Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

PIEDI, IPNOSI e PADRONE., (Dominazione femminile, Piedi, sottomissone)

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view post Posted on 18/4/2021, 13:41     +1   -1

Novizio

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CITAZIONE (oldgreen @ 18/4/2021, 14:05) 
La matrona è in attesa di soggiogare le sue vittime.

Ormai ne avrà trovati altri ahah
 
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view post Posted on 19/4/2021, 15:48     +1   -1
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Professore/essa SM

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siamo tutti in attesa :-)
 
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view post Posted on 19/4/2021, 16:22     +1   -1

Professore/essa SM

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view post Posted on 23/4/2021, 21:01     +1   +1   -1
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(Magda sempre più decisa ad assicurarsi la totale e continua obbedienza di Sarah si spinge oltre:
La sera, dopo un alterco, Blocca la giovane nella cabina armadio della sua stanza: dopo averla costretta con il nastro adesivo a una sedia e averle somministrato degli ipnotici, la lascia da sola per ore ad ascoltare un programma di lavaggio del cervello che funziona con la ripetizione incessante delle stesse frasi.
Nella notte, scrivendo con il telefono di Sarah si assicura di alienare il marito Marco definitivamente, facendo passare la sua assenza per l’ennesimo capriccio d’umore.
Vista l’ansia e la frustrazione che sta vivendo in quegli ultimi giorni per via di Sarah e del suo strano comportamento, anche lui si ritrova stremato e con le difese abbassate:
Quando Magda tenta per l’ennesima volta di sedurlo la mattina dopo, mentre si sta dirigendo a lavoro, lui comincia a vacillare...
Ora la corpulenta Matrona prepara la prossima mossa, sola in casa e con Sarah alla sua merce’!)

Piedi, Ipnosi e Padrone.
PARTE DECIMA.

-Sai Cara, credo proprio di averti uccisa!-

La donna, con disinvoltura si era levata le decollette e godendosi quel momento di relax, aveva abbandonato le gambe brune in avanti, lasciando che le estremita’ sudate e scure languissero nel grembo della pallida Sarah.

-Voglio, in questi giorni in cui Marco sara’ fuori dai piedi, (e purtroppo anche dai miei!) diventare la tua Padrona!
E intendo nell’eccezione piu’ ufficiale del termine Cara!-

Dopo una nottata legata alla sedia, senza poter mangiare, bere e menchemeno dormire, quei talloni caldi e morbidi, premendo contro le sue coscie fredde avevano ancora il potere di far provare a Sarah una sensazione fastidiosamente piacevole.

Magda si concesse una pausa per osservare le sue reazioni.

Evidentemente era troppo patita per rispondere, e anche se cosciente di cio’ che stava succedendo almeno non dava segno o soddisfazione all’arpia!

-Ti portero’ a spasso col guinzaglio... letteralmente! Ti faro’ mettere un collare del colore delle mie scarpe che indossero’ di volta in volta!... Magari con la regola di cambiarti tutta per matcharmi!-

Sarah pareva avvertire, oltre che dalle sue parole, anche attraverso il tessuto dei suoi pantaloni, sotto quei piedi carnosi, molli ma protetti da una corazza di calli, tutto il peso di quella donna vile.
Quello fisico, di una consistenza che e’ stata rimodellata dal desiderio senza freni per i piaceri piu’ carnali e quello esistenziale:

Quei talloni bruni, la cui suola navigata era solcata da una tela di screziature fetide somigliante alla parte del melone che notoriamente finisce nell’immondizia, dovevano essere stati un tempo soffici e... teneri.
Forse Freschi.
Rosei.
La proprietaria doveva avere avuto l’innocenza di scrivere una letterina a un compagnio di classe e l’imbarazzo di farsi tenere la mano.
Sarah era sicura che quel cambiamento, quell’incarnimento cosi’ esasperato di tutto cio’ che fa pensare alla sessualita’ di una donna disinibita, in lei, in Magda, non fosse stato un cambiamento spontaneo e naturale, ma un qualcosa di improvviso derivato dall’ingrettimento dello spirito.
Nonostante la odiasse, qualcosa nella giovane, che per l’ennesima volta sembrava affiorarle da una zona imprecisata dello stomaco, la spingeva a volere ardentemente la propria disfatta e il benessere della la sua aguzzina.
In ogni caso, in quel momento, lei era difatto alla sua merce’!

- Poi mi presentarai alle tue amiche cosi’ conciata, mi porterai a fare shopping... Scommetto che essendo figlia di tuo padre sarai nella lista clienti dei negozi piu’ esclusivi!
Tutti quei borghesucci si guarderrano imbarazzati e si chiederanno come mai gli presenti questa donna da poco, chiamandola “Padrona”, all’inizio penseranno a uno scherzo... e poi-
Prosegui' ridendo

-E poi tu glielo spiegherai ovviamente! ... Parleranno DI TE proprio come fanno quelli COME TE, Cara!
E proprio come si parla di una conoscente che e’ finita nel circolo di qualche vizio...
con un misto di repulsione e... Fascino.
“Sarah ha una Padrona per cui ha abbandonato tutto!”-
Aggiunse strizzando un’occhio
-Chissa’ che qualcuna delle tue amichette a furia di disprezzarmi non finisca proprio come te!-

Le labbra sottili e disidratate di Sarah tremarono in maniera appena percettibile.
Ancora una volta la donna sembrava averle letto dentro.

-Quello che e’ sicuro, e’ che nella lista dopo, di te, c’e’ il tuo insulso maritino! Voglio che tutti sappiano e tutti sapranno!
Io saro’ presente in tutti gli aspetti della tua vita Cara! Da ora in avanti, e se pensi di tentare ancora di riappropriarti di cio’ che avev... anzi, meglio... che eri. Ti sbagli. Cio’ che ho fatto e’ averti ucciso!-


L’odore di piede ci mise il suo tempo a invadere le narici della giovane e per alcuni attimi aveva percepito quell’umore solo a tratti, poi divenne l’unica cosa che il suo naso riuscva ad avvertire.

Al suono della parola “uccciso”, sembro' entrarein lei e con esso, quell’espressione cosi’ definitiva.
Quasi come fosse stato coordinato.

Come se la differenza di temperatura fra i due corpi avesse avviato un chissa’ quale processo chimico.
Un’alchimia che cuocendo le estremita’ della Matrona, aveva generato nell’aria un’entita’ intensa e violenta, che aveva atteso il momento giusto per appropriarsi della sua mente..

A differenza della Matrona, cui il bacio rubato a Marco, la sensazione di trionfo totale sul destino di lei e probabilmente di suo marito e una robusta colazione, avevano rinvigorito, lei stremata, stava mollemente poggiata contro il suo scomodo schienale, le gambe circondate dal nostro stretto saldamente, muta e impotente, come una bambolina lasciata da sola nella polvere di una soffitta che per troppo tempo ha atteso il ritorno della Padrona.

