Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

School Princess

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/6/2020, 08:12     +1   +1   -1
Avatar

Novizio

Group:
Member
Posts:
18

Status:


CITAZIONE (Nathaliesissy Serva @ 17/6/2020, 18:44) 
Continua? Bellissimo

Ho idea di continuare, ancora, con 1 o forse 2 capitoli + la conclusione. Con i miei ritmi, spero di riuscire a scriverli e e poi a pubblicarli.
grazie a quelli che si sono presi la briga di commentare positivamente il racconto. ovviamente sapere che la mia storia sta piacendo a qualcuno mi fa molto piacere.
 
Top
view post Posted on 30/6/2020, 05:52     +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
528

Status:


CITAZIONE (Luscious lips @ 18/6/2020, 09:12) 
CITAZIONE (Nathaliesissy Serva @ 17/6/2020, 18:44) 
Continua? Bellissimo

Ho idea di continuare, ancora, con 1 o forse 2 capitoli + la conclusione. Con i miei ritmi, spero di riuscire a scriverli e e poi a pubblicarli.
grazie a quelli che si sono presi la briga di commentare positivamente il racconto. ovviamente sapere che la mia storia sta piacendo a qualcuno mi fa molto piacere.

non vedo l'ora
 
Top
view post Posted on 30/6/2020, 17:43     +2   +1   -1
Avatar

Novizio

Group:
Member
Posts:
18

Status:


