Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by mephistofele84

view post Posted: 22/9/2015, 13:30     Il regalo di compleanno - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
che dire ....l'ho già letta ma non vedo l'ora di rileggerla tutta xD
view post Posted: 31/8/2015, 19:44     Le scorregge della mia fidanzata - ESPERIENZE PERSONALI E SOGNI
però sono sicuro di non essere il solo a cui piacerebbe sapere qualche cosa in più ..
tipo quando è stata la prima volta che ha scoreggiato in faccia a qualcuno ,....come è stato ...
se è stato per divertimento o una esplicita richiesta..
insomma qualche dettaglio Padrona Lara!
view post Posted: 31/8/2015, 11:27     Wwe - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
mah sinceramente per come sta andando adesso va benissimo non mi sento di farti richieste se non continuare ogni tanto a mettere qualche peto in faccia xD
view post Posted: 28/8/2015, 18:14     Wwe - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ho adorato la scena del peto ! :)
fa piacere leggere qualcosa di diverso ogni tanto
view post Posted: 26/7/2015, 12:37     +1IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
visto che ancora siete interessati allora proseguo ...

Davide e Claudia Francini si fecero attendere alcuni minuti, minuti durante i
quali faticai a tenere a freno Sara che sbuffava come una vecchia locomotiva.
Era evidente che non era abituata ad attendere chicchessia ed era altrettanto
evidente che stava combattendo con se stessa per rimanere calma e forse stava
anche pensando sul comportamento da tenere per quella serata. Al loro arrivo
pero', il suo comportamento fu irreprensibile, segno che era abbastanza
intelligente da poter essere, quando voleva, una ragazza normale. La stessa
Claudia Francini la inondo' di elogi, magnificando sia la sua bellezza che il
suo abbigliamento di classe. E detto da una donna abituata all'alta moda era
senz'altro un complimento da incorniciare. Addirittura, Sara ricambio' i
complimenti con molto savoir faire e con uno stile decisamente adeguato alla
bisogna. Tirai un sospiro di sollievo. L'inizio era stato piu' che
promettente. Arrivammo al ristorante in perfetto orario ed entrai al braccio
di Sara, convogliando gli sguardi dei presenti su di noi. Oh, non certo per me
ma per la bellissima creatura che mi stava a fianco. Avessero saputo....

Il cameriere ci porto' al nostro tavolo prenotato e ci lascio' il menu' e la
lista dei vini che, da perfetto ospite, scelsi considerando le pietanze che il
maitre ci consigliava. I primi discorsi furono molto generalisti. Si passo'
dal tempo atmosferico al traffico intenso della mia citta' che per loro,
abituati ad una cittadina di provincia, sembrava pazzesco, ma poi si passo'
ovviamente sul lavoro. Elencai, come d'abitudine, tutti i possibili vantaggi
che la mia campagna pubblicitaria proponeva, dall'acquisto di nuove fette di
mercato fino al tipo di persone che avrebbero potuto acquistare il loro
prodotto, il cosiddetto <target>, soffermandomi poi sui particolari di quella
campagna, partendo dai cartelloni pubblicitari per concludere allo spot
televisivo che rimaneva il pezzo forte di ogni tipo di pubblicita'. I Francini
seguivano in religioso silenzio le mie elucubrazioni, intervenendo ogni tanto
per delle piccole curiosita', inserendo anche Sara nei loro discorsi per
tastare l'opinione della <gente comune> e Sara rispondeva perfettamente,
asserendo che una ragazza della sua eta' che prima non si era mai interessata
a quel tipo di prodotto, con una pubblicita' del genere avrebbe avuto
senz'altro la giusta curiosita' e la spinta necessaria all'acquisto. Tutto
fantastico. Tutto troppo bello. Era trascorsa un'ora ed avevamo gia' mangiato
gli antipasti e i primi ed eravamo in attesa dei secondi piatti quando Sara
guardo' Claudia Francini dritta negli occhi ed il suo ormai famoso sorriso
beffardo fece capolino tra le sue belle labbra disegnate perfettamente

" Mi sto rompendo il cazzo. Ma tu non ti annoi a fare discorsi da cerebrolesi?
Il target, lo spot, il brand, il meeting, il budget, il seller, il background,
il prodotto entry. Ma come cazzo parlate?" I miei due ospiti rimasero di sasso
e Claudia provo' ad obiettare

" Ma come parla lei, signorina. Che vocaboli usa. E lei dottor Rigoni....Era
necessario avere questa presenza al nostro fianco stasera?" Anch'io provai ad
intervenire e mi alzai prendendole le mani dolcemente

" Sara, ti prego. Eri stata perfetta. Continua in quel modo, per favore" Sara
mi guardo' e mi strinse la mano. Sentii ancora una volta tutta la sua forza e
mi sforzai per non urlare

" Tu zitto e a cuccia. Parla solo quando sei interrogato. Quanto a te, signora
dei miei stivali, ho detto che mi sono rotta il cazzo. Avrei potuto dire che
mi sto annoiando e che i vostri discorsi sono troppo impegnativi per la mia
testolina ma la realta' e' che mi state sbriciolando i coglioni. Non ce l'ho
ma se ce li avessi avuti adesso farei parte del coro delle voci bianche. E poi
non ce la faccio a fare la brava ragazza. Ci ho provato ma io sono una bad
girl, tanto per usare anch'io un inglesismo" Il dottor Francini intanto, mi
guardo' con disgusto

" Mi avevano parlato tanto bene di lei e mi domando che razza di persona
avevano incontrato. Non di certo un uomo che si lascia trattare in questo modo
da una ragazzina volgare, rozza e maleducata"

" Lasci che le spieghi, dottor Francini...." provai a dire, ma la stretta di
Sara si fece piu' forte e stavolta gridai dal dolore

" Ti avevo avvertito di fare silenzio. Un'altra parola, una sola e ti giuro
che ti prendo a sberle e poi passo a prendere Mattia, il tuo adorato nipotino.
E tu sai cosa gli farei, vero? Quanto a te" disse poi rivolgendosi a Davide
"e' meglio essere sboccati che pervertiti. E' dall'inizio della serata che mi
guardi le gambe e l'avevi fatto anche oggi pomeriggio. E pensare che potrei
essere tua nipote. Scommetto che pagheresti chissa' cosa per potermelo
infilare, ammesso che ti si addrizzi ancora" Ormai non avevo la forza nemmeno
di alzare gli occhi. La mia vita stava per essere definitivamente rovinata. La
paura per me stesso e per mio nipote non mi davano la forza di reagire ed
anche se ne avessi avuto il coraggio, quella mano dalla forza mostruosa che
continuava a stringermi me lo impediva. I miei due ospiti intanto, si alzarono
completamente scandalizzati dal comportamento di Sara guardandoci come se
fossimo due extraterrestri. Claudia Francini intanto, prese la parola

" Andiamo caro, non avevo mai visto tante oscenita' uscire tutte dalla stessa
bocca. Sono veramente nauseata" Sara sorrise

" Ma si, <caro>, portala via la troietta che si sarebbe scopata volentieri il
mio fidanzato. Altrimenti, potremmo fare un bel gioco a quattro con voi due
che vi fate le seghe mentre io e la qui' presente ci facciamo una bella
lesbicata" Era troppo per quei due. Sarebbe stato troppo per chiunque. Claudia
e Davide Francini lasciarono il mio tavolo offesi e disgustati e con loro se
ne andava il mio affare dell'anno e forse il mio futuro. Ero rovinato. Tutto
il ristorante si era nel frattempo voltato ad assistere a quella scena, anche
se pochi o nessuno erano riusciti a comprendere bene cio' che era accaduto. La
discussione, pur essendo stata molto accesa, non aveva superato un livello
vocale molto intenso ed i tono erano stati abbastanza contenuti, quasi
sussurrati. Guardai Sara con odio

" Perche' mi fa questo? Cristo santo, perche'? Lei ha tutto, e' bella, e'
intelligente, e' mostruosamente forte, perche' ha deciso di rovinare la mia
vita? Non ho fatto niente di particolarmente grave. Se non sono venuto con lei
e' stato solo per rispetto di mio nipote e per la differenza di eta', glie
l'ho gia' detto"

" Perche'? Perche' mi diverto. Perche' non puoi capire quanto mi ecciti vedere
un uomo della tua eta' che non puo' fare nulla contro di me. Potrei sfruttare
la mia forza per fare un milione di cose, potrei diventare una campionessa in
qualsiasi sport facessi a livello agonistico, ma poi? Cosa sarei? Sara, la
bella campionessa di karate o di judo, la donna dotata di una forza mostruosa
e forse un fenomeno da baraccone. E invece no! No, cazzo! Per il momento
voglio divertirmi in questa maniera, in seguito decidero'. Sono tanto giovane
che ho tutto il tempo possibile. Potrei anche decidere di farti rimanere il
mio pupazzo a vita oppure di lasciarti al tuo destino stasera stessa. Sono
cosi' volubile....E poi non ti ripetere. Odio le persone che dicono sempre le
stesse cose. L'ho capito il motivo per cui mi hai rifiutata. Ho capito che pur
piacendoti non sei voluto venire con me. Come farei a non capirlo? Il cazzo ti
si rizza appena mi avvicino e stasera sei rimasto a bocca aperta. Ma qualunque
sia la tua scusa, ho deciso che me l'avresti dovuta pagare, anche se mi piaci
un botto. Perche' questo e' il mio modo di divertirmi" Misi la testa sul
tavolo, faticando per non far uscire l'ennesime lacrime. Ormai piangevo piu'
di una femminuccia e tutto per colpa di quella femmina accanto a me, bella e
crudele, sadica ed eccitante che mi accarezzo' la testa e poi me la prese per
alzarla

" Suvvia, in fondo quelli erano due stronzi patentati. Non sara' mica la fine
del mondo. Ora paga e andiamo che la sera e' ancora giovane" Chiamai il
cameriere per chiedere il conto. Mi conosceva, non era la prima volta che
andavo a cenare in quel ristorante ed abbozzo' un discorso

" Non attende le seconde pietanze, dottor Rigoni?"

" No grazie. C'e' stato un qui pro quo con i miei ospiti e mi e' passata la
fame" risposi anche a mo' di scusa per cio' che era successo

" A me la fame l'ha fatta passare quello che ho mangiato" intervenne Sara
"Come cazzo fate a chiamare cibo quella merda che portate. Nouvelle cousine?
Ma portatemi un bel piatto di pasta abbondante e non quei venti grammi di
pasta scondita dentro un piatto gigante che vi fate pagare un occhio della
testa. L'unica cosa buona e' il vino che per fortuna non preparate voi"
Afferro' la bottiglia di quel vino pregiatissimo, si riempi' il bicchiere,
sotto gli occhi attoniti del maitre e poi lo bevve tutto d'un fiato sbottando
poi in un fragoroso rutto che riempi' l'intero salone, tra lo sbigottimento
completo di tutti i presenti. Non sapevo cosa dire, non sapevo dove guardare.
Cercavo di non sentire i commenti impietosi rivolti a me e a Sara che, al
contrario di me, sghignazzava felice e contenta per quella sua provocazione.
Pensavo che quella fosse la ciliegina sulla torta ed invece non era finita. Mi
afferro' per la cravatta e, nonostante il mio tentativo di resistenza, mi
trascino' fino al bancone, sorridendo con tutti gli altri commensali

" Oh, non ci fate caso. Al mio fidanzato piace essere trattato male. Sapeste
come gli piace essere sculacciato" Diedi la mia carta di credito al titolare,
indeciso se lamentarsi di quello che stava accadendo o di mettersi a ridere,
mentre io mi scusavo per gli eventi di quella serata, sempre tenuto per la
cravatta da quella Lucifero in gonnella che ostentava ancora quel suo
maledetto sorriso. Ormai, avevo perso il conto di tutte le umiliazioni che
avevo dovuto subire e non avevo idea di cosa avesse in mente. Fino a che punto
voleva spingersi? Fino a che punto la sua pazzia e il suo desiderio di
umiliarmi sarebbero giunti? Uscimmo dal ristorante, situato in una via del
centro e pertanto abbastanza frequentato malgrado fosse sera. Non ce la facevo
piu'. Non potevo continuare a vedere la mia vita andare a pezzi. Forse, se
avesse visto che avevo coraggio, avrebbe potuto distogliere la sua attenzione
da me e rivolgersi in qualche altra direzione. Se il suo pupazzo si fosse
ribellato, il suo divertimento sarebbe potuto scemare. L'affrontai. Davanti a
tutta quella gente si sarebbe dovuta limitare, non avrebbe potuto picchiarmi a
sangue come l'altra volta

" Basta, Sara. Basta! Non ti permetto di rovinarmi ulteriormente la vita. Io
me ne vado e se me lo impedisci io ti denuncio" Non sembravo averla impaurita
piu' di tanto. Avanzava verso di me in maniera decisa

" Se provi a scappare da me, io mi metto ad urlare e dico che hai provato a
violentarmi. Scommettiamo che crederanno a me? Guardami! Sono una ragazza
indifesa, tanto dolce e tanto carina e tu un orco che mi vuole rovinare"

" Non lo farai. Non puoi farlo"

" Ah no? AIUTO!!!!" Immediatamente, alcune persone si rigirarono, mentre lei
proseguiva il percorso di avvicinamento a me "Vieni qui' immediatamente o la
prossima volta lancio un urlo tale da far rigirare la gente ad un chilometro
di distanza" Ci pensai alcuni secondi e stavolta il suo grido di aiuto fu piu'
potente. Smisi di indietreggiare e le corsi incontro per tapparle la bocca

" Cosi' mi mandi in prigione. Non mi puoi odiare fino a tal punto" Lei mi
tolse la mano dalla sua bocca con la sua ferrea presa e sorrise

" Non ti odio, tesoro, ma tu mi appartieni e non mi sfuggirai. Tu sei mio"
Afferro' il mio mento e mise la sua lingua dentro la mia bocca in un bacio
violento ma di una sensualita' unica. Inizio' poi a spingermi verso il muro,
sempre continuando a baciarmi e, appena la mia schiena venne a contatto col
muro, la sua mano che era ancora sul mio mento si strinse ancora di piu' e poi
sentii i miei piedi abbandonare il terreno. Mi stava sollevando da terra con
una mano e, contemporaneamente, continuava ad esplorare la mia bocca con la
sua lingua. Era incredibile! Anche se le avevo visto fare delle cose assurde,
non pensavo che potesse riuscire a fare una cosa del genere. Malgrado
passassero diverse persone in quel momento, nessuno si sarebbe potuto
accorgere di cio' che quella ragazza forzuta stesse facendo. La sua figura
copriva qualunque visuale ed io potevo sembrare solamente un uomo molto alto
che sta baciando la sua donna ed invece ero tenuto sospeso da terra per una
quindicina di centimetri dalla sua mano. Ma non era finita. La sua mano
libera, quella sinistra, s'impadroni' delle mie parti intime, stringendole
quel tanto da farmi rabbrividire. Ero nelle sue mani e non solo in senso
metaforico. Non potevo fare nessuna mossa. Appena provavo a muovermi, la sua
stretta aumentava. Smise di baciarmi e avvicino' la sua bocca al mio orecchio

" Se solo ti muovi, io ti strappo le palle ed il tuo bel cazzone tutto dritto.
Devo dire che e' una bella soddisfazione per una ragazza come me sapere che
appena mi avvicino a te il tuo cazzo prende vita. Mi sta stimolando
sessualmente. Non credo che potro' concludere la serata senza scoparmi un paio
di bei maschietti. Saro' costretta a chiamare i miei quattro pupazzi e poi
scegliere chi di loro portarmi a letto. Ma ora, scriviamo le leggi che
regoleranno il nostro rapporto. Ti stai comportando in un modo che non mi
piace, mio caro Stefano. Bisogna che tu abbassi la tua cresta da galletto che
ogni tanto ti riesce fuori. Lo vuoi capire o no che tu mi appartieni? Dillo
oppure ti spappolo i tuoi bei coglioncini"

