| “Molte persone sostengono che siano i pregi (o quelli che reputiamo tali) a farci amare le persone, ancor più dell’aspetto fisico, e che siano i difetti a farcele odiare, o almeno, amare poco. Ma molte altre persone la vedono in una maniera un po’ differente: trasformano i pregi delle persone in difetti e viceversa, a seconda di quanto gli piaccia quella persona. I difetti di chi gli piace diventano pregi, mentre i pregi di chi non gli piace diventano automaticamente orribili difetti”.
Passarono alcuni giorni dalla gita in baita, ma la situazione non si smosse. Giada non ebbe il coraggio di dire un no categorico a Domenico, ma non riusciva in alcun modo ad accettare il suo lato da sottomesso. Una parte di lei sospettava ancora che Daniel fosse in realtà proprio Domenico: le psicologie dei due sembravano troppo simili per essere tutto una mera coincidenza, ed inoltre Daniel aveva taciuto per tutto il tempo in cui era stata in compagnia di Domenico. Il ragazzo aveva più e più volte negato, rimanendo per giunta molto infastidito da tanta mancanza di fiducia da parte di Giada. Non successe nulla di rilevante per qualche giorno, fino a quando Domenico non ricevette un messaggio da parte di Veronica. «Ciao Domi, sabato pomeriggio alle cinque hai da fare? Se sei libero passa da me». «Ok» rispose freddamente lui. Non aveva la minima idea di come mai Veronica volesse vederlo, nella sua testa ronzavano tutt’altre domande.
«Accomodati». Veronica accolse Domenico con un bel sorriso il sabato successivo. Lui rimase sorpreso: Veronica sembrava decisamente elegante. Certamente non in maniera eccessiva stile cerimonia, ma di sicuro non era in tenuta casalinga. Era pettinata, ben truccata ed indossava vestiti adatti ad un’uscita serale. «Ehm, stai per uscire?» le chiese istintivamente. «E chi lo sa!» disse lei, sempre sorridendo. «Posso offrirti qualcosa?». «No, no, grazie» rispose Domenico. «Come mai volevi vedermi?». «Accomodiamoci in salotto» disse Veronica. «Tanto, oggi sono sola a casa, mettiamoci belli comodi. Camera mia è un disastro!». «Uhm, okay» mormorò Domenico seguendo incuriosito Veronica, per poi sedersi di fronte a lei. «Mi dispiace molto per come siano andate le cose con Giada» esordì lei. «Il problema è che non sono andate, è diverso». «Ma allora a te Giada piace seriamente?» chiese Veronica, divenendo man mano più seria ed apprensiva. «Beh, sì» ammise Domenico. Veronica parve riflettere qualche secondo. «Sei stato tu a spingere per far fare il nome di Giada sulla tavoletta Ouija?». «Io… no, credevo fossi stata tu». «Io?» disse Veronica, incredula, scoppiando a ridere. «E perché mai avrei dovuto fare una cosa del genere?». «E io che ne so. Comunque io non sono stato» disse Domenico. «Mi reputi stupido? Secondo te davvero avrei rivelato a Giada che mi piace tramite una tavoletta del cazzo? E poi dai, se non sono stato io e se non sei stata tu, chi sono stati, i fantasmi? Io non credo a queste cose, sarà stato anche divertente e suggestionabile giocarci al momento; sai, l’ambiente e l’atmosfera tra buio, freddo ed isolamento aiutavano pure, ma ora mi sembra una stronzata ritornare sull’argomento, siamo studenti universitari, non quattordicenni presi dalle prime cotte adolescenziali!».
