| CAPITOLO 5
Francesca mi guardò dall'alto sorridendo, poco prima di sedersi sulla mia faccia per l'ennesima volta. Mi aveva già tolto il bavaglio per permettermi di leccarla. Si stava sfregando leggermente su di me quando, in preda a uno scatto nervoso dovuto alla frustrazione, sbottai all'improvviso. "Perché? È una domanda cui non hai mai risposto. Perché mi stai facendo questo?"
"Rantolo," mi disse, abbassando lo sguardo verso di me. L'espressione del suo volto era molto seria, come non l'avevo mai vista prima. "Rantolo,” tornò a ripetere, “questa cosa mi trasmette una sensazione incredibile di potere e controllo, senza contare poi il piacere erotico di tutto questo. Prendere un uomo grande e grosso come te, forte e muscoloso, e farlo letteralmente diventare il mio schiavetto frustrato e indifeso… non puoi avere idea di quanto sia eccitante. Averti sotto il mio controllo, sotto il mio totale controllo, così che io possa farti qualsiasi cosa mi piaccia, senza che tu possa fare nulla per fermarmi… bè, non posso neanche cominciare a descrivere il brivido che mi pervade… è travolgente, e mi fa bagnare tra le gambe al solo pensarci.”
I suoi occhi brillavano come se i suoi pensieri vagassero altrove. Ondeggiò il bacino da una parte e dall'altra, incollandosi alla mia faccia. Si aggrappò - fino a sbiancarsi le nocchie - alla piccola piattaforma quadrata su cui era appoggiata la mia testa, per tenersi in equilibrio mentre mi fotteva il viso. “Fradicia,” disse. “la mia fica è fradicia e....” la sua voce si spense, poi sembrò riprendersi di colpo, come se fosse stata folgorata da un'idea. "vuoi vederla?"
Senza preoccuparsi di aspettare la risposta, scivolò indietro e tornò a sedersi, schiacciando i miei occhi tra le sue gambe. La vagina era fradicia e luccicante. Lentamente, lei me la fece scivolare lungo il mio viso, infilando il mio naso in mezzo alle grandi labbra, e poi più giù ancora, incollandosi alla mia bocca.
Ero travolto dal suo odore, e la sensazione, il gusto della sua fica mi stavano facendo diventare pazzo. Ero reso folle dal desiderio inappagato, che mi sembrava ormai impossibile, visto che da mesi lei mi teneva legato dentro un polmone d'acciaio e con i genitali rinchiusi in un dispositivo di castità, senza avere alcuna speranza di potermi sfogare.
"dipendi totalmente da me, Rantolo" mi disse con un filo di voce. "tu mangi cosa decido io, quando lo decido io. Passi la tua vita immobilizzato, imbavagliato, nudo e rasato dalla testa in giù, con un collare elettrico al collo e un dispositivo di castità attaccato all'uccello. Ti chiamo con qualsiasi nome io abbia voglia di darti. La tua esistenza ruota completamente intorno a me. Io lavoro. Vado a ballare in discoteca e alle feste degli amici. Guardo la tv e leggo libri. E faccio anche sesso, Rantolo. Lo sai questo, vero? Adoro scopare ragazzi mentre tu sei qui a casa, nella tua prigione d'acciaio, ad aspettarmi. A volte, mentre faccio sesso con un ragazzo, penso a te. Sei sorpreso, Rantolo? Scommetto di sì. Penso a te che sei qui, frustrato e impotente, nel tuo dispositivo di castità, e questa idea mi eccita così tanto da provocarmi orgasmi incredibili. Come ti fa sentire questo, Rantolo?"
"Frustrato e umiliato" sussurrai.
"bene" disse. "Non hai idea di quanto tu mi faccia bagnare. Adoro tenerti in queste condizioni, frustrato e umiliato come un bravo schiavetto. Non lo faccio per motivi personali. Non ti odio, Rantolo. Tu mi piaci. Non so nulla di come eri prima, e per quello che mi importa, tu sei solo il mio grosso e muscoloso schiavetto, il mio Rantolo, niente di più e niente di meno.”
