Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

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view post Posted on 21/5/2021, 22:17     +1   +1   -1

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"Ciao Irina, sono Vladimiro. Disturbo?"
"Vladi, quanto tempo! Che piacere sentirti! Come stai?"
"Bene, grazie. Cavoli, il tuo italiano è migliorato tantissimo. Mi fa piacere. E tu, come te la passi?"
"Bene, grazie. Si ho studiato tanto, anche se non riesco ancora a scriverlo bene. Sai le doppie, soprattutto le t e le p mi confondono sempre."
"In effetti non è così semplice..."
Attimo di silenzio.
"Senti io ti chiamavo per.. " ed adesso come glielo dico?
"Non dirmi che non hai trovato nessuno per sostituirmi, che ero troppo brava." Il tono leggermente civettuolo ma impregnato di orgoglio.
Ed adesso come faccio?
"In effetti è così: la tua sostituta non solo non è brava come te ma...beh, non è bellissima come te... a tal proposito, io, ecco..."
Afferro, è vero come si dice, il toro per le corna e getto il cuore oltre l'ostacolo.
Faccio un sospiro grande come una casa.
"Senti Irina non è facile dirtelo, ma io chiamavo per il tuo annuncio. Quello di Marina."
Il silenzio è talmente palpabile che sembra una ruvida stoffa di lana merinos nera lavorata grossolanamente.
Mi immagino che stia pensando a qualche modo per negare, forse che sia imbarazzata, o chissà che.
Alla fine arriva la risposta: "No."
È il mio turno di stare zitto. Spero che aggiunga qualcosa di più.
Altro sospiro da parte mia, accompagnato da un "Perché?"
Lei è calma:"Non prenderla male, Vladi, non è per te, ma i telepates non li voglio. Tu sei diverso in un certo senso, migliore, ma ... No, grazie."
"Perché?" ripeto come un bambino petulante.
Sta zitta, ma come chi non trova le parole adatte, non come chi non ha nulla da dire.
Io aspetto.
"Problemi di comunicazione". Secca, sembra la voce di quei sintetizzatori nei vecchissimi film di fantascienza degli anni settanta dell'era pre Covid.
"In che senso? Mi conosci, sai che parlo. Fin troppo".
"È diverso". Certo che chi ha inventato il termine laconico doveva avere in mente lei.
Invece quello che ha partorito l'espressione 'estrarre le parole di bocca con le pinze da qualcuno' senza dubbio si riferiva a me. Con poca fantasia, ripeto il mio :"Perché?"
"Dai Vladi, lo sai anche tu. Quando sei emozionato anche tu non parli, ma pensi. Che succederebbe se in certi momenti tu mi urlassi il tuo disagio con il pensiero e dimenticassi di parlare? Se non dici nulla a parole?
No, troppo rischioso per te. Chiudiamola qui. Trovati una brava pro telepates per provare certe emozioni. Ti legge nel pensiero e sa esattamente quello che vuoi. Però se hai voglia di mangiare qualcosa insieme uno dei prossimi giorni, chiamami. Sempre che non ti scordi di me come sembravi aver fatto fino a mezz'ora fa."
L'ultima frecciata mi fa male, anche se so che ha ragione.
Sento che sta per chiudere il canale.
"Aspetta, aspetta, aspetta" dico d'un fiato. Ormai sono lanciato e non ho più remore: in un certo senso, sento che rischio di perdere la più grande occasione della mia vita.
"È proprio quello il problema. Lascia che ti spieghi, almeno. Senti, ci incontriamo, io ti spiego tutto, tu decidi se proseguire con la sessione,naturalmente libera di interrompere in qualsiasi momento.
Sai che sono serio e che se deciderai di mandarmi via, me ne andrò senza fare storie e la prossima volta che ti chiamerò sarà per un aperitivo insieme, se ne avrai ancora voglia. Promesso. Ti prenoto quattro ore, così abbiamo tutto il tempo. Ti prego."
Silenzio.Ancora una volta.
Stavolta il sospiro grande come un capannone industriale di Verano Brianza è suo.
"Va bene. Vieni sabato pomeriggio. Ore 14. Ti mando l'indirizzo esatto."
Chiude.

Da lì a sabato ho fatto una full immersion con i sapiens, per allenarmi ad interagire con le parole; mi sono astenuto dal toccarmi, per arrivare eccitatissimo ; nella mia testa ho vissuto quell'incontro almeno un milione di volte, per tentare di non essere mandato via con la coda tra le gambe.

Ma nulla mi avrebbe potuto preparare per quello che mi si sarebbe presentato quel sabato particolare.
 
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view post Posted on 3/6/2021, 22:14     +4   +1   -1

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La zona in cui riceve è una villetta anonima in mezzo ad una schiera di villette indistinguibili l'una dall'altra in un semisconosciuto paesino della Brianza. Talmente insignificante da avere un nome singolo. Una vera rarità in questa zona!

Suono ad un ordinario citofono di un altrettanto normale cancelletto colore marrone comune.