Per una manciata di secondi calò un silenzio innaturale e carico di tensione tra i due. Veronica sembrava studiare Domenico centimetro per centimetro. Deglutì prima di ricominciare a parlare. «Non ho mai detto che secondo me sono stati i fantasmi. Al momento per scherzo ci stava. Ma ora non li ho proprio menzionati. Ti ricordo che c’erano altre due persone con noi presenti: la stessa Giada, e Francesca». Domenico rimase per qualche istante senza parole. Veronica non stava facendo altro che mettergli altre pulci nelle orecchie. «Francesca? Non credo proprio» disse. «Un bambino si sarebbe spaventato meno di lei. Non sarebbe mai stata in vena di scherzi quella sera. A dire il vero, non so se lo sia mai. E a Giada gliel’ho chiesto, ma ha negato. Anzi, è stata lei stessa a chiedermi se fossi stato io a fare il suo nome». Veronica scoppiò nuovamente a ridere. «E tu le credi, vero? Secondo me è stata proprio Giada a spingere». «E perché avrebbe dovuto farlo?» chiese Domenico, ormai esasperato. «Chiaro, no?» disse Veronica. «Tu le piaci». Domenico ebbe un deja-vu. Sembrava che lei e Giada stessero giocando ad una partita perversa in cui passarsi reciprocamente una patata bollente. «E ci credo, sei un figo. Quale occasione migliore per provocarti e vedere la tua reazione?». Ma Domenico ne sembrava poco convinto. «E stava quasi riuscendo nel suo intento» continuò Veronica. «Ti è praticamente saltata addosso. Fino al momento in cui non le hai rivelato quell’aspetto di te». Domenico divenne completamente rosso. «Intendi…?». «Sì, intendo proprio quello» confermò Veronica. A Domenico iniziarono a sudare le mani per il nervosismo. «Te l’ha detto lei?». «No, non mi ha detto nulla» spiegò Veronica. «Ma vi ho sentiti. Ero nella stanza accanto e non stavo dormendo. Che avrei dovuto fare, tapparmi le orecchie?». «Ma se abbiamo parlato a bassissima voce!» urlò Domenico, scandalizzato. «Hai origliato da fuori la porta?».
Veronica non rispose subito. Probabilmente aveva ben poco da discolparsi. Senza dire una parola, si alzò e si mise a sedere sul divano accanto a Domenico, mettendogli una mano sulla spalla, cominciando ad accarezzare con le dita. Aveva uno smalto rosso scuro alle unghie delle mani. Per la prima volta da quando era entrato, lo sguardo di Domenico si soffermò sui piedi di Veronica: indossava un paio di scarpette nere con un tacco non molto alto, che lasciava intravedere la parte iniziale delle dita, alle cui unghie aveva messo lo stesso smalto che aveva sulle unghie delle mani. Ed ora che ci faceva caso, anche il rossetto era dello stesso colore. «Io posso darti quello che Giada non può e non vuole darti» gli sussurrò nell’orecchio. Aveva le labbra a pochissimi millimetri dal suo lobo, il che gli fece venire i brividi. «Che intendi dire?» chiese lui, piuttosto tremolante, col cuore che iniziava a battere forte. Veronica gli diede un bacio lento e caldo sul collo. «Proprio quello che immagini» gli disse sensualmente, prima di scoccargli un altro bacio. «Adoro queste fantasie sporche. Ti do la possibilità di realizzarle qui, stasera, con me. In cambio ti chiedo solo una cosa: di rinunciare definitivamente a Giada. Dillo che rinuncerai a lei. Dillo, ed esaudirò ogni tuo desiderio erotico. Ti farò impazzire di piacere, te lo giuro».
