| Ed ora tutti i nodi verranno al pettine.
XXVIII. Alessio Pisani passeggiava con Claudia in direzione del bar. «L’avevo capito che fossi tu quella ragazza strana vicino al pub» le disse. «Certo, per chi non ti conosce era un po’ difficile riconoscere che fosse tutto un travestimento, perché la parrucca, le lenti a contatto, gli occhiali, il trucco e il modo di vestire erano impeccabili, hai davvero fatto un ottimo lavoro, ma una volta sei già venuta all’università con Ester e avevo messo a fuoco la tua faccia. Io ho la memoria fotografica». «Sono contenta» rispose la ragazza. «Com’è che ti chiami?» le chiese Pisani, immaginando però già la risposta. «Non voglio credere che ti chiami davvero Doreen». La ragazza rise. «No, non mi chiamo Doreen» rispose. «Mi chiamo Claudia. Piacere». Claudia tese la mano a Pisani, che la strinse. «Quindi sei la famosa Claudia, la migliore amica di Ester. Io sono Alessio». «Lo so benissimo chi sei, Alessio» disse Claudia. «Ecco, ti pareva» disse lui. «Credo comunque che mi devi un po’ di spiegazioni, non trovi? Comunque l’esame è andato bene. Ho preso trenta e lode». Claudia sorrise. «Non l’avrei mai detto» disse ironicamente, poi si fece un po’ più seria. «Cosa vuoi sapere?» gli chiese accendendo una sigaretta, poi ne offrì una a Pisani, che però rifiutò. «Voglio sapere perché Ester ti chiama Doreen, perché mi hai seguito quella sera, e perché vai girando travestita da una ragazza bionda».
Claudia aspirò il fumo, poi lo cacciò via dalla bocca. «Sono tante le cose che vuoi sapere». Sospirò. «Io non sono molto brava con le parole, ma proverò a spiegarti qualcosa. Lo sapevi che Ester ha sofferto di depressione?». Pisani la fissò stupito, ma non disse nulla. «Okay, dalla tua faccia si direbbe di no» continuò Claudia. «Ester ha sofferto di depressione. Ha rifiutato il supporto psicologico, cosa sbagliatissima, ma è troppo testarda. Però ha trovato sollievo in due cose: fare…» esitò, un po’ imbarazzata, «fare quelle cose col professore, e quel romanzo, la campana di vetro o come si chiama». «Che ruolo ha la campana di vetro in tutto questo?» chiese Pisani. «Non so che ruolo abbia avuto nella sua testa, detto sinceramente» rispose Claudia. «So solo che ho cercato di leggerlo, ma tranne un po’ il primo capitolo mi ha annoiato tantissimo. Credo che Ester invece si sia immedesimata tantissimo nella protagonista, che tra l’altro si chiama Esther, pura casualità. Anche Esther del romanzo soffre di depressione. E la nostra Ester in un certo senso si è voluta creare un mondo tutto suo. Diceva che io le ricordavo tantissimo l’amica di Esther del romanzo, Doreen. Per questo ogni tanto mi chiama Doreen. E spesso… no, è una cosa troppo strana da dire». «Ormai dillo» disse Pisani. «Spesso Ester ha voluto ricreare scene del romanzo nella vita reale». «Eh? Non ho capito» disse Pisani. «Ha voluto che impersonassimo i personaggi di quel romanzo, ha voluto anche ricreare delle scene, interpretarle, non so come farti capire. A volte mi voleva vedere come una ragazza stronza e trasgressiva. Come l’amica di Esther del romanzo. Ma alla fine non sono riuscita proprio uguale a quella del libro, e ci mancherebbe. Abbiamo ricreato delle scenette del libro con degli altri complici che hanno interpretato altre parti e ci siamo anche divertiti tutti, sono sincera. Ma ora ho voluto darci un taglio, e credo che anche lei l’abbia capito che mi ero stufata. Non poteva continuare in eterno quel teatrino. Non possiamo mica vivere nella campana di vetro». Pisani sembrava sconcertato da quanto aveva appena appreso, e Claudia l’aveva notato. «Non farti influenzare da queste cose che ti ho raccontato» gli disse, «Ester non è pazza. È stato solo un modo bizzarro per svagarsi e superare un periodo di stress e depressione. Ma ultimamente sta molto meglio. Spero l’abbia superata definitivamente, e se un giorno si dovesse ripresentare la cosa, spero che non rinunci ad una consulenza seria. Uno psicologo può anche semplicemente aiutarti a ritrovarti se ti senti smarrito». «Che scena avete interpretato?» chiese Pisani curioso. Claudia rise. «Hai letto il libro?» chiese la ragazza. «Sì, era oggetto d’esame». «E certo, ti pareva» disse Claudia. «La scena del taxi, ad esempio. Anche se è venuta un po’ diversa dal libro. È stata la sera in cui ho scoperto l’identità dello schiavo di Ester. Non mi aveva mai detto chi fosse in realtà».