Lo scatto dello scrocco mi invita tacitamente a spingere il cancello ed a proseguire lungo il vialetto leggermente in salita che conduce ad un piccolo patio alla cui estremità si trova la porta in finto noce che mi permetterà, se la proprietaria non avrà cambiato idea all'ultimo minuto, di accedere all' agognato paradiso. O meglio, all'idea che mi son fatto di esso. Il mio sogno di sempre: una bellissima ucraina alta, bionda...va beh, lei era castana molto chiara ma non è che occorra guardare sempre in bocca a caval donato. Dicevamo che era il mio sogno, alta, occhi azzurri, gambe magre, toniche, caviglia sottile, dominante q.b. ma soprattutto è la foto che trovi su Wikipedia alla voce "strafiga".
Mi sbagliavo, naturalmente.
Anche qui la porta era semiaperta. Un piccolo spiraglio. Ma questa volta, nessuna mano ossuta a ghermirmi.
Spingo. La sua voce, con un accento che tuttora me lo fa diventare di marmo, mi invita, come direbbe Camilleri, a trasire. Solo che lei mi dice semplicemente, con voce bassa ed erotica: "Vieni".
Appena entro e la vedo penso:"In effetti basta solo vederti ed è difficile non venire!"
Avete presente quando ho detto che lei è la foto che si trova su Wikipedia per illustrare il termine "strafiga"? Ecco, il verbo è sbagliato. Lo era quando veniva a casa mia come colf.
Adesso la sua foto è usata per illustrare il termine "strafiga stratosferica spaziale ed universale".
Il viso, perfettamente truccato, con le labbra ricoperte di cremoso e lucido rossetto, colore rosso perfetto, ossia che dona quella la tonalità che mi rende difficilissimo resistere a darle un bacio.
Il corsetto in similpelle stretto in vita mette in risalto i seni piccoli ma tonici, che dall'alto della loro semplice, ma solida seconda misura, fanno appassire di vergogna cadenti misure più grandi.
La minigonna, anch'essa in similpelle, copre fino a poco meno di metà coscia. Le gambe sono bianche, lisce, sode, non velate da nessun tipo di calza. Le caviglie sottili, proprio come piacciono a me. Il sandalo tacco dieci che indossa evidenzia,con il suo sottile cinturino nero, la perfezione del malleolo.
Sei semplicemente da urlo. Naturalmente lo penso e non proferisco parola.
Si avvicina. Io quasi non respiro.
"Non funziona così".
La guardo con punto interrogativo e penso "cosa vuoi dire? Se è per pagare un attimo solo tiro fuori il tutto. O forse vuoi che mi inginocchi e ti baci i piedi per salutarti? Non sono quel genere "
Si avvicina ancora un po'.
Mi prende il mento tra sue lunghe dita. Tra tacchi ed altezza io arrivo a guardarle il punto preciso in cui si abbozza la divisione dei seni. E questo mi eccita ancora di più.
Mi solleva il mento. Il profumo che deve aver messo sul collo mi inebria. Non è proprio il mio preferito, devo essere sincero. È un po' dolciastro, al limite del nauseante, del tipo che piace alle donne dell'est. Ed è anche troppo. Su questo bisognerà lavorarci sopra, le dico. O meglio, credo di dirle.
Le labbra rosse e lucide si muovono appena mentre mi sussurra, decisa:"Te l'ho detto che non avrebbe funzionato".
Io la guardo, ipnotizzato. Mi sforzo di pensare più forte, di dirle che sta funzionando:non sente quanto sono eccitato?
All'improvviso mi arriva uno schiaffo, deciso ma non forte.
"Non funziona così! Devi parlare!"
La guardo, incredulo. Poi capisco. Arrossisco.
"Scusa, scusa, scusa. Oddio scusa." sussurro, scuotendo la testa.
"Sei perfetta, fantastica, meravigliosa. Stavo solo cercando le parole per dirtelo."
Ci provo. E questa sarà l'unica volta che le mentirò in tutta la mia vita.
Sorride con uno sbuffetto.
"Bugiardo! Probabilmente hai pensato un poema su quanto sia la figa dei tuoi sogni."
Vorrei chinare la testa ma non posso: il mio mento è bloccato saldamente da tre dita della sua mano sinistra. Sono costretto a guardarla nel blu degli occhi.
"È vero, hai ragione. Scusa. Non accadrà più".
"Ci puoi contare. Chiudiamo qui. Ti avevo avvisato che non funzionava."
Mi libera e si gira, rivelandomi in schiena meravigliosa.
"Che non avrebbe funzionato" le dico, d'istinto.
Rapida piroetta su se stessa e torna a guardarmi.
"Cosa hai detto?"
"Ti avevo avvisato che non avrebbe funzionato. È la forma corretta in italiano della frase che hai detto prima".
"Non lo parlo ancora bene."
"Sbagliando si impara, soprattutto se trovi uno che ti corregge.Io sono disponibile a farlo per il tuo italiano se ti sei disponibile a farlo per aiutarmi a parlarti. Mi devo solo abituare a te ed alla tua bellezza. Vedrai che poi ti pentirai e mi dirai di stare zitto."
"Adesso è la mia bellezza, dopo sarà il dolore della mia frusta che ti farà dimenticare di parlare e dirmi di smettere ed io andrò avanti convinta che tu stia bene. E lì sarà ancora più pericoloso che non per la mia bellezza. No, troppo rischio."
"Nessun rischio: niente fruste lunghe e niente segni. Almeno per ora. Ti prego, non mandarmi via."
"Ma non mi avevi detto che se ti dicevo di no te ne andavi senza insistere?"
Chino la testa rassegnato a fare fagotto, finché non vedo che me lo dice sorridente.
"Stai scherzando, vero? Vuol dire che facciamo la sessione?"
Sorride apertamente, ora.
"Ti addestrerò ad essere il mio primo schiavo telepates. Ma guarda che sarò molto severa. Altro che niente frustate. Se mi accogerò che non parli, vedrai quante ne prendi, dopo averti imbavagliato per non farti chiedere pietà".
"Veramente io mi definisco cliente."
Mi riprende il mento tra la punta delle dita della mano sinistra, mi alza la testa e mi guarda negli occhi, con un sorriso enigmatico, lo stesso che tutt'ora mi fa impazzire.
"Tutti i miei schiavi dicevano così. Quelli che invece dicevano subito di essere schiavi li ho persi tutti per strada".
La guardo un po' attonito.
Poi scoppia a ridere di una risata argentina, scoprendo dei denti candidi e perfetti.
"Scherzo, naturalmente. Anche se in parte è vero: quelli che si proclamano clienti sono quelli più fedeli".
Con l'altra mano mi tocca in mezzo alle gambe. Sente l'erezione attraverso i pantaloni. Mi stimola accarezzandolo, prima attraverso la stoffa e poi, con sorprendente velocità, mi slaccia cintura, bottone, zip ed infila la mano nelle mutande. Lo stringe, con forza. Quasi mi fa male. Boccheggio. Preme con forza le unghie appuntite contro la cappella. La gratta.
"Piano" mugolo "così mi fai male".
"È proprio questo lo scopo, non trovi? Non è per questo che sei venuto qui da me? E poi guarda il lato positivo...hai parlato."
Passa la mano sotto i testicoli. Di taglio, tra essi e la coscia. Prima a destra e poi a sinistra.
Li afferra saldamente nel palmo e stringe. Una stretta decisa che non dico mi fa veder le stelle, ma quasi.
"Lo sai che sei in mio potere, schiavo? Se stringo ancora un po' oppure gli do una bella tirata e ti ordinassi qualunque cosa la eseguiresti, non è vero?"
Me lo dice con voce bassa, sexy.
Penso "oh, si padrona, farei qualunque cosa ma non perché mi tieni per le palle, ma perché mi hai fiocinato il cuore con i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo naso, il tuo sorriso, il tuo collo, il tuo seno, la tua schiena, le tue gambe, le tue mani...insomma con tutto il tuo corpo. E non solo. Anche prima di conoscerti in questa veste mi avevi colpito per la tua ironia e la tua intelligenza."
All'improvviso stringe e tira ancora di più.
"Non funziona così. Parla! Dimmi esattamente quello che stai pensando. Dimmelo a voce.'
Un ahia strozzato mi esce e la stretta su allenta.
"Te l'ho letto negli occhi cosa hai pensato.Tantissime cose carine e dolci, tu sei un tipo così. Ma perché se non ti vergogni a pensarle, ti vergogni a dirle? Dimmelo oppure tu torni a casa ma queste qui rimangono..."
Ci pensa su come se non trovasse le parole.
'Rimangono qui con me come se fossero in albergo."
La guardo. Non riesco a capire quando finalmente ho un'illuminazione.
Scoppiò a ridere. Il che mi fa guadagnare un'altra bella strizzata.
"Ahia, ahia. Calma, ridevo perché ho capito che volevi dire: che io vado a casa ma le mie palle rimangono a pensione da te".
Mi guarda.
"Si, quello. L'ho letta qualche giorno fa in un libro. Ma non è quello il punto. Parla".
Altra strizzata, con torsione questa volta. Ed a me li sotto mi si ammoscia tutto.
"Ok."
Mi sembra di arrossire mentre le dico tutto quello che ho pensato.
La mano destra si ritira dai miei pantaloni. La sinistra lascia il mento.
Si porta al naso la destra e l'annusa.
"Sei fresco di doccia, ma se vuoi rinfrescarti ancora, ti accompagno in bagno."
Scuoto la testa:"Se per te va bene, ne approfitterei dopo".
Mi risorride ed io vado in confusione.
"No che non va bene. Io gli schiavi li mando a casa con il profumo della mia pipì che ho gli ho fatto addosso".
Le labbra sono aperte in un sorriso.
Rimango ancora una volta zitto, incapace di capire se sta scherzando.
Io rispondo, con il sorriso sulle labbra: "Gli schiavi. Ma io sono un cliente".
"Allora mi va bene. Potrai fare la doccia alla fine."
È bellissima e luminosissima con quel sorriso.
Stavolta lo dico a voce.
Lei mi guarda, seria.
Poi mi ordina di spogliarmi davanti a lei.
Io eseguo. Nel frattempo era tornato l'alzabandiera in mezzo alle gambe.
"Mettiti in ginocchio e baciami i piedi", mi ordina seria, con un tono che ammette un'unica replica:mi inginocchio bacio le dita prima del destro e poi del sinistro.
"Bravo. Adesso iniziamo sul serio".
Riepiloghiamo i termini del sogno.
Lei mi conferma che non ci saranno problemi. E per suggellare il patto, mi infila tacco a spillo sul dorso della mano e preme, con un movimento circolare, come se dovesse spegnere una sigaretta.
 
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.Ash.
view post Posted on 4/6/2021, 10:23     +1   -1




Tutto d’un fiato.
Bello, coinvolgente, incalzante.
 
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view post Posted on 4/6/2021, 11:23     +1   +1   -1

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CITAZIONE (.Ash. @ 4/6/2021, 11:23) 
Tutto d’un fiato.
Bello, coinvolgente, incalzante.

Grazie. Mette i brividi anche a me...
 
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view post Posted on 4/6/2021, 20:18     +1   +1   -1

