Grazie per seguire il racconto e per aver apprezzato
Ecco altri due capitoli.
VII.«
Gentile Signor Pisani, Lei è convocato presso l’ufficio del Professor Ranieri martedì mattina alle ore 9:00. Cordialità».
Alessio Pisani aveva letto e riletto la mail che gli aveva inviato Ester come se cercasse di carpirne chissà quale significato nascosto. La cosa lo rendeva estremamente nervoso. Cosa aveva da dirgli? Ma rileggere il testo più e più volte non aveva un granché di utilità.
Lui aveva davvero intenzione di lavorare alla tesi col Professor Ranieri, ma se questo avesse comportato il dover avere a che fare con Ester allora avrebbe cambiato volentieri relatore.
«Buongiorno».
Fu una sorta di déjà-vu. Pisani entrò nell’ufficio del Professor Ranieri e vi trovò Ester, che ormai aveva preso possesso della scrivania e di tutti i suoi effetti personali. La differenza fu che lo studente quella volta sapeva benissimo chi avrebbe incontrato una volta varcata la soglia. Nella stanza si sentiva un profumo buonissimo, che evidentemente Ester aveva spruzzato da poco.
«Buongiorno a lei» rispose formalmente Ester. «Si accomodi, Signor Pisani». Gli indicò la sedia di fronte alla sua.
Pisani obbedì e si sedette di fronte ad Ester, pettinata, vestita e truccata sempre in modo impeccabile. Indossava una camicetta bianca che le metteva in risalto il seno, e lo sguardo di Pisani non poté non indugiare sulle sue tette per qualche istante. I due si studiarono per un po’ di tempo. Pisani si sentiva come se fosse in procinto di dover sostenere un esame particolarmente ostico. Alla fine fu Ester a rompere il silenzio.
«Si sarà chiesto il perché della mia convocazione, Signor Pisani».
«Certamente» rispose in modo educato il ragazzo.
«Verrò subito al dunque» disse Ester, chiedendosi se fosse il caso di iniziare subito con le ostilità. «Non fingerò che è un piacere vederla, e so che anche per lei è così. Non c’è bisogno di fingere. Il Professor Ranieri si dovrà assentare per un periodo relativamente lungo… no, non mi chieda perché, non sono affari suoi, e non mi chieda quanto, non lo so ma comunque non la riguarderebbe».
«Mi riguarda eccome» la contraddisse Pisani con tono pacato. «Io devo assolutamente parlare col Professor Ranieri della tesi, non posso perdere tempo».
Ester guardò duramente Pisani, e il ragazzo capì che quell’occhiataccia era davvero velenosa e rancorosa. Perché quella donna lo odiava così tanto?
«Non riesce a togliersi il brutto vizio di intervenire quando non interpellato» disse Ester astiosa. «Deve tenere quella brutta linguaccia al suo posto, Signor Pisani. Le ho detto che non la riguarda, il professore si assenterà per un certo periodo, quindi o aspetta il suo rientro o sceglie un altro relatore. Non deve discutere domani la tesi, c’è prima la sessione degli esami e non è nemmeno detto che li superi al primo tentativo. Capisco che lei è un perfettino e vuole iniziare secoli prima, ma a tutto c’è un limite. Può perdere ancora del tempo, dorma sonni sereni».
I due continuavano a studiarsi. La loro conversazione somigliava tantissimo ad una partita a scacchi. C’erano momenti in cui si studiavano senza fare mosse, momenti in cui le mosse erano prudenti, momenti in cui le mosse erano piuttosto aggressive.
«In realtà» disse poi Ester, «se lei davvero ha intenzione di partire con un pizzico di anticipo un’alternativa ci sarebbe. Iniziare a lavorare con me».
Pisani restò a bocca aperta. Aveva avuto una sorta di sesto senso e immaginato qualcosa di simile. Ma Ester era davvero intenzionata a seguirlo o era solo una trappola? Il ragazzo avrebbe giocato tutto quello che possedeva che una passeggiata all’inferno sarebbe stata più piacevole di un percorso didattico con Ester.