Aveva sperato e desiderato che il qualcuno a strapparla alle tenebre della cabina, fosse Marco.

Ma lui non era mai arrivato.

“Possibile che non si fosse insospettito notando la sua assenza la mattina dopo?”

Non le rimaneva altra cosa ormai, che liberarsi della speranza e lasciare al fetore rancido e alla volonta’ onnipresente e volitiva di Magda, la guida dei suoi pensieri:


D’altronde ad aprire la portra, a liberarle palpebre e mani dalla costrizione del nastro adesivo , era stata la Magda stessa, per annunciarle con esultanza sfacciata di avere baciato suo marito.

-“Credo proprio di averti uccisa!”-

Sarah pareva capire cosa la donna intendesse.
E rabbrividi’.

Ore prima strisciando ai piedi della donna che l’aveva colpita con un ceffone, quando ancora dal naso perdeva sangue e le lagrime le rigavano il viso, le sue labbra, per risposta, ne avevano cercato i talloni e avvolto l’alluce.

Si erano guardate negli occhi.
Lei subendo lo sguardo magnetico dell’altra.
Per tutto il tempo la giovane era stata sua, esprimendolo con un atto tanto silenzioso quanto genuinamente esplicito.

Sottomissione Totale.

Aveva ripulito la parte più vile di quella voluttuosa megera con un amore e una cura che probabilmente nessuno a Magda aveva e, avrebbe mai, pensato lontanamente di concedere.

Eppure... Totale lo era stato davvero?

No, un’altro gradino, quello di una spirale che sembrava sprofondare verso un’abisso ignoto e di cui era convinta di aver raggiunto ormai il fondo, era stato disceso solo pochi istanti prima.

Lasciando che i suoi palmi rosati e soffici incontrassero quelli ruvidi di Magda, scambandole il cinque per quella piccola frazione di secondo, le aveva permesso il furto della sua ultima difesa.

Il diritto a un rifiuto spirituale.

Nell’impossibilita di opporsi di fatto, La possibilità di dire, almeno a se stessa: “Io non cisto. Io odio questa donna... ma non riesco a non subirne il fascino!”.
Un cambiamento irrilevante forse sul piano pratico, ma spiritualmente di differenza enorme.

“Succede ma contro la mia volontà!”

Un modo rassicurante di tracciare una linea di demarcazione fra ragione e subconscio.

“Cara! Ho baciato tuo marito!”
“Marco!... l’ho baciato! Ho baciato Marco!”

E accettando, pur stremata e con una mancanza di verve impossibile anche se voluta, (viste le condizioni), aveva spalancato un’altra botola verso un sotterraneo interiore, attraverso cui i suoi ragionamenti si sarebbero smarriti angoli remoti e oscuri:
Non poteva più trovare rifugio in una razionalizzazione forzata dei fatti.

“Ti odio e ti bacio i piedi!”

“Ti concedo il mio istinto (non posso fare altro!), ma il mio cuore e’ altrove...”

“No!”

Si era piegata al bacio di quei talloni screpolati. cosi’ come la sua anima alla volontà della Matrona.
La sua dignita’, la sua essenza si era allineata coincidendo al solco nell’arco plantare di Magda, deformandosi per sempre.

E adesso che Magda stava coinvolgendo l’uomo che amava, la sua sottomissione la stava per rendere vittima di un crimine pratico.

Il viso arcigno e splendido, rapace, di quella donna malefica, si specchiava nei suoi occhi languidi, che spenti, si limitavano a fissare un punto imprecisato davanti a se, con espressione catatonica, persi nel bel mezzo di una nuova e forse ultima tempesta emotiva.
Tentando di capire, per l’ennesima volta, di capire dove terminassero le indicazioni morali e quando, invece lasciare posto a una serena accettazione.




-Il PERCHE’ MAGDA HA UCCISO SARAH-


Di tanto in tanto, il sorriso arrogante della Matrona spariva per essere inghiottito dalla vana opposizione delle giovani palpebre solo per tornare sempre e sempre piu’ sfacciato!

Portando dal soggiorno una poltrona per star comoda, Magda l’aveva trascinata li’ incerimoniosamente, lasciando di proposito che le gambe di legno stridessero ringhiando contro il parquet che con tanto gusto i coniugi avevano fatto installare.

Poi, con tranquillità si era lasciata sprofondare nella soffice imbottitura.
Il suo sguardo ipnotico, trapassava quello della giovane per guardarle dentro l’anima.
Irrigidi’ gli archi plantari e li rilasso’ piu’ volte, permettendo al suo odore di sprigionarsi impregnandosi per bene nella mogliettina.

Spore.

Se le fosse sfuggita, dovunque Sarah sarebbe andata e qualunque cosa avrebbe fatto, un seme era stato ormai piantato e un nuova vita sarebbe cresciuta nel tempo in lei, irreversibilmente, trasformandola, ricoprendo cio’ che era stato e usandolo per nutrire una nuova esistenza.

Ma il polline, il fungo, la micosi che l’avrebbe mangiata e digerita, scomposta e ricomposta non era il fetore di una suola carnosa, il palmo ruvido che si abbatteva sul suo viso, ma le parole, i pensieri, le idee e i concetti che andavano a costituire la sua volonta’.
E il cambiamento derivante, sarebbe stato qualcosa per la Sgualdrinella come niente meno che la rinuncia di cio’ che di piu’ intimo aveva, la sua identita’.

-Sai Cara, penso di proprio di averti ucciso...-

Parlo’ lentamente, scandendo ogni parola con calma ferina:
Come un avvoltoio che stornando sull’animale moribondo, traccia nell’aria spirali concentriche mano mano serrate, mentre studia il momento e il modo piu’ propizio per sferrargli il colpo di grazia.

-E se credi nella reincarnazione, se credi in una vita dopo la morte o un qualche tipo di continuazione dell’esistenza, allora ho fatto di peggio!-

Quando Marco se n’era andato, si era cambiata, liberandosi dei leggings sportivi sudati e delle scarpette frivole per una tenuta più formale, che si confacesse a una donna dalla fisicita’ matura e solenne e della nuova posizione di potere che avrebbe esercitato da quel momento sulla giovane:
Una gonna a ginocchio a vita alta, a taglio ampio e la giacca sportiva di color ametista coordinata con un paio di decolte’ del medesimo colore.
Sotto una maglia avorio in viscosa molto aderente, dall’apertura viva e incredibilmente scollata, metteva in risalto la generosa porzione bronzea dei seni enormi, che in quel momento, nulla avevano di seducente.

