| In un piccolo studio del 2016, i ricercatori hanno seguito quotidianamente l’allattamento al seno e quello artificiale di 180 bebè per i loro primi 28 giorni di vita. A 7 anni, i bambini che avevano bevuto latte materno avevano risultati migliori nei test cognitivi.
Fonte: The Journal of Pediatrics
Sembra che i bambini che hanno mangiato “cibo spazzatura” prima di compiere tre anni hanno ottenuto risultati più bassi a otto anni nella Wechsler Intelligence Scale for Children rispetto ai loro coetanei. Una dieta ricca di vitamine e minerali dimostrava risultati opposti.
Fonte: Journal of Epidemiology and Community Health
Un piccolo studio svolto a Princeton nel 2013 scoprì che “le funzioni cognitive diminuiscono a causa degli sforzi costanti e logoranti per affrontare gli effetti immediati della mancanza di soldi, quali racimolare denaro per pagare i conti e tagliare sulle spese”.
Fonte: Princeton University
Uno studio del 2011 di Psychological Science ha rivelato che in uno studio di 90 paesi, l’“intelligenza delle persone, il particolare il 5 % più intelligente, dava un grande contributo alla potenza delle loro economie”. L’intelligenza era determinata da fattori reali quali punteggi nei test scientifici e tecnologici e premi Nobel per la Pace.
Nel libro del 2005 “Hive Mind” il professore di economia Garett Jones sostiene che il QI di una nazione è un indicatore fondamentale del suo successo economico.
Fonte: Psychological Science
Secondo lo psicologo cognitivo Scott Kaufman, il potenziale creativo può essere rivelato dai test di capacità cognitiva. “Ragionamento ponderato, produzione eterogenea, identificazione di schemi e apprendimento”, fanno tutti parte del processo creativo, e sono misurati con i test QI, ha scritto in Psychology Today nel 2011.
Fonte: Psychology Today
L’intelligenza potrebbe essere correlata all’intelligenza emotiva, o “QE”, almeno secondo uno studio pubblicato nel 2013 nel giornale Social Cognitive & Affective Neuroscience.
“In larga misura, l’intelligenza dipende dalle capacità cognitive basilari, quali attenzione, percezione, memoria e linguaggio”, ha detto a Scientific American Aron Barbey, neuroscienziato alla University of Illinois e coautore dello studio. “Ma dipende anche dall’interazione con altre persone”.
Fonte: Social Cognitive & Affective Neuroscience
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