Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

POLMONI D'ACCIAIO

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view post Posted on 19/4/2021, 08:27     +2   +1   -1

Cavaliere BDSM

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POLMONI D'ACCIAIO

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view post Posted on 19/4/2021, 08:34     +1   +1   -1

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POLMONI D'ACCIAIO



Capitolo 1


Questa è la terrificante storia di come sono stato trasformato da uomo a oggetto.
Questa è la mia storia.

Nicola era il mio migliore amico, da sempre. Quando conobbe Angela, a una competizione di fitness a Rimini, mi resi subito conto che l'avrebbe sposata… e non mi sbagliavo. Eppure, anche dopo il matrimonio, la nostra amicizia proseguì nonostante io fossi ancora single e, con il passare del tempo, i nostri interessi in comune diventassero sempre meno. A parte la palestra e le gare di bodybuilding, ovviamente.

“Quando hai intenzione di trovarti un brava moglie?" Angela me lo chiedeva spesso, scherzando, quando andavo a trovarli nella loro casa, a Cesena. "Ogni uomo ha bisogno di una donna che lo tenga in riga" mi assicurò lei. "Ti farebbe un mondo di bene"
"penso solo che non ho trovato la donna giusta" le rispondevo ogni volta, sorridendo, sebbene avessi la netta sensazione che le sue parole fossero più serie di quanto potessero apparire.

“Ti farò conoscere mia sorella Francesca" disse lei. "Penso sia proprio quella giusta per te"

Nicola annuì solennemente. "Lei però non è avventurosa come te, vero Angela?" le chiese. "Non credo che lei abbia uno scantinato come il nostro!“ aggiunse, ridendo.

Il seminterrato di Angela e Nicola sarebbe stato leggendario, se non fosse per il fatto che, a mia scienza, soltanto Nicola, sua moglie e io ne conoscevamo l'esistenza.
Io non l'avevo mai visto, ma loro due non avevano mai nascosto, almeno a me, che Angela tenesse dei "giocattoli speciali" là sotto e che lei e Nicola li usassero per pratiche sessuali un po' "diverse" dal solito, di tanto in tanto.
Nicola l'aveva aiutata ad allestire quella stanza, e lui mi aveva raccontato tutti i dettagli. In parole povere, si trattava di un bdsm dungeon, ben attrezzato. Era una cosa che sembrava piuttosto eccitante, e io ero decisamente invidioso.

"inviterò Francesca qui" mi disse Angela, "così possiamo andare tutti insieme a giocare nel seminterrato. Penso che ti piacerà questa esperienza, e sono abbastanza sicura che per Francesca sarà lo stesso. Lei mi somiglia molto in tanti aspetti e no, Nicola, ti sbagli. Mia sorella è avventurosa come me. Aspetta e vedrai"

Lei si accorse che la fissavo intensamente, studiando le curve sinuose del suo corpo muscoloso. "Sì" mi disse "mia sorella ha un corpo atletico come il mio, anche lei è una campionessa di fitness, comunque ha un fisico abbastanza simile. Così puoi anche smettere di guardarmi e pensare a lei invece!"

Nicola scoppiò a ridere. Lui ed io ci conoscevamo abbastanza bene da vivere ogni nostra rivalità nel più totale e reciproco rispetto, nel bodybuilding così come nella vita. Sapeva che non mi sarei nemmeno sognato di toccare sua moglie, non più di quanto lei si sarebbe sognata di toccare me. Ne ero certo. Era una cosa semplicemente impensabile.

Una sera, ricevetti una chiamata da Nicola. "Non ci crederai se ti racconto la conversazione che ho appena avuto" mi disse. "Francesca, la sorella di mia moglie, è qui. Loro due hanno trascorso tutta la sera, fino ad ora, a parlare di sesso. Angela mi ha detto di chiamarti e farti venire qui, subito, adesso!"

“se parli sul serio, arrivo in un attimo" gli risposi, facendo quasi scivolare il cellulare dalla mia mano, per l'emozione. "sei serio, vero? Non è uno scherzo?“

Nicola mi assicurò di essere assolutamente serio. Arrivai a casa loro in meno di quindici minuti.

Francesca era davvero presente, come Nicola mi aveva detto. Era come me l'aspettavo, anzi, ancora meglio. Come Angela aveva raccontato, la sorella le somigliava molto. Entrambe molto atletiche, muscoli ben definiti. Occhi e capelli castani. Forse Francesca aveva qualche chilo in meno, ed era di cinque anni più giovane. Portava i capelli lisci e lunghissimi, mentre Angela aveva la frangia e i capelli corti, fino alle spalle. Inoltre Francesca aveva lineamenti più dolci, a differenza di quelli di Angela, molto marcati. Entrambe erano comunque donne attraenti, sexy, e desiderabili.

“Allora,” disse Angela. “lo facciamo?“

La domanda era diretta a Francesca. “assolutamente sì,” rispose lei. “Non ho nessun dubbio a riguardo. Lui è proprio ciò di cui ho bisogno"

“facciamo… che cosa?” domandai io, sentendomi un po' sciocco. Ero sicuro che stessero parlando di sesso, eppure non mi sembrava davvero possibile, soltanto perché mi sembrava troppo bello per essere vero.

E, infatti, nulla era così semplice …

“andiamo giù nel seminterrato,” spiegò Angela. “io e mia sorella vogliamo divertirci un po' con qualche gioco, prima... Be', ecco… prima di vedere come si sviluppa la serata. Lasciatemi dire che siamo molto curiose di vedere come si evolverà la situazione.”

Diedi un'occhiata a Nicola. Lui annuì senza dire nulla. Aveva lo sguardo di chi sapeva ogni cosa, e ciò fu sufficiente a rilassarmi.

Nel loro scantinato c'era una vasta gamma di equipaggiamento bdsm, ma la cosa decisamente più notevole di tutte era la coppia di polmoni d'acciaio posizionati uno accanto all'altro, al centro della stanza. Erano macchinari usati soprattutto negli anni Cinquanta del secolo scorso, per tenere in vita i malati di poliomielite, tramite un sistema di respirazione artificiale.

"fabbricati nel 1950" mi informò Nicola, con fare solenne. "abbiamo speso una fortuna per averli".

Entrambi i macchinari erano dotati al loro interno di numerose cinghie di cuoio, serrature e congegni di chiusura. Erano inoltre circondati all'esterno da monitor, computer e altri apparecchi elettronici e sanitari. Angela mi invitò a spogliarmi completamente e a sdraiarmi dentro uno dei macchinari mentre il mio amico, senza aver bisogno di farselo dire, si tolse tutti i vestiti ed entrò nell'altro.

Ci vollero più di cinque minuti per aggiustare tutte le cinghie, stringerle e allacciarle alle loro fibbie, in modo sicuro. Così mi trovai legato a una sorta di barella molto stretta: le cinghie, saldamente allacciate, erano ben strette intorno alle caviglie, sopra e sotto le ginocchia, appena sotto e intorno ai fianchi, al petto e appena sotto le ascelle. I gomiti erano tenuti legati alla barella, mentre i polsi erano stati entrambi chiusi dentro anelli di metallo, agganciati alla parete interna del macchinario per mezzo di catene. Solo la mia testa sbucava fuori dal polmone d'acciaio, adagiata sopra un cuscinetto, su una piccola piattaforma metallica. Una volta finita l'operazione di legatura, Angela chiuse il polmone d'acciaio, intrappolando il mio collo. L'apertura circolare imbottita aderiva perfettamente sotto il mio mento. Ora la mia testa era completamente immobilizzata. Avevo una leggerissima sensazione di claustrofobia, ma era anche tutto incredibilmente eccitante, allo stesso tempo.
La chiusura del macchinario fu completata girando in senso orario le manopole poste ai due lati.
Se avessi potuto muovere la testa in quel momento, avrei lanciato un' occhiata a Nicola. Era stata Angela a legarmi, mentre Francesca stava saldamente immobilizzando Nicola nella stessa identica posizione.
Mi sembrava una cosa davvero strana: non doveva essere la sorella minore a occuparsi di me, mentre Nicola si faceva legare dalla propria moglie? Mi sentii improvvisamente imbarazzato, nel rendermi conto che ero molto eccitato da qualcosa che la moglie di Nicola aveva fatto a me. Non era ciò che avevo in mente, non era ciò che sarebbe dovuto capitare. Allo stesso tempo, mi resi conto che Nicola considerava le attenzioni ricevute da Francesca ugualmente eccitanti.
Provai a rilassarmi.

Non c'era alcun tipo di scomodità, ma di fatto non potevo muovere un muscolo. Angela fece un passo indietro e mi guardò da sopra, sorridendo. Non riuscivo a credere a quanto mi sentissi completamente indifeso in quel momento. Potevo capire benissimo che non c'era alcun modo di uscire da lì, perlomeno da solo. Angela si assicurò che ogni singola cinghia, ogni singola serratura fosse chiusa. Soddisfatta di come fosse tutto esattamente come lei voleva, mi disse di aprire la bocca, ficcandomi subito dentro un'enorme ball-gag di gomma, con il suo laccio strettamente annodato dietro la mia testa e intorno alla piattaforma, per tenermi fermo in posizione.
Lei si allontanò un poco da me, e restò a fissarmi per un minuto, con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto.

Angela se ne stava maestosamente in piedi, mani sui fianchi, accanto a me, in tutto il suo splendore. Guardavo i suoi capelli bruni che le cadevano sulle spalle, il suo corpo così atletico… non potevo assolutamente muovere la testa, inchiodata alla piattaforma, e potevo solo muovere gli occhi per guardare in alto. Vedevo i suoi seni piccoli ma sodi direttamente sopra di me, gli addominali scolpiti… e mentre la guardavo realizzai quanto stessi diventando eccitato. Ma, cosa più preoccupante, anche quanto fossi spaventato. Improvvisamente, ebbi la sensazione che c'era qualcosa di sbagliato, terribilmente sbagliato, e in quel momento, nonostante l'eccitazione incontenibile, volevo disperatamente liberarmi delle cinghie che mi immobilizzavano e uscire dal polmone d'acciaio che mi teneva prigioniero. Mentre tentavo di capire cosa stesse accadendo, lei fece un passo avanti e si chinò verso di me.

"mio caro, guarda dove ti ha condotto la tua sciocca libidine" mi sussurrò all'orecchio.

"Mmph! Mmph!" gridai contro la palla di gomma che mi tappava la bocca.

Ora che mi trovavo legato e indifeso, qualcosa nel suo atteggiamento era cambiato in modo drammatico.

"pensavi che sarebbe stata soltanto una serata di giochetti sessuali, vero tesoro?"

"Oh, sono sicura che lo pensassero entrambi" disse Francesca.

"che sorpresa per tutti e due allora" replicò la sorella.

Potevo vedere Nicola con la coda dell'occhio e non c'erano dubbi sul fatto che in quel momento fosse spaventato quanto me. Anche lui aveva appena realizzato che le cose non stavano andando come pensava.

Iniziai a lamentarmi e dimenarmi, ma non potevo muovermi. Angela raccolse da terra i miei vestiti e li gettò in un cesto della spazzatura. Fu proprio quel semplice gesto a scatenare il panico in me.

"Non avrai più bisogno di questi," disse.

Lottai inutilmente contro le cinghie. Vidi che Francesca stava buttando via anche i vestiti di Nicola, poco prima di preparare degli apparecchi televisivi.

"adesso vedrete alcuni filmati" disse, con un sorrisetto.

Direttamente sopra di noi, a pochi centimetri dai nostri occhi, c'erano dei monitor, collegati a un computer, laddove in origine ci sarebbe stato soltanto uno specchio. Angela e Francesca uscirono dalla stanza senza dire una parola, e così fummo lasciati soli a guardare filmati pornografici. Era una roba piuttosto banale, video di corpi nudi e sudati, donne che gemevano platealmente mentre venivano penetrate dai loro stalloni ansimanti. Poi a seguire altri video di bellissime donne atletiche che si facevano la doccia, e le inquadrature indugiavano sui rivoli di acqua insaponata che scendevano lungo i loro corpi scultorei. Erano solo filmati erotici, ma andarono avanti parecchio, senza finire mai.

L'unica parte di me che che ancora poteva muoversi era il mio uccello, che se ne stava rigorosamente sull'attenti. Passarono ore prima che, finalmente, Angela e Francesca fecero ritorno.

"vi siete divertiti, ragazzi ?" chiese Francesca in modo provocatorio.

Angela camminò verso di me e aprì il polmone d'acciaio nel quale ero rinchiuso, ovviamente allo scopo di controllare la mia erezione. Fece lo stesso con suo marito. Disse a Nicola: "complimenti, ora il vostro addestramento potrà cominciare. Avreste potuto essere più collaborativi, ma ormai non avete altra scelta. Diventerete qualsiasi cosa io desideri"

Francesca stava intanto controllando alcune attrezzature mediche, collegate ai nostri corpi.

"il loro battito cardiaco sta aumentando" disse con un ghigno. “sono entrambi molto eccitati."

"è solo l'inizio," disse Angela. “un buon inizio, penso"

Inserì un nuovo DVD nel lettore del computer. Nicola si stava lamentando rabbiosamente nel suo bavaglio fatto di gomma. Angela gli diede un colpetto sulla fronte mentre lui grugniva, furibondo.

Avrei voluto girare la mia testa di lato e lanciare un'occhiataccia a Nicola: ero incazzato con lui per quello che ci stava capitando. Doveva sicuramente sapere che cosa avesse progettato Angela… come aveva potuto lasciare che io fossi trascinato in questo gioco perverso? Ero furioso con Nicola, perché lui mi aveva promesso soltanto una serata con un po' di sesso sadomaso, che invece si era trasformata in una lunga notte di frustrazione, per mano di sua moglie, per giunta.

