Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Ester: la storia di una donna in carriera

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view post Posted on 12/5/2022, 11:11     +1   +1   -1
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Maestro di Piedi

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i tuoi raconti sono sempre belli , peccato che alcuni non sono finiti .
 
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view post Posted on 12/5/2022, 15:25     +1   -1

Maestro di Piedi

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CITAZIONE (Ingabbiata-mente @ 12/5/2022, 12:11) 
i tuoi raconti sono sempre belli , peccato che alcuni non sono finiti .

Mi può fare solo piacere se gli utenti che hanno prodotto tra le storie più belle del forum stiano apprezzando questo lavoro. Soprattutto perché ha richiesto comunque una certa fatica e tanta ricerca.
Per gli altri racconti lo so, purtroppo ho avuto dei problemi con i file 😣 ma in ogni caso mi sono ripromesso di riscriverle tutte, com’è successo con dominazione consapevole.
Grazie per seguirmi :)
 
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view post Posted on 13/5/2022, 08:25     +1   +1   -1
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Maestro di Piedi

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CITAZIONE (Flover 991 @ 12/5/2022, 16:25) 
Mi può fare solo piacere se gli utenti che hanno prodotto tra le storie più belle del forum stiano apprezzando questo lavoro. Soprattutto perché ha richiesto comunque una certa fatica e tanta ricerca.
Per gli altri racconti lo so, purtroppo ho avuto dei problemi con i file 😣 ma in ogni caso mi sono ripromesso di riscriverle tutte, com’è successo con dominazione consapevole.
Grazie per seguirmi :)

OK
 
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view post Posted on 14/5/2022, 11:09     +1   -1

Maestro di Piedi

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XIV.
Stare a casa di Bernardo rendeva Ester molto infelice. La famiglia di lui non era male. Suo suocero era decisamente il membro di quella famiglia che preferiva. Tutte le volte che aveva tradito Bernardo si era dispiaciuta paradossalmente più per i suoi suoceri che per il suo fidanzato stesso. La madre di Bernardo era una donna molto gentile, ma aveva un rapporto troppo simbiotico con il suo unico figlio maschio. Bernardo aveva una sorella di 21 anni, Aurora, ed Ester le voleva bene come a una sorella.
Aurora era quanto più di dissimile potesse esistere da suo fratello. Aveva iniziato a lavorare appena dopo la maturità, a ridosso dei 19 anni, e cercava di essere quanto più indipendente dalla sua famiglia, sia economicamente che emotivamente. Era molto graziosa, aveva dei chiarissimi capelli biondi a caschetto e gli occhi neri. Aveva un modo di vestire abbastanza curioso, al contrario degli altri membri della sua famiglia che vestivano sempre in modo distinto. Si era sempre apertamente definita come una ragazza bisessuale.

Era sera, e in quel momento in casa c’erano solo Ester e Bernardo. Tra i due non c’era il minimo dialogo e tutto taceva, fino al momento in cui Aurora irruppe in casa. La ragazza sbatté forte la porta e si lasciò cadere su un divano. Era visibilmente corrucciata, rossa in volto e aveva gli occhi lucidi. Ester sospettava che Aurora avesse pianto molto.
«Tutto ok?» chiese preoccupata Ester, ben sapendo però che la risposta fosse tutt’altro che positiva. Aurora non rispose, ma si limitò a tirare fuori una sigaretta dalla borsetta per poi accendersela.
«Puoi evitare di fumare in sala? Lo sai che mi dà fastidio il fumo» disse Bernardo, senza accorgersi che sua sorella stava con l’umore sotto i piedi, o almeno fingendo di non accorgersene.
«Puoi evitare di rompere i coglioni?» disse Aurora per tutta risposta.
«Evitare di rompere i coglioni?» disse Ester. «Quell’idiota di tuo fratello?».
«E tu puoi evitare di fare sempre l’acida?» disse Bernardo un po’ stizzito.
«Come hai detto?» disse Ester alzandosi e guardando Bernardo minacciosamente.
«Nulla» disse Bernardo, che non aveva voglia di litigare. Ma ormai era troppo tardi. Ester gli si avvicinò e gli diede uno spintone molto forte.
«Bravissima» approvò Aurora. «Dagliene anche uno da parte mia».
Ester fece per spintonarlo di nuovo, ma Bernardo quella volta riuscì a parare il colpo. Ester lo guardò con rabbia, ma non provò a colpirlo di nuovo.
«Ringrazia che a fumare non sia io ma tua sorella» gli disse Ester. «Altrimenti ti sarebbe arrivato uno schiaffone».

Aurora continuava a sembrare molto triste ed Ester le si avvicinò.
«Che succede tesoro?» le chiese affettuosamente, abbracciandola.
La ragazza esitò.
«Non ho la certezza, ma credo che papà abbia un’altra» disse Aurora.
Ester si sentì gelare a quella rivelazione, e si ricordò di quando Bernardo le aveva rivelato di averla tradita.
«Che cosa meschina» disse Ester dopo attimi di silenzio ghiacciato, accarezzandola e consolandola. «E come mai pensi questa cosa?».
Aurora continuava ad esitare, forse chiedendosi se fosse il caso di parlarne con Ester o se fosse meglio tenersi il segreto. Fu Bernardo a rompere il silenzio.
«Hai prove o sono solo accuse infondate?» le chiese.
«Tu devi solo tacere» gli disse Ester con disprezzo. «Tuo padre ha tanti pregi, e se fosse vero che ha un’altra, sei stato capace di prendere da lui solo una cosa, l’unica peggiore».
Ci fu qualche attimo di silenzio assordante. A spezzare il silenzio fu poi Aurora.
«Che intendi dire?» chiese ad Ester.
«Tuo fratello mi ha tradita» spiegò Ester. «All’inizio che stavamo insieme. Con una cameriera sudamericana».
Aurora guardò Bernardo negli occhi con fare minaccioso. Il ragazzo arrossì.
«È passata una vita» tentò di giustificarsi, arrampicandosi sugli specchi. «Sono cose che…».
«Cose che?!» urlò Aurora, alzandosi furiosamente.
«Ma ormai la mia rivincita l’ho avuta» disse Ester. «Anche io ti ho tradito».
Bernardo impallidì, e anche Aurora parve essere rimasta senza parole.
Ester aveva ottenuto un effetto scioccante e quasi si pentì di aver sputato il rospo.
«Hai tutta la mia stima» le disse infine sorprendentemente Aurora. «I maschi credono di essere i soli ad avere il diritto di fare delle scappatelle, e questo solo perché hanno il pisello tra le cosce. Poi se lo facciamo noi donne siamo troie. Ben vi sta!». Poi la ragazza si rivolse ad Ester e le poggiò una mano su quella di lei. «Se non ti volessi un bene dell’anima ti direi di lasciare quel pezzo di merda di mio fratello già da ora. Ma poi mi mancheresti troppo».