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Non sta premendo forte. Ma è comunque piuttosto decisa. Mi piace questa cosa, davvero.
"Mi piace questa cosa, davvero".
"Lo so. Mi hai detto che non ami il trampling ma adori i tacchi a spillo sui capezzoli e su altre parti del corpo. Ed io adoro usare i miei tacchi. Te ne accorgerai".
Lo spero proprio. Tra le gambe è talmente duro che quasi fa male!
Mi libera la mano.
"Fermo li. In ginocchio dritto con la schiena".
Prende un collare di cuoio morbido, di classe.
Si accoscia di fronte a me. Mi guarda negli occhi mentre mi mette il collare. Lo stringe, troppo. Mi sento un po' soffocare. Non puoi allentarlo un po'?
Mi guarda interrogativa.
"Non dovresti dirmi qualcosa? Ti va bene così?"
"Ehm, sarebbe un po' strettino. Non si potrebbe allentarlo un po'?"
"No. Per due motivi. Il primo è che questa sarà una parte della tua punizione per non aver parlato e non avermi detto subito che ti sembrava stretto. Dopo ti darò il resto. Vedremo se impari. Ma il vero motivo è che a me piace così. Voglio che lo schiavo senta sempre chi è lui e chi è la sua padrona. Poi ti ci abitui. Se non ti fosse piaciuto e me l'avessi detto, avremmo potuto allentarlo o toglierlo."
Le sue labbra sono a pochi millimetri dal mio orecchio. Mi prende il lobo tra di esse, lo succhia e poi lo morde leggermente, ma decisamente.
"Oh, si che bello. In genere non mi piace quando mi mordono i lobi, ma con te...Ma il tuo rossetto è strano, non è normale. È di quelli a polimero siliconico, vero?"
Sono dei rossetti non rossetti, come li chiamano. Si stendono come se fossero un normale lip gloss ma dopo poco si asciugano gonfiandosi leggermente, aumentando leggermente le dimensioni delle labbra e restando sempre lucidi e perfetti. Per toglierli, poi, essendo in pratica un film, vengono pizzicati agli angoli delle labbra e poi tirati via, come se fossero un cerotto. Li hanno inventati cinquanta anni fa. Il principale vantaggio per le donne è che sono antimacchia, resistenti, non sbavano mai,oltre a non alterare il sapore di cibi o bevande.
Lo svantaggio è che, pur sembrandolo, non sono cremosi,anzi. Quando baci una con quel rossetto i casi sono due: o accetti un attrito pazzesco come se baciassi una gomma o lei deve passarci sopra un velo di apposito lubrificante.
Finora non avevo mai trovato una donna che li usasse in un rapporto intimo.
"È di quelli a polimero. Non ti piace? Tanto non dobbiamo limonare e non devo prendertelo in bocca. E così rimane perfetto ed eccitante per tutta la sessione."
"A dir la verità no. In quel campo sono tradizionalista." Poi trasecolo: "Come non dobbiamo limonare e non me lo prendi in bocca? Ed un bel T&D con le tue labbra?"
"Pensi che bacio e faccio pompe a tutti i clienti? Quelli, se lo meritano, solo ai miei schiavi. Ma tu sei cliente".
Le dico la forma corretta della frase.
Il ragionamento non fa una piega.
"Vuoi passare a schiavo senza alcun diritto?"
La tentazione è forte ma, no grazie. Non fa per me.
Mi guarda.
"Non rispondi? Ma quante ne prendi dopo. Anzi, meglio affrettarci subito. La punzione va data in breve tempo, altrimenti non serve".
Scuoto la testa negativamente e le dico a voce quello che ho pensato.
Mi accarezza tutto il membro ed insiste con la punta delle unghie, lieve, sulla cappella.
"Ma quanto ce l'hai grosso e carico. Mi sa che non riesco a farti reggere fino alla fine. Magari lo svuotiamo in po' prima. La prossima volta passi il giorno prima e ti metto una bella gabbietta, così mi diverto di più. Anzi, magari facciamo una settimana prima, così sei anche più docile.
"No grazie. Non sono interessato".
"Quando ti interessa ritrovi la voce." Sorridiamo per l'involontario gioco di parole.
"Eppure per una volta ti farò venire il giorno prima, te lo ingabbio e poi ti mando video e messaggi eccitanti. Così soffri di più. Sai che io scopo anche gli schiavi con la gabbia? Li faccio venire in figa. Ti interessa provare?"
"Veramente non penso mi piaccia. Però si, in quel caso si".
"Vediamo, magari facciamo dopo".
"Ma adesso è l'ora della tua punizione".
Mi mette un guinzaglio e mi costringe a seguirla in ginocchio fino alla scala che scende nella stanza che fa da dungeon. Seguendo le sue indicazioni mi alzo e la precedo. Arrivati sotto, vedo un ambiente grande pieno zeppo di diversi strumenti di tortura in legno massello. Croce, letto di trazione, ganci per appendere, corde, cavalletti e cavalli, persino una sedia con delle cinghie che ricorda molto le vecchie sedie elettriche usate quattrocento anni fa. Non manca un bellissimo trono con imbottitura in velluto rosso,rialzato dal pavimento tramite tre scalini, due tipi diversi di gogne, una specie di palo verticale d'acciaio dove lo schiavo viene incatenato e le sue palle strette in una morsa. Anche un altro tipo di strumento dove il malcapitato ( o ben capitato, a seconda dei gusti) viene fatto sedere con le gambe aperte e la schiena dritta le gambe vengono immobilizzate con degli anelli di ferro in modo che lui non possa chiuderle e le braccia legate, sempre tramite anelli in ferro, come il Cristo in croce. Solo all'idea di essere legato li, con le gambe bene aperte e le braccia immobilizzate a completa sua disposizione mi causa uno spasmo di piacere.
Questa volta lo chiedo ad alta voce, indicandolo :"Dopo lo useresti su di me?"
Mi guarda e sorride:"Avevo notato il tuo interesse...peccato che tu abbia parlato, non posso darti un'altra punizione."
Sorride.
"Ma per questa volta sono felice."
Mentre mi conduce ad un'asse con imbottitura di cuoio rossa e delle cinghie con velcro che sbucano da appositi fori praticati nel legno , vedo una bella cockbox con piedini regolabili ed altre simpatiche amenità.
L'asse è stesa sul pavimento e permette di legare lo schiavo in diverse posizioni: sdraiato a gambe e braccia aperte o chiuse, a quattro zampe oppure come un salame.
Intorno vedo mobili a vetrina dove si intravvedono collezioni di falli, strapon e tantissimi strumenti di tortura in acciaio.
Mi lega a quattro zampe sulla tavola. Poi prende quello che a prima vista sembra uno strapon in miniatura ma che in realtà è un bavaglio.
"Apri la bocca".
Appena apro lei mi infila il fallo di gomma e poi stringe le cinghie dietro la testa.
Riesco solo a mugolare.
Afferra un paddle in cuoio e si mette a cavalcioni su di me, la schiena verso il mio collo.
Senza alcun preavviso inizia a colpire in maniera decisa, secca e rapida le mie chiappe, alternando destra e sinistra.
Io mugolo di dolore.
La imploro mentalmente di smettere ma, naturalmente lei non mi sente.
Mi agito ma le cinghie mi immobilizzano bene.
"Fa male? Deve. La punizione deve fare male ed essere dolorosa e con me non smette a richiesta dello schiavo. Finisce quando lo dico io".
Io piagnucolo e fremo, ma lei è spietata. Muovo ed inarco la schiena tentando di disarcionarla.
Lei, per tutta risposta, stringe ancora di più le gambe sui miei fianchi ed aumenta il ritmo dei colpi.
"Stai fermo che se mi fai cadere ne prendi ancora di più".
Posa il paddle e mi spara una bella serie di smanazzate sulle natiche già infuocate.
Ho i lucciconi agli occhi.
Mi viene in mente il detto 'attento a ciò che desideri perché potrebbe anche avverarsi'.
Ne volevo una non telepates che non si fermasse ad implorazione mentale? L'avevo trovata.
Eppure sapeva che mi stava facendo male e che non volevo segni. Non mi sembrava così noncurante. Anzi.
Mi rendo conto che sta facendo qualcosa mentre è seduta sulla mia schiena. Sembra quasi...si, direi che si sta masturbando sfregando la gnocca calda e umida sulla mia pelle.
Scende e si mette di fronte a me.
Mi toglie il bavaglio e mi ordina di guardarla.
"Voglio che tu ti renda conto subito di quanto io sia severa e godo nel punire gli schiavi."
Si solleva la minigonna e si infila il ministrapon ancora umido della mia saliva nel triangolo paradisiaco che caratterizza per sineddoche le donne avvenenti.
Umido della mia saliva entra senza sforzo.
Lo muove ben bene, in un atto oscenamente onanistico che mi trova a desiderare di essere lui.
"Vorrei essere quel minicazzo" articolo deglutendo tanta di quella saliva che al confronto il cane di Pavlov aveva la bocca secca.
"Vedi che le punizioni servono ad educare gli schiavi!"
La voce è quasi rotta da orgasmo.
Poi estrae l'aggeggio, lucido dei suoi umori. Me lo rimette in bocca.
Ottimo sapore, proietto. Ma lei non mi sente ed io posso solo mugolare.
Ma lei capisce lo stesso.
"Buono, eh". Poi afferra un frustino da cavallerizza.
"Penso che tu abbia capito la lezione, ma voglio essere sicura."
E detto questo comincia a menare fendenti sulle mie natiche e sulle piante dei miei piedi.
Ormai le lacrime scendono copiose, mentre lei mi sembra, da come dice "oh, si" e da come si masturba con l'altra mano, che abbia un orgasmo.
Alla fine si ferma.
Va a prendere un vasetto di crema e me lo mostra. Conosco il prodotto: basta applicarlo e, come per miracolo, il dolore sparisce e la pelle scottata, irritata, piagata, si rigenera in pochi minuti, massimo due ore, a seconda del danno. Ma non va bene per abrasioni profonde o tagli troppo profondi od estesi.

"Alla fine ti spalmo questa.Quindi nell'arco di pochi minuti non avrai più segni visibili. Ma adesso è presto. Devi soffrire ancora. Come vedi, dopo non avrai più né dolore né segni. Ma durante...beh, vedi di non farmi arrabbiare".
 
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view post Posted on 13/6/2021, 11:00     +1   +1   -1