“non ce la faccio più ,” balbettai.
“Ovvio" rispose Francesca con una punta di irritazione nella sua voce. "non hai sentito nemmeno una parola di quello che ho detto? È questo ciò che mi eccita. Si tratta solo di questo. Mi provoca un immenso godimento. Un profondo e incomparabile godimento"
“per favore,” la supplicai. “so di essere soltanto una sedia per il tuo fondoschiena. So che la sofferenza e l'umiliazione ti provoca piacere. Questo è il mio ruolo. Lo so, e lo accetto. Ma ti prego… ti prego…ho bisogno di venire… "
Lei mi guardò dall'alto, con apparente tristezza. "devo supporre che le tue povere palle rinchiuse dentro quel dispositivo di castità abbiano davvero bisogno di essere svuotate qualche volta" disse, pensierosa.
“ti prego ...” la supplicai disperatamente, pensando che ci fosse una piccola probabilità che lei si ammorbidisse, e mi concedesse ciò di cui avevo terribilmente bisogno.
“sono così eccitata e bagnata qui sotto...” mormorò tra sé. Sembrava avesse davvero voglia di scopare. Scopare me. Qui. Subito. Ora.
Aprì il macchinario e allungò la mano verso il dispositivo di castità, toccando con i pollici i due lati, come se fosse in procinto di rimuoverlo. A quel punto l'eccitazione che provavo era pazzesca. Chiusi gli occhi. Non pensavo più a nulla in quel momento, se non alle sue mani, mai così vicine al mio uccello. Me lo avrebbe toccato, massaggiato fino all'orgasmo o, magari, avrebbe fatto l'amore con me, anche se rimanevo legato dentro il macchinario…
“Oh no,” disse all'improvviso, togliendo le mani dal mio dispositivo di castità. “Ovviamente è chiuso a chiave. E la chiave adesso è nelle mani di Angela, che non è a casa. Che peccato"
A quelle parole spalancai gli occhi, sconvolto dalla delusione. Sapevo che il momento propizio sarebbe passato prima del ritorno di Angela a casa. Non c'era alcuna possibilità che lei mi considerasse qualcosa di più di un oggetto di piacere, e l'idea di liberarmi dalla mia frustrazione non le avrebbe mai attraversato la mente.
Come se lei mi avesse letto nel pensiero, Francesca disse, “Quando Angela torna a casa, voi ragazzi potrete iniziare a imparare a come leccarci la vagina in modo corretto. So che voi lo state già facendo quasi ogni giorno, ma sarete allenati a farlo nel modo più appropriato. Almeno sarete capaci di considerare voi stessi ancora utili a qualcosa. Non sarebbe per voi un sogno che si realizza?"
Sorrise, sapendo che ci aspettava una indescrivibile tortura oltre ogni immaginazione, nel nostro attuale stato di frustrazione, in astinenza sessuale da mesi e con le palle gonfie. Ma c'era qualcosa d'altro nella sua espressione, qualcosa che non ero in grado di identificare.
Passarono solo venti minuti prima che Angela tornasse a casa. Speravo che Francesca le avrebbe chiesto la chiave del mio dispositivo di castità, ma lei fece un ghigno mettendosi la mano in tasca, dalla quale estrasse proprio la chiave.
“Oh, è qui,” disse. “l'ho avuta sempre con me, in realtà" e con questo scoppiò in una risata fragorosa. Mi aveva preso in giro, solo per il gusto di tormentarmi, aumentando la mia esasperazione, come se fosse possibile aumentare ciò che era già arrivato a un limite impossibile da superare e sopportare. Poteva davvero diventare peggio di così? Ero terrorizzato al pensiero che fosse possibile.
Francesca appese la chiave al solito posto sulla parete e spinse il mio polmone d'acciaio verso il seminterrato, mentre ancora rideva.
*
Eravamo ora sdraiati e legati dentro i macchinari, come al solito, nel mezzo del seminterrato, mentre Angela e sua sorella Francesca ci stuzzicavano.
