Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

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Vtx
view post Posted on 18/10/2021, 23:08 by: Vtx     +3   +1   -1

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Scende dalle mie gambe con un elegante volteggio, mi strattona per la mano destra, costringendomi ad alzarmi e mi conduce in salotto, verso un basso tavolino in legno scuro.

Mi slaccia i pantaloni ed infila, con disinvoltura, la mano nelle mutande.
"Senti come già bello pronto lui".
"Merito tuo".
"Lo so che muori dalla voglia di infilarlo tra il mio piede e la scarpa".
La guardo confuso. Che sia telepates e non me l'abbia mai confessato?
Mi sento colto un po' in castagna.
"Come lo sai?" articolo a malapena con voce roca, come avessi una raspa tra le tonsille.
Scoppia a ridere di gusto:"Non sono telepates ma gli uomini ed i loro desideri, specie quelli dei pervertiti come te, li conosco benissimo."
Poi diventa seria, abbassa la voce, mi strizza ferocemente i capezzoli e prosegue:"Perché tu sei un pervertito, vero? Un lurido pervertito che gode solo venendo sulle scarpe delle donne."
Subito proietto che no, io godo in tutte le salse con una donna che mi piace, anche se è vero che che la vorrei dominante in camera da letto.
Mi dimentico di parlare, ma scuoto la testa in segno di diniego.
Esprimo a voce bassa il concetto pensato.
"Spogliati e mettiti a quattro zampe, svelto". Il tono è severo. Ed io eseguo.
Si siede sulla mia schiena, con il viso e le mani rivolte verso il mio posteriore.
Temo di capire cosa accadrà.
Infatti partono una serie di schiaffi sul mio povero sedere. Non sono forti ma fanno male.
Protesto:"Ma io ho parlato".
"Primo hai parlato in ritardo. Secondo non mi hai detto che ti sarebbe piaciuto infilare tuo cazzo tra piede e mules".
"Ahia! Beh, non è che quando ti vedo con i tacchi a spillo ti dico che mi piacerebbe sentirli sui capezzoli. Te l'avrei detto dopo. Non è che quando ti ho visto vestita così quello è stato il mio primo pensiero."
Si ferma.
"Ah no? E quale è stato il tuo primo pensiero?"
"Che trovavo strano che tu indossassi quel tipo di scarpa. Che non la pensavo comoda. Ti avrei immaginato con ballerine o piedi nudi od infradito. Ma che apprezzavo molto perché...beh, è vero quello che hai detto: mi piacerebbe infilarcelo dentro."
"Mi piace che sei preoccupato della mia comodità. Ma sempre un pervertito rimani."
La sento sorridere, però.
Scende dalla mia schiena, prende una rivista femminile dal portariviste in stoffa e la poggia sul tavolino, vicino all'angolo.
Nota il mio sguardo interrogativo.
"Non voglio segnare il tavolo con i tacchi. E non voglio portarti nel dungeon giù da basso. Non ti piace la copertina del giornale?"
"Nulla in contrario, solo che non capivo. E perché non andiamo nel dungeon?"
"Perché no. Ti voglio qui. Non ti preoccupare che lo vedrai spesso il dungeon."

In quel momento continuavo a non capire, adesso mi sono autoattribuito il titolo di "pirla" per non aver compreso l'ovvio: che lei avesse già deciso del mio futuro.