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Mi toglie il bavaglio e mi slega
"Non è proprio quello che piace a me e per cui sono venuto."
"Lo so. Ma è per il tuo, anzi, per il nostro bene. Mi hai chiesto tu di correggerti e di farti diventare un buon schiavo telepates per una sapiens. Ed io trovo che le punizioni corporali siano un ottimo mezzo correttivo."
Mi guarda in mezzo alle gambe.
"Inoltre ora possiamo anche utilizzare un altro giochino interessante".
Dà un lieve tiro al guinzaglio.
"Alzati."
Prende una gabbietta molto piccola e me la mostra.
Non mi ci entrerà mai lì dentro, penso.
Mi guarda.
"Capito. Mi sa che ti serve un'altra serie di colpi sulle natiche. Volevi forse dirmi qualcosa che hai solo pensato, vero?"
Chino il capo: colto in castagna.
Sospira teatralmente.
"L'ho detto che non avrebbe funzionato. Miseria che fatica! Va beh, dimmi quello che hai pensato, poi mettiamo la gabbietta."
Sorride.
"E naturalmente, dopo, la punizione."
"Non mi ci entrerà mai. E poi le gabbie non mi piacciono".
"Un'ottima punizione, quindi. Mi hai detto che anche il pissing non ti piace, vero?"
"No, aspetta. Ed i limiti?"
"Hai detto che non ti piace, ma non che non lo vuoi, come lo scat o gli aghi. Mi avevi detto al telefono, quando te l'ho chiesto che non ti piaceva, ma che se a me andava...ed a me scappa. Preferisci il frustino? Diciamo 20 colpi di frustino tra culo e piedi."
No, meglio il pissing. Lo penso. Ma questa volta lo dico anche...
"Dammi i polsi."
Mi mette due polsiere in cuoio nero, morbido ma solido.
Mi tira le mani dietro la schiena e me le blocca.
Poi mi guarda davanti. Sospira, con un mezzo sorriso.
"Lo sapevo". Indica l'alzabandiera che lentamente avviene tra le mie gambe.
"Mi eccita essere legato a tua disposizione".
Il sorriso si apre di più. Non so se perché ho parlato nello stesso tempo in cui ho pensato o se perché le piace quello che ho detto.
"Si, ma tanto questa la mettiamo lo stesso".
Mi tira per il guinzaglio fino ad un angolo della stanza dove c'è una piccola cucina con frigorifero, lavello e piastra cottura. Sarei curioso di chiederle cosa ci fa, ma sono anche timoroso di scoprirlo.
Apre il freezer e tira fuori una busta quadrata,di plastica, 15 cm di lato, contenente del gel blu rappreso.
La infila in un sacchetto di stoffa. Poi, usandolo come se fosse un guanto, inizia a tamponare palle e pene, lasciandolo abbastanza a lungo sulle varie zone.
A me da un fastidio pazzesco il gelo e mi divincolo.
Stringendo bene il guinzaglio con la sinistra, come i cowboy fanno con i cavalli recalcitranti nei film western, mi dice di stare fermo.
"La prossima volta ti lego alla croce che ti piaceva tanto prima."
Alla fine l'impacco ghiacciato me lo riduce a dimensioni infinitesime.
Si siede su un piccolo sgabello per avere il viso ad altezza inguine.
"Sarebbe bello se adesso anziché mettermi la gabbietta, ti mettessi in bel rossetto cremoso normale e poi"
Non finisco la frase che mi arriva una bella strizzata con torsione di palle da urlo.
"Non è che devi proprio dirmi tutto quello che ti passa per la testa!"
"A parte il fatto che mi hai detto tu di pensare ad alta voce, dovrebbe essere l'insegnante che istruisce l'allievo su cosa dire e cosa sia meglio tacere."
Sorride divertita.
"Preferisco che tu mi dica tutto. E poi la strizzata te l'avrei data lo stesso. Ne avevo voglia ed ho visto che aiuta il tuo cosone a rimanere cosino."
Me lo ingabbia con rapidità mentre è ancora in formato ridotto.
"Adesso iniziamo a divertirci. Vieni, che mi scappa."
Mi slega le mani e mi conduce in una porta lì vicino.
Il bagno è abbastanza stretto, ma lungo. Quello che impressiona è la doccia sul fondo tutta in piastrelle di gres porcellanato colore rossiccio deserto: una persona ci sta comodamente sdraiata.
"Mettiti qui."
Mi indica di sdraiarmi sul pavimento.
Mi eccita molto vedere una donna quando fa pipì, ma non mi piace berla:mi causa conati di vomito. E quando pago non voglio.
"Senti,Irina, visto che sono un cliente, io non la bevo. Non mi piace."
Si siede pesantemente sopra la mia pancia.
"Umphf"
Le sue gambe sono aperte sui miei fianchi, piegate all'indietro e sento il calore della sua zona intima, straordinariamente liscia.
Mi guarda con un sorriso lieve e poi comincia a giocare con i miei capezzoli. Prima piano, poi mi fa sentire le sue unghie rosse ed aguzze.
Io sussulto, sia per l'eccitazione che per il dolore, quando li pizzica forte.
Ma presto mi accorgo che il problema non sono i capezzoli. Infatti nella mia zona intima il risveglio è ostacolato dalla gabbietta che mi provoca un certo tipo di dolore, non permettendo il naturale sfogo dell'erezione.
Lei se ne accorge e sorride ancora di più.
"Nulla da dire?"
"Fino a qualche secondo fa, mi stavo godendo le tue cure ai miei capezzoli ed il tuo calore sul mio addome mentre guardavo il tuo bellissimo sorriso. Adesso mi fa un po' male la gabbia."
"E siamo appena all'inizio"
Mi strizza i capezzoli facendomi sussultare.
"Allora, caro cliente, facciamo così, adesso io inizio a divertirmi un pochino con il tuo uccellino ingabbiato, poi vediamo. Scommetto che dopo che ti avrò fatto la mia magia là sotto, sarai molto più accondiscente".
"Accondiscendente. Ma dove impari certi termini, che neppure quelli della mia specie conoscono."
"Leggo molto. Mi piace leggere i libri in italiano. E frequento sapiens di un certo livello. Non è che solo i telepates sono istruiti. Adesso ti lascio un attimo."
Sorride cattivella:"Vado a prendere da bere. Già faccio fatica a trattenermi, ma voglio proprio averne tanta."
Non la correggo sul congiuntivo.
Da un lato sono contento che si alzi: respiro meglio.Dall'altra parte sono un po' preoccupato dal male tra le gambe.
Torna con un capiente bicchiere colmo di acqua fresca.
All'improvviso sono assetato.
La guardo e mi viene quasi naturale parlare e non pensare:"Potrei averne anch'io?"
Beve un lungo sorso teatralmente.
"Ahhh, ottima. Sarebbe meglio tenerti un po' assetato. Sai, per dopo."
Beve un altro sorso.
"Sai perché adoro i rossetti cremosi? È sempre stato uno dei miei desideri bere dal lato del bicchiere dove la mia padrona ha lasciato il segno. E mi piace vedere il suo segno rosso sui miei capezzoli quando li morde. Ed adoro quando mi bacia. O quando..."
"Apri la bocca, ma non per parlare!" dice mentre si riempie la bocca con un enorme sorso d'acqua.
Faccio una specie di sorriso sghembo:"Te l'avevo detto che non ci sarebbero stati problemi per parlare una volta sbloccato!"
La mia smorfia le fa scattare qualcosa e nonostante ci provi, non si trattiene: le scappa una risata con sbruffata di liquido addosso a me.
Ridiamo entrambi di gusto.
Poi lei mi guarda seria.
"Contento? Quella era per te. Adesso stai zitto ed apri la bocca, se davvero hai sete."
Questa volta spalanco alla grande, manco fossi dall'otorino, lei prende una bella boccata d'acqua, si china sopra di me, con grande spettacolo di scollatura e la lascia colare nella mia bocca.
La ingoio.
"Si è scaldata. Meglio direttamente dal bicchiere."
La sberla sui testicoli arriva secca ma non troppo forte.
"Vorrà dire che piscio nel bicchiere e poi lo metto in frigorifero. Così la bevi bella fresca. Una sta quì a fare tutta la scena sensuale, il farti bere dalla mia bocca, quasi un bacio ed anziché sentirsi dire grazie padrona, si sente dire che era meglio dal bicchiere."
Ma non è arrabbiata. Si vede che è contenta.
"Adesso, basta, però. Adesso ti faccio soffrire sul serio. E con lo strumento di tortura più dolce."
 
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view post Posted on 27/6/2021, 08:58     +5   +1   -1

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"Prima però, per rendere più divertente il tutto, leghiamo le manine così".
Mi lega i polsi all'anello del collare con due moschettoni.
"E poi evitiamo che tu possa chiudere le gambe. Aspetta qui, non ti muovere", mi dice con un sorriso.
"Tranquilla. Non mi muoverei neanche se potessi".
Ritorna poco dopo con una barra di metallo che, assicurata alle cavigliere sempre tramite moschettoni, mi impedisce di chiudere le gambe.
"Adesso ci divertiamo".
Inizia a toccarmi delicatamente tra gambe e testicoli.
Ed a me si irrigidisce, o meglio, ci prova, dato che è compresso. E provoca un certo male.
"Adesso iniziamo a fare sul serio".
Mi passa l'unghia nella fessura che la cintura lascia aperta all'altezza della cappella, in corrispondenza dell'uretra.
Questo mi provoca un misto di piacere e di brividi di dolore. Mi agito.
"Ahhh, buono" mi dice.
"Adesso arriva il bello".
Con un gesto delicato ma eccitante, degno degno delle migliori attrici di film hard core, si scosta la massa di capelli mentre china il viso verso il mio membro, di modo che io possa vedere le sue espressioni mentre mi stimola con la bocca.
Le labbra rosse ingoiano con voluttà la parte della cintura che racchiude il glande. L'espressione è da, perdonate il termine, consumata maiala come la più perversa delle pornomignotte. Gli sguardi che mi lancia bastano a provocare in me uno sconquasso tale che, anche senza l'uso della punta della lingua che sento sulla parte del glande scoperta, sarei ad implorarla di smettere dal male che mi provoca l'erezione compressa.
"Ti supplico, liberami, mi fa male".
"Lo so, è questo il bello", dice in un sussurro. Ed io mi eccito, se possibile ancora di più.
E meno male che non ha un rossetto di quelli cremosi, altrimenti sarei davvero impazzito.
Poi prende a massaggiarmi le palle gonfie.
"Qui bisogna svuotarle un po'', mi dice sorridendo con consumata malizia, "vediamo se ci riusciamo".
Ricomincia con il lavoro di bocca e di lingua.
Io all'improvviso, tra gli spasmi di dolore sento come una specie di orgasmo. Lei se ne accorge e si interrompe.
"Uhm, sei quasi pronto. Aggiungiamo questo, ti va?"
Come per magia ecco apparire nella sua mano un piccolo plug vibrante.
Lo lubrifica bene e poi, senza troppi complimenti me lo infila dove deve stare e lo accende.
È piccolo, ma potente.
"Vediamo se lo sento anch'io".
Lubrifica ben bene la cintura di castità ed all'improvviso, se la ingloba completamente tra le sue grandi labbra. Istantaneamente, forse frutto della mia immaginazione, sento un tempore umido, le vibrazioni che si diffondono dal mio ano alla sua vagina.
Lei mugola di piacere. O forse finge bene.