Ma in quel momento i due ragazzi smisero di parlare: avevano avvistato Ester, che li stava raggiungendo. «Com’è andata?» chiese immediatamente la ragazza a Pisani, con un po’ di apprensione negli occhi. «E secondo te com’è andata?» disse Claudia. «Sto tipo è ancora più secchione di te». «La lode te l’ha messa?» chiese Ester. «Sì» rispose Pisani, un po’ emozionato. «Bravissimo!» disse Ester felice. «Sto correndo in aula, ora posso andare ad aiutare a sostenere gli esami. Mi raggiungete?». «Stiamo andando a prendere un caffè» disse Claudia. «Tu avviati pure, non lasciare l’altra biondina da sola. E boccia tutti, mi raccomando». Pisani scoppiò a ridere. «Comunque avevo ragione io, visto?» disse il ragazzo trionfale. «In che senso?» chiese Ester. «La ragazza che mi aveva seguito al pub… l’avevi mandata tu». «Io non ho mandato nessuno» disse Ester, che poi guardò Claudia. «Infatti non mi ha mandato Ester» disse Claudia. «Ti ho seguito per mia iniziativa». «Ragazzi non sto capendo» disse confusa Ester. «Tu vai a fare gli esami» disse Claudia. «Poi ne riparliamo». Ester fece un cenno di saluto ai due e andò verso l’edificio.
«Ma perché mi hai seguito?» chiese Pisani a Claudia. «Sapevo che piacevi ad Ester» disse Claudia, «ma esci sempre con quella ragazza bruna, quindi pensavo steste insieme. Volevo capire se stavate davvero insieme. Poi Ester mi disse che in aula ti aveva chiesto con una scusa se fossi fidanzato, e tu avevi detto di no». «Certo che voi ragazze ne sapete una più del diavolo» disse Pisani. «Ma perché poi andavi in giro con la parrucca e le lenti?». «Per non farmi riconoscere» disse Claudia. «So di non passare inosservata, quindi volevo rendermi irriconoscibile. Ora basta col terzo grado. Adesso voglio fartela io una domanda». Claudia fissò Pisani negli occhi e abbozzò un sorrisetto. Il ragazzo si sentì come se lei gli stesse facendo una RX. «Anche a te piace fare le cose che Ester faceva col professore?». Pisani divenne tutto rosso. «Perché vuoi impicciarti nelle nostre cose?» le chiese. «Sono curiosa» disse semplicemente Claudia. «Cosa ci sarebbe di male ad ammetterlo?». «Niente» convenne Pisani, «ma restano comunque cose private». «Non per la migliore amica della tua ragazza» disse Claudia, facendogli l’occhiolino. «Comunque direi di muoverci. Offrimi un caffè e poi torniamo su da Ester. Altrimenti si ingelosisce».
