Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by mephistofele84

view post Posted: 12/1/2017, 20:29     +1Jennifer's body - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
per flover991 : si hai indovinato ovviamente xD
per davide sebastiani: sono contento che ti sia piaciuto ! un pò più di farting ci sarebbe stato bene a mio parere ( infatti è l'unico minuscolo appunto che ho detto già all'autore) ma quello che mi è piaciuto di più di questo racconto è l'aspetto psicologico e sapevo che a te non poteva sfuggire. inoltre se avesse contenuto troppe pratiche come piacciono a me ,probabilmente non sarebbe stato adatto a tutti e quindi non lo avrei postato
diciamo che è uno dei più "soft" che mi ha scritto e quindi l'ho condiviso perchè sapevo che sarebbe piaciuto a tanti (ecco perchè mi pareva assurdo che nessuno commentasse)
di racconti ce ne sono ma sempre meno purtroppo,e come hai detto tu, quasi sempre troppo simili gli uni agli altri
detto questo,secondo me quando uno gradisce un racconto dovrebbe sempre postare la propria opinione,anche solo per mostrare l'apprezzamento all'autore,che spesso è l'unica gratifica visto che scrivere richiede un sacco di tempo e di impegno e nessuno qui è pagato per farlo ,quindi un feedback dovrebbe sempre essere concesso
view post Posted: 12/1/2017, 00:20     Jennifer's body - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
no figurati non sono piccato ...la mia era solo una constatazione
il racconto purtroppo non ha un seguito...è autoconclusivo !
view post Posted: 11/1/2017, 21:36     Jennifer's body - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
wow....quasi 1000 visualizzazioni e nemmeno uno straccio di commento xD
non mi sorprende che i racconti scarseggino
view post Posted: 3/1/2017, 10:01     +3Jennifer's body - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ciao a tutti ...spero che le vacanze siano andate bene per tutti e per iniziare nel migliore dei modi questo nuovo anno ho pensato di postare il racconto che un mio caro amico mi ha scritto come regalo di Natale.
Lo ha scritto apposta per me e quindi seguendo i miei gusti ma scrive anche racconti su commissione a prezzi più che ragionevoli ,quindi se rimarrete affascinati come me da questo piccolo pezzo d'arte e vorrete contattarlo, inviatemi pure un messaggio privato e vi metterò in contatto


JENNIFER'S BODY

Il primo incontro tra Jennifer e Amanda risaliva a quando entrambe avevano sei anni.
Le rispettive mamme stavano prendendo il caffè in sala da pranzo, e avevano lasciato le figlie da sole nella camerata di Amanda. In quell’occasione Jennifer aveva rubato uno smalto alla sua nuova amica, che ovviamente era andata a dirlo a sua madre.
“Non fare i capricci, tesoro! Jennifer è un ospite! Prestale il tuo smalto!” aveva risposto la donna.
Altro che “prestarglielo”… quella piccola arpia glielo aveva consumato tutto! Ma c’era soprattutto una cosa che Amanda non aveva mai dimenticato: quando Jennifer si era messa lo smalto sulle dita dei piedi poggiandoli sulla schiena dell’amichetta. Lei era rimasta immobile e la aveva lasciata fare, come paralizzata dal carattere deciso di quella ragazza. Poi, quando Jennifer le aveva sbattuto il piede sotto il naso dicendo: “Soffi?” aveva obbedito. E quel che era peggio… sentiva di ammirarla mentre lo faceva! Quella ragazza sapeva come usare qualcuno come poggiapiedi facendola passare per una cosa normalissima.
Dodici anni dopo, le cose non erano cambiate molto. Jennifer era ancora una ragazzina arrogante che maltrattava le persone per il puro gusto di farlo, anzi, da quando le erano spuntate le tette era decisamente peggiorata. Le sue vittime preferite adesso erano i maschi che frequentavano la sua scuola.
“Ti muovi?”.
“Sto facendo più in fretta che posso,Jennifer!”.
La ragazza sbuffò.
“La foto di classe è tra mezz’ora, e se quegli stivali non brilleranno quando arriva il fotografo puoi anche cancellare il mio numero, capito? Oh, ciao, Amanda”.
Amanda non fu sorpresa di vedere un ragazzo seduto sul pavimento e intento a lucidare gli stivali della sua migliore amica.
“Ciao, Jennifer.” disse “Scusa se ti disturbo ma… devo dirti una cosa”.
“Dimmi”.
Amanda guardò il ragazzo seduto per terra, che scelse proprio quel momento per inumidire gli stivali di Jennifer alitandoci sopra.
“Volevo parlarti da sola.” specificò.
“Lui non conta.” replicò Jennifer sbrigativa “Non dice niente a nessuno, se glielo dico io”.
Amanda esitò. Proprio in quel momento suonò la campanella.
“Oh, mio dio! Tra venti minuti arriva il fotografo! E io devo ancora truccarmi!” guardò il ragazzo ai suoi piedi con odio “Allora? Ti muovi?”.
“Ho finito!” rispose lui a testa bassa.
“Bene. Amy, quando vai in classe dici al profe che arrivo subito?” chiese con voce dolciastra rivolta ad Amanda “Grazie!” aggiunse schioccandole un bacio sulla guancia, vicinissimo alle labbra.
Quindi, ovviamente senza ringraziare il ragazzo, che rimase inginocchiato a terra come un idiota, si dileguò in direzione del bagno.

Era davvero stranissimo l’effetto che facevano le umiliazioni di Jennifer sui ragazzi. Era chiaro che le trovavano ridicole quando era qualcun altro a subirle, e infatti lo prendevano in giro senza pietà, ma erano prontissimi a subirle anche loro. Era come in classe, quando il professore sgrida qualcuno e tutti ridono, anche se sanno benissimo che prima o poi capiterà anche a loro.
