Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

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Vtx
view post Posted on 7/9/2021, 23:49 by: Vtx     +2   +1   -1

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Ritorna dopo pochi secondi con una mano nascosta dietro la schiena.
Il sorriso è birichino e sbarazzino allo stesso tempo, di quelli che hanno le ragazze quando si avvicinano ad un ragazzo con cui vogliono divertirsi.
Mette su un broncetto delizioso e con l'indice della mano visibile puntato sotto il mento mi chiede "Ti sono mancata?"
"Tantissimo. Mi è sembrata un'eternità".
"Guarda cosa ti ho portato per farmi perdonare".
E fulmineamente, con un sorriso, mostra l'oggetto che nascondeva dietro la schiena.
Rimango per un attimo senza parole, anche se proietto un misto tra eccitazione, gioia e aspettativa
"Non dici nulla? Non ti piace" chiede atteggiando il suo stupendo volto ad un' espressione che é un mix tra finta delusa e finta arrabbiatura.
"Bellissima!", esclamo alla fine.
Ed in effetti lo è. Una décolleté nera opaca in pelle. Tacco dieci a spillo. Talmente aguzzo e sottile che si ha l'impressione che si pieghi anche con ragazze sottopeso.Addirittura potrebbe anche spezzarsi se una non sta più che attenta. La punta della calzatura, invece, è corta e molto acuta. Indossata sicuramente lascia visibile la parte dove le dita si staccano dal collo del piede. Immediatamente proietto l'immagine di quel tacco sui miei capezzoli, immagino il dolore che deve provocare alla minima pressione. Sotto un tacco del genere ci si sente veramente alla mercé della propria padrona.
Irina non è telepates. Ma nota con la coda dell'occhio il guizzo tra le mie parti basse.
Non le ci vuole molto ad indovinare: "Vuoi che vada a prendere anche l'altra e la indossi al posto del sandalo? È che poi non posso divertirmi come ho in mente."
"Magari la prossima volta." Le dico con voce strozzata.
"Bene", fa lei con improvvisa e sospetta allegria, "allora mettiamo qui."
La appoggia esattamente sopra la pancia, ortogonalmente al pene, la punta rivolta alla mia mano sinistra, il bordo della suola sfiora la parte alta dell'ombelico.
Il cuoio della suola è liscio, intonso. La tomaia invece è opaca ed ha qualche segno, palese testimonianza che la proprietaria l'ha indossata a lungo ma non ha camminato molto.
"È davvero bella. Pelle spessa, opaca. Un profumo meraviglioso. Non è che si rovina con..."
Scoppia a ridere con un suono argentino.
"No, è la mia scarpa preferita per due cose: tortura cattiva dei capezzoli e del cazzo e sborrata. Pensa che l'ho presa ad un mercatino. Pelle non trattata e sicura. Scarpa economica. Ma è bellissima. Non è comoda per camminare, ma per altro è imbattibile. E le sborrate non la macchiano."
Si ferma. Mi guarda. E riscoppia a ridere:"Pensavi di essere l'unico a voler venire sulle scarpe?"
"Beh, non pensavo ce ne fossero così tanti" dico un po' piccato.
"No, sono molti che vogliono. Ma tu sei uno dei pochi che poi vuole essere costretto a leccare.Ma adesso basta parlare. Adesso devi urlare".
E così dicendo fa perno su quelle sode natiche, con le gambe unite e piegate. Con un unico movimento fluido a mezz'aria le separa, per non urtare la scarpa sulla mia pancia e piazza i tacchi con precisione millimetrica sui miei capezzoli.
Immediatamente li preme a fondo e li ruota avanti ed indietro.
Il dolore, terribile ed improvviso, mi fa cacciare un urlo.
"Ah, si, così. Mi piace quando sofri ed urli. Mi eccita. Vuoi sentire quanto sono bagnata?"
E senza aspettare risposta, infila la mano sotto la mini alzata e, apparentemente senza alcuna difficoltà, intuisco che faccia scivolare un paio di dita dentro la sua intimità.
Emette dei gemiti mentre le muove, i tacchi sempre più affondati nei miei capezzoli.
