Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Posts written by ShyBoy

view post Posted: 8/2/2015, 21:27     Salve a tutti - PRESENTAZIONE
Essendo nuovo del forum non avevo notato questo topic fino a quando per caso l'ho aperto.
Ogni foto mi ha catturato, complimenti davvero.
Provo invidia per chi ha avuto l'opportunità di conoscerla di persona.
view post Posted: 8/2/2015, 21:24     Istanti - DOMINAZIONE
L'ultima foto, accompagnata dalla frase sulla consapevolezza è a dir poco DIVINA.
Complimenti Miss Thaila, credo sia difficile trasmettere delle emozioni tramite le foto, Lei è riuscita pienamente.

Attendiamo aggiornamenti! :rolleyes:
view post Posted: 6/2/2015, 11:41     LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ragazzi fin dall'inizio ho cercato di scrivere il racconto esplicitando le emozioni dei due protagonisti e sul susseguirsi delle vicende in un tempo non breve.
Per voi che leggete, la lettura risulta noiosa e poco accattivante?

Grazie.
view post Posted: 1/2/2015, 19:32     +1LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ecco il seguito della storia, ricordo che è di pura fantasia.
I personaggi infatti non esistono.
Chiedo venia, ho riletto il racconto più volte ma avendo utilizzato l'editor del forum spero di non aver coniugato male qualche verbo.

Buona lettura.

ShyBoy

**********************************



- L'incontro con Lucrezia & La svolta



Paola ha 28 anni, alta 1.75, i capelli castano chiaro mossi, gli occhi castani.
Ottavio ha 17 anni, alto 1.60, non ha ancora i lineamenti ben definiti per la sua giovane età e tutto sommato non è un brutto ragazzo.

Dall'ultima volta che Ottavio si era fatto trovare a casa di Paola, le cose non erano cambiate molto.
Passavano i giorni e il rapporto tra i due diventata sempre più stretto, dagli atteggiamenti che Paola aveva nei confronti di Ottavio, si capiva che gli voleva bene, non era mai fredda e distaccata e si dimostrava sempre dolce e disponibile.
Questo atteggiamento mandava in confusione Ottavio che non riusciva a comprendere se realmente Paola lo sottometteva solamente perché voleva aiutarlo o perché si sentiva appagata.

Con grande dispiacere, oltre qualche bacio ai piedi e qualche massaggio, Paola non aveva mai ordinato a Ottavio qualcosa e non lo aveva mai sottomesso realmente.
I genitori di Ottavio erano sempre a lavoro, sia di mattina che di pomeriggio, era quindi libero di uscire fuori casa senza fornire tante spiegazioni.
Tranne qualche momento di eccitazione, Ottavio riusciva a mentenersi sobrio e razionale, rispettando i limiti che Paola gli aveva imposto all'inizio della loro conoscenza.

Una mattina mentre Ottavio era all'ultima ora di scuola, gli arrivò un messaggio sul cellulare, prese il cellulare e lesse:

SMS: "Non ci credo neanche io ma sono riuscita a finire prima tutte le scartoffie che avevo da compilare in reparto, riusciamo a vederci per pranzo? Cosi facciamo due chiacchiere che ancora non mi hai detto come vanno le cose a scuola."

Ovviamente Ottavio rispose che sarebbe passato da Paola invece di consumare un pasto precotto a casa da solo.
Mentre Ottavio si dirigeva a casa di Paola pensava al loro splendido rapporto che si era creato, era cosi tanto felice che il suo entusiasmo lo sfogò sui libri riuscendo a recuperare qualche insufficenza in un paio di materie.

Sali' a casa di Paola ed a terra come apri' la porta vide quelle pantofole meravigliose, Paola usava i sandali estivi in casa, non resistette, si sdraiò a terra e pieno di imbarazzo iniziò a leccarle, venne subito come la maggior parte delle volte.
Ormai era chiaro che Paola lasciava in giro per casa pantofole e scarpe appositamente.
Nonostante tutto, Ottavio era ancora preso dall'eccitazione e non riusciva a calmarsi, per distrarsi iniziò ad apparecchiare ed a mettere la pentola per l'acqua sul fuoco.

Paola: "Ehi Lucrezia io scappo, mi aspetta Ottavio a casa cosi chiacchieriamo un pò."
Lucrezia: "Come va con lo schiavetto?" Disse ridendo.
Paola infastidita si guardò intorno e rispose: "Ma non è il mio schiavetto, ogni tanto gli faccio massaggiare i piedi o mi faccio mettere lo smalto, ma nulla di più."
Lucrezia: "Vuoi dirmi che non ti fa trovare la tavola apparecchiata? O che non ti manda la buonanotte?."
Paola: "Si lo fa, ma lui mi vuole bene come amica, sono attenzioni che fanno parte del suo carattere, lo conosco bene, non lo fa per avere un suo tornaconto personale."
Lucrezia: "Mh, ci credo poco. Me lo fai incontrare? Se tu non sei capace di realizzare i suoi desideri posso farlo io."
Paola: "Ma è un ragazzino, non sa quello che vuole.."
Lucrezia: "Invece secondo me è abbastanza maturo per sapere quello che vuole, comunque se non vuoi lo capisco, sei gelosa." Disse ridendo.
Paola rispose: "Va bene come desideri, passa per il caffè, ma niente esperienze e cose simili, te lo presento solamente, a dopo." Chiudendo la porta.

Paola arrivò a casa e quando apri' la porta trovò la tavola apparecchiata e Ottavio sul divano che vedeva la televisione, si sentiva nell'aria odore di pasta al sugo.

Paola: "Questa volta non mi metti le ciabatte?" Disse Paola ridendo.
Paola: "Ho una fame, mangiamo?"

In realtà Ottavio non si diresse verso la porta perché sapeva di non riuscire a frenare la voglia di leccare gli stivali.
I due iniziano a parlare del più e del meno fino a quando Paola chiese a Ottavio qualche informazione in più.

Paola: "Ottavio, dovrei parlarti di alcune cose."
Ottavio annui'.
Paola: "Sei un buon amico solamente perché vuoi qualcosa da me? Anche se sai che quel qualcosa non riuscirò mai a dartelo?"
Ottavio: "Non capisco."
Paola:"Ormai passiamo tanto tempo insieme, io ti voglio bene come amico ma non posso diventare la tua Padrona. Ogni tanto ti faccio giocare un pò, ma per me è solamente un gioco."
Ottavio: "Ma lo è anche per me. Ti voglio bene come amica e mi ferisci se pensi che sono cosi solamente per raggiungere un obiettivo."
Paola: "Vieni."

Paola si sdraiò sul divano, poi tolse gli stivali neri, ai piedi portava dei calzini bianchi molto sottili, Ottavio contemplò quella scena.
Paola: "Dai vieni a massaggiarmi i piedi." Disse ridendo, oggi mi sento buona. "Non capisco se oltre a questo, ah ovviamente toglimi i calzini. Dicevo, non capisco se vuoi provare oltre oppure se sei contento cosi."