Inizio ad ansimare. Pur sembrando quasi impossibile, lei si muove in una specie di su e giù ridotto, facendo entrare ed uscire la parte della cintura che chiude la mia asta.
"Oh, si, si, non senti quanto è bello?"
Io sono indeciso se provo più dolore o più piacere.
Di botto si ferma, con tutto il mio capitano compresso in gnocca.
Anche se sembra impossibile, ho quasi la stessa sensazione di quando sto per venire, anche se molto dolorosa.
A tradimento mi prende i capezzoli tra le lunghe unghie rosse e li stringe senza pietà. Io inarco la schiena ed urlo di dolore.
"Ti prego basta, ti supplico".
Non faccio a tempo a dirlo che un fiotto caldo di sperma gorgoglia fuori.
Non è come quando si ha un orgasmo ma più una specie di pulsazioni che alleviano la pressione.
"Ma che bravo, sei venuto in castità. E senza dirmi nulla, senza chiedermi il permesso, mi hai insozzato la mia figa".
Non le faccio notare il pleonasmo,in certi momenti non sarebbe d'uopo.
Si alza, si mette in ginocchio di fianco a me.
Mi toglie il plug. Poi mi libera dalla cintura. Per quanto incredibile, il mio pene dopo tre secondi è alla sua massima estensione, duro ma sensibile come dopo un orgasmo normale.
E lei immediatamente, si siede sulla mia pancia e parte a stimolarmelo con la mano destra, insistendo bene, anche con le unghie a grappolo sulla cappella.
Io mi divincolo tentando, senza riuscirci, di sottrarmi a quello che più che un dolore è un enorme fastidio.
Il risultato sono tentativi di disarcionarla.
"Oh, si, mi piace provocarti questo dolore. Te la sei goduta la sborrata vero? Ed ora la paghi. Mi piace come ti agiti. Sembri quasi un cavallo da domare."
All'improvviso muove le ginocchia e mi piazza i tacchi a spillo con violenza nel costato.
"Basta, ti supplico, Irina".
"Ti supplico? È questo il modo di rivolgerti alla tua padrona, schiavo?"
E per meglio sottolineare il concetto, mi infilza ancora di più con i tacchi e con le unghie nella cappella.
Ti prego, ti prego, basta, ti supplico. Sei la prima che riesce a farmi provare questo fastidio così intenso. Poi mi rendo conto che sto proiettando. Lei, dandomi le spalle, per fortuna non si è accorta di nulla. Oppure un sospetto le è venuto e fa finta di niente per darmi una lezione.
Tra una specie di urletto, dato che non posso proprio chiamarle urla, e l'altro, parlo:"La prego, basta, padrona, è troppo insopportabile".
"Davvero?" E dicendo così cambia tecnica, massaggiandomi la punta della cappella con il palmo della mano destra, mentre stringe saldamente l'asta con la sinistra.
È altrettanto fastidioso. Strano perché di solito, dopo un po', la sensibilità scema. Qui invece dopo quella specie di orgasmo castrato la sensibilità non sembra calare, anzi. Sto quasi raggiungendo il punto di non ritorno per un'altra orgasmo. Sento l'asta pulsare. E la sente anche lei. Stringe saldamente la base del cazzo mentre mi tira, a tradimento, una pacca sui testicoli.
Si gira e mi guarda. A me scendono, non so perché, delle lacrime dagli occhi.
"Per un pelo. Fai il furbetto eh? Adesso aspetta che riprendiamo."
"No, ti prego Irina, basta, dammi un attimo di tregua".
"Non ci riesci proprio a darmi del lei ed a chiamarmi padrona?"
Lo dice sorridendo, di quei sorrisi che ricordano le bambine quando stanno per fare le marachelle.
"Va bene, ti sei smontato abbastanza. Vediamo di continuare il trattamento".
E così dicendo, riprende le sue manovre. Ma io non sono più così sensibile e reagisco meno.
Questo la sprona a darci dentro con le unghie ed a pizzicare con le punte la piccola porzione di pelle sotto il glande.
La strizza bene ed io urlo.
Sono eccitatissimo. Si toglie dal mio stomaco e cammina indietro fino a posizionarsi sopra il mio viso.
La vista delle lunghe gambe, con muscoli tonici e a fibra lunga, evidenziati dai sandali con tacco a spillo contribuiscono alla mia eccitazione ed al mio non capir più niente.
"Bellissime gambe" mi esce con voce strozzata.

Sotto la minigonna non ci sono barriere. La solleva e la luce inonda quella meravigliosa e paradisiaca fessura, turgida e depilata.
"Apri la bocca. Dovrai inghiottire solo quando io mi fermo. Chiaro?"
Annuisco.
Apro la bocca. Subito il fiotto caldo che fuoriesce da lei mi inonda con un sapore acre.

Lei si ferma. Io deglutisco.
Sta per riprendere quando all'improvviso ho dei conati di vomito.

Giro la faccia di lato per evitare di soffocare nel caso il contenuto dello stomaco risalisse.
Lei mi guarda preoccupata e mi fa un gesto con la mano destra, a sottolineare le parole che sta pronunciando in fretta: "Aspetta, aspetta, aspetta, resisti un secondo".
Si alza di corsa. Non riesco a non notare come sia agilissima e veloce anche sulle scarpe con tacchi a spillo vertiginosi. Sembra che appoggi solo la punta del piede per uscire dal bagno in un lampo e tornarci in un baleno armata di una bottiglietta di cola, che sta stappando.
Io ho rigurgitato parte della sua urina che, mescolata all'acido cloridrico del mio stomaco, non ha proprio deodorato l'ambiente e questo mi provoca altre convulsioni.
Mi libera le mani e mi porge la bottiglietta che nel frattempo ha aperto.
"Bevi, che anestetizza il sapore" mi dice pressante.
Trinco a canna, vorace, come un vagabondo dei vecchi film americani sugge dalla sua bottiglia di bourbon scadente. Entrambi lo facciamo per obnubilare i sensi e dimenticare le cose brutte.
Devo dire che la cola funziona.
Nel frattempo lei, con ampio uso di carta assorbente, ha fatto sparire ogni traccia di vomito dal pavimento della doccia e poi ha passato un mix di acqua e disinfettante per la casa al gradevole profumo di pino.
Mi ha anche liberato i piedi.
"Bevi ancora, poi sul lavandino c'è del colluttorio. Usalo, che toglie ancora meglio ogni traccia."

Mi alzo ed esco dalla doccia. Nel frattempo Irina impugna il manico della doccia a telefono e, per buona misura, fa scorrere l'acqua calda.

Nell'aria si sente ancora l'olezzo. O forse è un'impressione mia. Intanto uso il colluttorio.

All'improvviso sento uno sfregamento ed il rumore di un allegro crepitio. Mi giro e vedo che ha acceso un paio di fiammiferi svedesi e li agita in aria.
"Vecchio trucco che ci tramandiamo da generazioni: se vuoi togliere un cattivo odore da una stanza, accendi uno o due fiammiferi".
Agita elegantemente la mano per spegnerli. Ora si sente il classico odore di bruciato che si ha quando si soffoca il fuoco del legno che brucia.
"In realtà andrebbero spenti fuori...per non avere l'odore di bruciato, ma pazienza. Non so neppure se funziona perché il fosforo, accendendosi, inganna il naso o se perché davvero brucia i cattivi odori."

Poi mi guarda, un po' mortificata.
"Scusa" dice sommessamente.
Io la guardo. Mi esplode ancora di più la luce nel cuore. Se prima avevo un minimo dubbio, ora si è dissipato come la nebbia.
Mi limito a guardarla, incerto su cosa dire e cosa fare.
Se fosse telepates avrebbe già capito tutto. Ma per fortuna non lo è.
Adesso, che ti dico? Ti spavento confessandoti quello che mi passa per la testa o glisso e dico qualcosa d'altro? E come reagiresti? Non so nulla di te e non so come si comportano i sapiens in certe occasioni.
Cosa faccio?
 
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view post Posted on 30/6/2021, 12:54     +1   -1
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Adesso voglio una Cb non curva per questa nuova fantasia che mi hai passato! Bella bella ti trasporta lì, piena di dettagli che ti coinvolgono... Ho adorato il momento di difficoltà che alla fine nella sua imperfezione è quello che avvicina
 
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view post Posted on 29/7/2021, 20:19     +4   +1   -1

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Già, cosa faccio?
Mi ha detto che devo parlare e dirle tutto. Ma devo dirle anche questo? Noi telepates non abbiamo problemi: ciò che pensiamo esiste, nella più pura tradizione cartesiana. Ma la mia lunga esperienza con i sapiens mi ha insegnato che spesso quello che dicono non è quello che pensano e che certe cose, soprattutto in certi casi sarebbe meglio non esternarle.
Grazie a mio padre ho un mimica facciale migliore e so leggere meglio i sapiens di quanto non faccia la maggior parte dei telepates. Ma non sono al loro livello, come Irina mi ha dimostrato nel corso delle ultime ore.
Memore anche dell'ultima punizione, divento loquace come una comare.
Inizio ad andare a ruota libera, confesso tutto, parlo talmente tanto veloce che sembro una mitragliatrice.