Il cuore di Domenico pompava all’ennesima potenza. Si sentiva eccitato, ma era anche molto turbato. «Ma scusami, tu non sei fidanzata con Alessandro?». Veronica rise di gusto prima di baciare Domenico tra la clavicola e il petto. «Quell’omuncolo può benissimo rimanere al suo posto se io ho te» gli disse. «Cos’è che ti piace? Baciare piedi? Leccarli, forse? Essere sculacciato? Schiaffeggiato?» e qui gli diede un leggero schiaffetto sulla guancia, tanto inatteso che lo fece sobbalzare. «Svelami le tue fantasie più perverse, e ti farò toccare il cielo con un dito». «Senti, Veronica» disse Domenico, provato e in affanno, «apprezzo molto che tu voglia realizzare le mie fantasie, ma non puoi chiedermi di rinunciare a Giada». «Oh, e perché no?» chiese Veronica, fingendo stupore. «La ami? Giada non accetterà mai questo tuo lato, fattene una ragione. Con lei non potrai mai vivere una cosa del genere». E così dicendo, sfilò lentamente e sensualmente una scarpa, lasciandola cadere con un rumore sordo. Mise il piede nudo tra le cosce di Domenico, senza toccarlo esplicitamente, sfiorando solo leggermente la parte interna della sua coscia sinistra. Domenico era ipnotizzato, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel piccolo piede che a lui in quel momento sembrava perfetto.
«Cosa c’è?» chiese Veronica dopo un indefinito lasso di tempo. «Guardarlo non ti basta più? Vuoi farci altro? Prendilo tra le mani, forza». Domenico la fissò negli occhi. Lei sorrise, per poi passarsi una mano tra i capelli. Titubante come se stesse per afferrare una bomba ad orologeria, porse le mani verso il piede di Veronica e fece per afferrarlo. Ma Veronica un istante prima che lui potesse sfiorarle il piede, lo discostò. «Eh no!» disse divertita. «Ancora non ti ho sentito dire che rinuncerai a Giada». «Ma perché tieni così tanto che io dica di voler rinunciare a Giada?». «Sarebbe carino pensare a Giada mentre dai sfogo alle tue perversioni con me?» gli chiese Veronica. «Non credo proprio. Rimuovi Giada dalle mente ed abbandonati a me». «Ma perché?» chiese Domenico, stremato all’interno. «Perché fai tutto questo?». Veronica per tutta risposta alzò il piede al quale indossava ancora la scarpa e lo poggiò sul membro di Domenico, facendo una leggera pressione. «Perché tu mi piaci. A te piace essere sottomesso, ma sono solo fantasie erotiche. Tu sei un uomo con la U maiuscola. Non come Alessandro. Riuscire a dominare un uomo come te è il mio sogno, e credimi, ti piacerà da impazzire. Con Giada invece dovrai rinunciare a tutto questo, e un giorno ti peserà. Hai mai realizzato questo tuo sogno erotico, Domenico? L’intesa sessuale è fondamentale in una coppia. Ed ora fai la tua scelta».
Domenico rimase immobile e muto, e Veronica realizzò che era una preda più difficile del previsto. Decise quindi di calcare un po’ la mano. Poggiò il piede con indosso la scarpa sul membro di Domenico, facendo una pressione piuttosto forte col tacco. Dopo un po’ Veronica tolse il piede dal membro di Domenico e glielo poggiò sul ginocchio. «Baciami la punta della scarpa». «Non mi pare di averti detto che ho accettato» le ricordò Domenico. A quelle parole Veronica discostò il piede dal corpo di Domenico. Fece un piccolo sorriso che sapeva tantissimo di falso e lo fissò dritto negli occhi. «Sai, solitamente non sono abituata ad essere rifiutata così» gli disse. «In genere sono i ragazzi che sbavano per me. Io gliela faccio solo annusare ma poi non gliela do. Vai, corri da Giada lurido feticista schifoso». Domenico si sentì come trafitto da una lancia. «Come mi hai chiamato?» le chiese, esterrefatto. «Ti ho chiamato per quello che sei» disse Veronica. «Un lurido, viscido feticista schifoso». «Ma sei seria o mi prendi per il culo? Prima fai tanto la comprensiva e quella aperta per i miei gusti e poi, dopo un rifiuto, ci spari merda su? La coerenza te la sei mangiata a cena?». «Ma taci» disse lei.