Ottavio: "Non mi sono mai sentito cosi bene in vita mia. Ho trovato un'amica e ti giuro che per me l'amicizia vera è meglio dell'amore. Ho smesso anche di darti del Lei perché non ti vedo come la mia Padrona, ma come un'amica che mi permette di sfogare i miei desideri."

Mentre Ottavio parlava, Paola lo osservava, all'improvviso Paola mise un piede avanti alla bocca di Ottavio che istintivamente preso dall'eccitazione iniziò a baciare.

La situazione era questa: Paola era sdraiata sul divano con indosso i vestiti con cui era tornata, aveva un pantalone nero lungo e i piedi scalzi erano sul pouf, ai suoi piedi c'era Ottavio che li stava baciando con devozione.
Paola chiuse gli occhi stanca, all'improvviso qualcosa le venne in testa, lei si sentiva completamente a suo agio in quella situazione.
Paola si riposò un po', apri' gli occhi e Ottavio era ancora li a baciare quei piedi dalla caviglia alle dita, una ad una, nonostante l'odore di sudore a causa delle ore di lavoro.

Paola mosse il piede e disse ridendo: "Basta cosi Ottavio." accarezzandolo "Ora devo andare, te ne prego rimettimi i calzini e le scarpe, devo proprio andare. E grazie!"

Mentre Ottavio con estrema cura indossò a Paola gli stivali numero trentanove, qualcuno bussò alla porta.

Paola: "Oddio è Lucrezia, ma io devo proprio scappare, che scema."
Ottavio: "Diglielo, no?"
Paola: "Approposito, ma tua madre non si preoccupa che non rientri?"
Ottavio scosse il capo e rispose "No, la preoccupazione non fa del suo carattere e lavorano tutto il giorno."

Paola fece cenno di andare ad aprire la porta.

Ottavio apri' la porta e si trovò d'avanti una ragazza che dimostrava la stessa età di Paola nonostante avesse un anno in più,
Lucrezia è una bella ragazza, a differenza di tutti i giorni porta i capelli neri sciolti fino alla spalla, indossa delle scarpe con il tacco scamosciate che mettono in risalto le sue caviglie, sotto non si vedono calze.
Il modo di muoversi di Lucrezia è particolare, Paola è molto sicura di se ed è genuina, mentre Lucrezia è la classica ragazza che sa di essere bella ed è molto più snob, trucco sempre presente e pesante, calzature firmate Gucci.

Paola afferra la borsa: "Scusami ma devo scappare Lucre, il caffè te lo prepara Ottavio, mi sono dimenticata di un laboratorio, perdonami."
Lucrezia: "Non preoccuparti, se tu hai da fare ora vado anche io."

Lucrezia era entrata in casa ignorando completamente Ottavio.
Paola salutò Ottavio con la mano facendo cenno che dopo lo avrebbe telefonato e andò via scendendo di corsa.

La porta era ancora aperta.

Ottavio: "L'accompagno alla porta."
Lucrezia: "E' educazione questa? Ero venuta per il caffè e ora lo pretendo."
Ottavio: "Paola è andata via e io non la conosco."
Lucrezia si siede sul divano e guardando Ottavio scoppia a ridere: "Hai ragione scusami non mi sono presentata, io sono Lucrezia, amica di Paola."

Il tono tra i due tornò cauto.

Ottavio: "Mi scusi lei, sono stato troppo brusco." Si scusò, anche se non ne aveva motivo.
Lucrezia: "Non pensiamoci più, ma il caffè? Tic tac tic tac, il tempo scorre."

Mentre Ottavio preparò il caffè, Lucrezia si tolse il giubbotto e si sedette sul divano con aria disinvolta.

Lucrezia: "Paola mi ha parlato molto di te, lo sai?"

Ottavio sbiancò e il suo cuore iniziò a battere forte per la paura.

Lurezia: "Non aver paura, vieni qui dai."

Ottavio raggiunse Lucrezia vicino al divano.

Lucrezia: "Sei solo un ragazzino, non devi aver paura di me, è giusto che tu abbia dei gusti, sai quanti ragazzi ho sottomesso?"

Ottavio non rispose.
Lucrezia si alzò, andò al centro del salone e guardò Ottavio.

Lucrezia: "Non mi hai ancora accolto nella maniera giusta."

Ottavio: "Mi dispiace, se lo venisse a sapere Paola non mi parlerebbe più, lei non comprende queste cose e io non voglio."

Lucrezia nella sua vita aveva sempre ottenuto tutto e non accettò di certo il rifiuto di un ragazzino.

Lucrezia: "Conto fino a tre, poi urlerò e andrò via correndo, racconterò a Paola che mi hai buttato sul divano e ti garantisco che so come farmi credere. Uno.. due.."

Ottavio nonostante l'eccitazione era contrariato, non avrebbe mai voluto tradire la fiducia di Paola.
Si avvicinò a Lucrezia, si inginocchiò e baciò le scarpe di Lucrezia che guardando quell'essere per lei inerme ai suoi piedi, capi' di avere il controllo e scoppiò in una risata.

Lucrezia: "Abbiamo un'ora prima che rientri Paola, spogliati. Dai non farmelo ripetere."
Ottavio: "Ma io.."

Lucrezia tirò uno schiaffo in pieno volto di Ottavio.

Lucrezia: "Ascoltami, niente di personale, ma Paola deve capire che ragazzo sei e quanto è perversa la tua mente. Darò a Paola la dimostrazione che avevo ragione io come sempre, muoviti."

Ottavio capi' che era nelle mani di Lucrezia, era eccitato ma ormai consapevole di aver rotto il rapporto meraviglioso che si era formato tra lui e Paola, iniziò a lacrimare per poi togliersi i vestiti.

Lucrezia: "Rimani solo in mutande, ti prego non piagnucolare come un bambino, non ti farò mica del male, farò quello che hai sempre sognato." Fu quando Lucrezia vide la cintura a terra che ebbe un'idea. La prese e la mise al collo di Ottavio.

Lucrezia: "Peccato che non ho un guinzaglio, i cani non possono essere liberi." disse ridendo per poi replicare: "Iniziamo, scusami ma è fondamentale per il test, devo toglierti le mutande, non preoccuparti ne ho visti molti di quei cosi li. Prima sarai collaborativo prima finiremo e Paola non saprà mai nulla."

Ottavio annui' piangendo, si tolse le mutandine ed era ormai nudo, ai piedi di Lucrezia, voleva solo scoppiare a piangere e scappare, di inerzia e senza controllò baciò le scarpe di Lucrezia che nel frattempo dominava la scena.

Lucrezia prese la mano di Ottavio e la portò sul suo seno, nessun sengo di eccitazione. Passò la mano sul sedere, nessun segno; fece distendere allora Ottavio per terra e ci sali' sopra con le scarpe, qualche piccolo segno di eccitazione che poi svani', fece la stessa cosa senza scarpe a piedi nudi e li l'erezione fu forte.

Lucrezia: "Ti piacciono proprio i miei piedi." Tolse la cintura e iniziò a dare qualche leggera frustata, nessun segno di eccitazione.

Lucrezia: "Mi stai facendo stancare." Arrabbiata iniziò a stringere i testicoli ed il pene in maniera energica nella sua mano, non troppo forte per non provocare dolore, SICURISSIMA dela riuscita, non vide però segni di eccitazione.