Potevamo solo rimanere sdraiati lì dentro e resistere a qualunque prova avrebbero scelto di sottoporci. Anche Angela mi diede un colpetto sulla fronte.

"devo supporre che voi ragazzi siate completamente incapaci di capovolgere la situazione a vostro favore"

Mi agitai nelle restrizioni e gemetti nel bavaglio, dimostrando come fossi realmente debole e come fossi completamente alla sua mercé.

Era così dannatamente evidente che le due donne non avessero affatto finito con noi due e che le ore di frustrazione già sopportate non erano altro che l'inizio di qualunque cosa avessero intenzione di farci.

“sei pronta, sorellina?” Angela chiese a Francesca, che annuì. Eravamo sempre legati dalla testa ai piedi, ma i macchinari erano rimasti aperti. Entrambe presero dal tavolo dei rasoi e avanzarono verso di noi. Iniziammo ad agitarci molto adesso, vedendo che loro avevano davvero l'intenzione di raderci, e non c'era modo di scappare.

Francesca si avvicinò, e osservai da vicino i suoi lunghissimi capelli scuri, che finivano in fondo alla schiena, e i suoi seni siliconati, ma ben proporzionati, che sembravano gonfiarsi ad ogni suo respiro. Si chinò a guardarci intensamente, con le mani sulle ginocchia. Poi si mise a fissarmi, pensierosa, con i suoi occhi scuri.

"ehi, Angela, sono davvero un po' troppo scontrosi, considerando la situazione in cui si trovano" disse. "pensavo che sarebbero stati più attenti a essere gentili con noi due. Forse non hanno ancora capito che noi potremmo fare qualsiasi cosa con loro"

"forse saranno meno agitati dopo il prossimo… trattamento" disse Angela.

Entrambi iniziammo a implorare pietà attraverso il bavaglio. Non fu di alcuna utilità. Eravamo incapaci di fermarle e qualsiasi cosa avessimo detto, non avrebbe fatto nessuna differenza per loro. Iniziarono a raderci tutta la peluria sul pube e sui nostri genitali.

Non si fermarono lì. Una volta che i nostri genitali erano lisci e glabri, le sorelle proseguirono oltre, passando il rasoio sulle parti rimaste non rasate, togliendoci anche la barbe e i capelli. Naturalmente le due donne potevano fare qualunque cosa con noi due. Non avevamo modo di fermarle, e ormai avevamo capito che le loro intenzioni non fossero affatto benevole. Richiusero i polmoni d'acciaio su di noi.

Angela mi accarezzò la testa come se fossi un animale domestico. Fece scorrere le dita sulle labbra della mia bocca tenuta spalancate dalla pallina di gomma.

"Adesso iniziamo a fare sul serio," mi annunciò.

Questa volta era diverso: l'uccello si indurì subito non appena loro si spogliarono completamente nude. Francesca camminò verso di me e mi sorrise, a pochi centimetri dal mio viso.

“Guardami bene in faccia" disse, mostrandomi un ghigno "perché trascorrerai la maggior parte del tempo a fare conoscenza dell' altra mia… estremità"

Poi prese posizione sopra di me, mentre protestavo inutilmente. Il suo adorabile sedere era sopra la mia faccia e iniziai subito a piagnucolare come scese lentamente su di me, oscurando del tutto la mia vista. Le sue cosce potenti si strinsero in una morsa contro la mia testa, sigillandola completamente contro di sé. Non potevo vedere nulla se non qualche barlume del suo culo, delle sue cosce e della sua vagina, mentre si sfregava furiosamente su di me per quella che sembrava un'eternità, ma certamente più di un'ora. Mi lasciò prendere fiato solo quando mi trovai sul punto di perdere conoscenza. Il mio cervello e i miei polmoni mi chiedevano disperatamente ossigeno. La mia vista era il suo culo. Il mio udito erano le sue cosce che mi stritolavano. Il mio olfatto e il mio gusto avvertivano solo l'aroma avvolgente dei suoi succhi vaginali, mentre veniva a ripetizione, in preda all'orgasmo, ancora e ancora, cavalcando la mia faccia. Il mio tatto era solo con la superficie del suo culo di marmo. Dovevano essere passate delle ore intere così. Mi pisciai anche addosso, non potendo più trattenermi. Sembrava non esserci mai una fine.
Stavo guardando il suo corpo scolpito da una prospettiva che non avrei mai sognato di avere, così vicino al suo culo e alla sua fica in una tale maniera, così difficile da immaginare...eppure tutto ciò che desideravo era fuggire da lì. Avevo l'impressione di essere stato sotto di lei da un'eternità.

Quella tortura era insopportabile. Il bisogno di respirare si trasformava in una bruciante agonia. Lo stato di assoluta impotenza non riguardava però il mio uccello, che era in piena erezione. Nonostante tutto, l'eccitazione era travolgente e io stavo perdendo la testa. Ero sicuro che la stessi perdendo, e ad ogni minuto che passava ero certo che la mia mente si sarebbe spenta, rimpiazzando tutto il pensiero razionale con un'insensata follia nella quale la realtà diventava fantasia, e anche nella fantasia stessa sarebbe diventato impossibile distinguere chiaramente il piacere dal dolore.

Ero arrivato davvero al limite quando Francesca di alzò dalla mia faccia, come se avesse previsto il momento esatto in cui sarebbe stato troppo per me.

"Allora ... Ti è piaciuto ?" mi chiese.

Non potevo fare cenno di sì con la testa, ma in verità tutto ciò era stato terrificante, ma anche orribilmente eccitante.

"preparatevi a ricevere molto di più" disse Angela, allegramente.

Continua…
 
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view post Posted on 19/4/2021, 17:37     +1   +1   -1

Maestro di Piedi

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Maestro assoluto!
 
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view post Posted on 21/4/2021, 14:47     +1   -1
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adoro come scrivi.. mi piacerebbe leggere un racconto sul calpestamento, schiacciamento anche estremo :o
 
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view post Posted on 21/4/2021, 17:08     +1   -1

Cavaliere BDSM

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Grazie.. In verità il trampling non è il mio forte, ma in passato ho scritto un breve racconto. Sul tema. Mi permetto di indicare il link:
https://smfetish.forumcommunity.net/?t=61437290
 
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view post Posted on 22/4/2021, 08:40     +2   +1   -1

Cavaliere BDSM

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CAPITOLO 2



"vi spiego come funzionano questi polmoni d'acciaio" ci disse Angela. "noi possiamo aprire uno sportello sul lato inferiore così che diventa un water. Allo stesso modo, i vostri cazzi saranno dotati di un catetere che vi permetterà di pisciare. Questi macchinari sono stati modificati per cambiare le vostre posizioni, rimanendo sempre legati. Il lettino su cui siete sdraiati può essere ribaltato, così da farvi stare con la faccia rivolta verso il pavimento oppure l'intero macchinario può essere girato in posizione verticale. Vi assicuriamo che terremo la vostra circolazione sanguigna regolare. Possiamo lavarvi, darvi da mangiare, muovervi, e permettervi di svolgere tutte le necessarie funzioni corporali. Così non siamo assolutamente obbligate a liberarvi"

"Mmph, mmph," fu la mia risposta.

"sì" disse Angela, "penso che abbiate capito. Vi abbiamo sottratto la vostra mobilità, le vostre voci, e ogni singolo pelo del vostro corpo. Vivrete nudi e immobilizzati, incapaci di agire o parlare. Esisterete solo per il nostro divertimento, e niente altro"

"sapete qual è la parte migliore?“ disse Francesca ridendo. " che voi ragazzi vi siete fatti mettere volontariamente dentro questi macchinari. Vi sentivate così maschi, voi uomini grandi, grossi e muscolosi, non è vero? Ma ora siete completamente alla mercé di due donne, e tutto questo solo perché non siete stati capaci di resistere alle pulsioni dei vostri cazzi duri"

“Imparerete a venerare i nostri corpi, soprattutto i nostri posteriori, in qualsiasi momento, ogni giorno" disse Angela. "a volte, lo farete di persona. Ma, per farvi inculcare con certezza l'idea che voi esistete solo per fare da sedie per i nostri posteriori, faremo in modo di ricordarvelo costantemente, in qualsiasi momento, ogni giorno"

I monitor sopra le nostre teste si accesero e le due sorelle ci sistemarono delle cuffie sulla testa. Sullo schermo, davanti ai miei occhi, comparvero delle bellissime chiappe sode e muscolose, che riconobbi all'istante come quelle di Francesca. Il mio mondo fu interamente riempito da quella visione, lei camminava sculettando con una musica di sottofondo che mi veniva sparata nelle orecchie. Le natiche ondeggiavano senza fine. Ancora e ancora, lo stesso filmato continuava dall'inizio alla fine, in loop, senza interruzioni, e poi ricominciava, e così andò avanti per ore.
Francesca camminava mentre le sue natiche ondeggiavano.
Le natiche di Francesca ondeggiavano mentre lei camminava.
Francesca camminava e la pazzia ondeggiava. Il culo di Francesca ondeggiava e la pazzia camminava dentro la mia mente, riempiendo il vuoto lasciato dalla mia razionalità.

Le inquadrature erano ravvicinate. A un certo punto, apparirono i seni siliconati di Francesca che mi riportarono di colpo in un mondo dove esisteva qualcosa oltre un paio di chiappe. Quella nuova visione fu anch'essa ripetuta in continuazione da portarmi sull'orlo della follia per alcune ore.
Poi un altro video ancora, e questa volta lei si stava facendo la doccia, minacciando di affogare i miei sensi nei rivoli di acqua che scendevano lungo il suo corpo muscoloso..

Poi apparve un nuovo filmato, e questa volta era Angela a essere la protagonista, con le stesse sequenze, la camminata, la doccia e fu ripetuta l'infinita girandola di inquadrature sui seni e sui glutei.

Il tempo perse ogni significato.
Gli intervalli in cui ci davano da mangiare, imboccandoci con cucchiaiate di cibo insipido ma nutriente, sembravano distanti giorni l'uno dall'altro. Diventammo troppo esausti anche per protestare, quando i nostri bavagli venivano temporaneamente rimossi durante i pasti. Ci limitavamo a succhiare il cibo dai cucchiai, come se in qualche modo cercassimo conforto in quell'unico atto di bontà da parte loro. Non ho idea di quanto spesso dormissi, ma so che quando ero immerso nel sonno profondo, riuscivo solo a sognare il culo di Francesca o quello di Angela.

Passò circa un mese prima che ci fosse rivelata un'altra funzionalità dei polmoni d'acciaio nei quali eravamo imprigionati. Pensavamo all'inizio che fossero fissati al pavimento, ma quando Angela e Francesca rimossero le ganasce, furono in grado di spostarci fuori dalla stanza, grazie alle rotelle poste alla base dei macchinari. Ci spinsero fino al piano terra, facendoci passare dal garage e poi su per la rampa. Fu allora, giunti nel salotto, che le due sorelle azionarono delle leve, facendo girare in verticale i due macchinari,uno di fronte all'altro, senza più i monitor e le cuffie. Per la prima volta dopo quattro settimane io e Nicola ci guardammo in faccia, invece di vedere sempre i soliti filmati di Angela e Francesca ripetuti all'infinito. Ci guardammo reciprocamente con orrore, messi finalmente di fronte alle nostre penose condizioni. Era come se ci fossimo svegliati improvvisamente da un incubo. Era terrificante vedere solo la testa immobilizzata del mio amico spuntare fuori da quell'orrendo macchinario che lo teneva prigioniero. Immagino fosse lo stesso per lui, guardandomi.

"Bene, non potete ancora muovere un muscolo, ma potete comunque fare un giro per casa," disse Angela. "inoltre, potete guardarvi e tenervi compagnia a vicenda"

Poi lei e la sorella rimossero i bavagli per darci da mangiare.

Nicola fremeva per la rabbia. "Quando esco di qui..." iniziò a gridare.

"E in che modo questo può succedere? Spiegami" replicò la moglie ridendo.

Il viso di Nicola si fece pallido, e non solo per la rabbia. Fu proprio in quel preciso momento che io e lui, per la prima volta, ci rendemmo pienamente conto che queste due donne non ci avrebbero mai liberato. Mai.

"Poverini" disse Francesca in tono scherzoso. "che fine ha fatto quel vostro machismo? Vi sentivate così forti, potenti, rispettati… è soltanto un'illusione, vero? Nel momento della verità, quando vi abbiamo messo nelle condizioni in cui siete adesso, non siete diventati nient'altro che i nostri animaletti domestici. Che trasformazione! "

Noi la guardammo, furiosi e impotenti. "Mmph, grrrrrr" riuscii a dire, lamentandomi in modo debole e inutile, non appena ci tapparono la bocca con la palla di gomma.

"wow, sei davvero carino quando fletti i tuoi grossi muscoli e fai quei versi contro di me" mi disse Francesca. "infatti, penso di darti un nuovo nome, al posto di Iacopo. Da adesso sei Rantolo"

Francesca mi guardò.

"ti piace il tuo nuovo nome, Rantolo?"

Mentre arrossivo per questa ulteriore umiliazione, Angela si rivolse a Nicola.

"pensi di essere un duro, uno tosto, ma ti lamenti troppo per i miei gusti. Così ho deciso di chiamarti Lagna da ora in avanti"

*

A volte questa nuova vita poteva essere noiosa, anche per Francesca e Angela. Così fecero in modo di ravvivare il gioco, e una mattina introdussero nuovi elementi per aumentare il loro piacere e il nostro ulteriore malessere.