Ester strinse molto forte la mano di Aurora e la guardò nei suoi bellissimi occhi neri.
«Ti prometto che per te ci sarò sempre, qualunque cosa accadrà con Bernardo».
«Chi ti sei scopata?» chiese Aurora curiosa come se nulla fosse, non come se suo fratello e la sua ragazza avessero appena rivelato di essersi traditi a vicenda.
«Anch’io voglio sapere!» urlò Bernardo con quanto più fiato avesse in gola. «Chi cazzo ti sei scopata? Sentiamo».
«Ah, ti piace immaginare la tua ragazza tra le mani di un altro uomo?» chiese sarcasticamente Aurora. «Comunque ti vedo corrucciato fratellino, come mai? Non ti piace la cosa? Tu l’uccello a un’altra ragazza l’hai saputo infilare. Ora Ester racconterà tutto nei dettagli e tu ascolterai dall’inizio alla fine. Vai a prendere i popcorn».
«Mi piace l’idea» sorrise Ester.
«Da oggi considerati single» disse Bernardo gelido, scuotendo la testa, dopodiché uscì di casa sbattendo forte la porta, lasciando le due ragazze sole.

XV.
Era ormai l’imbrunire. La giornata era stata molto mite. La primavera era nel pieno del suo splendore, ma la sera la temperatura era ancora piacevolmente fresca.
Alessio Pisani era su un palco, intento a leggere e tradurre Shakespeare a un festival della letteratura insieme ad alcuni colleghi ed ex colleghi.
Tra il pubblico c’era anche lei, Ester, curiosa di vedere come se la cavasse Pisani in lingua inglese, soprattutto dinanzi ad un certo pubblico. La ragazza non poté che constatare quanto fosse bravo nella pronuncia e quanto fosse sicuro di sé, senza quasi avvertire la pressione per il fatto di essere osservato e ascoltato da molte persone.
Pisani leggeva con trasporto il sonetto 20 di Shakespeare:
«A woman’s face with nature’s own hand painted,
Hast thou, the master mistress of my passion; […]
».
Quando arrivò il momento della traduzione, Ester prese al balzo l’occasione per cercare di metterlo in difficoltà.
Il ragazzo tradusse le prime due righe in questo modo:
«Viso femmineo che Natura di sua man dipinse
hai tu, sire signora della mia passione
».
E fu in quel momento che Ester alzò vistosamente la mano, attirando l’attenzione di molte persone lì presenti, dal momento che nessuno aveva interrotto prima di allora le varie letture.
Giusy era presente e guardò male Ester. Fu turbata dalla presenza della ragazza e ancor più turbata per il fatto che avesse deciso di interrompere il suo amico.
Pisani era piuttosto concentrato sulla lettura e fu Mariagrazia, una sua ex collega, a fargli delicatamente cenno per indicargli Ester.

«Sì?» chiese Pisani, che era incuriosito ma anche un po’ nervoso, memore di come erano andate le cose l’ultima volta che Ester aveva attirato la sua attenzione in pubblico.
Ester si alzò e sorrise, mostrando di essere molto sicura di sé, non badando al fatto che a qualcuno avrebbe potuto dare fastidio quell’interruzione.
«Posso chiederle una cosa riguardo la traduzione del sonetto?».
«Dica» fu la laconica e incerta risposta di Pisani, dopo qualche istante di sgomento.
«Posso chiedere per quale motivo ha reso master mistress come sire signora?» chiese Ester, fingendo stupore. «La traduzione non dovrebbe essere padrone padrona?».
Ci fu qualche sussurro qua e là, e molti la guardarono come a chiedersi se fosse stato davvero il caso di interrompere una lettura così coinvolgente per una domanda così apparentemente stupida.
Pisani tuttavia non si scompose e cercò di dare la sua spiegazione ad Ester.
«Credo che siano termini più sensuali per parlare della passione del poeta. Invece padrona e padrone sono termini più duri».
«E io credo che sia proprio quello il bello» disse Ester con una smorfia irritante stampata in volto. «Il protagonista viene visto contemporaneamente come un padrone e una padrona dalla connotazione sessuale incerta, che sembra dominare letteralmente il poeta. Shakespeare ha usato master e mistress, non sir e madam. Un motivo ci sarà. Ma comunque è solo un mio pensiero. Che reputo però giusto. Posso porle un’ultima domanda, Signor Pisani? Poi prometto di non disturbarla più».
«Dica pure» rispose Pisani, un po’ rosso in volto. Giusy sussurrò qualcosa nell’orecchio dell’amica, qualcun altro si limitò a fissare Ester con la faccia sospettosa o comunque spiacevolmente sorpresa.
«Gentile» disse Ester, senza levarsi dal viso quella smorfia irritante, sempre incurante della tacita ma ostile reazione del pubblico. «Come mai secondo lei Shakespeare ha detto sia padrone, al maschile, che padrona, al femminile?».
Giusy si trattenne dall’alzarsi e mollare uno schiaffone a quell’insopportabile e invadente ragazza.
«Semplicemente perché secondo molti studiosi probabilmente Shakespeare era bisessuale» spiegò Pisani con naturalezza.
«Credo sia un’osservazione più che giusta» disse Ester. «Ma io credo una cosa. Pur essendo bisessuale e pur avendo il protagonista gli attributi maschili, Shakespeare ha donato all’uomo la bellezza di una donna, perché la giovinezza è progettata per essere associata alle donne. E il protagonista ha tutti gli attributi positivi delle donne. Non crede che sia questa un’ammissione della superiorità delle donne?».
Si sentì mormorare. Ester aveva davvero fatto scena e Pisani sembrò un po’ imbarazzato. Tuttavia il ragazzo non si scompose.
«Shakespeare descrive però questa figura con i genitali maschili e vuole coprire i difetti del sesso femminile, pur celebrandone la bellezza fisica» spiegò Pisani. «Non credo che la sua reale intenzione sia stata quella di celebrare una presunta superiorità delle donne. Non credo nemmeno che l’epoca in cui è vissuto sia stata ottimale per un pensiero del genere, ma non è la sede opportuna in cui parlarne. Se non c’è altro, preferirei completare la mia lettura».
«Faccia pure, Signor Pisani» disse Ester. «La ascolto volentieri».
La ragazza si sedette e, come promesso, non disturbò più Pisani.