Cap. 4 - Cash Meet




Dopo essere rimasto diverse ore, straziato, riverso sul pavimento, Augusto aveva abbandonato l'edificio scolastico, che ormai era già buio e si era trascinato a casa, piangendo, come un spettro, nella notte. Ad un certo punto, credendo di non farcela, aveva invocato l'aiuto di alcuni passanti ma ridotto com'era, questi, avevano distolto lo sguardo ed erano schizzati via, in fretta, come avessero visto un fantasma. Il professore lo interpretava come un oscuro presagio, considerati i disastrosi eventi di quel giorno, forse quella sarebbe stata proprio la fine che avrebbe fatto: licenziato, senza un quattrino ad elemosinare aiuto ai passanti, evitato da tutte le persone per bene.
Augusto aveva impiegato un'eternità a raggiungere la propria abitazione ed entrato in casa si era abbandonato sul letto, collassando su di esso per più di 20 ore filate.
Fortunatamente i due giorni successivi erano sabato e domenica ed il professore poté, per due intere giornate e nottate restare a letto, sdraiato a pancia in giù, ad imbottirsi di analgesici e pomate antidolorifiche.
In un primo tempo, le severe ferite, inflitte alla schiena, alle natiche ed in parte anche alle cosce erano state la sua unica preoccupazione ma ben presto, mano a mano, che il dolore diminuiva e i tagli si rimarginavano, riaffioravano alla mente dell'uomo tutte le altre pene che lo affliggevano.
Anzitutto quella stramaledetta cintura di castità. Era scomodissima e si impigliava ovunque e non c'era istante in cui l'uomo riuscisse a distogliersi da essa, costantemente richiamato da un qualche prurito o fastidio al quale non poteva più dare sollievo. Inoltre un cambiamento che il professore notò, fin da subito, fu che, adesso, quando doveva andare in bagno doveva per forza urinare da seduto se non voleva spruzzare schizzi di piscio dappertutto, ogni volta che aveva necessità di liberare la vescica. Amaramente, Augusto constatò che il getto da lui prodotto, quando urinava, era, né più né meno, come quello prodotto dalla vagina di una ragazza. Oltretutto, ancora non aveva avuto erezioni, quasi morto com'era stato, ma cosa sarebbe successo in seguito?
Augusto non poteva pensarci; doveva già pensare ai 70000 euro che avrebbe dovuto racimolare entro 7 giorni. Impresa tutt'altro che semplice.
Ciò a cui assolutamente non poteva pensare Augusto era proprio la sua ricattatrice. Rifuggiva il pensiero di “Lei” come si prova a distogliersi da un bruttissimo incubo, dopo che ci si è svegliati.
Compito non facile, considerato che ormai, ogni secondo della sua vita attuale e futura, fosse da “Lei” determinato. Ogni seppur minimo pensiero del professore relazionato, anche solo indirettamente a “Lei”, conseguenza di “Lei”, causato da “Lei”, voluto da “Lei”. “Lei”, Augusto aveva persino paura a pensarne il nome, tuttavia l'immagine di “Lei” continuava ad irrompere nelle sue drammatiche riflessioni, come spaventosi lampi nella notte, mentre fuori infuria la tempesta.
Dopo i due giorni di riposo, ancora una volta, il lunedì successivo, il professore, si recò al lavoro con lo stesso stato d'animo di un condannato a morte che si incammina verso la sedia elettrica: con il cuore in gola e un senso di ineluttabile disperazione.
Ora, sarebbe davvero inutile stare a descrivere come Augusto non fosse, neanche più lontanamente, idoneo al ruolo che aveva sempre rivestito con successo ed anche con una certa passione. Basti dire che ormai, in nessuna delle sue classi, riusciva ad ottenere l'attenzione dei suoi studenti a prescindere dalla presenza o meno di “Lei”.
Già quel giorno stesso, infatti, esattamente a metà della seconda ora di lezione, arrivò il primo assaggio di quello che sarebbe stata la sua vita da lì in avanti. Egli si trovava in una delle sue tanti classi, alla lavagna e stava tentando, invano, di attirare l'attenzione dei suoi studenti quando, con sua grande sorpresa, che degenerò rapidamente in panico, percepì una serie di violente scosse elettriche, ad intermittenza, diffondersi dai suoi testicoli fino al suo cervello, causandogli immenso dolore.
“Aaaahh!” gridò involontariamente Augusto, dallo stupore e dal dolore lancinante, improvvisi; allo stesso tempo afferrandosi le palle con entrambi le mani, nel tentativo di lenire il punto dal quale la sofferenza si propagava in tutto il suo corpo.
Gli studenti ovviamente rimasero allibiti. Nello stupore generale, una seconda ondata di scosse, gli frisse ulteriormente le palle, scuotendogli il corpo, come fosse posseduto.
“Aaaahhh! AAAaaahhhh!” gridò ancora più forte, trascinandosi a fatica verso la porta.
Augusto si riversò nel corridoio, deambulando a fatica, con le scariche elettriche che più di una volta lo costrinsero ad accasciarsi a terra.
Quando finalmente raggiuse la toilette, si calò in fretta e furia le brache. Controllò quell''aggeggio infernale dal quale si propagavano quelle insopportabili scariche elettriche. “1 new message” era scritto sul piccolo display, touch screen, montato alla base di quel coso. Augusto toccò lo schermo e il messaggio si aprì “-5 giorni alla scadenza, coglione! Oggi esco due ore prima, quindi non ci sarò alla tua stupida, inutile lezione. Dammi un 10 e segnami presente. Ti conviene fare come ti ordino.” Il messaggio non era firmato ma chi poteva essere se non “Lei”.
In quel frangente, il professore, con sua immensa disperazione, capì che “la suoneria” di quell'affare era proprio una serie di violente scosse ad intermittenza e che non sarebbero cessate, fintanto che non si visualizzava il messaggio ricevuto.
Tutto ciò era davvero insostenibile ma quale altra scelta poteva avere il povero professore, se non subire in silenzio e somatizzare?
Augusto aveva pensato, più volte, di rivolgersi alla polizia, dopo tutto era stato torturato brutalmente, ricattato ai fini di un'ingiusta estorsione e quel aggeggio infernale posto tra le sue gambe era la prova materiale degli abusi che aveva dovuto subire. In questa storia era lui la vittima e non viceversa, santo cielo! Ma che cosa avrebbe potuto raccontare agli agenti mentre procedevano a raccogliere la sua denuncia? Già si immaginava il processo: le immagini di lui che masturbava il suo minuscolo cazzetto in webcam, diventare di dominio pubblico, analizzate e discusse, nei minimi particolari, da un pool di avvocati e pubblici ministeri: di certo non sarebbe andata bene per lui; No! andare a processo era fuori discussione! avrebbe dovuto arrangiarsi, avrebbe dovuto pagare: non vi era altra scelta!
Terminato l'orario scolastico, nel pomeriggio, Augusto si recò, quindi, presso la sua banca per tentare di negoziare un credito ed informarsi se fosse possibile reperire la cifra, che gli era stata richiesta come riscatto, in contanti, ma dopo aver esposto le sue esigenze, il bancario lo guardò come se fosse deficiente. Si informò comunque su come ritirare tutto il suo denaro in qualunque genere di fondo avesse depositato in banca, facendosi consegnare tutto in contanti. Ovviamente, gli fecero mille problemi e comunque, anche avesse dato fondo a tutte le sue finanze, tutto quanto insieme, arrivava a poco di più di trentamila euro e gli ci sarebbero dovuti almeno tre giorni per ritirare quella somma. Augusto capì che non avrebbe avuto altra scelta se non quella di rivolgersi ad un istituto di credito; questo tipo di agenzie avevano molte meno regole delle banche e forse avrebbe potuto trovarne una, disposta a prestargli quegli stramaledetti 40 mila euro in contanti, che ancora gli mancavano. Senza volersi dilungare troppo nei dettagli delle numerose società che fu costretto a visitare prima di trovarne una che soddisfacesse la sua richiesta e della crescente ansia con la quale, vagando per la città, si recava ad implorare una serie di impiegati e direttori, è sufficiente sapere che quando Augusto trovò un'agenzia compiacente, gli proposero delle condizioni estremamente svantaggiose, che lui, comunque, fu costretto ad accettare.
Anche in questo caso non vale la pena di descrivere le disavventure che codesto, un tempo, valido insegnante , ormai, in rapido declino, fu costretto a vivere in quei pochi giorni che lo separavano dalla preoccupante scadenza del suo pagamento. Augusto trascorse quel lasso di tempo, travolto dagli eventi, costantemente attanagliato dal timore che un'ennesima malevola scarica gli friggesse le palle, facendolo dibattere davanti a tutti come un capitone. Oltretutto, casualmente, quando succedeva, era sempre durante l'orario in cui lui aveva lezione; tutto ciò non faceva altro che screditarlo sempre di più agli occhi degli studenti e dei colleghi.
Non volendo scendere in questi tristi ed insignificanti particolari, basti sapere che “Lei” non si fece mai vedere fino a poco prima dello scadere del settimo giorno, giorno in cui Augusto avrebbe dovuto consegnare la somma pattuita.
L'uomo aveva fatto i salti mortali per reperire i 70000 euro ma alla fine, contro ogni sua stessa speranza, ce l'aveva fatta. Il pomeriggio del venerdì successivo agli spiacevoli eventi patiti esattamente una settimana prima, il professore se ne stava nel suo appartamento seduto accanto ad una valigetta contenente 70000 euro, in contanti, restando in trepidante attesa che “Lei” si manifestasse, in qualche modo.
Verso le cinque e mezzo le ormai familiari, violente scosse emanate dalla potente batteria al litio si diffusero dalla cintura di castità annunciando l'arrivo di un nuovo messaggio.
Il professore armeggiò goffamente con la sua cintura, traumatizzato dalle scariche fintanto che non riuscì ad aprire il messaggio: “Viale delle palme civico 15 – ore 19.00, spaccate, coglione! Lascia il tuo telefono cellullare a casa.” vi era scritto.
Augusto, non avendo altra scelta, ottemperò alla richiesta ed alle 19 zero minuti e zero secondi era davanti al cancello monumentale del civico 15 di viale delle palme, nel quartiere più esclusivo della città, in procinto di pigiare il tasto chiamata di un sofisticato videocitofono.
Il professore, deglutendo di puro terrore, pigiò il tasto.