Per prima cosa, chiusero dei collari elettronici intorno alle nostre gole. Sembrava una cosa inutile dal momento che in ogni caso eravamo completamente immobilizzati, ma le due sorelle ci fecero notare, con loro grande godimento, che questi nuovi collari avevano la capacità di farci perdere conoscenza con un solo, tremendo, impulso elettrico ogni qualvolta avessero deciso di attivarlo.

Seconda cosa, posizionarono dei dispositivi molto perversi intorno ai nostri membri. Assomigliavano vagamente a quei sospensori usati dagli atleti per proteggere i genitali, con la differenza che questi erano di plastica rigida, erano saldamente chiusi tra le nostre gambe e avevano al loro interno dei sofisticati apparecchi elettronici. Erano, ovviamente, dispositivi di castità particolarmente crudeli, come le due sorelle si affrettarono a spiegarci.
Angela disse, scherzando, che servivano a impedirci di procreare, e Francesca precisò che si trattava del loro modo di assicurarsi la fedeltà dei loro animali domestici, in ogni circostanza.
"lo sai," disse Angela alla sorella minore, "indossando quelle cose sopra i loro piccoli cazzetti, sembrano proprio due evirati"

"IMPOTENTI sarebbe la parola più azzeccata" replicò Francesca. "Oh, e in questo modo non ci sarebbe una sola donna su questo pianeta che potrebbe essere appagata dai loro piccoli cazzetti impotenti" aggiunse.

"direi proprio di no" confermò Angela.

Era ovvio che si stavano divertendo a provocarci, a prendersi gioco di noi due. Ce ne accorgevamo, ed entrambi ci agitavamo nelle cinghie in preda a una rabbia repressa. Le due donne, infatti, se la stavano godendo un mondo.

"allora, se è così … a cosa pensi possano servire due maschi del genere???" chiese Francesca.
"Be', è divertente cavalcare le loro facce e ogni tanto possiamo rimuovere quei dispositivi di castità" le spiegò Angela.

"e per quale motivo?" chiese la sorella ridendo.

"ecco…," disse Angela, "mi diverte guardare le loro erezioni doloranti"

Anche dopo diversi mesi di questo trattamento, non riuscivo a credere a quello che continuarono a farci. Un giorno Angela spinse il polmone d'acciaio di Nicola nel bagno e Francesca fece lo stesso con me. Aprì il macchinario facendomi però restare legato all'interno, per poi lavarmi accuratamente con l'acqua calda, ogni centimetro del mio corpo. Ero stravolto per l'umiliazione, ma anche per l'eccitazione sessuale che mi provocava il fatto di essere toccato da lei.
"un animaletto pulito è un animaletto felice" disse Francesca, guardandomi dall'alto in basso. "vero, Rantolo?"

Potevo solo gemere contro il bavaglio.

Loro passarono ancora il rasoio sui nostri corpi, senza lasciare alcuna traccia di pelo, o capello. Fatto questo, ci spostarono in cucina.

"peccato" disse Angela, "che nella loro condizione, così immobilizzati, non possano portarci dei cocktail, ma forse possono offrirci un po' di intrattenimento, che ne dici?"

Lei e sua sorella si tolsero tutti i vestiti di fronte a noi.

"Ora, lo scopo di questo gioco è stabilire chi sia il migliore tra voi due e, naturalmente, il migliore sarà il vincitore" disse Angela. "Lagna gareggerà per me, e Rantolo per Francesca. È piuttosto semplice. L'obiettivo è raggiungere l'erezione più grossa e dura, e saremo noi due, io e Francesca, a giudicare il vincitore".

Guardai Lagna, e lui guardò me. Io avevo quasi dimenticato il suo vero nome, giunti a quel punto, e sono certo che anche lui pensasse a me come "Rantolo", ormai. Vidi la sconfitta nei suoi occhi, e sapevo che poteva vederla anche nei miei. Non eravamo niente tranne che i loro prigionieri, i loro giocattoli, e non avevamo alcuna speranza di essere meglio o peggio di quello.

Era solo il pensiero di un attimo, perché Angela e Francesca avevano già cominciato. Danzavano in modo sensuale, accarezzandosi i seni, e gemendo come se fossero travolte dagli spasimi della passione. Poi abbassarono i due macchinari nella loro originale posizione orizzontale. Fatto questo, alzarono la gamba sopra di noi per potersi sedere a cavalcioni sulle nostre facce.

Francesca alzò le sue natiche con le mani, piazzandole proprio sotto i miei occhi, e ondeggiò il suo bel posteriore sopra di me, poco prima di sedersi sopra con tutto il peso. Le mie palle gonfie erano profondamente indolenzite, e potevo sentire il mio uccello crescere e pulsare, bisognoso di venire. Angela stava facendo lo stesso a "Lagna". Poi Francesca disse, ridendo: "hmm, sembra che tu stia vincendo, Angela. Dovrei fare qualcosa di meglio per spronare Rantolo".
E così si rilassò, incuneando il mio naso tra le sue chiappe atletiche, e sfregando la sua vagina calda e umida sulla mia bocca.

L'eccitazione mi stava facendo diventare pazzo. Mi dimenai e scalciai contro le cinghie, senza risultato. Parte di me voleva girare la testa e spingersi fuori dal suo bel culo,anche se non potevo. Un'altra parte di me invece voleva che la mia faccia fosse seppellita tra le sue meravigliose chiappe, la mia lingua affondata nella sua fica, perdendo me stesso nelle mie voglie. Fu questa seconda parte a vincere e iniziai a leccare e a dimenarmi nelle cinghie, mentre sentivo le palle bruciare di straziante desiderio, e il mio uccello gonfiarsi e indurirsi oltre ogni immaginazione. Mi ero perso, sbavando, leccando, assaporando il bellissimo culo sodo della mia aguzzina.

Per me, questa combinazione di piacere e tortura sembrò durare tantissimo, anche se probabilmente non fu così lungo come credevo. Dopo mesi di frustrazione, non era certo sorprendente che la competizione non fosse durata molto a lungo.

“Mmmm, non saprei,” disse Francesca. “è così dannatamente difficile da stabilire. Entrambi hanno le erezioni più grandi e vigorose che io abbia mai visto".

“sì,.. ma devo ammettere che Rantolo ha raggiunto per primo il massimo" replicò Angela. "penso che abbia vinto lui per te"

"bravo Rantolo" disse Francesca.

Mi diede un buffetto sulla testa e sfregò il culo sulla mia faccia, chiudendo le mie vie respiratorie, mentra Angela, girando una leva, capovolse la barella all'interno del macchinario, mandando Lagna a faccia in giù. Poi aprì uno sportello nella parte posteriore e da quell'apertura iniziò a sculacciarlo con una pagaia fino a fargli diventare le chiappe rosse e doloranti.

Ci riportarono poi nel salotto, dove applicarono ancora una volta i dispositivi di castità su di noi. Entrambi ci agitammo, lamentando il dolore che la coppa stretta del dispositivo ci provocava, strizzando dentro. le nostre erezioni e le palle indolenzite. Richiusero infine i polmoni d'acciaio. Con ironia crudele, le donne ci dissero che avevamo bisogno di conforto per il dolore, e pensarono bene di sedersi ancora sulle nostre facce, Francesca sulla mia, Angela su quella di Lagna. Muovevano i loro culi in continuazione, come se non riuscissero a trovare la posizione più comoda,mentre noi non potevamo fare altro che gemere e piagnucolare per la frustrazione…

Continua…
 
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view post Posted on 26/4/2021, 07:18     +1   -1

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CAPITOLO 3

Ci fecero rimanere in salotto per una settimana. Una mattina decisero di farci tornare nel seminterrato e poi se ne andarono a fare un po' di shopping in giro.
Quando fecero ritorno, ci rendemmo subito conto che erano andate a comprare qualcosa per noi due.

Francesca scese le scale dello scantinato indossando una minigonna molto corta.

"ehi guardami," mi disse. "non è vero che ami questa gonna, Rantolo?"

"penso stia bene anche a me" osservò Angela

"Oh, date un'occhiata a questi collant senza cavallo" Francesca aggiunse con un sorriso.

Si voltarono di spalle e sollevarono le rispettive minigonne, rivelando le loro intimità. Fummo costretti a guardare ogni dettaglio mentre le nostre erezioni premevano dolorosamente contro le rispettive gabbie.

"pensi che questi collant aderiscano bene alle mie gambe?" Francesca andava avanti a provocarmi. "calzano così bene… Continua a guardare e vedi se non è vero. Guarda i miei collant, come avvolgono le gambe e il sedere"

Stavo letteralmente gridando per la frustrazione. La guardavo e lo stimolo sessuale aumentava il dolore nelle parti basse. Le mie palle indolenzite e gonfie sembravano sul punto di scoppiare per il desiderio che, lo sapevo, non sarebbe mai stato soddisfatto.

"Oh ma come sei carino," disse Francesca appena mi vide allungare istintivamente la testa verso di lei, come a cercare di raggiungere con la lingua il suo culo e la sua fica. Per diversi, interminabili minuti andò avanti a mostrarmi varie pose, accarezzandosi le gambe e le natiche, chinandosi di tanto in tanto per farmi vedere la sua intimità nuda, tra i collant.

"sei davvero disperato, non è vero, Rantolo?" mi sussurrò nell'orecchio. "perché? Con quella cintura di castità che ti tiene imprigionato il pipino, sembri così piccolo e indifeso! E poi, con il tuo corpo completamente rasato e il tuo coso nascosto tra le gambe, forse dovresti essere tu a indossare i miei vestiti!“

Non potevo fare altro che soffrire in silenzio quando Francesca mi trattava in questo modo. Mi rendevo conto che, per lei e Angela, noi due avevamo smesso di essere creature umane dotate di intelligenza che meritavano la dovuta considerazione. Il nostro essere maschi non significava più nulla per loro, era solo una specie di difetto genetico. Ai loro occhi eravamo creature impotenti che non meritavano alcuna compassione e, di fatto, eravamo considerati in realtà ancora meno che esseri viventi. Tutto il dolore e l'esasperazione che ci stavano procurando non lo avrebbero mai inflitto a un animale. Era quasi come se fosse una sorta di bizzarra punizione su di noi per il solo fatto di essere maschi, di essere il sesso forte, dominante: e adesso che eravamo prigionieri deboli e indifesi, non era altro che una dura vendetta. Eppure era più di questo, perché diventava sempre più ovvio che entrambe le sorelle provavano un'intensa stimolazione sessuale nell'infliggerci questo tormento senza fine.

"Sai Angela, stavo pensando che forse dovremmo sederci sulle loro facce per soffocarli definitivamente sotto i nostri posteriori…" disse Francesca.

"Mah.. Non è quello che stiamo facendo ogni giorno da mesi?“ " rispose Angela, un po' confusa dalle parole della sorelle minore.

"Ah, ma io stavo parlando di soffocarli sul serio, in modo… terminale" disse Francesca con una risata. "stavo parlando di portarli al limite della sopravvivenza, oppure oltre, se decidiamo di fare così"

"sembra che tu abbia un piano," disse Angela.

"sono sicura che loro sono talmente eccitati ed esasperati che sarebbero disposti a morire sotto due donne come noi" disse Francesca, con un sorriso. "non è possibile che non lo vogliano, secondo te? Sappiamo bene che non possono avere un orgasmo nonostante siano sempre così arrapati"

“Ovvio che lo vogliano" rispose Angela. "in ogni caso non hanno molta scelta, ti pare? Avanti, facciamolo"

Questa volta le cose andarono in maniera diversa rispetto al solito. Il culo stupendo di Francesca mi accarezzò il viso, si strofinò su di me, per poi coprirmi completamente tutta la faccia con forza e decisione. Era tutto molto umiliante e allo stesso tempo estremamente erotico, ma presto subentrò un crescente bisogno di respirare. Stavo agonizzando, gemevo e provavo a girare la mia faccia per farle capire che dovevo respirare. Lei mi ignorò completamente. Diventavo sempre più disperato e iniziai a scuotermi, ma lei continuava a ignorarmi. Non potevo vederla ma fui in grado di cogliere per un istante, al mio fianco, Angela che stava soffocando Lagna. La vidi girarsi verso la sorella e sorridere. Sapevo che Francesca stava ricambiando il sorriso. Stavano godendo immensamente del nostro terrore e della nostra sofferenza.
Negli occhi di Angela riuscivo a intravedere niente altro che il piacere della dominazione. Sentivo i polmoni in fiamme, gli occhi gonfiarsi, e mi stavo dimenando come un pazzo. Poi, appena una manciata di secondi dopo avermi portato a un livello inimmaginabile di agonia e terrore, Francesca sollevò il posteriore dalla mia faccia. Poi, proprio quando pensavo che quell'esperienza di agonia e terrore si fosse spinta ben oltre qualsiasi cosa avessi mai provato prima, arrivò il peggio. Prima di poter aspirare aria fresca nei miei polmoni che bruciavano e urlavano di dolore, lei tornò a sedersi ancora su di me, chiudendo in una terribile morsa la mia testa, con potenti flessioni dei muscoli delle cosce e delle natiche.

‘No!’ gridai mentalmente. ‘per l'amor di Dio, per favore, no, no, noooooo!’