Alla fine del festival, dopo gli applausi e i saluti di rito, la maggior parte del pubblico andò via, ma Ester restò lì in attesa. Quella sera era impeccabile come sempre. Pettinata, truccata, vestita elegantemente, unghie smaltate di bianco e dei sandali coi tacchi ai piedi che lasciavano intravedere gli alluci, anch’essi smaltati di bianco. Pisani la fissò ed era ovvio che lei volesse parlare con lui.
«Una serata bellissima» commentò Ester quando fu sicura che non ci fosse nessun altro eccetto lei, Pisani e Giusy. «Lei è davvero bravo in inglese. I miei complimenti».
«Sarebbe stata una serata bellissima, certo, se lei non avesse interrotto la lettura volutamente per rovinare la prestazione di Alessio, destabilizzarlo, e fare domande stupide e perverse che non c’entrano niente con Shakespeare. È stata davvero fuori luogo» disse Giusy, scandendo ogni parola con un tono particolarmente astioso.
«Ma cosa dice?» le disse Ester con una pacatezza molto fastidiosa. «Ho fatto due semplici domande. Una di traduzione e una di contenuto. È lei ad essere troppo maliziosa».
«Io… maliziosa… Ale andiamo via per favore» tagliò corto Giusy, non volendo litigare con Ester. Non perché lei avesse paura di affrontarla, ma per evitare di causare guai all’amico in sede d’esame o, peggio, per la tesi.
«Cos’è tutta questa fretta?» chiese Ester. «Io in realtà sono qui per scambiare due chiacchiere con Alessio. In privato».
«Ale no» disse Giusy categorica, minacciando l’amico con lo sguardo.
«È una cosa importante» insistette Ester.
Pisani osservò Ester con degli strani pensieri che gli passavano per la mente. Quella donna aveva caratteristiche che non aveva riscontrato mai in nessun’altra persona. Era curioso di sapere cosa si nascondesse dietro quella corazzata così dura. Perché quella che aveva doveva per forza essere una corazzata. A prescindere dalla tesi e dal percorso didattico, Pisani voleva saperne di più su di lei. Anche se era evidente che lei si divertisse a torturarlo e umiliarlo, e che non si facesse scrupoli a farlo anche in pubblico. Il suo orgoglio gli suggeriva di lasciarla perdere ed andar via senza nemmeno salutarla. Ma il suo cuore stranamente pareva pensarla diversamente.

«Va bene» cedette alla fine Pisani. «Mi dica».
«Alessio, no!» urlò Giusy afferrandogli il braccio e stringendolo, quasi strattonandolo verso di sé. «Non farmi incazzare».
«È una scelta mia, Giusy» disse Pisani, liberandosi dalla morsa dell’amica.
Giusy parve essersi offesa per la cosa.
«Io non ci credo» disse Giusy scuotendo la testa. «Davvero non ci credo. Siamo come fratello e sorella e non ascolti i miei consigli. Vattene con lei ma poi non ti venire a lamentare. Perché già so che lo farai».
Giusy si voltò e andò via con passo deciso. Pisani sembrava scosso per la reazione ostile dell’amica.
«Lasciala sfogare» gli disse dolcemente Ester, riportandolo alla realtà. «Le passerà».
«Cos’è che voleva dirmi?» chiese Pisani, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta accettando di parlare con Ester e lasciando andare via Giusy. Si ricordò di quella serata in cui confessò all’amica le sue preoccupazioni riguardo Ester, quando Giusy ancora non credeva ai suoi sospetti. Pensò alla ragazza eccentrica e bionda che non aveva più incontrato e che aveva sospettato fosse stata Ester a mandargliela alle calcagna. Ora la situazione si stava completamente ribaltando. Era Giusy a voler tenerlo lontano da Ester, ma lui non riusciva a chiudere i rapporti con lei, anche se c’erano migliaia di ottimi motivi per farlo.

«Mi segua in macchina» disse Ester ridestando Pisani, che avvertì forti palpitazioni al petto. Quando Ester gli parlava passava dal tu al lei come se nulla fosse. Non sapeva se la cosa lo incuriosisse, lo eccitasse o lo preoccupasse di più. Essendosi più o meno fatto un’idea di che tipo fosse Ester, si sarebbe potuto aspettare di tutto. Faceva bene a fidarsi? Non sapeva effettivamente se lei avesse buone intenzioni. Pisani si guardò intorno: non c’era molta folla in giro, soprattutto in virtù del fatto che era una serata in piena settimana.
Pisani scelse di fidarsi e seguì Ester. Si sentiva molto più nervoso delle altre volte. Non era mai stato particolarmente a proprio agio mentre era in compagnia di Ester, ma le altre volte era diverso. Era all’università, in pieno giorno, in una località accessibile da chiunque. Invece in quel momento…
Provò una sorta di brivido lungo tutto il corpo quando si sedette nell’auto di Ester, che era locata in un parcheggio piuttosto isolato. Non era mai stato in un luogo così ristretto in compagnia di Ester, e non le era mai nemmeno stato così vicino, eccetto per quei momenti in cui lei gli calpestò un piede e gli parlò nell’orecchio.

