Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

il femminile magico e la nascita prodigiosa

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/6/2022, 09:35     +4   +1   -1
Avatar

Che cos'è lo switch? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.

Group:
Member
Posts:
996

Status:


Un proverbio sufi, la religione pre-islam di cui maometto è un esponente in quanto sacerdote di fatma (una delle manifestazioni della grande madre trina, ridotta a sorella di maometto durante l’islamizzazione), recita: “la cura è nella vagina della donna”.
Mentre la prodigiosa capacità della sua saliva, che appartiene alla tradizione medicinale matriarcale (una tavoletta d’argilla proveniente dall’antica ninive attesta che le malattie oftalmiche erano curate con latte misto allo sputo delle prostitute sacre) sopravvive nel vangelo di Marco.
D’altronde, è il gesto più antico del mondo, da parte delle madri, leccare le ferite dei bambini per lenirne il dolore ed evitare infezioni.
Le prostitute sacre erano dette anche vergini sacre (parthénoi ièrai).
Tra le incombenze a loro affidate, oltre all’offerta della “divina grazia celeste” (maria madre, gratia plena), c’erano la guarigione dalle malattie attraverso lo sputo medicinale e le secrezioni della vagina (medea da mèdomai: io guarisco), la profezia (cassandra), la danza sacra (arianna e la danza delle gru), le lamentazioni funebri (le prefiche).

La loro verginità però non è legata all’imene, ma allo stato di donna nubile (libera dal matrimonio). pertanto le ierodule erano vergini, perché non vincolate a legame matrimoniale, e sante perché esercitavano la funzione sacerdotale come incarnazione terrena della dea madre.
Ai figli generati dalle sacerdotesse sacre si conferiva un epiteto che dovrebbe ricordarci qualcosa: “nato da vergine”.
E a proposito di sorgenti nascoste nella nostra cultura pesantemente fallocratica, sperare nella provvidenza (ossia nella divina assistenza) significa in realtà affidarsi alla magia divinatoria e profetica del femminile.
Il verbo latino provideo vuol dire prevedere, vaticinare. per cui la divina provvidenza è incarnazione delle capacità mantiche del femmineo; le antiche matriarche infatti erano in grado di gestire i beni agricoli necessari alla comunità perché sapevano prevedere il movimento degli astri e i cambi di stagione.
Dio vede e provvede, ma sua madre lo faceva da molto prima.

Questo testo è tratto da “Il femminile magico e la nascita prodigiosa” del ricercatore abruzzese Marco Rosario Olivieri,
in cui si indaga anche la dicotomia Madonna/puttana che nella nostra lingua ha un significato gravemente offensivo.
ma che in origien aveva un significato diametralmente opposto. La parola deriva dal latino puteus che significa pozzo, buca.
Il termine puteus si accosta al principio di ricezione e contenimento, ossia alla simbolizzazione della vagina, dell’utero, del grembo.
E i puticuli, intesi come grembi ipogei, indicavano in origine una cavità naturale o un buco scavato apposta per seppellire i morti: il ritorno alla madre.
Nel testo sacro dello zoroastrismo, l’avesta, la parola putika indica invece un lago mistico di acqua rigenerante, una sorta di cocoon, insomma, una piscina miracolosa dove l’acqua (elemento associato al femmineo) è in grado di guarire dalla più terribile delle malattie: l’invecchiamento.
In molti dialetti italiani, putein puto puta putìn indicano il fanciullo o la fanciulla, ossia uno stato giovane puro beato dell’essere umano.
Analogamente lo spagnolo puta e il francese pute alludevano a ciò che è puro o santo.
Viceversa la parola ebraica kaddosh, che vuol dire sacro, è associata alla kaddeshà, che indica la figura un tempo definita come “prostituta sacra”.
Sono stati il tempo e una buona dose di misoginia a conferire alla radice sanscrita puta tutt’altro senso.
Dunque, puta ha etimologicamente insito il principio di sacralità. Ma la sessuofobia e la misoginia dei patriarchi hanno efficacemente associato alla sessualità, e in particolare al corpo della donna, l’idea di peccato, creando uno dei paradossi più scomodi della storia del cattolicesimo: il paradosso puttana/madonna.
Anticamente il sesso era una forma liturgica, un atto mistico che permetteva all’essere umano di trascendere i propri sensi comuni per entrare nella dimensione spirituale.
Sexus in latino vuol dire scisso.
La solenne festa misterica delle nozze sacre riuniva pertanto le due polarità scisse (maschile e femminile) in una sola carne.
Era un rituale di passaggio, del mondo e delle sue creature, e di trasformazione interiore.
E la ierodula, la sacerdotessa-amante, era chiamata prostituta sacra, assumendo l’epiteto della dea al cui servizio era addetta: ishtar.
Il corpo della donna era, impensabile per il nostro mondo occidentale contemporaneo, la via per entrare in “rapporto” con il divino.
Per i pagani, le donne erano naturalmente in contatto con il divino, mentre gli uomini da soli non potevano raggiungere l’obiettivo.
Di questo percorso mistico resta un residuo ribaltato nelle scuole di buddismo definito piccolo veicolo (hinayana, diffuso in sud-est asiatico), secondo il quale per raggiungere l’illuminazione le donne devono prima reincarnarsi nel corpo di un uomo; e anche nella nostra cultura patriarcale con la figura della “prostituta madre”, la donna grande amata dagli uomini e tollerata dalle donne che inizia i giovani maschi all’estasi sessuale.
 
Top
view post Posted on 23/6/2022, 13:44     +2   +1   -1
Avatar

Il cammino si fa andando

Group:
Member
Posts:
3,863

Status:


Si certo, ma i piedi li avevano odorosi?
 
Top
view post Posted on 23/6/2022, 20:37     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
240

Status:


Il concetto è molto più antico, credo risalga ai Veda o a qualche testo induista (ma non sono un esperto in ciò) e si riassume nella frase "possa tu essere donna per accogliere ogni cosa" inteso in senso di comprensione
 
Top
2 replies since 23/6/2022, 09:35   185 views
  Share