" Io le appartengo, signorina Sara" sussurrai, anche se non era una frase
d'amore ma di puro terrore

" Bene, tesoro. E allora piantala di ribellarti. Cerca di essere realistico.
Cosa vuoi fare? Puoi anche scappare da me, momentaneamente, ma poi dovresti
scappare dalla citta', abbandonare la tua casa e il tuo lavoro perche'
altrimenti sarebbe un gioco da ragazzi per me rintracciarti. E allora si che
sarebbero guai per te e per tuo nipote. Quindi, non fare piu' cazzate del
genere, non provare piu' a tentare di fuggire da me e vedrai che andremo
d'accordo e limiterai le tue pene. Ho il coltello dalla parte del manico.
Posso fare qualunque cosa con te e ti giuro che se tu provi a fare una
denuncia, io diro' che hai provato a violentarmi, proprio come ho fatto prima.
Saprei essere molto convincente. Mi uscirebbero dei lacrimoni tali da inondare
tutto il commissariato. Senza contare che appena usciresti dal carcere io ti
ammazzerei dopo averti fatto soffrire le pene dell'inferno. Cosa vuoi farci
tesoro? Almeno in questo campo abbiamo leggi sessiste che favoriscono noi
donne, una volta tanto. Accetta la realta'. Tu sei il mio schiavo e non puoi
fare nulla per liberarti" Aveva ragione. Non potevo fare nulla. Mi abbandonai
di nuovo al pianto. Sentirsi impotenti era una sensazione che non avevo mai
provato fino ad allora, una sensazione che mi faceva sentire appunto una
nullita'. Sara intanto, allento' la presa sul mio mento e mi ritrovai
nuovamente con i piedi per terra, quindi sentii quella mano, che prima mi
sollevava come se fossi una piuma, accarezzarmi il volto e asciugarmi le
lacrime

" Basta adesso. Adesso calmati. Tu obbediscimi e non ti succedera' nulla. Se
non lo farai, io saro' spietata. Decidi tu"

" Le obbediro', ma mi lasci ritornare alla mia vita, la prego" riuscii a dire
tra i singhiozzi

" Tu mi obbedirai e la tua vita mi appartiene. Nessuno scambio. Mi prendo
tutto. Ora andiamo. Ho ancora molta voglia di divertirmi" Mi prese per mano e
ci dirigemmo nel punto dove avevo lasciato la mia macchina. Presi le chiavi
per togliere l'antifurto e per aprirla e mi misi seduto sul posto del
guidatore, aspettando che Sara si sedesse in quello accanto a me, invece la
ragazza mi guardo' come un leone affamato osserva la sua preda. Mi faceva
sentire a disagio. Avevo imparato a conoscere quello sguardo che non
prometteva nulla di buono ed avevo capito che la sua testolina stava
elaborando qualcosa di spiacevole per me. Non mi sbagliavo. Cerco' nella sua
borsa le sigarette, se ne accese una, getto' la borsetta all'interno della
vettura e poi si rivolse a me

" Togliti da li'. Guido io" La guardai disperato

" La mia Mercedes nuova! Solo io la guido. La prego...." Sentii la sua mano
prendermi per il bavero della giacca e quasi sollevarmi di peso per farmi
uscire dalla mia automobile e mi ritrovai un secondo dopo al di fuori
dall'auto. Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo che Sara
venne vicino a me e mi mollo' due schiaffi tremendi che mi mandarono a
sbattere proprio contro la mia vettura e poi a scivolare lentamente per terra,
tra lo sguardo incuriosito e divertito di tutti quelli che passavano. Perche'
se fosse accaduto il contrario, ovvero un uomo che prendeva a schiaffi una
donna, si sarebbe precipitata una moltitudine di persone per salvare la
persona piu' debole ed in un caso del genere nessuno alzava una mano? Perche'
nessuno mi aiutava quando, a fatica, cercai di rimettermi in piedi ed un altro
schiaffo di Sara mi fece precipitare di nuovo a terra? Si erano tutti fermati
ad osservare la scena. Decine di persone col sorriso sulle labbra, che si
domandavano se fosse un gioco o qualcos'altro, incuranti del fatto che
sanguinavo copiosamente dal labbro. Sara mi prese di nuovo per la giacca per
farmi rialzare

" Mi stavi quasi facendo commuovere con quelle tue lacrime. Non ci riesci
proprio a non fare lo stronzo e a non obiettare su qualunque ordine io ti dia.
Ora mettiti in ginocchio e chiedimi perdono se non vuoi che prosegua a
riempirti di sganassoni" Lo feci, tra gli sguardi di sarcasmo di tutta quella
gente

" Le chiedo perdono, signorina Sara" supplicai

" Ti perdono, tesoro. Come farei a non farlo visto che me lo chiedi cosi'
dolcemente" rispose col suo solito modo sarcastico, alzando il tono della voce
appositamente per farsi sentire da tutti. Poi pero' il tono si fece piu' duro
"Rimani in quella posizione fino a che non ti do il permesso di rialzarti"
Rimasi in ginocchio, mentre Sara metteva la sua scarpa di raso sulla mia
faccia e mentre lei si pavoneggiava davanti a quella platea improvvisata

" Con i maschi bisogna usare le maniere forti. Bisogna ricordar loro sempre
chi comanda e diventano agnellini innamorati" Una giovane donna li' vicino la
guardo' accennando un applauso

" Ben fatto, ragazza mia. Hai proprio ragione. Gli uomini bisogna farli
strisciare" Lei rivolse lo sguardo nella mia direzione

" Hai sentito cosa ha detto la signora? Che gli uomini devono strisciare. E
allora striscia! Striscia e continua a chiedere il mio perdono" Tolse la sua
scarpa dal mio volto e mi dette un calcio al sedere suscitando di nuovo
l'ilarita' della gente. Strisciai miseramente per diversi metri ripetendo come
una litania la frase di rito, rovinandomi il mio bel vestito da duemila euro,
fino a ritornare ai suoi piedi. Mi fece cenno di rialzarmi e, quando lo feci,
mi prese per un orecchio conducendomi dentro la macchina, naturalmente dalla
parte accanto a quella del guidatore

" Da adesso in poi starai zitto fino a quando io ti daro' il permesso di
aprire bocca" Stavolta l'applauso dei presenti nei confronti del comportamento
di Sara fu fragoroso, praticamente totale nelle donne, ma anche alcuni degli
uomini applaudirono divertiti, mentre altri furono invece disgustati dal mio
comportamento passivo. Ma che ne sapevano loro? Come potevano immaginare
quello che stavo passando? Intanto, Sara si mise al volante e si sistemo' bene
il sedile, perse diversi minuti per rifarsi il trucco e poi parti' sgommando.
Non sapevo nemmeno se avesse la patente, ma sicuramente la macchina la sapeva
guidare alla perfezione. Tutto quello che lei faceva lo faceva benissimo ed
anche una macchina piuttosto complicata come la mia, sembrava non avere
segreti per lei. Alzo' il volume dello stereo cantando a squarciagola e
parlando con me nel modo piu' normale possibile, come se quella serata fosse
stata una normale e bella serata e non una continua umiliazione nei miei
confronti. Non le chiesi nemmeno dove avesse intenzione di andare. Cosa
sarebbe cambiato?

Il tragitto duro' circa un quarto d'ora durante il quale Sara commise una
lunga serie di infrazioni che io non ebbi neanche la forza di farle notare e
finalmente arrivammo a destinazione. Si trattava di un pub e c'erano gruppi di
ragazzi fuori dal locale intenti a fumare ed a chiacchierare e un parcheggio
piuttosto ampio proprio li' davanti. Sara invece si infilo' in una stradina
laterale piuttosto buia e questo mi fece tremare. Perche' non aveva
parcheggiato proprio davanti al pub? Era piu' vicino e c'era luce. Esitai
qualche secondo. Avevo il cuore che mi stava battendo velocemente. Avevo
paura. Sara aveva instaurato in me il terrore in pochissimo tempo. Scesi dalla
macchina con la speranza di sbagliarmi. Non mi sbagliavo. Lei chiuse la
vettura e poi mi ordino' di accenderle una sigaretta. Avevo una voglia
pazzesca di fumare anch'io ma non osai chiederle il permesso e feci quanto mi
aveva ordinato. Le misi la sigaretta in bocca, quella bella bocca rossa che
avevo baciato tantissime volte durante quel giorno e poi presi l'accendino per
accendergliela. Mi tremava la mano e lei sorrise fermandomi la mano. Respiro'
una boccata e fece saltare le chiavi della mia vettura sull'altra sua mano

" Bella macchina. Me la prendo" disse con la sigaretta ancora in bocca. Scossi
la testa, incapace di dire nulla. La mia bella macchina che ancora dovevo
finire di pagare. Avevo pensato a tutto, che mi volesse ancora umiliare, che
mi volesse picchiare, ma non certo che mi volesse prendere la macchina. Sara
non sembrava ancora soddisfatta, pero'. La sua mano, quella che teneva ancora
saldamente la mia, inizio' a stringersi in una nuova e continuativa
dimostrazione della sua forza, mentre con l'altra poso' prima le chiavi con
cui stava giocherellando sopra il tetto della macchina e poi mi colpi' di
nuovo con un altro schiaffo, stavolta dato con maggiore violenza

" Allora, cazzone, non dici niente? Mi sto prendendo la tua macchina. Fa
qualcosa! Reagisci! Fammi vedere cosa sei in grado di fare" Mi lascio'
completamente libero. Cosa avrei dovuto fare? Ormai avevo capito benissimo che
non ero in grado i fronteggiarla. Stava li' in attesa, fumando
tranquillamente, consapevole della sua enorme superiorita'. Se avessi reagito,
cosa mi avrebbe fatto? Avevo troppa paura per poterlo scoprire. Non dissi
nulla. Mi venne vicino e mi alzo' il mento

" Bravo! Sai, pensavo che avresti fatto qualche stronzata ed ero gia' pronta a
spezzarti una gamba. Evidentemente, stai cominciando a capire come funziona
tra di noi. Hai capito qual'e' il tuo ruolo. Dimmelo! Qual'e' il tuo ruolo?"

" Sono il suo pupazzo, signorina" risposi abbassando gli occhi

" Molto bene" Fini' la sua sigaretta, la schiaccio' con la suola delle sue
deliziose scarpe di raso, prese la borsetta dalla macchina, inseri'
l'antifurto della vettura e mise le chiavi della macchina nella borsa, quindi
prese il suo telefonino e poi prosegui' "Ora pero' me lo devi dire con tutti i
crismi che mi regali la macchina, tesoro. Dillo!"

" Non capisco" feci ed un nuovo, violento schiaffo si abbatte' sulla mia
faccia martoriata. Caddi a terra e Sara mi fece cenno con il dito di
rialzarmi"

" Sei piu' idiota di quanto pensassi. Devi soltanto dire che mi regali la
macchina, non mi sembra una cosa molto complicata" Non obiettai. Non avevo
piu' la forza di reagire

" Le regalo la mia macchina" Stavolta non fu il solito schiaffo ma un violento
pugno allo stomaco che mi fece rimanere senza fiato. Boccheggiai per diversi
secondi e poi mi arrivo' anche l'ennesimo schiaffo, un manrovescio che mi
sollevo' addirittura da terra e mi mando' alcuni metri indietro. Mi accucciai
per terra impaurito e tremante, ma Sara mi prese per i capelli costringendomi
a rialzarmi

" Cosi' non va bene, tesoro. Devi dirlo come se fosse un grande gesto d'amore
spontaneo, un dono che tu vuoi assolutamente fare alla ragazza dei tuoi sogni.
Hai mai regalato qualcosa ad una donna? E allora sforzati, altrimenti non mi
muovo da qui' fino a che non lo dici bene e ad ogni sbaglio arriva uno
schiaffo piu' forte. Finora ho cercato di non colpirti con molta violenza.
Anche se tu credi il contrario, mi sono molto contenuta, ma adesso sto
cominciando a perdere la pazienza e cominciano a prudermi le mani" No, non
volevo altre percosse. Ne avevo subite in abbondanza. Tremai solo al pensiero
di poter ritornare a quella sera in cui Sara mi ruppe il braccio e mi
concentrai

" Vorrei che lei tenesse la mia macchina, signorina Sara. E' la cosa alla
quale tengo maggiormente nella mia vita e la vorrei regalare alla persona piu'
importante che esiste per me, alla ragazza piu' bella che abbia mai avuto la
fortuna di conoscere. La tenga, la prego e l'accetti come regalo"

" Oh tesoro. Ma certo che l'accetto. Accetto con piacere perche' so che e' un
gesto dettato dal cuore" La guardai meravigliato. Perche' tutta quella
manfrina? Si era gia' impossessata della Mercedes, sapeva perfettamente che
non potevo fare nulla, ma poi capii. Aveva il telefonino in mano ed aveva
registrato tutto. In caso di una mia denuncia, avrebbe potuto dimostrare che
il mio era stato un regalo. Furba come una volpe. Poso' il telefonino nella
borsa e mi guardo'

" Ora te ne vai a casa. Con te mi sono divertita abbastanza, stasera. Io
invece, ho un appuntamento con un paio di bei maschietti che mi faranno
trascorrere anche una bella notte. Dopo il divertimento viene il sesso. Tu mi
hai dato il divertimento, il cazzo lo prendero' da qualcun altro. Ci rivedremo
presto, ma ora va, sparisci dalla mia vista. Fatti una bella passeggiata a
piedi perche' ormai la macchina e' mia. Tutto di te e' mio. Ricordalo. Ah,
ricordati anche di licenziare quella troietta della tua segretaria e fai in
modo di non avere alcun tipo di relazione. Tu sei il mio fidanzato e non
sarebbe carino che io venissi a scoprire che hai anche un'altra donna"
Scoppio' a ridere fragorosamente e si diresse verso il pub, lasciandomi solo
accanto a quella che una volta era la mia bella macchina, il mio status
symbol. Mi inginocchiai prendendomi la testa fra le mano e scoppiai in un
nuovo fragoroso pianto. Ero da solo e finalmente riuscii ad abbandonarmi
completamente alla disperazione.
view post Posted: 21/7/2015, 15:05     Dominato da Marie - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Gran bella storia...davvero!
grazie per averla condivisa :)
view post Posted: 17/7/2015, 13:10     IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ecco il terzo capitolo ...posterò anche il seguito se interessa ancora ..