Passarono alcuni istanti e l'insegnante se la stava facendo sempre più sotto. Finalmente una lucina azzurra sopra l'obiettivo della telecamera si accese illuminandogli il volto e facendolo sussultare. Parandosi la mano sugli occhi, l'uomo si avvicinò all'obiettivo per farsi riconoscere.
La vocina di “Lei” si diffuse dalle casse, ancora più impercettibile di quanto già non fosse, solo un po' gracchiante del solito, falsata com'era dalla trasmissione metallica del microfono. Ascoltandola, Augusto si sentiva tremare come una foglia.
“Ciao coglione! entra e raggiungi la villa, poi spogliati ed attendi nudo davanti alla porta. In ginocchio e fronte a terra e quando ti aprirò, resta in quella posizione fintanto che non ti sarà ordinato diversamente.”
Senza dargli tempo e modo di rispondere, la luce del videocitofono si spense e contemporaneamente, con un clangore, il grande cancello si dischiuse; le due ante si ritirano, scorrendo all'interno delle alte mura che celavano l'interno di quella che, tutti gli indizi portavano a suppore, fosse una sontuosa villa.
Augusto circospetto varcò la soglia e si incamminò, trasportando la sua preziosa valigetta, su per un curatissimo prato all'inglese, leggermente in salita, sulla cui sommità vi era un moderno edificio colonnato, con un ampio patio, illuminato da due grandi bracieri accessi, posti ai lati di esso, che ardevano vivi, rischiarando il giardino, nel crepuscolo della sera. Alla sua destra vi era anche un vialetto, anch'esso in salita, che conduceva ad un parcheggio, parzialmente coperto da una tettoia di paglia, adornato da una fontana in marmo e, sul fondo, il varco di quello che pareva un ampio garage. Nel parcheggio facevano bella mostra tre costosissime autovetture: un mastodontico suv range rover, una ferrari rossa fiammante ed una grande, moderinissima mercedes scura, sportiva e minacciosa. Tutto dava l'impressione di un lusso ostentato e sfrenato, mettendo ancora più in soggezione il misero insegnante, non abituato ad ambienti tanto altolocati.
Raggiunto il patio Augusto notò l'atrio e il massiccio, sfarzoso portone in legno intarsiato, a due ante, dal quale si accedeva alla casa.
Augusto con circospezione si avvicinò all'uscio e dopo aver poggiato a terra la sua preziosa valigetta, come gli era stato ordinato, prese a spogliarsi fintanto che non fu nudo come un verme; dopodiché si sistemò in ginocchio proprio davanti alla porta, fronte a terra, in attesa che, finalmente, il suo destino fosse compiuto.
Questa volta trascorsero diversi minuti durante i quali Augusto restò la fuori, nel freddo della sera, in tremante trepidazione e stravolto da un'angoscia attanagliante di quello che lo attendeva, dietro quella dannata porta.
“passi!” Augusto sentì qualcuno che si avvicinava al di là del legno massiccio e pregiato del portone.
Il battito cardiaco del professore aumentò, pulsando, fuori controllo, dentro al suo petto.
“Sto riprendendo” Augusto, sempre più spaventato udì una voce maschile. A chi poteva appartenere quella voce? pensò il professore, con crescente angoscia.
La porta finalmente si aprì.
“Schiavo numero 1, vammi a prendere la valigetta e portamela qui” Augustò udì quella vocina così acuta e melodiosa ma che in lui suscitava terribili presentimenti e tremava sempre di più di terrore. Era talmente suggestionato dal pensiero di "Lei" che udendola parlare, per l'eccessiva emozione, non riuscì a trattenere un fiotto di urina che gli scivolò lungo le cosce e si depositò a terra. L'insegnante però capì che quella vocina sottile, non era rivolta a lui ma all'altra persona presente, la quale infatti, a domanda rispose: “si mia Principessa” ed Augusto capì che si trattava di un maschio. “chi mai sarà costui?” continuava a domandarsi sempre più preoccupato.
Il tonfo della valigia che si poggiava sul pavimento, il rumore dei ganci della stessa che venivano dischiusi e quello frusciante delle banconote che venivano sfogliate. Augusto, teso com'era, percepiva tutto intorno a lui ed ogni più piccolo rumore o movimento lo allarmava ulteriormente.
Dopo poco, un paio di Nike trainer bianche, immacolate , modello femminile, numero 36 gli comparvero davanti agli occhi.
“allora coglione, ce l'hai fatta a portarmi i miei soldi? Come ci si sente ad essere poveri in canna, coglionazzo? hihihihihihihi” la dolce melodiosa sussurrata vocina e quella risatina diabolica, penetrarono nell'epidermide del professore, aumentando i suoi tremori a dismisura. Augusto, in preda al panico, non riuscì a trattenere l'emozione; i muscoli gli cedettero ed il resto del liquido giallognolo contenuto nella sua vescica, fuoriuscì, involontariamente, dalla sua uretra, riversandosi completamente sul pavimento.
Quella voce apparteneva all'origine di ogni sua disgrazia, a colei che ogni giorno, da una settimana a questa parte, gli friggeva le palle, causandogli immenso dolore, senza il minimo sforzo, semplicemente pigiando un tasto sullo schermo di un cellullare, a colei che aveva imprigionato e annientato la sua mascolinità dietro al robusto metallo di una cintura di castità era inevitabile che il professore ne fosse mortalmente atterrito.
“shhh, ora calmati coglionazzo! non devi aver paura, sei stato bravo. Mi hai pagato 70000 euro, non ti punirò... per il momento! hihihihihi!” sussurrò di nuovo quella stessa vocina, chiaramente proveniente alla proprietaria di quelle candide scarpe da ginnastica immacolate, parate davanti a suoi occhi e questa volta era molto più melliflua e armoniosa di quanto già non fosse solitamente ed era rivolta proprio a lui.
La calma e la dolcezza melodica di quella tenue vocina, così pura e angelica, riuscì nell'impossibile intento di calmarlo un pochino.
Vedendo che il professore si era tranquillizzato un pochino, la vocina parlò ancora: “Ora, però, stai fermo coglionazzo, mentre ti metto il tuo nuovo collare e non ti sarà fatto alcun male” udì nuovamente quel suono celestiale il professore ma non gli fu dato il tempo di rispondere o di pensare perché già una pesante fascia in cuoio, borchiata di metallo gli fu allacciata attorno al collo, prima ancora che lui potesse realizzare cosa stesse accadendo. Una volta richiuso il collare, il professore sentì che sulla parte retrostante di esso veniva fissato una moschettone attaccato a sua volta ad un robusto guinzaglio in cuoio, della lunghezza di circa 70 cm.
La tensione di Augusto riprese a salire.
“allora coglionazzo, fintanto che non ti sarà ordinato diversamente, esigo che, per nessuno motivo, alzi lo sguardo oltre le mie scarpe! Per nessun motivo! Sono stata chiara?” e questa volta, quella stessa vocina aveva assunto torni più perentori e minacciosi.
“si mia Principessa!” si precipitò a rispondere l'uomo raggelato dall'esplicita minaccia.
“Molto bene coglionazzo! se continuerai ad obbedirmi non avrai nulla da temere, Vedrai andrà tutto bene. Ora, però, prima di farti entrare in casa ho bisogno che tu pulisca il pavimento che hai sporcato prima. Su! Su! Da bravo, coglionazzo! hihihihi” gli ordinò nuovamente, con pazienza e dolcezza, la vocina; Augusto si sentì strattonare per il guinzaglio e capì che la sua “conducente” voleva che girasse su stesso per dirigersi verso quella poco invitante macchia gialla sul pavimento; Egli ovviamente non si sognò neppure di disobbedire o anche solo di esitare; immediatamente si voltò, stando ben attento a non alzare la testa e a guardare, esclusivamente, a terra davanti a lui fintanto che non fu faccia a faccia con la pozza di piscio da lui stesso lì depositata, pochi istanti prima.
“lecca coglionazzo” ancora una volta quella vocina eterea che lo comandava. Il professore sapeva, fin troppo bene, che sarebbe stato meglio non contraddirla per quanto fosse avvilente e insopportabile il compito che gli imponeva.
Il professore con grande riluttanza affondò la lingua e subito cominciò a leccare quella maleodorante, pozzanghera, il cui gusto sgradevole gli dava il voltastomaco.
“mmm, ma che buona la pappa, vero coglionazzo? hihihihihihi” quella vocina si prendeva gioco di lui, in modo odioso e inaccettabile, lo stava umiliando, senza alcuna pietà ma che cosa poteva fare Augusto per sottrarsi a quei vili soprusi?
Egli sapeva bene che sarebbe stato meglio fare come gli veniva ordinato ed infatti, nonostante gli insulti e le risate di scherno, per diversi minuti si affannò con la bocca finché il malsano liquido non fu prosciugato, fino all'ultima goccia.
Mentre eseguiva quel ingrato compito, Augusto, sentiva vicino a lui che qualcuno di stava dando da fare per contare le banconote.
"ci sono tutte mia Principessa" Augusto udì quella terza persona affermare, sicuramente riferita al bottino che lui stesso aveva appena consegnato.
"bene grazie, schiavo numero 1. Porta tutto in camera mia e lascia la valigia sul letto, poi torna subito qui. Stasera voglio farmi scopare dal mio uomo su un letto di contanti! hihihihi" si sbellicava la spietata dominatrice.
Molto dopo che ebbe finito e il pavimento era ormai leccato a fondo, molto più lindo di quanto non fosse in precedenza, il professore si sentì strattonare, nuovamente, per il collo.
“su, su ora basta coglionazzo, vieni, entriamo in casa” gli sussurrò quella vocina ed Augusto si lasciò guidare docilmente all'interno.
Il professore varcò la soglia di quel sontuoso ingresso, trascinato dal guinzaglio a strozzo attorno al suo collo. Stando ben attento a non alzare mai lo sguardo; tutto quello che poteva intravedere il professore erano le suole immacolate delle scarpe della proprietaria di quella lieve voce che precedevano il suo sguardo di pochi centimetri dal suo naso e che si alzavano e si riabbassavano davanti a lui, su un lucidissimo pavimento lastricato in marmo.
Con il suo udito percepiva i passi di qualcun altro che li seguiva ravvicinato a loro, come un ombra: colui che veniva chiamato da Cristiana schiavo numero 1.
“chi mai poteva essere?” la presenza di questo terzo individuo continuava ad incuriosire e ad angosciare il povero professore.
L'ingresso conduceva ad un volutamente scarno, elegante salone, nel quale da un lato crepitava il fuoco di un caminetto mentre alla parete opposta era sistemato un enorme, lussuoso divano in pelle, dall'ampia seduta con tanto di chaisse lounge e ricoperto in alcuni punti da sontuose pellicce; tanto grande che probabilmente era capace di ospitare almeno 15 persone, comodamente sedute.