Io ormai lo sento pulsare anche se non è toccato. Lei, con rara perfidia, tira fuori la mano da sotto e, con un po' di addominali, puntellandosi, per fortuna, non solo con i tacchi sui miei ormai martoriati capezzoli, ma anche con il braccio, protende il busto verso di me e mi mette le due dita ad un cm dal naso. Gli occhi confermano la lucidità delle dita ed il naso certifica il profumo di intimo di Irina, mentre la mia bocca si spalanca in un urlo terribile, seguito da un "Per favore Irina, fa un male cane." detto con il proverbiale filino di voce e le lacrime agli occhi.
Se fosse stata una pro telepates non sarebbe mai arrivata a questo punto. La proiezione del mio dolore enorme l'avrebbe fermata prima. Una telepates free invece avrebbe calcato ancora di più per avere un orgasmo potente. Lei invece si limita ad aprirsi in un sorriso candido.
"Ops, fatto male? Scusa. È che volevo solo farti sentire quanto tu mi ecciti."
Intanto si è rimessa comoda, semisdraiata. Ma tanto per smentire le scuse di prima, i tacchi affondano e girano nelle mie carni.
Il mio busto salta su per quanto le catene me lo consentano. Stringo i denti.
Cosa strana, anche se non dovrebbe, mi sento eccitatissimo: sono proprio suo.
Appena mi riprendo le sorrido e sussurro un "Grazie padrona".
Lei sorride , ancora più radiosa.
Alleggerisce la pressione dei tacchi. Sposta la gamba destra, mi mette la punta del piede attraversata dalle striscette di pelle del sandalo vicino alla bocca. Le unghie sono perfettamente smaltate in rosso, quasi amaranto.
"Bacia".
Mi protendo per eseguire ed un profumo di pelle e piedi puliti penetra nelle mie nari.
Nel frattempo Irina con nonchalance ha rafforzato la dose di olio ed ha iniziato a stimolarmi la cappella in ogni modo possibile. Appena sente che sto per venire stringe fermamente la base della mia asta.
Mi accarezza le palle, che mi sembrano dure e grosse il doppio del normale.
"Non ne puoi più vero? Dai, questa volta ti faccio venire".
Riprende a stimolarmi lentamente facendo scorrere la mano lungo l'asta, chiudendo e stringendo bene la cappella, sensibilissima, nel palmo e facendomi uggiolare ogni volta.
Mi sembra di avere almeno un orgasmo ogni volta che la stringe. Io tremo dal piacere e dal dolore del mancato sfogo. Sono il suo strumento e lei mi fa emettere i suoni che desidera.
"La prego, padrona non si fermi, la prego, la prego" sussurro ripetutamente.
"Si, stavolta non mi fermo. Altrimenti rischi di non venirmi più. Ed io voglio farti mangiare la tua sborra. Ti costringerò a frustate se necessario".
Questa frase mi eccita ancora di più e ormai sento che un altro colpetto e...
"Nooooo, no, la prego padrona" imploro inutilmente, mentre lei frustra per l'ennesima volta la mia esplosione.
All'improvviso mi domando se ci siano telepates nelle vicinanze e che figura ci sto facendo. Oppure si stanno godendo la mia eccitazione? Di sicuro l'ambiente non è schermato, visto che lei non riceve telepates.
Beh, dovevo pensarci prima. Ormai è tardi per preoccuparsi.
Purtroppo il pensiero è stato sufficiente per fare diminuire l'erezione.
Lei se ne accorge ed un'ombra di preoccupazione le attraversa il volto. Ma è solo un attimo. Da professionista non si lascia spaventare:"Concentrati. Rimango molto delusa se non vieni perché non posso godere nel farti leccare".
"Rimarrei molto delusa se non venissi perché non potrei godere nel farti leccare" la correggo mentre sussulto perché i tacchi hanno dato un affondo sui capezzoli e la sapiente mano sta stimolando in ogni modo la cappella.
"Ti piacciono proprio i tacchi nei capezzoli. Un colpetto e subito l'erezione ritorna. Sembri un bambolotto a comando!"