Ottavio: "Basta la prego, la supplico. Non sono un masochista lo giuro." Disse Ottavio che iniziò a leccare le scarpe di Lucrezia implorando di smetterla.

Lucrezia: "Hai capito il tuo ruolo qual'è?"

Ottavio: "Si mia signora."

Lucrezia: "Sentiamolo."

Ottavio: "Renderle omaggio."

Lucrezia scoppiò a ridere, rimise la cintura al collo poi estrasse dalla borsa tre foulard a fiori, questa cosa fece capire ad Ottavio che era tutto premeditato; ordinò a Ottavio di mettersi a quattro zampe e legò le caviglie e i polsi di quest'ultimo.

Lucrezia: "Ti farei una foto, sei troppo buffo, la tua Padrona comunque è gentile, andrò via prima che arrivi Paola, non sei masochista purtroppo." disse poi "Anche se non capisco, come mai esegui i miei ordini come un cagnolino?"

Ottavio: "Lei non è la mia Padrona e lo faccio solo perché mi ha costretto. Piango perché se Paola scoprisse questo, non mi rivolgerebbe più la parola e io le voglio troppo bene, non posso perderla, lei per me è come..."

Lucrezia scoppiò a ridere, prese un foulard e lo mise intorno alla bocca di Ottavio imbavagliandolo, si sdraiò sul divano spostando il pouf e disse: "Mi hai stancata, sei una lagna. Ora sarai il mio schiavo poggiapiedi, finita questa esperienza giuro che ti lascerò stare, ma ora fammi vedere quanto resisti schiavetto."

Passarono un paio di minuti e Ottavio non mostrava segni di stanchezza, Lucrezia era fiera di se stessa, anche a lavoro non aveva mai mostrato segni di debolezza, non aveva mai pianto per la morte di nessuno, al contrario di Paola.

Lucrezia messaggiava tranquillamente al cellulare, ad un tratto osservò l'orologio e disse: "Schiavo, ora devo andare ma prima, dovrai fare un'ultima cosa per me, vuoi? Ah dimenticavo, non puoi rispondere."

Scoppiò a ridere in maniera cattiva, si tolse le scarpe, avvicinò il pouf e ci mise i piedi senza calze sopra, spostò il foulard dalla bocca di Ottavio e disse schiarendo ogni singola lettera:

"L"
"E"
"C"
"C"
"A"
"L"
"I"

"S"
"C"
"H"
"I"
"A"
"V"
"O"

Paolo era visibilmente eccitato ma iniziò a piangere. "Non piagnucolare dai, lo so che non vedi l'ora di passare le tue labbra, devi rimuovere tutto il sudore, M U O V I T I mica ho tempo da perdere con un cagnolino."

Paolo era nudo e legato, stava baciando con venerazione i piedi di Lucrezia, una sconosciuta che lo aveva completamente sottomesso, quest'ultimi erano leggermente più belli di quelli di Paola e più piccolini e le dita ben proporzionate, non indossava smalto e le piante invece presentavano qualche callo, l'odore non era fortissimo ma era comunque presente il classico odore misto tra sudato e cuoio, complice l'assenza delle calze.

Baciò ogni singolo millimetro con passione quasi come forma di ringraziamento per quel regalo unico, ormai era in un mondo a se stante.

Lucrezia iniziò a leggere un giornale, aveva ormai capito che Ottavio non era masochista ma voleva solamente venerare i piedi di una donna. Lo ignorò per tutto il tempo come se fosse normale che un diciassettenne baciasse i piedi di una donna.

Mentre tutto sembrava scorrere tranquillo, ignari del tempo che passava, all'improvviso si apri' la porta di casa.

La scena fu unica: Ottavio era impegnato a leccare le piante dei piedi di Lucrezia che leggeva con disinvoltura.

L'ilarità di Paola fu scatenata quando si accorse che Ottavio era nudo e legato, andò su tutte le furie
.
Chiuse la porta e si avvicinò ai due, Ottavio cercò di dare spiegazioni quando all improvviso Paola prese il foulard e lo mise alla bocca di Ottavio.

Paola: "Non voglio sentirti. Z I T T O tu, taci."

Paola: "Lucrezia che cazzo stai combinando?" Paola per arrivare a dire parolacce doveva essere realmente incazzata.

Lucrezia: "Dunque Paola quando tu sei andata via ho deciso di testare Ottavio, contro la sua volontà. L'ho ricattato che se non mi avesse obbidito avrei detto che mi voleva fare del male sbattendomi sul divano per poi farmi chissà cosa."

Paola: "Ma solo per avere ragione? Ti avevo detto di starne fuori, ma tu sei cosi, devi averla vinta. Ti ha chiesto lui di fare questo?"

Lucrezia: "Assolutamente no, ti spiego." Lucrezia ovviamente non chiese scusa.

Paola si sedette sul divano ed ignorò completamente Ottavio che piangeva ed era ancora nudo e legato.

Lucrezia: "Da come mi avevi parlato ero sicura fosse un masochista, allora ho fatto un pò di pratiche, l'ho preso a schiaffi, l'ho calpestato, ma nulla. Non ha mai goduto. Poi gli ho detto che o mi leccava i piedi o avrei urlato, come ti accennavo prima."

Paola: "E allora perché piange?" disse osservando per qualche secondo Ottavio.

Lucrezia: "Piange perché fin dal primo minuto di sottomissione ha avuto paura di perderti. Non è un masochista, non vuole essere picchiato o quello che credeva, certo potrà diventare un ottimo schiavetto, vuole solo i tuoi piedi e vuole solo te, sei tu la sua Padrona. Fosse stato per lui anche se ne aveva desiderio, non mi avrebbe mai ascoltata, ecco perché ho fatto ricorso al ricatto. Suvvia io non sono cattiva, l'ho fatto solo per te e per divertirmi un pò anche io." rispose ridendo.

Paola: "Si questo l'ho capito." poi perplessa rispose "Padrona? Ma io non voglio essere una Padrona e lo avevamo già messo in conto, lui lo sa perfettamente, mi vuole bene come un'amica."

Lucrezia: "Come vuoi credere tu."

Paola osservò Ottavio e disse: "Non posso essere la tua Padrona, se vuoi una Padrona che ti schiavizzi per la vita, prostati ai piedi di Lucrezia, ma non mi vedrai più, sappilo. Se invece vuoi me, sdraiati ai miei piedi."

Ottaviò non ci pensò due volte e si gettò ai piedi di Paola cercando di baciarli, non riuscendoci iniziò a mugulare. Paola soddisfatta poggiò le suole delle scarpe sul petto di Ottavio senza fare troppa pressione.

Lucrezia: "Credo sia ora di andare."

Paola: "Già, hai fatto abbastanza, ci vediamo domani, ciao Lucre."

Paola e Lucrezia si salutarono normalmente e quest'ultima se ne andò come se niente fosse, ignorando Ottavio che piangeva ancora.
Paola andò alle spalle di Ottavio e iniziò a dargli qualche calcio non troppo violento sul sedere.