Le scarpe immacolate lo condussero fino ad esso, per poi girare su stesse; evidentemente la loro padrona gradiva sedersi su quel comodo divano.
Augusto non sapendo cosa fare rimase lì fermo e si prostrò nuovamente fronte a terra.
A quel punto, la punta di una di quelle candide scarpette da ginnastica si insinuò prima sotto al suo viso, scorrendo sotto ai suoi occhi fino oltre il mento per poi risollevarsi verso l'alto costringendolo ad alzare la testa e a guardare quanto stava accadendo sopra di lui.
“dai non temere coglionazzo, ora puoi guardarmi, alza pure la testa, non avere paura” sussurrò per l'ultima volta quella vocina eterea e soave così acuta e flebile ma anche così straordinariamente persuasiva.
Augusto costretto com'era dalla pressione di quel pedino proporzionato, sotto al suo mento, cinto da quelle splendenti scarpe da ginnastica bianche, sollevò finalmente lo sguardo.
“Era "Lei", Cristiana!” l'emozione improvvisa di osservarla di nuovo che si stagliava maestosa e superba, sopra di lui lo sconvolse.
L'uomo vedendola realizzò a quante cose fossero cambiate tra loro, rispetto all'ultima volta che il professore aveva avuto la fortuna di vederla. Ora la vittoria della ragazza era completa, schiacciante; lo aveva annientato a suon di frustate e lo aveva imprigionato, incatenando il suo cazzetto dentro ad una prigione d'acciaio, ottenendo con la violenza, la brutalità, il raggiro di estorcergli tutto il denaro racimolato in anni di duro lavoro. Il loro rapporto si era più che ribaltato perché la sudditanza psicologica, il senso di inferiorità che provava verso quella ragazzina viziata, sicuramente non lo aveva mai provato nessuno studente nei confronti del proprio insegnante.
Eppure vederla gli suscitava sensazioni contrastanti, pur essendo mortalmente terrorizzato da lei, per quanto la potesse odiare non poteva non apprezzarne l'autentica, fresca bellezza. Anche senza un filo di trucco e spettinata, Cristiana, restava era un'incantevole visione di freschezza, di gioventù e di bellezza da capogiro. La procace studentessa indossava un completino da aerobica composto da shorts grigi e top nero; il completino minimalista le lasciava scoperta quasi tutta la pancia, gran parte delle cosce, delle natiche tornite e del rigonfio seno marmoreo, mettendo orgogliosamente in mostra il suo ventre piatto e gli addominali tonici ma non eccessivamente scolpiti, tra i quali faceva capolino, il grazioso ombelico, impreziosito da un piercing a diamante, grande come un bottone. A giudicare dall'abbigliamento, la ragazza pareva aver appena interrotto un vigoroso allenamento di fitness visto anche quanto era sudata. Piccolissime goccioline di sudore traspiravano in ogni dove su quel corpo giovane e atletico, imperlando la pelle liscia e perfetta.
Anche così era uno spettacolo da capogiro, bella come un fiore fresco e rigoglioso che si erge tra le sabbie e le rocce spoglie di un arido deserto.
Bastò uno sguardo che, suo malgrado, il battito cardiaco del povero Augusto prese ad accelerare incontrollabilmente; pompava come un forsennato scoppiando nel petto del malcapitato insegnante, togliendoli il fiato.
Gli effetti di quella visione celestiale non tardarono a farsi sentire anche nelle sue parti basse e non fu come succedeva di solito.
Il cervello dava l'ordine al cazzetto di Augusto di gonfiarsi ma questo non poteva espandersi, costretto com'era dalla crudele morsa d'acciaio di quello strumento di tortura che gli stritolava il pene e lo azzannava con i suoi denti acuminati, di metallo.
Fu troppo per Augusto ed infatti egli si accasciò, supino, a terra afferrandosi i coglioni nel disperato tentativo di alleviare quel immenso dolore.
Si dibatteva come una serpe per il male ma non solo; quella sensazione di frustrazione di non potere avere un'erezione quando ogni fibra del proprio corpo era concentrata a fomentarla era letteralmente agonizzante.
Augusto, per il dolore e la frustrazione, strizzava gli occhi come colto da un cecità improvvisa dopo aver fissato il sole incandescente, troppo da vicino.
Ma Cristiana gli fu subito addosso, schiacciandolo a terra con la suola della sua scarpa sul petto.
“come osi distogliere lo sguardo dalla tua Principessa quando ti è stato ordinato il contrario! Guardami coglionazzo!” gli urlò con la sua vocina acuta e stridula.
Ma Augusto non poteva; sapeva che sarebbe stata troppa la sofferenza che ne sarebbe derivata, ammirare tanta sensualità e giovane freschezza lo avrebbe di certo portato alla follia.
La scarpa si sollevò e ricadde pesantemente nella bocca dello stomaco di Augusto facendogli svuotare i polmoni.
“guardami ti ho detto!” tornò a ripetere la vocina ora stridula e malevola.
Augusto, sapeva che non poteva contraddirla, tornò a guardare quel viso meraviglioso tentando di alleviare con la respirazione il dolore all'inguine e la frustrazione disumana di sentire l'erezione che non poteva svilupparsi come avrebbe dovuto ma nessuna tecnica di respirazione avrebbe potuto nulla contro la grandezza dell'emozione di ammirare una tale naturale bellezza ed alleviare un dolore, tanto atroce.
Quelle divine labbra ipertrofiche che anche senza un filo di rossetto apparivano così voluminose e sensuali e quegli occhi di ghiaccio, così insoliti ed affascinanti in una ragazza con quel tipo di carnagione ed infine i capelli, solitamente lisci e stirati come fili di seta, ora invece ricci ed increspati dal sudore versato in seguito ad un energico allenamento, parevano la minacciosa criniera di una potente leonessa.
Ad Augusto, guardandola, gli parve di vedere la madonna in persona e si sentì preso da un delirio mistico simile a quello che potrebbe avere un fanatico religioso davanti alla manifestazione del divino.
L'insegnante nel futile tentativo di calmare le emozioni che gli stavano facendo esplodere il cuore, iperventilava il suo sistema respiratorio, inspirando ed espirando a pieni polmoni, con gli occhi sgranati e fissi sul corpo perfetto e il viso angelico della sua divina Principessa ma non c'era tecnica respiratoria che valesse rispetto alla potenza dirompente delle emozioni che quella fresca naturale bellezza stava suscitando nel suo povero cuore straziato.
Il professore avrebbe dato qualunque cosa, pagato qualunque prezzo anche solo per il privilegio potere leccare via da quel corpo sublime quelle goccioline di sudore che imperlavano l'addome, le cosce tornite e la base del collo sottile della sua sublime Principessa; per non parlare poi di cosa avrebbe fatto per, anche solo, sfiorare quel magnifico, voluminoso seno stretto dentro al top elasticizzato; quelle superbe, morbide mammelle rigonfie come palloncini sobbalzavano gioiosamente libere, prive come al solito, dalla costrizione di alcun reggiseno, e si ergevano impertinenti, fomentando la sua frustrata passione; Augusto ne era attratto come una falena viene attratta dalla luce un lampione; non riusciva neppure ad immaginare quando potesse essere soffice e piacevole al tatto la consistenza di quel seno ipertrofico
Ma la cosa che più di tutte fu in grado di sconvolgere il povero professore fu la foggia ben delineata delle squisite grandi labbra, della meravigliosa fichetta di Cristiana, così lampante attraverso il tessuto ultra aderente dei pantaloncini che la ragazza indossava. La scolaretta gliela sbatteva in faccia arrogante, non curante ma ben conscia dell'effetto devastante che una tale ostentazione potesse avere sul sommesso Augusto, il quale, da parte sua, stava perdendo il lume della ragione, smarrito com'era nella contemplazione di ciò che più desiderava ed ammirava al mondo, così vicina ma, allo stesso tempo, così irraggiungibile.
Ma durò poco perché Cristiana se ne accorse. Seccata dallo sguardo impudente del suo novello schiavo incollato nel fiore sublime che le sbocciava tra le gambe, alzò il piede dal petto dell'uomo per abbatterlo, bruscamente, sugli occhi sbigottiti dell'uomo, calpestandogli, senza alcun riguardo, la faccia una, due, tre volte, con tutta la forza di cui era capace.
Dopo diverse pedate sul muso, la ragazza premette con tutto il suo, seppur esiguo peso, con il suo delicato quanto autorevole piedino sul viso del professore, costringendolo finalmente a volgere lo sguardo altrove.
Con il viso malamente, spiaccicato contro il pavimento, Augusto, suo malgrado, fu obbligato a distogliere la sua visuale, fino a quel momento irresistibilmente attratta da quello spettacolo sconvolgente, per indirizzarla sul fondo della stanza dove, scorse, l'atra persona, della quale aveva già intuito la presenza, precedentemente.
Si trattava di un ragazzo sui 25 anni ed esattamente come lui, era completamente nudo, vestito solo di una cintura di castità, in plastica rosa, che, proprio come a lui, imprigionava l'apparato genitale.
Augusto notò che costui non era il famoso calciatore fidanzato con Cristiana, domandosi, allo stesso tempo, le ragioni della sua partecipazione, in quella bizzarra situazione.
Guardandolo meglio il professore si accorse che, contrariamente a lui, costui non era un flaccido vecchio. Tutto l'opposto, si trattava di un bel giovane biondo, dotato di un fisico asciutto, di spalle larghe e di un viso fine e regolare il cui, forse, unico difetto, era l'aria da secchione che gli conferivano un paio di occhiali dalla montatura demodè, che egli indossava. Per il resto Augusto constatò, con rammarico, che si si trattava di un ragazzo gagliardo e prestante e che, soprattutto, le dimensioni della cintura di castità da lui indossata, erano più che doppie rispetto a quella che indossava lui e che sicuramente sotto di essa era celata una dotazione maschile decisamente più significativa della sua. La stessa cintura di castità indossata da codesto individuo, pareva un giocattolo, se paragonata alla propria, perché oltre ad essere costruita in materiale plastico, quindi decisamente più leggera rispetto al metallo della sua gabbia, neppure pareva presentare quei diabolici punzoni all'interno, che rendevano quella gabbietta un giocattolo al confronto allo strumento di tortura medioevale, indossato dal professore.