XXIX. Il Professor Ranieri era appena rincasato. Erano circa le 21 e la casa era in apparenza deserta. Si sentiva vuoto e non vedeva l’ora di farsi una bella dormita. Stava per dirigersi verso la sua camera da letto, quando sentì degli inconfondibili tacchi alle sue spalle. «Vai da qualche parte?» chiese una voce femminile. Il Professor Ranieri si voltò e si ritrovò faccia a faccia con sua moglie. Era una donna sui 45 anni d’età, ma per come era messa fisicamente poteva dimostrarne non più di 35. Era molto simile a sua figlia Aurora, tranne che per i capelli, che erano lunghi e castani. Ma d’altra parte, anche i capelli di Aurora erano in realtà castani: semplicemente amava tingerli. L’uomo osservò sua moglie e fu sorpreso nel constatare che era vestita in modo maledettamente sexy: aveva indosso solo reggiseno, mutandine e delle scarpe coi tacchi. Era inoltre truccata e si era evidentemente spruzzata da poco il profumo. «Cara, sei qui?» disse. «Pensavo fossi uscita». «I tuoi occhi non ti ingannano» rispose la moglie. «Quelli ti funzionano ancora. Sì. Sono qui». «Cos’è che non dovrebbe funzionarmi?» chiese il Professor Ranieri. Sua moglie gli si avvicinò e lo schiaffeggiò forte, cosa che non aveva mai fatto in vita sua. L’uomo rimase scioccato. «È il cervello che non ti funziona» rispose la donna. «Sei stato così stupido da far scoprire ad Aurora il nostro segreto». «Io sono sempre stato molto attento» disse l’uomo sulla difensiva. La moglie per tutta risposta gli diede un altro schiaffo. «Così attento che Aurora ha scoperto tutto. E io le ho dovuto spiegare per bene come stanno le cose, perché voleva che ti lasciassi. Ora in ginocchio». «Cosa…?» balbettò il Professor Ranieri. «In ginocchio!» ripeté con autorità la donna. «Lo so che ti piacciono queste cose. Perché non me ne hai mai parlato? Ti ho detto di metterti in ginocchio, o te ne arriva un altro».
Il Professor Ranieri obbedì e si mise in ginocchio, al cospetto di sua moglie. «Baciami le scarpe» gli ordinò lei. Il Professor Ranieri fece quanto gli era stato ordinato e sentì una fortissima eccitazione. Erano anni che non si eccitava così tanto per mano di sua moglie. «Mi piace tantissimo avere il potere tra le mani» confessò sua moglie. «Se fossi stato un uomo più coraggioso, forse avremmo vissuto meglio la nostra sessualità e non saremmo arrivati a tutto questo. Ora ti voglio tutto nudo». L’uomo sgranò gli occhi e guardò sua moglie dal basso verso l’alto. Possibile che la donna con cui condivideva il letto tutte le sere fosse un’appassionata di dominazione? O era tutta una messa in scena per venire a scoprire la sua vera indole? Realizzò quanto la donna che credeva di conoscere di più fosse in realtà una di quelle che conosceva di meno. «Davvero ti piace dominare?» le chiese l’uomo. La moglie però fu veloce nel mettergli un piede sulla fronte per spingerlo per terra. «Non hai obbedito ad un mio ordine» gli disse con voce spietata. «E questo ti costa una punizione». Tolse via una scarpa e gli diede un calcio tra le palle. Non fu fortissimo, ma fu comunque dato con un certo vigore. «Ti avevo detto di denudarti. Obbedisci alla tua padrona, subito!». E fu in quel momento che il Professor Ranieri non ebbe più nessun dubbio. Sua moglie aveva la vera stoffa per dominare, e lui in tutti quegli anni era stato cieco. E si rese conto solo in quel momento quanto fosse stato sciocco farsi assuefare solo da Ester. Ma forse non era tutto perduto… «Le chiedo immensamente scusa, mia padrona» disse docilmente l’uomo. «Bravo» disse la donna. «Stai iniziando a capire come ti devi comportare al mio cospetto. Ora mettiti tutto nudo e seguimi in camera da letto camminando a quattro zampe».