" il fatto è che sono indecisa su come dovremmo farlo…" Angela le stava dicendo. "dovremmo stare in piedi sopra di loro in modo da sederci sulle loro facce, mentre ci leccano, oppure dovremmo inclinare le loro teste in basso, così che possiamo sdraiarci e rilassarci mentre lo fanno? O forse li giriamo capovolti, così ci leccano il culo mentre siamo sdraiate? “
Il mio uccello era turgido e le palle erano indolenzite, perché le cose che stavano dicendo stimolavano la mia libido così a lungo repressa. Le mie palle erano così gonfie e indolenzite da farmi lacrimare gli occhi. Mi lamentai e gorgogliai nel bavaglio mentre Angela non faceva altro che parlare e parlare e, cosa ancora peggiore, sapendo bene che lei lo stava facendo apposta, a parlare in quel modo, per aumentare il mio dolore e la mia frustrazione. La donna era perfettamente consapevole dell'effetto che provocava in Nicola e in me, e che ogni singola parola da lei pronunciata fosse calcolata per farci sentire ancora peggio.
"penso che dovremmo rimanere sedute sulle loro facce," propose Francesca. “preferisco stare sopra. Mi fa sentire… be', tu lo sai.. Mi fa sentire in pieno controllo della situazione."
Stava sorridendo mentre lo diceva, facendoci capire che in realtà avevano già discusso di questo e ciò che stavano dicendo era stato stabilito prima, al solo scopo di attizzare il nostro desiderio sessuale. Un desiderio che, dopo quasi un anno senza sborrare, ci stava facendo bruciare come fossimo nella fornace dell'inferno.
"naturalmente, dobbiamo ancora stabilire se stare sdraiate o in piedi sulle vostre teste" aggiunse Francesca.
"penso sia meglio capovolgere i loro lettini" disse Angela. "in quella maniera, possiamo vedere l'espressione supplichevole dei loro occhi mentre ci implorano di farli venire."
"sì," Francesca rispose, “lo capisco, ma sei noi ci sediamo sopra di loro, possono ammirare i nostri culi e noi possiamo vedere le loro erezioni turgide, le palle gonfie e arrossate per un desiderio che non verrà mai soddisfatto e li farà sentire sempre peggio"
"sì, in effetti...È proprio un bel dilemma" disse Angela, fingendo serietà.
"Oh, a volte le soluzioni sono così ovvie, se si riesce a pensare fuori dagli schemi" aggiunse Francesca.
"Um... Tutto ciò che che questi ragazzi fanno è dentro gli schemi, anzi… dentro il macchinario" replicò Angella con un lieve sorriso.
"sì, sì ," disse Francesca con un ghigno. "ciò che voglio dire è che non abbiamo alcun limite, giusto? Possiamo fare di tutto. Senza fretta. Infatti, questi ragazzi non vanno da nessuna parte"
"Hmm, no infatti," rispose Angela. "loro esistono solo per farci godere"
E così noi due rimanemmo sdraiati supinamente dentro i nostri rispettivi polmoni d'acciaio: fu Angela a essere su di me questa volta, e Francesca su Nicola. Si sedettero mettendoci la fica in faccia.
Francesca disse: "stiamo facendo così perché voi ragazzi dovete capire che ora siete solo oggetti. Il fatto che Angela fosse sposata con Nicola non fa alcuna differenza. Siete oggetti, appunto, e come tali, intercambiabili."
Angela puntò il dito indice verso la sua fica, scendendo verso la mia faccia.
"Mmmm. Ho un buon odore, schiavetto?" mi bisbigliò.
Mi contorcevo per la disperazione, l'odore di fica bagnata mi stava facendo scoppiare la testa dal desiderio.
"Non rinunceresti a qualsiasi cosa, pur di sentire questa fica fradicia e bollente scivolare sul tuo cazzo grosso, duro e turgido? Lo faresti, vero? Rinunceresti a tutto pur di sentirla scivolare lungo il tuo cazzo duro, fino in fondo; scivolare su… e giù...su e giù… riesci a sentire quanto sono eccitata? Riesci a immaginare come sarebbe scopare con me? Riesci a immaginare come andrebbe avanti, aumentando il ritmo, sempre più veloce…sempre più veloce…non ci metteresti molto a svuotare quelle grosse, gonfie, indolenzite palle che hai, e sparare litri di sborra dentro di me,vero?"