Inoltre c’era una cosa su cui tutti concordavano riguardo a Jennifer: aveva in più bel culo che si potesse immaginare. I ragazzi erano disposti a stare ai suoi piedi per delle ore pur di vederlo da vicino. Come quello (non era lo stesso di qualche ora prima) che vide Amanda quando uscì da scuola: se ne stava a quattro zampe davanti alla fermata dell’autobus, con Jennifer seduta sulla schiena. I passanti ridacchiavano ma lui era come ipnotizzato dal contatto con quei magnifici glutei.
“Jennifer, ti posso parlare?” chiese Amanda.
“Dimmi, tesoro.” rispose lei.
“Da sole.” disse Amanda. Jennifer sbuffò.
“Uffa… te l’ho già detto che loro non dicono niente a nessuno se io non voglio!” disse, poi, col tono che avrebbe usato per accontentare una bambina non troppo intelligente, aggiunse “Ma, se proprio ci tieni, ecco”.
Cambiò posizione. Si appoggiò contro il muro premendo natiche contro la testa del ragazzo su cui era seduta poco prima. Praticamente gli stava tappando un orecchio con il culo, mentre l’altro era premuto contro il muro alle sue spalle.
“Ora non sente niente. Vuoi vedere?” e batté le mani così forte da far sobbalzare Amanda, ma non quel ragazzo, che evidentemente non sentiva nulla per davvero.
“Allora?” disse ad Amanda preparandosi ad ascoltarla con le braccia conserte.
“Ecco…” cominciò Amanda “Si tratta di Johnny. Oggi ho trovato…” abbassò lo sguardo, non riusciva mai a guardare in faccia Jennifer per più di dieci secondi, quando le parlava “Il tuo numero di telefono sul suo diario. Appena l’ho visto ho capito che è il tuo perché lo so a memoria. Non sto dicendo che glielo hai dato tu!” si affrettò ad aggiungere.
“Ma certo che gliel’ho dato io.” la contraddisse Jennifer.
“Cosa?!?” esclamò Amanda.
“Me l’ha chiesto.” disse semplicemente Jennifer “Cosa dovevo fare?”.
“Dir… dirgli di no!” rispose Amanda “Tu e lui non vi siete mai frequentati in vita vostra, perché dovresti dargli il numero?”.
“Mah… forse cominceremo a vederci, qualche volta.” rispose semplicemente Jennifer.
Amanda non credeva alle sue orecchie. La sua voce iniziò a diventare più acuta.
“Puoi chiamare me se vuoi che usciamo tutti e tre insieme!” strillò.
“E non fare quella voce da isterica!” la sgridò Jennifer infastidita “Non intendevo uscire tutti e tre insieme. Intendevo uscire da soli”.
“Lui è il mio ragazzo!” gridò Amanda. Per la prima volta in vita sua, cercò di imporsi.
“Rilassati.” disse Jennifer ridendo “Lo so. Non ho mica detto che mi interessa. Pensi che me ne importi qualcosa dei ragazzi con cui esco?”.
E Amanda notò che nel dire questo allentava un po’ la stretta sulla faccia del ragazzo dietro di lei, per permettergli di udire distintamente quelle parole.
“Li uso un po’ per divertirmi e poi li mollo.” disse sadicamente, assicurandosi che il ragazzo non si perdesse neanche una sillaba di quella frase, poi tornò a premere il culo contro il suo orecchio.
Amanda guardò l’espressione assente del ragazzo. Improvvisamente, si immaginò il suo fidanzato Johnny nella stessa situazione e per poco non le venne un colpo.
“No!” gridò rossa in viso “Tu stai lontana da lui, capito?”.
La reazione di Jennifer non fu né quella di spaventarsi né quella di arrabbiarsi a sua volta. Era, invece, sbalordita.
“Amy!” esclamò “Che cosa…?”.
“Sono stanca di questo tuo modo di fare, capito? Pensi di essere la regina della scuola, ma se non avessi il cervello di una bambina di otto anni capiresti che i ragazzi ti vengono dietro solo perché fai la troia!”.
E quell’ultima parola uscì dalle labbra di Amanda come una fucilata, perché erano anni che se la teneva dentro.
Jennifer smise l’espressione stupita. Ora era incazzata anche lei.
“Stai alzando la voce con me, signorina?” sussurrò “Male. Molto, molto, molto male…”.
Si avvicinò ad Amanda. Il ragazzo cadde per terra come svegliandosi da una lunga trance.
“Vuol dire che dovrò farti abbassare la cresta in qualche modo.” disse Jennifer con un’epressione che Amanda non aveva mai visto “Sì, meriti un castigo. Quel ragazzo è così importante per te, eh? Allora il castigo sarà… trasformarlo nel mio schiavetto preferito”.
Amanda indietreggiò. Riuscì a riprendere coraggio per miracolo, e le rispose:
“Lui non diventerà mai uno dei tuoi schiavetti, Jennifer. Lui mi ama!”.
Jennifer ridacchiò.
“Ti ama abbastanza da rifiutare la ragazza più figa della scuola, secondo te?” il risolino si trasformò in una vera risata “Ma per favore! Striscerà come tutti gli altri entro un mese!”.
“Non è vero!” gridò Amanda trattenendo le lacrime, sempre indietreggiando.
“Scommettiamo?” disse Jennifer.
Amanda esitò per qualche secondo. Guardava i suoi occhi da folle.
“Certo!” rispose “Quanto vuoi…?”
“Non soldi.” disse Jennifer “Facciamo che se riesco a ridurre il tuo ragazzo…” guardò a terra. Il ragazzo su cui era seduta poco prima giaceva ai suoi piedi, senza sapere cosa doveva fare perché lei non glielo aveva ancora detto “…così” disse Jennifer lanciandogli un’occhiata di estrema disapprovazione, condita da uno sbuffo microscopico “allora dovrai chiedermi scusa per quello che hai… anzi! Dovrai fare tutto quello che riuscirò a far fare a lui!” esclamò con gli occhi che brillavano “Mi sembra fantastico! Che ne dici?”.