Come la loro Padrona, incombevano verso la prigioniera con fare autoritario, sporgendo per meta’ e lasciando che il resto fosse minacciosamente intuibile.
Come il dorso delle pallottole che luccicano dall’imboccatura del caricatore.


Si godette il viso pallido di Sarah, sciupato e bianco, diventare piu’ bianco, dopo quelle ultime parole.
In apparenza Sarah sembrava continuare a fissare altrove, quasi che lei non avesse importanza.

- Immaginati di fare un incidente, guidi una macchina, l’auto sbanda, il colpo termina i tuoi processi vitali. Chi deve, sara’ tenuto ad accertare e a decretare la tua morte senza possibilita’ di smentita.
Ai tuoi cari, a Marco non resterebbe che confidare, in una vita... beh di qualche tipo, successiva...-

Gli occhi della giovane per la prima volta sembrarono darle un qualche tipo di reazione.

-In ogni caso, la certezza e’ che aprescindere dai mezzi, il tempo e la superficie, anche avendo un riferimento infinito per queste risorse, loro non ti rivedranno mai piu’.

Magda parlava con decisione, scendendo, ma con il tono di chi non da possibilita’ di replica.
-Ora immaginati di sopravvivere, anche con conseguenze, anche perdendo l’uso delle gambe...-
Gioendo internamente penso’ alle gambe di Sarah che di fatto erano rimaste bloccate ai supporti della sedia col nastro.
-A quel punto saresti considerata superstite! Perche’ la parte che rende te, te, e’ salva...-

La giovane la seguiva, gli occhi erano finalmente suoi, e ad ogni fine di periodo, rispondeva deglutendo e sbattendo le palpebre.
Era stanca.
Vulnerabile.
Oscenamente duttile.
Magda l’avrebbe liberata presto, dopo averla modellata in qualcosa di adatto al nuovo ruolo che aveva pensato per lei.

-Parlo del tuo tuo cervellino miserabile, Cara!
Immginati di uscire da questo incidente perfettamente incolume ma perdendo la memoria.
A quel punto, perdereai l’accessso a tutte quelle esperienze, quei ricordi a cui i tuoi processi cognitivi attingono per essere semplicemente “Sarah”.
Una nuova vita sarebbe riscritta, nuove esperienze farebbero di te una persona diversa da cio che eri, magari contraria e sgradita a chi prima ti amava. Il paradosso! Anche li’ saresti morta.
Rimarrebbe piu’ di te negli altri che ti hanno conosciuta che nel tuo stesso corpo.
E via via, riaquistando la memoria vedresti azioni, gesti e decisioni, di una persona estranea, come impressa sul tessuto di una pellicola, che per quanto nitidamente, sarebbero estranei.
Il tuo cervello e’ fatto da milioni... miliardi di neuroni, e anche se ancora non si e’ compreso esattamente il funzionamento, i pensieri viaggiono fra questi creando infiniti collegamenti!-

Un rivolo di saliva discese dal lato della bocca di Sarah.
L’odore e la voce della donna parevano avere abbattuto qualsiasi difesa rimasta nella prigioniera.

-Adesso chiudi gli occhi e immagina...-

Sarah obbedi’.

-Tanti piccoli astri luccicanti che brillano aspettando istruzioni... i miei ordini! Le mie parole si impongono, rimbombano dentro di te, rimbalzando fra questi piccoli agglomerati quasi come le sfere di un fliper... -
Sorrise
-Ma ridefinendo in realta' tutti i tuoi collegamenti e creandone di nuovi... io ti cancello pezzo per pezzo.

-Immagino che “Marco” sia collegato ad “Amore”.
Bene Cara! E’ tempo di creare la prima nuova associazione di tante altre, lascia che tutto cio’ che dico penetri in te senza ostacoli.
Sarah ormai e’ morta!
Non tornera’ piu’, ora sfruttiamo i vantaggi che ci offre il corpo in ha vissuto-





Ci ripenso’ li nella cucina di quella villa dotata di tutti i confort che avrebbe fatto assolutamente sua!
Un misto di autocompiacimento unito a una sensazione di totale benessere sembrava attraversarla, partendo dai viscidi alluci rintanati in quel poco che le sue calzature aperte ancora nascondevano fino alle radici degli splendidi capelli ricci.
Si sentiva elettrizzata.

Aveva parlato e parlato e parlato ancora.
La mattina era diventata il primo pomeriggio e, una pausa per svuotarsi e rifocillarsi era stata concessa alla schiava.
Daltronde il frutto, anche se non appena piantato, era ancora presto perche’ venisse colto.

Sarah era stata rimessa nella cabina armadio, ad ascoltare le stesse frasi sparate ferocemente contro il suo io.
-“Magda e’ la tua padrona, Magda e’ la tua regina! Magda... e’ una dea!!!”-

La fedele boccetta ancora piena di due terzi dell'ipnotico era a portata di mano sulla credenza.

Fra poco sarebbe toccato a Marco:
In una pentola la Matrona rigirava con pazienza il contenuto di una vellutata dal gusto deciso nell’acqua che bolliva.
Una volta pronta e contaminata, il sapore non sarebbe parso troppo sospetto.
Alla base in polvere, che avrebbe dovuto essere ai funghi e porri aveva aggiunto anche qualcos’altro.

Senza pensarci, quasi colta da un bisogno impellente e naturale, la donna aveva posto un pezzo di carta in terra e con il raspacalli aveva raccolto la pelle secca e gialla delle suole per aggiungerla a ciò che ora ribolliva sul fornello.

Non sapeva perché l’avesse fatto.

Ripenso’ alla sensazione di poco prima, le dita dei piedi che formicolavano, la pelle d’oca e gli splendidi capelli ricci e vaporosi che esigevano di essere stretti con forza da una mano maschile.
Li’ nel bel mezzo di un lusso che per tutta la vita si era solo sognata, ora che poteva quasi celebrare la vittoria... sentiva un bisogno intimo e fortissimo.

“Dio quanto vorrei scopare!”

Gorgogliando, la pentola spruzzo’ uno schizzo grigiastro su uno dei suoi giganteschi seni bruni.

“Voglio che Marco sia mio stasera...
Domani quando partirà, avrò tutto il tempo di riprogrammare la mogliettina!
Ma voglio fare in modo che la lontananza e il periodo passato in viaggio giochino completamente a mio favore!”

Spense il fuoco e lascio’ la brodaglia a fumare nel contenitore.
Più tardi avrebbe concesso a Sarah un’ altra piccola pausa, per permetterle di svuotarsi caso mai si fosse ritrovata impossibilitata nella notte, e per controllare il suo stato mentale.
Niente cibo ovviamente, cosi’ gli ipnotici sarebbero stati nel pieno del loro effetto per tutto il tempo che si sarebbe lavorata il marito.