Il Professor Ranieri fu velocissimo: si spogliò, rimanendo completamente nudo. Aveva il pene in completa erezione, particolare che non sfuggì a sua moglie. Glielo toccò con un alluce e sorrise. «È da parecchio che non me lo fai assaggiare» osservò la donna. «Ora sei tutto mio. In camera, muoversi!». L’uomo si mise a quattro zampe e la donna gli diede un calcio sul culo. «Muoviti, zampetta! Non ho voglia di aspettare, sono eccitatissima». «Ma hai avuto altre esperienze?» chiese l’uomo. La donna gli diede però uno schiaffo fortissimo. «Quando parli alla tua padrona devi darle del lei!» urlò. «Non credere che stai avendo a che fare con quella ragazzina». «Le chiedo scusa, padrona» disse il professore. «Questa volta non sono accettate le scuse» disse lei. «Dopo ti dovrò punire. E comunque sì, ho avuto qualche esperienza. Di recente, con un ragazzo molto bello e dotato». I due coniugi erano finalmente giunti in camera da letto. «Mettiti steso per terra, ai piedi del letto» ordinò la donna all’uomo, che eseguì subito l’ordine. «Bravo. Ora apri la bocca». L’uomo aprì la bocca e la donna vi sputò dentro. «Ingoia» gli ordinò, e lui fece come gli era stato ordinato. «Molto bene. Questa era la prima punizione. Le prossime potrebbero essere più severe se mi fai incazzare». «Questo per me somiglia più a un premio che a una punizione» ammise l’uomo, e la donna constatò quanto suo marito avesse ragione a giudicare dalla sua potente erezione. «Mettiti sul letto» gli ordinò la moglie, e lui obbedì.
La moglie del Professor Ranieri si diresse quindi verso il suo armadio e tirò fuori un frustino. Il Professor Ranieri la guardò sbalordito. «E da quanto hai una cosa del genere nell’arma… AHI!». La donna gli aveva appena dato una frustata potentissima tra il fianco e il sedere. «Non da molto» rispose la moglie, «ma la prossima volta che mi darai del tu piuttosto che del lei, te ne arriveranno cento». «Mi scusi, padrona» disse mortificato il Professor Ranieri. La donna si denudò completamente tranne che per le scarpe coi tacchi. Il professore non riusciva a capire. Aveva al suo fianco una donna che era in apparenza così tagliata e portata per la dominazione, perché non se n’era mai accorto? Questa cosa non riusciva a spiegarsela. Non lo si poteva negare, nonostante avesse superato i cinquant’anni d’età, lui continuava ad avere un debole per le ventenni. Le preferiva giovani, impacciate, incuriosite. Ma in quel momento sua moglie gli stava facendo ricredere il tutto. Era bella come non la vedeva da anni, anzi in quel momento gli sembrava che non fosse mai esistita una donna più bella di lei. Le sue tette erano ancora molto sode, nonostante l’età che avanzava, e così il suo lato B estremamente sexy.
La donna si mise sul letto accanto a suo marito, tolse via una scarpa e gli mise un piede sul collo, facendo una pressione lieve. «Perché hai cercato questo in altre donne e non in me? Rispondi!». «Io…» l’uomo esitò. Aveva anche difficoltà nel parlare a causa della pressione del piede della donna sul collo. «Pensavo che mi avessi dato del matto». «Ma certo che sei un matto, anzi sei un pervertito». «Ma tu… mi scusi, lei!» disse l’uomo. La donna gli schiaffeggiò la faccia piuttosto forte col piede, ma dal momento che l’uomo si era corretto subito, evitò di punirlo con le frustate, almeno per il momento. «Lei quando ha capito che le piacciono certe cose?». La donna si mise a cavalcioni su di lui, in una posizione pericolosamente vicina al suo pene eretto. «È stato un uomo più giovane di me a farmi capire che la cosa mi piace» gli spiegò la donna. «È stato Carlo, il posturologo. Ricordi quando ho avuto una distorsione alla caviglia e sono andata per un controllo?». «Sì, ricordo». «Carlo mi ha fatto i complimenti per lo smalto. Io sono stata un po’… stronza». La donna sorrise. «Gli ho chiesto: ti piace lo smalto o ti piacciono i miei piedi?». «Ma va?» fu il commento del Professor Ranieri. «E poi cos’è successo?». «Glieli ho fatti leccare». «Davvero?». La donna scoppiò a ridere. «No, no, ovviamente no, stupido» disse. «Lui è diventato tutto rosso, poveretto. Secondo me l’ho imbarazzato tantissimo. Gli ho detto: dai sto scherzando, mi vergogno tantissimo dei miei piedi perché non mi piacciono, per me è sempre un problema tirarli fuori davanti a estranei e volevo solo sdrammatizzare, rompere un po’ il ghiaccio». «Ah però» disse l’uomo. «Sei proprio furba». «Lui era tutto sudato, si capiva che se avesse potuto se li sarebbe mangiati. Ma da quel momento ho usato quella cosa a mio vantaggio. Mi piace farmi trattare da reginetta. Mi piace quando voi maschietti non ci capite più un cazzo».