Sentivo la testa come fosse stritolata da un paio di pinze in acciaio, sul punto di farmi esplodere il cervello. Poi sentii Francesca ridacchiare mentre sollevava la natica destra, togliendo un po' di pressione alla mia narice, quanto bastava a darmi un po' di spazio per respirare. A quel punto ci fu un lungo e orribile suono, un sibilo di aria rancida che mi trovai costretto a respirare, prima di essere nuovamente schiacciato sotto di lei. Dopo essere passata ciò che sembrava un'eternità, sollevò anche l'altra natica, permettendo anche all'altra narice di respirare aria, anche se in modo laborioso e irregolare.

Non ho idea di quanto andò avanti così. Sembrava non finire mai. Quando finalmente scese dalla mia testa, ero diventato un ammasso di carne annaspante, piagnucolante, e tutto arrossato in volto. Sono certo che anche Lagna era nelle mie stesse identiche condizioni. Francesca mi sorrise, dall'alto.

“ti è piaciuto?” mi chiese, prendendomi in giro.

"Bene," Angela disse, "sono molto soddisfatta e rilassata ora."

"anche io" rispose Francesca, guardando allo specchio il proprio corpo sexy e atletico. "voglio solo andare a dormire adesso."

Lei si avvicinò e coprì gli occhi a tutti e due con una benda.

"non vogliamo che state lì fermi a fissarci tutta la notte" disse Francesca. "lo spettacolo è finito per voi"

"buona notte, miei piccoli animaletti arrapati" ci disse Angela. "Noi siamo esauste, e penso lo siate anche voi. Sono sicura che non avrete problemi ad addormentarvi"

Francesca spense le luci e disse, "Buonanotte Rantolo e Lagna. Assicuratevi di sognare solo le vostre bellissima padrone"

Non c'è bisogno di dire che fu una notte molto lunga e insonne.

Potevo sentire Lagna mormorare debolmente, e agitarsi contro le sue cinghie. Io invece non ci provavo neanche più.

"sì, ora noi siamo soltanto Rantolo e Lagna" pensai. "potremmo anche accettarlo, e basta… "

Continua …
 
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CAPITOLO 4

Il mattino seguente fu una sorpresa per noi vedere Angela e Francesca entrambe sorridenti quando ci tolsero le bende dagli occhi. Angela accarezzò la testa di Lagna e se la strinse contro i propri seni mentre Francesca fece lo stesso con me.
"nel caso in cui voi piccole bestiole vi stiate domandando, nelle vostre piccole menti maschili e sciocche, cosa stia succedendo" disse Angela, "siamo state sedute a guardarvi per lungo tempo questa mattina, e abbiamo pensato a qualcosa..."

"sì," disse Francesca. "crediamo che i nostri animaletti belli stiano finalmente accettando la propria condizione"
Rimossero i nostri bavagli.

"Qu-questo significa che ci darete una ricompensa?" riuscì a balbettare speranzosamente Lagna.

"sì, per davvero," rispose Angela.

Sapevo che sia io che Lagna stavamo pensando esattamente alla stessa cosa.

"noi p-p-potremmo, ecco, potremmo… avere un po' di sollievo… sessuale?" balbettai.

"sì sì… per favore… potremmo sborrare ?" aggiunse Lagna.

Angela e Francesca si guardarono reciprocamente e scoppiarono a ridere.

"No e no, piccoli, stupidi maschietti," rispose Francesca. "siete i nostri animaletti da compagnia- i nostri grossi e muscolosi maschietti - e una volta sistemati per bene qui, dentro i polmoni d'acciaio, dovete soltanto soffrire e indossare quei bellissimi dispositivi di castità che imprigionano i vostri piccoli, minuscoli cazzetti. Invece dovreste ritenervi fortunati se noi abbiamo scelto di usare questi apparecchi, invece di rimuovere i vostri genitali chirurgicamente, con la castrazione definitiva. Sarebbe stata la soluzione più conveniente, no? "

Angela baciò scherzosamente Lagna sulla guancia e Francesca fece lo stesso con me. Poi si spogliarono completamente e cavalcarono ancora i nostri volti. Noi leccammo come per istinto, una sorta di riflesso condizionato, desiderando disperatamente di avere un orgasmo.

Francesca disse: "quando vi abbiamo detto che ci sarebbe stata una ricompensa per voi, intendevamo una ricompensa adatta a dei bravi schiavi obbedienti, cioè un premio per aver accettato il fatto di essere una nostra proprietà. Quale potrebbe essere una migliore ricompensa per dei bravi schiavi che permettere loro di leccare le proprie padrone, facendole godere?”

Mentre stavo leccando la fica di Francesca, sapevo di aver accettato pienamente il mio ruolo, cioè un oggetto di sua proprietà. Dopo aver avuto il loro orgasmo, ci guardarono sorridendo e Angela disse, "perché non dare un'altra ricompensa prima che ce ne andiamo al lavoro?“

Così ci fecero tornare nel seminterrato e montarono nuovamente i monitor sopra le nostre teste; poi ci fecero indossare ancora le cuffie.

"Ok, buona giornata ragazzi," disse Francesca. "godetevi lo spettacolo."

"dal momento che siete monitorati costantemente da questi apparecchi elettronici, sapremo sempre quanto siete arrapati da quello che state per vedere" annunciò Angela.

I macchinari furono aperti. Lei si chinò sopra Lagna e gli strizzò leggermente le palle prima di sigillare nuovamente il polmone d'acciaio. Poi fece la stessa identica operazione su di me. Sentire la mano di Angela sul mio scroto, anche solo per un leggero tocco, era agonia allo stato puro per me, che soffrivo da mesi di astinenza. Sussultai e gemetti nel bavaglio.

"Hmm," disse Francesca, scherzando. "i vostri cazzi in tiro e le palle gonfie. Che bello!!!"

Se ne andarono, e passammo ore interminabili a vedere filmati delle due sorelle mentre facevano esercizi ginnici senza vestiti


*

Così eravamo rimasti soli, ridotti a essere due oggetti completamente nelle mani di queste due donne, pensando con angoscia a cosa avrebbero potuto ancora escogitare per controllarci e umiliarci.

Passarono parecchi giorni senza mai lasciare il seminterrato. Stavo iniziando a pensare che saremmo stati lasciati lì a tempo indefinito, quando una mattina Francesca mi trasportò al piano di sopra.

"oggi è il giorno del trattamento," mi annunciò

Mi portò nel bagno e lasciò il polmone d'acciaio di fianco alla vasca. Vidi un sorriso malizioso sul suo volto,e io stavo già sudando, pensando a quello che mi avrebbe costretto a guardare. Potevo chiudere gli occhi, ma in qualche modo mi era impossibile farlo. Dovevo rimanere lì a guardare questa giovane donna mentre si insaponava ovunque, passando sensualmente la schiuma sul suo corpo, e poi risciacquando. L'acqua scendeva in rivoli, scorreva su ogni curva, ogni muscolo, dentro e fuori ogni cavità del suo corpo.

C'era qualcosa di totalmente travolgente nel potere che questa donna esercitava su di me, ancora più forte perché si trattava sia di potere erotico, sia del completo controllo fisico della mia vita. Ed era in realtà molto più che erotico, trascendeva l'ambito fisico e sessuale. Ora, guardandola dopo aver trascorso tutto quel tempo senza un orgasmo, avrei sbattuto la testa contro la piattaforma del macchinario cui era poggiata, se non fosse stata completamente immobilizzata. Quando lei ebbe finito di lavarsi, fui lieto di essere sdraiato dentro il macchinario, perché le mie gambe tremavano così tanto che non mi avrebbero retto.

Pensavo fosse tutto finito, e mi sbagliavo. Francesca iniziò a insaponarsi ancora la vagina e il culo.

"Ehi," disse, avvicinandosi con una smorfia di disgusto. "sei tutto sudato. Non posso avere uno schiavo che puzza"

Si girò di spalle e si sedette sulla mia faccia, sfregandosi contro, avanti e indietro, a destra e a sinistra, spalmandomi sulla faccia il sapone rimasto sulla vagina e il culo, mentre io potevo solo rantolare e gorgogliare. Poi si passò l'acqua sopra il suo corpo e poi anche il mio viso,togliendo ogni residuo di schiuma.

"stavo per cambiare il tuo nome in "Puzza", invece di Rantolo" disse. "Naturalmente potrei sempre farlo, se ne ho voglia. Posso chiamarti in qualsiasi modo io desideri. E posso farti qualsiasi cosa io desideri".
Chiusi gli occhi, disperato e umiliato.

"oh, povero Rantolo," disse, togliendomi il bavaglio. "non ti piace essere mio schiavo?"

Sorrise, aspettando una risposta, ma sapevo che, qualunque cosa io dicessi, non avrebbe avuto alcun peso. Qualunque risposta non avrebbe migliorato la mia misera condizione, tranne forse una, che seppur umiliante, avrebbe evitato per lo meno ulteriori tormenti o, peggio, altre punizioni.

"ovviamente io adoro essere il tuo schiavo" sussurrai.
"non sembri molto sincero," mi apostrofò Francesca. "devi dire: 'io sono Rantolo, lo schiavo felice di Francesca', e ora voglio sentirtelo dire cento volte, mentre mi vesto"

Mi stava trattando come un demente ma non potevo farci nulla. Continuai a balbettare quella frase mentre la guardavo vestirsi. "'io sono Rantolo, lo schiavo felice di Francesca" andavo avanti a ripetere.

Francesca scelse un paio di jeans aderentissimi e stivali di pelle. Fece fatica a infilarsi i jeans per quanto fossero stretti, e si incollavano al suo corpo come se fosse una seconda pelle. Gli stivali le davano un'aria di superiorità, di dominio, di potere. Anche il top che indossava era aderente, risaltava le sue tette siliconate e la sua vita stretta, con degli addominali davvero scolpiti. Quando ebbe terminato di vestirsi, sigillò il macchinario e mi infilò la palla di gomma in bocca. Poi mi baciò sulla guancia e disse:

"sei proprio un bravo ragazzo"

Continua...
 
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view post Posted on 3/5/2021, 21:46     +1   +1   -1

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CAPITOLO 5


Francesca mi guardò dall'alto sorridendo, poco prima di sedersi sulla mia faccia per l'ennesima volta. Mi aveva già tolto il bavaglio per permettermi di leccarla. Si stava sfregando leggermente su di me quando, in preda a uno scatto nervoso dovuto alla frustrazione, sbottai all'improvviso. "Perché? È una domanda cui non hai mai risposto. Perché mi stai facendo questo?"

"Rantolo," mi disse, abbassando lo sguardo verso di me. L'espressione del suo volto era molto seria, come non l'avevo mai vista prima. "Rantolo,” tornò a ripetere, “questa cosa mi trasmette una sensazione incredibile di potere e controllo, senza contare poi il piacere erotico di tutto questo. Prendere un uomo grande e grosso come te, forte e muscoloso, e farlo letteralmente diventare il mio schiavetto frustrato e indifeso… non puoi avere idea di quanto sia eccitante. Averti sotto il mio controllo, sotto il mio totale controllo, così che io possa farti qualsiasi cosa mi piaccia, senza che tu possa fare nulla per fermarmi… bè, non posso neanche cominciare a descrivere il brivido che mi pervade… è travolgente, e mi fa bagnare tra le gambe al solo pensarci.”

I suoi occhi brillavano come se i suoi pensieri vagassero altrove. Ondeggiò il bacino da una parte e dall'altra, incollandosi alla mia faccia. Si aggrappò - fino a sbiancarsi le nocchie - alla piccola piattaforma quadrata su cui era appoggiata la mia testa, per tenersi in equilibrio mentre mi fotteva il viso.
“Fradicia,” disse. “la mia fica è fradicia e....” la sua voce si spense, poi sembrò riprendersi di colpo, come se fosse stata folgorata da un'idea. "vuoi vederla?"

Senza preoccuparsi di aspettare la risposta, scivolò indietro e tornò a sedersi, schiacciando i miei occhi tra le sue gambe. La vagina era fradicia e luccicante. Lentamente, lei me la fece scivolare lungo il mio viso, infilando il mio naso in mezzo alle grandi labbra, e poi più giù ancora, incollandosi alla mia bocca.

Ero travolto dal suo odore, e la sensazione, il gusto della sua fica mi stavano facendo diventare pazzo. Ero reso folle dal desiderio inappagato, che mi sembrava ormai impossibile, visto che da mesi lei mi teneva legato dentro un polmone d'acciaio e con i genitali rinchiusi in un dispositivo di castità, senza avere alcuna speranza di potermi sfogare.

"dipendi totalmente da me, Rantolo" mi disse con un filo di voce. "tu mangi cosa decido io, quando lo decido io. Passi la tua vita immobilizzato, imbavagliato, nudo e rasato dalla testa in giù, con un collare elettrico al collo e un dispositivo di castità attaccato all'uccello. Ti chiamo con qualsiasi nome io abbia voglia di darti. La tua esistenza ruota completamente intorno a me. Io lavoro. Vado a ballare in discoteca e alle feste degli amici. Guardo la tv e leggo libri. E faccio anche sesso, Rantolo. Lo sai questo, vero? Adoro scopare ragazzi mentre tu sei qui a casa, nella tua prigione d'acciaio, ad aspettarmi. A volte, mentre faccio sesso con un ragazzo, penso a te. Sei sorpreso, Rantolo? Scommetto di sì. Penso a te che sei qui, frustrato e impotente, nel tuo dispositivo di castità, e questa idea mi eccita così tanto da provocarmi orgasmi incredibili. Come ti fa sentire questo, Rantolo?"

"Frustrato e umiliato" sussurrai.