Poi andò in camera, prese dalla valigia rimasta chiusa un enorme vibratore nero coperto da un rivestimento di lattice e bitorzoluto.
Si spoglio’.
Il suo corpo olivastro e sudato riflesse la luce di quella bellissima giornata diventando d’oro e di bronzo.
Poi sul letto divarico’ le cosce.
L’affare comincio’ ronzare e le pupille della Matrona, che teneva la testa reclinata indietro, ben presto sparirono oltre le palpebre, lasciando quel corpo laido vuoto, umido e fremente.
Cosce, pancia, tette e mento ballarono al ritmo della macchina in maniera scoordinata e grottesca.
In un'altra stanza della casa, qualcuno pensava a lei come una Dea...


Continua!

Edited by Mermero - 23/4/2021, 22:27
 
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Pubblico solo ora questa parte che ho cercato di rimandare il piu' possibile, perche' tediosa da scrivere, ma semplicemente necessaria per permettere la successione del racconto.

Pareri?

Come scrisse un vegliardo che siamo stati tutti costretti a leggere, (ahime') "se fossi riuscito ad annoiarvi credete non s'e' fatto apposta!" :)"
No sul serio.
 
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view post Posted on 23/4/2021, 23:10     +1   +1   -1

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CITAZIONE (Mermero @ 23/4/2021, 22:06) 
Pubblico solo ora questa parte che ho cercato di rimandare il piu' possibile, perche' tediosa da scrivere, ma semplicemente necessaria per permettere la successione del racconto.

Pareri?

Come scrisse un vegliardo che siamo stati tutti costretti a leggere, (ahime') "se fossi riuscito ad annoiarvi credete non s'e' fatto apposta!" :)"
No sul serio.

Un po’ troppo ripetitiva a parer mio.Molto bello il racconto cmq
 
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view post Posted on 24/4/2021, 15:00     +1   -1

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A me non annoiato, forse un po lunga rispetto alle atr ma sempre bello. Complimenti
 
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view post Posted on 25/4/2021, 13:48     +1   +1   -1
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Vi ringrazio! In ogno caso credo che sara' l'ultima delle parti in cui si filosofeggia, ma non voglio sbilanciarmi troppo :)
 
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PIEDI, IPNOSI E PADRONE
Parte Undicesima:
OVVERO MARCO CADE!



Quando il giovane usci’ dall’ufficio, si può dire che fosse già pronto:
Era stato preparato e cotto ad arte e, in quel momento, attendeva solo di essere servito...
E dire che la responsabile di tutto, non e’ che l’avesse degnato di chissa’ quale pensiero!
Una volta sicura di averlo asservito, per il suo servizio che consisteva nel servire, ci sarebbe stato tutto il tempo!

In compenso, la giornata per lui era stata un odioso disastro, non per il volume di pratiche, o per un ritmo che era stato costretto a tenere.
Anzi, si era trattato di una di “quelle” giornate in ufficio.
In cui all’impiegato, pare di udire il trascorrere dei minuti cadenzato dai ticchettii di un orologio che esiste solo nella sua testa:
Immaginando il suo lavoro per quello che in realta’ e’: il pagamento, piu’ che per una prestazione, per il tempo della vita che ancora gli rimane.
E c’e’ chi a pensarci, comincia ad angosciarsi, rimuginando quel concetto finche’ ad una certa non ne può più.
Chi di indole più passiva invece si sente sollevato all’idea di quel baratto consueto, fatale magari, ma rassicurante proprio nella sua fatalita’.

Marco angosciandosi, aveva trascorso il suo tempo rimuginando solo sulla Donna Fatale!

Il modo in cui si era sentito dalla fine della pausa pranzo era descrivibile con l’immagine di una padella che, lasciata sulla fiamma per ben oltre la rimozione del suo contenuto, ha finito per cuocersi da sola.
La fiamma in questo caso era stata tenuta bassa, di modo che la sofferenza fosse lenta e lentamente progressiva:
Si sentiva estremamente nervoso.
Sovrastimolato.
Una pena che dallo stomaco irradiava tutto il corpo del giovane. Come se da li’ a un certo punto, una bolla acida gli si fosse gonfiata dentro, per poi ingrandirsi a ogni respiro.

-Ma checcazzo... si tolgono ste due lumache?!-
Si trovo’ a imprecare fra i denti, sorpreso del sussurro tagliente che si era liberato dalle sue labbra, trovandolo quasi inquietante nella sua estraneita’ e sgradevolezza.
I malcapitati erano una coppia formata da un’anziana e la nipotina che la aiutava, a quanto pare troppo lentamente, a superare le strisce.
Marco li diede in pasto al ringhio punitivo del suo clacson e cio’ riusci’ a calmare, momentaneamente, quell’aggressività che si era impossessata di lui.

Qualsiasi cosa sembrava avere il potere di infastidirlo:
Pioveva, era buio e le luci dei semafori, di qualsiasi colore fossero, sembravano sempre troppo brillanti!
Si stropiccio’ le palpebre espirando con fastidio.

Gli occhi gli bruciavano, segno che il sentimento tanto subdolo e persistente che lo aveva ossessionato fino a quel momento gli aveva fatto trascurare perfino il naturale meccanismo di idratazione degli occhi.

Mentre imboccava il viale e parcheggiava la macchina, sentiva che la bolla nelle sue viscere era sempre più vicina a esplodere.

Fece un grosso respiro, fini’ di parcheggiare la macchina nel box, (le mani gli tremavano per l’impazienza) e cerco’ di cambiare contegno:
Non voleva rischiare di essere aggressivo con Sarah, con cui si era sentito in tensione già per gli avvenimenti della mattina e che, con la partenza imminente, temeva un eventuale litigio che potesse seguirlo per tutta la durata della causa congiunta.

Almeno questa era parzialmente la ragione.

Sentiva anche di doversi rendere presentabile agli occhi della Matrona:
La donna, da prima comparsa, era diventata nel suo subconscio parte della integrante dell’esistenza.

Il box in cui parcheggiava la macchina era al marciapiede opposto rispetto al cancelletto della villetta.
Quanti passi lo dividevano dalla conturbante Magda? 15? 20?
Intanto con lui la pioggia gelida giocava a fare il tiro assegno!

A Ogni progresso verso casa, sentiva lo stomaco più pesante e il cuore pompare a mille.

Quando infilo’ le chiavi nella toppa, non fece in tempo ad aprire che Magda lo avviluppo’ a se portandolo dentro.
Attirandolo verso i suoi volumi e profumi.

Gli scaldo’ il petto col tepore dei suoi seni, sciogliendo quel peso odioso che sentiva nelle viscere.
I palmi caldi e morbidi gli percorsero i tendini del collo e i lati della mandibola, cosi’ tesi e infreddoliti allentandoli quasi istantaneamente.