Mentre Augusto lo guardava, il giovane stava armeggiando nell'obiettivo di una sofisticata telecamera professionale, dotata di un grande microfono impellicciato e montata su un trepide, la cui lucina rossa, accesa sopra il teleobiettivo, indicava che, probabilmente, stava registrando.
“Schiavo numero 1 . vieni subito qui, forza, la tua Principessa ha bisogno dei tuoi servigi.” Cristiana con la sua flebile vocina sussurrata, convocò quel individuo al suo cospetto.
“si mia Principessa!” Il bel ragazzo con la faccia da nerd, senza farselo ripetere due volte, mollò tutta la costosa video-attrezzatura accesa lì dov'era e si avvicinò trottando gioiosamente per andare a sistemarsi, il più rapidamente possibile, in ginocchio, ai piedi della sua padroncina.
“Ho le ascelle tutte sudate schiavo. ho bisogno che lecchi via il sudore con la lingua.” Cristiana ordinò al giovane, contemporaneamente inarcando e sollevando le braccia, sopra la sua testa.
Il ragazzo ottemperò senza il minimo indugio, come fosse una cosa normale pulire con la lingua la traspirazione di un corpo madido, affondando il viso nell'incavo sotto la spalla della procace ragazza, cominciando a leccare con lo stesso gusto e avidità di un gattino che si nutre da un piatto di latte.
Pur non potendo vedere ciò che stava accadendo sopra di lui, per via del proporzionato piedino di Cristiana, calzato dall'immacolata scarpa da ginnastica, che gli schiacciava impietosamente il viso a terra, intuendo quello che stava accadendo, la frustrazione e l'eccitazione di Augusto, aumentarono esponenzialmente.
Constatare, infatti, che qualcuno aveva lo straordinario privilegio di assaporare le sacre secrezioni di quel corpo divino, di saggiarne l'odore e il sapore, mentre lui, come era sempre successo nel corso della sua squallida vita, veniva lasciato in disparte, gli spezzava il cuore.
Il povero insegnante piagnucolava disperato, colto da quell'insopportabile sensazione di impotenza, imposta dalla crudele cintura, mentre percepiva quanto succedeva sopra di lui, venendo sopraffatto da una malsana gelosia e da un'invidia soverchiante.
Contro la sua volontà ed ogni buon senso il professore, rifletté che avrebbe dato tutto quel poco che ancora possedeva per trovarsi nell'invidiabile posizione, ora occupata da quel ragazzo quattrocchi.
“allora può succedere veramente!” rifletteva stupefatto Augusto. Quelle scene femdom delle quali, l'insegnante era stato, fino ad oggi, un grande cultore, ammirando ore di filmati su internet non erano solo finzione. Nel mondo reale esistevano davvero ragazze con un indole dominante che realmente sfruttavano e schiavizzavano gli uomini per il loro diletto e per il loro profitto; non era soltanto una fantasia o un gioco e per quello che l'insegnante poteva intuire la sua alunna Cristiana doveva certamente essere una massima esponente in questo genere di perverso intrattenimento.
Costei veramente viveva una vita improntata al supermacismo femminile: una casa grande e lussuosa quanto una reggia; ricchezze inimmaginabili, donate dalle centinaia di migliaia dei suoi ammiratori, sparsi in tutto il mondo; persone che la supplicavano in continuazione di essere schiavizzate da lei e che la pagavano profumatamente per questo; decine di servitori fedeli, disposti a dare persino la propria vita per lei, un bellissimo, ricchissimo, prestante fidanzato che, sicuramente, la amava alla follia ed era in grado di donarle tutto il piacere sessuale di cui Lei aveva bisogno. Augusto ne era certo: quelle scene di dominazione femminile, così insolite e bizzarre, non erano un fatto eccezionale in quella casa; al contrario erano un momento come un altro nella vita di quella straordinaria ragazza.
Probabilmente quella stessa telecamera montata al centro del salotto serviva proprio a questo: a diffondere in rete le scene di vita reale di Cristiana mentre schiavizzava il malcapitato di turno.
Ma ad Augusto non importava di essere ripreso, di essere il fenomeno da baraccone, il giocatolo da esibire di una ragazzina, poco più che adolescente, in webcam. Nelle condizioni in cui si trovava, niente aveva più importanza: la sua reputazione, la sua carriera, il suo futuro non lo preoccupavano più. Tutto ciò che desiderava era trovarsi al posto di quel fortunato bastardo che usurpava il suo ruolo al servizio della sua Principessa; a costui era concessa l'immensa fortuna di poter toccare e persino di baciare e leccare il divino corpo di Cristiana ed egli avrebbe fatto o dato qualunque cosa per sostituirsi a lui.
Constatare che non era neppure all'altezza di essere lo schiavo di quella ragazza, poco più che adolescente trasformarono, la frustrazione e la gelosia dal lui patite, in una sensazione di ineluttabile impotenza; solo ora si rendeva conto di quanto fosse infinitamente inferiore nei confronti di Cristiana. All'inizio di questa storia il professore l'aveva erroneamente valutata come un'infima manipolatrice, una rovina famiglie che faceva mercimonio della sua sensualità per circuire gli uomini e poi ricattarli ma ora invece aveva capito quanto si era sbagliato. Improvvisamente, lei assumeva i contorni di un angelo salvatore, di una provvidenziale figura divina che poteva consentirgli di realizzare tutti i suoi sogni. C'erano voluti 50 anni di vita e il pagamento di 70000 euro ma finalmente Augusto aveva capito quale fosse la reale vocazione nella sua vita: essere l'umile schiavo, al servizio di una vera femmina alfa, di una Dea, in carne ed ossa.
Si sentiva estremamente grato a Cristiana per questo e, a questo punto, non desiderava altro se non sottomettersi completamente a lei.
Mentre Augusto si rendeva conto del suo destino, nel frattempo, il giovane schiavo, finì di ripulire leccando la prima ascella, per poi passare alla seconda soffermandosi, a lungo nell'incavo sotto al braccio, con la sua bocca adorante, per nettarla dal sudore in eccesso, con ossequiosa devozione.
“grazie schiavo numero 1; ora però ho bisogno che mi lecchi anche il buco del culo, sai sono tutta sudata anche lì.” ordinò la ragazza con calma e dolcezza, contemporaneamente tirando giù la parte posteriore dei suoi pantaloncini e del tanga indossato sotto di esso.
Augusto si sentì morire di invidia. Avrebbe dato o fatto qualsiasi cosa per essere lui a svolgere quel sublime compito, per trovarsi al posto di quel fortunato usurpatore o quanto meno per potere ammirare una tale sublime scena ma nulla di questo gli era concesso. Il divino deretano scolpito della Principessa rimaneva un mero miraggio nella sua immaginazione, visto che la ragazza con la sua gamba tonica, lo tratteneva a terra, con la faccia schiacciata contro il pavimento, non consentendogli di muoversi, neppure di un millimetro.
Augusto capiva di non essere ancora meritevole di un tale premio, per il momento, poteva solo sognare le proporzionate straordinarie fattezze di quel magnifico fondoschiena compatto. Nella sua testa si era convinto che prima di poterlo ammirare e gustare, sicuramente gli sarebbe stato richiesto di guadagnarselo, provando la sua fedeltà. la sua devozione alla sua Principessa, con innumerevoli servigi, donando denaro ma prima o poi se fosse stato buono, ne era certo, sarebbe stato premiato.
Il ragazzo, invece, si stava proprio godendo la sua ricompensa. Con calma ed infinito amore, con la sua espressione impassibile si posizionò in ginocchio, dietro la sua padroncina, allargando, delicatamente, con le mani le natiche perfettamente scolpite della bellissima e lasciva Cristiana e contemporaneamente affondando il volto famelico tra di esse.
Il giovane leccava amorevolmente e con dolcezza tra quei glutei tondi e perfetti come se stesse saggiando la pietanza più prelibata del mondo. Con pazienza e con gusto cominciò con lunghe, persistenti leccate dal basso verso l'alto, ripulendo ed asciugando il solco tra le divine, deliziose chiappe di Cristiana dal sudore in eccesso, per poi concentrarsi con crescente amore e devozione al centro, a nettare, vorticando, sempre più rapidamente ed in profondità, la lingua dentro al delicato sfintere che sbocciava come un profumato bocciolo di rosa in mezzo a quel sublime deretano. Che importanza poteva avere rischiare l'epatite se la ricompensa era tanto appagante! fantasticava Augusto, "quella ragazza è talmente superiore all'uomo medio, che probabilmente, la sua merda neppure puzza, anzi sono convinto che profumi!"
Gli osceni rumori di risucchio e delle leccate dentro ed intorno a quel delizioso buchino suscitavano, un'invidia intollerabile in Augusto, la sua erezione che, di fronte ad uno spettacolo di quel tipo, sarebbe stata adamantina, venendo compressa e annientata dalla morsa d'acciaio della cintura gli procurava spasmi di dolore e di frustrazione incontrollabili e sempre più violenti.
Il professore con quel suo cazzetto minuscolo era sempre stato un eiaculatore precoce ed in condizioni normali, se si fosse trovato in una situazione tanto erotica ed irresistibile si sarebbe già venuto addosso, anche senza alcuna materiale stimolazione del suo piccolo pene pulsante. Sarebbe stata più che sufficiente quella soverchiante suggestione di essere presente mentre uno spettacolo, per lui, tanto appassionante veniva inscenato in sua presenza, anche se poteva solo intuire quello che stava accadendo, non potendo vedere nulla con quella scarpetta bianca stampata sulla faccia.
Ma con la cintura di castità tutto era diverso; quella sensazione di impellente orgasmo che di solito precedeva brevemente l'eiaculazione, trattenuta dalla cintura di castità, si protraeva all'infinito, facendo precipitare il povero insegnante in un delirio di impotenza e di inappagamento.
I gorgoglii della lingua e della saliva del giovane dentro al buco del culo ed i corrispettivi mugolii di piacere sensuale che fuoriuscivano dalle sensuali labbra della Principessa Cristiana lo stavano facendo morire di invidia e di desiderio frustrato. “lick, slurp, slurp! aahhh, ahhhh, ooohhh” gemeva come una gattina la sexy studentessa e quel richiamo era irresistibile più del canto ammaliante di una sirena per il povero Augusto; lo portava alla completa follia.

