Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

2020

« Older   Newer »
  Share  
Vtx
view post Posted on 29/8/2021, 16:13 by: Vtx     +5   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


La spinta è decisa e sento che un corpo duro ed estraneo mi sfonda lo sfintere ed entra in me.
Non so se sono stato suggestionato dalle sue parole, ma mi sembra che abbia ragione: è molto diverso da un fallo in silicone. Questo è più rigido, senza elasticità e sembra che ai faccia strada inesorabilmente, con una durezza incontrastabile.
Intanto lei l'ha infilato dentro tutto. Lentamente ma costantemente.
Non sono proprio a mio agio. È molto fastidioso e poco piacevole.
Lei non fa alcun gemito. Non finge di godere a sfondarmi. È concentrata in parte sulle mie espressioni, in parte su quanta forza e quali movimenti fare con lo strapon di ebano.
La sento muovere il bacino con piccoli movimenti circolari che si ripercuotono sulla lignea cappella dentro di me.
Con le mani esercita invece un lento massaggio della mia asta, concentrandosi sulla mia, di cappella. Ma nonostante le premurose cure, la sotto rimane rimane più sul molle che sul duro.
Mi guarda intensamente.
Estrae lo strapon abbastanza lentamente. Avverto un lieve sollievo quando l'eburnea cappella esce da me. Sollievo che dura poco, dato che immediatamente me lo spinge dentro, con maggior energia e decisione.
Inizia un movimento di avanti indietro, con la, per dirla in MilanEnglish, wooden chappel, che esce dal mio buchino, resta appoggiata all'esterno per qualche istante e poi rientra spinta con un bel colpo di bacino.
La sua mano intanto ha lasciato il molliccio per andare sui miei capezzoli, sul sinistro, per la precisione.
Lo titilla, ci gioca con la rossa unghia dell'indice, talvolta premendo forte e facendomi sussultare.
All'improvviso me lo stringe tra le unghie, quasi con cattiveria e me lo torce. Sussulto ed urlo.
Poi passa ad usare la sinistra sul mio capezzolo destro, che subisce le medesime attenzioni di quello sinistro.
Intanto con la destra ora guida ed imprime movimenti circolari al fallo ora mi massaggia il membro, a metà strada tra il duro ed il molle.
"Irina, a me dà un po' di fastidio. Un po' tanto. Non potresti fare quello che stai facendo ai miei capezzoli ed alla mia zona intima senza lo strapon?"
"Mi chiedevo che aspettassi a parlare!"
Lesta tira fuori il nero fallo ed io provo un immediato senso di sollievo.
"Ti avevo detto di parlare se dava fastidio. Facciamo altro."
Mi libera le mani.
Mi aiuta ad alzarmi:"Piano, che sei stato seduto così con le gambe alte a lungo. Potrebbero non reggerti o potresti aver capogiri".
Capogiri? E chi sono un vecchietto di centocinquanta anni?
Mi alzo baldanzoso e...se non ci fosse stato il suo ferreo braccio a sorreggermi, sarei finito a terra come un sacco.
"Detto io. Mai una volta che che mi dai retta".
Non so perché ma ho l'impressione che l'abbia detto con quel tono che usano le mogli con il proprio marito. Mi ha dato la stessa sensazione di quel misto tra esasperazione, amore e preoccupazione che di solito ha quel genere di rimprovero.
"Vieni" e mi accompagna ad un letto con testiera in ferro battuto in stile estremamente retrò. Ha persino i pomoli di ottone alle quattro estremità.
Mi fa stendere su un lenzuolo liscio, serico, rosso. Dalla consistenza che sento sotto di esso intuisco che vi è un telo impermeabile, atto ad evitare che il materasso si sporchi.
Mi immobilizza le mani alla testiera, poi, usando delle catene che passano sotto il telaio, mi lega le gambe in modo che siano ben aperte e che la mia zona intima sia a sua completa disposizione.
Si!!!! Esplodo con il pensiero. Ma lei non lo sa.
Anche se dal suo sorriso penso che l'abbia capito: senza fare nulla l'erezione è tornata potente in quella zona.
A scanso di equivoci, o meglio, per evitare punizioni, urlo un "si" talmente alto ed entusiasta che lei mi guarda un po' sorpresa.
"Guarda che adesso arriva la parte in cui tu pensi di godere, invece sarò io a godere delle tue sofferenze", mi dice con un sorriso che definire smagliante sarebbe riduttivo.
E per meglio ribadire il concetto, si piazza sul letto con la testa dalla parte dei mie piedi. Poi mi conficca in modo sicuro, senza alcun tentennamento, senza alcuna esitazione e senza, apparentemente, prender la mira, i tacchi aguzzi dei suoi meravigliosi sandali nei miei capezzoli.
Colto di sorpresa, mi alzo con il tronco verso le gambe, come se dovessi fare gli addominali ed urlo. Già che sono su, le bacio il collo del piede destro, poi passo sul sinistro.
Lei sorride e poi fa tremare i muscoli dei polpacci, come per decontrarre le gambe dai crampi.
I capezzoli mi fanno un male temendo, ma il pene si erge marmoreo, come non manca di farmi notare.

