Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

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Vtx
view post Posted on 25/9/2021, 20:08 by: Vtx     +1   +1   -1

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Mi precede al piano superiore, dove si trova la parte dedicata alla sua abitazione.
Io la seguo con gli occhi incollati al suo posteriore.
Le mules tacco 10 non mi sembrano molto comode, io avrei immaginato che indossasse delle ballerine oppure normali ciabatte. Ma anche piedi nudi.
Intendiamoci, le apprezzo. Ci mancherebbe altro.
Ho sempre avuto un debole per quel tipo di calzature. Mi eccita l'idea di infilare il pene tra il piede e la soletta, cosa molto più agevole da fare che non con una décolleté o con un sandalo e farmelo schiacciare.

"Cosa preferisci? Vuoi del borsh all'ucraina che avanzato da ieri sera o preferisci cucinarmi qualcosa tu?"
"Il borsh va benissimo" dico con un filo di voce.
Mi piace moltissimo il suo borsh. Non che abbia mai capito la differenza tra il borsh all'ucraina e quello russo. Anche perché ho sempre mangiato il suo e basta.
Ma questa sera vi era una novità: avrei assistito ad una scena cui mai avrei pensato.
Mentre scalda la pentola sulla piastra ad induzione, prende da un cassetto un coltello da cucina nella mano destra ed una cote circolare nella sinistra.
Poi, con rara maestria si mette ad affilare il coltello sulla cote a mezz'aria.
Avete presente i macellai di tanto tempo fa? Ecco.
Da un lato mi fa un po' impressione.
Se ne accorge.
"Beh? Tu non affili il coltello prima di affettare?"
"Beh, no. Uso quelli in ceramica. Ma non avevo mai visto una donna affilare così un coltello."
"A me piacciono quelli in acciaio giapponese. Sono eredità di famiglia".
Sistema un tagliere di legno un po' consunto dall'uso sulla tavola.
Prende due fette quadrate di pane nero, di segale e le mette a scaldare in un tostapane. Nel frattempo affetta sottilmente uno spicchio d'aglio dopo averlo privato della camicia.
Poi apre il frigorifero e ne estrae un blocco di salo, il lardo ucraino.
Toglie, con maestria, una piccola parte di cotenna e taglia otto fette alte circa due millimetri.
Esce un attimo sul balcone e prende un peperoncino piccante da una pianta in vaso. Prende anche un ciuffetto di prezzemolo. Li monda e taglia il peperoncino a fette circolari spesse circa cinque millimetri.
Uno scatto avverte che il tostapane ha compiuto il suo dovere e le fette saltano fuori con un allegro schiocco metallico.
Con un movimento fluido le ghermisce, non dico al volo, ma quasi e le deposita sul tagliere dove un taglio in diagonale le trasforma in quattro triangoli, su cui,lesta, adagia le fette di salo e le guarnisce con qualche fettina di aglio, peperoncino e ciuffetti di prezzemolo.
Nel frattempo il borsh è giunto a bollore.
La osservo rapito mentre prepara due posti tavola, due piatti da pizza su cui deposita, per ogni piatto, una scodella in coccio e le due fette con il salo preparate in precedenza.
Dal frigorifero estrae anche una ciotolina con dentro la smetana.
"Passami il coccio."
Sembra quasi che lo dica con accento toscano.
Eseguo.
Lei tuffa il mestolo nella pentola ed è proprio il caso di dirlo, mi scodella una generosa porzione di borsh.
Ritiro il coccio pieno e bollente e le passo l'altro, che fa la stessa fine.
Mentre deposito quanto ho in mano sul suo piatto da pizza, lei estrae dal freezer quattro bicchierini gelati e due bottiglie anonime.
Senza chiedermi nulla, piazza due bicchierini davanti a ciascun piatto e versa in uno un liquido quasi lattiginoso, nell'altro un liquido trasparente ma color ambra.
"Vodka casalinga al rafano ed al pino mugo. Ottima con il salo ed il borsh." mi spiega, riempiendo i bicchierini fino all'orlo.
Proietto che sono in difficoltà: devo mangiare i crostini con il salo assieme al borsh oppure dopo, oppure prima oppure...
Poi il sedere mi ricorda che...beh, devo parlare.
Esplicito la richiesta. Si mette a ridere.
"Io di solito mangio un crostino così com'è, l'altro invece...beh, butto aglio e peperoncino nel borsh e poi mi gusto il salo sul crostino. Il prezzemolo serve solo perché sembra che quando mangi l'aglio profumi l'alito. Di solito, se son sola, non lo metto."
Lei mette in pratica quello che mi ha detto. Faccio come lei.
Non appena addento il primo triangolo di pane di segale con il lardo...beh, entro in paradiso. Si sposa benissimo con l'aglio a fettine ed il peperoncino.
Spazzolato il primo, mangio il secondo, dove il gusto del salume si sente di più rispetto al primo ed il suo grasso toglie il residuo di piccante lasciato dal crostino precedente.
Lei prende, con due dita, in un gesto delicato ed elegante, il bicchierino con la lattiginosa vodka al rafano e lo butta giù a fiato.
Il rossetto polimerico è sempre perfetto sulle sue labbra, con quell'effetto lucido e cremoso. Se fosse stato un rossetto classico avrebbe lasciato la firma sul bicchiere.
Cosa che, per quanto strano, trovo molto eccitante.
Il culetto che brucia ancora mi consiglia di farla partecipe dei miei pensieri.
Sorride e scuote leggermente le spalle:"Scenograficamente questo qui è bello ed è anche comodo".
Decido di non imitarla nella trincata. Preferisco sorseggiare la vodka gelata.