Amanda rimase in silenzio per quello che a entrambe sembrò un tempo eterno. Tremava dalla rabbia, e non riusciva a emettere un suono dalla bocca. Quando finalmente ci riuscì, gridò:
“Va bene! Accetto! E se non ci riesci dovrai ammettere pubblicamente che sei una troia! Va bene?”.
Jennifer si mise a ridere. Quando ebbe finito, le parlò come avrebbe fatto con una bambina.
“Ma certo, Amy!” disse “Aspetta e spera…”.
E le diede un bacio, come aveva fatto quando si erano incontrate prima della foto di classe. Solo che stavolta in quel bacio c’era qualcosa di malvagio, come il morso di un vampiro. Le loro labbra si avvicinarono molto di più questa volta.
Arrivò l’autobus. Jennifer lo prese al volo e salutò l’amica ridendo.
“Ciao-ciao, Amy! Un mese, ricordati… non di più!” disse.
L’autobus ripartì. Amanda rimase immobile, paralizzata dalla rabbia.
Qualcosa, poi, attirò la sua attenzione: il ragazzo che giaceva a terra aveva emesso una specie di mugolio. Amanda gli sferrò un calcio nelle palle talmente forte da lasciarlo lì per terra a piagnucolare fino all’arrivo dell’autobus successivo.

Johnny era il fidanzato perfetto di ogni ragazza.
Era carino, dolce, con un bel fisico ma non troppo - non il tipico bulletto da spiaggia ma nemmeno un ragazzino gracilino. Lui e Amanda si conoscevano da quando lei aveva dieci anni e lui undici. Avevano cominciato a uscire insieme alle medie ma si erano decisi a fidanzarsi ufficialmente solo da un paio d’anni.
Insomma, la tipica storia alla “Dawson’s Creek” che a Jennifer dava la nausea. Un motivo in più per rovinare tutto!
Da brava seduttrice, conosceva la prima regola della seduzione: bisognava sempre far ricadere la responsabilità sull’uomo. Sempre. Anche quando era chiaro come il sole che stava facendo di tutto per far cadere un uomo ai suoi piedi, lo aveva sempre negato. Recitare la parte della ragazza “vittima” di un approccio, meglio se indesiderato, presentava notevoli vantaggi. Tutto quello che doveva fare era girare intorno a Johnny comportandosi come un bocconcino appetitoso pronto per essere gustato, salvo poi dire che quello era il suo comportamento normale.
“Oh… i due piccioncini sono insieme!” pensò vedendoli vicino al cancello della scuola.

“Perché le hai chiesto il numero?”.
Gli rivolse questa domanda a bruciapelo, e Johnny rispose subito. Buon segno, significava che non stava inventando una scusa.
“Per un mio amico.” disse “Vuole invitarla a uscire ma si vergogna a farlo di persona
Amanda gli appoggiò le mani sulle spalle, dolcemente.
“Giuri?” disse.
“Ma certo!” rispose lui “Cosa credevi?”.
Johnny non aveva mai visto la sua ragazza così scossa. Gli venne spontaneo abbracciarla.
“Lo sai che non la sopporto. E poi la conosco da dieci anni…”
“Anche a me mi conosci da dieci anni.” lo interruppe Amanda.
“Certo. Ma con te è diverso… se chiedessi il numero a lei, sarebbe come chiederlo a un’amica”.
“Lei ti piace?” gli chiese.
“Ti ho appena detto che non la sopporto”.
“Non in quel senso.” Amanda si spazientì “Voglio sapere… una sega pensando a lei te la sei mai fatta?”.
Johnny si mise a ridere. Amanda rimase seria. Ma durò pochi secondi, poi si rese conto di quanto fosse ridicola quella situazione e rise con lui.

“Perché mi hai chiesto il numero?” chiese Jennifer.
“Anche tu con questa domanda? Te l’ho già detto!” esclamò Johnny “Era per un mio ami…”.
“Sì, me l’hai detto.” disse Jennifer mettendogli una mano sulla spalla per impedirgli di alzarsi “È che l’ho già sentita quella scusa”.
Si trovavano nello spogliatoio dei maschi. Jennifer era entrata senza bussare mentre Johnny si stava cambiando.
“Scusa?” chiese senza capire.
Jennifer sospirò.
“Hai capito benissimo.” disse “Un ragazzo vuole il numero di una ragazza, allora si inventa un amico…”.
“Ma… Mark non ti ha ancora chiamato?” chiese Johnny. Jennifer evitò la domanda.
“Senti…” disse dolcemente, e nel farlo si sedette sulle sue ginocchia “Mi sto solo preoccupando per Amy! Non so come ma ha saputo che ti ho dato quel numero e oggi è venuta da me. Era sconvolta!”.
“Addirittura?”.
“È una cosa molto ma molto stronza provarci con la migliore amica della tua ragazza, lo sai?” disse Jennifer.
“Ma io non ci sto…” cominciò Johnny, poi fece l’errore di guardarla dritto negli occhi. Aveva uno sguardo così magnetico… non l’aveva mai visto così da vicino!
“Insomma, tu non mi hai chiesto il numero perché ti piaccio, vero?” gli disse.
“Certo che no!” gridò Johnny “Tu non mi piaci, Jennifer…”.
Jennifer si ritrasse, come se Johnny avesse detto qualcosa che non si aspettava.
“Ah…” disse “Io non ti piaccio?”.
“No. Cioè… sei carina.” disse lui temendo di averla offesa. Poi si rese conto di quello che aveva appena detto e si morse la lingua “A me piace Amanda.” disse.
Jennifer ignorò l’ultima frase.
“Lo so che sono stata antipatica tante volte con te in questi anni.” gli disse avvicinandosi pericolosamente al suo volto “È che in fondo sono ancora una ragazzina, no? Stupida… immatura…”.