Lei mi guarda stupefatta. All'inizio, forse, non si rende conto del significato delle mie parole, ma dopo qualche istante mi pone le quattro dita delle mani unite con la punta rivolta verso l'alto sulle labbra.
"Shhhh. Zitto. Mi sa che è il caso di punirti, ancora più severamente, secondo me, anche se parli troppo e dici cose che non dovresti."
Preso alla sprovvista, mi taccio, perso.
Lei lo intuisce dal mio sguardo e mi fa un mezzo sorriso con un'espressione talmente dolce che mi fa innamorare ancora di più.
"Lo so che voi pensate e le vostre intenzioni sono chiare, ma con noi non funziona così. Pensavo lo sapessi. Spesso le parole non corrispondono ai pensieri. Se al posto mio trovavi un'altra rischiavi di essere approfittato".
La guardo, esprimendo uno sguardo interrogativo.
"Si, una che ti faceva credere chissà che cosa solo per prenderti i soldi. Mai dire una cosa del genere ad una puttana".
Mi sembra che anche tu ci vada giù duro con il definirti puttana. Naturalmente lo penso. Poi cerco di tradurlo in parole.
Sorride. Ho sempre pensato che le donne dell'est avessero tanti difetti,tra cui la scelta dei profumi stile postribolo, ma l'uso di un eufemismo per definire esattamente la loro professione quando vendono servizi legati al sesso non è tra quelli.
"Perché come pensi che mi definiscano? Preferisci prodomme? Tu come mi pensi?"
Poi sorride scuotendo la testa:"Ti ho appena minacciato di punirti se dici cose che non devi e poi ti chiedo cosa pensi".
"Io ti penso come Irina"
Mi guarda. Sa che è la verità.
Mi allunga una carezza sulla guancia.
"Sei un tipo troppo dolce e tenero. Ma anche un coglione fortunato."
"Perché? Perché ho trovato te e non un'approfittatrice? Non pensi che forse non sia un caso se sono qui da te? Che abbia fatto una scelta ponderata?"
Adesso è il suo turno di essere interrogativa.
"Cosa vuoi dire? Cosa è ponderata?"
"Una scelta con il cervello".
Scoppia in una risata e ripete:"Un coglione con il cervello fortunato. E pensare che eri più intelligente".
Le correggo d'abitudine la frase.
Mi guarda, a lungo. Od almeno così mi pare. Io mi perdo nell'azzurro dei suoi occhi. Non chiedetemi a cosa pensassi perché non lo so neppure io. So solo che stavo bene.
Sbuffa.
"O hai imparato a star zitto o forse sei davvero intelligente:non mi hai ancora chiesto come mai ho deciso di fare questo lavoro anziché continuare a fare la cameriera."
"Perché ti piace dominare gli uomini".
Rispondo di getto.
Mi scruta intensamente, un po' sorpresa, un po' di sbieco e con sguardo indagatore.
"Pensi che ti abbia mentito?"
Lei continua a fissarmi in silenzio, indecisa.
Poi scuote le spalle, leggermente.
"Cosa facciamo? Mi hai pagato per altre due ore abbondanti. Vuoi andartene e ti restituisco la quota o vuoi continuare?"
"Ovviamente vorrei continuare, se a te va bene."
Faccio una piccola pausa.
Poi sorrido:"Se si potesse evitare il pissing sarei più contento. Se proprio devi punirmi, preferisco una frustata in più."
Scoppia a ridere. Poi, repentinamente dà uno strattone al guinzaglio, di cui io mi ero dimenticato, ma lei, evidentemente no.
"Mettiti in ginocchio".
Obbedisco e ne approfitto per baciarle il collo del piede impreziosito da quei meravigliosi sandali con tacco a spillo ed il cinturino nero, sottile, che evidenzia ancora meglio la perfezione della sua caviglia ed il candore della sua pelle. Immediatamente tra le mie gambe si assiste ad una resurrezione più fisiologica che miracolosa.
Lei se ne accorge.
"Adesso voglio che ti tocchi e sborri sul mio piede. Svelto. Poi ripulisci con la lingua".
"Io veramente preferire che mi legassi come prima e ci pensassi tu. Mi piace quando la mia padrona ha il controllo della mia venuta".
Sorride perfida.
"Va bene. Ma ricorda che me l'hai chiesto tu. Dopo niente lamenti. Adesso ti lego e ti faccio soffrire per due ore. Supplicherai di venire come mai fatto in vita tua. Avrai le palle talmente piene e dure che sembreranno due arance di marmo. E quando ti farò venire ti farò fare sborrata da film porno. E poi mi pregherai di smettere di toccarti. Quello che hai subito prima era solo un antipastino."
Io le appioppo una serie di bacetti sia sulle liste di pelle del sandalo che sul collo del piede che sulle dita che sulle caviglie.
"Si, oh, si. Voglio essere tuo, tutto tuo, sotto il tuo controllo".
"Guardami".
Alzo lo sguardo su quello splendido e luminoso viso e leggo una scintilla divertita nei suoi occhi.
"Povero coglione con cervello. Sicuro che hai fatto una scelta ponderata? Ultima possibilità prima di essere legato, poi non si torna indietro. Sicuro di non volerti toccare tu e e venire?"
Sul termine "ponderata" ci piazza una chicca di sorriso che mi trafigge, se possibile, ancora di più il cuore.
Annuisco.
"Peggio per te. Andiamo"
E così dicendo mi invita, tirando il guinzaglio, a seguirla a quattro a zampe.
 
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view post Posted on 29/7/2021, 20:29     +1   +1   -1
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Maestro di Piedi

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Innanzitutto felice di rileggerti.

Poi, siccome sarebbe troppo facile essere felice e mettere like solo perché finalmente ho visto un tuo intervento, anche se ti leggevo anche altrove, mi leggo tutto il racconto dall'inizio
 
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Kirk
view post Posted on 29/7/2021, 21:22     +1   +1   -1




Un like fi ben tornato anche se è solo per continuare il racconto... sigh
 
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view post Posted on 29/7/2021, 21:36     +2   +1   -1
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Maestro di Piedi

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Ma quindi è un no quello di Irina??? 😱 Io facevo il tifo...ancora ci spero...🥺

Bentornato Vtx, anche sul tuo ritorno ancora ci spero! ☺️😘
 
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view post Posted on 30/7/2021, 13:08     +1   +1   -1

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Si eri sparito, bentornato
 
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view post Posted on 31/7/2021, 22:21     +1   +1   -1

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"Iniziamo da qui".
Mi indica una bella sedia ginecologica.
Cuscini in pelle bianco panna e tubolari che sostengono le staffe modificati con un bell' anello saldato per poter ancorarci le cavigliere con un moschettone.
Mi fa accomodare e mi immobilizza le gambe. Sono totalmente aperto alle sue voglie.
Le braccia sono distese lungo i fianchi. Le polsiere vengono assicurate ad altri anelli posti sul fianco della sedia. Non si sta male. Poi abbassa la parte finale del cuscino, in modo che anche il mio culetto sia facilmente violabile.
"Comodo?" Mi dice con un sorriso.
"Non potrei stare meglio" ribatto tranquillo.
La situazione mi eccita tanto che in mezzo alle gambe l'alzabandiera è scattato da un pezzo.
"Adesso vediamo di renderti più confortevole". Pausa. "Prima di farti soffrire".
Afferra, da un pratico comodino di truciolato ricoperto di laminato bianco posto a lato della sedia, una bottiglia del più famoso olio per bambini di tutto il mondo e lo apre con un sorriso.
"Questo è il migliore per una bella sega a mani nude".
Ne versa un'abbondante quantità sulla punta del mio pene.
Poi comincia a muovere sapientemente la mano destra.
La sua espressione diventa distante e sognante.
Io mi perdo nella morbidezza del suo viso rilassato.
La sua mano percorre tutta la mia asta, prima stringendola tutta ma aprendosi quando arriva sulla cappella, poi improvvisamente cambia tecnica: si stringe bene sulla punta del glande.
Io sussulto per il godimento. Dopo pochi colpi così sento le pulsazioni tipiche dell'orgasmo.
"No, ferma. Ti prego, non farmi venire subito, voglio supplicarti tanto prima di venire".
Sorride mentre mi afferra e stringe saldamente la base dell'asta impedendomi di venire. Ho dei colpi come se stessi venendo ma la stretta è tale che la sborra non passa.
"Ma certo che supplicherai. Tanto. Sono piuttosto brava in questo."
Sorrido.
Lei mi sorride guardandomi negli occhi in un modo dolcissimo.
Sembra una bambina golosa con un sacchetto di caramelle morbide quando mi guarda e dice:"Sono capace di andare avanti così per ore senza farti venire. Ogni volta le palle saranno più piene e sarà sempre più doloroso. A volte i miei schiavi li porto al punto che non riescono neppure più a venire e si ammoscia. Devono andare a casa, aspettare un paio di ore e poi svuotarsi da soli. Ma con te non sarò così cattiva:tu sei un cliente ed hai espresso dei desideri. Voglio farti fare una sborrata da film hard".
Vede che in zona inguinale mi sono calmato.
Ricomincia un movimento languido.
Poi usa solo pollice ed indice sulla parte iniziale del glande.
All'improvviso cambia ancora tecnica e mi stimola solo con la punta dell'indice appena sotto il glande.
Io sto quasi per venire.
Lei interrompe. Stavolta non sembra necessaria la stretta. Mi lascia lì tranquillo.
"Ancora un pochino, poi ti sistemo delle pinze sui capezzoli e ti faccio il culetto".
"Oh, si, ti prego, portami sempre più al limite".
"Ma certo!"
Stavolta con la sinistra stringe bene l'asta e passa il palmo sulla punta, con movimenti lenti, sinuosi, circolari. Il sorriso è lascivamente sognante, quasi pregustasse il seguito. Si lecca le labbra con voluttà.
Adoro quelle labbra meravigliose. Il pensiero di baciarle e di violarle con la mia lingua mi eccita ancora di più.
Esprimo a voce i miei pensieri, guadagnandomi una serie di schiaffi sul glande che, seppur dolorosi, mi eccitano ancora di più.
Stimola l'uretra con la punta dell'unghia provocandomi una serie di spasmi a metà tra il godimento ed il fastidio.
Stavolta appena sente le pulsazioni, cambia tecnica.
Prende una sottile canna di bambù e mi rifila dei violenti colpi sulla punta. Sussulto per il dolore.
Purtroppo la situazione, non so perché ma mi eccita ancora di più e rischio di scappare.
"Guarda che se vieni, facciamo un orgasmo rovinato e poi ti punisco ancora peggio".
"No, ti prego," mugolo,"no, no,no, ti prego, bloccami. Non voglio un orgasmo rovinato. Ti prego. Voglio soffrire ancora per te".
Stringe fermamente ancora una volta la base del pene. Ancora una volta il mio orgasmo viene strozzato.
Sorride, dolcemente perfida. Lo so l'ho già detto ma che ci posso fare, quello è il suo sorriso standard in certe situazioni.
Quello ed passarsi la lingua in modo voluttuosamente osceno sulle labbra, percorrendo il labbro superiore dall'angolo sinistro al destro, con quel roseo triangolino a punta.
"Anch'io voglio che tu soffra per me".
"Stai qui, non ti muovere".
La sua espressione maliziosa non promette nulla di buono.
"Non me ne andrei neppure se fossi libero", ribatto, ormai perso in lei.
Annuisce seria.
Sparisce. Va verso il bagno . Sento scorrere l'acqua.
Torna con una sacca per clisteri da due litri colma di, quello che scoprirò, è un tiepido liquido.
"Adoro i clisteri. Mi piace praticarli. A volte me ne faccio qualcuno da sola. E poi è meglio per lo strapon. Non sarebbe necessario, ma se poi ho voglia di farti fisting, siamo già pronti e non devo fare in seguito."
Appende la sacca. Poi mi mostra una sonda da cinquanta centimetri.
"Prima però rendiamo il tutto più interessante".
Prende delle pinze d'acciaio per capezzoli. Sono di quelle legate con una catenella e dotate di una vite per regolare l'intensità della stretta.
Me le applica velocemente, incurante delle mie urla, anzi, sembra goderne.
Stringe le viti fino a che capisce che stanno facendomi molto male.
Scuote le spalle.
"Così meglio".
Le scappa l'occhio in mezzo alle gambe dove c'è il festival di Durazzo.
"E poi vedo che ti piace".
Lubrifica la punta della sonda.
La introduce.
Con la sinistra mi masturba leggermente mentre con la destra spinge la sonda all'interno del mio intestino. La sua destra esegue l'opera di introduzione in modo leggero, sicuro ma deciso.
Quando è tutta dentro, apre il rubinetto.
Sento il liquido tiepido fluire.
"Tranquillo, niente di cattivo, solo acqua con un goccio di camomilla e di olio d'oliva. Ma adesso aiutiamo un po' il liquido ad entrare respirando eh?".
E così dicendo si mette a giocare con la catenella delle pinze, tirandola e facendola oscillare. Le mie urla di dolore ed i respiri che prendo in effetti favoriscono l'entrata del liquido.
A due terzi sento la pancia gonfia e dolorante.
"È necessario? A me fa male"
"Due litri sono il minimo che faccio. Se sono particolarmente cattiva ne faccio anche quattro, poi metto un plug gonfiabile per chiudere e faccio aspettare legato un quarto d'ora."
Mi guarda interrogativa.
"Vuoi provare?"
Scuoto la testa.
"Allora zitto. E goditi il momento".
Detto questo ricomincia a tirare la catenella ed a farla oscillare per mettermi intensione dolorosamente i capezzoli mentre con l'altra mano mi fa una masturbata da manuale.
Anche questa volta arrivo quasi al culmine dell'orgasmo, ma lei si ferma molto prima del limite. Non spinge più di tanto.
Nel frattempo la sacca è sgonfia ed io avverto un pressante desiderio di andare in bagno.
Lo comunico alla mia padrona.
Lei estrae con calma la sonda.
Mi aspetto che mi liberi.
Invece tira fuori dal cassettino del comodino il famoso plug gonfiabile.
"No, ti prego no, non resisto, ti prego".
"Si che resisti.Devi".
La guardo supplicante.
Se fosse una telepates il suo cervello sarebbe saturato dai miei pensieri che manifestano l'urgenza di dare sfogo alla pressione idrica dell'intestino.
Ma lei non lo è.
Sfila la sonda ed infila il plug.
Lo gonfia fino ad essere sicura che faccia tenuta. A me fa male. Entrambe le cose: il plug ed il liquido nella pancia.
"Mi fa male" le dico con un filo di voce.
"Lo so. Adesso ti libero e poi andiamo in bagno".
Con calma mi libera le braccia e le gambe.
Faccio per alzarmi.
Mi guarda con uno sguardo da monella cattiva.
"E queste? Le vuoi tenere? Non ti fanno male?"
Me lo dice attorcigliando la catenella attorno all'indice della mano destra.
"In effetti ho i capezzoli in fiamme, non potresti togliermele?"
"Se fossi un mio schiavo no. Ma io obbedisco sempre ai desideri dei miei clienti".
E sorridendo dà uno strappo secco.