“grazie può bastare schiavo numero 1.” sussurrò ancora una volta amorevolmente la Principessa distaccando dal viso adorante del suo schiavetto il suo delizioso compatto, culetto , ma solo dopo un indefinibile lasso di tempo che ad Augusto era parso interminabile.
Finalmente anche la suola dell'immacolata scarpa da ginnastica che aveva calpestato senza pietà il volto del professore si sollevò infine dalla faccia del povero Augusto, consentendogli, con suo immenso sollievo, di girare la testa verso l'alto per rubare la visione anche di un unico angolo di pelle nuda in più, di quel celestiale corpo femminile ma ormai Cristiana si era già tirata su i pantaloncini, velocemente si era già girata su stessa per raggiungere, sinuosa, il grande divano, davanti a lei e sedersi su di esso, lasciando il misero insegnante, a bocca asciutta, alle sue spalle.
Augusto non potè fare a meno di divorare con gli occhi, quelle natiche paradisiache, così toniche e consistenti che si allontanavano da lui; la curva impossibile le protendeva verso e il movimento dei passi, ne faceva contrarre e rilassare la muscolatura esplosiva. In fase di espansione, ciascun gluteo aumentava considerevolmente il proprio volume, tendendo al limite della sua capacità il tessuto elasticizzato dei pantaloncini. Il tutto connesso ad un paio di gambe lunghe e affusolate, atletiche ma perfettamente lisce, non eccessivamente muscolose e ad vitino stretto sormontato da un sedo alto e florido, talmente ampio da debordare ai lati e ad essere evidente anche dalle spalle. Il tutto le donava una conturbante forma a clessidra, così desiderabile agli occhi di tutto l'universo maschile. Ovviamente Augusto avrebbe voluto sbattere il suo muso indegno nel glorioso solco di quelle divine chiappe d'oro. tanto attraenti da far dimenticare perfino la tortura che era guardarle, indossando una così severa e striminzita cintura di castità ma Augusto non poteva farne a meno, ne era ipnotizzato, per quanto sapesse che, facendolo, era come infliggersi, volontariamente, una severissima punizione.
Con grazia e leggiadria Cristiana andò a sedersi elegantemente sul divano, accavallando sensualmente le gambe tornite, con il suo giovane schiavo che, immancabilmente, la seguiva a gattoni per rimanere a sua completa disposizione, servilmente prostrato al suo cospetto.
Pur senza un filo di trucco, sudata, ma così signorilmente seduta sul ciglio del divano, con uno schiavo in carne ed ossa inginocchiato accanto a lei Cristiana emanava una vera e propria aura di regalità. La sontuosità degli arredi, il fuoco che crepitava nel caminetto, si rifletteva sui marmi e sulla pelle liscia e lucida di traspirazione della Principessa.
“mio dio ho i piedi caldi come due fornaci, ho bisogno che li rinfreschi con la tua boccuccia e che succhi via tutto il sudore, va bene schiavetto?” ordinò, con la sua vocina calma e melodiosa, sua maestà, ancora tutta accaldata dal precedente allenamento, sventolandosi il viso con la sua preziosa manina con le unghie laccate.
Il giovane non perse tempo e si diede da fare, per sciogliere i lacci della candide sneakers della sua bella e sensuale padroncina.
Dopo aver liberato quelle preziose estremità dalla costrizione delle specchiate calzature il ragazzo la spogliò dai calzini, tirandoli via con i denti, utilizzando tutta la delicatezza e la cura di cui era capace. Una volta che quei graziosi, proporzionati piedini meravigliosi furono finalmente nudi, il ragazzo, con la dovuta calma e perizia cominciò a succhiare con gusto e passione le piccole, deliziose dita, perfettamente smaltate, una per una, passando la lingua tra un incavo e l'altro per poi salire lungo tutta la morbida pianta e sul dorso venoso fino al collo sottile, baciandoli e leccandoli come fossero uno squisito dolcissimo, cremoso gelato. Faceva l'amore con quei piedi li limonava con la passione e il desiderio con cui si bacia la bocca della propria amata, al primo incontro.
Vedendo come se la godeva il giovane servitore; la smania di sottomissione e la malsana gelosia di Augusto continuavano ad aumentare esponenzialmente, così come il suo dolore all'inguine; per quanto cercasse di trattenersi non riusciva a smettere di piagnucolare ed i suoi lamenti diventavano sempre più atroci e disperati.
Il professore sapeva che si stava facendo del male ma non riusciva a rinunciare ad assistere ad una scena, per lui tanto erotica ed irresistibile e nonostante si dibattesse come un anguilla, serrandosi le gonadi doloranti tra le mani, non poteva però in alcun modo alleviare le terribili pene inflitte dalla crudele costrizione della cintura di castità. Nonostante tutto, non perdeva di vista, neppure per un secondo, quello che stava accadendo sopra di lui, ipnotizzato da quella scena tanto surreale ed erotica, anche se farlo significava infliggere un ulteriore castigo alla severità della sua condanna.
“Mmm che sensazione piacevole.” miagolò Cristiana, ad occhi chiusi, che invece si beava del dolce lavoro di bocca con il quale il ragazzo inginocchiato al suo cospetto si stava prendendo amorevolmente cura dei suoi graziosi piedini smaltati, nettandoli con la lingua dal sudore che li ricopriva ed ingoiando le particelle residue del tessuto dei calzini di spugna, che la ragazza aveva indossato fino a pochi istanti prima, assaporandoli come fossero dolcissimi frutti canditi .
D'un tratto Cristiana aprì gli occhi per fissare le sue splendide iridi azzurre su Augusto, il quale si trovava sempre più in balia della frustrata eccitazione sensuale che attanagliava ogni fibra del suo corpo stanco e flaccido. Un ampio smagliante sorriso di pura gioia illuminò il già meraviglioso volto della ragazza quando vide il suo "temuto" insegnante che si dibatteva così miseramente ai suoi piedi, completamente soggiogato, oltre ogni misura e decenza. “Che c'è coglionazzo? Non sarai mica geloso del mio schiavo prediletto? Scommetto che daresti la tua stessa vita per essere al suo posto, non è vero? hihihihihi” gli disse Cristiana sempre più deliziata dal piacere che la tenera lingua che procedeva con la sua premurosa pulizia delle sue graziosa estremità, le procurava, ogni volta che si insinuava tra morbidi incavi che separavano le piccole dita graziose di quei magnifici, deliziosi piedini, procurandole deliziosi brividi di piacere.
“o mio dio! O mio dio!” piagnucolò Augusto in preda al delirio più sconvolgente “ha ragione come sempre mia Principessa! La prego farò tutto quello che vuole ma la scongiuro mi consenta di servirla! Ora ho finalmente capito, voglio anche io essere il suo schiavo! La prego Principessa consenta anche a me di leccare i suoi divini piedi e glielo giuro, sarò il suo umile, devoto servitore per il resto dei miei giorni! Le darò tutto quello che ancora possiedo ma la scongiuro mi faccia almeno baciare o anche solo annusare i suoi piedi paradisiaci!" implorò pateticamente Augusto; egli era stato come colto da un'improvvisa straordinaria rivelazione; tutti i suoi dubbi e le sue cupe elucubrazioni erano state spazzate via per lasciare posto ad un'unica, inquietante certezza: se avesse potuto diventare lo schiavo di quella dolce, amabile, eterea Principessa, per la prima volta in vita sua, nonostante la sofferenza intollerabile, nonostante la povertà, nonostante tutto, sarebbe stato finalmente felice e realizzato.
Ma Cristiana era di tutt'altra opinione “hihihihihi! Ma che pensi coglionazzo!? Non metterti in testa strane idee! Io non ti concederei mai l'onore di leccarmi i piedi, sei troppo brutto, vecchio e patetico! Non sei degno di un premio tanto onorevole! hihihihihi” Lo derise senza pietà la Principessina.
"Neanche le seghe ti puoi più fare! Che coglionazzo! hihihihihihi" si sbellicava la ragazza.
“o nooo!” si tormentò Augusto, stracciandosi i capelli, nell'udire quella risposta per lui così deprimente. Era stato un folle! Un folle! Come aveva potuto pensare a un po' di benevolenza! Quella ragazzina era senza cuore! Dalla consapevolezza della sua naturale posizione di supremazia sugli altri, a causa delle sue spiccate doti di sensualità e di bellezza, desiderata e adulata da tutti, considerava tutto il resto del mondo, al di fuori di se stessa, come spazzatura. Chiunque diventava un mezzo, per contribuire al suo straordinario successo! Da sfruttare e poi buttare via! Augusto lo aveva sempre saputo! Come aveva potuto confidare in lei! Il suo cuore spezzato, per l'ennesima volta!
Cristiana, al contrario, vedendolo così disperato, non la smetteva più di ridere; era decisamente di buon umore, più ricca di 70000 euro, senza il minimo sforzo, coccolata dal suo schiavo prediletto si sentiva la regina del mondo e in un'occasione tanto lieta, quando la finì di sghignazzare, si sentì sufficientemente magnanima per dare spiegazioni persino ad uno servo indegno come Augusto.