Paola: "Sono arrabbiatissima, caccia il carattere e difenditi! Non farti sottomettere dalla prima donna che capita. Voi maschi per colpa di quel cosino la in mezzo, non capite più nulla a volte."

Si sdraiò sul divano sospirando a fondo, prese l'ormai famoso pouf, ci stese i piedi e tolse il bavaglio a Ottavio che piangendo disse: "Paola lo giuro lo giuro lo giuro! Non volevo essere sottomesso da lei, te lo giuro, ti prego non cacciarmi, ti voglio troppo bene sei la mia migliore amica, sei tutto per me. Ho provato a oppormi ma lei mi ha minacciato lo giuro, a me basta la tua amicizia e poi.."

All'improvviso Paola per la rabbia tirò un ceffone a Ottavio e con grande stupore vide che ebbe un'erezione.

Paola: "Allora Paola non aveva del tutto torto. Solamente che tu vuoi solo me. Ma come devo fare con te? Che dolce però che sei."
Si tolse le scarpe, accarezzò Paolo poi lo prese per i capelli e disse:

"Ora leccami un pò i piedi, è il tuo regalo come premio fedeltà." aggiunse "Non crederti che sarà cambiato qualcosa per me, ricordati: non sono la tua Padrona ma una tua amica, ti voglio bene e lo faccio solo per te."

Ottavio iniziò dunque a leccare le piante di Paola, contentissimo come non mai.
Si estraniò da tutto, iniziò dal tallone che puli' ripetutamente, poi passò alla pianta e dedicò gran parte del suo tempo alle dita dei pieid, una ad una. La cosa che Paola amava di più ma non voleva ammettere a se stessa, è che a lei piaceva essere trattata da Padrona ed era sicura del bene di Ottavio che dimostrava tramite l'accuratezza con cui svolgeva quel delizioso compito.

In realtà entrambi sapevano che ormai Ottavio era il suo schiavetto e che quel giorno rappresentava la sua iniziazione.

All'improvviso Paola si alzò rimise il bavaglio a Ottavio e disse: "Vado a fare dei servizi, ci vediamo stasera."

Indossò il giubbotto, la sciarpa poi i guanti, lo osservò nei dettagli e ridendo lo lasciò li nudo, a quattro zampe, legato e imbavagliato.

Ottavio scoppiò a piangere, ma questa volta non per tristezza: ma di gioia, non l'aveva persa.


"C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale..."
Christopher McCandless (Into the wild)
view post Posted: 25/1/2015, 19:25     LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Grazie a tutti per i complimenti! Continuerò prestissimo.

Ps: fratrample potresti cambiare avatar? XD mi fa deconcentrare nella scrittura :P
view post Posted: 23/1/2015, 22:23     LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Grazie a tutti, la storia è in continua evoluzione.

E' il tipo di rapporto che ho sempre sognato e che non ho mai potuto realizzare.

La mia paura era quella di rendere il racconto noioso, ho letto tantissime storie qui in forum, tutte belle ma la mia storia la vorrei incentrare sul rapporto tra i due e sulla dottoressa che non vuole essere una padrona, almeno i primi tempi.

Grazie a tutti.
view post Posted: 23/1/2015, 12:55     +2LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ragazzi fatemi sapere tramite commenti se la storia sta iniziando bene oppure se è monotona.

Grazie.

************************



- PAOLA E OTTAVIO: GLI INIZI



Paola entra in ospedale con passo svelto, indossa il camice e le pantofole sanitarie che mi hanno fatto innamorare di lei, entra nella sala dei medici dove è presente una sua amica che sta bevendo del caffé.

Lucrezia è una bella ragazza, porta sempre i capelli a coda di cavallo legati con degli elegantissimi fermagli che cambia meticolosamente ogni giorno, indossa delle scarpe con il tacco ed ha il camice come Paola e dimostra la stessa età.
Il modo di muoversi di Lucrezia è particolare, Paola è molto sicura di se, mentre Lucrezia è la classica ragazza che dai movimenti ti fa capire che il tuo posto è ai suoi piedi.

Lucrezia: "Buongiorno cara, hai un'aria stanca, tutto bene?"
Paola: "Si tutto bene, ieri sera ho discusso con un mio amico e sono ancora molto arrabbiata."
Lucrezia: "Lo sai che con me puoi sfogarti quando vuoi, dimmi pure."

Lucrezia e Paola sono amiche fin dai tempi del primo anno di medicina, hanno un legame molto particolare perché si confidano spesso ed escono insieme nei momenti liberi.

Paola si guarda intorno per assicurarsi che non ci siano altre orecchie e poi dice a Lucrezia: "Sai Lucre, ho conosciuto un ragazzo e mi sono affezionata a lui fin da subito, era un mio paziente. Io gli voglio bene come amico perché è molto dolce, solamente che ieri è successa una cosa strana. Per gioco, sai come sono, lo provocavo per prenderlo in giro ma poi ho capito che è uno di quei ragazzi a cui piacciono i piedi."

"E qual'è il problema? Sai quanti ragazzi ho avuto io che.. ascolta Paola, se incontri quei ragazzi tieniteli stretti. Hanno una sensibilità molto particolare, si portano dentro questo peso che non riescono a condividere con il mondo esterno e sono diversi da tutti gli altri maschietti che pensano solamente alle tette ed al culo, che male c'è a voler baciare un piede? Se a lui piace, fallo contento no? Sapessi quante ne ho fatte io, ho frustato, sputato, camminato sulla schiena di un mio ex con i tacchi a spillo, ci siamo sempre divertiti, ma poi finiva tutto li." rispose Lucrezia con tono sereno.

"Ma Lucrezia io non potevo immaginare che lui realmente era attratto dai miei piedi, non so neanche cosa fare con lui, anche perché è un ragazzino, ha solamente 17 anni, poi a differenza tua non ho mai vissuto questo tipo di esperienze."

"Cara mia, anche io prima di averle vissute non potevo immaginare, ma devi staccarti da questo camice che fa di te una perfetta santarellina, sei una ragazza attraente e ti posso garantire che da come ti muovi sei molto sicura di te. Ora chiama questo ragazzo e dagli un appuntamento, non devi farlo diventare un tuo schiavo o camminarci sopra con i tacchi, magari ascolta lui che gusti ha e ti regoli di conseguenza, fammi sapere, se hai bisogno di educarlo posso sempre prenderlo a calci." Rispose Lucrezia ridendo.

Nel tragitto fino a casa Paola pensò alle parole di Lucrezia, prese il cellulare e chiamò Paolo che rispose immediatamente e con voce timida, come potevamo aspettarci:

"Pronto..."
"Ottavio, sicuramente hai riconosciuto la mia voce. Scusami per ieri, sono stata troppo dura, ti aspetto a casa oggi pomeriggio, vieni quando vuoi." Chiuse la telefonata.

Ottavio afferrò i primi vestiti che trovò avanti e scese di corsa per raggiungere la casa di Paola, non poteva credere alla telefonata, era la notizia più bella del secolo, dopo l'ultimo incontro credeva di non vederla mai più.