"bene" disse. "Non hai idea di quanto tu mi faccia bagnare. Adoro tenerti in queste condizioni, frustrato e umiliato come un bravo schiavetto. Non lo faccio per motivi personali. Non ti odio, Rantolo. Tu mi piaci. Non so nulla di come eri prima, e per quello che mi importa, tu sei solo il mio grosso e muscoloso schiavetto, il mio Rantolo, niente di più e niente di meno.”

“non ce la faccio più ,” balbettai.

“Ovvio" rispose Francesca con una punta di irritazione nella sua voce. "non hai sentito nemmeno una parola di quello che ho detto? È questo ciò che mi eccita. Si tratta solo di questo. Mi provoca un immenso godimento. Un profondo e incomparabile godimento"

“per favore,” la supplicai. “so di essere soltanto una sedia per il tuo fondoschiena. So che la sofferenza e l'umiliazione ti provoca piacere. Questo è il mio ruolo. Lo so, e lo accetto. Ma ti prego… ti prego…ho bisogno di venire… "

Lei mi guardò dall'alto, con apparente tristezza. "devo supporre che le tue povere palle rinchiuse dentro quel dispositivo di castità abbiano davvero bisogno di essere svuotate qualche volta" disse, pensierosa.

“ti prego ...” la supplicai disperatamente, pensando che ci fosse una piccola probabilità che lei si ammorbidisse, e mi concedesse ciò di cui avevo terribilmente bisogno.

“sono così eccitata e bagnata qui sotto...” mormorò tra sé. Sembrava avesse davvero voglia di scopare. Scopare me. Qui. Subito. Ora.

Aprì il macchinario e allungò la mano verso il dispositivo di castità, toccando con i pollici i due lati, come se fosse in procinto di rimuoverlo. A quel punto l'eccitazione che provavo era pazzesca. Chiusi gli occhi. Non pensavo più a nulla in quel momento, se non alle sue mani, mai così vicine al mio uccello. Me lo avrebbe toccato, massaggiato fino all'orgasmo o, magari, avrebbe fatto l'amore con me, anche se rimanevo legato dentro il macchinario…

“Oh no,” disse all'improvviso, togliendo le mani dal mio dispositivo di castità. “Ovviamente è chiuso a chiave. E la chiave adesso è nelle mani di Angela, che non è a casa. Che peccato"

A quelle parole spalancai gli occhi, sconvolto dalla delusione. Sapevo che il momento propizio sarebbe passato prima del ritorno di Angela a casa. Non c'era alcuna possibilità che lei mi considerasse qualcosa di più di un oggetto di piacere, e l'idea di liberarmi dalla mia frustrazione non le avrebbe mai attraversato la mente.

Come se lei mi avesse letto nel pensiero, Francesca disse, “Quando Angela torna a casa, voi ragazzi potrete iniziare a imparare a come leccarci la vagina in modo corretto. So che voi lo state già facendo quasi ogni giorno, ma sarete allenati a farlo nel modo più appropriato. Almeno sarete capaci di considerare voi stessi ancora utili a qualcosa. Non sarebbe per voi un sogno che si realizza?"

Sorrise, sapendo che ci aspettava una indescrivibile tortura oltre ogni immaginazione, nel nostro attuale stato di frustrazione, in astinenza sessuale da mesi e con le palle gonfie. Ma c'era qualcosa d'altro nella sua espressione, qualcosa che non ero in grado di identificare.

Passarono solo venti minuti prima che Angela tornasse a casa. Speravo che Francesca le avrebbe chiesto la chiave del mio dispositivo di castità, ma lei fece un ghigno mettendosi la mano in tasca, dalla quale estrasse proprio la chiave.

“Oh, è qui,” disse. “l'ho avuta sempre con me, in realtà" e con questo scoppiò in una risata fragorosa. Mi aveva preso in giro, solo per il gusto di tormentarmi, aumentando la mia esasperazione, come se fosse possibile aumentare ciò che era già arrivato a un limite impossibile da superare e sopportare. Poteva davvero diventare peggio di così? Ero terrorizzato al pensiero che fosse possibile.

Francesca appese la chiave al solito posto sulla parete e spinse il mio polmone d'acciaio verso il seminterrato, mentre ancora rideva.

*

Eravamo ora sdraiati e legati dentro i macchinari, come al solito, nel mezzo del seminterrato, mentre Angela e sua sorella Francesca ci stuzzicavano.

" il fatto è che sono indecisa su come dovremmo farlo…" Angela le stava dicendo. "dovremmo stare in piedi sopra di loro in modo da sederci sulle loro facce, mentre ci leccano, oppure dovremmo inclinare le loro teste in basso, così che possiamo sdraiarci e rilassarci mentre lo fanno? O forse li giriamo capovolti, così ci leccano il culo mentre siamo sdraiate? “

Il mio uccello era turgido e le palle erano indolenzite, perché le cose che stavano dicendo stimolavano la mia libido così a lungo repressa. Le mie palle erano così gonfie e indolenzite da farmi lacrimare gli occhi. Mi lamentai e gorgogliai nel bavaglio mentre Angela non faceva altro che parlare e parlare e, cosa ancora peggiore, sapendo bene che lei lo stava facendo apposta, a parlare in quel modo, per aumentare il mio dolore e la mia frustrazione. La donna era perfettamente consapevole dell'effetto che provocava in Nicola e in me, e che ogni singola parola da lei pronunciata fosse calcolata per farci sentire ancora peggio.

"penso che dovremmo rimanere sedute sulle loro facce," propose Francesca. “preferisco stare sopra. Mi fa sentire… be', tu lo sai.. Mi fa sentire in pieno controllo della situazione."

Stava sorridendo mentre lo diceva, facendoci capire che in realtà avevano già discusso di questo e ciò che stavano dicendo era stato stabilito prima, al solo scopo di attizzare il nostro desiderio sessuale. Un desiderio che, dopo quasi un anno senza sborrare, ci stava facendo bruciare come fossimo nella fornace dell'inferno.

"naturalmente, dobbiamo ancora stabilire se stare sdraiate o in piedi sulle vostre teste" aggiunse Francesca.

"penso sia meglio capovolgere i loro lettini" disse Angela. "in quella maniera, possiamo vedere l'espressione supplichevole dei loro occhi mentre ci implorano di farli venire."

"sì," Francesca rispose, “lo capisco, ma sei noi ci sediamo sopra di loro, possono ammirare i nostri culi e noi possiamo vedere le loro erezioni turgide, le palle gonfie e arrossate per un desiderio che non verrà mai soddisfatto e li farà sentire sempre peggio"

"sì, in effetti...È proprio un bel dilemma" disse Angela, fingendo serietà.

"Oh, a volte le soluzioni sono così ovvie, se si riesce a pensare fuori dagli schemi" aggiunse Francesca.

"Um... Tutto ciò che che questi ragazzi fanno è dentro gli schemi, anzi… dentro il macchinario" replicò Angella con un lieve sorriso.

"sì, sì ," disse Francesca con un ghigno. "ciò che voglio dire è che non abbiamo alcun limite, giusto? Possiamo fare di tutto. Senza fretta. Infatti, questi ragazzi non vanno da nessuna parte"

"Hmm, no infatti," rispose Angela. "loro esistono solo per farci godere"

E così noi due rimanemmo sdraiati supinamente dentro i nostri rispettivi polmoni d'acciaio: fu Angela a essere su di me questa volta, e Francesca su Nicola. Si sedettero mettendoci la fica in faccia.

Francesca disse: "stiamo facendo così perché voi ragazzi dovete capire che ora siete solo oggetti. Il fatto che Angela fosse sposata con Nicola non fa alcuna differenza. Siete oggetti, appunto, e come tali, intercambiabili."

Angela puntò il dito indice verso la sua fica, scendendo verso la mia faccia.

"Mmmm. Ho un buon odore, schiavetto?" mi bisbigliò.

Mi contorcevo per la disperazione, l'odore di fica bagnata mi stava facendo scoppiare la testa dal desiderio.

"Non rinunceresti a qualsiasi cosa, pur di sentire questa fica fradicia e bollente scivolare sul tuo cazzo grosso, duro e turgido? Lo faresti, vero? Rinunceresti a tutto pur di sentirla scivolare lungo il tuo cazzo duro, fino in fondo; scivolare su… e giù...su e giù… riesci a sentire quanto sono eccitata? Riesci a immaginare come sarebbe scopare con me? Riesci a immaginare come andrebbe avanti, aumentando il ritmo, sempre più veloce…sempre più veloce…non ci metteresti molto a svuotare quelle grosse, gonfie, indolenzite palle che hai, e sparare litri di sborra dentro di me,vero?"

"Oh Dio… basta, ti prego" gridai.

Si abbassò più su di me, sfregandomi il naso con la sua fica.

"scommetto che adesso il seme che hai nelle palle è molto denso e abbondante, dopo tutti questi mesi di astinenza. Scommetto anche che la mia vicinanza ti provochi delle incertezze, vero? Perché da una parte sei consapevole che non sentirai mai la mia fica bollente scivolare su e giù sul tuo uccello duro, dall'altra parte vuoi ancora affondare la tua faccia tra le mie gambe. Vuoi leccare la mia fica, sentire le mie cosce forti e muscolose che si chiudono intorno alla tua testa mentre lecchi, sbavi e assapori tutto come un bravo schiavetto. Vuoi infilare la tua lingua da schiavo dentro la mia vagina, affogando nel mio odore, soffocando tra le mie gambe? È così? Sì, è quello che vuoi, proprio adesso, sebbene tu sappia che non otterrai mai quello che desideri. Tu lo vuoi, anche se ti farà solo bruciare dalla voglia, ti annebbierà il cervello, ti renderà ancora più frustrato. Anche se ti permettessi di fare una scelta, non sapresti resistere, schiavetto. Non è così? Non sapresti resistere al fascino della mia fica, lo stesso fascino che ti ha fatto finire qui dentro, un anno fa. Era una tentazione irresistibile allora, e lo è anche adesso, lo sai, mio povero, frustrato, stupido Rantolo?"

"Oh ti prego, pietà, ti supplico…," gridai ancora.

"sì bravo, supplicami" rispose Angela. "supplicami con le parole e con gli occhi. Supplicami con gli spasmi del tuo corpo, con le tue palle gonfie, con il tuo cazzo pulsante. Con il tuo volto arrossato, con il sudore sulla tua pelle. Con il tuo intero essere supplicami, perché così deve essere… e tu ormai non sai più nemmeno per cosa supplicarmi, vero? Vuoi ancora ottenere un orgasmo? Per quanto la tua mente e il tuo corpo stiano urlando per il bisogno di eiaculare, in realtà non vuoi sfuggire al mio controllo. Non adesso. Non vuoi smettere di provare queste sensazioni. Le vuoi di continuo, le vuoi amplificare, farle diventare peggiori, più forti, più intense… e allo stesso tempo non ce la fai più a sopportarle, vorresti mettere fine a tutto questo. Vuoi seppellire la faccia nella mia fica rovente, affondare la lingua nel mio posteriore, tra le mie natiche muscolose, sapendo che questo ti farà soffrire ancora di più, mentre sarò solo io a godere, provare un orgasmo, a soddisfare le mie voglie"

"sì, sì," gridai. "che Dio mi aiuti… è vero, è tutto vero… è ciò che voglio. Lo voglio più di ogni altra cosa io abbia mai desiderato"

Mi tuffai con la faccia sulla sua fica mentre mi guardava dall'alto. con un sorriso di trionfo, di vittoria assoluta.

Le palle mi bruciavano mentre la stavo leccando, seguendo alla lettera le sue istruzioni, impartite tra gemiti e urla di piacere.

"Rantolo," Angela disse, respirando a fatica, "ti insegnerò esattamente a come succhiarmi il clitoride, a come far schizzare fuori i miei succhi. Imparerai, oh sì, tu Imparerai a come infilare la tua lingua da schiavo e a come muoverla dentro di me. Saprai quando andare in profondità oppure no, senza che te lo dica ogni volta. In poco tempo sarai il migliore, davvero il migliore a leccare una donna, perché l'intero processo di astinenza e di addestramento ha lo scopo di portarti nella condizione in cui far godere una donna con la lingua sarà il tuo unico pensiero."

La stavo leccando mentre lei parlava. Il suo respiro stava diventando affannoso.

"Fai piano, Rantolo," mi disse. "ogni leccata dev'essere lenta e prolungata. Infila la lingua dentro un poco alla volta. Voglio un crescendo, lento, e voglio che questo piacere duri il più a lungo possibile. Lo capisci, schiavetto? Ti fanno male le palle, schiavetto ?"

Smisi di leccare quanto bastava per riprendere fiato. "oh Dio, sì!!!" risposi.
"allora la tua mente non è dove dovrebbe essere, Rantolo" mi disse. "dovresti essere così concentrato sul farmi godere da non accorgertene nemmeno. Concentrati, Rantolo. Concentrati su quello che devi fare, poiché questo, ora, è il significato della tua vita,il vero significato della tua intera esistenza"

Andò avanti parecchio, forse per ore. Le mie palle erano diventate insensibili per il gonfiore. Mi faceva male ovunque. Avevo lo stomaco sottosopra, dolori ai fianchi e alla schiena. Le gambe tremavano nonostante fossi sdraiato. La gola era secca e il cuore mi batteva all'impazzata. Il viso era paonazzo, e sentivo un dolore pulsante nella testa.
Il mio pene ingabbiato era in agonia, indurendosi nonostante la gabbia restrittiva, schiacciandosi sulle sbarre dentro il dispositivo di castità, eppure cercando di riempire tutto lo spazio della gabbia, e di uscirne fuori. Solo l'anello alla base del mio uccello mi impediva di sborrare. Le mie palle erano gonfie, non ero niente se non una massa di carne tremolante, che si dimenava nel macchinario in cui era tenuta prigionuera, senza alcuna libertà di movimento. Non avrei potuto nemmeno togliermi la fica di Angela dalla faccia, e non mi attraversò il cervello nemmeno l'idea di provarci.
Angela fu spietata. Mi fece prolungare il suo piacere fino al momento del picco massimo del godimento possibile: in quell'istante le sue cosce si strinsero in una morsa d'acciaio intorno alla mia testa, schiacciandomi duramente la faccia sulla sua fica.

