| Trentaseiesimo episodio
Un'altra delle regole della padrona era che i due filippini dovessero andarsene da casa appena possibile. Se cenavamo in casa dovevano avere almeno il tempo di prepararci la cena. O meglio, era Maria a dedicarsi alla cucina e Jose’ a servirci in tavola. Se invece andavamo a cena fuori, la coppia doveva togliere le ancore ancora prima lasciandoci da soli. E appena soli dovevamo immediatamente spogliarci e inginocchiarci di fronte a lei che poi decideva su chi dei due dovesse poi rivestirsi per avere il privilegio di poter andare a cena con lei. E poteva anche sceglierci entrambi. Quella sera volle che la servitu’ andasse subito nella dependance e quindi si preannunciava una cena fuori. Per lei sicuramente e poi per almeno uno di noi. E tra me e Alberto iniziava anche una specie di sfida ovvero dimostrare a Diana tutta la nostra devozione e la nostra obbedienza nella speranza di essere il prescelto. C’era anche la terza opzione che era, come sostenevo prima, quella di essere scelti entrambi ma la nostra padrona si divertiva comunque nel metterci alla prova. Come fece quella sera. Ci ordinò di metterci con le spalle contro il muro “ Bene. Vediamo chi di voi due avrà l’onore di uscire con me. Tu Alberto, dammi un motivo per cui dovrei scegliere te” “ Perché io l’amo immensamente, padrona. Perché le sono devoto e il suo potere nei miei confronti è immenso. Io dipendo da lei, penso soltanto a lei” Sorrise soddisfatta della risposta del marito poi guardò nella mia direzione “ E tu Paolino, perché dovrei scegliere te “ Per gli stessi motivi, padrona. Anche io l’amo da impazzire, anche io le sono devoto e anche io obbedisco a ogni suo ordine” Ci venne vicino. Poi improvvisamente afferrò il viso di Alberto e lo baciò con passione “ Dimostrami la tua devozione e il tuo amore. Vieni” gli ordinò schioccando le dita. Alberto, già eccitato come al solito per la dominazione di sua moglie e forse per quel bacio appassionato, eiaculò senza nemmeno toccarsi. Poi si inginocchiò ai piedi di Diana “ Questa è la dimostrazione del mio amore e del suo potere, mia bellissima padrona” “ Molto bene. Lecca il tuo sperma” gli ordinò e quindi venne di fronte a me. Il mio cazzo non era eretto al massimo ma quando lei posò le sue labbra rosse sulle mie, la magia si rinnovò. La mia erezione si fece al massimo e quando lei mi ordinò di venirmene, feci quanto aveva fatto Alberto. Me ne venni senza toccarmi, a ulteriore dimostrazione del suo potere. Si, doveva trattarsi di una magia, non c’erano altre spiegazioni. Con un bacio ciascuno ci aveva fatto venire. Mi affrettai ad inginocchiarmi di fronte a lei “ Grazie padrona” le dissi semplicemente, felice di aver fatto quanto mi aveva richiesto. E questo significava che cominciavo a sentirmi davvero schiavo, non soltanto del mio amore ma della straordinaria donna che si ergeva meravigliosa su di me. Ci affrettammo entrambi a pulire il nostro sperma con la speranza di poter essere scelti visto che tutti e due avevamo dimostrato alla nostra padrona quanto fossimo devoti e obbedienti e quanto il suo potere era enorme nei nostri confronti Verso le 19.30 ci diede l’ordine di andarci a vestire in quanto entrambi avremmo avuto l’onore di farle compagnia perché entrambi lo avevamo meritato e pochi minuti dopo eravamo pronti. Giacca, pantalone casual e camicia senza cravatta per me e completo grigio con camicia celeste e cravatta per Alberto. E Diana? Neanche quella volta abbandono’ il suo solito stile. Possedere una fortuna e poter spendere una montagna di soldi per vestiti, scarpe e accessori non potevano cambiare il suo gusto. Lo stile sobrio fatto di buon gusto che forse sarebbe stato quello che piu’ si addiceva ad una multimilionaria era bandito. Lei voleva farsi guardare e…. ci riusciva benissimo. Abito aderentissimo e ben sopra il ginocchio color rosa antico, tette quasi di fuori e scarpe, ovviamente tacco 12, abbinate al vestito. Era fatta cosi’ e probabilmente non sarebbe mai cambiata. Ma che bel vedere per un maschio! Ordino’ ad Alberto di mettersi alla guida mentre io e lei ci piazzammo dietro. Avevo avuto l’ordine di portare la valigia che le avevo preparato nel pomeriggio che misi nel bagagliaio mentre naturalmente Alberto si stava interrogando, come me del resto, a cosa le potesse servire. Lui non sapeva che dentro c’erano gli abiti fetish che lei usava quando ci dominava mentre io che al contrario ne ero al corrente cominciavo a farmi alcuni interrogativi. E le risposte che mi davo mi facevano male al cuore. Non vedevo molte soluzioni. O aveva in mente di