A Marco sembro’ di poter inspirare ed espirare davvero solo in quel momento, come se per tutto il resto della giornata l’ansia e il nervosismo lo avessero sommerso costringendolo in una sorta di apnea involontaria.

La bocca convoluta che gli stava tanto vicino al viso, si animo’, la voce della Matrona gli invase lo spirito,

Il ragazzo, imambolato, capii vagamente di qualcosa di negativo che riguardava Sarah, dal modo in cui gli incisivi della Donna reclamarono nervosamente il suo labbro inferiore, e che lei doveva essere stata in pensiero per lui visto anche il brutto tempo.

Marco non rispose.
Fradicio, si guardo’ il fianco, notando solo in quel momento di avere l’ombrello stretto in mano.
Non gli interessava di sentire della moglie.
O del tempo.
Voleva solo godersi la Dea che aveva davanti.

Incantato lascio’ che gli occhi arrossati dalla stanchezza si rilassassero sulla bellezza matura e marinata negli anni, a cui per tutto il giorno, aveva pensato.
Dal basso verso l’alto e poi di nuovo, percorrendo quelle curve spavalde e mozzafiato.
Noto’ con un brivido di piacere che era scalza, con i polpacci bruni in vista, tesi e tonici, e i talloni che toccavano direttamente il marmo screziato dell’anticamera.
Si ritrovo’ a chiedersi per un attimo come mai quel pensiero lo incantasse tanto:
Trovandosi a pensare che avrebbe frapposto volentieri un piedistallo fra il pavimento, e quelle estremità che tanto sensualmente dimostravano di essere a proprio agio in un ambiente non loro.

Magda portava un paio di pantaloncini di lino a vita alta, aderentissimi, che per una donna di quell’eta’ e volumi equivaleva quasi ad andare in giro nuda!
Lo stesso valeva per la maglia di viscosa a girocollo e senza maniche, che sembrava ritagliare il busto immenso come fosse un blocco a parte.

Il sorriso radioso di Magda e il suo compiacimento per le occhiate del giovane, schietto, forte, e completamente disinibito fecero crescere in Marco un desiderio che mai aveva provato:
Il colore naturale del lino, l’avorio delicato del dolcevita, i riverberi bruni delle antiche statue di bronzo sulla pelle tesa e profumata della donna..
E ancora, le tonalità dell’ ocra delle sabbie bollenti che stringeva nei palmi e nella carne dei suoi piedi quando li inarcava...
Marco in pochi secondi si figuro’ intere giornate a baciarla, scoparla e adorarla sulle spiagge di tutte le località più esotiche e lussuose del mondo.

Adorarla...

Magda lo porto’ fino al soggiorno sempre sorreggendogli il viso fra le dita e lui docilmente la lascio’ fare.
Solitamente non mangiava sul divano, non uno a fianco a nessun altro che non fosse sua moglie.
Ma non importava in quel momento, si sentiva come un naufrago tratto in salvo da una sirena.

La Matrona si spiego’ e gli parve di capire qualcosa sul mangiare sempre legato all’assenza di Sarah.
Fra le mani si ritrovo’ a reggere una fondina con una brodaglia poco invitante.
Ma a lui non interessavano le giustificazioni della donna, l’eccezioni di quel momento o direttamente della cena in se.
Sentiva di essere leggero e circondato dalla volonta della donna dovunque egli volgesse lo sguardo.
E tutto quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato lasciarsi sommergere completamente.

Quando la donna torno’ con il suo piatto, e si lascio’ andare accanto a lui, le vibrazioni del divano tradirono grossolanamente il peso di quel corpo voluminoso e curvaceo, svegliando parzialmente il giovane dall’infatuazione.

Ma gli occhi magnetici di Magda lo ripresero prigioniero:
I tratti rapaci della Matrona, il naso aquilino, gli occhi verdi e brillanti quasi sempre maliziosamente assottigliati, non erano mitigati ne dal taglio del viso, su cui gli zigomi alti e marcati ponevano ulteriore enfasi, ne dai capelli dorati, che teneva raccolti in uno chignon voluminoso e elevato, lasciando alla grettezza dei lineamenti una libertà senza freni.

“Sembra un’arpia...”
Penso’ il ragazo buttandosi in corpo tre abbondanti cucchiaiate di quella pietanza che gli impacciava le mani.
“...Un’arpia incantevole e ammaliante!”
Aggiunse sentendosi di nuovo fluttuare in quella bolla tiepida.

Fini’ la vellutata in pochi minuti, mentre la donna lentamente, passava dal parlare del piu’ e del meno a raccontare di se, sistemando le cosce sul cuscino del divano e porgendo le sue ginocchia agli effettivi appetiti del giovane.

La testa di Marco, comincio’ a farsi leggera.
Afferrava’ con lentezza solo alcune delle parole della Matrona.
Con un gesto di cui si sarebbe stupito sia prima che dopo, lascio’ che la sua mano si posasse su uno dei polpacci della donna, carezzandole il ginocchio e percorrendo con la punta dell’indice le linee di questo.
Il sorriso di Lei, gli cominico’ che aveva l’approvazione per continuare.
Affascinato come era stato prima vedendola scalza, gli parve di capire cosa di quei solchi grossolani causasse un tale effetto:
Le estremita’ callose, i polpacci scuri e le ginocchia forti recavano indiscutibilmente le fatiche e la volonta’ della vita di una maturita’ libera dalle inibizioni, da cui tanto avrebbe voluto farsi avvolgere e penetrare allo stesso tempo.

E allora perche’ non farlo?

Invece rimase cosi’, a carezzarla per un po’.
Il giramento di testa si fece piu’ marcato e cerco’ di concentrarsi sulla Matrona e la sua voce per non soccombere:
Quel corpo non condivideva ne la tenerezza di sua moglie, ne la sua innocente propensione ad accapponarsi per i piu’ piccoli stimoli tattili.
E la cosa, se da un lato lo metteva un po’ in soggezione, dall’altro sembrava non dispiacergli neanche.
Tutto girava.
Dovette appoggiare la testa allo schienale della divano.

Quel corpo era fatto per essere lusingato, unto, massaggiato, baciato con dolcezza in qualsiasi orifizio ed infine esposto.

Si trovo’ a pensare con fastidio, che quei seni tanto voluttuosi e le cosce, energiche e immense, avrebbero potuto stritolarlo se solo, avesse provato a tentare l’unica azione che non aveva elencato nell’ultimo pensiero.
A quello, a portare gli alluci della Dea verso il soffitto della stanza, a farla gridare di piacere e sepellirle il viso nel materasso sarebbe toccato a un altro piu’ degno.
Ma erano pensieri spontanei o cio’ che gli comunicava la Divina?
Una frase si fece largo fra tutte le sue riflessioni, apparendogli come un messaggio impresso.
‘A te, il dopo e la schiavitu’’.
Poi confuso, senti’ la testa avvicinarsi, senza poter fare nulla, alle gambe della donna, ai supporti del divano fermandosi alla superfice del tappeto contro la sua guancia.
Con la bocca cerco’ il dorso dei piedi inarcati che sentiva ridere mentre lo sbeffeggiavano.
Poi perse i sensi.