"entra dentro con la lingua rigida, veloce e deciso, in profondità, Linguetta!” mi urlò. “Oh sì! Sì! Noi ti possediamo, sei nostro, possiamo cambiare il tuo nome quando vogliamo. Adesso sei Linguetta. Ora usa quella lingua perché è l'unica cosa che potrai usare in vita tua"

Ci fu un'esplosione di succhi vaginali sulla mia faccia, che io leccai freneticamente. Lei si piegò in avanti, aumentando la pressione su di me, usandomi per il suo piacere, e ordinandomi di continuare a leccare e succhiare fino a che il suo orgasmo si placò completamente.

"adesso continua a leccare, ma lentamente" sospirò infine.

Come il suo respiro tornò normale, e iniziò a rilassarsi, disse: "puliscimi bene con la tua lungua, Linguetta. Aspira tutte quei residui di succhi vaginali dal mio corpo e ingoia fino all'ultima goccia rimasta"

Feci ciò che mi era stato ordinato, leccando con lenti movimenti circolari.

"ci sono ancora tracce di succhi sulle mie cosce, cagnolino. Non dimenticare di ripulire con la lingua anche le mie cosce, dure e abbronzate"

Seguii subito le sue istruzioni, tremando e gemendo per il desiderio, che mi travolgeva a ondate successive, facendomi sentire fisicamente male.

Alla fine lei, soddisfatta, si staccò dalla mia faccia. Si piegò all'indietro rilassata, appagata, mentre io potevo solo stare lì sdraiato e immobile, fremendo per la lussuria e la frustrazione.

Dopo essersi completamente ripresa, mi chiese, "hai sete, piccolo?"

"sì, acqua, per favore," riuscii a gracchiare.

Riempì un bicchiere intero e lo avvicinò alla mia bocca, facendomi bere tutto. Poi lo riempì di nuovo e lo versò sulla mia testa. L'acqua mi era finita negli occhi, nel naso e dritta in gola. Iniziai a tossire violentemente.

"questo dovrebbe raffreddare i tuoi bollenti spiriti" disse ridendo.

Provai a protestare, ma lei mi imbavagliò ancora: "No, ti prego, non ffffmmmmpppphh!"

Continua…
 
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CAPITOLO 6


L'unica cosa che potessi fare era rimanere lì sdraiato e provare a dormire. Passarono tre giorni di questa tortura a ripetizione prima di riuscire ad avere un sonno profondo e prolungato. Solo a quel punto il mio corpo raggiunse il limite di sopportazione, in cui ero così esausto da addormentarmi di colpo. La prima notte non dormii per nulla; la seconda fu un continuo entrare e uscire dal sonno, senza dormire più di un'ora di fila; la terza notte crollai, senza svegliarmi se non il mattino seguente. In un certo senso, fu un sollievo scoprire di poter addormentarmi profondamente nonostante la mia scomoda posizione e la continua tensione nervosa.

Col passare del tempo, il mio sonno diventò sempre più irregolare. Dopo la terza notte ero quasi tornato a non riuscire a dormire del tutto, sebbene mi sentissi esausto il più delle volte. Avevo la sensazione che mi sarei addormentato subito, non appena fossi rimasto solo, ma erano poche le notti che riuscivo a passare così. Quando riuscivo a ignorare le scomodità della mia posizione, era l'esasperazione dell'astinenza a tormentarmi; e quando invece ero troppo stanco, e questa esasperazione diventava niente più che un lieve e fastidioso indolenzimento (circostanza rara, a dire il vero), ecco che tornavano le scomodità a tenermi sveglio.

Nonostante tutto ciò, accadde che una notte iniziai davvero ad appisolarmi nel giro di due ore. Fu in quel momento, proprio il momento nel quale mi stavo per addormentare sul serio, che la porta del seminterrato si aprì e vidi le gambe lunghe e abbronzate di Angela mentre lei scendeva le scale. Dalla mia prospettiva potevo vedere, da sotto la gonna, la sua fica rasata e il suo magnifico fondoschiena con il quale era abituata a torturarmi senza sosta.
La visione fu sufficiente a farmi rizzare e gonfiare l'uccello alla massima erezione che un dispositivo di castità poteva consentire. Sussultai per il dolore lancinante che avvertivo nei testicoli ogni volta che mi eccitavo. Provavo a contorcermi in qualche modo, per attenuare il dolore provocato dalle sbarre della gabbia che premevano la pelle dei miei genitali.

Angela restò in piedi di fianco a me per qualche minuto, a guardarmi mentre stavo sdraiato supino dentro il polmone d'acciaio. Poi rimosse il mio bavaglio e si accovacciò sopra la mia faccia. Indossava un paio di mutandine di seta aperte sul cavallo, in modo da lasciare scoperta la sua fica bagnata. Mi infilò il naso dentro di lei e io gemetti per il folle desiderio che provavo, mentre venivo avvolto dal suo odore.

"sai una cosa, Linguetta?" disse. "Ho ancora voglia di godere. Voglio un altro delizioso orgasmo, e voglio che il mio piacere duri il più a lungo possibile. Quindi penso di rimanere seduta sulla tua faccia per un bel pò"

Angela stava gemendo di piacere già dopo pochi secondi seduta sulla mia faccia. La sua espressione era di estasi allo stato puro, mentre invece io grugnivo e piagnucolavo, sudando abbondantemente, con il volto paonazzo, sempre sdraiato all'interno di quel macchinario infernale, senza potermi muovere, leccandole la fica e sapendo che non avrei mai ricevuto nessun tipo di ricompensa sessuale in cambio.

"Oh, Linguetta," disse lei, "devi essere felice, perché è la seconda volta oggi che uso la tua lingua"

In risposta io emisi solo un lungo, agonizzante gemito che esprimeva la massima disperazione di un maschio tenuto così a lungo prigioniero in quelle condizioni. Leccai con maggior velocità e foga, disperatamente quasi, come se in qualche modo, tramite la mia lingua, potessi provare i piaceri che il mio uccello e le mie palle non avrebbero mai più conosciuto, come ne ero certo. Dovevo ancora una volta portarla molto lentamente all'orgasmo, così da farle gustare ogni istante. Quando finalmente i suoi succhi roventi si rovesciarono su tutta la mia faccia, usai ancora la mia lingua per pulire tutto. Si alzò dalla mia testa e mi lasciò così, dopo aver sistemato le sue odorose mutandine sulla mia faccia.

"continua a pensare a me, Linguetta" mi ordinò, guardandomi dall'alto con un sorriso, prima di camminare verso l'uscita.

Rimasto solo a singhiozzare, tentai di stendere un po' i muscoli del mio corpo immobilizzato, facendo qualche movimento. Stavo per cadere nel sonno quando, improvvisamente, svariate immagini di Angela e Francesca cominciarono a entrare nella mia mente. I ricordi dei loro culi muscolosi mentre si allontanavano da me, dopo averli leccati per ore….le loro tette sode che si sfregavano sul mio viso… i loro corpi abbronzati, atletici mentre stavano in piedi a fare le pose … mi facevano immediatamente svegliare di soprassalto.

Ero così disperatamente arrapato che il più vago pensiero sul sesso mi gettava in uno stato di frenesia impazzita, ne avevo così bisogno che mi era impossibile non pensare al sesso. Erano passate un paio di ore insonni quando Angela scese nuovamente le scale del seminterrato.
"Oh ti prego… abbi pietà di me" la implorai. "basta. Per favore, per favore basta."

Voleva farlo davvero per la terza volta in un giorno? Non lo aveva mai voluto prima! Non era possibile.

"non ti preoccupare, Linguetta," mi rassicurò, ridendo. "Questa volta sarà giusto una sveltina. Non ne ho veramente bisogno. E tu?"

La implorai mentre tornava a sedersi nuovamente sulla mia faccia, questa volta con lo sguardo rivolto verso il mio uccello ingabbiato.

Francesca si unì a lei, mettendosi seduta sulla faccia di Lagna. Le due sorelle si misero a chiacchierare del più e del meno, come se nulla fosse. Era una cosa normale per loro avere tre orgasmi in un giorno, e considerare i loro maschi torturati e frustrati del tutto irrilevanti, alla stessa stregua di un paio di vibratori a basso costo. Questo eravamo per loro, primitivi giocattoli sessuali per essere usati a loro piacimento. Noi due eravamo niente altro che questo. Non saremmo mai stati niente altro che questo.

"Hmm," sospirò Francesca. "potrei trascorrere l'intera giornata seduta sulle loro facce."

"be', io no" replicò Angela. "sono più che soddisfatta. Potrei dire quasi che questa volta non lo faccio per godere, almeno non in senso fisico. Lo faccio perché adoro guardare le strane colorazioni che assumono le loro palle mentre noi ci facciamo leccare".

Poi lei sfiorò appena le mie palle, facendomi urlare dall'esasperazione. Mi schiacciò il viso con tutto il suo peso, soffocando il rumore
"mettiti al lavoro, Linguetta," mi ordinò.

"hai ragione,” disse Francesca. “ed è interessante vedere il modo in cui i loro cazzi diventano più grossi e duri di quanto potessi ritenere possibile. Sono sempre tentata di togliere i dispositivi di castità e guardare bene i loro cazzi, ma vedere quanto la gabbia li faccia soffrire è comunque molto eccitante."

Chiunque stesse ascoltando la loro conversazione avrebbe potuto pensare a qualcosa di freddo e di clinico, e senza essere in grado di vedere la scena, non avrebbe mai potuto capire che queste donne in quel momento si stavano facendo leccare e succhiare furiosamente da noi due, nel tentativo di farle godere il più velocemente possibile.

"è fantastico vederli così eccitati e doloranti per noi," ammise Angela.

La loro conversazione si trascinò fino al punto in cui raggiunsero simultaneamente l'orgasmo, urlando il loro piacere. Le istruzioni che ci diedero poi per ripulire con la lingua le loro vagine e le gambe, fradice di succhi, furono aspre e prive di emozioni, quasi come se fossero annoiate da questa necessaria procedura.
Finite le pulizie, se ne andarono, lasciandoci passare la notte da soli nel seminterrato.

Nelle sere successive le due sorelle ci fecero visita solo per darci da mangiare. Conoscevamo perfettamente la routine: nei giorni in cui avevano intenzione di usarci, oppure quando volevano passare del tempo con noi nel seminterrato semplicemente per tormentarci, noi due venivamo sempre lavati e rasati.
Non fu particolarmente sorprendente quindi essere lavati e rasati dopo alcuni giorni. Alla luce delle nostre recenti esperienze, sapevamo che sarebbe stato inusuale per entrambe le sorelle far passare più di un giorno o due senza pretendere attenzioni da parte nostra. Essere lavati e rasati non fu assolutamente una sorpresa.

La sorpresa invece fu grande quando Francesca mi spinse fino alla sua camera da letto e mi rinchiuse dentro la cabina armadio. Mi lasciò così per ore, dentro la cabina armadio, imprigionato dentro il polmone d'acciaio, immobilizzato, imbavagliato, nel buio, in totale solitudine.


Continua …
 
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CAPITOLO 7



Quando finalmente sentii qualcuno, era senza dubbio Francesca che stava entrando nella camera da letto, e sebbene non fossi in grado di vedere, ero certo di avere udito anche una seconda voce, però maschile. Pochi minuti dopo iniziarono i rumori inconfondibili di Francesca e questo tizio mentre erano impegnati nei loro preliminari, con baci e carezze, appena fuori le ante della cabina armadio. Una doga di queste ante si inclinò all'insù, proprio a livello dei miei occhi: non c'era il minimo dubbio che Francesca l'avesse fatto di proposito per farmi vedere tutto. La guardai camminare verso il letto con quell'uomo e togliersi lentamente i vestiti, come in uno spogliarello. Sapeva infatti che i miei occhi sarebbero stati inchiodati alla scena in atto nella camera da letto.

Salirono sul letto e fecero l'amore in modo selvaggio e appassionato. Francesca stava cercando deliberatamente di prolungare il più possibile l'atto sessuale, fino a che, inevitabilmente, l'uomo urlò di piacere e venne, pompando dentro di lei tutto ciò che aveva nelle sue grosse palle. Chiuso nel buio della cabina armadio, non potevo fare alcun rumore, ma provavo continue ondate di nausea mentre ascoltavo i gemiti dell'uomo in preda all'orgasmo.

I due infine si addormentarono, o almeno così pensavo: invece, Francesca scese dal letto e camminò silenziosamente verso la cabina armadio. Mi guardò sorridendo attraverso il rettangolo lasciato aperto dalla doga divelta, poi la chiuse, abbassandola, lasciandomi solo nella mia piccola e buia prigione.

Il mattino seguente, l'uomo se ne andò presto perché Francesca lo aveva svegliato dicendogli che lei avrebbe avuto una giornata impegnativa. Dopo che se ne fu andato di casa, lei aprì finalmente la cabina armadio e rimosse il mio bavaglio.