"Vuoi?"
Ha tuffato il cucchiaio nella ciotola di smetana e ne ha estratto una porzione generosa ed ora lo fa stazionare sulla mia scodella di borsh.
Scuoto la testa in segno di assenso.
Deposita una cucchiaiata di panna acida nella mia scodella.
Poi fa lo stesso nella sua.
Ci guardiamo negli occhi, i suoi che ridono, i miei gioiosi e poi andiamo, voracemente, all'assalto della calda zuppa.
Ottima.
Nessuno dei due parla mentre mangia.
Io proietto emozioni, lei no. Ma in questa circostanza, ci capiamo benissimo: ci dividiamo un desco semplice e povero, ma ricco di sapori, calore e sentimenti.
La sensazione è quella di essere una coppia affiatata.
Arrivati al fondo, ancora una volta arriva la differenza: lei beve in un sorso il bicchierino di vodka al pino mugo, io me la prendo con più calma.
Ci sorprendiamo a sorriderci l'uno all'altra, felici.
"Prepari tu il caffè?"
Mi piazza in mano una vecchia moka consunta, un barattolo di caffè ed un cucchiaino.
Lei intanto sparecchia e dispone due tazzine in fine porcellana bianca. Una volta si sarebbe detto di quelle del servizio buono. Ma ho l'impressione che siano di uso quotidiano.
La guardo e le sorrido, mentre aspettiamo il caffè.
Lei sembra che abbia voglia di parlare. Ma tace. Non è quel silenzio opprimente tra estranei, ma quello che si ha in una coppia dove, si sarebbe detto, prima dei telepates, ognuno conosce i pensieri dell'altro.
Un silenzio complice.
Il gorgoglio della macchinetta rompe l'incantesimo.
Mentre gustiamo il caffè che si apre e mi racconta, spontaneamente, un po' della sua vita.
Io le racconto un po' della mia e le confesso che l'incontro con lei è stato quello che ho desiderato per tutta la vita.
Sorride.
"Incontro? Non sessione?" e mi guarda con il mento appoggiato languido su una mano.
Non dico nulla.
Ormai è sera inoltrata.
Prende le tazzine e le lava. Non posso fare a meno di notare le sue lunghe gambe, evidenziate dai jeans stretti e dalle mules con tacco a spillo.
Mentre ripone le tazzine nella credenza, pur non essendo necessario, fa finta di alzarsi sulle punte, creando un paio di centimetri di spazio fra la pianta del piede e le calzature.
Gira la testa indietro e mi guarda, come solo le donne sanno fare.
Indico in basso con il mento, in direzione dei suoi piedi.
"Sai, non pensavo che indossassi le abitualmente in relax. Per quanto siano molto belle e mi piacciano molto, così come mi piace molto che tu le indossi...beh, non mi sembrano comode".
Si avvicina sorridendo con movenze seducenti.
Si siede sulle mie gambe e mi mette le braccia al collo.
"Infatti di solito in estate uso delle semplici infradito e d'inverno delle pantofole imbottite a forma di gatto".
La mia espressione deve sembrare un grande punto interrogativo.
"Queste le uso solo giù, nel dungeon, durante le sessioni. Oppure quando devo sedurre un telepates che si eccita con i tacchi a spillo."
Sorride scaltra alla mia espressione sorpresa.
"Ma dai, non penserai mica che io nel privato stia in jeans stretti, magliettina bianca scollata e mules tacco 10? Beh, magari jeans e maglietta si, ma non certo questo modello da acchiappo."
"Io..."
"Non l'avevi capito? Pensavi ad una cena con la tua vecchia amica e poi tanti saluti?"
Avvicina le labbra alle mie.
Respiro nel suo respiro e distendo ...beh non proprio le ali ma qualcos'altro di cui lei si rende conto.
Infila le mani sotto la mia maglietta. Raggiunge i miei capezzoli e li strizza, leggermente, con le unghie.
Poi mi mette le mani sulle chiappe e le strizza con decisione, cosa che mi provoca un certo dolore che mi fa sussultare.
"Eh, no, mio caro. La serata, purtroppo per te, è appena iniziata" mi sussurra a fior di labbra.
 
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67 replies since 24/10/2020, 09:57   17953 views
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