Dopo avermi fatto scendere dalla vettura, scese anche Sara, con calma e
tranquillita'. Pensai per qualche secondo di fuggire, di darmela a gambe il
piu' velocemente possibile e ci rinunciai solo per amore nei confronti di
Mattia. Immaginai che tipo di vendetta avrebbe potuto avere nei confronti di
mio nipote e rinunciai a quell'eventualita'. Lei intanto, sempre con molta
calma, si posiziono' davanti al cancello chiuso. Cosa aveva intenzione di
fare? Come aveva intenzione di entrare in quel luogo fermamente serrato da un
grosso lucchetto e da una catena che doveva pesare diversi chili? Tutto avrei
immaginato tranne quello che poi fece. Ordino' ad uno dei ragazzi di toglierle
il sandalo destro e poi.... Roba da non credere! Mi stropicciai gli occhi ma
era tutto vero. Sara aveva sferrato un calcio con una violenza inaudita e la
catena col lucchetto erano saltati di botto. La guardai impressionato e
terrorizzato. Un calcio del genere mi avrebbe ammazzato sul colpo. Il mio
orgoglio, che dentro la macchina era riapparso almeno in parte, evaporo' del
tutto

" Che cosa vuole farmi, signorina Sara? La prego" piagnucolai

" Ma guardalo il cazzone! Adesso te la stai facendo sotto, vero? Mi piace
veder tremare i maschi, te l'ho detto. Mi stai facendo bagnare le mutandine.
Dopo saro' costretta a scoparmi un paio dei ragazzi. Ma intanto entra!" Mi
prese il braccio e mi fece entrare in quel luogo. Percorremmo una cinquantina
di metri tra vetture di tutti i tipi e poi si fermo' appena ci trovammo in una
spiazzo abbastanza largo

" E' giunto il momento, zio Stefano. Tu fai quello che vuoi, difenditi se lo
ritieni opportuno oppure subisci senza alzare le mani. Io non cambiero' il mio
comportamento di una virgola. Dimmi, quanti giorni d'ospedale vuoi fare?
Quindici ti bastano? Consideralo un riposino, delle ferie supplementari"
Indietreggiai impaurito. Come se non bastasse tutto quello che le avevo visto
fare, la sua sicurezza mi impressionava. Balbettai qualcosa, ma lei si
avvicinava. Non potevo scappare e sarebbe stato inutile se non peggio. Decisi
di vender cara la pelle, pregando Dio che Sara non mi facesse arrivare un
calcio come quello che aveva rotto il lucchetto e mi misi in posizione di
boxe, con la guardia sinistra. Lei finse un paio di attacchi sorridendo,
facendomi indietreggiare ulteriormente fino a farmi quasi inciampare. Poi,
assaggio' la mia guardia con un calcetto. Lo parai e cercai a mia volta di
attaccare. Non sapevo usare bene i piedi e fui costretto ad avvicinarmi per
cercare di portare qualche jab che Sara paro' con estrema facilita'. Non si
metteva nemmeno in posa di combattimento e teneva le braccia lungo il corpo,
come faceva a suo tempo Cassius Clay, salvo poi muovere quelle braccia a
velocita' supersonica per parare i miei colpi. Tentai un montante che Sara
evito' con una torsione del busto e poi tentai la sorte con un diretto. Sara
stavolta non si accontento' di parare o evitare il mio pugno ma lo blocco' a
mano aperta, mano che poi si strinse inesorabile sul mio pugno. Urlai dal
dolore. La sua forza era incredibile e le era bastata quella semplice mossa
per stroncare ogni mia velleita'. Mi lascio' la mano ma non feci in tempo ad
indietreggiare in quanto mi colpi' con un manrovescio, come aveva fatto
all'uscita del biliardo. La violenza fu tale che quasi mi alzai da terra e
ricaddi un paio di metri piu' dietro. Non era logico, non poteva essere
normale una cosa del genere ma stava avvenendo. Sara si avvicino' col suo
solito ghigno

" Dai caro, alzati bello. Ti ho appena sfiorato. Mica ti arrenderai cosi'
presto?" Non sapevo cosa fare. Arrendermi? Magari! Provai a commuoverla

" Lei e' troppo forte per me, signorina Sara. Mi arrendo. Faro' tutto quello
che lei vuole" Per tutta risposta ebbi una risata e poi un calcio al costato

" Ma davvero? E te ne rendi conto solo adesso che sono troppo forte per te? Me
ne sbatto i coglioni che ti arrendi, io continuero' a picchiarti" Mi alzo' per
il bavero della giacca e poi mi diede un'altra sberla gigantesca. Dio, quanto
facevano male quegli schiaffi. Facevano male sia nel corpo che nel morale ed
erano umilianti e dolorosi. Arrendermi non era servito a nulla e dovevo
decidere il da farsi. Se fossi rimasto passivo, avrebbe continuato
imperterrita a picchiarmi e scelsi l'attacco. Mi alzai come una furia e cercai
di caricarla a testa bassa. Era straordinariamente forte ma forse era
vulnerabile e se fossi riuscito a colpirla, la lotta avrebbe potuto prendere
una piega a me favorevole. Ma non riuscii a prenderla. Era velocissima, quasi
un fulmine e si scanso' per poi colpirmi con un calcio all'altezza dello
stomaco. Mi piegai in due e sprofondai nell'abisso. I susseguenti calci e
pugni non li vidi nemmeno partire, tanta era la sua velocita'. Prima alla
testa, poi al costato, poi ancora in viso, alle gambe e di nuovo al volto. Mi
sembrava di avere di fronte a me almeno dieci persone che mi picchiavano
ferocemente ed invece c'era soltanto una ragazzina di 19 anni. Danzava intorno
a me, mi colpiva due o tre volte contemporaneamente senza trovare alcuna
resistenza, poi si ritraeva sorridendo compiaciuta per poi ricominciare.
Quanto duro' il tutto? Non piu' di cinque minuti, anche se a me sembrarono
eterni. Ero ormai ridotto allo stremo. Ero a terra, accucciato, impaurito,
piangente e soprattutto sanguinante da ogni parte. Mi venne vicino e mi prese
per un braccio trascinandomi verso alcune vetture, poste una sopra l'altra.
Non faceva nessuna fatica a trasportarmi e mi sembrava quasi di scivolare su
una lastra di ghiaccio, trattato come un bambino che fa i capricci e punta i
piedi e che viene portato via a forza dai genitori. Mi lascio' il braccio e si
mise di fronte alla pila di autovetture, inquadro' la seconda partendo dal
basso e quindi sferro' un pugno tremendo alla carcassa di quella macchina
colpendone la portiera e sfondandola completamente. Cristo santo! Non era
possibile. Malgrado tutto quello che avevo subito, ancora credevo che ci fosse
qualcosa d'impossibile per quella ragazza che, non contenta, afferro' cio' che
era rimasto di quella portiera divergendola dal resto della carrozzeria. Si
avvicino' di nuovo a me sorridente con il suo trofeo

" Hai visto tesoro? Hai visto di cosa sono capace? Puoi ritenerti fortunato di
come ti ho conciato. Pensa se ti avessi colpito con la stessa violenza con cui
l'ho fatto con quella macchina. Chissa', forse ho trovato il lavoro del mio
futuro. Mi mettero' a fare la sfasciacarrozze. Potrei sfondarle a forza di
calci e pugni, perche' no? Sono cosi' delicate che si aprono in due sotto le
mie mani" Termino' la frase scoppiando a ridere. Una risata lugubre per le mie
orecchie che riecheggio' in quel luogo isolato e che mi fece venire i brividi.
Era pazza! Strisciai ai suoi piedi con la poca forza che mi era rimasta

" Mi lasci andare, la prego. Mi ha punito abbastanza"

" Te ne vuoi andare? Non ti piace la mia compagnia? Ma questa e' un'offesa.
Una ragazza non puo' sopportare affronti simili. Ci vuole tatto con una donna,
non ti pare stronzone? Hai bisogno di imparare a rispettare una ragazza. No
mio caro, ancora non ho finito con te" Oddio no! E adesso cos'altro aveva
intenzione di farmi? Mi sentivo male e non ce l'avrei fatta a subire altre
percosse. Lei invece, tra il mio completo sbigottimento, improvviso' uno
spogliarello, iniziando a togliersi i suoi jeans aderentissimi e mettendo ben
in mostra il suo sederino che, malgrado la gravita' del momento, trovai
adorabile e perfettamente proporzionato, a malapena coperto dal suo perizoma.
Si tiro' giu' anche il perizoma, scoprendo le sue parti intime senza alcun
tipo di vergogna

" Vieni qui!" mi ordino' ed io, strascinandomi pesantemente le obbedii. Lei
prosegui' "Ora mi lecchi il culo per bene. Voglio sentire la tua lingua
pulirmi del tutto. Oh, mi dispiace se potrai trovare qualcosa ma sai, sono una
ragazza molto pulita e mi sono fatta la doccia sia stamattina che nel
pomeriggio dopo i miei allenamenti, ma sono trascorse diverse ore. Forse
potrai trovarci dei rimasugli" Chinai la testa ed iniziai a leccarle il buco
dell'ano. Cercai di vincere le forze di stomaco che mi attanagliavano e
proseguii, ma quando le usci' un peto, mi scansai d'istinto. Non feci in tempo
ad allontanarmi che lei si volto' e mi afferro'per la gola

" Brutto coglione. Quando io scorreggio tu devi respirare a pieni polmoni, ti
devi inebriare come se respirassi aria di montagna, intesi?"

" Si signorina Sara, intesi" piagnucolai. La sua mano sulla mia gola era
troppo pericolosa per poter fare qualsiasi obiezione. Con quella forza
pazzesca che si ritrovava avrebbe potuto spezzare il mio collo come se fosse
di carta pesta

" Molto bene. Ho proprio voglia di scorreggiare di nuovo. Inchinati dietro al
mio culo e respira profondamente" Lo feci, umiliato da quella ragazza,
incapace ancora di capire come tutto fosse possibile e respirai il suo peto
che stavolta le usci' rumoroso facendo vibrare la mia faccia e facendomi
scoppiare poi in un pianto a dirotto. Non piangevo cosi' da quando ero
bambino, non ricordavo nemmeno quando fosse accaduta l'ultima volta, ma
singhiozzavo senza ritegno. Sara mi guardo' con disprezzo

" Guarda il vero uomo, quello che non deve chiedere mai. Sei patetico. Un po'
d'orgoglio dai, non si piange davanti ad una ragazza. Oh, ma forse tu
appartieni a quelli che piangono per un nonnulla. Hai pianto per una
scorreggia, cosa farai quando ti spezzero' il braccio?" Smisi di singhiozzare.
Voleva spezzarmi il braccio? Oddio no. Non ero in grado di difendermi da lei
ne' di scappare, non potevo fare nulla. Mi inginocchiai di fronte a lei mentre
si tirava su il suo jeans

" Per favore, signorina Sara, non lo faccia"

" Uh quante storie per un braccio. Si riaggiustera' vedrai. Ma sai, spezzare
un braccio e' il mio marchio di fabbrica. Come Zorro, ce l'hai presente? Lui
incideva la zeta ed io spezzo un braccio. L'ho fatto con tuo nipote e con gli
altri ragazzi, vuoi che non lo faccia con te? Oppure vuoi che ti spezzi
qualche altra cosa? Magari una gamba. Ma no, ti consiglio il braccio e ti
faccio anche un favore. Ti spezzo quello sinistro cosi' con il destro potrai
mangiare e fare quello che vuoi. Anche una bella sega pensando alla scopata
mancata con me" Non provai nemmeno a scappare. Mi afferro' il polso della mano
sinistra e sentii di nuovo un dolore immenso, come se non fosse bastato tutto
cio' che avevo subito, mentre lei sembrava che neanche si sforzasse. Si
rivolse ad Andrea

" Prendi al cazzone il pacchetto di sigarette e portamene una" Andrea venne
vicino a me ed esploro' l'interno della mia giacca traendone fuori le
sigarette e l'accendino, ne mise una in bocca a Sara e glie l'accese. La
ragazza si rivolse poi a me "Finisco questa sigaretta in santa pace e poi
<crac>, ti spezzo il braccio. Adoro sentire il rumore delle ossa che si
spezzano. Mi fa sentire un brivido....Mmmmm, e' veramente eccitante" Era
pazza! Pazza ma tremendamente ed incredibilmente forte. Mi teneva il polso con
la sua mano sinistra e mi causava un dolore immane, mentre con la destra
fumava tranquillamente, per non parlare di cio' che aveva dato ampia
dimostrazione poco prima. Doveva essere sicuramente una campionessa di qualche
arte marziale con una velocita' straordinaria ed un'efficacia senza pari.
Impossibile qualsiasi difesa contro di lei. Aspettavo che finisse di fumare,
tremando e piangendo come un bambino, ma con la speranza che volesse solo
incutermi paura e che non avesse veramente intenzione di fare quello che aveva
minacciato ma, appena termino' di fumare, schiaccio' la sigaretta con il suo
sandalo destro e poi, con nonchalance, fece scendere un colpo col taglio della
mano sul mio braccio. Urlai e poi mi rotolai sul terreno, tenendomi il braccio
sinistro con la mano destra. Il dolore era tremendo, ma ancor di piu' mi
faceva senso vedere quel braccio penzoloni. Lo aveva rotto. Come mi aveva
promesso e minacciato. Mi sentivo svenire per quel dolore lancinante che mi
entrava nel cervello come uno spillone, ma cercai di rimanere lucido. Mi
dicevo che tutto era terminato e che fra poco loro se ne sarebbero andati. No,
non era terminato. Sara ordino' ai due ragazzi di tirarmi su e loro le
obbedirono

" Prendete il portafogli a questo idiota. Togliete tutti i soldi e gettatelo a
terra" Mentre uno dei due espletava l'ordine, lei si avvicino' a me "In questo
modo tu potrai dire che e' stata una rapina. Se invece tu dovessi accusarmi,
io prima me la riprendero' con Mattia e poi con te. Sai cosa vi accadra',
vero?" Accennai di si con la testa e fu l'ultima cosa che feci. Mi afferro'
per i capelli e vidi la sua mano alzarsi a taglio verso di me. Un altro colpo
di karate sul mio collo e per me fu buio totale.

Quando mi risvegliai, vidi sopra di me la faccia di un uomo e vedevo tutto
intorno a me che si muoveva

" Che e' successo?" biascicai

" Non si sforzi signore. E' stato vittima di un'aggressione e la stiamo
portando all'ospedale"

" Come avete fatto a trovarmi?"

" Una telefonata anonima alla polizia che ci ha avvertiti. Probabilmente i
suoi aggressori hanno avuto un briciolo di compassione"

" Che ora e'?" chiesi, impossibilitato ad alzare il braccio dove avevo
l'orologio

" Le quattro e venti minuti di mattina" rispose l'uomo. Era un paramedico che
mi stava portando con la lettiga dentro l'autoambulanza. Dovevo essere stato
svenuto per circa tre ore. L'uomo, aiutato da un suo collega, mi sistemo'
all'interno della vettura medica che parti' immediatamente. Ripensai a tutto
quello che mi era successo e, ancora una volta, mi venne da piangere. Avevo
dolore dappertutto, ma piangevo soprattutto per l'umiliazione subita. Sara si
era divertita a picchiarmi ed a umiliarmi in modo totale uccidendo tutte le
sicurezze che avevo nella mia vita e riducendomi ad un essere frignante e
pauroso. Alla vista del mio stato mentale, il paramedico si alzo' da dove era
seduto e venne vicino a me

" Si calmi ora, e' tutto finito. L'hanno conciata per le feste ma e' sano e
salvo"

" Sento dolore in tutto il corpo" mi lamentai

" Di rotto dovrebbe avere solo il braccio, stia tranquillo. Ora le faccio
un'iniezione di antidolorifico insieme ad un calmante. L'aiutera' a riposare.
Provi anche a dormire, se ci riesce" Sentii l'ago infilarsi nella mia carne
dopodiche' chiusi gli occhi nel tentativo di prendere sonno. Per alcuni minuti
non ci riuscii anche a causa dei forti dolori ma poi il calmante e
l'antidolorifico dovettero cominciare a fare effetto e mi abbandonai
finalmente al sonno.

La dolce e rassicurante faccia di mia sorella Daniela fu la prima cosa che
vidi al mio risveglio. Mi teneva la mano come quando ero piccolo ed appena
vide i miei occhi aprirsi si chino' su di me e mi bacio' dolcemente sulla
guancia

" Come stai Stefanino? Ce la fai a parlare?"

" Tutto sommato sto bene. Ma tu cosa ci fai qui'? Chi ti ha avvertita?" Le
risposi parlando a voce bassa. I dolori erano intensi, la testa mi faceva male
e riuscivo a malapena a muovermi. Daniela se ne accorse

" Stai calmo, amore, non agitarti. Non avevi documenti. Devono averteli
rubati. Ma per fortuna ti hanno lasciato il telefonino e l'infermiere che ti
ha portato all'ospedale ha avuto il buon senso di chiamare col tuo telefonino
l'ultimo numero che tu hai fatto. Evidentemente, deve essere stata la
telefonata che mi hai fatto ieri sera per avvertirmi che stavi per arrivare.
La cena con me, ti ricordi?"

" Mi ricordo, stai tranquilla. Non sono rincoglionito"

" Dio ti ringrazio. Non puoi capire che paura che ci e' presa stamattina
quando quell'infermiere mi ha telefonato. E' successo pure a te, vero? Quello
che e' successo a Mattia intendo" Guardai Daniela con tenerezza. E adesso cosa
le dicevo? Come potevo raccontarle quello che era successo?