"Allora, Linguetta o Rantolo o qualunque sia il tuo nome," mi disse, "che ne pensi? È stato divertente guardarmi fare l'amore con un altro uomo? Ti è piaciuto vederlo godere, mentre sparava tutto il suo seme dentro di me, mentre invece le tue palle rimanevano così gonfie e doloranti ?"

"ti prego," la supplicai.

"Oh… mi sento così rilassata, Linguetta. E tu? Stai meglio ora che mi hai vista scopare? Io sì. Era proprio quello che ci voleva, una sudata e un po' di sesso bollente. Anche lui sembrava soddisfatto, quando ha finito di svuotare le sue palle. Così siamo tutti soddisfatti, no?“

"smettila! Smettila!" urlai. "puttana! Fottute puttane bastarde, tutte e due!"

Francesca sorrise.
"Hey Angela," chiamò a voce alta sua sorella, "Linguetta ci ha chiamate puttane bastarde"

"in realtà" precisò Angela, entrando nella stanza, "da quello che ho sentito, lui ha detto esattamente fottute puttane bastarde. E questo è vero, a parte il fatto che non saremo mai fottute da lui. Piuttosto, in un certo senso, siamo sempre noi a fottere lui. Con la sola eccezione di Lagna, lui è probabilmente l'uomo più completamente fottuto che io abbia mai visto!"

Francesca si chinò su di me, mettendomi le sue tette siliconate in faccia.

"avanti, continua a insultarmi, tu che sei un uomo grande e grosso" disse. "mettimi a posto…. Se sei capace. Che paura mi fai…"

"se io potessi essere libero anche solo per un minuto, io ti… mmmmmppphh." le mie parole furono soffocate da Angela che mi imbavagliò subito.

"Ah… l'omaccione qui ci sta minacciando" disse Angela con una sonora risata.

Si chinò su di me e mi leccò l'orecchio.

"peccato che tu non possa mai liberarti, Linguetta," disse. "ma come ricompensa per gli insulti che ci ha rivolto, penso che il nostro Linguetta abbia bisogno di un bavaglio più grande, più largo e più lungo nella sua bocca."

"... e un anello più stretto alla base del suo cazzo" aggiunse Francesca.

"il nuovo livello del tuo addestramento inizierà presto" Francesca mi annunciò con grande solennità.

"hai ragione Linguetta," Angela mi sussurrò. "siamo fottute puttane, e stai per imparare molto presto che non ci sono limiti a ciò che noi fottute puttane possiamo fare a dei maschi inutili come te"

Prima di andarsene, Angela mi leccò il collo, mettendomi in uno stato di estrema eccitazione.

"Hmm, Linguetta," mi sussurrò "è così buono il tuo sudore di maschio. Odora di paura… e di desiderio. Sei eccitato, Linguetta?"

Mi agitai rabbiosamente nelle cinghie e gridai nel bavaglio, eppure allo stesso tempo sentivo le ondate della passione travolgermi, gonfiandomi i genitali, facendomi contorcere lo stomaco dal desiderio.

"povero Linguetta, così disperato… Hmmmm, sì, immagino la mia fica bollente e succosa mentre cavalca la tua lingua assetata, che mi lecca, lecca, lecca, lecca e beve tutto. E poi immagino il mio sedere scultoreo che divora la tua faccia, mentre le tue palle ingabbiate si gonfiano fino a diventare blu. Oh, poverino, sono così grosse da sembrare palloni da basket gonfiati con l'aria compressa"

"Mmmmph! Mmmmph!" feci io.

"mi spiace, non riesco a capire cosa stai dicendo" mi disse Angela. "cosa hai detto?"

"Mmmmmph! Mmmmph!!" riuscii a rantolare.

"sì, è proprio ciò che pensavo tu avessi detto. Ricordo ora perché ti abbiamo chiamato Rantolo.”

Mi riportarono nel seminterrato in compagnia di Lagna, lasciandoci soli a cuocere nel nostro brodo.

La sera successiva, dopo averci lavato e rasato, Angela e Francesca ci sistemarono uno affianco all'altro. Poi iniziarono a torturarci con uno spogliarello erotico, molto lento e molto sensuale. Quando rimasero nude, presero dei flaconi di olio emolliente e iniziarono a spalmarselo a vicenda sui loro corpi, senza tralasciare nemmeno un centimetro di pelle, gemendo dal piacere. Noi stavamo sudando e gridando nei bavagli, consumati dal desiderio, e doloranti per le nostre erezioni represse e le palle gonfie. Ci agitavamo come pazzi nelle nostre cinghie.

"ditemi ragazzi," ci fece Angela, "come vi fa sentire questo?"

"tttPrrreepph," risposi io, cercando di dire "ti prego", implorando di farci sborrare.

"lo sai Angela, è un peccato non poter registrare questo nel libro dei Guinness dei Primati" disse Francesca, ridendo.

"scherzi a parte," Angela replicò. "scommetto che, proprio adesso, voi ragazzi siate più arrapati di qualsiasi maschio dell'intera storia del mondo, più arrapati e disperati di qualsiasi essere umano comparso sulla faccia della Terra. Infatti, mi piacerebbe che il libro dei primati avesse il record mondiale della più lunga sessione di face-sitting di sempre, così che noi potremmo superarlo"

"ragazzi," aggiunse Francesca, "se noi fossimo così generose da lasciarvi finalmente sborrare, cosa ci dareste in cambio?"

Angela camminò verso di me ondeggiando i fianchi in modo provocante. Mi guardò dritto negli occhi, prima di sedersi sulla mia faccia. La sua vagina e il suo culo mi bloccavano le vie respiratorie, le sue cosce muscolose erano strette contro la mia testa. Mi sussurrò piano, dall'alto: "faresti assolutamente qualsiasi cosa se ti lasciassi sborrare, vero? Ma non puoi rispondere, perché sei soltanto un vibratore eccitato"

Si sollevò un poco, per infilare il mio naso nella fica.

"faresti qualsiasi cosa se ti lasciassi sborrare, cagnolino?" mi chiese.

Cosa potevo rispondere? ovviamente feci cenno di sì con la testa, gridando pazzamente per la voglia di sborrare che mi stava facendo bruciare le palle.

Mi tolse la pallina di gomma dalla bocca.

"ora rispondimi" disse.

"sì ! Ti prego!" la supplicai. "farò qualsiasi cosa."

Lo dissi anche sapendo che era inutile.

"saresti disposto a camminare a quattro zampe mentre ti porto a spasso con il guinzaglio, come se tu fossi un cane addomesticato? Abbaieresti come un cane mentre mi guardi il culo, cioè la parte del mio corpo che sei stato addestrato a venerare ?"

"sì," gridai. "Sì"

"allora abbaia per me, cagnolino."

"Woof woof bau bau" feci io.

"sei un niente. È così, schiavetto?"

"No, io sono solo merda ai tuoi piedi. Ti prego, farò qualsiasi cosa. Assolutamente qualsiasi cosa."

Lei ondeggiò il sedere sulla mia faccia e tolse il suo tanga nero per farmelo tenere tra i denti.

"è un peccato, mia leale bestiola ammaestrata," disse, "perché in verità tu farai qualsiasi cosa a prescindere dal fatto che io ti lasci sborrare oppure no. Ovviamente non ti lascerò sborrare. Perché dovrei? Non ne ho bisogno. Ora togliti il mio tanga dalla bocca, voglio un bel servizietto con la tua lingua prima di venire. Io avrò certamente un orgasmo, anzi, probabilmente ne avrò parecchi. Tu non potrai sborrare insieme a me, stanne certo"

Io stavo leccando come un pazzo mentre Angela se ne stava seduta sulla mia faccia. Ero eccitato e disperato come non lo ero mai stato prima. Lei stava gemendo e ansimando sopra di me, diventando sempre più bagnata e più eccitata ad ogni secondo che passava. Angela mi cavalcava con la sua vagina rovente e fradicia che era incollata alla mia faccia.

"Oh schiavetto," sospirò lei, "mi fai sempre eccitare e sudare così tanto..."

Rapidamente, cambiò posizione. Gemeva di piacere mentre sfregava avanti e indietro le sue grandi labbra sulla mia lingua, e strofinava le sue bellissime natiche sul mio naso e sui miei occhi. Mi si rovesciarono gli occhi nelle orbite e provai a emettere un grido di dolore, e di piacere.

Lei cominciò a cavalcarmi in modo dolorosamente lento, costante, la sua vagina bollente scivolava avanti e indietro sulla mia lingua rigida, le sue chiappe si contraevano sulla mia faccia soggiogata. Ero pazzo per l'esasperazione. Lei stringeva le chiappe contro la mia faccia. Ero prigioniero del suo culo, torturato senza pietà ed ogni suo movimento era agonia pura per me. Il mio continuo leccare la stava inevitabilmente portando all'orgasmo. Urlai di rabbia mentre lei mi fotteva la faccia ancora e ancora, facendomi impazzire per il desiderio sessuale.

"sì, sì, sì, sì," stava dicendo, al ritmo dei suoi movimenti con il bacino, mentre Francesca stava facendo lo stesso con Lagna, balzando su e giù sulla sua faccia.

"farli diventare nostri schiavetti e sederci sulle loro facce ogni giorno è la cosa migliore che avessimo mai potuto fare," disse Francesca.

"Oh sì, la cosa migliore" rispose Angela. "tutte le gioie del sesso, sapendo che il piacere è tutto nostro e solo nostro. Sembrate così sofferenti e patetici, schiavetti"

"Mmmmmph, mmhh aaaarrrrrggghh" cercai di urlare tutta la mia frustrazione di maschio mentre lei mi usava per il suo esclusivo piacere.

Angela andò avanti ancora parecchio ad usarmi a suo piacimento, e a provocarmi.

"suppongo che tu sia ormai uno schiavo della mia fica" mi disse, "guarda, la tua lingua è proprio dove vorrebbe essere il tuo cazzo, ne sono sicura. Povero Leccafica..."

Naturalmente diceva queste cosa ansimando, il suo petto sudato si dilatava ad ogni respiro. Mentre lei gemeva dal piacere, le sue natiche macinavano la mia faccia, la sua fica succosa scivolava avanti e indietro senza fermarsi, io potevo solo leccare e gridare per il dolore e la frustrazione. Finalmente, lei iniziò a gemere piano, sentendo avvicinarsi l'orgasmo, ma per questo motivo rallentò ogni movimento per prolungare il godimento il più a lungo possibile.

"Oh, sì, Leccafica," disse, "non c'è motivo di correre. Bisogna assaporare questa esperienza, non trovi? Dopo tutto, che fretta c'è? Posso godere quanto voglio, e adesso lo voglio fare lentamente. E tu, schiavetto? Se mai una volta nella tua vita intera potessi sborrare ancora, non vorresti godertela fino in fondo ? Non sarebbe qualcosa di speciale per te?"

Io chiusi gli occhi per la frustrazione.

"rilassati, è solo una domanda teorica" mi disse. "in realtà non avrai mai più la possibilità di sborrare nella tua inutile vita. Davvero pensi che io te lo permetta? Sei proprio uno sciocco"

Mentre lei gemeva e ansimava in prossimità dell'orgasmo, lacrime di disperazione mi riempivano gli occhi.

"Hmm, questo è ciò che mi piace di te, Rantolo," lei sospirò. "essere sotto di me ti fa piangere. Sei dipendente da me anche dal punto di vista emotivo. E io ti darò un sacco di emozioni."

Poi non disse più nulla, perché poco dopo stava già scuotendosi e urlando in preda all'orgasmo mentre anche io urlavo, ma per il dolore alle palle e per l'incredibile frustrazione che provavo.

E poi fu tutto finito. Angela e Francesca ci lasciarono lì soli, a piangere e a mugolare.

“buonanotte ragazzi," ci disse la sorella minore, con tono di scherno. "sogni d'oro."

Continua e si conclude nel prossimo capitolo…
 
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view post Posted on 10/5/2021, 10:45     +1   +1   -1

Professore/essa SM

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Giusto, troppo lungo annoierebbe, bravo complimenti, bel racconto
 
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view post Posted on 12/5/2021, 16:33     +1   -1
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Useless

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Siamo in attesa: "il nuovo livello del tuo addestramento inizierà presto".....
 
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view post Posted on 13/5/2021, 07:18     +1   +1   -1

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CAPITOLO 8 (finale)


Passarono settimane e mesi nei quali Angela e Francesca continuarono a usarci per le loro esigenze sessuali. Se la nostra frustrazione non era aumentata, non era nemmeno diminuita. Eravamo afflitti dalle stesse pene ogni volta che ci usavano, e tra una sessione e l'altra sentivamo sempre un indolenzimento prodotto dal desiderio inappagato. Dormire era difficile, e quando finalmente ci riuscivo, il sonno era popolato da frustranti sogni erotici in cui vedevo i loro magnifici culi scolpiti, che inevitabilmente mi facevano svegliare di soprassalto, con un dolore sordo, proveniente dall'interno dei nostri dispositivi di castità.

Fu a dir poco sconcertante, sia per me che per Lagna, vedere un giorno Angela scendere nello scantinato con una persona estranea. Era una giovane donna di circa trent'anni, bellissima. Lunghi capelli biondi e occhi castani. Un viso angelico e un fisico da top model: altissima, snella, gambe chilometriche e un culo da sogno.