«Ora guardami attentamente negli occhi» disse Ester a un certo punto, con dei modi del tutto differenti da quelli che Pisani si sarebbe aspettato. Il ragazzo deglutì. Ora guardarla negli occhi era davvero difficile. La sua lotta interiore era se esserne attratto o impaurito. «Sei stato tu a mandare la lettera al Rettore?» gli chiese Ester con un tono che non aveva mai usato con lui. Sembrava gentile e supplichevole, la qual cosa spiazzò Pisani, abituato al fatto che Ester l’avesse sempre trattato con degli arroganti modi da snob. «Se sei stato tu e lo ammetti ora, ti prometto che non mi arrabbio, ci mettiamo una pietra sopra. Io… ho bisogno di sapere. Guardami negli occhi mentre me lo dici».
«Non sono stato io» disse Pisani, non distogliendo il suo sguardo da quello di Ester. «Te lo giuro su quanto ho più di caro. Glielo» si corresse.
Le aveva parlato come se avessero un rapporto confidenziale da anni. In effetti, ora che ci pensava, lei era più grande di lui ma solo di poco, tra loro due c’erano pochissimi anni di differenza.
«Okay, ti credo» disse Ester, che poi parve pensierosa. «Mi sembri una persona molto sincera e corretta, Pisani. Fingere il contrario sarebbe insensato. Ma chi può essere stato ad inviare quella lettera di reclamo?».
Le veniva in mente solo una persona. Ma perché avrebbe dovuto farlo?
«Non le so proprio dire» disse Pisani, e ovviamente in questo era sincero.
«Per questa sera puoi darmi del tu» disse Ester.
«Lo farò. Ma solo se mi chiami Alessio» disse Pisani.
I due si guardarono intensamente negli occhi.

Si sentì il rumore di un’auto che si avvicinava a quella di Ester. Pisani fissò la macchina e parve riconoscerla.
«Non è l’auto del Professor Ranieri quella?» chiese, avendo visto qualche volta il professore recarsi all’università con un’auto molto simile.
«Oh merda!» esclamò Ester ad alta voce, facendo sobbalzare il ragazzo. Poi mise in moto e sfrecciò via veloce.
«Dove sta andando?» chiese Pisani allarmato.
«Non dovevi darmi del tu, Pisani?» disse Ester, dando particolare enfasi al cognome di lui. «Lascia perdere. Comunque non voglio assolutamente che il Professor Ranieri ci veda insieme».
«Perché?» chiese Pisani, anche se un’idea se l’era fatta.
«E secondo te perché, stupido?» disse Ester, che dopo un po’ accostò.
«Io… credo sia meglio che mi ritiri» disse Pisani sentendosi un pesce fuor d’acqua.
Ma non passò molto che la presunta auto del Professor Ranieri riapparve a accostò poco dietro quella di Ester. Dall’auto uscì una persona ma… non fu il Professor Ranieri. Era un ragazzo.
«Puoi stare tranquilla» disse Pisani sollevato, «mi sono sbagliato, non è l’auto del Professor Ranieri, è solo un modello simile».
«È il mio ragazzo» disse Ester, che osservava la scena dallo specchietto retrovisore. «Il mio ex ragazzo voglio dire» si corresse.
«Ah» disse Pisani nervosamente, mentre Bernardo si avvicinava. «Ti sta seguendo?».
Ester per tutta risposta baciò Pisani sulla bocca, che rimase letteralmente folgorato e paralizzato dalla cosa. Paralizzato invece non fu il suo membro, che ebbe un improvviso e inaspettato risveglio.
 
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view post Posted on 14/5/2022, 12:41     +1   +1   -1

Professore/essa SM

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wow che svolta interessante...
 
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view post Posted on 15/5/2022, 21:45     +1   +1   -1

Luminare BDSM

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Un film...
 
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view post Posted on 15/5/2022, 23:09     +1   -1

Maestro di Piedi

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Grazie :) dai prossimi capitoli si entrerà nel vero e proprio climax
 
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view post Posted on 18/5/2022, 08:50     +7   +1   -1

Maestro di Piedi

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XVI.
Bernardo bussò con forza al finestrino della macchina di Ester. Pisani sobbalzò, mentre lei abbassò il finestrino.
«Chi è questo? Che vuole da te?» le chiese Bernardo.
«Che vuoi tu invece?» disse Ester. «Sei stato tu a tradirmi per primo e a lasciarmi. Ora mi dici cosa vuoi?».
«Tu le corna non me le fai» disse Bernardo.
«Le corna già te le ho fatte» rispose Ester, «ma ora mi hai lasciato, non devi considerarle nemmeno più corna. Poi detto da te, che sei stato il primo a farmele, fa abbastanza ridere».
«Sei una troia» disse Bernardo. Ester non perse tempo. Scese dall’auto e lo guardò furente negli occhi sotto lo sguardo di un terrorizzato e scioccato Pisani.
«Ripeti quello che hai detto» disse con tono basso, ma astioso e minaccioso. Poi lo schiaffeggiò. «Secondo te ho paura di metterti le mani addosso? Io sarei una troia. E tu non sei un puttaniere invece».
«Ester, ti prego» disse Pisani dall’auto.
Sentirsi chiamare per nome da Pisani le diede la giusta forza interiore per lasciar perdere Bernardo e rientrare in macchina.
«Ti stai scopando un tuo studente?» chiese Bernardo, che aveva riconosciuto Pisani, guardandolo in modo inquisitorio. «E il Rettore lo sa? Immagino di no».