CONTINUA!

Edited by Mermero - 4/5/2021, 13:23
 
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view post Posted on 4/5/2021, 13:53     +1   +1   -1
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bellissimo, complimenti
 
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A ponte fra la parte precedente e quella nuova che verra' vi lascio uno schizzzo a penna, che ho fatto di corsa e contrastato poi con PS.
Ho tentato di realizzare un'immagine cartacea dei personaggi, a rischio di rovinare quelle che vi eravate fatti! :)
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view post Posted on 8/5/2021, 19:01     +2   +1   -1
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PIEDI, IPNOSI E PADRONI
Parte dodicesima:
SESSO.

Magda fini’ di gustare gli ultimi sorsi che la bottiglia di vino ancora le concedeva.
La prese in mano e rigirandola nella livida luce della lampada (che cominciava a darle sempre più fastidio) ne contemplo’ l’etichetta:
Un putto, provvisto delle classiche alette e faretra, sembrava farle scherno guardandola con un sorriso sibillino, era raffigurato nell’azione di incoccare la freccia ma questa, curiosamente, sembrava puntare lontano, assai distante dalla sua direzione...
Il nome del vino non le disse nulla, ne avrebbe fatto particolare differenza non essendo un’esperta.
Il sapore era ottimo.
Come sempre e Come tutte le cose che gli riusciva di mettere mano in quella maledetta villetta, era fonte di un piacere che non apparteneva alla consuetudine dei suoi standard!

Quella considerazione, più che innescare in lei l’ennesima sensazione di trionfo, che la pervadeva a ogni piccola o grande appropriazione a scapito dei suoi odiosi benefattori, le rimase impastata nel palato, lasciandosi dietro un sapore agrodolce.

Lascio’ che a quello ci pensasse il rosso intenso,
Lo senti’ dall’interno, sciacquarla, traversando le sue forme decise e solleticandole lo sterno mentre avvertiva l’accendersi delle gote.

Poi con l’alluce ruvido e carnoso si trovo’ a percorrere i tratti delicati del ragazzo che giaceva riverso a terra.
Ai suoi piedi.

Lo schiaffeggio’ appena sugli zigomi usando gli alluci, senza ottenere nessuna reazione:
Il respiro calmo e regolare di Marco seguiva indisturbato, accompagnato dai movimenti del suo ventre concavo e invitante.

“Il confine dei ruoli che spettano a entrambi era stato finalmente varcato!”
Penso’ Magda per distrarsi.

-Eh si’!-

“E senza bisogno di dirlo, tutto e completamente a beneficio mio!”

Guardo’ il piatto di Marco lasciato sul tavolinetto basso, in cui fra i grumi della minestra le sembrava quasi di riconoscere le scaglie di pelle che si era grattata dai talloni per poi aggiungere durante la preparazione.

Sapeva fin troppo bene perché aveva usato l’ipnotico.
E il miserabile era andato giu’ pateticamente, come previsto, poco dopo averlo ingerito.

Presto avrebbe avuto due docili schiavi alla sua merce’.

Si ma perché quel gesto coi piedi?

Si scopri’ a poggiare la pianta sul petto del ragazzo.
Il contrasto fra la carne viscida e molle della sua estremità
contro il cotone fermo, piacevolmente inamidato della camicia di Marco, la turbo’.
Poteva sentire che sotto il vestito, lui era in perfetta forma fisica e senza un minimo filo di grasso.

Ritrovo’ il corso dei suoi pensieri.

Sicuramente doveva essere stato per umiliarlo...

-Esatto!-

E la parte più bella era stato preparare l’attimo, la seduzione, il calore, il contatto!

Si...!
Avrebbe dovuto esserne tutta orgogliosa!

Infatti lo era!

L’avergli avvicinato le labbra per tutto quel tempo, offerto i suoi seni e porto le cosce pur sapendo che l’ipnotico avrebbe fatto effetto sul più bello...
Gia’!

Che maestria!

Le pupille del giovane già larghe per l’atmosfera soffusa e il desiderio erano quasi implose con gli effetti della droga...

E lei aveva parlato per umiliarlo.
Per distruggendolo.

Giochicchio’ nervosamente col bicchiere:
Ormai vuoto del suo contenuto, rimaneva solo il colore dei piccoli aloni cremisi lasciata da qualche goccia sul fondo.

Si chiese con una punta di fastidio se Marco fosse stato ancora in se mentre lei metteva in chiaro che fra loro oltre quella carezza sulle cosce nulla sarebbe stato.

Lo avrebbe svegliato!
Avrebbe sfruttato quella docilità farmacologicamente indotta per ridefinire anche i rapporti con lui!

...E poi era sicura che avesse sentito!:
Che non se ne fosse svenuto beato!
Un’ espressione che tradiva una infinita tristezza e fatale rassegnazione aveva tirato i lineamenti del Maritino.

Cosi’ le era parso.
No non le era parso: Era cosi’!
Cosi’... E Basta!

Con crescente fastidio comincio’ a cercare di raschiare le tracce rubizze sul fondo del bicchiere.

Che stupida!
Aveva scelto quegli strani affusolati bicchieri da spumante e adesso le sue dita arrivavano appena a sfiorarne il fondo!

-Perché non ho preso gli altri?-
Si trovo’ a chiedersi a bassa voce.
Una sensazione esasperante di indefinibile insoddisfazione sembrava avvinghiarla con crescente insistenza.

Doveva essere l’effetto del vino.

“Davvero Cara?! Io pensavo che invece avessi cominciato proprio per quello!”

Fu come se una voce interiore si fosse accesa in lei con spietata pacatezza.

“Vuoi sapere perché hai scelto quei bicchieri idioti? O perché ti senti uno schifo?”

“Perché sei una donna Patetica.”

Magda Scaglio’ con rabbia il bicchiere contro il muro facendolo finire in mille pezzi.

Marco emise un gemito e la Matrona percepii il movimento della sua palpebra premuta contro la carne tenera dell’arco plantare.

Nonostante la sua rabbia, quasi senza pensarci, aveva continuato a premere con delicatezza il piede sul viso addormentato del giovane.