Si gira leggermente su un fianco, sempre puntellandosi con i tacchi sui miei capezzoli e prende la famosa bottiglia di olio per neonati.
"Fa malissimo", articolo con voce strozzata.
"Lo so", sussurra lei, poi indicandomi con lo sguardo in zona basso ventre, prosegue "ma ti piace tanto. Ed anche a me. Se fossi telepates anch'io sentiresti che a me piace almeno quanto piace a te".
Se fossi una pro telepates avresti già smesso perché saresti stata spaventata dal fatto che il mio dolore è superiore al mio piacere. Ma una telepates che avesse continuato, come stai facendo tu, avrebbe capito che quello che mi eccita è proprio questo mio essere alla tua mercé senza poter fare nulla.
Altro tremolio dei polpacci ed altro puntellamento mentre si tira leggermente su per versare una dose abbondante di olio sulla cappella.
Poi inizia a passare lentamente la mano su tutta l'asta, chiudendo la cappella nel palmo. Il lubrificante è proprio adatto, meglio di altri. La mano scorre lievissima ed eccitante. Tra gli affondi di tacchi ed il massaggio inizio ad arrivare in poco tempo sulla soglia dell'orgasmo e sento un bisogno estremo di venire.
Bacio alternativamente ora le punte delle dita dei suoi piedi, ora i sandali, ora i talloni, ora i tacchi a spillo, ora il collo dei suoi piedi.
"Ti supplico".
"Ti supplico?" Mi canzona, mentre, se possibile affonda ancora di più gli affilati tacchi nei miei martoriati capezzoli.
"Dovresti darmi del lei e chiamarmi padrona. Ma ti suggerisco di conservare parte delle suppliche per quando soffrirai davvero."
Sento cazzo pulsare e prepararsi per liberare le palle da tutto lo sperma accumulato.
"Oh, si, ti prego, ti prego, ti prego, non smettere".
Ride. L'altra sua mano si nasconde, per modo di dire, sotto la minigonna che si è alzata. Cosa faccia è chiarissimo.
"Non smettere cosa? Di premere i tacchi?"
Sussulto ed urlo: li ha conficcati ancora più in profondità, solo per qualche istante.
"O di masturbarti?"
"Tutt' e due, padrona" le dico con un filo di voce.
"Tranquillo, che non ne ho nessuna intenzione."
Pausa. Poi sembra quasi che si guardi intorno come chi abbia dimenticato qualcosa. Ma il sorriso birichino dice tutt'altro.
"Ops, scusa, colpa mia. Mi piaci talmente tanto che mi sono dimenticata di come vuoi finire la sessione. Io obbedisco sempre ai desideri dei miei clienti, ricordi? Mi hai scelto per questo e non voglio deluderti. Tanto più che siamo amici."
Io la guardo in modo interrogativo.
Prima la mano si stacca dal pene, frustrandolo nel suo tentativo di fare il suo lavoro, ossia espellere la mia futura progenie. Poi i tacchi danno momentaneo sollievo ai miei capezzoli.
Si gira e scende dal letto, dirigendosi verso un angolo dove vi sono delle librerie in legno colme calzature di ogni foggia.
Come colta da un pensiero improvviso,
si gira e mi guarda da sopra la spalla. Nel fare il gesto i suoi serici capelli ondeggiano in modo sensuale.
La sua voce è altrettanto eccitante, come il suo sorriso.
"Mi aspetti solo un minuto che devo prendere una cosina?. Non è che hai fretta e te ne vai, vero?"
 
Top
67 replies since 24/10/2020, 09:57   17953 views
  Share