" Ma no, di cosa parli. Stavo per montare in macchina dopo aver trascorso la
serata con Mattia e i suoi amici, quando mi hanno aggredito in quattro"

" E perche' allora ti hanno portato in quel posto isolato? E perche' ti hanno
rubato solo il portafoglio senza nemmeno toccare l'orologio che vale cento
volte di piu'? Senza contare che non ti hanno toccato nemmeno la macchina.
Stefanino, non me la racconti giusta e nemmeno il poliziotto qui' di fuori ne
e' convinto. Non e' possibile che durante un'aggressione tu subisca lo stesso
danno di mio figlio. Ti prego, dimmi cosa e' veramente accaduto?" Gia'! Il mio
rolex. L'orologio non era stato toccato e una rapina era quantomeno anomala,
ma avevo deciso che sarei andato fino in fondo con quella storiella. Ci
avessero creduto o meno non era importante per me. La cosa essenziale era che
non avrei messo a repentaglio Mattia. E nemmeno me stesso. Avevo una paura
folle solo a rincontrare quella ragazza e mi chiedevo come potesse andare
avanti mio nipote. Lui e i suoi amici erano letteralmente schiavi di Sara e
non vedevo spiragli di luce in quella situazione. Ma intanto dovevo rispondere
a Daniela

" Probabilmente hanno pensato che fosse un falso e la macchina ha l'antifurto
satellitare. Sarebbe stato troppo pericoloso per loro. Volevano solo i soldi.
Non c'e' altro. Le tue supposizioni sono completamente sbagliate"

" Ma perche' ti hanno portato in quel punto isolato?"

" Per darmi una lezione. Ho reagito, ne ho picchiati un paio e mi hanno voluto
sistemare. Tutto qui'" Daniela sospiro'. Era evidente che non credeva ad una
parola di quello che le avevo detto e le vidi spuntare una lacrima. L'arrivo
del medico salvo' entrambi da quell'imbarazzo. Era un tipo sulla cinquantina,
alto e magro, con i capelli sale e pepe piuttosto folti. Si presento'

" Buongiorno. Sono il dottor Mauro Cristiani, l'ortopedico. Lei e' Stefano
Rigoni, non e' vero?"

" Si, esatto" risposi laconicamente

" Bene signor Rigoni. Ora le faremo tutti gli accertamenti del caso. Le faro'
fare una T.A.C. alla testa piu' che altro per precauzione e poi provvederemo a
sistemare il suo braccio nella speranza che non ci siano legamenti rotti.
Vedra' che tornera' tutto come prima. In che modo glie l'hanno spezzato? Cosa
hanno usato quei teppisti?" Lo guardai accennando un lieve sorriso che il
medico non fu in grado di capire. E cosa avrei potuto dirgli? Che una bella
ragazza di 19 anni mi aveva massacrato di botte e poi mi aveva spezzato il
braccio con un colpo di karate?

" Non lo so, dottore. E' tutto confuso. Forse dovevo essere gia' svenuto"
mentii

" Gia', forse e' cosi'"

" Potro' fare ancora pugilato quando saro' guarito?" Gli chiesi ansioso

" Per fare sport e soprattutto un tipo di sport come il pugilato ci vorra' un
bel po' di tempo e molta pazienza. Ma vediamo prima in cosa consiste la
frattura e dopo ne riparleremo"

Fui fortunato. Si trattava di una frattura semplice del radio che non aveva
toccato ne' legamenti e nemmeno tendini. Mi ingessarono il braccio sinistro e
dopo due giorni ero a casa. O meglio, a casa di mia sorella che si prese
carico di ospitarmi, visto che da solo potevo fare ben poco. Vi rimasi per
dodici giorni, esattamente per il tempo di togliere il gesso e di ritornare a
casa mia. Durante quei giorni mia sorella mi chiese piu' volte di dirle cosa
era veramente accaduto, ma io continuai a raccontarle la mia storiella, la
stessa storiella che raccontai alla polizia. Feci una denuncia contro quattro
ignoti, ma mi resi conto perfettamente che nemmeno la polizia credeva a cio'
che dicevo. Evidentemente, il mancato furto del rolex dava adito a questi
sospetti e lo stesso poliziotto che si trovava all'ospedale e che m'interrogo'
per primo, mi chiese se avevo timore di qualche cosa. Ma io ero un cittadino
modello e dovettero per forza credere a cio' che avevo raccontato loro.
Ovviamente, ben piu' particolare fu il rapporto con mio nipote. Appena ci
trovavamo da soli, discutevamo su Sara e su come poter uscire da quella
soluzione, ma non potevamo trovare una soluzione a quell'incubo. Lui era
naturalmente molto piu' impaurito di me e mi prego' di non prendere
iniziative. Povero Mattia! Io avevo dovuto subire quella pazza per una
semplice serata mentre lui la subiva da ben otto mesi. Mi racconto' alcuni
particolari agghiaccianti, di come lei fosse in grado di picchiarli
contemporaneamente a tutti e quattro, di come li puniva, delle umiliazioni a
cui li sottoponeva, ma anche di come lei faceva sesso con loro e di come lui
aveva imparato a non discutere nessun ordine. Tutto sommato, cosi' facendo era
riuscito a limitare di molto i danni. Sara non sembrava tanto interessata a
picchiarli, avendo dimostrato ampiamente di cosa fosse in grado di fare, ma le
piaceva soprattutto il lato umiliante ed io ne avevo avuto ampia dimostrazione
quando ad esempio, mi aveva costretto a respirare la puzza dei suoi peti. Si
divertiva cosi' e nessuno poteva fermarla. Gli chiesi naturalmente come fosse
possibile che una ragazza giovanissima potesse avere una simile forza senza
nemmeno essere molto muscolosa, ma Mattia alzo' le spalle. Non sapeva come, ma
sapeva soltanto che i risultati erano quelli ed erano risultati strabilianti.
Si, lo sapevo anch'io.

Tornato a casa mia, tornai anche a lavorare. Avevo lasciato un sacco di lavoro
indietro e, in fondo, il lavoro mi mancava. Dovevo fare soltanto saltuari
controlli per verificare che l'osso si saldasse definitivamente e l'ortopedico
mi assicuro' che entro qualche mese avrei anche potuto riprendere i miei
allenamenti, dopo pero' diverso tempo di riabilitazione.

Ripresi percio' ad andare in ufficio in quanto, pur con le complicazioni che
il mio braccio mi dava, avevo anche ripreso a guidare. Tra le tante cose che
avevo lasciato in sospeso ce n'era soprattutto una che mi stava molto a cuore.
Era da tanto tempo che stavo col fiato sul collo ad un nuovo cliente,
un'importante azienda che ci aveva chiesto di creare una campagna
pubblicitaria su misura per il suo prodotto e finalmente ero riuscito a
trovare quella che ritenevo potesse essere l'idea giusta. I giorni di forzato
stop mi avevano, se non altro, aiutato a concentrarmi su questo probabile
cliente e su cio' che lui desiderava. Il giorno stesso che rientrai al lavoro,
telefonai al responsabile del settore pubblicita' di quell'azienda elencando a
grandi linee l'idea che avevo in mente, idea che dovette piacergli in quanto
mi diede l'opportunita' di prendere un appuntamento con lui e con sua moglie
che era la sua collaboratrice, per tre giorni dopo. E quel giorno mi preparai
scrupolosamente i bozzetti, aiutato dai miei collaboratori ed alle 16 in punto
entrarono i due. L'uomo era un sessantenne molto giovanile, il classico
manager, mentre la moglie era notevolmente piu' giovane, forse una
quarantenne, comunque in gran forma, bionda, col classico tailleur grigio che
non le stonava affatto. Con loro avevo soltanto parlato al telefono e dapprima
facemmo le presentazioni e quindi venne il momento della stesura della mia
idea che li lascio' molto soddisfatti. Prima della firma, mancava soltanto il
classico tocco finale e su questo potevo considerarmi un maestro: la cena e
fare in modo che, oltre all'idea vera e propria, potessero considerare anche
il resto molto piacevole, a cominciare proprio dalla mia persona, la mia
affabilita', la mia simpatia e, nell'insieme, il mio savoir faire. Mentre i
miei collaboratori uscivano dal mio ufficio, invitai quindi la coppia in uno
dei piu' prestigiosi ristoranti della citta'. Stavo per prendere l'accordo per
l'ora in cui sarei dovuto andarli a prendere quando il telefono interno
squillo'. Era Vanessa, la mia segretaria

" Dottor Rigoni, sta entrando la sua fidanzata. Ho provato a dirle che lei era
impegnato, ma non mi ha nemmeno ascoltato"

" La mia fidanzata? Ma io non....." Mi bloccai. Come una furia fece il suo
ingresso Sara e credo che in quel momento il mio cuore si fosse messo a
battere all'impazzata e non certo per la sua bellezza. Oh, lei era
semplicemente deliziosa, con una mini di jeans che metteva in mostra le sue
gambe veramente molto belle, toniche ed allenate, come avevo avuto, purtroppo
per me, modo di assaggiare, alla quale aveva abbinato un semplice toppino blu
e, ai piedi, delle semplici scarpe da ginnastica. Il suo viso era pulito, con
pochissimo trucco a parte, come la volta scorsa, un bel lucidalabbra e i suoi
capelli erano sciolti. Una mise adattissima ad una ragazza della sua eta'.
Malgrado la definissi molto carina, non era comunque la sua bellezza a farmi
battere fortemente il cuore, bensi' la paura. La vidi avanzare verso di me,
incurante dei miei due ospiti e la paura si impadroni' letteralmente di me.
Avevo ancora in mente e davanti agli occhi quello che mi aveva fatto, la sua
forza straordinaria, la sua bravura che avevo riscontrato solo in certi film
d'azione e che invece lei mi aveva fatto assaggiare sulla mia pelle, la sua
velocita' nell'esecuzione dei colpi, tutte cose che messe insieme la rendevano
praticamente invincibile. Rimasi di sasso, incapace di fare il piu' piccolo
dei movimenti, pregando soltanto il Signore che non volesse picchiarmi di
nuovo. Continuava ad avanzare verso di me, mettendo in mostra un sorriso a 32
denti. Chiusi gli occhi, ma Sara prese invece le mie mani stringendole
lievemente tra le sue per poi lasciarle dopo pochi secondi e per buttarmi le
braccia al collo dandomi un casto ma invitante bacio sulle labbra

" Tesoro, quanto mi sei mancato. Chi sono questi due?" Rimasi un momento
interdetto. Cosa era tutta quella pagliacciata? Non sapevo come comportarmi e
Sara mi venne in aiuto "Allora amore, non presenti la tua fidanzata a questi
signori?" La mia fidanzata? Quella era il mio incubo, altro che fidanzata.
Cercai di stare al suo gioco. Cosa aveva in mente lo sapeva solo Dio

" Questi signori sono due probabili clienti, Sara" dissi cercando di rimanere
calmo "Lui e' il dottor Davide Francini e la signora e' sua moglie Claudia"

" Molto piacere, io sono Sara, la fidanzata di Stefano. Non vi ha raccontato
niente di me?"

" Veramente no, signorina" rispose cortesemente Claudia Francini"

" Oh che antipatico che sei Stefano. Non so come faccia ad amarti. Va beh,
c'e' poco da dire. Stiamo insieme di nascosto da quattro anni, da quando ne
avevo 15, ma solo da pochi mesi il nostro amore e' alla luce del sole" Oh mio
Dio, ma cosa aveva intenzione di fare quella pazza? Mi stava facendo passare
per uno che si metteva con le ragazzine. Il dottor Francini e sua moglie mi
guardarono infatti in modo strano e Sara prosegui' "Quindi non vi ha detto
come mi ha rimorchiata? Mi aveva promesso di farmi fare una campagna
pubblicitaria per una gomma da masticare ed io avevo solo quindici anni, ero
cosi' ingenua e ci sono stata. Lei non l'avrebbe fatto signora? Con un
bell'uomo come il mio Stefano?" Di male in peggio. Ero sull'orlo di una crisi
di nervi. I miei due ospiti sorrisero nervosamente, desiderosi di andarsene al
piu' presto possibile ed io cercai di trovare una via d'uscita a quella
situazione che stava mettendo in grande imbarazzo sia me che i miei due ospiti

" Signori, forse e' meglio che vi lasci ai vostri impegni. Passero' a
prendervi alle 19.30 in punto al vostro albergo" Davide Francini mi osservo'
alzando un sopracciglio. Era evidente che la sua stima nei miei confronti era
scesa di parecchio. Per non parlare di sua moglie poi. Un uomo di oltre
trent'anni che si metteva con una quindicenne non doveva essere proprio il
massimo, anche se adesso Sara era maggiorenne. Pure due moralisti mi dovevano
capitare. L'uomo mi strinse la mano

" Si, forse è meglio che noi andiamo, dottor Rigoni. La lascio alla sua ehm...
giovane fidanzata. A stasera"

" A stasera" ribadii salutando anche la moglie. Dio, mi sarei messo la testa
sotto un mattone per la vergogna. I due intanto, salutarono anche Sara ed
uscirono dal mio ufficio piuttosto sollevati. Mi ritrovai da solo con Sara,
come nel peggiore dei miei incubi. Avevo pensato che tutto fosse terminato con
la lezione durissima che mi aveva dato, con quel pestaggio che avrei ricordato
per il resto della mia vita ed invece era di nuovo di fronte a me, addirittura
nel mio ufficio, ostentando il suo solito sorriso beffardo. Ero terrorizzato.
Cos'altro avrebbe potuto farmi?
view post Posted: 12/7/2015, 10:47     +1L'amica di famiglia - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
spettacolare come al solito :)
non oso immaginare il "dopo mangiato" in cosa consista
view post Posted: 12/7/2015, 10:46     Hasta la vista, schiavo! - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
è sempre un piacere quando decidi di condividere con noi un tuo nuovo racconto :)
grazie
view post Posted: 11/7/2015, 22:34     IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ragazzi come ho già detto la storia non è mia (o meglio , è stata scritta per me ma purtroppo non sono io l'autore)
quindi i vostri complimenti vanno girati a David...
trovo spettacolare il fatto che Sara sia rimasta antipatica a molti lettori, vuol dire che è descritta molto bene!!
ti capisco se non hai potuto aspettare e hai letto tutto insieme..
a breve posterò anche un altro capitolo per chi lo aspetta qui sul forum

a proposito...ho trovato molto scortese il fatto di avermi prevaricato per postare un link senza nemmeno una parola di presentazione o apprezzamento da parte di Lukaz...ma vabbè
view post Posted: 9/7/2015, 18:35     +1IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ecco la seconda puntata...sono contento che per ora vi piaccia

Sara si mise in testa al nostro gruppetto e la seguimmo in fila indiana, io
dietro di lei e Mattia per ultimo, quasi a cercare di stare alla larga da me.
Entrammo.

La sala in questione era molto ampia, con una decina di biliardi quasi tutti
occupati. Sara si rivolse a Roberto, uno degli amici di mio nipote

" Vai a prendere uno dei due tavoli liberi. Svelto, prima che occupino anche
quello" Roberto si diresse verso il grosso bancone dietro il quale si trovava
un uomo calvo e piuttosto corpulento. Doveva essere lui il proprietario o
comunque il gestore. Guardai Sara un po' meravigliato, ma ormai nemmeno tanto

" I tuoi amici fanno sempre quello che tu dici loro senza mai controbattere?"