Si mise comoda a sedere e sfilò l’altra scarpa, lasciandola cadere per terra. «Come se a te non piacesse essere insultato da una bella donna». «Mi dispiace, ma la risposta è no» disse Domenico, deciso. Veronica sembrava davvero offesa, e questa volta non riuscì a nasconderlo per nulla. «Non sai cosa ti perdi» gli disse. «Non sei abbastanza uomo da scoparmi e farmi godere, dici la verità. Non hai le palle». Si alzò e si sfilò la maglia, rimanendo in reggiseno. Lo sguardo di Domenico si soffermò per alcuni istanti sulle sue tette, di gran lunga più piccole rispetto a quelle di Giada, ma comunque ben proporzionate. «Per questo non vuoi scoparmi, vero?» insistette. «Ce l’hai piccolino? Non ti reputi in grado di soddisfarmi, vero? Alessandro mi ha scopata per ore. Tu invece accontentati di sperare di inginocchiarti a Giada, vai». «Stai cercando di ferirmi nell’orgoglio?» le chiese lui. «Orgoglio?» disse Veronica. «Perché, hai ancora un orgoglio? Dopo aver saputo quello che Giada pensa di quelli come te, ancora cerchi di avere una chance con lei. Lei ti rifiuterà e tu tornerai alle seghe. Perché non penserai di tornare da me e strisciare ai miei piedi dopo che Giada ti avrà dato un due di picche, vero? Non ti accetterò più». Domenico fece uno strano sorriso, il che non contribuì a migliorare l’umore già nero di Veronica. «Ma tu credi di essere l’unica donna sulla faccia della Terra? Se Giada mi dà buca non credere che ci metta chissà quanto a trovare un’altra ragazza. Le ragazze non mi sono mai mancate. Credevi che mettendomi i piedi sul cazzo mi avresti sedotto e reso automaticamente tuo schiavo? Non hai capito proprio niente di me».
Veronica rimase ammutolita. Deglutì ed abbassò lo sguardo, non tanto per evitare quello di Domenico, ma per nascondergli il fatto che le stavano diventando man mano sempre più lucidi. Ma Domenico se n’era accorto e si sentì pervadere dai sensi di colpa. «Mi dispiace» le disse, mettendole una mano sulla spalla. «Non volevo arrivare a questo punto. Semplicemente mi ha dato fastidio che tu mi abbia trattato come un disperato morto di figa». Veronica suo malgrado rise, mentre qualche lacrima scorreva lungo il suo volto. «Non volevo dipingerti come un morto di figa» gli disse, con la voce un po’ alterata. «Sono stata io per prima a definirti un figo. Forse sono stati gli eventi a svilupparsi con la piega sbagliata. Scusami». «Rimetti la maglia, che così prendi freddo». «Ora fai anche il comprensivo» commentò Veronica, rinfilandosi la maglia.
I due rimasero un po’ in silenzio, poi a Domenico venne in mente una cosa. «Una cosa non mi è piaciuta» disse d’un tratto lui, «come mai volevi che io dicessi ad alta voce di rinunciare a Giada?». «Per sentirti tutto mio» disse Veronica. «In quel momento sarebbe stata una cosa carina, come se tu ti fossi sottomesso totalmente nei miei confronti». Veronica comprese che in quel modo non avrebbe smosso Domenico più di tanto. Decise di calcare un altro po’ la mano. Gli poggiò un piede sulla guancia, massaggiandola. «Ti piace così?» gli chiese. «Mi dispiace di averti chiamato schifoso feticista, ero delusa ed arrabbiata. Se ti va puoi baciarmi i piedi, voglio regalarti questa gioia». Domenico era indeciso. L’idea di poterli baciare era molto intrigante. «Lasciati andare» supplicò Veronica. «Non tradirai Giada se mi baci un po’ i piedi. In realtà non la tradiresti nemmeno se scopassimo perché voi due non state insieme, ed onestamente penso sia difficile che vi mettiate insieme. Quanto al concederti i suoi piedi, là non se ne parla proprio. Tanto, io mollerò sicuramente Alessandro. Ed anche se non lo mollassi, mi stai semplicemente toccando i piedi, una parte del corpo che per lui non è nemmeno erogena». «Ma erogena lo è per me» disse Domenico. «Non fa differenza che a lui piacciano o no, a me piacciono e mi eccitano». «Ma ti ho detto che lo mollerò» disse Veronica, decisa. Gli mise poi il piede sul viso. «Bacialo. Così ti ecciti ed il seghino serale sarà più esplosivo». «E chi ti dice che mi farò una sega?» chiese Domenico, discostandosi il piede dal viso. «Te lo dico io» incalzò Veronica, poggiando poi il piede sinistro sul suo membro. «O vuoi che sia io a fartela?».