“No, no, non disperarti coglionazzo! vedi tu non potrai mai competere con Il mio schiavo numero 1. Devi capire che lui si è conquistato negli anni il suo privilegiato posto ai miei piedi. Con le sue competenze e la sua devozione mi ha reso servigi che un inutile coglionazzo come te non sarebbe mai in grado di offrirmi. Oltretutto lui è un ragazzo giovane e carino e ad un bel fusto come lui non mi dispiace, di tanto in tanto, concedere l'onore di leccare alcuni punti del mio bellissimo corpo. E' un premio molto ambito poter leccare il mio buco o i miei piedi, non sai le centinaia di migliaia che ricevo, ogni giorno e lui lo ha meritato. Tu invece, sei solo un vecchio, coglionazzo pervertito e mi fa ribrezzo pensare che la tua bocca puzzolente si avvicini al mio bel corpicino. Al mio schiavo numero 1, quando fa il bravo, concedo perfino l'onore di ripulire lo sperma del mio ragazzo, dalla mia fichetta, dopo che abbiamo fatto l'amore. È lui è sempre tanto bravo e buono con me! Infatti praticamente ormai lo sperma del mio fidanzato è l'alimento principale della sua dieta. Hihihihi! Non ho ragione schiavo numero 1? hihihihihi” chiese Cristiana, ridendo a crepapelle e scalciando divertita i suoi piedini sbattendoli senza alcun riguardo sul muso del giovane ai suoi piedi, come una bambina capricciosa.
“si mia Principessa!” si affrettò a rispondere il ragazzo, non volendo rinunciare nemmeno per un attimo a staccare la sua bocca adorante dai, per lui, divini piedino, con i quali stava letteralmente, amoreggiando da diversi minuti, nonostante che così facendo metteva a repentaglio la sua incolumità ricevendo alcuni forti tallonate sul naso e sulla bocca.
“ma mia Principessa io le ho donato 70000 euro e pensavo che...” provò a dire Augusto.
“sta zitto! Mi hai preso per una puttana, non c'è denaro al mondo che possa comprare i miei favori. I tuoi soldi sono un giusto tributo alla mia grandezza! È solo quello che mi devi! come osi rinfacciarmelo” lo zittì Cristiana cambiando, il suo atteggiamento divenendo improvvisamente furente.
Augusto spaventato a morte si cucì immediatamente la bocca. “m-mi scusi P-principessa!” rintanandosi nuovamente nel suo immenso dolore fisico.
“tsk, tsk, tsk, sei proprio un coglionazzo!” lo compatì la ragazza, vedendolo così terrorizzato, sempre con il giovane schiavetto ai suoi piedi che non smetteva di prendersi cura delle sue graziose estremità, adorandola come una dea, ora che Lei era di nuovo accessibili ai suoi baci.
Cristiana, però, era evidentemente in vena di rivelazioni e perciò continuò con il racconto delle vicende che l'avevano portare a divenire una delle mistress di più grande successo del web.
“lascia che ti spieghi le ragioni dei privilegi che concedo al mio schiavo numero 1 affinché tu possa capire quanto sei indegno di questo ruolo, caro il mio coglionazzo!” gli disse tornando di nuovo tutta sorridente.
“Vedi: fino ad ora a nessun altro mio schiavo ho concesso quello che concedo al mio schiavo numero 1; infatti lui non è solo il mio schiavo preferito perché è molto più bello e giovane di tutti voi altri , inutili polli da spennare. Tanto per cominciare, lui è speciale perché è stato il primo uomo che io abbia mai posseduto ed in un certo senso gli sono affezionata, certo non come ad un fidanzato, più come ad un cagnolino fedele, credo. Ricordo ancora quando l'ho conosciuto: lui era un brillante studente di ingegneria informatica, vicino di casa dei miei, ed io prendevo ripetizioni di matematica da lui; ovviamente, da subito, si innamorò perdutamente di me ed io sfruttai il suo amore per farmi aiutare a realizzare il mio progetto. Già sapevo di essere bellissima, ed ero ben consapevole degli effetti che la mia straordinaria bellezza aveva su tutti voi maschietti, ma volevo di più! dovevo sfruttare questo mio dono e sapevo che se avessi creato un mio sito internet dove esibirmi, facendomi pagare da voi altri segaioli mi avreste reso molto ricca; ma non sapevo come fare; l'informatica mi ha sempre annoiato ma qui entrò in gioco il mio schiavo numero 1. Durante una ripetizione gli parlai del mio progetto e lui mi rivelò un mondo, fino a quel momento, a me sconosciuto: il bdsm, il femdom, il findom; capii che quelli erano gli ambiti dove avrei potuto emergere e fare soldi a palate. Egli divenne quindi il mio consulente informatico e in questi anni ha fatto un lavoro egregio a gestire i miei profili social, a girare, a montare e pubblicare i miei video, rendendomi sempre più celebre sul web, in tutto il mondo. Lui aveva tante idee perverse ed era entusiasta di questo mio progetto e si mise anima e corpo a mia disposizione. Grazie a lui e alle sue bizzarre fantasie, in breve tempo, la mia fama e il mio successo crebbero a dismisura e senza il minimo sforzo da parte mia. Mentre io mi godevo la mia vita, andando alle feste o in discoteca con gli amici, conoscendo quello che poi sarebbe poi diventato il mio attuale fidanzato, lui, relegato nella sua cameretta, lavorava senza sosta per me, al suo pc giorno e notte, per gestire tutta la parte noiosa di questo lavoro, sacrificando la sua vita e i suoi affetti per me, senza mai chiedere nulla in cambio; si accontentava di sapere di rendermi felice. Ultimamente, il mio schiavetto qui, ha perfino ideato la nuova, sofisticata cintura di castità che anche tu ora stai indossando, depositando il brevetto esclusivo a mio nome. Ho scelto te per sperimentare questa nuova geniale invenzione, che sono certa, mi renderà più ricca e potente di qualunque altra mistress al mondo; con uno strumento del genere in mio esclusivo possesso, già immagino le decine di migliaia di maniaci che mi imploreranno di poter essere controllati da me, scegliendo volontariamente di indossare queste nuove cinture di castità ultra tecnologiche, attraverso le quali estenderò ed ingigantirò il mio totale dominio su di loro e sulle loro finanze. Per questo sono così benevolente con lui; tu invece che cosa potresti offrire che anche solo lontanamente si possa avvicinare agli enormi servigi, che lui mi rende quotidianamente?” gli chiese Cristiana ma era una domanda retorica perché la risposta poteva essere soltanto una.
Augusto; con suo grande disappunto, capì che senza dubbio Cristiana aveva ragione: non aveva nulla da offrirle; tutto quello che poteva fare era solo confidare nella sua benevolenza se voleva sperare di essere accettato come suo schiavo.
Non udendo risposta Cristiana continuò con il suo monologo “ come immaginavo: anche tu, come tutti gli altri miei inutili schiavi siete indegni, buoni soli per darmi tutti i vostri soldi o per utilizzarvi come bestie da soma ma niente di più. Dovresti ringraziarmi che ti consento di donarmi tutti i tuoi soldi e il più grande privilegio che potrai mai ottenere da me, se ti riterrò degno, sarà quello di essere da me utilizzato come sguattero, a pulire il mio cesso e miei pavimenti con la lingua. Questo sarà l'unico e il più alto premio a cui potrai aspirare ma niente di più. Se ti sta bene queste sono le condizioni, altrimenti, visto che mi hai già dato praticamente tutti i tuoi soldi, puoi anche andartene e tornartene alla tua squallida, triste, inutile vita. Ma ricordati la cintura di castità rimarrà al suo posto fino alla fine dell'anno scolastico e degli esami di maturità, finché non saranno pubblicate le votazioni. Che tu accetti o meno di metterti alla prova per tentare di ambire alla posizione di divenire il mio schiavo permanente. ti avviso però: dubito che ce la farai a reggere le mie richieste. Sei troppo debole e patetico per sopravvivere al mio stile di vita. Allora cosa scegli coglionazzo: tentare la difficilissima messa alla prova come mio schiavo o preferisci andartene e vivere la tua squallida, inutile vita, ma sempre dilaniato dal dolore incessante della cintura. La scelta è tua.” puntualizzò la ragazza, con lo sguardo su di lui e quella consueta smorfia di disgusto, stampata sul suo viso avvenente, con le sue sensuali, tumide labbra, inarcate verso il basso.
Augusto era allibito, quanti altri schiavi possedeva quella ragazzina?! Lui era solo uno dei molti?
Era così triste per il professore constatare quanto fosse inutile per lei e come fosse differente l'atteggiamento della Principessa quando si rivolgeva a lui rispetto a quando conferiva con il suo schiavo prediletto. Tutto ciò lo feriva mortalmente.
Egli aveva creduto di poter realizzare il suo sogno servendo la sua Principessina ma alla luce di questi nuovi sviluppi, tutto era già perduto. Ormai, però, Augusto non poteva più vivere lontano da lei, anche se non avrebbe mai potuto gustare quei deliziosi, divini piedi, anche se mai avrebbe potuto ottenere la sua benevolenza, nonostante tutto questo non voleva perdere quell'opportunità di vivere, finalmente, il suo sogno erotico di essere per davvero, lo schiavo di una vera mistress. Le torture inflitte senza alcuna pietà, la cintura di castità, il terrore del ricatto; tutto ciò avevano cambiato il professore nel profondo ed ora che non aveva più nulla da perdere, quanto meno avrebbe voluto realizzare il suo sogno di essere al servizio, per una volta nel corso della sua patetica esistenza, di una donna con la D maiuscola, di una femmina alfa, di una vera e propria mistress in carne ed ossa.