Arrivato a casa, bussò alla porta di Paola ma non apri' nessuno, dopo qualche minuto Paola apri' la porta; scalza, con un vestito primaverile verde molto sottile che lasciava intravedere un reggiseno bianco sotto, i capelli appena lavati ed emanava un profumo di pulito.

"Vieni caro Ottavietto, accomodati pure."
"Grazi.. grazi.." risposte Ottavio con voce flebile e con lo sguardo verso il basso.

"Dunque Ottavio" disse Paola sedendosi sul divano appoggiando i piedi sul pouf "Non fare l'incantato, vieni forza." disse ridendo.

"Si si vengo subito. Non mi aspettavo questa chiamata da Lei."
Paola scoppiò a ridere, nonostante la loro amicizia Ottavio continuava a dare del Lei, un altro sintomo di sottomissione.

"Voglio chiarire con te un po di cose, sono stata troppo dura, alla fine non vedo che male c'è se ti piacciono i piedi delle ragazze, ne ho anche parlato con un'amica che mi ha consigliato cosa fare, la conoscerai magari più avanti."

Ottavio era diventato rosso, parlato con un'amica?, che voleva significare?
I piedi di Paola sporgevano dal pouf, erano pulitissimi, mentre Ottavio stava raggiungendo Paola per sedersi sul divano, Paola lo fermò mettendo un piede sul petto di Ottavio.

"Caro siediti pure vicino ai miei piedi, visto che ti piacciono tanto."
"Grazie grazie!" Rispose Ottavio come se avesse ricevuto uno dei migliori regali.

"Sai sono appena uscita dalla doccia, si sente no?
Purtroppo non possiamo parlare ora perché devo leggere 150 pagine di relazione del mio Professore, tu però puoi fare una cosa, apri il cassetto e prendi l'ovatta e lo smalto rosso, fammi vedere cosa sai fare." Disse Paola ridendo per poi accarezzare Ottavio sul viso con la mano.

Ottavio stava scoppiando, era inginocchiato ai piedi di quella ragazza stupenda, i piedi erano meravigliosi e profumati, era bloccato non per la timidezza, ma perché doveva frenare la voglia di baciarli.
Ottavio passò lo smalto sulle unghie di Paola, lo fece con una tale calma e dedizione che il lavoro usci' perfetto, da questo Paola capi' che era proprio quello che voleva Ottavio.
Passò circa un'ora abbondante ai suoi piedi, quando ebbe finito, iniziò a massaggiarli, Paola lo ignorò per tutto il tempo come se fosse normale che Ottavio fosse li ai suoi piedi.

"Bravooo." Disse Paola battendo le mani con tono felice, afferrò poi il computer portatile.
"Sei stato proprio bravo, ora non dirmi nulla ma devo leggere delle cose."

Ottavio abbassò la testa e fece un ghigno che lasciava intravedere la sua tristezza fino a quando Paola disse sorridendo: "Non fare quella faccia, ora puoi baciarli se vuoi."

Missili in cielo, razzi, fuochi artificiali, una donna che urla, un uomo che corre alle olimpiadi; non ci sono frasi per descrivere quello che stava pensando Ottavio, era talmente felice che nulla aveva più senso in confronto a quello che stava per fare.

Avvicinò le labbra al piede sinistro di Paola e iniziò a baciarlo, con molta calma, dai baci si poteva capire che lui lo faceva con piacere e con affetto, erano dei baci dolci.
Parti' dal tallone, poi sali' lungo la pianta perfetta e poi si dedicò alle dita, una ad una.
Baciò con tutta calma anche le caviglie e poi passò all'altro piede.

Nel frattempo Paola stava leggendo al computer, ma stava anche apprezzando il lavoro svolto da Ottavio poiché ogni tanto faceva dei sorrisi di soddisfazione, tutto ad un tratto chiuse il computer sbattendolo, osservò Ottavio e disse:
"Basta cosi." Spostando il piede. "Ora sdraiati a terra, guarda i miei piedi e dimmi cosa pensi di me e poi di loro." Concluse sorridendo.

"I Suoi piedi sono stupendi, mi sono innamorato di loro fin dal primo istante, è vero mi sono preso una cotta anche per Lei, ho solamente Lei come amica e il pensiero di perderla mi ha fatto stare male. Io non posso fare a meno che pensare ai Suoi piedi ed ai Suoi modi regali, il modo in cui si muove.. il modo in cui.."

Paola fece cenno di tacere e scoppiò a ridere.

"Mi sono informata su internet, dai va bene, ormai ci conosciamo da un paio di mesi e siamo anche amici, voglio accontentarti, mha.. dobbiamo imporre delle regole."

Ottavio annui' sdraiato sul pavimento.

"Regola numero uno: Non dovrai chiamarmi Padrona, per ora mi sembra esagerato.

Regola numero due: Non dovrai dire a nessuno delle nostre esperienze.

Regola numero tre: Niente pipi o cacca, intesi? Non mi vedrai mai nuda e tu starai sempre vestito, soprattutto niente collare manette e fruste.

Regola numero quattro: Non pensare che da oggi starai sempre qui a servirmi e riverirmi.

Regola numero cinque: Voglio essere onesta, per quanto mi intrighi pensare a questa esperienza, io ti voglio bene come amico, non ti vedo come schiavo. La schiavitù non esiste più e vuoi per la mia professione o per etica personale non ti considererò mai TALE. Saranno momenti di gioco, dovrai vedermi come un'amica e non come una Padrona."

"Si ho capito tutto, ma una domanda. Come mi posso rivolgere a Lei?"

Paola continuò a ridere e disse: "Il Lei durante i nostri momenti di gioco mi va benissimo, ma quando parliamo di altro e siamo tra amici, sono Paola. Quello che voglio farti capire è che io voglio renderti felice ma nello stesso tempo voglio farti capire che non sei buono solamente a leccare i piedi, ma sei molto di più, farò di te un uomo.
Attualmente divido questa casa con una coinquilina che è fuori per l'erasmus, quando tornerà non credo che ci vedremo ancora qui dentro. Prima di uscire sul mobile ci sono le chiavi di casa, prendile cosi potrai venire quando avrai bisogno di stare tranquillo a pensare oppure per riordinarmi la casa. Non farmene pentire." disse sempre ridendo, il tono di Paola dall'inizio della conversazione non aveva mai assunto un tono freddo, al contrario, rispondeva sempre con il sorriso sulle labbra.

Paola iniziò a muovere i piedi in maniera sensuale, Ottavio non resistette e iniziò a leccarli in maniera lenta e dolce, Paola scoppiò a ridere.

"Per questa volta va bene, ti faccio questo regalo, ma ricordati che lo sto facendo solo per te, che ci creda o no, ti voglio bene." disse Paola ridendo.

In verità Paola lo stava facendo anche per Lei, si è sempre posta delle sfide nella vita, prima medicina poi la specializzazione, e questo è l'inizio di una nuova.

"Ora Ottavio però dobbiamo salutarci, domani ho il turno dalla mattina fino alla sera e ho bisogno di riposare."

- IL GIORNO DOPO



Passavano le ore di scuola e Ottavio pensava a cosa poteva fare per rendere felice Paola.
Usci' da scuola e con quei pochi soldi che aveva in tasca comprò dei fiori, andò a casa di Paola e li mise in un vaso con dell'acqua.