Il Professor Ranieri guardò la moglie negli occhi, e sembrava spaventato. «È furba» si corresse. «Tu invece no» disse la donna con un sorriso smagliante. «Nemmeno me n’ero accorta che mi avessi dato del tu. Ma tu sei un coglione. Oppure semplicemente non aspetti altro che farti punire». «Può essere, padrona» rispose l’uomo, con l’eccitazione che aumentava sempre di più. «Mettiti col culo all’aria» gli ordinò la donna. L’uomo obbedì e subito arrivò la prima frustata sul culo. «Ti piace, vero? Brutto stronzo». «Oh sì, padrona». E arrivò un’altra frustata, sempre molto forte. «Perché non ti sei mai aperto con me?». Un’altra frustata. «Abbiamo rischiato di mandare a puttane un matrimonio». L’ennesima frustata. «Avevi dentro casa ciò di cui avevi bisogno». Ancora un’altra frustata. «Stai tenendo il conto delle frustate, coglione?». «No… no… padrona». «Nemmeno io» disse la donna. «Vuol dire che te ne beccherai più di cento».
Farsi sottomettere da Ester era stato fantastico. Ma il Professor Ranieri, mentre sua moglie continuava a frustarlo, rifletteva sulle parole di sua moglie, che si chiamava Cristina. I primi anni di matrimonio erano stati fantastici. Scopavano come dei matti e avevano avuto due figli, Bernardo e Aurora. Nonostante le due gravidanze, la donna non aveva perso nemmeno un millesimo del suo fascino. Ma purtroppo la passione era un po’ svanita. Tra i due c’era sempre stato molto affetto, ma avevano deciso di concedersi delle scappate, senza tuttavia rinunciare all’affetto ed evitando di arrivare al divorzio. Il Professor Ranieri cercava sempre un rapporto di dominazione e sottomissione, cosa che aveva temuto di rivelare alla moglie per paura di essere deriso da lei. Non sapeva se sua moglie fosse davvero appassionata di dominazione o se fosse solo un escamotage per riavvicinarsi al marito e salvare il loro matrimonio. Non sapeva nemmeno come avesse scoperto certe cose, o come le avesse scoperte Aurora. Ma a questo ci avrebbe pensato in un altro momento.
«Allora, chi ti punisce meglio» chiese Cristina ad un tratto. «Io o quella ragazzina di vent’anni?». «Lei, mia signora» disse affannato il Professor Ranieri. «Lei è la migliore dominatrice che si possa desiderare». «Mi trovi sempre bella, schiavo?» chiese la donna. «Lei è sempre bellissima. E sono stato solo un coglione a cercare il piacere fuori di casa, quando in casa avevo e ho il meglio». «Nulla avviene per caso, amore mio» disse la donna. «Se non ci fossimo concessi qualche scappata, probabilmente ora non avremmo capito certe cose ed ora, pur non essendoci mai traditi, staremmo vivendo una vita infelice e senza passione. Ora leccamela». Molto probabilmente la donna aveva ragione, ma non avrebbero potuto mai sapere come sarebbero andate le cose se si fossero comportati in un certo modo. L’unica cosa autentica era, in quel momento, la figa di sua moglie, che al contatto con la bocca del marito iniziò ad ansimare forte. «Ora lo voglio tutto» disse lei, ansimando come non mai. «E sborrami dentro».
Fu la miglior scopata della loro vita fino a quel momento. La passione tra marito e moglie era tornata più forte che mai, e i due, esausti ma felici, si ritrovarono abbracciati sul letto. «Da questo momento non tollererò più altre scappate. Riproviamo ad essere una coppia normale, Antonio». «Non ho più bisogno di altro» disse il Professor Antonio Ranieri. «Ma solo di te e di noi due, amore». La donna gli poggiò un piede vicino l’ombelico. «Massaggia» gli disse. «Tanto, so che ti piace». «Come l’hai scoperto, comunque?» chiese curioso il Professor Ranieri. «Questo te lo dirò domani» disse Cristina, sbadigliando. «Ma quindi? Bernardo ed Ester non stanno più insieme». «Questa è un’altra cosa che va cambiata» disse il professore. «Lascia vivere Bernardo, ormai è adulto». Nella vita sessuale potevano recitare il ruolo di padrona e schiavo, ma alla fine, durante la vita di tutti i giorni, erano una normalissima coppia.