Si slacciò un bottone della camicetta, distrattamente. Johnny sobbalzò.
“Fa proprio caldo qui dentro, vero?” disse Jennifer. Poi tornò al discorso precedente “Ma adesso sto crescendo. Voglio che siamo amici”.
Si avvicinò a lui sempre di più, poi, a voce così bassa che solo a quella distanza sarebbe stata udibile, disse:
“Scusa se ti ho fatto tanti dispetti in questi anni, cucciolo”.
E lo baciò sulla bocca.

Un altro modo sicuro per sedurre un uomo, stando alla pluriennale esperienza di Jennifer, era non rispondere alle sue telefonate. Una lieve infatuazione, dopo un paio di settimane di “visualizzato alle”, si trasforma in un’ossessione. Dopo aver baciato Johnny, Jennifer era uscita dallo spogliatoio senza dire una parola, e ovviamente lui l’aveva cercata per chiederle spiegazioni. Lei non aveva mai risposto. “Voglio parlarti” gli aveva scritto su WhatsApp, e lei lo aveva ignorato. Benissimo! Era così che lo voleva: confuso e in balia dei suoi capricci.
Dopo due settimane, immaginava che fosse cotto a puntino. Sapeva che ogni giovedì sera, dopo il karate, andava a bere una birra con gli amici nel pub della città. Decise che lo avrebbe incontrato lì “casualmente”. Sul retro del locale, magari.

“Mi stai pedinando?” gli chiese.
“No. Cioè… sì… cioè, no! Ero qui con degli amici.” rispose Johnny sudando freddo “vorrei solo che mi spiegassi…”.
“…perché ti ho baciato?” concluse la ragazza.
“Sì.” disse lui.
Jennifer lo guardò con le braccia conserte e un sorriso divertito sulle labbra.
“Lo vuoi sapere davvero?” chiese.
Lui fece segno di sì con la testa.
“Ho scommesso con Amy che sarei riuscita a sedurti. E a quanto pare ci sono riuscita, visto che quando ti ho baciato non ti sei ribellato”.
La mandibola di Johnny cadde letteralmente a terra. Jennifer ridacchiò.
“Era solo un giochino da bambine.” disse “Tranquillo, ora è tutto passato”.
E fece per rientrare nel pub. Lui la trattenne afferrandola per un braccio.
“Ma che cazzo dici?” sbottò “Questo non è un giochino! È una cosa seria! E poi tu non mi hai ‘sedotto’. Quello era solo un bacio!”.
“Ah, sì?” disse Jennifer senza togliersi quel sorriso tranquillo e irritante dalla faccia “E allora come mai mi stai tartassando di telefonate da due settimane?”.
“Perché non mi hai rispo…” provò a dire lui, ma lei cominciò ad esplorare il suo petto sotto la maglietta con le dita.
“Quindi… non vuoi che lo rifaccia?” gli chiese.
“Che co…?” disse lui, ancora una volta non poté finire la frase perché lei lo baciò.
“Questo.” disse.
Johnny rimase immobile, come immobilizzato. Jennifer conosceva bene il motivo: sapeva che aveva rivissuto mentalmente l’esperienza delle sue labbra milioni di volte in quelle due settimane, e che non vedeva l’ora di rifarla.
“Non ti è piaciuto?” gli chiese ridendo.
Johnny fece una faccia come quella di una vittima che sta per essere condotta al macello. Ebbe appena la forza di sussurrare le parole:
“Cosa vuoi da me?”.
SBAM!
Jennifer lo aveva spinto con violenza contro la scaletta che conduceva all’entrata di servizio del pub, facendogli perdere l’equilibrio. Rimase seduto su uno di quei gradini guardandola dall’alto in basso.
“Cosa voglio da te?” disse Jennifer “Voglio essere chiara fin da subito: da te non voglio proprio un cazzo. Tu non significhi niente per me. Ti voglio sedurre solo per far fare una figura di merda a quella troia della tua ragazza”.
Johnny non ebbe alcuna reazione, né quando gli confessò che lo stava solo usando, né quando la sentì chiamare “troia” la ragazza che amava. Jennifer rise.
“È questa la cosa divertente con voi uomini! Non ho neanche bisogno di fingere di avere buone intenzioni! Posso tranquillamente dirti quello che voglio fare, tanto è più forte di te… continuerai a sbavarmi dietro!”.
E infatti lui non riusciva a fare altro che guardarla con una ridicola faccia da pesce lesso. Jennifer se la godette per un po’, poi lo risvegliò da quella trance con uno schiocco di dita.
“Ti piace il mio culo?” gli chiese. Lui trasalì.
“Io n… n…”. Johnny faceva fatica a parlare.
“Non ti piace? Ma piace a tutti!” disse Jennifer con l’aria a metà tra la sorpresa e quella di una persona che sta per offendersi.
“No, mi piace… è che n… non so che dire…!” tartagliò il ragazzo.
“Mi piace va benissimo.” tagliò corto Jennifer, poi lo folgorò con uno sguardo seducente “E… vorresti toccarlo? Dì la verità”.
Si fece più avanti di un passo. Il ragazzo indietreggiò fino a cadere seduto sul gradino dietro di lui. Lei lo bloccò mettendogli un piede sulla gamba.
Gli prese la mano e la avvicinò al suo posteriore perfetto. Johnny sudava freddo. Quando fu a pochi millimetri dalle sue natiche, però, Jennifer gliela bloccò.
“Vorresti… baciarlo?” disse guardandolo fisso negli occhi.
“S… sì!” rispose lui rassegnato. Quella parola uscì dalla sua bocca come un rantolo di dolore.
“A una condizione.” disse Jennifer.
“Tutto quello che vuoi!”.
Johnny aveva le lacrime agli occhi. Non voleva dire quello che stava dicendo ma Jennifer aveva ragione: era più forte di lui.