Domenico era rimasto in bambola. Sentiva l’eccitazione crescere, e questa volta sentiva davvero l’enorme desiderio di abbandonarsi a Veronica. «Lasciati andare» disse lei. «Calati i pantaloni e fammelo vedere». «Io…» farfugliò Domenico affannato, con la voce che iniziava ad incrinarsi per l’eccitazione. Veronica mise entrambi i piedi sul pene di Domenico e premette con forza, per poi massaggiarglielo con prepotenza. Domenico sentì un’intensa fitta di eccitazione e per la prima volta iniziò a sentirselo veramente duro, della qual cosa si era accorta anche Veronica, che prese a sorridere soddisfatta. «Vedi come piace questa cosa al tuo amichetto? Liberalo, mettilo da fuori. Prima che io ti faccia venire nelle mutande». Finalmente Domenico si era deciso. Seppur non convinto al cento per cento si sentiva ormai troppo eccitato per tirarsi indietro. Si alzò e calò i pantaloni, rimanendo in mutande, che risaltavano di molto la sua ormai evidente e totale erezione. «Wow!» esclamò Veronica. «Noto che qui abbiamo un bel risveglio! Lo sapevo! Ed è tutto grazie a me». Cominciò quindi a toccare e tastare il suo membro e i suoi testicoli coi piedi, dandogli di tanto in tanto qualche calcetto. Domenico, ormai nel pieno dell’eccitazione, mugolava per il piacere. «Tiralo fuori!» ordinò Veronica, tentando di sfilargli gli slip con le dita dei piedi. Domenico se li sfilò ed uscì il suo membro in tutta la sua erezione. «Stenditi per terra». «Co – cosa vuoi fare?» balbettò Domenico. «Tu obbedisci» disse decisa Veronica. «Non te ne pentirai».
Guidato ormai da un’eccitazione sempre crescente, Domenico si mise per terra. Veronica gli poggiò il piede sul petto e premette forte. «Segati» gli ordinò. Ormai quasi al culmine dell’eccitazione, Domenico iniziò a segarsi. Veronica prese a massaggiargli i testicoli con il piede destro. Una serie di emozioni intense pervasero la mente di Domenico. Una piacevole sensazione di pressione e solletico ai testicoli, una fitta ed intensa percezione di piacere, dei brividi lungo i fianchi, schiena e poi tutto il corpo, una contrazione a gambe e piedi, e vari schizzi umidi che gli cadevano addosso, principalmente sulla pancia, e forti contrazioni dell’ano. La sensazione di pressione e solletico si trasformò in sensazione di fastidio, la percezione di piacere, che era durata vari secondi, iniziò a scemare. La pressione del piede di Veronica sui suoi testicoli iniziò ad essere sgradevole, per poi iniziare ad essere insopportabile. Esausto, Domenico smise di smanettare.