Nell'Artico un ad un Inuit si accappona la pelle ed alza la testa per capire cosa sia quell' acuto guaito che ha sentito, domandandosi da quale animale provenga e cosa gli sia successo di grave per emettere qualcosa di simile.

Io smetto di sudare e di vedere le stelle. Se non fosse stato per il plug e per la mano ferma di Irina che lo ha tenuto in posizione avrei rilasciato tutto, lordando ogni cosa nel raggio di un chilometro.

Penso una marea di bestemmie talmente articolate che al confronto il vincitore dello scorso anno all'annuale concorso toscano per il turpiloquio più arzigogolato sarebbe sembrato uno scarso principiante.
Lei mi guarda con aria innocente facendo roteare in aria le pinzette.

Si capisce che se l'è goduta come un riccio. Mi sorride mostrando i denti candidi e perfetti.
Non penso che abbia bisogno che traduca in parole i miei pensieri per comprenderli.
"Andiamo a svuotarci o preferisci aspettare ancora un po' ?" mi dice con un candore tale che se non la conoscesse penserei che fosse stato un errore.
Grugnisco nello sforzo di alzarmi mentre lei mi tira per il guinzaglio.
Appena in piedi mi passa il palmo della mano suo capezzoli doloranti, peggiorando la situazione.
"Adesso facciamo un massaggino che passa tutto".
Io tremo. Guardo i capezzoli abrasi e sanguinanti.
Ancora tremante la seguo, sempre tirato, in bagno.
Mi toglie il plug. Non faccio in tempo a sedermi che un fiotto non proprio profumato di rose esce dal mio posteriore.
Lei cerca di aumentare il mio imbarazzo stando sulla porta e commentando con delle smorfie di disgusto le mie emissioni.
Le va male. Noi telepates non ci imbarazziamo per così poco.
Poi sparisce. Torna con una pomata.
La spalma sui capezzoli, che quasi immediatamente smettono di far male ed iniziano a guarire.
"Così tornano come nuovi e sono pronti per dopo."
Ah, ecco. Ed io che pensavo fossero cure amorevoli.
All'improvviso, dopo che il fastidio principale, ovverosia la pancia piena di liquido ed i capezzoli doloranti, mi sovviene, stando appoggiato sulle chiappe, che io avrei anche un altro problemino.
"Ne potrei avere anche per le striature che ho sul sedere? Ricordi che avevi promesso..."
"Ho detto a fine sessione. Siamo a fine sessione?"
Schiacciato dal peso di cotanta inoppugnabile logica chino il capo.
Tra una scarica e l'altra la guardo, bellissima, appoggiata con noncuranza allo stipite, conscia ma fintamente ignara della sua bellezza. Le lunghe gambe bianche, impreziosite da quei meravigliosi sandali con tacco a spillo, spuntano da una minigonna nera a metà coscia. Il corsetto nero, che presenta i seni come due pesche mature ed evidenzia il vitino da vespa. Le braccia, bianche, lunghe, toniche ma sottili, femminili. Le mani morbide, nervose, con dita lunghe ed unghie rosse. Il viso, da angelo perverso, senza imperfezioni.
I capelli castano chiaro, lisci e lunghi, pettinati all'Ucraina, con quella strana frangetta davanti. Gli occhi da cerbiatta, ma azzurri, verdi, grigi. Si, i suoi occhi cambiano colore a seconda se dell'umore e del tempo, come ormai so bene. In quel momento sono azzurri. Le labbra con quel rossetto della giusta tonalità di "rosso saltami addosso e ricoprimi di baci", anche se so che è una pellicola di plastica e non è cremoso e morbido, ma gommoso e con attrito. E quell'espressione da ragazza finta ingenua ma vera perversa.
Bellissima ed intelligente: il tipo di donna più pericoloso che ci sia.
Eppure io ne sono innamorato perso.
"Ti amo" sussurro, involontariamente, riassumendo in due sole parole l'intrecciarsi dei miei pensieri.
Sussulta, come colpita da un urlo.
Mi guarda, scuotendo leggermente la testa, che tiene bassa, verso il seno. Giurerei di aver visto un sorriso, ma non ne sono sicuro.
Ah, come ti vorrei telepates, per capire cosa provi sul serio.
Alza la testa. Poi mi guarda e sorride: " Prenditi tutto il tempo che ti serve, non che poi sei di là con lo strapon nel culo e mi dici che ti scappa ancora. Preferisci che ti lego così non ti tocchi e poi quando hai finito ti lavo io o resisti e poi ti fai la doccia da solo?"
"Che ti leghi" la correggo in automatico.
"Ma perché hai esperienza di gente lasciata sola in bagno che si masturba? Con te di la?"
Scuote le spalle, leggera.
"Un paio di volte si. Inutile dire che ho poi punito severamente. Pensavano di venire e non soffrire per il mio T&D. Ma io mi accorgo se tu svuoti le palle".
"Non vuoi stare qui con me a controllare? In fondo è difficile resistere", le dico con un sorriso.
Sorride a sua volta.
"Allora ti lego e mi chiami quando hai finito".
"No, prometto che non mi tocco. È tutto tuo. A me piace essere nelle tue mani e venire quando lo vuoi tu."
Sorride. Si gira. Mi lascia solo, perso nei miei pensieri e nelle mie liquide scariche.
Un po' mi pento: se mi fossi fatto legare, poi mi avrebbe pulito lei.
Non posso fare a meno di pensare a quanto sia stato fortunato.
Quando sono ragionevolmente sicuro di aver terminato, mi pulisco accuratamente e mi faccio un bel bidet.
Poi sono pronto a rivarcar la soglia del mio paradiso, ossia ad uscire dal bagno e ritornare al dungeon.
Solo il pensiero di lei mi provoca un erezione terribile.
Per curiosità guardo e mi tasto i testicoli. Sono abbastanza duretti e doloranti. Si vede che sono gonfi di spermatozoi in attesa di essere sparato fuori per iniziare il loro viaggio.
In effetti la tentazione di dare un colpo di mano ci sarebbe.
Ma resisto. Non perché sia un bravo schiavo che esegue gli ordini della sua padrona. Semplicemente perché ho pagato e desidero che sia lei a faticare. Questo almeno è quello che mi racconto.
Faccio un bel respiro e novello Cesare varco il mio Rubicone, determinato non a vincere ma ad arrendermi tra le meravigliose quanto dolcemente crudeli mani di Irina.