“Dopo avermi baciato il culo, devi andare da quella puttana di Amanda e baciarla sulle labbra.” disse Jennifer con un sorriso sadico “Non dirle che mi hai baciato il culo prima di baciarla. Glielo dirò io al momento giusto”.
E senza aggiungere una parola si voltò. Johnny crollò. Purtroppo Jennifer aveva ragione: il suo culo gli piaceva, come a tutti. Anzi, era da quando andavano alle medie che desiderava toccarlo, accarezzarlo… e aveva il permesso di baciarlo! Posò le labbra sui jeans in corrispondenza di quella fossetta che si crea tra la schiena e l’ano. La baciò con passione, pregando che il tessuto che lo divideva dalla pelle perfetta di Jennifer scomparisse come per magia. La accarezzò con la punta della lingua proprio come faceva con i denti della sua ragazza. Chiuse gli occhi per assaporare quella sensazione meravigliosa.
Poi Jennifer ruppe l’incanto semplicemente spostandosi. Quando aprì gli occhi, Johnny la vide sulla porta, con un piede già dentro il locale.
“Domani pomeriggio a casa mia.” si limitò a dire prima di uscire.

Jennifer si era sdraiata sul divano così da occuparlo in tutta la sua lunghezza. Johnny la guardò. Dove si sarebbe dovuto sedere lui, allora? Titubante, glielo chiese.
“Tu non ti siedi sul divano.” rispose Jennifer “Ti siedi lì per terra, vicino ai miei piedi”.
Johnny guardò i piedi di Jennifer che ciondolavano oltre un bracciolo del divano, calzati dentro degli scarponcini neri da dark-lady. Avrebbe voluto dire qualcosa del tipo “Ma sei pazza? Fammi posto sul divano, dai!” ma, come al solito, non ci riuscì e si limitò a obbedirle.
Jennifer nemmeno lo guardava. Faceva zapping rigirandosi in bocca lo stecchino del lecca-lecca. Johnny si voltò istintivamente verso di lei ma si trovò proprio di fronte le suole delle sue scarpe. Erano davvero molto sporche, chissà da quanto tempo non le puliva?
Come se gli avesse letto nel pensiero, proprio in quel momento Jennifer gli disse:
“Ascoltami bene, stronzetto, adesso tira fuori la lingua e leccami le suole delle scarpe”.
“Cosa?” replicò Johnny. Subito gli arrivò una pedata sulla faccia.
Jennifer si chinò su di lui con un aspetto tanto minaccioso che si sarebbe aspettato di sentirle dirle: “Cosa è un paese che non conosco, lì parlano la mia lingua?”. Invece gli disse:
“Hai capito benissimo! Quindi ora fallo!”.
Johnny teneva la mano sul naso, cercando di capire se con quella pedata Jennifer glielo aveva rotto o no. Constatò che era intero, poi alzò lo sguardo verso la ragazza. Era uno sguardo così magnetico da fargli passare del tutto la voglia di replicare. Tirò fuori la lingua e la poggiò su quelle suole sporchissime.
Jennifer non fece neppure un sorrisino di soddisfazione. Semplicemente si sdraiò di nuovo e tornò a fare zapping rosicchiando lo stecchino del lecca-lecca.
Il sapore era orribile ma Johnny era troppo spaventato per protestare. Spaventato e completamente soggiogato da quello che stava succedendo nelle sue mutande, che permetteva a Jennifer di muoverlo come un burattino. Passarono due ore, e Johnny se ne accorse perché Jennifer mentre lui leccava guardò un film dall’inizio alla fine, sempre senza degnarlo di uno sguardo. Le suole che aveva davanti erano così lucide da potercisi specchiare, ma la sua lingua era secca come la sabbia del Sahara.
“Je… Jennifer?” mormorò timidamente “Scusa se ti disturbo ma la mia lingua… insomma… non ho più saliva. Posso andare a be… bere un bicchier d’acqua?”.
Poi si accucciò mettendo le mani a coppetta sulla faccia, temendo che lei lo prendesse a calci di nuovo. Per sua fortuna Jennifer rispose:
“Sì. Ma metti un po’ d’acqua in un piatto e poi portalo qui. Voglio vederti lappare come un cane”.
Johnny eseguì l’umiliante ordine senza discutere. Riempì d’acqua un piatto di ceramica e poi, stando attento a non farne cadere neanche un goccio sul pavimento, lo portò in salotto per posarlo a terra in un punto dove per Jennifer fosse ben visibile.
Poi si mise a lappare come gli aveva chiesto. Lei probabilmente gli stava lanciando solo qualche pigra occhiatina di tanto in tanto, ma per Johnny fu umiliante lo stesso. Quando ebbe bevuto abbastanza si rialzò per riportare il piatto in cucina ma, quando passò vicino alle gambe di Jennifer, questa gli fece lo sgambetto.
Il piatto riuscì a salvarlo ma l’acqua che c’era rimasta dentro cadde tutta per terra.
“Pulisci, troia!” gli ordinò secca Jennifer.
Mentre asciugava il pavimento con uno straccio rimediato in cucina, Johnny sentì Jennifer che si alzava. Un brivido gli corse lungo la schiena quando lei gli diede un calcetto sulle natiche.
“Girati.” ordinò.
Lui obbedì, passando dalla posizione a carponi di prima a una più comoda posizione da seduto, da cui Jennifer lo spostò immediatamente dandogli un calcio in mezzo al petto che lo face finire supino. Quindi gli salì sopra con entrambi i piedi.
“Vuoi baciare il mio culo?” gli chiese. Il suo volto, in mezzo ai capelli che scendevano su di lui come tentacoli di un mostro marino, era ancora più minaccioso.
“J… J… J… Jennifer” balbettò lui “l… l… lo sai che voglio farlo!”.
Lei non gli rispose. Gli strusciò i piedi sul petto. Si stava pulendo le scarpe dalla sua saliva!