Ester si sentì quasi mancare. Ma non per la minaccia di Bernardo di spifferare una cosa che tra l’altro non era nemmeno accaduta. Aveva sempre sospettato che la lettera anonima di reclamo indirizzata al Rettore fosse opera di Pisani. Ma ora iniziava a sospettare di Bernardo. E se avesse voluto sabotare la sua carriera per non farla partire per quel progetto all’estero di cui si occupava il professore di Antropologia? Bernardo non era mai stato troppo entusiasta all’idea che Ester partisse per un soggiorno all’estero. I pezzi del puzzle sembravano combaciare fin troppo bene.
«La lettera!» disse, per poi scendere di nuovo dalla macchina. «Sei stato tu a mandare la lettera al Rettore? Parla!».
«Lettera?» chiese Bernardo perplesso. «Che lettera?».
Ester studiò per bene il suo ex, cercando di captare i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue espressioni, la sua mimica facciale. Non sembrava una persona che stesse facendo finta di nulla, sembrava veramente stupito per la domanda e sembrava non aver colto l’allusione.
«Ti ricordi che tua sorella ha detto che vostro padre ha un’altra?» disse Ester.
Bernardo fece una faccia strana.
«Sì, ma che c’entra con la lettera? E di che lettera staresti parlando?».
«Lascia stare la lettera. Io so chi è l’amante di tuo padre, la conosco, anche se non ho detto nulla ad Aurora per non farla star male».
Bernardo fu come colpito dallo shock. Divenne tutto rosso e rimase qualche istante ammutolito.
«Chi è?» chiese alla fine, sconvolto.
«Tu tieni la bocca cucita e la terrò anche io» disse Ester. «Fidati, sarebbe davvero scandaloso sapere alcune cose su di lui e soprattutto sapere chi è l’amante. Conviene ad entrambi stare zitti».
Bernardo poggiò la mano vicino al finestrino abbassato.
«Non ho null’altro da dirti» disse Ester, poi sputò sulla mano di Bernardo, che con un scatto automatico la discostò. Dopodiché Ester mise in moto e partì. L’atmosfera nella sua auto sembrava elettrizzata.

«Dove ti accompagno?» chiese Ester a Pisani.
«Puoi lasciarmi anche qui» rispose il ragazzo, che sembrava molto imbarazzato e turbato.
Ester accostò subito.
«Sei sempre intenzionato a lavorare con me per la tesi?» chiese Ester un po’ preoccupata.
«Se devo essere sincero, no» rispose Pisani. «Tengo molto alla mia carriera, e soprattutto ad una carriera onesta. Non voglio macchie».
«Macchie?» disse Ester infastidita. «Perché macchie? Forse perché ci siamo baciati? Ti ho detto dal primo momento che con me non avresti avuto vita facile. Non avresti sconti di nessun tipo. E non ne avrai solo perché ci siamo dati un bacio».
«Sì, perché ci siamo baciati» disse Pisani, evitando di guardare Ester negli occhi. «E l’hai fatto davanti al tuo ex ragazzo, che non so a te, ma a me sembra molto intenzionato a metterti il bastone tra le ruote. Non credo sia prudente farci vedere insieme neanche un altro secondo. Perché ci tieni così tanto a seguirmi per la tesi? Sono una tua cavia? È un modo per fare esperienza?».

Ester diede uno schiaffone a Pisani sulla guancia col dorso della mano. L’impatto era stato molto forte e Pisani si lamentò per il dolore.
«E smettila di frignare» disse Ester. «Tu non ti tirerai indietro. Verrai a casa mia per lavorare».
«A casa tua?» disse Pisani incredulo, massaggiandosi dove Ester l’aveva picchiato. «Nella tana del lupo? Non esiste».
«Hai paura di me, Pisani?» chiese Ester sorridendo. «Fai bene».
«Tu nascondi qualcosa di strano» disse Pisani. «Sai… il Professor Ranieri un po’ di tempo fa mi ha scritto una mail, in cui mi consigliava di lavorare con te per la tesi».
«Sì, e quindi?» chiese Ester.
«E quindi è strana la cosa» disse Pisani. «Io sulla tesi sono sempre stato indeciso. Il Professor Ranieri mi piace molto, ma alla fine erano solo voci di corridoio. Non gli ho mai detto direttamente di essere intenzionato a scrivere la tesi con lui. Gli avevo solo chiesto appuntamento per un ricevimento, ma senza specificarne il motivo. E al ricevimento lui non c’era, nel suo ufficio trovai te. Come faceva il Professor Ranieri a sapere della tesi? Gliel’hai detto tu? O la sua mail in realtà è opera tua? Sei sicuramente molto intelligente, forse sarai la persona più intelligente dell’intera università, più del Professor Ranieri stesso. Ma su certi aspetti sei infantile e immatura. Perdona la mia sincerità. E qualcosa ti è sfuggito dalle mani».

Con gran sorpresa di Pisani, Ester non ebbe nessuna reazione violenta. Si limitò a fissarlo.
«Davvero pensi questo di me?» chiese la ragazza con tono calmo.
«Che sei immatura? Sì» rispose coraggiosamente Pisani, col forte rischio di ritrovarsi un altro ceffone da parte di Ester.
«Che sono la più intelligente» lo corresse Ester, senza tuttavia dargli addosso.
«Be’ sì» annuì Pisani.
Per tutta risposta Ester baciò nuovamente Pisani sulla bocca. Ma quella volta non c’era Bernardo, non c’era nessuna scusante. Lo baciò in modo sensuale e appassionato.
Pisani però non ricambiò il bacio e si discostò.
«Ma cosa fai?» le chiese.
«Non ti piaccio?» chiese Ester.
«Ma che discorsi sono questi? Certo che mi piaci, ma dai, non può mai funzionare una cosa del genere tra di noi».
Ester rise in modo enigmatico.
«Che idee ti stai facendo, Pisani?» disse con un’espressione indecifrabile. «Funzionare cosa? Davvero pensi che tu possa piacermi?».
«È la seconda volta che mi baci stasera» osservò il ragazzo. «E non vuoi liberarti della mia compagnia. Sei anche venuta ad assistere al festival. Fino a poco fa non avrei mai creduto che io potessi piacerti, ma per come ti stai comportando me lo stai facendo sospettare. Anche se non fosse vero».