" Ti meraviglia? Si, fanno sempre quello che io dico loro" Era proprio da
prendere a schiaffi. Prima lei poi quei quattro coglioni che le facevano da
cavalieri serventi. Li osservai. Eppure, erano tutti dei bei ragazzi che
potevano avere ragazze anche molto carine senza nessun problema. Possibile che
si fossero cosi' rimbecilliti? La schiettezza di Sara era talmente abnorme che
cominciavo a pensare cose strane. Mi veniva in mente di tutto, che li avesse
sedotti ad esempio e che poi li tenesse sul filo del rasoio facendo di loro
una specie di prigionieri del sesso. Certo, rimaneva il mistero delle percosse
che era la cosa piu' importante da scoprire, ma anche questo mistero mi stava
intrigando. E soprattutto mi stava innervosendo nel vedere Mattia come un
ebete accondiscendente. Intanto, Roberto torno'

" Abbiamo il biliardo numero nove, Sara"

" Bene! Tu hai detto di essere un campione, vero?" Sara si era rivolta verso
di me sorridendo sardonicamente. Un campione non lo ero, ma me la cavavo,
anche se ormai da qualche anno non prendevo una stecca in mano, ma quel
sorriso mi stava mettendo in difficolta'

" Mi piacerebbe fare una partita con mio nipote" dissi, evitando di rispondere
alla sua domanda

" Mattia non gioca. Se vuoi giocare, fallo contro di me. Oppure te la stai
facendo sotto" Stavo cominciando ad incazzarmi sul serio

" E chi sei tu per sapere se lui vuole giocare o meno?"

" Domandaglielo. Anzi, lo faccio io. Mattia, vuoi giocare contro tuo zio?"
Vidi per un attimo lo sguardo di mio nipote cercare quello della ragazza,
quasi come se stesse cercando delle risposte che da solo non avrebbe saputo
darmi e poi si rivolse verso di me

" Veramente no, Sara. Io non gioco. Mi dispiace zio" Aveva parlato con un filo
di voce. Possibile che tutto quello che dicesse Sara andasse bene? Andai verso
di lui e lo presi per un braccio

" Vieni Mattia, allontaniamoci un po'. Devo assolutamente parlarti"

" No zio. Non devo dirti niente" Sara ci guardo' sorridente

" Vai Mattia. Tuo zio vuole parlarti. Magari saranno cose da uomini. Quanto a
te, Stefano, io intanto faccio dei tiri di prova in attesa che tu ti degni di
giocare contro una ragazza. Se ne hai le palle" Come d'incanto, appena la
ragazza aveva terminato di parlare, mio nipote si lascio' trascinare lontano
da Sara e dagli altri ragazzi e, appena fummo abbastanza lontani, lo
apostrofai

" Ma insomma Mattia. Ma che cazzo avete tutti e quattro? Sembrate cagnolini
che scodinzolano aspettando una carezza della loro padrona. Degli altri tre
m'interessa fino ad un certo punto, ma tu sei mio nipote e non riesco a
sopportare che tu faccia tutto quello che lei ti dice. Ma che razza di uomo
sei? Possibile che ti sia preso una cotta cosi' grande da non farti vedere in
che modo ti comporti? Se tutti e quattro vi siete innamorati di Sara,
mettetela alle strette e ditele chi di voi debba essere il prescelto e se non
fossi tu, chi se ne frega. E' vero, è carina, molto carina, direi che e'
proprio una bella fighetta, ma ce ne sono in abbondanza di tipe del genere. Tu
sei un bel ragazzo, non dovresti avere problemi in tal senso. E poi e' troppo
sboccata. Insomma, questa e' l'idea che mi sono fatta, se non e' cosi'
spiegami cosa sta accadendo perche' mi sta dando fastidio vedere come ti
comporti al suo cospetto" Avevo parlato tutto d'un fiato e Mattia mi aveva
ascoltato senza interrompermi a testa bassa, poi alzo' la testa e mi fisso'
negli occhi

" Se ti da fastidio il mio comportamento, non so che farci. Anzi, sai che ti
dico? Che e' meglio che te ne vada zio Stefano" Lo presi di nuovo per un
braccio

" Ma come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo. Se sono venuto con
voi e' perche' ti voglio bene e voglio scoprire i motivi del tuo
comportamento, non perche' voglio trascorrere una serata con dei ragazzi poco
piu' che adolescenti. Tua madre mi ha detto tutto, mi ha detto che ci sono dei
ragazzi che regolarmente te le danno di santa ragione e io voglio sapere chi
sono" Mattia indietreggio' di qualche metro, mentre il suo volto cambiava
espressione. Sembrava quasi che stesse per piangere. Quel ragazzo era
terrorizzato

" Vattene zio Stefano, vattene per favore. Lo dico anche per te. Ti prego" Lo
abbracciai teneramente

" Chi cazzo ti ha terrorizzato in questa maniera? Mattia, devi confidarti con
me"

" E' meglio che rientriamo. Finiamo questa maledetta serata e poi non
intrometterti piu' nella mia vita privata. Sono abbastanza grande da sapermela
cavare da solo" S'incammino' verso i suoi amici ed io lo seguii
malinconicamente. Non ero riuscito a sapere nulla se non che mio nipote era
letteralmente terrorizzato da qualcuno. Sara intanto era chinata sul biliardo
con la stecca in mano. Sembrava saperci fare, almeno considerando la sua
postura e la presa sulla stecca. Si volto' verso di me e poi si mise seduta
sul bordo del biliardo

" Allora? Finito il consiglio di famiglia?" Feci cenno di si e lei prosegui'
"E allora facciamoci questa partita"

" D'accordo, facciamoci sta benedetta partita" acconsentii

" Cosa ci giochiamo?"

" Ma cosa vuoi giocarti! Non mi sembra il caso" ribattei. Lei si alzo' e venne
vicinissima a me, a pochi centimetri. La sua bocca era pericolosamente vicina
alla mia e il suo profumo era intenso e inebriante

" Non hai le palle, vero? Hai paura di perdere con una ragazza" Mi allontanai
per non stare troppo vicino a lei. Quella ragazza era una diavolessa
tentatrice ed io non avevo alcuna intenzione di cadere nella sua rete, ma non
potevo neanche farle credere che mi mancasse il coraggio di scommettere
qualcosa sulla mia abilita' di giocatore di biliardo

" D'accordo. Se questo e' quello che vuoi, giochiamoci qualcosa"

" Perfetto! Ho un'idea, allora. Chi vince potra' chiedere qualsiasi cosa a chi
perde"

" Mi sembra una stronzata"

" Tranquillo! Non intendevo soldi o cose del genere. Parlo di azioni, di
gesti. Se dovessi vincere te, potrai chiedermi qualunque cosa, anche di
portarmi a letto ed io potro' fare altrettanto. Credo che ti obbligherei a
portarmi in giro sulla tua Mercedes per tutta la notte. Che ne dici?" Rimasi
interdetto. Da una parte mi dicevo che non avrei potuto perdere contro una
ragazzina, ma se avessi perso? Cosa poteva chiedermi quella pazza? Non credevo
ad un giro in macchina, ma non potevo tirarmi indietro ed accettai.
Sicuramente avrei vinto io e non sarebbe sorto alcun problema

" Ok. A cosa vuoi giocare?"

" All'americana. Ci sai giocare?"

" E' il gioco che preferisco" Presi anch'io una stecca, ne coprii la punta col
gesso e poi misi il triangolo a circondare le palle. Quindi, le feci cenno con
la mano che le avrei concesso la sbocciata. Sara sboccio', senza mandare
alcuna palla in buca e quindi tocco' a me. Chiamai la palla numero sette in
buca d'angolo e ce la mandai. Sara sorrise

" Bene! Le tue sono dal due all'otto e le mie dal nove al quindici" Poi si
rivolse ad Andrea "Vai a prendere due birre e falle mettere sul conto.
Paghera' chi perde" Ancora una volta, il ragazzo si alzo' e fece quanto Sara
gli aveva ordinato, senza obiettare alcunche'. Quella ragazza sembrava avere
un potere enorme nei confronti di tutti e quattro i ragazzi e questo mi faceva
innervosire. Io ero sempre stato abituato a trattare le donne dall'alto in
basso, le avevo fatte innamorare e le avevo lasciate quando mi avevano
stancato. Non ero un maschilista vero e proprio, ma volevo essere io ad avere
in mano la situazione e soprattutto il predominio con l'altro sesso. Ma
intanto, la partita, dopo il mio brillante avvio, si stava per mettere male.
Sara era molto brava ed ogni palla che mandava in buca l'accompagnava con un
sorriso di scherno nei miei confronti. Una dietro l'altra, le sua palle
finivano regolarmente nelle buche da lei indicate e si ritrovo' con l'ultima
palla mentre a me ne mancavano ancora tre. Non potei fare a meno di ammettere
che lei fosse di un altro pianeta, rispetto a me. Forse la mia mancanza di
allenamento avevano acuito questa differenza tra di noi, ma sicuramente era
piu' brava di me, riuscendo a fare colpi che non appartenevano al mio bagaglio
di giocatore di biliardo. Sara osservo' la posizione della sua ultima palla,
bevve un altro sorso di birra e poi si rivolse ai suoi amici

" Osservate come zio Stefano perde la partita. La uno di calcio al centro" La
osservavo, ammaliato e nello stesso tempo infastidito da quella sua sicurezza.
La palla gialla, quella contrassegnata dal numero uno, colpita dal pallino
bianco con maestria da Sara, lentamente si accomodo' nella buca centrale.
Aveva vinto la partita

" Ok, devo dire che sei veramente brava" ammisi " Sono pronto a pagare la
scommessa. Dove vuoi andare?" Lei mi guardo' col suo stramaledetto sorriso

" Intanto, comincia col pagare il tavolo e le birre. E' quello il primo passo
che spetta al perdente. Noi ti aspettiamo fuori"

Pagai il conto. Avrei voluto pagare cento volte quella misera cifra ma non
aver perso con Sara. Ed invece si era dimostrata superiore a me. Nettamente. E
non ci stavo proprio a perdere con una ragazzina di quasi la meta' dei miei
anni. Tutto quanto mi aveva innervosito non poco, senza considerare il mistero
che incombeva su mio nipote. Uscii dalla sala da biliardo con la speranza che
Sara volesse veramente essere scarrozzata da una parte all'altra della citta'
e non avesse altre brutte idee in testa. Ma purtroppo, il mio sesto senso non
mi ingannava. Sia lei che i quattro ragazzi si erano allontanati di diversi
metri e si erano piazzati nel parcheggio antistante la sala, dove avevamo
lasciato le nostre auto. Si era fatta ormai mezzanotte e mezza e non c'era
nessuno in giro, a parte noi. Sara mi fece cenno con il braccio di
raggiungerla. Da lontano, potei notare come il suo corpo fosse decisamente
armonioso e strutturato molto bene. Se non fosse stato per quelle spalle
troppo larghe da nuotatrice, lo avrei potuto definire perfetto, almeno
all'apparenza. Non mi piacevano infatti le donne troppo sportive e preferivo
quelle con le curve piu' armoniose oppure quelle longilinee sul tipo delle
modelle, ma a parte i miei gusti personali era veramente una gran bella
ragazza. Stronza, ma decisamente attraente. Mi avviai in quella direzione e
Sara mi accolse col suo solito sorriso ironico. Mi venne di nuovo vicinissima.
Potevo sentire il suo respiro in quel modo. Mi prese la giacca con la sua mano
destra

" Sei pronto a pagare il tuo debito?"

" Ok. Dimmi dove vuoi andare e ti ci portero'"

" Voglio andare a casa tua" Mi allontanai da lei

" No Sara, avevi detto che se avessi vinto avresti voluto soltanto fare una
passeggiata" Lei si riavvicino' prendendomi le mani tra le sue. Ormai avevamo
le nostre bocche ad un centimetro

" Ho cambiato idea" disse semplicemente e poi sentii le sue labbra. Erano
calde, dolcissime e mi piacevano. Molto piu' di tutte le altre donne che avevo
avuto. Erano vive e piene di desiderio. La sua lingua esplorava sapientemente
la mia bocca e per qualche secondo mi abbandonai a quel bacio ma poi mi resi
conto che non potevo. Lei era troppo piccola per me e c'era mio nipote a
guardarmi. Non potevo proprio. Le diedi una leggera spinta e l'allontanai

" E' sbagliato, Sara. Me ne vado a casa"

" Non fare lo stronzo. Lo so che ti piaccio. Pensi che non mi sia resa conto
che avevi gia' il cazzo dritto. Oooops ho detto di nuovo cazzo"

" Ma che razza di ragazza sei? Hai un linguaggio da scaricatore di porto e
stai cercando di circuirmi davanti a tutti i tuoi amici. Sfogati con loro se
proprio non riesci a tenerti le mutandine indosso" sbottai

" E chi ti dice che abbia le mutandine? Senti Stefano piantiamola. Hai fatto
la figura dell'uomo per bene che non se la sente di andare con la Lolita di
turno, ma adesso e' giunto il momento che tu ti arrendi all'evidenza. Io
voglio scopare con te e tu non vedi l'ora di farlo con me, percio' basta!
Prendi le chiavi della macchina e andiamo a casa tua" La guardai con rabbia

" Adesso basta lo dico io. Tu non mi dai ordini, e' chiaro? Non sono uno dei
tuoi amici che tratti come fantocci. Vattene con loro e non mi rompere piu'"
Cercai le chiavi della mia macchina nella tasca dei pantaloni e tolsi
l'antifurto per potermene andare al piu' presto quando sentii la voce di Sara

" Tu non vai da nessuna parte, brutto figlio di puttana. Tu mi hai rifiutata?
Tu non hai nemmeno la piu' pallida idea di cosa hai fatto. Nessuno puo'
rifiutarmi. Io ti faro' pagare caro quest'affronto. Ti giuro che ti faro'
piangere sangue. Non volevo farlo con te. Non volevo essere con te come sono
stata con loro, ma adesso tu la pagherai" Mi voltai. Aveva alzato il tono
della voce ed il suo sorriso era scomparso. Ora aveva un ghigno che mi fece
quasi rabbrividire e i suoi occhi sembravano spiritati. Osservai anche i
quattro ragazzi che fino a quel momento erano stati in silenzio. Sembravano
preoccupati, molto preoccupati. No anzi, erano impauriti. Che diavolo stava
succedendo? Stavo pensando se rispondere ed eventualmente cosa dire a Sara,
quando lei mi precedette. Si rivolse prima a me

" Scommetto che era tutta una finzione la tua. Volevi stare con noi per
scoprire cosa succede a tuo nipote, vero? Ora lo scoprirai perche' prima di
riprendermela con te lo faro' con lui. Osserva cosa succede al tuo adorato
Mattia" Volto' la testa e guardo' in direzione dei ragazzi " Mattia, vieni
immediatamente qui'" Mio nipote la guardo' terrorizzato

" Ti prego Sara, non ho fatto niente" Sembrava implorarla ed io non capivo
cosa stava accadendo. Perche' Mattia non si faceva risentire e non la mandava
a quel paese?