“Sei una donna Patetica. Hai voluto prendere quei bicchieri perché nella tua mente semplice, da pezzente, quelli sono i bicchieri “chic”.
Come tutti i gli infimi, non hai guardato allo scopo, al tuo benessere, ma hai lasciato che fosse un suggerimento inconscio a farti vedere, nel mezzo, l’oggetto!”.

La voce parlava chiaramente dentro di lei, imperterrita di fronte alla sua scenata e senza tentennare:
Parlando con un tono e una verbosità... familiare.

Era lei.

Piu’ giovane.
più idealista,
più magra.
Quando aveva appena cominciato a insegnare psicologia, e l’idea che sarebbe bastato quello a cambiare il mondo le sembrava molto più realistica di quella di compiere quarant’anni!

-Gia’... ai tempi avevo carattere!-
Si trovo’ a tentare di rassicurarsi, alzando la voce quasi dovesse farsi udire da qualcuno li con lei.

“Si ma non c’era invidia nelle tue condanne.
Non eri indecisa e non lo sei mai stata... ma non basavi il tuo giudizio chiedendoti se sarebbe stato ricambiato o meno!”

Di nuovo ebbe percezione del viso del ragazzo sotto di lei, il triangolino del suo naso espirava e inspirava piccoli sbuffi di aria tiepida che le solleticavano il tallone.
Era giovane.
Bello di una bellezza delicata e fresca, cosi’ come la sua consorte che tanto odiava.

-Odio entrambi!-

“Li odi perché hanno ciò che tu vorresti avere o semplicemente hai avuto e perso...”
“E’ un odio che palesato lusinga Sai?!”

Fece per alzarsi e andare in cucina ad aprirsi un’altra bottiglia di vino.
Sconvolta.
Si sentiva cosi’.
E anche furente.

Eppure si limito’ a sporgersi in avanti a osservare l’espressione di Marco che riposava beato.
Cosi’ come l’aveva fatto con le piante dei piedi, percorse i tratti del viso carezzandolo con lo sguardo.

“Sfrutti la situazione? Brava! Poi quando riaprirà gli occhi dovrai essere Regina. Tanto vale godersi l’attimo.”

Magda chiuse gli occhi immediatamente cominciando a premersi sulle tempie convulsamente.
L’alcol e il tessuto di viscosa l’avevano resa grondante.
Avrebbe voluto che qualcuno le togliesse il blazer...
-Basta!-
...L’aiutasse a sfilarsi il dolcevita...
-Basta! Basta! Basta!-
...E premesse su di lei il suo corpo asciutto e definito nei punti in cui sentiva di essere piu’ umida e vulnerabile.
-Basta! Basta! Basta! Basta! Basta!-

Rimase cosi’ un poco, lasciando che l’affermazione diventasse cantilena, avvertendo il picchiettare delle lagrime sul dorso delle cosce.
Temeva che il fermarsi, il silenzio avrebbe ri-innescato quel doloroso battibecco contro il formidabile avversario interiore su cui nessuno vince mai.

Non si accorse che a un certo punto il peso sotto i suoi piedi non c’era più, finche’ non avverti le punte degli alluci intirizzirsi appena:
Fuori la pioggia batteva, L’effetto dell’alcol la stava abbandonando, lasciandola stanca e infreddolita.




Apri’ gli occhi:
Lui si era seduto li sul tappeto, vicino alle estremità che fino a poco prima avevano languito comodamente sul suo viso e petto.
Non sapeva dire per quanto fosse rimasto li ad osservarla.
La guardava in silenzio, con un’espressione indecifrabile negli occhi.

Poi, dopo un momento che sembro’ eterno, in cui nessuno disse nulla, si alzo’ e con gentilezza si sedette affianco a lei.
Le prese la mano ruvida nelle sue più chiare senza proferire una parola.
Sorresse il dorso con delicatezza, ruotandolo, esponendo il palmo rosato e morbido che contrastava con la pelle olivastra del resto della carnagione cosi’ singolarmente.
Rimase a contemplarlo incantato per qualche attimo, poi lo porto’ alle labbra, lasciando piccoli baci, ma decisi e, dall’intensità con cui la sua bocca si soffermava sulla pelle prima di schiudersi, carichi di significato.

La guardo’ negli occhi.

Magda avrebbe potuto interpretare la sua espressione con
“Va tutto bene?”
O
“Va tutto bene!”

In entrambi i casi le sarebbe piaciuto.

Marco sempre reggendole il palmo, con l’altra mano le avvicino’ il viso al suo.
La donna inspiro’ e lo lascio’ fare.

Si baciarono in silenzio tenendosi per mano.
Le bocche schioccavano producendo fili di saliva lucenti, solo per riavvolgerli nuovamente e lasciare languire le labbra in nuovi, morbidi, contatti.

Marco non faceva il minimo tentativo di infilarle la lingua in bocca, ma anzi si muoveva con crescente smania su tutto il suo viso, esplorando i tratti di cui tanto rendeva manifesta adorazione e raccogliendo l’umidità di quelle lacrime navigate per poi gustarne il sapore salato.

Il ragazzo sfilo’ la giacca alla donna con una delicatezza tale che pareva quasi un’ intima cortesia che il principio di quello che stava per venire, e si trovo’ avvolto dal calore frustrato in cui le forme convolute di Magda avevano marinato per tutto quel tempo, esasperate e ansiose che qualcuno le liberasse.

Lei lo accarezzo’, poi abbandono’ il suo viso solo per torcere leggermente il busto e suggerirgli la prossima mossa.

Marco aiutandola la alleggerì anche del dolcevita che senza il suo aiuto sarebbe venuto via ingloriosamente, deformandosi.
Quando torse il busto di nuovo verso di lui, il reggiseno accompagno’ l’enorme porzione abbronzata sotto gli occhi ammaliati del ragazzo.

Sorridendo Magda si godette l’espressione graziosa del ragazzo distorcersi per un attimo:
deglutì un poco mentre la resistenza ad incollare le labbra su quei seni immensi fu palesemente visibile.

Poi bacio’ la porzione esposta, ma con dolcezza e rapidità, ringraziando formalmente la Dea per quel simbolo di fertilità tanto esplicito e incantevole.

Quando il suono di un lampo esplose, il giovane fece per alzarsi, come memore di qualcosa di importante.
-Marco aspetta... tua moglie... e’ di la, l’ho chiusa nella stanza degli ospiti, non ci disturberà, ma sta bene... possiamo rimanere qui e non essere disturbati.-

E le loro labbra si unirono di nuovo.
Lei con naturalezza, porto’ le mani dietro la schiena e slaccio’ il reggiseno, lasciando che la sua carne morbida fosse libera di investire il corpo asciutto del giovane.
Carezzo’ il viso di Marco, lo prese fra le sue.

Stacco’ le labbra e si fece guardare negli occhi.