cambiarsi e poi dominarci in pubblico o andava da qualcun altro. Un terzo schiavo? Possibile? Non le bastavano due uomini che sbavavano letteralmente per lei, che obbedivano ad ogni suo ordine, che tremavano di paura di fronte a lei? Mentre ero immerso in questi pensieri, lei continuava a chattare sul suo cellulare. Ogni tanto alzava la testa per guardarmi e avrei scommesso qualsiasi cosa che stava in estasi al pensiero che mi ero fatto la seconda opinione e che quindi mi stavo macerando dalla gelosia. Come se non fosse bastata quella che provavo per Alberto. Ma intanto eravamo giunti a destinazione. La padrona aveva scelto un ristorante nel quale eravamo gia’ stati, o almeno io c’ero stato con lei mentre non potevo sapere se ci avesse fatto tappa anche col marito. Inutile sottolineare come fummo subito riconosciuti. Una come Diana non poteva certo uscire dalla memoria. E anche le situazioni erano alquanto particolari. Inutile nascondere che mi vergognavo da morire ma quella era ormai la strada che avevo deciso di percorrere in quanto solo in quel modo avrei potuto starle accanto. E comunque, ormai avevo preso confidenza col mio nuovo ruolo. Come le altre volte, ordino’ per noi che in silenzio accettammo cio’ che il cameriere ci porto’ e non ci risparmio’ qualche umiliazione. A me non importava niente. Io ero un perfetto sconosciuto, un signor nessuno di cui nessuno si curava. Piuttosto, mi chiedevo cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse riconosciuto Alberto e Diana. Non erano personaggi di secondo piano e, pur se eravamo fuori dal loro ambiente, l’ipotesi che potessero incontrare qualcuno che potesse conoscerli era concreta. O forse Diana desiderava proprio quello? Impossibile saperlo. Quel che e’ certo e’ che lei adorava dominarci anche in pubblico. Più correttamente, amava esibire in pubblico il suo potere su di noi senza però creare una di quelle situazioni stereotipate che, almeno personalmente, avevo sempre trovato ridicole come ad esempio far stare in ginocchio gli schiavi, magari con un bel guinzaglio al collo. Ci dava semplicemente ordini e noi non potevamo far altro che obbedirle e accettare la sua volonta’. Un’altra delle situazioni anomale che lei invece adorava era quella di far notare la sua superiorita’ al momento del conto. Era lei che pagava, naturalmente. Io e Alberto non avevamo soldi in tasca e dipendevamo in tutto e per tutto da Diana che godeva come una matta nel vederci in difficolta’ dinanzi ai camerieri. Pagato il conto, ci dirigemmo verso la macchina. E quella era un’altra situazione quasi comica. Io e Alberto facevamo quasi a gara per aprire la porta alla nostra padrona tra i sorrisi di Diana che capiva di aver fatto centro. Probabilmente, aveva capito fin da subito che alternandoci e tenendoci sulle spine avrebbe fatto scaturire una certa competitivita’ tra me e Alberto che facevamo del tutto per ingraziarci la nostra padrona nella speranza poi di essere scelti la sera per farle compagnia e soprattutto per fare sesso. Ma, appena ci mettemmo seduti in macchina, ci fu il cambio di direzione rispetto al solito. Un cambio che però io mi aspettavo. Diana ordino’ ad Alberto che era alla guida di mettere sul navigatore una via che non conoscevo. Alberto obbedi’ in silenzio mettendo in moto e ascoltando la voce del navigatore che lo guidava mentre io cercavo di ragionare sulla situazione. Diana, in quel momento alle prese col suo telefonino, mi aveva fatto mettere una valigia piena di abiti sensuali che lei indossava durante la dominazione nei nostri confronti. Rifeci mentalmente il discorso che mi ero fatto all’andata e non trovavo altri sbocchi e altre possibilità. O aveva in mente di dominarci per qualche giorno lontano ad esempio dai domestici filippini che lei proprio non sopportava o stava andando da un altro schiavo, sicuramente conosciuto on line. Speravo che si trattasse della prima ipotesi ma sapevo che per lei sarebbe stato facile come bere un bicchier d’acqua rimediare altri schiavi che la adorassero. Una donna bellissima, fortissima, dominante all’ennesima potenza, una donna che dominava per passione e non certo per soldi e che, dulcis in fundo, regalava allo schiavo anche la possibilita’ di fare l’amore in modo travolgente. Certo, era una dominazione reale, non una sessione di un’ora dopo la quale l’uomo torna a farsi i propri comodi, ma chiunque avesse avuto certe caratteristiche psicologiche, e sapevo che ce ne erano tanti, avrebbe avuto la sensazione di essere giunto nell’Eldorado degli schiavi.
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