" Ti ho detto di venire qui'" ripete' la ragazza con tono deciso. Stavolta era
un ordine vero e proprio e non una richiesta fatta con tono deciso come aveva
fatto fino ad allora. Mattia, a malincuore, le obbedi', facendo un passo alla
volta, molto lentamente. Sembrava che stesse andando al patibolo ed io lo
osservavo piu' incazzato che mai, ma quasi ipnotizzato dall'evolversi di
quella strana situazione. Sara si era messa con le mani sui fianchi,
attendendo che mio nipote arrivasse davanti a lei ed appena gli fu di fronte
gli afferro' il polso con la sua mano sinistra e con la destra lo colpi' con
un manrovescio terribile

" Lo sai che non mi piace ripetere lo stesso ordine per due volte" Disse a mio
nipote tranquillamente, mentre la testa di Mattia si era girata come quella di
un pupazzo dopo quello sganassone e mentre una grossa ferita si era aperta sul
suo labbro superiore. Tra la mia meraviglia, il ragazzo si mise a piangere
come un bambino

" Per favore Sara, ti prego, non picchiarmi" Pazzesco! Non potevo credere ai
miei occhi. Non poteva essere vero quello che stavo ascoltando. Mi avvicinai a
loro. Avevo intenzione di gettarmi addosso a quella pazza e di prenderla a
sberle e solo il timore di una denuncia per violenza nei confronti di una
giovane donna mi trattenne. Guardai mio nipote con disappunto

" Che cazzo fai Mattia? Ribellati! Come puoi accettare una cosa simile?
Prendila tu a sberle questa puttanella" Sara si volse verso di me

" Pagherai anche per avermi chiamata puttanella, stronzo" Poi guardo' di nuovo
Mattia, sorrise e lo schiaffeggio' nuovamente con violenza quindi, con il
braccio che teneva il polso del ragazzo, effettuo' una lieve torsione.
Stavolta Mattia urlo' dal dolore e Sara lo costrinse in poco tempo ad
inginocchiarsi di fronte a lei

" Hai capito adesso perche' questo cazzone di tuo nipote e gli altri tre
cazzoni tornano a casa pesti? Perche' prendono un sacco di botte da me" Era
troppo! Non capivo perche' Mattia e gli altri ragazzi non si ribellavano, non
capivo perche' accettavano persino le percosse da parte di una ragazza. Cosa
c'era sotto? Decisi di intervenire io stesso. Al diavolo un'eventuale
denuncia. Mi avvicinai a Sara e le presi il braccio col quale stava
costringendo Mattia in ginocchio nel tentativo di toglierlo e di liberare mio
nipote. Credevo che la cosa fosse di una facilita' estrema e non forzai la
presa, ma mi accorsi che non riuscivo a farle aprire quella presa. Non era
possibile. Ero forte e robusto, allenato e soprattutto maschio, non potevo
trovare tutte quelle difficolta'. Nel frattempo, Sara si era voltata verso di
me sorridendo

" Ti meraviglia, stronzone? Te l'avevo detto che non hai nemmeno la piu'
pallida idea di cosa hai fatto" Mi meravigliava? Ero praticamente sconvolto.
Le afferrai la mano con tutte e due le mie, ma la situazione non cambiava. Non
riuscivo a fare nulla se non a farla ridere di piu'. Indietreggiai di qualche
metro guardandomi le mani con nervosismo, mentre Mattia ormai era in preda ad
una crisi di pianto vera e propria. Pregava Sara di smetterla, che lui non
aveva fatto nulla e che l'idea di aggregarsi a loro era stata mia e che non
aveva mai detto niente a nessuno. Malgrado tutto quello che stavo osservando e
che stavo vivendo sulla mia pelle, ancora non riuscivo a comprendere bene.
Perche' non ero riuscito a farla smettere? Forse le avevo preso la mano nel
modo sbagliato, ma perche' Sara era cosi' sicura di se stessa? Mi guardai
intorno cercando una risposta che non potevo trovare, anche se ormai era tutto
evidente. Lei intanto mollo' la presa su Mattia

" Alzati, cazzone" gli ordino' e mio nipote, ancora piangente, le obbedi' ma
appena lo fece, Sara si giro' su se stessa e, con uno stile inappuntabile,
forse di karate o forse di qualche altra arte marziale, lo colpi' in pieno
petto con un calcio mandandolo diversi metri lontano a sbattere contro una
delle macchine parcheggiate. Corsi verso di lui. Era sofferente ma sveglio e
gli poggiai il mio braccio sotto la sua testa per sollevarla

" Oddio santo, Mattia, come stai? Rispondimi, ti prego" Lui mi guardo' con
quello sguardo dolce che conoscevo perfettamente

" Vattene, zio Stefano. Vattene! Forse sei ancora in tempo. Chiedi perdono a
Sara e forse lei ti lascera' andare e la tua vita non diventera' un inferno
come la nostra" Una rabbia enorme s'impadroni' di me. Posai con delicatezza la
testa di Mattia sull'asfalto e mi diressi verso Sara. Non m'importava piu' che
lei fosse una ragazza. Faceva karate? Bene, io facevo pugilato ed ero un uomo.
Mi avvicinavo a lei pensando solo che volevo farle del male, volevo farla
piangere come aveva fatto lei con mio nipote ma, quando mi trovai a poco meno
di un metro da lei, tutta la mia baldanza si sgretolo'. Lei mi attendeva con
le mani sui fianchi e col suo sorriso ironico

" Ancora non hai capito un cazzo, vero zio Stefano? Beh, e' giunto il momento
che tu mi conosca" Tolse le sue mani dai fianchi e avanzo' verso si me. Non
sapevo come affrontarla. Se fosse stato un uomo l'avrei preso a pugni ma, lei
era una ragazza, una bellissima ragazza. L'avrei affrontata solamente con la
mia forza fisica stando attento a non incappare in qualche colpo del suo
karate. Sara mi lascio' fare e ci prendemmo le mani incrociando le nostre
dita, come nel piu' classico dei combattimenti di lotta libera. Pensai che, a
quel punto, tutto sarebbe stato semplice, dimenticandomi di come non fossi
riuscito a farle perdere la presa su Mattia pochi secondi prima. Intendevo
stringerle le dita piegando i miei polsi e farle provare dolore,
costringendola ad inginocchiarsi ed iniziai a stringere, ma Sara non recedeva
di un millimetro e, soprattutto, quel suo maledetto sorriso non accennava a
diminuire. Cominciai a spingere, mettendoci tutta la mia forza, ma le sue
braccia rimanevano nella stessa posizione

" Cominci a capire, zio Stefano? Cominci a capire che io sono molto piu' forte
di te? Il tuo cervellino ha compreso quali sono le mie potenzialita'? No?
Bene! Ora te ne faro' vedere una minima parte" Il suo sorriso scomparve ed
inizio' a far leva. Cominciavo a capire. La sua forza era incredibile. Cercai
di indietreggiare per offrirle piu' resistenza, ma le sue dita si erano
strette a tenaglia sulle mie ed iniziavo a sentire un dolore incredibile. Mi
dicevo che non era possibile, che non poteva essere reale quello che stavo
vivendo, ma il dolore che Sara mi faceva provare era vero, intenso e non mi
raccapezzavo. Scivolavo pian piano a terra, costretto dalla sua morsa e non
potevo fare nulla. Mi ritrovai in ginocchio al suo cospetto e Sara mi lascio
la mano sinistra, quella che lei teneva con la sua destra, mentre con l'altra
continuava a fare pressione costringendomi in quella posizione. Aumento' la
sua pressione e dovetti arcuare la mia schiena non riuscendo in alcun modo a
contrastarla. Dopo qualche secondo che mi parve eterno, la sua presa sembro'
allentarsi ed io cercai di approfittarne per rialzarmi ma, appena provai a
farlo, la sua mano ricomincio' a stringere come prima

" In ginocchio, cazzone e bacia i miei piedi"

" Vaffanculo" le dissi facendo leva sul mio orgoglio e per tutta risposta mi
arrivo' uno schiaffo tremendo dato con la sua mano libera che non mi fece fare
un capitombolo soltanto perche' lei continuava a tenermi fermo con l'altra sua
mano, mano che improvvisamente si strinse ancora piu' a tenaglia sulla mia
facendomi urlare dal dolore. Ormai, la mia mente era completamente offuscata,
l'impossibilita' di fare qualsiasi movimento era psicologicamente
insopportabile, cosi' come era insopportabile l'idea che una ragazza che
pesava almeno venticinque chili meno di me potesse essere in grado di fare
tutto questo. Eppure, ci riusciva con una facilita' disarmante, a dispetto di
ogni logica

" Ora aumento pian piano la mia pressione fino a spezzarti il braccio, a meno
che tu mi dirai che sei pronto a baciare i miei piedi. Ti conviene sbrigarti
ad accettare" La sua voce era calma, sempre intrisa di quell'ironia che aveva
abbandonato solo nel momento in cui l'avevo rifiutata. Oh Dio, fossi potuto
tornare indietro nel tempo! Avrei fatto l'amore con lei tutta la notte, avrei
dato un calcio a tutte le remore che avevo avuto ed invece ero li', in
ginocchio ai suoi piedi, ancora incapace di credere a quello che stavo
vivendo. Come aveva detto, inizio' a stringere ancora di piu'. Lottavo con
tutte le mie forze, ma ero incapace di alimentare una qualsiasi opposizione
malgrado mi aiutassi anche con la mia mano libera ed il dolore era sempre piu'
consistente. Il braccio cominciava a girarsi e mi resi conto che non potevo
fare nulla. Urlai

" Lo faro', Sara, lo faro'. Ti bacero' i piedi, ma basta, ti prego"

" Lo vedi cazzone? Era soltanto una questione di tempo. Comunque, per te io
sono <signorina Sara>. Non trovi giusto che tu mi porti il rispetto che
merito?" Ero stordito, ma per interrompere quel dolore avrei fatto qualsiasi
cosa

" Bacero' i suoi piedi, signorina Sara, ma per favore, basta" Il mio orgoglio
era ormai del tutto scomparso. Per la prima volta nella mia vita, mi arrendevo
completamente. Non l'avevo fatto mai, sia nella vita di tutti i giorni,
lottando con accanimento per arrivare ad avere un buon lavoro ed un ottimo
stipendio, sia con le donne, riuscendo sempre a conquistare quella che io
volevo avere, sia nello sport. Avevo perso a volte, ma sempre con l'onore
delle armi e sempre con la voglia di rivincita, ma quella ragazza mi aveva
annullato completamente in pochi secondi. La sua superiorita' era stata
talmente schiacciante che non avrei potuto fare a meno di ammetterlo con me
stesso. Sarei voluto essere il piu' lontano possibile da quel sorriso
sardonico e da quelle mani d'acciaio. Come poteva una ventenne avere una
potenza del genere? Una ragazza filiforme, non magra ma tutt'altro che grossa?
Era una cosa inspiegabile. Le sue spalle leggermente piu' larghe del normale
non bastavano a fornire una spiegazione plausibile. Ma non era certo quello il
momento di cercare di capire. Aspettavo che Sara accettasse le mie scuse e la
mia sottomissione. Solo questo contava. La osservavo dal basso in alto, con lo
sguardo implorante e finalmente lei fermo' la sua pressione, pur rimanendo
sempre con la sua mano stretta intorno alla mia. Una mano piccola, molto
femminile ma che sembrava non avere limiti di potenza. Da quel momento, il
dolore inizio' ad essere piu' sopportabile e Sara mi afferro' per i capelli
costringendomi a guardarla di nuovo

" Ma che bravo, zio Stefano. Lo vedi che con le buone maniere si ottiene
tutto? Ed ora slaccia la mia scarpina destra e bacia il piede" Con l'unica
mano a mia disposizione, riuscii a slacciarle il sandalo ed iniziai a baciarle
il piede. Che umiliazione! Mi sembrava assurdo che proprio io stessi facendo
una cosa del genere, ma purtroppo non era finita. Dopo averle baciato ogni
piu' piccola parte del suo piede, passai all'altro sandalo, credendo di aver
terminato, ma lei mise il suo piede nudo completamente sulla mia faccia

" Oh no mio caro. Ancora non sono soddisfatta. Succhia per bene tutte le dita,
altrimenti....." Accompagno' l'ultima parola aumentando la sua pressione sulla
mia mano e sentii il braccio che si torceva in modo innaturale. Urlai di nuovo
dal dolore

" Lo faccio signorina Sara, lo faccio. Per favore....." Afferrai di nuovo il
suo piede e succhiai le sue dita come lei mi aveva ordinato e il braccio
torno' ad avere una posizione quasi naturale. Ripetei l'operazione con l'altro
piede e poi rimasi in trepidante attesa. Ed ora? Mi avrebbe lasciato andare?
Sembrava proprio di si perche' finalmente lei mi lascio' e mi ordino' di
alzarmi, cosa che feci con grande fatica, massaggiandomi il braccio
indolenzito e le dita della mano completamente intorpidite. Non sapevo cosa
fare mentre lei si avvicino', come sembrava fosse una sua abitudine, a
pochissimi centimetri da me

" Sei sconvolto, povero Stefano? Pensa a quanto sei stronzo. In questo momento
potevamo stare a rotolarci sul tuo letto a farci una magnifica scopata ed
invece mi hai costretta a scoprire il mio piccolo segreto. Che te ne pare? Sei
sconvolto, vero? Oh certo, scommetto che ti domandi come sia possibile che una
ragazza di diciannove anni come me possa avere una forza fisica nettamente
superiore a quella di uno stallone come te. Eppure e' cosi', mio caro. E non
solo. Sono abilissima nelle arti marziali, come hai potuto notare dal modo in
cui ho colpito il tuo nipotino. Povero Mattia. Pero' non preoccuparti per lui,
l'ho appena toccato e posso garantirti che non subira' conseguenze. Fino a che
loro faranno tutto quanto io ordino, non li ammazzero' di botte. Pero' e' un
vero peccato che tu mi abbia rifiutata. Non puoi capire quanto tu mi attizzi e
non e' detto che prima o poi io ti scopi, ma prima io faro' diventare la tua
vita un inferno" Mi prese dietro al collo e mi spinse contro le sue labbra.
Dio che idiota ero stato. Ancora una volta il bacio mi era piaciuto
immensamente ed aveva pienamente ragione. Se non mi fossi fatto tutti quegli
scrupoli, adesso staremmo a fare sesso e avrei trascorso tutto un'altro tipo
di serata

" Hai ragione Sara, ricominciamo daccapo. Hai ragione tu, ti desidero e sono
stato uno stronzo. Ma era solo una questione di differenza di eta' e temevo di
fare uno sgarbo a questi ragazzi, ma in realta' tu mi piaci immensamente" Le
avevo detto la verita', ma avevo anche la speranza di terminare quest'incubo
ma sentii la sua mano stringersi sul retro del mio collo e di nuovo un dolore
tremendo avviluppare l'intero mio corpo

" Troppo tardi, cazzone. Ora ti riempio di botte. Per prima cosa ti avevo
detto di rivolgerti a me chiamandomi <signorina Sara>. Non l'hai fatto e
questa e' gia' una bella scusa per dartele di santa ragione. Ma forse ti avrei
picchiato lo stesso. Lo sai? Mi piace tanto picchiare i maschi, vedere la
meraviglia sul loro volto e distruggere completamente il loro orgoglio. Mi
eccita. Ci trovo lo stesso piacere di una bella scopata. Oh scusa se continuo
ad essere sboccata, ma proprio non ci riesco ad essere la signorina per bene
che tanto piacerebbe a te e ai miei genitori" Mi lascio' il collo, ma proprio
mentre si stava mettendo in posa, uno dei ragazzi, piu' precisamente Roberto,
la fermo'

" Signorina Sara, sta uscendo gente dalla sala biliardo" Lei si fermo' e gli
accarezzo' il viso

" Bravo Roberto. Tu rimani qui' con Mattia e guarda se ha bisogno di aiuto. Vi
verremo a riprendere dopo. Tu Andrea, prendi la macchina e portiamo il nostro
amico al cimitero della macchine. Li' non mi rompera' il cazzo nessuno.
Valerio, vieni con me" Sara mi spinse con violenza dentro la macchina e monto'
accanto a me. Mi mise il braccio intorno al collo

" Se provi a fare lo stronzo ed a cercare di scappare, sei finito. Non vorrai
togliermi il divertimento, vero?" Parlava col tono intriso di ironia e col
sorriso sulle labbra, ma ero certo che dicesse sul serio

" Non provero' a scappare" dissi semplicemente, mentre la mia mente cercava di
elaborare qualche possibile spiegazione a quello che mi era accaduto ed a
quello che stavo andando incontro. Mi aveva promesso un sacco di botte ed ero
ormai certo che l'avrebbe fatto o che comunque, ci avrebbe provato. Mi dicevo
che adesso che conoscevo il suo valore, avrei potuto affrontarla meglio e che
avrei venduto cara la pelle. Il mio orgoglio stava riaffiorando del tutto,
anche se rimaneva il mistero di come potesse aver sviluppato una forza del
genere

" Bravo, zio Stefano, anche perche' altrimenti dovrei riprendermela con
Mattia"

" No, per favore" la implorai "Lui non c'entra niente. E' un bravo ragazzo"

" Ma che zio amorevole! Ma lui e' mio, cosi' come lo sono questi due e quello
che fa compagnia a tuo nipote. Tutti e quattro sono miei. Ci vado a letto
quando voglio, li picchio quando ne ho voglia e soprattutto, pretendo che loro
facciano tutto quello che io ordino. E obbediscono, sai. Sono proprio quattro
bravi ragazzi, servizievoli e accondiscendenti"