Quattro anni dopo
XXX. Erano passati quattro anni dall’esame di Alessio Pisani di Lingue e Letterature Angloamericane. Ora lui aveva 29 anni, ed era fidanzato da quattro anni con Ester, che ne aveva 31. Ester era diventata professoressa associata della cattedra di Angloamericane, mentre Alessio Pisani, dopo essersi laureato con 110 e lode alla magistrale con una tesi sul ruolo delle donne negli anni Cinquanta, era diventato l’assistente della Professoressa Giovannini, che insegnava Letteratura Inglese. Il Professor Carmine Pisani era da poco stato nominato Rettore, mentre il Professor Ranieri era diventato il direttore di dipartimento degli studi umanistici e storici. L’omonimia tra Carmine e Alessio Pisani era una pura coincidenza. La professoressa bruna e bassina era invece la vicedirettrice di dipartimento. Bernardo si era fidanzato con un’altra ragazza, con cui si trovava molto bene, e i due erano sempre stati fedeli. I coniugi Antonio e Cristina Ranieri erano tornati a scopare come dei matti, e il professore era lo schiavo segreto di sua moglie: questo sempre nella vita sessuale. Avevano ritrovato la vera passione ed entrambi avevano dato un taglio alle scappatelle. Aurora, che era bisessuale, era fidanzata con una ragazza. Nel tempo libero suonava la chitarra con Claudia, la migliore amica di Ester. Claudia si era data scherzosamente un nome d’arte, che era Doreen. Non era fidanzata ufficialmente, ma quando le andava usciva con Leonardo, che in realtà si chiamava Edoardo: era il ragazzo che aveva interpretato il ruolo di Lenny Shepherd nella serata al Palazzo di Cristallo. Anche lui apparteneva al mondo della musica, e questa era una parte della sua personalità che era vera: era un abile pianista. Ester, su stretto consiglio di Alessio Pisani, Claudia e del Professor Antonio Ranieri, era andata da uno psicologo che l’aveva aiutata a ritrovare sé stessa, e anche grazie soprattutto all’amore di Alessio, insieme alla bravura e professionalità dello psicologo, aveva definitivamente sconfitto la depressione. Il Professor Ranieri aveva scagionato Claudia e aveva confessato al Rettore, il Professor Pisani, che era stato lui ad inviare la lettera anonima al Rettore precedente: la versione ufficiale era che non voleva tenere lontana Ester da suo figlio, perché erano fidanzati all’epoca. Il Professor Pisani si fece andare bene quella spiegazione e nessuno ne parlo più. Ma nessuno seppe mai se il Professor Pisani avesse davvero creduto a quella versione. Il rapporto tra Ester e il Professor Ranieri, dopo le prime settimane di rabbia intensa di lei nei suoi confronti, era di molto migliorato. Ester aveva capito il motivo per cui lui aveva agito in un certo modo e l’aveva perdonato. E non aveva dimenticato che grazie a lui era diventata professoressa associata e aveva conosciuto Alessio Pisani. Alessio Pisani ed Ester erano sessualmente molto attivi, ed ogni tanto anche loro si divertivano a giocare alla padrona e allo schiavo. Pisani era terribilmente intrigato da Ester quando indossava i panni della padrona, anche se praticavano la dominazione con meno frequenza rispetto ad Antonio Ranieri e Cristina, questo perché Alessio non era nato con quelle sensazioni ed Ester si era addolcita di molto. La ragazza era una professoressa molto gentile e disponibile, al pari della Professoressa Salerno. Alessio Pisani invece era un assistente molto pignolo ed esigente, ed Ester spesso lo provocava scherzosamente, dicendo che prima o poi avrebbe ricevuto una lettera di reclamo autentica. Il progetto dell’autenticazione della traduzione delle tre tavolette era stato poi incaricato ad una giovane professoressa di etnologia che affiancava il professore di antropologia. Ma questa è tutta un’altra storia.
FINE
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