"Oh Dio… basta, ti prego" gridai.
Si abbassò più su di me, sfregandomi il naso con la sua fica.
"scommetto che adesso il seme che hai nelle palle è molto denso e abbondante, dopo tutti questi mesi di astinenza. Scommetto anche che la mia vicinanza ti provochi delle incertezze, vero? Perché da una parte sei consapevole che non sentirai mai la mia fica bollente scivolare su e giù sul tuo uccello duro, dall'altra parte vuoi ancora affondare la tua faccia tra le mie gambe. Vuoi leccare la mia fica, sentire le mie cosce forti e muscolose che si chiudono intorno alla tua testa mentre lecchi, sbavi e assapori tutto come un bravo schiavetto. Vuoi infilare la tua lingua da schiavo dentro la mia vagina, affogando nel mio odore, soffocando tra le mie gambe? È così? Sì, è quello che vuoi, proprio adesso, sebbene tu sappia che non otterrai mai quello che desideri. Tu lo vuoi, anche se ti farà solo bruciare dalla voglia, ti annebbierà il cervello, ti renderà ancora più frustrato. Anche se ti permettessi di fare una scelta, non sapresti resistere, schiavetto. Non è così? Non sapresti resistere al fascino della mia fica, lo stesso fascino che ti ha fatto finire qui dentro, un anno fa. Era una tentazione irresistibile allora, e lo è anche adesso, lo sai, mio povero, frustrato, stupido Rantolo?"
"Oh ti prego, pietà, ti supplico…," gridai ancora.
"sì bravo, supplicami" rispose Angela. "supplicami con le parole e con gli occhi. Supplicami con gli spasmi del tuo corpo, con le tue palle gonfie, con il tuo cazzo pulsante. Con il tuo volto arrossato, con il sudore sulla tua pelle. Con il tuo intero essere supplicami, perché così deve essere… e tu ormai non sai più nemmeno per cosa supplicarmi, vero? Vuoi ancora ottenere un orgasmo? Per quanto la tua mente e il tuo corpo stiano urlando per il bisogno di eiaculare, in realtà non vuoi sfuggire al mio controllo. Non adesso. Non vuoi smettere di provare queste sensazioni. Le vuoi di continuo, le vuoi amplificare, farle diventare peggiori, più forti, più intense… e allo stesso tempo non ce la fai più a sopportarle, vorresti mettere fine a tutto questo. Vuoi seppellire la faccia nella mia fica rovente, affondare la lingua nel mio posteriore, tra le mie natiche muscolose, sapendo che questo ti farà soffrire ancora di più, mentre sarò solo io a godere, provare un orgasmo, a soddisfare le mie voglie"
"sì, sì," gridai. "che Dio mi aiuti… è vero, è tutto vero… è ciò che voglio. Lo voglio più di ogni altra cosa io abbia mai desiderato"
Mi tuffai con la faccia sulla sua fica mentre mi guardava dall'alto. con un sorriso di trionfo, di vittoria assoluta.
Le palle mi bruciavano mentre la stavo leccando, seguendo alla lettera le sue istruzioni, impartite tra gemiti e urla di piacere.
"Rantolo," Angela disse, respirando a fatica, "ti insegnerò esattamente a come succhiarmi il clitoride, a come far schizzare fuori i miei succhi. Imparerai, oh sì, tu Imparerai a come infilare la tua lingua da schiavo e a come muoverla dentro di me. Saprai quando andare in profondità oppure no, senza che te lo dica ogni volta. In poco tempo sarai il migliore, davvero il migliore a leccare una donna, perché l'intero processo di astinenza e di addestramento ha lo scopo di portarti nella condizione in cui far godere una donna con la lingua sarà il tuo unico pensiero."
La stavo leccando mentre lei parlava. Il suo respiro stava diventando affannoso.