" Ci va anche a letto? Con tutti e quattro intendo?" Scoppio' a ridere

" E ti meraviglia? Hanno vent'anni e dovranno pur scopare ogni tanto. E
siccome a me piace tanto fare sesso, li accontento. Ovviamente, loro possono
farlo solo con me e io invece posso andare con chi mi pare. E' la legge del
piu' forte, anzi, della piu' forte ed io lo sono piu' di loro quattro messi
insieme. A proposito, Mattia e' in gamba sotto questo punto di vista. Puoi
stare tranquillo" No, non mi meravigliava piu' niente ormai. Sara li aveva
schiavizzati, fisicamente, psicologicamente e forse sessualmente. Nessuno di
loro avrebbe avuto il coraggio di denunciarla. Come avrebbero potuto? Col
rischio di farsi deridere da tutti. Senza contare che Sara poteva sempre
negare ogni addebito e sostenere che era tutto falso. Era una ragazza e
avrebbero creduto a lei. Per non parlare della paura che ormai nutrivano nei
suoi confronti e del terrore di una sua eventuale vendetta. Paura del tutto
giustificata, paura che anch'io ormai nutrivo nei suoi confronti. Ma intanto,
sembravamo arrivati alla resa dei conti. La macchina si era fermata in uno
spiazzo desolato a fianco ad un cimitero delle macchine. Un cancello dipinto
di verde legato con un lucchetto ed una catena di ferro ci divideva
dall'interno di quel campo dove erano ammassati relitti di vetture. Sara, con
uno spintone, mi fece uscire dalla macchina di Andrea. Il posto era veramente
isolato e sentivo il cuore iniziare a battermi forte. Cosa voleva fare con me?
Non credevo che volesse uccidermi, ma era comunque il posto ideale per fare di
tutto, compreso riempirmi di botte come aveva promesso. Forse ancora non mi
rendevo conto completamente in che razza di situazione mi ero messo nel
rifiutarla, ma l'avrei scoperto entro pochi minuti
view post Posted: 7/7/2015, 16:21     +2IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Vi presento una storia che ha scritto per me il mio amico Davidmuscolo
Di recente avete avuto modo di apprezzare una sua storia e ci siamo chiesti se vi sarebbe piaciuta anche questa che è molto improntata sui miei gusti personali ..
Ora posto il primo capitolo e se vi piace continuo con il resto,ovviamente considerata che come tutte le storie di David ,anche questa ha una trama e un personaggio complicato ,quindi non aspettatevi l'azione subito dalle prime righe :)
detto questo:buona lettura

La cena era stata ottima. Da quanto tempo era che non mangiavo cosi' bene?
Probabilmente dall'ultima volta che mia sorella Daniela mi aveva invitato. Oh,
se fosse per lei io sarei potuto essere suo ospite tutti i giorni, a pranzo e
a cena, col rischio di farmi ingrassare diversi chili in pochi giorni. Per
lei, il nostro rapporto sembrava essersi fermato a venticinque anni prima,
quando lei, ad appena diciotto anni, comincio' a prendersi cura di me a causa
della mamma che lavorava tutto il giorno e probabilmente continuava a vedermi
ancora come il ragazzino di dieci anni e non come l'uomo di 35, affermato nel
lavoro e completamente indipendente. Mi alzai, convinto che la cena fosse
terminata dopo tutto quel ben di Dio che Daniela aveva portato in tavola, ma
lei mi guardo' storto

" Ma che fai, Stefanino, ti alzi? Ti ho preparato il dolce che piace a te, un
bel profitterol. Non mi dirai che sei sazio?" La guardai con un misto di amore
e di rimprovero

" Per favore, Daniela, io mi chiamo Stefano. Stefano, capito? Non Stefanino"

" Uffa! Per me sei sempre il mio fratellino. E non ti alzare che vado a
prendere il dolce dal frigo" Allargai le braccia in segno di resa, tra
l'ironia di mio cognato Gianluca e dei miei adorati nipoti, Mattia, il grande
di vent'anni e la piccolina Arianna di undici

" Dai, zio Stefano, pensa che almeno quando vieni a cena tu, la mamma tira
fuori il meglio di se stessa come cuoca" intervenne ironicamente Mattia

" E si. Quasi quasi ti invito piu' spesso" Fece eco mio cognato

" Sempre a lamentarti tu. Come se durante gli altri giorni vi faccio morire di
fame" Era stata mia sorella a parlare, portando uno splendido profitterol sul
tavolo "Piuttosto fai le porzioni e a Stefanino dai quella piu' grossa. Povero
fratellino mio non mangia mai niente di decente con quella vita d'inferno che
fa" Scoppiai a ridere mentre Gianluca finse di offendersi

" La facessi io la vita d'inferno che fa lui. Sempre circondato da belle
donne, con un sacco di tempo libero a disposizione. A proposito di tempo
libero, vai ancora in palestra?"

" Regolarmente." Risposi addentando con gusto il dolce preparato da Daniela
"Mi piace tenermi in forma. Faccio un po' di pugilato ed un bel po' di pesi.
Di solito, sto anche attento all'alimentazione, tranne quando vengo a cena da
voi" Stavolta fu Gianluca a mettersi a ridere

" Altrimenti, con questo ritmo e con queste cene, addio fisico palestrato"

" Lo volete il caffe', ragazzi?" intervenne di nuovo Daniela dopo che noi
avevamo spazzolato completamente il suo dolce fatto in casa

" Si Daniela, preparaci il caffe' e intanto io offro a Stefano quel liquore al
cioccolato che ho comprato durante la nostra ultima vacanza" rispose Gianluca.
Ci spostammo sul divano io e mio cognato, dopo che lui aveva preso dal mobile
bar il liquore di cui parlava e mentre la piccola e dolce Arianna quasi
sveniva dal sonno. Mattia invece, si mise a trafficare sul suo cellulare, come
ogni giovane della sua eta', con un'aria pero' un po' strana e addirittura
preoccupata. Pensai a qualche pena d'amore e mi alzai per andargli vicino.
Diamine, era il mio unico nipote maschio e sapevo per certo che lui mi adorava
e mi vedeva come un esempio da imitare

" Cosa c'e' Mattia? Qualche ragazza che ti fa soffrire? Se vuoi posso darti
qualche consiglio. Un po' di esperienza con le donne ce l'ho" Mattia si mise
il telefonino immediatamente nella tasca dei suoi jeans per toglierlo dalla
mia visuale, gesto che mi fece preoccupare ancor di piu'

" Ma no zio Stefano. Stavo solo messaggiando con i miei amici, niente di
preoccupante, stai tranquillo"

" Beh, comunque io sono sempre a disposizione per mio nipote"

" Lo so, grazie zio Stefano"

" Ad ogni modo, se dovesse essere una questione di ragazze, credimi, non ne
vale la pena. Con me hanno sempre sofferto loro" Dissi questa frase proprio
mentre mia sorella tornava con due tazzine fumanti di caffe'

" Ma bravo! Bei consigli che dai a tuo nipote. Come se noi donne fossimo solo
buone per quello. Capisci cosa intendo?"

" Capisco, capisco" risposi prendendo la tazzina di caffe'.

" A proposito di ragazze. Quand'e' che mi presenti una ragazza seria e metti
la testa a posto? Alla tua eta' dovresti essere gia' sposato con dei figli e
invece corri dietro a tutte le sottane che incontri. Che gusto ci proverai?"

" Quanto al gusto che ci provo, non farmi parlare. Sei mia sorella piu' grande
e non ce la faccio a parlare con te di certi argomenti. E per quanto riguarda
le sottane....Ma quale donna le porta ancora?"

" Io a volte le porto e non sono un residuato della prima guerra punica, per
tua norma. Mi sento ancora giovane e quando voglio so anche essere sexy. Ho
solo 43 anni, sai" L'abbracciai teneramente

" Tu sei la piu' bella sorella che esista. Solo per una come te potrei perdere
la testa. Purtroppo, hanno gettato lo stampino di donne simili. Adesso
vogliono solo divertirsi. Andare a cena, poi al pub o in discoteca, vogliono
essere prese con una macchina con i controfiocchi ed io mi adeguo. Do loro
quello che richiedono a patto che loro mi diano quello di cui ho bisogno. E'
un semplice scambio. A loro va bene, a me pure e quindi..."

" E quindi non mi farai mai diventare zia, ho capito"

" E chi lo sa? Tutto puo' succedere. Per adesso mi diverto, in futuro vedremo"
Continuavo a tenere abbracciata mia sorella, mentre mio nipote e mio cognato
ci osservavano divertiti. Sempre le solite schermaglie tra me e lei. Daniela
che non vedeva l'ora che mi formassi una famiglia ed io che invece, non ci
pensavo proprio. E chi me l'avrebbe fatto fare? Avevo veramente un nugolo di
belle ragazze pronte ad uscire con me, compresa qualche modella da urlo. Con
il mio lavoro come direttore del settore creativo di una grande azienda di
pubblicita', avevo modo di conoscere tanta bella gente ed il mio fisico
modellato dallo sport mi aiutava considerevolmente. Alto un metro e ottanta,
raramente trovavo delle femmine in grado di resistermi se volevo conquistarle.
Per di piu', i miei guadagni erano ottimi e questo era un altro componente che
mi avevano fatto diventare uno scapolo d'oro. Ma quando mi trovavo di fronte
mia sorella, tornavo ad essere Stefanino e, tutto sommato e malgrado le mie
finte arrabbiature, la cosa non mi dispiaceva affatto. Daniela si sottrasse
all'abbraccio con un po' di vergogna ed io raggiunsi mio cognato sul divano.
Era proprio una bella famiglia. Gianluca era un buon padre e un ottimo marito,
la piccola Arianna semplicemente deliziosa e Mattia un ragazzo a posto,
studioso ed educato, magari un po' fissato col telefonino che aveva ripreso di
nuovo in mano. Il classico squillo di un messaggio ricevuto lo fece pero'
quasi trasalire. Lesse quel messaggio e poi si rivolse ai suoi genitori

" Devo scendere. Ci vediamo quando rientro. Ciao zio Stefano"

" Non fare tardi, mi raccomando, altrimenti domani non ce la fai a svegliarti
per andare all'universita'" gli disse Daniela

" Uffa ma', non rompere. Ho vent'anni, non mi puoi assillare cosi'"

" E lascialo stare" intervenni comprendendo perfettamente le esigenze di mio
nipote

" Grazie zio. Diglielo un po' te che esagera"

" Lei esagera e lo sa bene, ma e' un comportamento normale da madre" aggiunsi
cercando di non inimicarmi mia sorella e di rimanere in equilibrio sul
difficile rapporto madre-figlio "Quindi, va, divertiti ma non farla stare in
pensiero"

" Ok zio Stefano. Ora devo proprio andare. Ciao a tutti" Mi alzai per dargli
una pacca sulle spalle

" E ricordati Mattia, per qualunque cosa io ci sono" Mattia mi sorrise e poi
si dileguo'. Lo sentii aprire la porta e richiuderla e poi udii i suoi passi
veloci sul pianerottolo prima e sulle scale poi. Mi rimisi seduto e mi accesi
una sigaretta, notando come uno strano silenzio fosse sceso in quella casa. Fu
ancora Daniela ad iniziare il discorso

" Mi preoccupa quel ragazzo, Stefano. Mi preoccupa seriamente" Il fatto stesso
che mi avesse chiamato Stefano e non Stefanino era di per se preoccupante.
Solo quando era molto seria riusciva a chiamarmi col mio nome di battesimo

" Non capisco. A me è sembrato normale. Certo, e' un ragazzo di vent'anni, con
tutte le problematiche di quell'eta' e sinceramente anche a me ha dato qualche
segnale, ma forse si e' solo preso una cotta per una ragazza" Mio cognato,
fino a quel momento in silenzio prese la parola

" Non e' proprio cosi'. Daniela, porta a letto Arianna che si e' addormentata
sul tavolo e io racconto a Stefano i motivi della nostra preoccupazione"

Adesso ero preoccupato veramente. Non lo ero quando mia sorella si lamentava,
ma Gianluca non era il tipo di preoccuparsi se non ci fosse stato un valido
motivo

" Ti ascolto" dissi laconicamente

" Mattia si comporta stranamente. Tanto per cominciare, ho scoperto che sono
otto mesi che non da piu' un esame, proprio da quando ha iniziato ad uscire
con il suo nuovo gruppo. Sta sempre su quel maledetto telefonino aspettando
messaggi e telefonate e poi, come hai potuto vedere, appena arriva quello che
aspetta, si precipita immediatamente"

" Questo e' abbastanza normale, considerando la sua eta'. Tu li conosci questi
ragazzi con cui esce?"

" Questa e' la prima stranezza. Sono tutti ragazzi che conosco, tutti di buona
famiglia e i loro genitori sono preoccupati come noi"

" Pensi che si possa drogare?"

" L'ho pensato, ma non vedo i classici sintomi"

" Neanche io, in effetti. E allora? A me sembra tutto normale" obiettai

" Ora ci arrivo. Ti ricordi quando Mattia e' stato ricoverato all'ospedale sei
mesi fa'?"

" Certo che me lo ricordo. Quando ha fatto l'incidente col motorino e si e'
fratturato il braccio"

" Non c'era stato nessun incidente. Si era picchiato con qualcuno e lui ci ha
pregato di dire a tutti che aveva avuto un incidente. Naturalmente, non ha mai
voluto dire con chi si fosse picchiato"

" Forse con qualcuno di questo gruppo. Sai se c'e' qualche ragazza? Forse sta
insieme a qualche tipa e l'ha difesa da quest'altro. O forse e' l'esatto
contrario e ha dato fastidio ad una ragazza che sta insieme ad un altro"

" E' quello che abbiamo pensato. Solo che erano giorni che tornava a casa
regolarmente pestato. Dopo la frattura del braccio ci siamo informati e
abbiamo scoperto che giorni prima un altro ragazzo di quel gruppo aveva avuto
lo stesso pestaggio, con tanto di braccio fratturato e che anche gli altri due
amici tornavano a casa regolarmente con gli occhi gonfi e pestati. Tu cosa ne
pensi?"

" Forse la mia idea di prima e' ancora valida, solo che evidentemente, non si
e' svolta all'interno dello stesso gruppo ma sono andati a rompere le scatole
a qualche ragazza di un'altra comitiva. La conosci la filosofia del branco,
no? Si e' piu' ripetuta una cosa del genere?"

" Non a quel livello, ma ogni tanto rientra col labbro gonfio o con l'occhio
nero" Mi sdraiai sul divano a pensare. Avevano ragione mia sorella e mio
cognato. La situazione era abbastanza complicata e mio nipote si era cacciato
in qualche guaio. Mia sorella, che nel frattempo era tornata nel salone, mi
guardo'

" E' una brutta situazione, vero? Non sappiamo come comportarci e con Mattia
e' impossibile parlarci" Mi misi vicino a lei e l'abbracciai

" Dai, vedrai che non e' niente di preoccupante. Rimango dell'idea che Mattia
e i suoi amici hanno dato fastidio a qualche ragazza e gli amici di questa
glie l'hanno fatta pagare e, appena li vedono, continuano a prenderli a botte.
Probabilmente, si tratta di un gruppo piu' numeroso e se ne approfittano. Sono
episodi di bullismo che esistono, purtroppo"

" Sara' come dici tu. Pero' bisogna farli smettere. Io non ce la faccio piu' a
vedere mio figlio che torna a casa pesto e sanguinante"

" Bisognerebbe avvertire la polizia. Forse dovreste parlare con gli altri
genitori"

" E non ci abbiamo pensato? Sono maggiorenni e devono farla loro la denuncia.
Noi non possiamo farci niente e i ragazzi sono troppo terrorizzati e appena si
parla di un'eventualita' simile si rinchiudono nel silenzio" Rimanemmo qualche
secondo anche noi in silenzio, mentre elaboravo le possibili soluzioni

" Avete parlato sempre di ragazzi. Non ci sono ragazze in questo gruppo?"