«E lei può?» chiese Pisani titubante, che effettivamente non sapeva se Ester avesse potuto farlo.
«Certo che posso» rispose. «Non osi mettere in dubbio certe cose. Io farò le veci del Professor Ranieri, che ovviamente sarà informato di tutto. Ma deve essere consapevole di una cosa, Pisani».
«Di cosa?».
«Io non ho nessun piacere di avere a che fare con lei, ma ahimè non posso negarle questo diritto. Il Professor Ranieri è via al momento, quindi io devo sostituirlo per qualunque cosa. Posso però…» si alzò e si avvicinò pericolosamente a Pisani, sussurrandogli nell’orecchio, «renderle la vita un inferno».
Ester fissava Pisani con aria diabolica e soddisfatta, allo stesso modo in cui un predatore osserva la propria preda appena prima di sbranarla e degustarla.
«Non cederò ai suoi ricatti» sbottò seriamente Pisani, alzandosi a sua volta. «Voglio essere io a parlare col professore».
Fu un attimo. Ester fu colpita da un improvviso impulso e pestò con tutta la forza che possedeva un piede di Pisani con i suoi immancabili tacchi; il ragazzo ne rimase scioccato oltre che addolorato.
«Ma cosa… ma cosa fa? Ma è impazzita?» le urlò contro.
«Questo è per la lettera anonima che hai mandato al Rettore, brutto stronzo!» disse Ester, fissandolo con odio e trattenendosi giusto in tempo dal dargli uno schiaffo molto violento. «Avevano detto che eri intelligente, invece sei solo uno stupido. Credi che non l’ho capito che è tutta opera tua?».
«Lettera… ma di cosa sta parlando?» disse Pisani, che era rosso in volto.
«Non fare finta di nulla, imbecille!» disse Ester minacciosa. «So che sei stato tu, e se menti non fai che peggiorare la situazione».
«Non so di cosa stia parlando!» urlò Pisani. «Non ho mandato nessuna lettera a nessuno!». A un tratto poi il ragazzo si ricordò di una cosa. Una ragazza eccentrica dai capelli biondi seduta su una panchina intenta a fumare, una ragazza conciata in modo stravagante che si avvicinava a Giusy e le chiedeva da accendere. «E a proposito, lei è l’ultima persona che può parlare».
«Tu stamattina le vuoi proprio prendere» disse Ester.
«Una ragazza mi ha pedinato sabato sera» disse Pisani. «So che è stata lei a mandarla. Se sono stato io a mandare la lettera anonima allora lei è stata a mandarmi quella ragazza alle costole».
«Stai molto attento con le accuse, ragazzino» disse Ester con un filo di voce, fissandolo minacciosa. «Altrimenti la prossima volta i miei tacchi non traforeranno il tuo piede, ma i tuoi gioielli. Non so quanto ti convenga sinceramente». Il suo tono era tanto minaccioso quanto seducente e sensuale.
«Perché il Professor Ranieri si sta assentando?» chiese il ragazzo, cambiando bruscamente argomento ed evitando di cedere alle provocazioni di Ester. Era perfettamente consapevole del fatto che il coltello dalla parte del manico l’avrebbe avuto sempre e solo lei.
Ester parve tornare in sé e tornò a sedersi.
«Si prenda qualche giorno per pensarci e mi faccia sapere» gli disse, tornando a un tono più formale e gentile. Pisani fu totalmente spiazzato dalla cosa e la guardò interrogativo. «Se iniziare a lavorare con me sulla tesi» aggiunse Ester. «Buona giornata».
Pisani però non si mosse.
«Quanto tempo?» chiese.
«Ho detto qualche giorno. Ora smamma, non ho altro tempo da perdere con te» lo liquidò.
VIII.Pisani diede appuntamento a Giusy allo stesso pub dove si erano incontrati quel sabato sera in cui lui le spiegò quali fossero i suoi dubbi riguardo la faccenda del Professor Ranieri, di Ester e della ragazza eccentrica dai capelli biondi e lucenti.