Successivamente, prese l'aspiravolpere e la passò in tutta la casa, poi passò lo straccio per lavare a terra ed infine passò la polvere su tutti i mobili.
Quando mise a posto l'aspirapolvere, la sua attenzione fu colta dalle pantofole e dagli stivali di Paola che giacavano in terra, ovviamente erano stati lasciati li apposta per provocare Ottavio.
Non riusci' a contenersi, si sdraiò a terra e infilò il naso negli stiavali che dopo iniziò a leccare, ovviamente venne subito.

Quando Paola apri' la porta si trovò d'avanti la casa lucidissima e profumata, senti' anche odore di cucinato.
Paola non rimase sorpresa, se lo aspettava.
All'improvviso apparve Ottavio con le pantofole in mano, si inginocchiò e disse:

"Bentornata Regina, le ho portato le sue pantofole."
"Ma non avevo detto che non volevo essere chiamata Padrona?" Disse Paola con voce seccata.
"Si mia Regina, ma Lei ha detto Padrona e non ha specificato altri nomi."
Paola scoppiò a ridere e disse: "Vedo che stai cacciando il carattere, va bene, sfilami pure le scarpe e infilami le ciabbatte, se proprio ci tieni."
"Grazie mia Regina."

Ottavio sfilò le hogan nere con dei brillantini lungo il laterale, avverti' subito un leggero odore di sudato e gli piacque tanto. Paola indossava dei calzini rossi con dei fiorellini bianchi, li osservò un momento e poi li infilò nei sandali.

"Cosa hai cucinato di buono?" rispose Paola scoppiando a ridere.
"Andiamo a mangiare dai, dopo vedremo un film, per oggi basta cosi, hai fatto abbastanza." accarezzando Ottavio che se avesse avuto una coda, sicuramente avrebbe scondinzolato.

Edited by ShyBoy - 23/1/2015, 13:20
view post Posted: 18/1/2015, 22:44     +3LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM

- L'INIZIO



La cosa più brutta di quando hai 16 anni è la mente, non è mai con i piedi per terra, qualsiasi episodio inizia a farla viaggiare senza sfiorare mai la razionalità.
Il giorno delle dimissioni è arrivato, la Dottoressa non è più passata a trovarmi e volevo sprofondare, l'unico desiderio che mi era rimasto era prendere la valigia e scappare via.
Prendo le mie cose dal cassetto e le infilo velocemente in valigia mentre aspetto che i miei genitori finiscono di parlare con il medico, di Lei non c'è ombra.
Esco dalla stanza ed accenno un sorriso al medico che mi spiega che non c'è alcun problema e posso tornare alla vita di tutti i giorni.

Il solo pensiero di ritornare a scuola ormai mi faceva stare veramente male, inoltre non da quella sera, non avevo più visto Lei.
Con la valigia in mano, seguito dai miei genitori esco dal reparto di pediatria, ma tutto ad un tratto mi sento chiamare:

"Ottavio, Ottavio aspetta." Non potete immaginare l'emozione nel girarmi e vedere lei, Stupenda.. Stupenda.. Stupenda!
Mi fermo e lascio cadere la valigia a terra per lo stupore.
"Dottoressa buongiorno, mi hanno appena firmato le dimissioni."
"Si ho saputo, volevo solamente salutarti" Rispose lei accennando un sorriso.

"Ottavio ti aspettiamo nel parcheggio, arrivederla Dottoressa" Dissero i miei lasciandomi solo, mi sentivo imbarazzatissimo.

"Ottavio, se hai avuto modo di pensare a quello che è successo l'altra sera, non preoccuparti, è tutto apposto. Abbiamo quasi creato un'amicizia in una settimana di ricovero e non mi sono fatta un'idea sbagliata su di te, hai solamente 16 anni.
In tutti gli anni di tirocinio e studio non hai idea quanti pazienti ho visto, ma non preoccuparti."

Dopo aver sentito queste parole risposi con voce flebile:
"Dottoressa.. la ringrazio.. allora arrivederci e graz.."
Mi interruppe all'imprivo dicendomi:
"Prendi questo pezzo di carta e scrivimi il tuo numero di cellulare, magari qualche sera quando farò la notte e non avrò nulla da fare, ti chiamo, che dici?"

Presi al volo la penna e scrissi il mio numero di cellulare senza farmelo ripetere due volte.
"Ciao Ottavio."
Si girò e se ne andò lasciandomi nel bel mezzo del corridoio con il suo profumo ancora nell'aria, sapeva che io le avrei guardato le scarpe, indossava degli stivali neri in pelle meravigliosi.

- LA CHIAMATA IMPROVVISA



Passavano i giorni ma lei non chiamava, ormai vivevo con il cellulare sempre vicino in attesa, nel frattempo tornai a scuola e ripresi la mia vita regolarmente.
Più i giorni passavano e più mi ripetevo "povero illuso, non chiamerà mai".
Arrivò anche il giorno del mio compleanno e finalmente arrivarono i tanto ed attesi 17 anni.

La sera del mio compleanno vennero i parenti a cenare a casa mia, passai una serata molto tranquilla ma il regalo più bello fu quando ricevetti questo messaggio:

"Ciaooo!! :) Sono Paola, la tua Dottoressa, ti ricordi di me ? :(
Vorrei parlarti, ci vediamo alle 15:00 al Bar Centrale, riesci? Spero di si, a domani."

Al messaggio risposi con un banale "Si certo, a domani."

- L'INCONTRO



La giornata scolastica non terminava mai, l'agognato incontro era ormai arrivato.
Nella mia testa ormai esisteva solamente lei, non avevo neanche più pensiero per le altre ragazze o per il desiderato scooter, non so se mi stavo innamorando di lei o del fatto che era la prima donna al mondo a conoscere i miei veri gusti.
Al termine delle lezioni alle 14:30 presi la bicicletta e iniziai a pedalare di corsa con la musica dei Queen nelle cuffiette per avere un pò di adrenalina in più.
Arrivai al Bar e lei era già li in anticipo, mi sedetti affianco a lei e la osservai nella sua maestosità.
Indossava sempre i soliti stivali neri ed aveva un piumino invernale molto carino, al collo una sciarpa rossa.

La osservai nei dettagli, era davvero stupenda, aveva alle mani lo smalto rosso e i capelli pulitissimi, il profumo Chanel si sentiva nell'aria.

"Ciao Ottavio, come stai? Ho pensato tanto a te." Mi disse sorridendo con un tono molto dolce.
"Bene grazie, Lei?" Risposi timidamente.
"Ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire oggi. La verità è che avevo intenzione di incontrarti ma poi ho pensato che ero il tuo medico e tu il mio paziente, una volta dimesso il rapporto da prassi doveva finire li. Poi ieri sera pensando a quando mi hai detto che ti piacevano i miei piedi sono rimasta meravigliata, nessuno me lo aveva mai detto. Ho pensato anche alle storie che mi hai raccontato sulla tua classe e sul fatto che non hai amici e ho pensato che voglio aiutarti."
"Dottoressa ma come può aiutarmi?"

