, poco prima che la valchiria mi salisse di sopra con tutto il suo peso.
Quando lei si appoggiò inizialmente sulla mia schiena, all’altezza delle spalle, la notevole pressione alla quale mi sottopose mi fece capire che, se fossi rimasto con le braccia aperte perpendicolarmente al mio corpo, le mie spalle si sarebbero piegate ancor di più all’infuori e, forse, si sarebbero potute spaccare. Le avevo sentite flettersi all’interno sotto quel piede, lasciando più esposto il torace.

Ad un tratto l’acqua cessa di scorrere.
Con grande sforzo giro la testa dalla parte opposta. Non voglio che si accorga che ho guardato la scena allo specchio, poiché non so quale potrebbe essere la sua reazione.
Passa qualche istante ed all’improvviso mi assale una terribile fitta alla schiena, come se si stia spaccando, e sento la camicia strapparsi.
La valchiria, per scendere, ha “semplicemente” girato un po’ su se stessa, con un’azione rotatoria dagli effetti devastanti su di me.
Adesso lei è scesa ed io sono immobile, per terra, boccheggiante.
Cerco di ricominciare a respirare normalmente, ma il solo tentativo ha per me le stesse difficoltà di provare a scalare l’Everest.
Ogni centimetro di me è dolorante, il torace cerca di tornare ad espandersi, ma mi fa molto male.
Mi viene la felice idea di provare a sollevarmi un po’, stando bene attento a non esagerare, per non suscitare le ire della valchiria.
Ci riesco solo per qualche centimetro, quanto basta per accorgermi di avere il busto “a strisce”.
Capisco dopo qualche istante che sotto i 118 kg della valchiria, le tavole del pavimento hanno avuto su di me un effetto “timbro”.
“Vieni subito qui, vicino questa panca” mi ordina.
Lentamente riesco a trascinarmi fin dove vuole lei e mi metto in posizione.
“No no, carino, questa volta voglio il tuo torace. Girati subito!”
Un nuovo terrore mi assale, non so che intenzioni abbia e la sola idea di offrirle la parte più debole del mio corpo, mi fa tremare.
Per ora si limiterà ad usarmi come poggiapiedi, forse.
view post Posted: 29/5/2012, 20:14     Sono innamorato di Athena - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ehy crucify, questo topic e stato spostato in questa sessione! infatti se guardi la data, risale a marzo :)
view post Posted: 27/5/2012, 20:36     richiesta - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
qualsiasi video dove lo schiavo e usato come poggia piedi! grazie alla sett prox! come da regolamento! grazie crucify! ricorda che se hai bisogno, sono qui!
view post Posted: 27/5/2012, 20:04     richiesta - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ok crucify messaggio ricevuto! =) una richiesta a settimana, x quanto riguarda la mia me la sparo ora :P qualsiasi video dove lo schiavo e usato come poggia piedi! grazie alla sett prox
view post Posted: 27/5/2012, 15:42     richiesta - RICHIESTE e OPINIONI FOTO E VIDEO E RACCONTI
ciao crucify, ho una richiesta da farti! cercavo qualche video, dove la padrona una come poggia piedi lo schiavo, qualcosa dove fa capire che lo schiavo non conta nulla per lei, dove e ignorato totalmente! hai qualcosa? grazie in anticipo
198 replies since 1/4/2011