Allora indico’ al di sotto:
i pantaloncini di lino che rappresentavano l’ultima zona candida di un corpo sudato che altrimenti, sotto il riflesso delle luci, sarebbe stato di rame e d’oro.

Lui obedì alzandosi e tendendole i lembi del tessuto.
Lasciando ai polpacci vigorosi e ai fianchi esotici della donna lo sforzo di conquistarsi la libertà da se, da quell’attillata prigionia con movimenti decisi e sensuali.
Marco si godette lo spettacolo per poi rimanere in piedi con i lembi dell’indumento floscio a pendergli in grembo, mentre la fissava in trance:
Nuda, bagnata con solo gli slip addosso, Magda sembrava un bronzo greco che riportato alla luce dopo migliaia di anni, fuga col suo aspetto qualsiasi dubbio sulla validità di dell’attesa.

Quei fianchi immensi e le cosce voluminose portavano lo sguardo in un’unico, indiscutibile, punto.
E lo facevano con un assurda unione di lasciva malizia e solenne severità, fra l’invito sensuale e il comando perentorio!

Divertita, la Donna, gli dette una leggera pedata con la pianta sulla gamba, per svegliarlo dall’ipnosi in cui sembrava caduto.
Poi mentre osservava le mani del ragazzo sfilarle gli slip con la tipica delicatezza che lo contraddistingueva, fu colta da una nuova riserva.

L’elastico le solletico’ l’interno coscia per poi carezzarle la gamba e la caviglia.

Tutti i rapporti che Magda aveva sempre prediletto, violenti e rudi avuti con uomini altrettanto violenti e rudi (e possibilmente scuri!) avevano completamente cambiato la percezione del suo corpo, deformandolo come d’altronde avevano fatto tutti gli altri piaceri carnali in cui aveva indugiato nella vita!

Non era abituata a preliminari lunghi e affettuosi.
Era una donna che aveva bisogno di mani forti che a tirarle i capelli e dita avide a ghermirle i seni rivendicandone il possesso.
L’idea di una lunga sequenza di baci, in cui non si era ritrovata la bocca reclamata dalla lingua del compagno, l’aveva turbata:
Non era stata assolutamente un’esperienza sgradevole fino a quel momento, e Marco aveva compensato con una serie di gesti che erano piacevoli sia fisicamente che spiritualmente essendo stata quella sequenza una continua, dolce e premurosa lusinga.

Ma La Donna si chiese, osservando che la larghezza della sua coscia era tre volte la mano del ragazzo, se sarebbe stato fisicamente possibile un rapporto sessuale soddisfacente.
E con ulteriore confusione si rese conto che più che personale, l’apprensione era rivolta verso Marco.
A ciò che avrebbe potuto dire o pensare, ora che la Matrona si era liberata di tutte le sue difese.
Lei era sicura di volerlo.

Marco procedette con gesti calmi e spontanei.
Si sedette fra le sue gambe divaricate e poso’ le mani ai lati dell’inguine morbido:
Era perfettamente depilato e essendo più chiaro rispetto al resto del corpo, aveva una bellissima colorazione caramellata che andava a scurirsi avvicinandosi alla vagina.

Marco premette con i pollici rilassando e tendendo la carne intorno e le labbra dell’utero che si schiusero con un rumore colloso e grossolano.
Fu un contrasto delizioso con il suono delle labbra del giovane.
Che la bacio’ premendo con dolcezza sui contorni frastagliati di quell’organo tanto inclementemente manipolato nel tempo.

-Mi piacerebbe poter essere io a rasarti la prossima volta che fai il bagno.-
Sussurro’ il giovane per la prima volta da quando si era svegliato.

Magda senti’il bisogno di attirarlo a se, di baciarlo, di usare il suo fisico giovane e asciutto per detergere tutta la stanchezza di quegli anni e dei suoi fallimenti.
Incrocio’ le gambe dietro la schiena di Marco e lo attiro’ a se con improvvisa impazienza.

Lui si levo’ la camicia, si slaccio’ i pantaloni e con il bacino a contatto con il ventre della donna, comincio a strofinare la punta del sesso sull’ l’ingresso:
Penetro’ con delicatezza senza iniziare subito pero’.
Le sorresse la nuca, (approfittando di quell’occasione per baciarla) e infilo la camicia fra il poggia braccio del divano e il suo collo di modo stesse piu’ comoda.
Si sollevo’ con una gamba e con l’altra punto’ il ginocchio contro il divano trovando cosi’ da avere l’equilibrio giusto per poter reggere il polpaccio di Magda e la sua caviglia robusta.
Col suo piede odoroso e largo premuto contro il viso, comincio’
ad esplorare quel corpo nuovo, inconsueto, a differenza sua esperto, lasciando che l’essenza acre della parte più vile di lei lo inondasse:
L’odore era severo, pungente, in alcuni punti addirittura insopportabile.
Lascio’ che fossero queste le sensazioni a dettare il movimento del suo bacino.
Il suo pene si allargo’ come mai in vita sua mentre le sue labbra veneravano gli alluci che avevano calpestato senza riguardo il pavimento di casa sua.

Magda sia pura abituata ad altri volumi gioii di quella penetrazione, dolce e sufficientemente decisa, come pure il sentirsi il piede venerato e il polpaccio stretto tanto intensamente.
Lascio’ che le sue apprensioni evaporassero, mentre i primi gemiti si libravano dalla sua bella bocca.
Quando furono sul punto di venire lui si tolse di scatto ed eiaculo’ nel piatto che era rimasto sul tavolinetto.

La donna lo guardo’ con aria interrogativa.
Poi capii.
Uscendo dai loro precedenti, si erano semplicemente calati in due ruoli nuovi a loro, ma gia’ precostituiti.
E Marco aveva accettato la parte che gli sarebbe toccato recitare.
La donna sorrise soddisfatta e lo attiro’ a se... rimanendo ad ansimare al suo fianco.

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CONTINUA!
 
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view post Posted on 8/5/2021, 21:35     +1   +1   -1
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Quando la matrona lo possiede con il suo piede possente sul muso invertendo i ruoli apparenti (lui la penetra ma lei lo schiaccia sotto il suo tallone ruvido e carnoso) è l'apoteosi!!!!!!
 
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view post Posted on 9/5/2021, 08:22     +1   +1   -1
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CITAZIONE (homoauthorjuris @ 8/5/2021, 22:35) 
Spettacolare
Sublime
Superbo.

Quando la matrona lo possiede con il suo piede possente sul muso invertendo i ruoli apparenti (lui la penetra ma lei lo schiaccia sotto il suo tallone ruvido e carnoso) è l'apoteosi!!!!!!

Grazie mille! :) mi fa molto piacere che l'abbia trovato di tuo gradimento!
 
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view post Posted on 9/5/2021, 11:51     +2   +1   -1
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