Sapevo il suo nome ma volevo portare rispetto, non potevo chiamarla per nome e da come lei si atteggiava, sono sicuro che apprezzava.
Nel frattempo arrivò il cameriere con la tazza di caffè e la porse a Paola.
Bevve quel caffè in maniera cosi regale che pensai che doveva per forza discendere da una famiglia nobile, cosi sicura di se stessa, non aveva paura di niente e poteva permettersi qualsiasi affronto, avrebbe vinto lei, tutto questo a solo 28 anni.
Ogni tanto il vento muoveva quei meravigliosi capelli mossi e lasciava intravedere il suo fantastico collo.

All'improvviso con quel tono dolce e rassicurante mi disse:

"Raccontami un po', cosa pensi dei piedi di una donna? Dai siamo amici ormai."

Mi guardai intorno, l'ultima cosa che avrei voluto era farmi sentire da qualcuno.

"Io non so da dove iniziare, sinceramente io non so quello che provo, io so solo che mi piacciono e basta." Risposi cercando di darmi forza.

Pagò il conto e mi disse: "Io non sono originaria di qui, ho preso una casa in affitto, se vuoi finiamo di parlare li, sempre se non ti crea imbarazzo."

Nel tragitto verso casa sua, non riuscivo a parlare, ero davvero bloccato, mi sentivo scoppiare.
Incatenai la bici al palo sotto casa sua e salimmo sopra.
L'appartamento era di 70mq scarso, molto accogliente, tutto ordinato e pulito.

"Vieni accomodati." Si sedette su un divano rosso.
"Facciamo cosi, ho un'idea, visto che sei bloccato ti farò io delle domande e tu dovrai solamente rispondermi, va bene Ottavio? Dai tranquillo, spero di non metterti a disagio."
Annui.

"Domanda numero uno: Mi fissavi i piedi in ospedale, me ne accorgevo sai?! Confermi?
Annui timidamente.
"Domanda numero due: Quando eri a terra e mi guardavi le caviglie, desideravi baciarmele, vero?"
Iniziai a diventare rosso.
"Si..si Dottoressa."
Lei scoppiò in una grossa risata e mi disse: "Scusami se rido, ma sei un ragazzo cosi dolce e a modo, ti ho conosciuto bene, non immaginavo proprio." Mi accarezzò il viso ed all'improvviso si tolse gli stivali e le calze viola che indossava e allungò i piedi su un pouf.

Se fino ad allora ero completamente bloccato, ora ero pietrificato, speravo di sentire un odore ma complice la mia emozione, non respiravo nulla.
"Ti prego però Ottavio, non chiamarmi Dottoressa, io sono Paola e siamo fuori da un contesto ospedaliero."
Mi stava provocando in tutti i modi e ne era a conoscenza, capii solamente dopo che provocare anche nello scherzo era un lato del suo carattere.
"Cosa stai guardando?"

Ovviamente stavo osservando i suoi piedi, erano perfetti, portava 39 di scarpe, l'unico difetto erano le dita un pò lunghe ma le piante dei piedi facevano dimenticare quel piccolo difetto.
Mi alzai e incantato caddi a terra vicino ai suoi piedi, lei li spostò come per farmi capire che non potevo avvicinarmi.
Li osservai a lungo, erano semplicemente stupendi.

All'improvviso preso dall'eccitazione cercai in tutti i modi di baciarli ma lei infastidita li scese dal pouf, all'improvviso io non so perché dissi:

"La prego Padrona me li lasci baciare."

All'improvviso mi arrivò uno schiaffo in faccia e lei arrabbiatissima mi disse:

"MA CHE TI CREDI? Che faccia entrare un ragazzo di 17 anni in casa mia per farlo diventare mio schiavo? Sono un medico e sono informata sul mondo di voi feticisti, ma non dirmi che sei anche masochista? Mi dispiace, non potrò mai diventare la tua padrona, non farti strane idee."

"Mi scusi mi scusi, non sono masochista lo giuro, non so cosa mi è preso." Con voce flebile tendente al pianto.

Osservai quei piedi preziosi quando ad un tratto lei si alzò e se ne andò lasciandomi a terra, sentii la porta sbattere.
Avevo il cervello in tilt, all'improvviso osservai l'oggetto dei miei desideri a terra, quei magnifici stivali neri.
Nonostante la paura di essere scoperto iniziai a baciarli e misi il naso dentro per cercare il più possibile di inebriarmi dell'odore dei suoi piedi, purtroppo dovevano essere nuovi perché oltre a un leggero odore di sudore senti' solamente l'odore della pelle.
Scoppiai in un'erezione favolosa, me ne andai da quella casa a testa bassa, felice come non lo ero mai stato ma carico di vergogna.
view post Posted: 16/1/2015, 19:51     +2LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Ragazzi se vi è piaciuto allora scrivo la continua!
view post Posted: 16/1/2015, 19:48     ShyBoy - PRESENTAZIONE
Grazie a tutti per il benvenuto.

CITAZIONE (Nomade d'Amore @ 15/1/2015, 22:21) 
Benvenuto!
Comunque, io sono offeso.

:(

CITAZIONE (Efestox @ 15/1/2015, 23:03) 
Vivi per quello che sei accettandoti pienamente. Ti piacciono i piedi? Non è un crimine.

Decidi tu se confidarti con pochi o con nessuno o parlarne con tutti, fai quello che vuoi ma accettati per quello che sei. Baciare un piede non ha mai ucciso nessuno e, credimi, ti piacerà sempre.

Nasconderlo a te stesso non cambierà nulla della tua "passione" ma ti farà vivere con troppi e immotivati sensi di colpa.

Poi, s'intende, fai come più ti pare.

Ti ringrazio per il consiglio! Sinceramente mi piacerebbe provare prima o poi nella vita questa esperienza, ma con le mie amiche o con la mia fidanzata non riuscirei mai ad aprirmi.
Mi sento troppo bloccato ed è un argomento top secret per me, già scrivere piedi in questo sito, mi è costato tanto.
Grazie mille per il consiglio comunque!
view post Posted: 15/1/2015, 22:12     ShyBoy - PRESENTAZIONE
------

Edited by ShyBoy - 8/8/2018, 18:34
view post Posted: 15/1/2015, 22:01     +4LA DOTTORESSA - STORIE - RACCONTI FETISH / BDSM
Questo racconto è di pura fantasia.
Spero di non annoiarvi, è il primo di una serie (spero).
Fatemi sapere nei commenti se devo modificare il modo in cui scrivo oppure se sono stato troppo prolisso, grazie in anticipo e buona lettura.

ShyBoy

*******************************


*******************************



- L'INIZIO



Tutto quello che accadde, lo ricordo come se fosse ieri.
Gli odori, i pensieri, la gente che mi circonda. Ho sempre pensato che i 16 anni rappresentano una fase dell'adolescenza molto critica, devi iniziare a pensare chi vuoi essere nella tua vita, qualcuno riesce, altri no.
Io sono sempre stato il tipo di ragazzo molto timido, ero quello che in classe era all'ultimo banco perché odiava avere gente alle spalle, era quello che entrava sempre e che si assentava solamente quando si andava al cinema o al teatro perché voleva evitare il contatto con la classe.
Ero vicino ai 17 anni ormai, mancava poco, eppure questa sensazione di angoscia nei confronti della mia classe sociale aumentava sempre di più.
Odiavo tutti: i miei insegnanti che ridevano con i personaggi più assurdi, i miei compagni di classe che tra un ceffone alle spalle e uno scherzo di cattivo gusto mi prendevano di mira tutti i giorni, alcune volte riuscivo a ribellarmi, altre invece ero succube.