Ester non rispose. Fissò per alcuni istanti Pisani per poi baciarlo per la terza volta.
«Caccia fuori quella lingua» disse ansimando Ester. L’eccitazione e le fantasie di Alessio Pisani galoppavano. Sentiva il pene che gli pulsava e scoppiava, divenendo man mano sempre più duro. Cacciò fuori la lingua e la unì a quella di Ester. Fu, secondo lui, il momento più bello della sua vita dalla nascita fino a quel momento. I due presero a baciarsi con quanta più foga avessero, ansimando come dei matti.
Dovettero passare interi minuti, o forse ore, perché i due si distaccassero. Ma Ester ancora non era soddisfatta e continuò a baciare Pisani, questa volta poggiandogli una mano sul membro.
Pisani andò letteralmente in tilt e considerava un miracolo il fatto che non fosse venuto nelle mutande al contatto con la mano di lei, che l’aveva fatto sobbalzare non di poco.

«Non so se sei tu che mi piaci o è l’idea di te che mi eccita come una matta» disse Ester.
Pisani era letteralmente sconvolto. Era tutto spettinato, arrossato ed affannato. Prese coraggio e baciò Ester sul collo. La ragazza chiuse gli occhi ed ansimò molto forte.
«Ti va se ti racconto una storia, Pisani?» disse Ester con la voce marcata dall’eccitazione.
«Tutte le storie che vuoi. Ma chiamami Alessio, per favore».
«Oh sì, come mi eccito quando mi supplicano» disse Ester mordendosi le labbra. «Supplicami, continua a supplicarmi».
«Ti supplico, chiamami Alessio» ripeté Pisani.
«Devi supplicare più forte» disse sadicamente Ester.
«Ti supplico, ti scongiuro, chiamami Alessio».
«Urlerò il tuo nome solo se mi farai venire, Pisani» disse Ester, cambiando le carte in tavola. «E non è detto che tu ci riesca».
«Cos’è che mi volevi raccontare?» chiese curiosissimo Pisani, che era totalmente imbambolato e alterato per la forte eccitazione. «È qualcosa di eccitante?».
«Per me sì, tantissimo. Andiamo a casa mia».

XVII.
Ester e Pisani erano appena entrati in casa della ragazza, che buttò via le scarpe e prese a baciare di nuovo con forza il ragazzo.
«Ora che sei nella tana del lupo sei più eccitato, brutto pervertito?» disse Ester trafiggendo Pisani con i suoi occhi.
«Cos’è che volevi raccontarmi?» chiese Pisani, eccitato e curioso come non mai. La risposta di Ester fu l’ennesima bella sberla sul viso.
«Non dimenticarti con chi stai parlando» gli disse Ester. «Io sono la tua padrona e tu devi rispondere alle domande che ti faccio».
«È questo che ti piace?».
«Mi fa impazzire l’idea di eccitare e torturare un ragazzo più piccolo di me» disse sensualmente Ester. «Un ragazzo per bene, educato, il classico bravo ragazzo e studioso, che veste bene, che ha classe… adoro farti uscire dai tuoi equilibri e sconvolgerti tutto. Chissà, potrei farti provare il più bell’orgasmo della tua vita. O potrei cacciarti via senza farti venire. Sarebbe sublime vederti eccitato e supplicante e negarti il piacere finale. Ma chissà se sarò davvero così cattiva. Anche vederti impazzire di desiderio e piacere sarebbe fantastico. Vederti mentre provi qualcosa che non hai mai provato. Perché io lo so che certe cose non le hai mai provate».
Pisani stava ormai perdendo il controllo del proprio corpo e della propria mente. Era sicuro che Ester avesse il potere di farlo venire anche solo parlando, ed avrebbe volentieri evitato quella figura che Ester, ne era sicuro, gli avrebbe rinfacciato a vita.
«Ti supplico mia padrona» disse Pisani, stupendosi in parte per il fatto di aver davvero chiamato Ester padrona. «Raccontami quello che volevi raccontarmi».
«Lo farò» disse Ester, «se ti metti in ginocchio. Uno schiavo deve guardare dal basso verso l’alto la sua padrona».

Ormai ogni freno inibitorio era allentato. Pisani si mise in ginocchio senza fiatare, e la cosa più eccitante fu il fatto che Ester lo aiutò premendogli il palmo della mano sulla testa, pressando per farlo scendere giù ai suoi piedi.
«Ti ricordi cosa ho detto prima al mio ex?».
«Gli hai detto tante cose» sussurrò Pisani.
«Sì, e gli ho detto che so chi è l’amante di suo padre» disse diabolicamente Ester mentre le sue labbra si curvarono in un sorriso soddisfatto. «Sono io l’amante di suo padre. In realtà più che amanti… abbiamo un rapporto da padrona e schiavo. Lui ora è il mio schiavo personale, ma abbiamo anche scopato».
Ester era sicura di aver fatto un certo effetto scenico dicendo quelle parole. Sapeva che era anche estremamente pericoloso aver rivelato una cosa del genere, ma al momento l’unica persona che sapeva della cosa era Claudia, oltre ovviamente a Pisani.
«È per questo allora che affronti sempre tematiche di donne che surclassano gli uomini?» chiese Pisani. «Ti eccita il ruolo della padrona?».
«Sì» ammise Ester, sfiorando il pene di Pisani col suo alluce velato dalla calza. «E la cosa ancora più eccitante è che è stato lui a pagarmi gli studi per la magistrale. È iniziato tutto così per gioco. E poi ha finito per sborsare tutti i soldi delle mie tasse. In cambio lo sottomettevo. Mi faceva impazzire l’idea di fare la reginetta spietata di un uomo così grande e benestante. Io potrei essere sua figlia e lui trema se lo guardo negli occhi. Mi diverte anche l’idea di averlo sfruttato. Quello che mi manda in visibilio è aver tradito quell’essere patetico di Bernardo proprio con suo padre. Ed ora invece mi fa impazzire l’idea di mandare in paradiso un ragazzo più piccolo. O di mandarlo all’inferno. Ancora non ho deciso. Ora alzati».