"Fai piano, Rantolo," mi disse. "ogni leccata dev'essere lenta e prolungata. Infila la lingua dentro un poco alla volta. Voglio un crescendo, lento, e voglio che questo piacere duri il più a lungo possibile. Lo capisci, schiavetto? Ti fanno male le palle, schiavetto ?"
Smisi di leccare quanto bastava per riprendere fiato. "oh Dio, sì!!!" risposi. "allora la tua mente non è dove dovrebbe essere, Rantolo" mi disse. "dovresti essere così concentrato sul farmi godere da non accorgertene nemmeno. Concentrati, Rantolo. Concentrati su quello che devi fare, poiché questo, ora, è il significato della tua vita,il vero significato della tua intera esistenza"
Andò avanti parecchio, forse per ore. Le mie palle erano diventate insensibili per il gonfiore. Mi faceva male ovunque. Avevo lo stomaco sottosopra, dolori ai fianchi e alla schiena. Le gambe tremavano nonostante fossi sdraiato. La gola era secca e il cuore mi batteva all'impazzata. Il viso era paonazzo, e sentivo un dolore pulsante nella testa. Il mio pene ingabbiato era in agonia, indurendosi nonostante la gabbia restrittiva, schiacciandosi sulle sbarre dentro il dispositivo di castità, eppure cercando di riempire tutto lo spazio della gabbia, e di uscirne fuori. Solo l'anello alla base del mio uccello mi impediva di sborrare. Le mie palle erano gonfie, non ero niente se non una massa di carne tremolante, che si dimenava nel macchinario in cui era tenuta prigionuera, senza alcuna libertà di movimento. Non avrei potuto nemmeno togliermi la fica di Angela dalla faccia, e non mi attraversò il cervello nemmeno l'idea di provarci. Angela fu spietata. Mi fece prolungare il suo piacere fino al momento del picco massimo del godimento possibile: in quell'istante le sue cosce si strinsero in una morsa d'acciaio intorno alla mia testa, schiacciandomi duramente la faccia sulla sua fica.
"entra dentro con la lingua rigida, veloce e deciso, in profondità, Linguetta!” mi urlò. “Oh sì! Sì! Noi ti possediamo, sei nostro, possiamo cambiare il tuo nome quando vogliamo. Adesso sei Linguetta. Ora usa quella lingua perché è l'unica cosa che potrai usare in vita tua"
Ci fu un'esplosione di succhi vaginali sulla mia faccia, che io leccai freneticamente. Lei si piegò in avanti, aumentando la pressione su di me, usandomi per il suo piacere, e ordinandomi di continuare a leccare e succhiare fino a che il suo orgasmo si placò completamente.
"adesso continua a leccare, ma lentamente" sospirò infine.
Come il suo respiro tornò normale, e iniziò a rilassarsi, disse: "puliscimi bene con la tua lungua, Linguetta. Aspira tutte quei residui di succhi vaginali dal mio corpo e ingoia fino all'ultima goccia rimasta"
Feci ciò che mi era stato ordinato, leccando con lenti movimenti circolari.
"ci sono ancora tracce di succhi sulle mie cosce, cagnolino. Non dimenticare di ripulire con la lingua anche le mie cosce, dure e abbronzate"
Seguii subito le sue istruzioni, tremando e gemendo per il desiderio, che mi travolgeva a ondate successive, facendomi sentire fisicamente male.
Alla fine lei, soddisfatta, si staccò dalla mia faccia. Si piegò all'indietro rilassata, appagata, mentre io potevo solo stare lì sdraiato e immobile, fremendo per la lussuria e la frustrazione.
Dopo essersi completamente ripresa, mi chiese, "hai sete, piccolo?"
"sì, acqua, per favore," riuscii a gracchiare.
Riempì un bicchiere intero e lo avvicinò alla mia bocca, facendomi bere tutto. Poi lo riempì di nuovo e lo versò sulla mia testa. L'acqua mi era finita negli occhi, nel naso e dritta in gola. Iniziai a tossire violentemente.
"questo dovrebbe raffreddare i tuoi bollenti spiriti" disse ridendo.
Provai a protestare, ma lei mi imbavagliò ancora: "No, ti prego, non ffffmmmmpppphh!"
Continua…
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