10 dicembre, come tutte le mattine scendo di casa e slego la bici legata al palo per poi dirigermi verso la scuola con la cartella sulle spalle.
Arrivato all'angolo della strada, dopo pochi metri, inizio a sentirmi un peso sul petto che diventa sempre più forte, inizia a mancarmi il respiro, un attimo di panico e cado a terra stordito, nella caduta batto sul marciapiede provocandomi un taglio non molto profondo sulla testa.

Tutto avvenne in poco tempo, i passanti che si fermano incuriositi, il viaggio in ambulanza verso l'ospedale cittadino e l'ansia dei miei genitori che vengono avvertiti dal centralinista di turno.
Iniziano i primi esami ma i medici vogliono vederci chiaro, non era un semplice attacco di panico, la pressione era salita alle stelle.

Passano tre giorni e sono ancora ricoverato, qualche amico mi viene a trovare e i miei genitori fanno il possibile per dividersi tra i turni di lavoro e le visite in reparto.

Era la mattina del 14 dicembre, entrano in stanza un medico adulto e una specializzanda al terzo anno in pediatria.
Era semplicemente stupenda; 28 anni, alta 1.75, i capelli castano chiaro mossi, gli occhi castani, indossava un panatalone nero che metteva in risalto il suo fisico scolpito dalle forme perfette, il camice bianco la rendeva ancora più bella; ai piedi aveva le pantofole che si utilizzano nei reparti, potevo intravedere i calzini bianchi corti.
Che dire del volto? Angelico, i lineamenti erano ben definiti e molto curati, un leggero trucco sul viso e gli occhi stanchi ma contenti per il proprio lavoro.
Il medico inizia a farmi svariate domande della serie "ti droghi, fumi, bevi, cosa hai mangiato, cosa pensi dei tuoi genitori, dobbiamo metterci a dieta" e via dicendo.
La mia mente era quasi bloccata, pensavo solo a lei, ormai avevo dipinto un quadro sulle pareti della mia mente e lo osservavo come uno scultore osserva la sua ultima creazione, fiero di se stesso e pieno di emozioni.
Ora è il turno della Dottoressa che inizia a farmi qualche domanda con tono molto calmo, vuole conoscermi e infatti alla fine del colloquio prima di andare via mi dice: "Una dottoressa, prima di ascoltare i sintomi per emettere la diagnosi, deve conoscere il paziente."
Ovviamente il mio carattere introverso fa si che il mio volto diventa rosso.

Passano i giorni, la intravedo nei corridoi e ci lanciamo qualche sguardo, quando può si ferma a parlare, altre volte mi ignora.
Non perdo occasione, quando posso le guardo i piedi.
Non so cosa provo, ma dentro di me ho una serie di emozioni che a 16 anni è ancora difficile capire.

Passava il tempo ed i miei pensieri erano rivolti solamente a lei, nessun pensiero malizioso o cattivo, desideravo solo conoscerla meglio ma dovevo solamente trovare il modo.

- LA SERA DELLA CONOSCENZA



Mentre ero in attesa di sapere la data delle mie dimissioni, tra un esame ed un altro, la Dottoressa si occupava di seguire i miei esami per cercare di capire la causa che aveva fatto sobbalzare alle stelle la mia pressione.
Ormai all'interno del reparto avevo fatto amicizia con tutti i medici e le infermiere, giocavo con i bambini e quasi tutto il personale mi sorrideva.
Una sera mentre camminavo come di consuetudine sotto e sopra per il corridoio, mi sentii male nuovamente e caddi a terra, la prima ad arrivare fu Lei, era stupenda.
Questa volta indossava le solite ciabatte sanitarie ma senza calze, avevo la testa girata a destra e la prima cosa che vidi furono le sue caviglie, le osservai per molto tempo.
Erano perfette, potevo intravedere il segno rosso delle scarpe, sicuramente con il tacco, non so cosa mi trattenne nel baciare quelle estremità favolose, credo proprio che quella sera, lei si accorse di questo.
Dopo aver fatto l'elettrocardiogramma venne in stanza a comunicarmi che i risultati erano tutti negativi e che il mio cuore era apposto.

Dottoressa: Mi hai fatto prendere un bello spavento sai?
Io: Si dottoressa. (Con tono timido)
Dottoressa: Sei un ragazzo molto timido, me ne sono accorta da giorni sai? Ormai sei qui da una settimana e i miei studi mi hanno permesso di capire al volo il carattere delle persone, perchè non usciamo dal reparto e camminiamo un po'? Dai ti farà bene prendere aria.
Io: Come vuole Lei Dottoressa.

Lei mi sorrise e ci incamminammo verso la porta.

Dottoressa: Allora timidotto, ora che siamo soli e possiamo parlare tranquillamente, che fai nella vita?

Iniziai a parlare per trenta minuti buoni, lei non mi interruppe un attimo, mi osservò in silenzio e in alcuni momenti annuiva sorridendo, mi stava ascoltando, Lei, la fonte dei miei pensiero.. ero cosi contento fino a quando mi disse gelandomi:

"Non credi che la tua chiusura verso gli altri dipende dal fatto che sei cosi solitario che... diciamo la verità, ho ritirato le analisi del sangue, con me puoi parlare, non riferirò nulla ai tuoi genitori."

Andai nel panico, avevo capito che lei sapeva che mi masturbavo frequentemente, ma a cosa voleva alludere?
Annui senza proferir parola, il volto rosso che ormai era diventato una griglia per arrostire la carne e la gola secca.

Lei scoppiò a ridere e dopo disse: "Non preoccuparti io manterrò il segreto professionale, però sono curiosa, che tipo di donna ti piace? Dai non preoccuparti è tipico di tutti gli adolescenti."

Non parlavo, volevo solamente tornarmene a dormire, fissavo le sue ciabatte.
Come temevo, lei capi' tutto e infatti all'improvviso sfilò il piede dalla pantofola:

"Non dirmi che ti piacciono questi." Alzò il piede e me lo mise di fronte in bella mostra.

Non respirai più, ero totalmente bloccato.
Lei iniziò a ridere, all'inizio scherzava, solamente dopo capi' che io li apprezzavo davvero, complice la mia erezione.

"Allora è vero." E mi osservò in silenzio per poi riporre il piede nella pantofola.

"Sai, comunque non esiste nessun test che rivela se il paziente si masturba o meno.
Credo che sia ora di andare a dormire, non preoccuparti, non dirò niente a nessuno."

Mi fece cenno di alzarsi e mi sorride per poi dirmi:

"Buonanotte, a domani."

Edited by ShyBoy - 15/1/2015, 22:20
465 replies since 15/1/2015