In piedi di fianco al tavolo alza la gamba e poggia la scarpa sulla rivista.
Crea lo spazio tra piede e soletta spingendo sulla punta del piede.
Mi guida dietro di lei ordinandomi di mettere il cazzo sotto il tallone.
Eseguo. Lei attira la mia testa contro il suo perfetto culetto:peccato che non indossi una gonna senza mutandine.
Poi mi schiaccia con decisione il birillo tra il tallone e soletta.
Preme e rilascia più volte, ogni volta esercitando una pressione maggiore.
A volte, mentre è schiacciato, muove anche il piede a destra e sinistra.
Io mugolo, in parte di dolore, in parte di piacere, eccitandomi sempre di più.
Non perdo l'erezione, anzi!
"Ti piace?"
"Si, Irina".
"Vuoi venire tra piede e scarpa e poi leccare?"
"No."
"No? Cosa vuoi allora?"
La sento sorridere mentre mi fa questa domanda.
"Lo sai cosa vorrei."
"No, non lo so. Non sono una cazzo di telepates. Dimmelo tu cosa vuoi".
Deglutisco un paio di volte a vuoto.
Già, se fosse telepates avrebbe già visto cosa voglio. Ma d'altro canto , se lo fosse stata, non sarebbe arrivata a quel punto.
Sospiro a mo' di mantice da organo.
"Dopo la sessione io avrei voluto solo diventare tuo cliente fidelizzato. Poi c'è stata la cena".
Schiaccia ancora più forte il fratellino tra piede e soletta. E per non risparmiarmi nulla, mi stritola il capezzolo destro con la punta delle dita.
"E dopo la cena? Vorresti diventare cliente abituale della mia attività di cuoca?"
Abbasso leggermente la testa. Poi sussurro, appena appena.
"No. Sono stato bene con te a cena. Meglio che in sessione. No, non che non sia stato bene in sessione. È che... io vorrei tante cene con te. E tanti pranzi. E tante colazioni."
Sento una specie di mezzo sbuffo che non so se è un mezzo sorriso od una mezza esasperazione.
"Solito puttaniere che si innamora della prodomme...se ti fossi piaciuta davvero, mi avresti chiamata almeno per un caffè dopo che abbiamo chiuso con il lavoro".
E che ne sapevo io che avevo avuto in casa il sogno perfetto della mia vita e non sono riuscito a capirlo?
Cerco di tradurre in parole il concetto.
Mi dà una strizzata terribile al capezzolo.
"Ah, quindi a te piaccio adesso perché hai scoperto che sono una mistress. Quindi ho ragione io: solito puttaniere che si innamora della prodomme. E sei anche stupido: se non fossi una brava persona, ne approfitto per spennarti come un pollo".
"Ne approfitterei," la correggo.
Tace.
Io proseguo:"Non sono il solito puttaniere che si innamora della prodomme brava.
Non sai quante volte ti ho pensata, ma come facevo? Se anche ti avessi chiesto di uscire con me e ci fossimo frequentati, non avrei mai avuto il coraggio di rivelarti certe cose. Se solo avessi capito che avevo il mio sogno in casa, mi ci sarei buttato subito, fin dalla prima volta che ti ho visto."
Faccio una pausa,scuoto la testa ed abbasso la voce, vergognandomi:"No,non è vero. Non mi sarei buttato. Non con una strafiga come te. Non avrei mai pensato che tu potessi essere interessata a me e quindi sarei stato zitto. Ho trovato il coraggio di chiamarti solo quando ho visto l'annuncio ed ho pensato che come cliente sarei potuto andare bene. Non mi avresti detto di no. E comunque un no da cliente non mi avrebbe fatto male come...
Anche adesso hai ragione, ho sbagliato a dirti certe cose, anche se tu mi hai detto che devo esprimere quello che penso a parole e mi hai punito quando non l'ho fatto. Se fossi stata telepates le avresti percepite lo stesso, ma sarebbe stato diverso. Non lo sei e ti ho messo in una posizione scomoda: ed adesso non sai cosa fare. Una pro seria taglierebbe subito i ponti con un cliente che sa innamorato di lei: creano solo problemi. Almeno, così ho letto nei forum. Se deciderai di allontanarmi, non ti biasimo, lo accetterò e non mi vedrai mai più."
"Saresti capace di essere solo mio cliente?"
Un turbinio di pensieri dubbiosi si proiettano dalla mia mente, ma lei non li sente. Ho un unica certezza: dirle la verità, come sempre.
"Se pensi che possa crearti problemi o farti scenate di gelosia, no. Non farei mai nulla che possa infastidirti o farti del male".
Libera la mia intimità dalla mule e si gira verso di me.
Mi tira per i capezzoli:"Alzati".
Anche da in piedi mi sovrasta.
Mi guarda dritto negli occhi, quasi a scrutare nella mia anima.
Sussurra:"Non ti ho chiesto quello. Ti ho chiesto se c'è la faresti ad essere solo mio cliente".
"Non lo so" mi esce con un sospiro sussurrato, talmente fievole che mi sembra lei si avvicini per captarlo.
"Non lo sai?"
"Non lo so. Adesso penso che sia meglio vederti come cliente che non vederti affatto. Poi chissà se reggerei davvero o se preferirei non venire più perché soffrirei troppo. Non lo so."
Si morde il labbro con una smorfia.
Il polimero di plastica che imita il rossetto emette una specie di lieve stridio, quasi uno scricchiolio.
Mi guarda.
"Tu non riusciresti a soddisfare tutte le mie voglie. Tu non sei uno schiavo. A te non posso e non voglio fare certe cose perché le accetterai solo perché ti piaccio e non perché ti piacciono. Ed io non godrei, alla lunga smetterei di fartele e poi sarei insoddisfatta.
Se fossi il mio uomo, ti va che io vada avanti a fare la prodomme?"
Rinuncio a correggere l'italiano: il cervello è sovraccarico dalle emozioni e dalle sensazioni mentre mi immagino scenari futuri.
Tiro un altro sospiro formato gigante ed allargo le braccia. Sembra una fotocopia della scena precedente.
Ancora una volta il non lo so mi esce a fiato.
"E pensare che nella vita sembri una persona sicura!" sbotta. Mi sembra esasperata. O forse delusa. Che fregatura non essere bravi come i sapiens a leggere le emozioni. Anche se sbagliano anche loro.
"Cazzo, non sai un cazzo. Cosa devo fare io? Anche se sono mistress non voglio decidere per te. Sai quale sarebbe la miglior soluzione per tutti e due?"
"Si" sussurro, sapendo dove si andrà a parare.
"Finalmente una cosa la sai. Quale? La dico io o dici tu?"
Abbasso il capo per la tristezza, ma soprattutto per evitarle lo spettacolo dei miei lucciconi agli occhi, di cui ho vergogna. Non so perché, dato che i telepates non nascondono le emozioni e se lei lo fosse, le avrebbe avute proiettate nel suo cervello. Forse un istinto ereditato da mio padre: ad un sapiens di genere maschile non è concesso piangere per amore. Percorro, senza vederle, quelle lunghe gambe e fisso, inconsciamente, la punta di quei piedi meravigliosi.
"Mi rivesto, me ne vado e mi dimentico di te".
Una stilla sfugge e casca sul collo del suo piede.
Adesso, come se non bastasse arrossisco anche. Od almeno lo credo, dato che sento un calore soffuso alle gote.
Due morbide dita mi accarezzano la guancia. La percorrono prima dalla mandibola all'orecchio. Poi ridiscendono. Si fermano sotto il mento.
Mi costringono ad alzare il capo.
Ho la vista offuscata.
"Si, quella è la cosa migliore".
 
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