Johnny avrebbe voluto distogliere lo sguardo dai suoi occhi ma non ci riusciva.
“Allora potrai farlo, ma a una condizione.” disse. Lui non rispose, pendeva letteralmente dalle sue labbra “Dovrai farlo davanti a tutti, all’assemblea scolastica di lunedì”.
Il cuore di Johnny gli saltò in gola.
“No!” gridò.
Lei gli piazzò una scarpa, ancora umidiccia della sua saliva, sulla guancia, premendo così forte da fargli male.
“Sbaglio o ti stai permettendo di dirmi di no?” sibilò “Luirida merdina… io sono la dea della scuola! Ne trovo cinquanta come niente di ragazzi prontissimi a umiliarsi in pubblico per me! E una nullità come te si permette di dirmi di no?”.
Lui non avrebbe potuto rispondere neanche se ne avesse avuto il coraggio, perché le sue guance erano compresse tra il piede di Jennifer e il freddo pavimento.
“Quanto sei stupido! Non capisci che i nostri compagni di scuola ti invidieranno?” continuò lei “Sì, certo, ti prenderanno per il culo fino alla morte ma sotto sotto… ogni uomo vorrebbe baciare il culo della divina Jennifer almeno una volta nella vita!”.
Johnny incominciò a tremare. E con voce tremante rispose:
“Sì, Jennifer! Tutto quello che vuoi!”.
Jennifer spostò il piede, permettendo finalmente a Johnny di alzarsi.
“Ora puoi andartene.” gli disse.
Lui rimase nella stessa posizione di prima, guardando con la bocca spalancata.
“Che c’è?” chiese la ragazza, poi capì e si mise a ridere “Ma certo! Speravi che ti facessi di nuovo baciare il mio culo prima di andartene, vero?”.
Johnny annuì trattenendo a fatica le lacrime. Si odiava a morte per quello che stava facendo alla propria dignità e alla sua ragazza, ma non poteva farci niente!
“Allora ti accontenterò. Ma a una condizione.” disse Jennifer. Il tono era molto diverso da quello che aveva usato poco prima per la stessa frase. Era il tono di una bambina che voleva giocare.
“Qualunque cosa.” disse lui col tono lamentoso di chi non ha scelta.
“Devi chiamare Amanda. Quella puttana.” spiegò Jennifer “E devi dirle tutto quello che ti dirò di dirle. In cambio potrai” si avvicinò a lui come se stesse per baciarlo e scandì queste parole con la bocca a pochi centimetri dai suoi occhi: “leccare il mio meraviglioso culo. Ovviamente attraverso i jeans”.
Johnny pregò di morire sul colpo ma non venne esaudito. Doveva scegliere tra la sua ragazza e un onore a cui tutti i ragazzi della scuola - e tutti i ragazzi del mondo, se avessero conosciuto Jennifer, probabilmente - aspiravano.
Pochi secondi dopo era sdraiato sul divano insieme alla sua aguzzina, con la faccia davanti al suo culo.
“Pronto, Amanda?”.
“Dille che volevi solo dirle che la ami.” ordinò Jennifer.
“Volevo solo dirti che ti amo.” disse Johnny.
Amanda si mise a ridere, come se stesse per piangere dalla gioia.
“Anch’io ti amo tanto, Johnny!” esclamò.
“Dille che ti ho detto della scommessa”.
“O… oggi è venuta da me Jennifer. Mi ha detto della vostra scommessa.” disse Johnny.
Amanda commentò arrabbiatissima:
“Quella stronza!”.
“Dille che non cederai mai al mio fascino.” disse Jennifer, e aggiunse ridendo: “Diglielo mentre mi lecchi il culo!”.
“Ma io non cederò mai.” disse Johnny. Leccò il culo meraviglioso che aveva davanti “Io ti amo! Non farò mai una cosa del genere! Tu sei troppo bella… sei troppo bella!” ripeté come un automa mentre leccava il culo di Jennifer quasi cercando di bucare quei jeans con la lingua per arrivare al suo ano “Lei non riuscirà mai a farmi fare qualcosa se tu non vuoi”.
Intanto, mezzo metro, sopra di lui, con la faccia schiacciata contro il cuscino per soffocare le risate, Jennifer rideva… rideva…

“Ora vai a casa di quella stronza e baciala. Con la lingua, capito?” disse Jennifer trafiggendo coi suoi occhi di ghiaccio il ragazzo inginocchiato di fronte a lei “Sarà contenta. Alle ragazze piacciono le sorprese!” e rise “Guai a te se ti lavi la bocca prima di arrivare da lei, chiaro?”.
“Sì, signora, sì!” rispose Johnny facendo di sì con la testa, che Amanda teneva stretta tra le sue mani come per ipnotizzarlo meglio.
“Aspetta… apri la bocca.” gli ordinò.
Lui lo fece. Lei sputò un litro di saliva facendo attenzione a farla finire tutta sulla sua lingua. Lui nemmeno ingoiò, lasciò che gli scendesse lungo la gola.
“Come devi baciarla?” chiese Jennifer.
“Con la lingua.” rispose lui.
Lei si complimentò con lui dandogli un paio di schiaffetti sulla guancia, poi rientrò in casa lasciandolo in ginocchio sul porticato.

“Per favore, Jennifer! Non farmelo fare!” supplicò Johnny tendendo le mani giunte verso di lei.
Jennifer sospirò con l’aria scocciata.
“Mamma mia, quanto sei pesante!” esclamò.
“Ma non voglio… non voglio!” disse lui quasi piangendo.
“E allora non farlo.” disse semplicemente Jennifer “Lo sai che non sei obbligato. Solo che poi non ti farò mai più baciare il mio culo”.
Si mise a ridere, e Johnny abbassò lo sguardo più umiliato che mai. Quello di cui aveva bisogno era che lei annullasse il patto che avevano fatto, che gli dicesse a chiare lettere che non se ne faceva niente. E lei lo sapeva.