"Ragazzi,” annunciò Angela, “io e la mia sorellina staremo via per un mese a trascorrere una meritata vacanza, durante la quale penseremo a cose nuove ed eccitanti da fare con voi al nostro ritorno, e vi posso promettere già adesso che vi faremo vivere esperienze meravigliose.
Abbiamo deciso di portare Lagna con noi questa volta. In futuro potremmo portare anche te, Rantolo, in vacanza, ma abbiamo deciso di fare un passo alla volta, così possiamo goderci il soggiorno al mare senza avere l'onere di badare a entrambi. Quindi, Rantolo, abbiamo trovato una baby-sitter per te. Qualcuno di cui ci fidiamo, che si prenda cura di te mentre siamo via. La conosciamo da alcuni mesi, è di Bologna, e siamo certe che ti tratterà esattamente come abbiamo fatto noi con te. Ti laverà e ti darà da mangiare. Starà qui con te fino al nostro ritorno"

La bionda si chinò su di me, accarezzandomi il viso con le sue tette.

"ciao, Rantolo," disse, con un sorriso malefico in volto. "diventeremo buoni amici io e te..."

***

Io stavo sdraiato e immobilizzato nel macchinario. Angela e Francesca erano andate in vacanza, portando Lagna con loro. Ero quindi rimasto tutto solo in compagnia di questa giovane donna che non conoscevo, e che, dal mio punto di vista, era un'incognita. Non avevo idea se lei mi avrebbe riservato lo stesso trattamento di Angela e Francesca. Non riuscivo a immaginare che potesse esistere un altro essere umano così sadico e crudele, in grado di fare le stesse cose che le due sorelle avevano fatto a me e a Lagna. Speravo che lei mi permettesse almeno un po' di sollievo dai tormenti che avevo subito negli ultimi mesi.

Lei mi fece un sorriso. "penso che sia necessario passare rapidamente oltre i convenevoli. Io sono Laura, ma puoi chiamarmi Lalla. Non conosco il tuo nome prima che diventassi Rantolo o Linguetta, e non mi importa. Mi hanno spiegato che posso chiamarti in qualsiasi modo io desideri ma non sono molto interessata ai nomi. Qualunque sia il tuo nome, è un piacere conoscerti".

Lei allungò il braccio come se volesse fare una stretta di mano.

"Oh che stupida," disse ridacchiando, fingendo di essersi dimenticata che io fossi immobilizzato e incapace di stringerle la mano. Mi accarezzò la testa, poi, senza tanti complimenti, si tolse i pantaloni e si mise a cavalcioni su di me. Io trasalii, non solo alla vista del suo culo sodo e perfetto, ma anche dalla disinvoltura e la rapidità con cui era entrata in azione.
“baciami il culo e salutami come si deve" disse. Poi fece scuotere le proprie natiche, soffocandomi sotto di lei.

"non temere, Rantolo. Prima che Angela e Francesca tornino a casa, sarai diventato un ragazzo così ben addestrato che faranno fatica a riconoscerti" mi bisbigliò, con aria di complicità.

Fece roteare il suo culo su di me ancora un po', prima di scendere dalla mia testa. Mi disse:"ho qualcosa da mostrarti."

E così spinse il mio polmone d'acciaio dall'altra parte del seminterrato, diviso in due stanze diverse da una parete. Le due stanze comunicavano da un'entrata priva di porta. Non ero mai stato trasportato nell'altra parte prima di allora.

C'era un altro polmone d'acciaio in questa seconda stanza. Il macchinario era del tutto simile a quello in cui mi trovavo imprigionato da tutto quel tempo. Sdraiato al suo interno c'era un uomo giovane, della stessa età della donna. Anche lui era immobilizzato con le cinghie, e gli sbucava solo la testa dal macchinario.

"Linguetta," disse Lalla, "ti presento BaciaCulo. Ah, ovviamente non è il suo vero nome, ma è ciò che è adesso… di nome e di fatto. Era il mio fidanzato, volevo che lui mi sposasse, e invece ha pensato bene di lasciarmi 4 mesi prima del matrimonio. Pessimo errore. Dimmi, Linguetta, secondo te quanto seme può accumulare nelle sue palle? Gli piacerà avere il mio culo in faccia? Qual'è la tua opinione, da esperto?"

Lei ridacchiava divertita al vedere il suo ex dimenarsi all'interno del macchinario, con gli occhi sbarrati per la paura e la rabbia. Lei mi tolse il bavaglio.

"allora, Linguetta, hai qualche consiglio da dare a BaciaCulo dopo i tuoi due anni di esperienza?"

Non sapevo fossero passati due anni. A me erano sembrati semplicemente un'eternità.

"accettalo," riuscii a gracchiare. "arrenditi. Non provare nemmeno a lottare. Non ti incazzare. È inutile e renderà soltanto le cose ancora peggiori. Accettalo e basta"

Lalla mi imbavagliò di nuovo e mi disse: "bravo. Naturalmente, hai dovuto trascorrere due anni chiuso qui dentro per imparare questo. Dubito che BaciaCulo prenderà in considerazione il tuo consiglio. Mi aspetto che lui dovrà imparare tutto con le maniere forti".

Lalla mi riportò nella mia stanza. Non vedevo cosa stesse facendo perché era dietro di me, ma poi la vidi camminare intorno e chinarsi per mettermi sulle orecchie un paio di cuffie.

"ad oggi, sei così pieno di seme e carico di desiderio sessuale che non ho bisogno nemmeno di droghe per tenerti sotto controllo. Guardami Rantolo, e impara le regole della tua vita"

La vidi premere un pulsante mentre si mise a sedere sulla mia faccia: guardandomi sottomesso a lei, dominato dalle sue chiappe, la donna giovane e crudele si mise a ridere sadicamente.
Nelle mie orecchie sentivo la sua voce registrata che diceva:
"tu sei Rantolo. Sei un oggetto di proprietà di donne superiori come Angela, Francesca e Lalla. Obbedirai sempre alle loro voci, in ogni circostanza. L'unico significato della tua vita è servirle e farle godere. Le regole della tua esistenza sono tre: non puoi mai sborrare; non puoi mai tradire le tue padrone; loro possiedono il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore e la tua anima"

Questa registrazione era ripetuta all'infinito ogni minuto, ogni ora, ogni giorno. L'ascoltavo ancora quando Lalla tornò a darmi da mangiare. Davanti ai miei occhi, sopra la testa, c'era il solito schermo,dove si alternavano all'infinito foto di Angela, poi di Francesca e poi di Lalla. Le immagini si susseguivano con diverse velocità, e anche il tono e il volume di voce della registrazione audio cambiava, in modo da non farmi perdere mai la concentrazione.

Dopo pochi giorni fui costretto a ripetere le frasi registrate. A volte l'ordine era quello di ripetere tutto dall'inizio alla fine, altre volte quello di cominciare da una parola in particolare. Dovevo essere sempre concentrato perché spesso le istruzioni erano complicate. Avrei potuto cominciare dopo la terza parola, o la decima, o la quindicesima. Era del tutto casuale. A volte dovevo dirlo al contrario, o in parte al contrario. Andò avanti così per settimane, senza un attimo di pausa. Anche quando Lalla se ne stava seduta allegramente sulla mia faccia, continuai ad ascoltare quelle parole con le cuffie e seguire le istruzioni mentalmente. A lei piaceva cavalcarmi in modo tale che io vedessi le sue tette, il suo ventre piatto e il pube rasato, mentre lavoravo di lingua. A volte invece si girava, soffocandomi in un facesitting reverse, umiliandomi sotto il suo culo dominante. Anche in quelle circostanze dovevo ascoltare le parole ed eseguire le istruzioni.

****

Finalmente, dopo parecchie settimane, le due sorelle tornarono a casa… ma di Lagna e del suo polmone d'acciaio, non c'era più traccia. Il bavaglio mi impediva di fare domande, ma fu proprio Angela, una notte, a svelarmi la verità, sussurrandomi tutto nell'orecchio.

Mi raccontò che, molto tempo prima della loro partenza, il giocattolo, cioè Lagna, si era rotto. Nel senso che non riusciva più a sopportare la sua vita, ed aveva perso completamente la testa. Ogni volta che scendevano nel seminterrato, lui supplicava Francesca di porre fine alla sua sofferenza. Voleva morire.
Sentendo queste parole, rimasi sbalordito. Notavo da tempo che Lagna non dava più molti segni di vitalità, ma pensavo fosse solo rassegnazione. Angela mi spiegò che lei e la sorella ne avevano discusso parecchio tra di loro. Francesca le confessò che da tempo lei si baloccava (mentalmente ma anche sessualmente) all'idea di terminare uno di noi due, per cui era entusiasta di praticare l'eutanasia a Lagna. Angela era meno convinta della sorella, ma non perché Lagna fosse stato un tempo suo marito, ma perché le sarebbe dispiaciuto non potere usare i loro schiavi contemporaneamente, e fare cose divertenti come raggiungere l'orgasmo all'unisono sulle loro facce. Ma riconobbe che dover badare a due schiavi in quelle condizioni stava diventando troppo pesante ed impegnativo. Decisero quindi di fare le cose con discrezione, portandosi dietro Lagna in vacanza a Rimini. Avevano noleggiato un furgone per trasportarlo,e per nasconderlo quando loro due se ne stavano in spiaggia o in albergo.
Lagna fu terminato la notte prima del ritorno a casa, alla fine di una lunga maratona di facesitting, e di altre indescrivibili umiliazioni. Prima di morire, lo costrinsero a vedere cose che non avrebbe mai immaginato di vedere, e nemmeno io, di sentire. Francesca si prese l'incarico di soffocarlo a morte tra le sue chiappe muscolose,sotto lo sguardo della sorella. Poi gettarono in mare il polmone d'acciaio con il corpo di Lagna ancora legato dentro.
Angela mi accarezzava dolcemente la testa, mentre mi sussurrava nell'orecchio tutte queste cose. Soltanto pochi mesi prima, al sentire una notizia come questa, avrei pianto, urlato, per la rabbia e la disperazione. Ma io ormai ero cambiato, e non versai nemmeno una lacrima per lui. In fondo, era colpa di quel bastardo se ero finito in questo incubo senza fine. E, poi, adesso ero io il solo ad essere al centro delle loro attenzioni.
Vedendomi tranquillo e fermo, Angela mi tolse il bavaglio. "non hai niente da dire, Rantolo?“
“bentornata a casa" fu la mia risposta.
"e non ti dispiace per Lagna?"
"no"
"ma non era tuo amico?“
"no"
"forse sei solo un po' invidioso. Chi lo sa, un giorno, forse, anche tu verrai a fare una "vacanza" con noi… e già saprai cosa ti aspetta".
Angela si tolse i vestiti, sorridendo.
Io ero già pronto con la bocca spalancata e la lingua di fuori.

***



Una mattina, al mio risveglio, vidi Angela, Francesca e Lalla in piedi intorno a me. Aprirono il macchinario e iniziarono a slegare le cinghie che mi tenevano immobilizzato dentro il polmone d'acciaio, ma non afferrai subito il significato di ciò che stava succedendo.

"chi sei tu?" mi chiese Angela.

"sono Rantolo," replicai automaticamente.

"come descriveresti te stesso?"

"sono un oggetto di tua proprietà, di Francesca e di Lalla."

"sdraiati supino sul pavimento, Rantolo."

Privo di qualsiasi capacità motoria, scivolai fuori dal macchinario, per la prima volta dopo due lunghi anni. Rimasi per terra, incapace di muovere i miei arti atrofizzati, debole e umiliato ai piedi delle tre donne.

" sei ipnotizzato?" mi chiese Francesca.

"No, Mistress Francesca," risposi. “non sono ipnotizzato. Se è di tuo gradimento, dovrei farmi ipnotizzare?”

"allora perché sei sdraiato qui, obbediente, se non sei ipnotizzato?" intervenne Lalla con un ghigno, perché sapeva già la risposta.

"perché voi mi possedete," risposi, confuso dalla domanda, visto che le mie Padrone sapevano benissimo questo.

Lalla sorrise. "vedete? lo abbiamo distrutto,” disse, “e poi ricostruito. Lui è completamente nostro adesso".

Francesca si inginocchiò e si mise a cavalcioni sulla mia faccia.

"povero Rantolo," disse Angela, "non puoi nemmeno immaginare di vivere in modo diverso da questo, vero?"

Baciai il bel culo di Francesca con profonda riverenza. Un bacio lungo, alla francese.

"voi mi possedete" ripetei.
Francesca si sollevò dalla mia testa e Angela puntò il dito verso i suoi piedi. "vieni qui,” mi ordinò. “anzi, dovrei dire ' zampetta qui', perché tu non potrai mai "venire" "

Iniziai faticosamente a muovermi, gattonando, con gli occhi inchiodati al culo perfetto di Angela. Mi avvicinai a lei, pronto a seguirla dovunque mi avrebbe condotto, pronto a servire le mie Padrone per tutta la vita, come il loro fedele schiavo. Angela, Francesca e Lalla erano molto soddisfatte: avevano sempre saputo di poter raggiungere un simile risultato. Si trattava soltanto di mettere in pratica l'addestramento adatto, l'addestramento di cui avevo bisogno, l'addestramento di cui avevo sempre avuto bisogno, come mi era finalmente chiaro adesso. Non guardavo più in alto dei loro culi, non essendo degno di alzare lo sguardo più in alto, desideroso soltanto di aspettare ogni loro ordine, pronto a obbedire senza la minima esitazione. Ero consapevole di non essere mai stato felice nella mia vita come in quel momento.


FINE.
 
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view post Posted on 13/5/2021, 12:16     +1   +1   -1
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Bello, molto bravo. Io però andrei ancora avanti ... ora inizia il bello : )
 
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