Edited by Vtx - 1/8/2021, 09:04
 
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view post Posted on 20/8/2021, 18:11     +4   +1   -1

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Mi aspetta in piedi, accanto alla famosa sedia ginecologica, battendo leggermente il piede, come se fosse spazientita.
La parte finale della seduta è stata di nuovo alzata, per permettermi di sedermi più facilmente.
Poi noto anche che ha indossato una cintura con un nottolino di legno chiaro con delle scanalature a spirale, proprio dove si trova la vulva.
Le chiedo, mentalmente, a che serva.
Poi ricordo e chiedo a voce.
"Porta strapon. Ne monto sopra di diverse misure senza star lì a cambiare cintura ogni volta. Inoltre i cazzi finti che si avvitano sull'affare qui davanti possono essere anche usati a mano" .
Con il braccio mi fa l'universale gesto del "prego si accomodi".

In men che non si dica mi ritrovo legato come prima, con le gambe bene aperte e bloccate.
Le braccia sono ancorate ai lati della sedia.
Di nuovo abbassa la parte terminale della seduta, cosa che le permette di aver pieno e facile accesso alla mia porta posteriore.

"Vedo che tra le gambe siamo già quasi in tiro. Adesso lo portiamo al punto giusto".
Mi massaggia leggermente i testicoli, prendendoli nel palmo della mano, chiudendo leggermente e poi facendo scorrere le dita con tocco lieve.
"Uh, senti come sono pieni. Belli duri e carichi proprio come piacciono a me. Vedrai che tra poco lo saranno ancora di più. Ti fanno un po' male?"
"Un po' si, lievemente"
"Vedrai dopo. Facciamo un orgasmo rovinato per svuotarli un po'? "
Sarei quasi tentato di dirle di si, ma poi mi ricordo della sua promessa.
Scuoto la testa.
"No, vorrei il trattamento completo, supplicarti tanto per venire e finale con sborrata da film porno".
Sorride divertita con espressione golosa.
"Poi non ti lamentare, eh!"
Nel frattempo con il suo massaggio non solo le palle si sono indurite, ma anche l'asta ha raggiunto una certa erezione.
"Quasi perfetta" mi dice accarezzandola con la mano. Poi si concentra sulla cappella, pizzicandola leggermente con le lunghe unghie rosse.
Io vengo percorso da fremiti.
Si mette di fianco a me, sempre tenendolo per mano.
Si china e mi sussurra con tono di voce roca:"Adesso ci divertiamo".
Sento il suo respiro lieve e caldo nel mio orecchio.
Lei si scosta, atteggia il viso in un espressione seria e severa, afferra e stringe saldamente l'asta turgida con la sinistra.
Con un frustino apparso come per magia nella sua mano destra, prima che capisca cosa sta succedendo, mi tira un colpo violento e deciso sulla cappella rosea.
Il dolore mi fa sobbalzare sulla sedia, le catene si tendono con un allegro tintinnio di contrasto al mio urlo.
"Se vieni prima senza il mio permesso, ti rifilo dieci colpi così. Te lo faccio diventare duro ogni volta che si ammoscia fino a che non raggiungiamo il numero. Non avrò alcuna pietà. Una punizione è una punizione, come tu hai capito ormai".
Se fosse una telepates sadica l'esplosione del mio dolore l'avrebbe fatta godere.
Ma mi sa che anche così, l'effetto del colpo le ha fatto piacere.
Rinuncio a correggerle l'italiano, visto che devo ancora riavermi e fatico a parlare.
"Però non ti è dispiaciuto più di tanto, pensavo calasse di più.Ti piace vero essere colpito lì".
"No, mi piace essere nelle tue mani e sapere che puoi farlo. Ma ti prego, Irina, non così forte."

Molla l'asta, che rimane bella ritta e mi colpisce leggermente ma decisa cappella, asta e, purtroppo, testicoli.
Quando arriva lì mi fa male,anche se il colpo è leggero.
"Li no, ti prego, mi fai male".
Scuote le spalle, li afferra con la mano sinistra e li torce, ma molto leggermente. Poi alza la mano destra come se volesse lasciar partire un feroce colpo. Io tremo e cerco, istintivamente, ma inutilmente, di allontanarmi.
Ride.
"Non ti preoccupare, lì basta. Sono troppo pieni. E poi non ti piace, me ne sono accorta".
Lascia le palle per prendere, ancora una volta, saldamente, l'asta.
Alza la frusta.
Mi guarda.
Espressione seria e severa.
"Ma tu non venire, d'accordo? Se stai per venire e senti che non ce la fai mi avvisi prima. Parlare e non pensare, d'accordo? Non fare il furbo, o sai cosa ti aspetta. E niente sconti".
Io le sorrido.
"Niente sconti."
Indico con un gesto del mento in direzione delle mie parti intime.
"Ma mi devi dare una mano tu".
Rido di gusto per la battuta un po' scontata.
È buffa mentre tenta di rimanere severa non ce la fa: le si gonfiano le gote, cerca di trattenersi ma poi, inesorabilmente, si unisce a me.
È bellissima quando ride.
"Sei bellissima quando ridi. Se non fossi legato, ti avrei già baciato mentre lo fai".
Si ricompone.
"Allora è un bene che tu sei legato e non puoi."
Posa il frustino.
"Adesso basta scherzare. Inizio a farti il culetto sul serio."
Sogghigna, ma elegantemente, gentilmente, come solo lei, con la sua classe e bellezza sa fare.
Con un gesto lento e teatrale si infila un guanto in nitrile, nero. Sempre di fronte a me, da un bottiglione formato famiglia di lubrificante, preleva due dosi premendo l'apposito dosatore.
Lo sparge bene sulla punta delle dita dei guanti, sfregandole tra loro.
Poi, sento il suo indice sul mio sfintere.
Preme per un attimo ed è subito dentro.
Velocemente lo spinge a fondo e lo toglie per tre o quattro volte, poi, sempre senza pensarci un attimo, ci infila anche il medio.
"Non mi sembri proprio vergine qui".
A me l'anale ha sempre dato un po' di fastidio, sia farlo che riceverlo.
Una telepates pro avrebbe percepito il mio non essere confortevole ed avrebbe fatto tre cose: interrompere la digitazione e provare, dopo avermi proiettato le sue intenzioni, ad usare un piccolo strapon, andare avanti a stimolare la prostata con l'indice, smettere.
In genere le pro telepates quando sentono il mio essere a disagio, interrompono. Poche avevano provato gli altri due metodi.
Irina, invece, ignara di ciò ma fidandosi delle sue dita prosegue, con più cautela, a stimolarmi l'ano con tre dita e la base delle palle con il pollice.
La mano sinistra invece passa dallo stimolarmi l'asta e la cappella, anche con grattini fatti con le unghie, allo strizzarmi i capezzoli.
Ma sta bene attenta a non portarmi troppo al limite.
Ad un certo punto si ferma.
Mi scruta, indagatrice, con gli occhi azzurri ghiaccio messi ancora più in risalto dal trucco.
"Non ti sta piacendo. Stai pensando ma non parli".
Fa un sospiro esasperato e grande quanto una casa.
Provo a negare, a spiegarle del lieve fastidio che mi dà l'anale. Ma le dico che se le piace,nessuno le impedisce di andare avanti.
"Ma come hai fatto ad accorgertene?"
"Non è che bisogna essere telepates. Non è bello rigido come prima!"
Distrattamente ravana ancora nel mio buchino con le dita, pensierosa. Poi estrae le dita, prende il famoso fallo finto da avvitare sul nottolino della cintura. Non è di silicone o di finta pelle umana. È nero. Sembra molto duro.
Le chiedo di cosa sia fatto.
"Ebano. Prodotto artigianale.
All'inizio non ero convinta, poi l'ho provato su me stessa. Rende di più la sensazione di essere penetrato da un corpo duro ed estraneo che non ha pietà rispetto ad un molle cazzo finto. Un bel cazzone di un negro che ti sfonda per bene".
Vorrei correggerla, non vorrei che qualcuno pensasse che si sia razzisti, ma sono troppo preso a vedere come l'aggeggio si avvita sul nottolino in legno. Adesso capisco le spirali!
Me lo piazza vicino alla mano legata.
"Toccalo.Accarezzalo.Senti come è liscio e perfetto? Senti la sua durezza? Tra breve l'apprezzerai per bene".
In effetti è duro e liscio, ma non freddo. Ha quel calore che solo il legno ti da. Immaginavo che ballasse invece rimango stupito dall'assenza di gioco tra il filetto del nottolino e quello interno. Inoltre le lunghezze sono state perfettamente calibrate perché stesse esattamente diritto. È scolpito e levigato a forma di fallo scappellato.
Mi guarda. Poi ci infila sopra un preservativo e ci sparge abbondante lubrificante.
Con la sinistra mi massaggia ancora l'asta che nel frattempo è diventata meno rigida, per non dire semirigida. Anzi, per la precisione, più sul semimolle.
"Paura, eh?" Dice indicando con il mento la mia quasi non più erezione.
Se fosse telepates percepirebbe un ventaglio di emozioni...ma sono convinto che se ne renda conto lo stesso.
"Com'è che dice uno sui forum? Bando alle ciance, adesso ti sfondo" e così dicendo appoggia la dura punta sul mio sfintere.
Mi guarda.
Io un po' tremo.
Sorride, ma non sadicamente. Ha un sorriso dolce.
"Se fa male, parla che smetto e facciamo altro".
Annuisco.
Poi diventa seria.
E spinge.
 
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67 replies since 24/10/2020, 09:57   17953 views
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