“Almeno non davanti ad Amanda…”
Jennifer si voltò di scatto.
“Come devi chiamarla?” chiese con aria di riprovero.
Johnny singhiozzò.
“La puttana.” rispose “Non davanti alla puttana, per favore, Jennifer…”.
“Zitto.” disse lei “Parcheggia vicino alla scuola. Voglio che tutti vedano che sono venuta con il mio chauffeur di fiducia”.

L’assemblea iniziò. I rappresentanti degli studenti erano un ragazzo e una ragazza lesbica, e… non serve altro per spiegare come avesse fatto Jennifer a ottenere uno spazio tutto per sé e il suo schiavetto su quel palcoscenico.
“Non dobbiamo andare subito. Ci chiama lui.” spiegò Jennifer “Aspettiamo il momento più adatto, quando la palestra sarà bella piena! Buona idea, non trovi?”.
“Sì, padrona.” rispose Johnny rassegnato.
Sentendolo dire così, qualcuno dei presenti rise. Fortunatamente furono in pochi a sentirlo, perché in quel momento c’era una confusione incredibile.
“Perché mi fai questo?” le sussurrò Johnny.
Lei, inaspettatamente, gli accarezzò la guancia.
“Tesoro… io non ce l’ho con te.” disse “Ma quella troia mi ha mancato di rispetto e sfortunatamente il modo migliore per fargliela pagare è umiliare il suo ragazzo. Non c’è niente di personale in questa cosa”.
L’assemblea incominciò. La prima mezz’ora servì a convincere tutti quegli studenti casinisti a trovarsi un posto a sedere. Poi cominciarono a parlare di qualcosa, ma Johnny non aveva idea di che cosa fosse. Nella sua testa c’era spazio solo per quello che avrebbe dovuto fare da lì a poco.
“Mi viene da vomitare.” disse. E pregò che fosse vero: pregò che un fiotto di vomito misto a sangue gli uscisse dalla bocca innaffiando tutti quelli che aveva davanti. Sarebbe stato un bel diversivo ma… purtroppo non successe.
“Dai, Johnny tocca a noi!” esclamò Jennifer eccitatissima alzandosi in piedi.
Solo allora il ragazzo realizzò che uno dei rappresentati aveva appena detto: “Due dei nostri studenti devono fare un annuncio”, e poi i loro nomi.
“Jennifer, ti prego… ti prego…” continuava a salmodiare sottovoce mentre lei lo trascinava al centro della palestra tenendolo per un braccio.
“In realtà non è proprio un annuncio.” disse la ragazza parlando nel microfono. Per una così popolare, sembrava abbastanza a disagio quando parlava a un pubblico così vasto “Vedete… Johnny vuole baciarmi il culo davanti a tutta la scuola”.
Gli studenti, vocianti e schiamazzanti come un pollaio fino a un secondo prima, rimasero completamente ammutoliti. E per cinque secondi la palestra fu immersa nel più completo silenzio. Cinque secondi in seguito ai quali esplose la più grande risata corale che si fosse mai sentita in quella parte del globo.
Quando il volume delle risate si si fu abbassato abbastanza da rendere udibile una voce umana amplificata dal terribile impianto stereo della scuola, il rappresentante chiese a Jennifer:
“Perché lo farà? Ha perso una scommessa?”.
Jennifer emise un risolino.
“Oh, non lui.” disse “Ma Johnny ve lo spiegherà meglio di me. Ecco…” gli passò il microfono.
A Johnny non rimaneva altro che dire la frase che lei gli aveva scritto in un messaggio quel pomeriggio. Chiuse gli occhi e la disse pensando di essere altrove.
“Quella troia della mia ragazza ha mancato di rispetto a Jennifer. E lei, per vendicarsi, ha deciso di farmi diventare il suo schiavetto. Ci è riuscita senza alcuna difficoltà, in meno di un mese”.
Gli studenti divennero incontenibili. Molti si alzarono in piedi e presero a battere le mani urlando: “Jennifer! Jennifer!”.
“Voglio che questo sia un avvertimento anche per tutte le ragazze presenti.” disse mentre Johnny si inginocchiava “Questo è quello che succede se mi fate incazzare!”.
Quindi porse il suo magnifico posteriore al ragazzo. Lui tremava come una foglia, pregava che gli venisse un colpo al cuore, che qualcuno lo svegliasse da quell’incubo… non avvenne nulla di tutto ciò, e quando fu a pochi centimetri dalle natiche di Jennifer persino la vergogna scomparve. Riuscì solo a pensare a quanto quel culo fosse bello ed eccitante.
Così non solo lo baciò ma continuò a baciarlo con passione, mentre la folla lo derideva e incitava Jennifer.
La ragazza si godette gli applausi, rispose alle grida di approvazione agitando le braccia in direzione dei presenti. Poi, quando si fu stancata, colpì Johnny con una culata facendolo finire disteso a terra.
Prese il microfono.
“In realtà c’è un’altra persona che deve baciarmi il culo.” dichiarò. Cercò Amanda con lo sguardo tra la folla. Quando la trovò, stava cercando di scappare dall’uscita di sicurezza.
“Fermatela, ragazzi.” disse. Due ripetenti del quinto anno la presero di peso e gliela portavano.
“Coraggio, Amy… le scommesse si pagano!” disse.
Amanda aveva le guance rigate dalle lacrime. Forse perché Johnny l’aveva appena tradita, forse per quello che stava per fare… non era così importante: l’unica cosa che importava a Jennifer era sapere di aver vinto. Stravinto.
Amanda si inginocchiò dietro di lei, proprio dove si era messo Johnny poco prima. Lei la prese per i capelli e la spinse contro il proprio culo.
“Bacia!” urlò “Devi fare tutto quello che riesco a far fare a lui, lo sai! Devi abbracciare il mio culo e baciarlo con passione!”.