«Finito?» chiese Veronica, dopo quelli che erano sembrati secoli, con un tono di voce del tutto differente dal suo solito tono seduttore e comprensivo. «Sì» disse svogliatamente Domenico, pervaso da un senso di appagamento fisico, ma moralmente provava imbarazzo e vergogna, preoccupato inoltre da quel drastico cambio di tono di Veronica, che gli tolse entrambi i piedi dal corpo, si alzò e si diresse verso un punto imprecisato della casa, che Domenico da lì a terra non riuscì a scorgere. «Ricomponiti!» gli urlò dall’altra stanza. Stremato ed imbambolato, Domenico si alzò e cercò di rimettersi in sesto. Aveva la maglia completamente sporca di sperma. Veronica, camminando scalza, tornò dov’era Domenico con uno straccio in mano. «Pulisci per terra dove hai sporcato con lo sperma» gli ordinò senza troppi complimenti. Domenico la fissò incredulo. «Hai un bel cazzo, è vero, ma non ho intenzione di ripulire dove hai sborrato. Quindi non perdere tempo e ripulisci». Già l’umore di Domenico non era alle stelle, nonostante l’orgasmo potentissimo, poi si ritrovò costretto a ripulire lì dove aveva sporcato: si sentiva umiliato e a disagio. Non proferì parola mentre in maniera impacciata ripuliva. Veronica si era messa nuovamente comoda, ed osservava divertita la scena. «Sei soddisfatto?» gli chiese, infine. «Sì, dai» mentì lui. «A tratti è stato strano» ammise, poi. «Queste cose non potrai mai sperimentarle con Giada» disse Veronica. «E comunque, avresti potuto ottenere molto di più questa sera. Ma per come si stavano mettendo le cose, meglio così che niente». Domenico non rispose. Si limitò a finire di pulire, per poi porgere lo straccio a Veronica. «Benissimo» disse lei. «Puoi andare ora. Ho delle cose da sbrigare. Conosci la strada, è inutile che ti accompagni». Sentitosi come scaricato, Domenico si avviò a passo svelto verso la porta. Aveva capito di essere stato congedato, e non aveva voglia di trattenersi ulteriormente con Veronica. Si sentiva come se fosse cascato in una perversa trappola, e i sensi di colpa salivano a dismisura.
Veronica prese il cellulare e compose un numero. «Pronto?» rispose una voce maschile. «Eccomi» disse Veronica. «Se n’è appena andato». «Com’è andata?». «Non come previsto» rispose Veronica. «Ma non male». «Che intendi?». «Intendo che non si è lasciato sedurre subito. Stava per rinunciare. Poi alla fine sono riuscito a persuaderlo. L’ho fatto venire coi piedi». Ci fu una breve pausa. «Ancora non ho capito perché stai facendo tutto questo» disse il suo interlocutore. «Se davvero ti piace, perché non dirglielo, invece di affidarsi a questi piani?». «Ma non è neanche il fatto che mi piace. Non ci avrei messo due secondi a sedurlo. La soddisfazione sarebbe stata scoparmi il ragazzo che piace a Giada. Però okay, posso dire di averlo soddisfatto coi piedi. Umiliante per entrambi se si venisse a sapere, penso». «Quindi ora vuoi dire a Giada di aver fatto venire coi piedi il ragazzo che le piace?». «Sinceramente non lo so» ammise Veronica, e dal tono sembrava abbastanza irritata. «Non mi sento pienamente soddisfatta». «In che senso?». «Nel senso che Giada stava già automaticamente per rinunciare a lui solo perché è feticista» spiegò Veronica. «Però il lato positivo c’è. Giada sospetta fortemente che Domenico sia Daniel. Sai che scandalo ne uscirebbe fuori se si scoprisse che sono effettivamente la stessa persona?». Qualche altro attimo di pausa. «Ora cosa farai?» chiese lui. «Ci dormirò su» disse Veronica. «Ma al momento vorrei aspettare: vedrò come andranno le cose tra di loro, poi deciderò sul da farsi. Mi terrò questa cosa come asso nella manica. Sarà il mio jolly». «Non capisco cosa tu ne voglia trarre. Da quel poco che mi hai detto, Domenico non sembra un morto di figa da accettare immediatamente le tue avances. Se davvero farai la spia con Giada, non credo che lui voglia neanche rivolgerti più la parola, figurati se avrà voglia di scoparti». «E a me cosa frega?» disse freddamente Veronica. «Se io non posso scoparmelo, almeno non se lo scopi Giada. Il cazzo non mi manca, se Domenico dovesse rifiutare potrei sempre scoparmi chi voglio».
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