"La supplico, stavolta non si fermi, la prego, mi faccia venire per lei padrona. Poi mi raccomando, non si fermi, voglio soffrire per lei. E mi costringa a leccare tutto, la prego. Mi costringa farlo in ginocchio, la prego."
"Ma certo! Ogni desiderio del cliente è un ordine".
La mano stimola sempre di più la cappella, stringendola nel palmo e spremendola bene.
Stavolta mantiene la promessa e non mi ferma. Il primo schizzo sembra davvero da film porno e stupisce anche lei: parte verso l'alto e ricade sul muro oltre la mia testa.
Rapida come un fulmine, lei afferra la scarpa sulla mia pancia, piega leggermente l'asta verso il basso, mette la punta del pene e quella della scarpa sulla stessa linea. Il secondo getto non è potente come il primo, ma è tanto e si spande sulla punta aguzza della décolleté.
Io urlo di piacere mentre provo l'orgasmo più potente della mia vita. Penso che non ne avrò mai un altro ugualmente bello, nemmeno venendo, scusate il gioco di parole, da lei una prossima volta.
"Grazie, grazie padrona" ansimo con voce strozzata dal piacere.
La sua mano stimola sempre l'asta per spremere completamente tutto quello che sta venendo su. Pur avendo cambiato completamente il colore della punta della scarpa, ricoperta da uno spesso strato di lattea crema, sento che le palle sono ancora mezze piene. Ma ormai non esce più niente.
I tacchi lasciano i miei capezzoli mentre lei fa perno sul culetto e dice, con voce un po' alterata dal piacere "Questa la mettiamo un attimo qui per terra, che dopo la ripulisci con la lingua."
Ritorna nella posizione precedente, con i tacchi premuti leggermente al solito posto.
"Bene."
La sua mano sinistra sparisce sotto la minigonna ed inizia a stimolarsi.
"Adesso viene il bello.Sai, interrompi la masturbazione per qualche attimo e poi riprendi è ancora più divertente".
E con un affondo non troppo cattivo di tacchi sui capezzoli, conditi da un sorriso la sua mano riprende a stimolare, magistralmente, la mia sensibilissima cappella.
Io mi agito e cerco invano di sottrarmi a questa tortura. Ma lei è implacabile, come le catene che mi tengono bloccato.
Ed è bravissima. In genere dopo pochi secondi con le altre perdo la sensibilità e si ammoscia. Con lei no. Rimane semirigido e exstra sensibile.
Fastidio doloroso e piacere di essere suo si mescolano mentre la supplico di fermarsi.
"Me l'hai chiesto tu di non fermarmi e di farti soffrire per me. Ed io eseguo. Voi maschietti quando siete eccitati e carichi chiedete certe cosucce terribili di cui poi vi pentite. Ma è troppo tardi. Te l'ho promesso e lo faccio."
Sta stimolandosi a più non posso, almeno tanto quanto stimola me.
Mi parla con voce roca e strozzata
"Ho già avuto un orgasmo. Smetto solo quando ne arriva un secondo oppure ti si ammoscia. Ed a giudicare dal tuo stato, fai tempo a venire tu una seconda volta ed a goderti un'altra tortura prima che sparisca l'eccitazione. Chiamami padrona e supplicami di smettere, che mi eccita".
"La prego padrona, basta, la prego padrona, non c'è la faccio più" le sussurro tra uno spasmo e l'altro.
Dopo un minuto lei affonda i tacchi, io urlo, lei inarca la schiena e si lascia andare ad una serie di sussultini, per poi accasciarsi spossata.
Emette un lungo sospiro, pieno di godimento.
"Aaaah, mi sono davvero divertita con te. E non è ancora finita, vero? Ricordi che mangiare tutta la sborra."
Inizia a liberarmi i piedi.
A me di leccare il.mio prodotto, ormai freddo, non è che vada più di tanto.
"Ma no, dai, Irina, io lo dico perché mi eccita il pensiero, ma adesso, finito tutto, non possiamo lasciare perdere?