Rapito e scioccato dal discorso e dai piani diabolici di Ester, Pisani si alzò ed Ester lo baciò di nuovo con foga.
I due ragazzi si aiutarono a vicenda a spogliarsi e in men che non si dica si ritrovarono completamente nudi sul letto di Ester. Pisani fu estasiato non appena vide le forme tonde e perfette della ragazza più perversa e più interessante che avesse mai conosciuto. Se quello era tutto un sogno, allora non avrebbe voluto essere mai più risvegliato in vita sua.
Ester prese a stuzzicare i capezzoli di Pisani con le unghie; il ragazzo trasalì.
«Sembri un essere indifeso» osservò divertita Ester. «Non sei abituato a cedere completamente il controllo ad una bella ragazza, vero?».
«N-no» mugolò Pisani.
Ester rise.
«Come reagiresti se ora ti cacciassi di casa?» gli chiese perfidamente.
«Ti prego non lo fare» supplicò Pisani.
«Quanto adoro vederti supplicare» sghignazzò Ester. «Continua a supplicare dai, altrimenti ti caccio per davvero».
«Ti supplico, non cacciarmi di casa».
Ester diede una sberla al ragazzo.
«Devi darmi del lei» gli ordinò.
«La… la supplico» disse a stento con un filo di voce Pisani.
Gli diede un’altra sberla, rendendo ormai il suo povero viso tutto rosso.
«Devi supplicare più forte, devi proprio pregarmi».
«La prego, la supplico, la scongiuro, non mi cacci via di casa» piagnucolò Pisani, con l’eccitazione sempre più potente.
«Oggi sarò buona con te» disse Ester col sorriso stampato sulle labbra. «Che bello sentirvi supplicare, mi fa sentire così potente. È stupendo sapere che il vostro piacere è solo nelle mie mani».

Ester si mise completamente stesa sul letto con la pancia all’insù.
«È il tuo giorno fortunato, Pisani» disse. «Mettimelo dentro. Scopami fino a quando non vieni. Però devi venire fuori. Ne sei capace?».
«S셻 assentì il ragazzo. «È sicura, padrona?».
Ester sorrise.
«Vediamo cosa sai fare» lo sfidò.
Pisani si adagiò sulla ragazza e la penetrò. Cerco di assaporarla in tutti i modi possibili: annusandola, baciandola, mordendola, leccandola. Ester emetteva dei piccoli gemiti di piacere che avevano l’effetto di dare manforte al membro di Pisani.
Il ragazzo non credeva di aver mai provato un piacere così forte. Era così insopportabile che iniziò ad urlare.
«Gemi come una troia» rise Ester. «Forza troia, spingi!».
Ma Pisani non poté obbedire all’ordine di Ester. Dovette tirar fuori il suo pene ormai durissimo perché uno spasmo molto violento gli fece eiaculare anche l’anima. Non sembrava nemmeno produrre più dei fiotti ad intermittenza, ma un unico infinito fiotto che inondò e sporcò ovunque.

«Qualcuno qui era eccitato?» sorrise Ester gongolante. «Da quanto non ti liberavi, schiavo schiavetto Pisani?».
Ma Pisani non rise alla battuta.
«Mi dispiace» disse, osservando le innumerevoli macchie di sperma sulla pancia di Ester e sulle lenzuola.
«Di cosa ti dispiace? Del pasticcio che hai combinato?».
«Di essere venuto così presto» ammise Pisani. «Avrei voluto durasse di più».
«Sono stata cattiva a chiederti di penetrarmi proprio in quel momento, vero Pisani?». Ester era raggiante.
«Già» rispose depresso Pisani. «E io ci sono cascato».
Con immensa sorpresa del ragazzo, Ester gli diede un caloroso bacio sulle labbra.
«Tu sei venuto subito perché sono stata io a deciderlo. Secondo te non sapevo che eri troppo eccitato e che saresti venuto nel giro di pochi secondi?».
«Perché?» chiese Pisani.
«Amo farti questo» rispose Ester. «Non credere di poter vincere così facilmente contro di me, Pisani. Dovresti rinascere almeno altre dieci volte».
«Tu mi hai usato» disse risentito il ragazzo. «Mi stai usando».
«Come ti lasci sconfiggere dalle mie parole» osservò Ester. «Sei così debole? Devi farti la corazza o la vita ti mangerà. Comunque a me è piaciuto tantissimo».
«Non mentire» disse Pisani irritato. «Non far finta di aver goduto. È durato poco, non può esserti piaciuto».
«Non hai ancora afferrato il nocciolo della questione» disse Ester scuotendo la testa.
«Sì che l’ho afferrato» disse sconfitto il ragazzo. «Hai detto che avresti urlato il mio nome se fossi venuta. Non l’hai urlato, non ti ho fatto venire».
«È vero, non mi hai fatto venire» ammise Ester. «Ma credi che una cosa possa essere dannatamente bella solo se accompagnata da un orgasmo? Non viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda, non puoi capire minimamente le mie sensazioni».

Ci fu un po’ di silenzio tra i due. E fu in quei momenti di silenzio che Ester ebbe il miglior momento di umanità nei confronti di Alessio Pisani. Gli si avvicinò e gli baciò la guancia.
«Voglio rifarlo con te» gli disse dolcemente. La ragazza si alzò, nuda in tutto il suo splendore, e andò a sussurrare nell’orecchio di Pisani, ben consapevole che in quel modo gli avrebbe fatto tornare l’eccitazione alla velocità della luce. «Sai cosa faccio fare al mio schiavo dopo che combina i pasticci come l’hai combinato tu?».
«No, cosa?».
«Gli faccio lavare le lenzuola. E adesso lo farai anche tu, non ho intenzione di tenermi le coperte sporche del tuo sperma».
«Ma io non sono il tuo schiavo» precisò Pisani. Ester però sorrise.
«Sì, lo sei» lo corresse. «Lo sei dal primo momento in cui hai tremato al mio cospetto, quando il Professor Ranieri non si è presentato al ricevimento. Io ero lì ad aspettarti. Certo, sei un po’ ribelle, ma sei sempre stato sottomesso nei miei confronti».
«Tu… tu sapevi che io avevo ricevimento col Professor Ranieri?» chiese sbigottito il ragazzo. «Quindi è vero! Cos’è, tutta una messinscena?».
Ester scoppiò a ridere.
«Credi quello che vuoi. Ora rivestiti e lava le lenzuola».
«E se mi rifiutassi?» disse il ragazzo in segno di sfida.
Ester lo schiaffeggiò.
«Ecco cosa succede. Ora rifiutati un’altra volta, così continuiamo».
«Sei una stronza» disse Pisani. «Sei estremamente perversa».
«Be’, a te si è drizzato tantissimo quando mi hai chiamato padrona. Anche tu sei un pervertito. Ora ascoltami bene, Pisani» Ester cambiò il tono della voce, rendendolo più minaccioso e temibile, «tu non esci di qui finché non avrai ripulito tutto quello che hai sporcato».
«Mi dispiace, non so farlo» disse Pisani.
Ester rise.
«Davvero? Non sei capace di fare le faccende domestiche? Ne hai di strada da fare, Pisani. Non sai gestire i tempi nel sesso, non sai lavare. Devi volare via dal tuo nido. Prendere trenta agli esami e leggere qualche sonetto di Shakespeare non basta nella vita».
Pisani arrossì così tanto che la sua faccia parve emanare calore.
«Questi non sono affari tuoi» rispose il ragazzo. «Ora vado via».