In realtà non fu casuale il fatto che avesse scelto proprio quel luogo. Forse sperava dentro di sé di incontrare qualcuno in particolare. Si avvicinò alla panchina sulla quale era seduta quella ragazza, ma non c’era nessuno. Forse si aspettava che la ragazza lo pedinasse ovunque lui andasse? O che fosse sempre su quella panchina ad aspettare che lui entrasse in quel pub? A dire il vero non aveva visto quella ragazza da quel sabato sera, quindi iniziò quasi ad ammettere di aver immaginato tutto e di aver solo lavorato troppo di fantasia. Forse aveva ragione Giusy, quella ragazza doveva aver origliato qualcosa della loro conversazione e li aveva voluti prendere un po’ in giro.
Il pub era molto meno affollato della volta precedente.
Raccontò all’amica del suo incontro con Ester per filo e per segno. Giusy sbiancò quando lui era arrivato al punto in cui Ester gli pestava un piede e rimase indignata quando l’amico le disse della minaccia di dargli un calcio nelle palle.
«Quindi su una cosa avevi ragione» convenne Giusy. «L’assistente ti ha effettivamente preso di mira. Ora bisogna capire il perché».
«Già» disse Pisani, che sembrava non a torto pensieroso. «Perché una ragazza più grande di me, bella, intelligente, assistente di un colosso dell’università, aspirante alla cattedra e a progetti ambiziosi dovrebbe prendersela con me, un semplice studente laureando?».
«Secondo me» disse Giusy, che stava riflettendo, «non c’è nemmeno un granché da indagare. Sadismo. Sarà una stronza e basta. Si diverte a stare nella posizione in cui si trova e le va di giocare all’essere superiore. Oppure…».
«Oppure?» chiese impaziente Pisani.
Una notifica sul cellulare di Pisani interruppe la conversazione dei due ragazzi. Il ragazzo visualizzò la schermata con un’espressione strana, cosa che preoccupò un po’ Giusy.
«Be’?» chiese lei. «Cosa c’è?».
«È una mail del Professor Ranieri» disse Pisani, ma la sua espressione rimaneva dubbiosa.
«Alleluia!» esclamò Giusy. «Ora siamo sicuri che è vivo» disse scherzosamente. «Ma cosa dice la mail? Ora sono curiosa».
«
Gentile studente» prese a leggere Pisani, «
mi scuso se non mi sono presentato al ricevimento, ma ho avuto dei contrattempi e un’indisposizione. Le devo purtroppo comunicare che non sono ancora del tutto guarito, di conseguenza se Lei lo desidera può iniziare a lavorare per il suo elaborato con la Dott.ssa Ester… oddio no, che palle!» commentò Pisani, ma in quel momento fermò la sua lettura.
Giusy fissava Pisani, ma lui non continuò a leggere.
«Null’altro?» chiese Giusy.
«Sì, che devo fargli sapere e tantissimi saluti» rispose Pisani.
«Qual è la tua intenzione, Ale?».
«Non voglio lavorare con lei» disse Pisani, sempre più pensieroso. «Questa faccenda è piuttosto strana. Non so come muovermi».
«Perché strana?». Giusy era scettica, ormai convinta che il suo amico cercasse a tutti i costi un complotto contro di lui. Era certamente palese che Ester avesse preso di mira Pisani, ma Giusy era convinta che lei lo facesse per puro divertimento e per il piacere di fare la bulla, non perché ci fosse chissà quale complotto sotto. «Ormai il prof ti ha risposto. Senti, lo so che ci tieni e tutto, ma a questo punto chiedila a qualcun altro la tesi. Oppure» aggiunse saggiamente, «per il momento non fare nulla e aspetta. Lo so che vuoi iniziare a lavorare in anticipo, ma la cosa non è proprio così imminente. Aspetta il suo rientro e agisci di conseguenza».
Ma Alessio Pisani in quel momento era assente, avvolto in pensieri che Giusy non poteva neanche lontanamente immaginare e captare.