I maschi della scuola erano così eccitati che alcuni presero a frugarsi nelle mutande, e il bello era che con tutta quella euforia nessuno pensava a fermarli. L’unica speranza per Amanda era che qualcuno, sentendo le grida, decidesse di entrare per vedere quello che stava succedendo. Ma non accadde, e la ragazza poté solo abbracciare il grandioso, vincente culo di Jennifer e baciarlo con passione.
Jennifer decise di umiliarla ancora di più: si abbassò i pantaloni. Alla vista del suo culo coperto solo da un perizoma, gli studenti maschi gridarono come delle ragazzine a un concerto di Justin Bieber. Alcuni travolsero gli altri studenti per vedere quella scena più da vicino.
Jennifer godeva come una porca sentendo le lacrime di Amanda sul suo culo nudo e per questo si muoveva sinuosamente, eccitando ancora di più i presenti. A un certo punto prese la piccola e sottile mano di Amanda e… sì, lo videro tutti distintamente! La stava usando per sgrillettarsi!
“Bacia, puttana! Bacia!” urlava “E ora lecca. Gliel’ho fatto anche leccare, sai? Vero che lo hai leccato, schiavetto? E tu devi fare tutto quello che sono riuscita a far fare a lui!”.
Amanda lanciò un grido. Un grido di disgusto e di dolore che eccitò ancora di più la sua (ormai ex) migliore amica.
“Pietà!” gridò, ma Jennifer le tirò i capelli.
“Devo farti male? Lecca!” ordinò ruggendo come una pantera.
La poverina leccò. Jennifer, spettinata e con le pupille dilatate per l’eccitazione, alzò un pugno in segno di vittoria.
Poi fece cenno alla folla di fare silenzio mettendo un dito davanti alla bocca. Quel branco di zulù si placò: Jennifer ne aveva il completo controllo.
Avvicinò il microfono al suo culo, alle sue natiche che stavano stringendo con forza la faccia di Amanda.
Dalle casse dell’impianto stereo uscì il rumore di una scoreggia, inconfondibile nonostante quell’impianto facesse cagare.
Amanda urlò di nuovo, e con la forza della disperazione riuscì a liberarsi dalla stretta di quell’arpia. Rimase in ginocchio di fianco a lei, tossendo come una persona che cerca di vomitare.
“Ora hai capito che con me non si scherza?” le chiese Jennifer. La povera ragazza annuì senza smettere di tossire.
“Non hai mai avuto speranze. Lui è stato mio appena ho deciso che doveva esserlo. A proposito, sai quante volte ti ha baciata dopo avermi leccato il culo?”.
A quelle parole, Amanda ebbe un guizzo d’orgoglio. Saltò addosso a quella puttana. Voleva cavarle gli occhi a unghiate. La parte di lei che aveva a portata di mano, però, era un’altra: afferrò i pantaloni che le cadevano bassissimi lungo la vita e tirò. Le strappò via anche le mutande e la fece cadere a terra. Quindi le saltò addosso e colpì alla cieca.

“Non… non posso credere che sia successo!” esclamò Amanda.
E invece era successo: la famiglia di Jennifer aveva denunciato Amanda perché “aveva aggredito la loro bambina”.
“Certo che gli dico di ritirare la denuncia!” esclamò Jennifer “Sei la mia migliore amica! Però devi fare una cosa per me in cambio”.
Le puntò contro il cellulare.
“Adesso facciamo un video per il mio canale di YouTube.” disse “Tu devi dire: sono solo una troia che deve obbedire a Jennifer e portarle rispetto”.
Ad Amanda tremava la voce. Stavolta non per la rabbia ma per la paura.
“Ma non puoi! Non puoi metterlo su YouTube! Ti denuncerebbero per bullismo…” disse.
Jennifer rise.
“Secondo te gliene frega qualcosa a qualcuno delle vittime di bullismo?” le chiese senza smettere di inquadrarla “Al massimo faranno un servizio su di me per fanpage, poi si dimenticheranno di tuttt
o. Le vittime di bullismo sono deboli, perdenti… i perdenti non piacciono a nessuno. La gente ama i vincenti!” e rise di nuovo “Brava, piangi! Così si capisce meglio quanto sei sfigata!”
“Sono solo una troia che deve obbedire a Jennifer e portarle rispetto.” disse Amanda.
“Avvicinati.” ordinò Jennifer “In ginocchio”.
Amanda obbedì.
“Sai, prima che tu venissi a suonare alla porta di casa mia per supplicarmi di non mandarti in galera, stavo facendo una cosa”.
E tirò fuori una boccetta di smalto che le mostrò.
“Stai ferma.” le disse.
Le poggiò un piede sopra la faccia in modo da coprirgliela tutta, e in modo che le dita poggiassero sulla sua fronte.
Finì di mettersi lo smalto stando in quella posizione. Poi le mise il piede davanti alla bocca e, sorridendo sadicamente, disse:
“Soffi?”.
view post Posted: 16/9/2016, 15:13     Le guardiane del tempo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
si si l'ho capito andando a cercare la parola e il tuo ragionamento torna perfettamente
view post Posted: 16/9/2016, 10:34     Le guardiane del tempo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
e anche oggi ho imparato qualcosa...non sapevo che la parola pugilatore esistesse xD
view post Posted: 10/9/2016, 10:26     Le guardiane del tempo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ti avrei scritto anche prima ma ci ho messo un pò a notare la storia xD
in mia difesa me lo potevi scrivere che ne stavi postando una e mi sarei fiondato a leggerla :)
view post Posted: 9/9/2016, 09:35     Le guardiane del tempo - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
ahahah non ti preoccupare..io non ho ancora capito nemmeno il genere ! dubito che capirò il colpo di scena xD
view post Posted: 29/8/2016, 08:25     Sonia mi schiaccia come un verme - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
adesso dovrebbe essere "Michelle mi schiaccia come un verme " xD
392 replies since 24/8/2008