" Questa e' un'altra stranezza. Ce n'e' una ma non e' del quartiere e non la
conosco. Forse e' una compagna di universita', ma non so dirti altro" rispose
di nuovo mia sorella

" Perche' la consideri una stranezza?"

" Una ragazza in mezzo a quattro maschi? A me sembra strano. Ai miei tempi si
usciva in comitiva, con un sacco di maschi e di femmine. Non sarei mai uscita
da sola con quattro ragazzi"

" Beh, in effetti. L'hai vista? Ci hai mai parlato?"

" L'ho vista diverse volte, ma non sono mai riuscita ad affrontarci un
discorso. So che si chiama Sara e poco altro. E' carina, con un bel viso. Una
ragazza normalissima"

" Sentite. Voglio cercare di fare qualcosa. Non mi va proprio l'idea che mio
nipote venga picchiato e vi giuro che se scopro chi sono questi stronzi, li
mando io all'ospedale. Questa e' la volta buona che metto a frutto i miei
allenamenti di pugilato. Ma prima vorrei cercare di capire meglio. Sapete dove
si mettono Mattia e i suoi amici? Hanno un posto, che so, un muretto, un bar?"

" Si certo. Si mettono spesso seduti al bar in piazzetta, soprattutto adesso
che comincia a fare caldo. Poi non so. Verso mezzanotte se ne vanno in giro,
ma non chiedermi dove perche' non saprei dirtelo"

" Di solito a che ora ritorna a casa Mattia?"

" Verso l'una, l'una e mezza. Lo credo poi che il giorno dopo non ce la fa a
svegliarsi. Il venerdi' e il sabato poi fa mattina"

" Bene! Sono le undici e un quarto" feci guardando il mio Rolex d'acciaio
"Dovrei trovarli ancora al bar. Giusto?"

" Penso di si"

" Perfetto. Allora vi ringrazio della cena e scendo a dare un'occhiata. Vi
terro' informati" Abbracciai mia sorella e strinsi affettuosamente la mano a
Gianluca ma, mentre stavo per scendere, Daniela mi prese per il braccio

" Stai attento Stefanino, ho un brutto presentimento" Sorrisi tranquillo

" Lascia fare a me. Vedrai che ne verremo a capo"

Salutai di nuovo mia sorella e suo marito e scesi le scale di corsa. Avevo
parcheggiato la mia Mercedes proprio sotto casa ma avevo deciso di dare
un'occhiata a questi ragazzi e mi avviai a piedi verso la piazzetta, distante
meno di un chilometro. Respirai a pieni polmoni l'aria che si era fatta
frizzante pur essendo a maggio, riflettendo sulla situazione di mio nipote.
Non vedevo altre possibilita' se non quella prospettata poco prima, ovvero che
Mattia e i suoi amici si stavano scontrando ripetutamente con i componenti di
un altro gruppo e che avessero regolarmente la peggio. Intanto, cominciavo a
vedere in lontananza le luci del bar e affrettai la mia camminata e, dopo
pochi minuti, avevo ben visibile il gruppo di Mattia: quattro ragazzi ed una
ragazza seduti intorno ad un tavolino ed intorno altre persone che non mi
interessavano minimamente. Mentre mi avvicinavo ulteriormente, cercavo di
cogliere qualche anomalia, ma non riuscivo a trovare nulla. Mattia era di
spalle e non poteva vedermi e cominciavo ormai ad inquadrare perfettamente gli
altri. Sentivo la ragazza che parlava e potevo notare gli altri che
ascoltavano silenziosamente. Aveva un viso fresco, con poco trucco a parte un
lucidalabbra ed era effettivamente molto carina. Giunsi a portata di mio
nipote e gli diedi una pacca sulle spalle. Mattia si volto' e mi guardo' come
se fossi un fantasma

" Zio Stefano! Ma cosa ci fai qui'?"

" Avevo finito le sigarette e questo e' l'unico bar della zona aperto a
quest'ora" mentii

" Ah, bene" rispose tranquillizzandosi

" Non mi presenti i tuoi amici?" insistetti, notando un lieve disappunto sul
suo volto. Rimase qualche secondo in imbarazzo e ne approfitto' la ragazza,
alzandosi e dandomi la mano

" Faccio io le presentazioni. Io sono Sara e loro tre sono rispettivamente
Roberto, Valerio e Andrea" I tre ragazzi risposero all'unisono dicendo
"Piacere" e potei notare come avessero tutti e tre la faccia pulita da bravi
ragazzi. Due di loro, esattamente Roberto e Andrea, portavano dei segni sul
volto che al mio occhio esperto risultarono essere segni di pugni o comunque
di percosse, ribadendo in tal modo come all'interno di questo piccolo gruppo
ci fosse un segreto, ma il mio maggiore interesse era verso Sara. Era
veramente una bella ragazza, altro che carina come l'aveva definita mia
sorella, con una cascata di capelli castano scuri che le scendevano quasi fino
al sedere. Indossava un jeans molto aderente che le delineava il bacino
perfettamente e, incurante del fresco di quell'ora, una canotta nera che
metteva bene in mostra un bel seno, non enorme ma decisamente corposo. Notai
subito che aveva le spalle piuttosto ampie e pensai subito ad una ragazza che
facesse nuoto. Notai tre tatuaggi. Un delfino sul polso destro, una scritta in
caratteri cinesi sullo stesso braccio e un uccello rapace, probabilmente un
falco, che teneva sul dorso del piede destro, ben visibile a causa dei suoi
sandali aperti con un tacco di sette/otto centimetri. Era alta nella media,
probabilmente intorno al metro e sessantacinque, considerando che, malgrado i
suoi sandali, era ancora leggermente piu' bassa di me. Un look semplice,
tipico delle ragazze della sua eta' e quello che mi colpi' in lei fu piu' che
altro il sorriso col quale aveva fatto le presentazioni. Bello, senza dubbio,
con una dentatura bianca e perfetta, ma soprattutto sfrontato, di chi sa che
puo' avere tutto nella vita. Avevo avuto troppe ragazze belle nella mia vita
per non saper riconoscere subito un sorriso del genere. La sua stretta di mano
poi era conforme all'idea che mi ero fatto di lei. Era una stretta forte,
sicura che trovai forse poco femminile anche se piacevole. Dopo le
presentazioni mi lascio' la mano, senza distogliere lo sguardo su di me

" Mattia non mi aveva detto di avere uno zio giovane e affascinante" prosegui'
la ragazza, dandomi la dimostrazione che di sfrontato non aveva solo il
sorriso

" Oh per favore" mi schernii "Potrei essere vostro padre

" Forse. Pero' non lo sei, caro zio Stefano"

" Che fai? Mi prendi in giro?"

" Non sia mai. E cosa farai di bello dopo aver comprato le sigarette?"

" Me ne vado a casa. Domani devo andare a lavorare"

" E non ti andrebbe di farti un giretto con un gruppo di ragazzi piu' giovani?
Avevo deciso di andare a giocare a biliardo. Perche' non ti aggiungi a noi?"
La guardai in faccia. Ma cosa faceva? Ci provava con me? Spudoratamente
davanti ai suoi amici? Neanche io, pur essendo abituato a ragazze che non si
facevano pregare di venire a letto con me, avevo mai visto una tipa del
genere. Avevo conosciuto ragazzine che per fare una pubblicita' in televisione
me l'avrebbero data volentieri, ma questa non sembrava avere secondi fini, non
conoscendo nemmeno che tipo di lavoro facessi. Pero' mi faceva comodo una
richiesta del genere. Se volevo scoprire chi fossero quei bastardi che
picchiavano mio nipote e i suoi amici, quella era un occasione da non perdere.
Tuttavia, feci finta che la cosa non mi andava del tutto

" Oddio, mi farebbe piacere. Sai, sono molto bravo a biliardo. Pero' non
vorrei rompervi le scatole. Tu che ne dici Mattia?" Mio nipote mi guardo' in
modo strano. Era decisamente a disagio ed un po' lo comprendevo. Uno zio, pur
piuttosto giovane, in mezzo al suo gruppo, era qualcosa che avrebbe voluto
evitare

" Io non so, zio. Forse sarebbe meglio che tu...." Non termino' la frase. Sara
alzo' verso di lui il braccio con la mano aperta a dirgli chiaramente di fare
silenzio e poi intervenne

" Mattia e' contento, non ti preoccupare. Vai pure a comprare le sigarette.
Noi ti aspettiamo qui' e poi andremo a farci una partita a biliardo" Feci
quanto mi aveva detto. Ci sapeva fare la ragazza. Era evidente che doveva
avere un certo ascendente sui maschi del gruppo che forse, potevano essere
addirittura tutti cotti di lei per il modo in cui la guardavano e per come
accettavano le sue proposte senza minimamente interferire. Per esperienza,
sapevo perfettamente che i maschietti diventano dei coglioni timidi quando si
innamorano e il comportamento di quei ragazzi era molto timido e quasi
riverente. Comprai le sigarette che non mi servivano affatto e mi diressi
verso il gruppo. Si erano alzati tutti e mi stavano attendendo. Sara, ancora
lei, prese la parola

" Allora, voi quattro prendete la macchina di Andrea, mentre io vado con lo
zio Stefano" I quattro ragazzi, senza proferire parola si avviarono, ma a me
l'ironia di Sara cominciava a starmi sulle palle

" Senti ragazzina, non sono arrivato a 35 anni per farmi prendere per il culo
da te. Forse lo potrai fare con loro, ma non con me. Non sono tuo zio"

" Come sei suscettibile! Affascinante e suscettibile. Ok, vada per Stefano,
allora. L'hai parcheggiata lontana la tua auto?"

" Sotto casa di Mattia. Dai, incamminiamoci"

" Non ci penso neanche. Troppo lontano. Vacci tu a prenderla. Io ti aspetto
qui'" Stavo per replicare. Non ero certo il tipo da prendere ordini e
tantomeno da prenderli da una ragazza di una ventina d'anni, ma mi trattenni.
Avevo assoluto bisogno di scoprire cosa accadeva a mio nipote e di
interrompere quella serie di violenze perpetrate a lui e ai suoi amici e
litigare con Sara me l'avrebbe potuto impedire, pertanto, mitigando il mio
istinto che era quello di prenderla a ceffoni, le dissi di attendermi davanti
al bar. Dopo una decina di minuti ero di ritorno. Lei sgrano' gli occhi
aprendo lo sportello

" Giri con una Mercedes sotto il culo? Hai capito zio Stefano, oh pardon,
Stefano. Affascinante e con i soldi. Sei proprio un tipo da sposare"

" Mettiti in fila, ragazzina" le risposi con acidita'. Lei sorrise. Era
veramente un bel tipo e non solo per la sua avvenenza. Si vedeva chiaramente
che i suoi quattro amici pendevano direttamente dalle sue belle labbra. Quanto
a me, un pensierino ce l'avevo fatto appena vista. Il suo viso era
notevolmente bello, geometricamente perfetto, con il naso, la bocca e gli
occhi scurissimi delineati perfettamente nell'ovale del volto e il suo corpo
mi faceva venire l'acquolina in bocca. Ma.... Ma era troppo piccola per me.
Non me la sarei mai sentita di andare a letto o peggio, instaurare una
relazione con una ragazza che doveva essere appena maggiorenne. Senza
considerare che era un'amica di mio nipote che, probabilmente, aveva una cotta
per lei. Ma anche se avessi dovuto soprassedere a tutte queste cose, mi stava
antipatica. Troppo sicura di se stessa, troppo autoritaria ed ironica per
andar d'accordo con uno come me. E tutto questo, dopo neanche cinque minuti
che la conoscevo. Lei nel frattempo sali' e con fare sicuro, tiro' indietro il
sedile mettendo i suoi piedi sul cruscotto

" Togli le gambe." La rimproverai "Ascoltami bene Sara, in macchina mia le
regole le faccio io e quindi, per favore siediti in modo corretto"

" Hai una sigaretta? Si che ce le hai, le hai appena comprate" mi chiese
togliendo finalmente le sue gambe fasciate dal jeans dal mio cruscotto. Le
passai il pacchetto e l'accendino

" Accendine una anche per me e poi indicami la strada" le chiesi

" Segui la macchina di Andrea. Ma dimmi, che lavoro fa uno come te per
meritarsi una macchina simile?"

" Lavoro nel campo della pubblicita'"

" E cioe'?"

" Sono quello che crea le campagne pubblicitarie delle varie aziende. Mi
occupo sia del settore creativo, con l'invenzione degli slogan, ad esempio,
che cercare i personaggi giusti per quel tipo di campagna. Se mi serve una
ragazza per un prodotto casalingo, andro' alla ricerca di un tipo acqua e
sapone, se invece devo creare una campagna pubblicitaria per un profumo, mi
servira' una tipa piu' aggressiva. Capito il concetto?"

" E per fare stronzate simili ti riempiono di soldi?"

" Non mi riempiono di soldi. Non sono ricco. Ma mi danno uno stipendio di buon
livello e siccome mi piace godermi la vita, mi sono comprato una macchina del
genere. Tutto qui'"

" Figo. Ed io per quale tipo di campagna pubblicitaria sarei adatta?" Ci
pensai su, mentre seguivo la macchina dei quattro ragazzi

" A quella di una gomma da masticare. Ti vedo bene mentre la mastichi e dopo
crei una bolla per farla poi scoppiare" Si mise a ridere fragorosamente

" Mi piacerebbe. E poi dovrei venire a letto con te, ovviamente. Altrimenti
niente lavoro"

" Ma chi te le ha messe in testa queste idiozie? Si fanno provini seri per
ottenere un lavoro del genere. Ci sono agenzie di ottimo livello e ogni
ragazza che poi vedi in tv o sui cartelloni pubblicitari e' una professionista
che lavora sodo"

" Si, lo immagino che tipo di provini e che tipo di professioniste siano,
quelle. Ma non devi prenderla come un'offesa. A letto con te ci verrei gratis,
figuriamoci per un lavoro come quello di attrice pubblicitaria" Rimasi senza
parole. Quella ragazza mi stava facendo perdere il controllo. Era schietta e
senza peli sulla lingua e pertanto, mi metteva in grossa difficolta'. Senza
contare che si stava offrendo su un piatto d'argento ed era troppo carina per
non cominciare a pensare a quella eventualita'. Rigettai quel pensiero

" Non dire scemenze. Dimmi tu piuttosto. Cosa fai, studi?"

" Diciamo di si"

" Perche' diciamo? Studi oppure no?"

" Vado all'universita' e fingo di studiare. Sto al secondo anno di
giurisprudenza e forse prendero' la laurea per non stare a sentire i miei, ma
non faro' mai l'avvocato"

" E perche' mai? E' una professione meravigliosa che apre prospettive molto
interessanti anche nel campo della magistratura"

" Parli come mia madre. Non faro' l'avvocato e nessun altro tipo di lavoro
perche' non mi va di fare un cazzo. Semplice, no?" Rimasi ancora una volta
sconcertato

" E cosa vorresti fare nella vita?"

" Sposarmi uno con un sacco di soldi, togliergli tutto, lasciarlo e poi fare
il cazzo del mio comodo"

" Ma che modo e' di pensare ad un avvenire? E soprattutto, che modo e' di
parlare? Sei una bella ragazza e dovresti avere un linguaggio piu' consono"

" Perche' dico spesso <cazzo>? E' vero, ho sempre <cazzo> in bocca. Magari
vorresti che fosse il tuo? Dimmi la verita', ti piacerebbe?" Era veramente
troppo. Quella ragazza aveva il potere di farmi sentire a disagio. Per
fortuna, la macchina dinanzi a me si fermo' e parcheggio' e Sara mi disse di
fare altrettanto. Eravamo arrivati. Parcheggiai anch'io e scendemmo. Non
sapevo che avevo appena imboccato la strada del non ritorno.

Fine prima puntata
view post Posted: 30/6/2015, 09:28     +1SERVO SI NASCE! 6! - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
anche io spero in un evoluzione in tal senso se devo essere sincero
392 replies since 24/8/2008