Ho goduto tanto e sono stato benissimo con te. Anzi, se mi vuoi come cliente, torno ancora e lo facciamo la prossima volta. Magari mentre mi fai la.tortura dopo l'orgasmo."
Mi guarda, il grigio dei suoi occhi puntato nei miei mentre, con un ginocchio appoggiato leggermente sul mio petto, si protende a slegarmi le mani:"Come detto, se un cliente mi fa delle richieste all'inizio della sessione, io faccio il possibile per realizzare le fantasie".
Ci provo ancora: "Beh, ma se uno ti avesse chiesto di essere frustato a sangue e di non fermarti fino a.che non fosse pieno di striature e poi cambiasse idea ricevuta la prima frustata, tu che fai?"
Mi tira per il guinzaglio per farmi alzare. Non sembra ma è forte e decisa la ragazza.
"Mettiti in ginocchio."
Cerco di resistere un po', poi mi piego.
Mi lega i polsi dietro la schiena agganciando gli anelli delle polsiere con un moschettone.
"Se non usa la safeword vado avanti, a meno che mi accorga che davvero l'ha scordata ed è in difficoltà. Oppure dipende. Ma quella è una pratica pericolosa, dolorosa e lascia segni. Leccare la crema fredda no."
Mi tira con il guinzaglio verso la scarpa completamente piena di liquido seminale ormai quasi freddo.
Si mette dietro di me e mi spinge giù utilizzando il tacco a spillo puntato sotto le scapole. Cerco di resistere ma ho l'impressione che mi stia perforando la schiena. All'improvviso un dolore bruciante infiamma le mie chiappe già provate. Mi sta dando dei deciso colpi di frustino. "Pulisci la scarpa. E non voglio vedere nemmeno una traccia della tua schifosa sborra o ti levo la pelle del culo a frustate".
Cedo ed inizio a lapparla. Il primo senso di disgusto sparisce per lasciare posto all'eccitazione del momento e della situazione. Era proprio tanta. Ripulisci anche il tacco.
Irina si china, afferra la scarpa, mi rifila un paio di colpi di frustino sui capezzoli e, infilandomi il tacco tra le labbra, mi ordina di spompinarlo per pulirlo.
"Bravo, così, spompina bene il tacco della padrona" mi invita mentre lei regge la scarpa ed io faccio avanti ed indietro con la testa.
"Bravo. Ehi, ma cos'è questa? Fammi vedere."
Mi dà una serie di calcetti all'interno delle cosce per farmi aprire le gambe.
"Ti sei eccitato! Sei proprio un maiale, Vladi. Senti che palle piene e che cazzo rigido."
Lo accarezza con la punta del piede.
"Peccato che il tempo sia finito. Ma se vuoi farti una sega veloce sulle mie scarpe, vai".
Scuoto la testa nel classico gesto del no.
"Ah, che bravo. Vuoi tenerti carico per stasera, per la tua compagna. Mi sono sempre chiesta come funziona, visto che lei legge nel tuo pensiero. Lo sa e tollera che tu frequenti mistress?"
Abbasso la testa.
Come spiegarle a parole tutto? Tutta la mia vita fino ad ora, le mie ricerche, i miei tentativi.
"Non ho una compagna.Altrimenti non sarei qui", sussurro un po' mesto.
Mentre lo dico,alzo la testa. Appena in tempo per vedere un fugace sorriso di gioia. Un attimo. O forse l'ho solo immaginato?
"Che dici Vladi, andiamo a farci la doccia che poi ti metto la cremina lenitiva sul sederino, come promesso."
Si china per liberarmi le mani. Poi si ferma e ci ripensa.
"Sei così carino in ginocchio e con le mani legate.Se non ti spiace ti faccio restare così ancora due minuti."
No che non mi dispiace, Irina. Poi mi ricordo che non coglie le mie proiezioni. Diciamo che il mio sederino, come lei l'ha chiamato, è un ottimo promemoria in tal senso.
"No, con te ci sto volentieri."
"Andiamo"
Mi tira leggermente per il guinzaglio ed io la seguo a ruota, anzi, a ginocchia, verso il bagno, chiedendomi cosa abbia in mente.
 
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