Pisani si alzò e tentò di rivestirsi, ma Ester gli bloccò i polsi e glieli mise dietro la schiena con una forza che il povero ragazzo non credeva quella donna in apparenza così delicata potesse possedere.
La pressione ai polsi era piuttosto forte e il ragazzo iniziò a soffrirne.
«Perché vuoi rovinare tutto?» gli chiese Ester sussurrandogli nell’orecchio. Poi gli baciò, leccò e morse il collo. Il membro di Pisani diede segnali di risveglio. «Vedi? Anche il tuo amichetto non sembra volersene andare. Ora obbedisci agli ordini della tua padrona. Ti guiderò io e ti dirò come fare, e ad ogni tuo errore scatterà una punizione. Se farai le cose invece avrai un bel premio».
Ester allentò la pressione ai polsi di Pisani e lo lasciò andare.
Il ragazzo, eccitato e sconvolto, si chinò e fece per afferrare da terra i suoi vestiti. Ma Ester fu più veloce: gli poggiò un piede nudo sul dorso della mano e gliela schiacciò per terra molto forte.
Pisani guardò in alto verso Ester.
«Ho cambiato idea» disse la ragazza. «Sarai tutto nudo come mamma t’ha fatto mentre mi ripulisci casa».
«Ripulire casa?» chiese Pisani dubbioso.
«Ripulire casa, Pisani» ripeté Ester. «Sto un po’ indietro con le pulizie ed è giusto che ci pensi tu. Voglio vederti sgobbare come una sguattera. Ora baciami il dorso del piede».
Pisani volse il suo sguardo al dorso del piede di Ester che gli schiacciava ancora la mano. Un po’ dubbioso poggiò le labbra dove Ester gli aveva ordinato e le baciò il piede nudo, in un momento che segnò in un certo senso la consacrazione della sua schiavitù nei confronti di quella donna così sexy. La sua pelle profumava di pulito, ed era un odore inebriante. Pisani per un istante ebbe il folle e inspiegabile impulso di farsi schiacciare e sopraffare da Ester. E fu proprio in quel momento che qualcuno suonò al citofono di casa.

Edited by Flover 991 - 18/5/2022, 22:00
 
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view post Posted on 18/5/2022, 10:59     +1   +1   -1

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QUOTE (piedisporchi79 @ 5/15/2022, 10:45 PM) 
Un film...

...e anche tra i migliori in assoluto.
Sto già soffrendo la mancanza di Ester quando terminerà.

Ma nessuno è disposto a pubblicarvi una selezione di questi racconti?
Non credete anche voi che alcuni possano raggiungere tranquillamente un pubblico più vasto?
 
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view post Posted on 18/5/2022, 11:54     +1   +1   -1
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Davvero! ...
Si secondo me alcuni racconti possono ambire ad un pubblico più vasto
 
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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CITAZIONE (oldboy @ 18/5/2022, 11:59) 
...e anche tra i migliori in assoluto.
Sto già soffrendo la mancanza di Ester quando terminerà.

Ma nessuno è disposto a pubblicarvi una selezione di questi racconti?
Non credete anche voi che alcuni possano raggiungere tranquillamente un pubblico più vasto?

Non gli scrivete queste cose altrimenti ci crede e si monta la testa. E' tutto merito mio se ha imparato a scrivere decentemente. Prima parlava di suocere e scriveva " Baciami i piedini hihihi"
Va beh, devo ammetterlo, è bravino.
Pe chi non lo avese capito, sto scherzando perché stimo tantissimo Flover e questo credo che potrebbe essere il suo racconto migliore. Meglio della famosissima villa fuori città. Ma aspettiamo la fine. Un episodio dove alcune cose sono venute a galla, molto basato sulla sensualità e godibilissimo.
 
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view post Posted on 18/5/2022, 12:16     +1   -1

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Davvero grazie…
Io quando ho finito di scrivere questo racconto ero titubante. Non sapevo se potesse essere apprezzato, perché vari capitoli hanno poche pratiche e quindi c’era il rischio di annoiare. Ma mi state facendo ricredere.
Davide Sebastiani tu stai attento perché so io dove mandartela una certa suocera. Poi sarò io a ridere hihihi😂
A parte gli scherzi, la villa era una specie di telenovela. Poi ho scritto altri racconti più seri e ho anche ripubblicato dominazione consapevole che avevo perduto.
Comunque non manca moltissimo per la fine del racconto. E i colpi di scena non sono per nulla finiti.
 
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view post Posted on 18/5/2022, 21:20     +1   +1   -1

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Siamo impazienti di leggere il prossimo capitolo...di questo capolavoro
 
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Decano BDSM

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Bel capitolo. Ma bello tutto il racconto. Non a livello di quello delle suocere ma quasi🤣🤣
 
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view post Posted on 19/5/2022, 13:44     +1   -1

Maestro di Piedi

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Me l’avete chiesto in tanti, un suocero è arrivato alla fine🤣
Dai che manca poco :)
 
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