Augusto non ebbe, quindi, un istante di esitazione: “mia Principessa, mi scuso se ho creduto di poterla servire, senza prima essere messo alla prova. Chiaramente non ne sono degno ma sappia che sono disposto a tutto per Lei, farò qualsiasi cosa Lei mi ordinerà, la prego, la scongiuro, mi conceda questa grazia divina, mi conceda di essere il suo schiavo, anche se sarò in fondo alla lista della sua moltitudine di schiavi, non mi importa. Non ho mai desiderato altro in tutta la mia inutile, squallida vita; solo ora me ne rendo conto. Grazie per avermi aiutato ad aprire gli occhi mia Principessa.” piagnucolò, Augusto, sentendosi sempre più inferiore e sommesso a Cristiana.
A quelle parole, l'espressione di disgusto dipinta sulle lucenti labbra di Cristiana si trasformò in un ampio sorriso canzonatorio “hihihihihi! Ma bene coglionazzo! Allora, non sei completamente deficiente come immaginavo, certo sei solo uno stupido coglionazzo ma mi sento buona oggi e direi che potrei anche concederti un periodo di prova al mio servizio ma alla prima mancanza sei fuori! Ora, per essere degno di un tale onore, esigo che tu mi consegni immediatamente le tue carte di credito, il tuo bancomat e i tuoi documenti: carta d'identità, patente, codice fiscale, tutto quanto! Ai coglionazzi come te non servono questo genere di cose, è meglio se li consegni a me! forza vai a prenderli per la tua Principessa! Hop, hop! Dai sbrigati cagnolino! Hihihihihi”. La risatina di Cristiana, che Augusto aveva sempre ritenuto così irritante, ora assumeva i connotati di un sublime ed incantevole coro angelico alle orecchie del povero professore.
“si mia Principessa” rispose automaticamente l'uomo e come un macchinario comandato a distanza si rialzò per andare a recuperare il portafoglio, lasciato all'ingresso, insieme al resto dei suoi vestiti.
In men che non si dica il professore era di nuovo prostrato al cospetto di Cristiana, in ginocchio e fronte a terra, con le mani protese, offrendo alla sua Principessa il suo portafoglio, al cui interno era contenuta tutta la documentazione da lei era stata richiesta.
Cristiana lo prese in silenzio, recuperando le carte di credito, il bancomat, i documenti e quel poco di contante che conteneva, per metterli da parte, sottraendoli per sempre alla disponibilità del loro legittimo proprietario.
Sospingendo, dolcemente, il viso del giovane intento a ciucciarle i piedi con un leggiadro, morbido tallone, lo allontanò da se per poi alzarsi parandosi, con le mani sui fianchi, di fronte, al povero Augusto.
“sdraiati a pancia in su, veloce coglionazzo!” ordinò la ragazza.
Augusto fece quanto gli era stato richiesto.
Sopra di lui Cristiana, in una posizione di assoluto di dominio, si stagliava fiera, sbattendogli in faccia il voluminoso pacco della sua vagina, la cui squisita forma era ben evidente attraverso il sottile, malleabile tessuto dei pantaloncini in spandex.
A quella sublime visione, l'urgenza di Augusto di liberarsi della costrizione della cintura metallica crebbe a dismisura, divenendo impellente; così come aumentavano il dominio e il possesso di Cristiana su Augusto enfatizzati proprio dal potere che la vista della sua magnifica fighetta era in grado di esercitare su di lui.
“Schiavo numero 1, vai a prendere le mie ciabattine, il mio cellullare e carta e penna presto!” comandò al suo giovane servitore, alle sue spalle, senza neanche guardarlo e quello scattò senza fiatare, efficiente e premuroso, come sempre.
Il ragazzo, con la sua rapidità ed solerzia, in men che non si dica, era nuovamente nella sua posizione genuflessa, ai piedi della sua tanto graziosa quanto spietata padroncina, nel gesto di offrirle, su un massiccio vassoio d'argento, il materiale richiesto.
Dopo aver posato il vassoio a terra, il ragazzo, subito, si adoperò, prostrandosi al suolo al cospetto della sua Principessa, per aiutarla, con grande deferenza e rispetto a calzare le sue ciabattine infradito, affinché lei potesse indossarle, senza il minimo sforzo ed una volta calzate, il giovane le diede un tenero bacio sul morbido dorso di ciascuno di quegli squisiti, morbidi piedini, senza ricevere neppure uno sguardo dalla sua padroncina, ora concentrata a catechizzare un suo nuovo servitore.
Cristiana, nel frattempo aveva preso il suo grosso smartphone dorato dal piatto del vassoio che gli veniva offerto dallo schiavo in ginocchio, per cominciare a digitare su di esso i codici di sblocco della cintura di castità elettronica indossata dal misero professore, ormai divenuto a tutti gli effetti, uno dei tanti schiavi della pletora dei servitori della potente Principessa.
“prima che ti sblocchi, scrivi il pin del tuo bancomat su quel taccuino, lurido schiavo e firma la liberatoria allegata che afferma che non ti ho costretto io al mio servizio ma che è stata una tua scelta, consapevole!” gli ordinò senza volgere lo sguardo dallo schermo del telefono tra le sue mani.
Augusto, ottemperò a quella richiesta, utilizzando la penna e il taccuino sistemati sul piatto del vassoio in argento massiccio, senza il minimo ripensamento.
Nel mentre tutto era filmato dall'occhio implacabile della telecamera, sistemata sull'altro lato della stanza, che immortalava ogni secondo della stipulazione di quel bizzarro contratto
Finalmente Cristiana pigiò l'ultima tasto che da remoto segnalava all'antenna montata nella cintura di costrizione di dischiudersi e la stessa si aprì, come una conchiglia, rivelando al suo interno, quella sottospecie di mollusco che era diventato il cazzetto del professore, ora, ancora, più striminzito del solito dalla insopportabile pressione che in una settimana ne aveva ulteriormente compresso, significativamente, le dimensioni.
Non si può descrivere a parole il sollievo che Augusto provò quando i lembi metallici della gabbietta sistemata attorno al suo apparato genitale, si dischiusero: una freschezza e una leggerezza paradisiaci lo pervasero, dandogli la netta sensazione di librarsi in aria, sollevato dal suolo.
“aahhha” sospirò di straordinario godimento il professore ma il suo cazzetto, per quanto la sua eccitazione avesse raggiunto livelli mai, neanche lontanamente, sperimentati in tutta la sua vita rimase impotente e moscio.
La ragazza poggiò uno dei suoi piedini, calzati dall'infradito sullo stomaco di Augusto, sdraiato a pancia in su, sotto di lei, prima di rivolgersi nuovamente a lui.
“Allora coglionazzo, domani mi accompagnerai a fare shopping e darò fondo alle tue carte di credito, molte oltre le loro capacità di acquisto. Contrarrò debiti a tuo nome, che mai in tutta la tua vita riuscirai a ripagare e solo allora, potrò accettarti come schiavo, quando non avrai più nulla e di conseguenza, sarai in mio completo potere, dipendente da me in tutto e per tutto hihihihihi! Acconsenti ad acquistare e a donarmi tutto quello che desidero? Ricordati che tutto quanto è registrato, voglio che confermi davanti alla telecamera che sei nel pieno delle tue, seppur limitate capacità mentali, in modo che un domani nessuno possa accusarmi di averti raggirato” gli chiese Cristiana, distogliendo gli occhi dal suo smartphone per piantare le sue ineffabili, profondissime iridi azzurre su di lui.
Il battito cardiaco del professore accelerò per pompare ancora più sangue dentro al suo inutile cazzetto dilaniato.
“si mia Principessa, confermo di essere nel pieno delle mie facoltà mentali e servirla per il resto della mia vita; è tutto quello che desidero” rispose interrompendo la sua iperventilazione Augusto. Naturalmente in occasioni normali il professore non avrebbe mai acconsentito ad un tale accordo ma ora sentendo che l'orgasmo, in procinto di esplodere, benché non essendo materialmente stimolato da nessuno, avrebbe acconsentito a tutto, pur di sperimentare il tanto agognato sollievo dell'eiaculazione.
“molto bene coglionazzo! Hihihihihi! Voglio che sia assolutamente chiaro e che sia registrato che ti rendi conto che dopo una giornata di shopping con me, probabilmente sarai rovinato per sempre e non riuscirai mai più a ripagare i debiti che contrarrò a tuo nome? Sicuramente le banche ti confischeranno la casa, la macchina, tutto quanto in tuo possesso, quel poco che ti rimane. Voglio che confermi alla telecamera che si tratta di una tua libera scelta, che di fronte alla possibilità di essere mio schiavo, sei disposto a donarmi tutto quanto. Se rifiuti puoi andartene in questo stesso istante e non ti cercherò mai più, sarai completamente libero di vivere la tua inutile vita, come meglio credi.”
Mentre la ragazza parlava, il cazzetto di Augusto stava già tornando a gonfiarsi, sobbalzava crescendo rapidamente verso l'alto, talmente eccitato che sarebbe bastata una leggera brezza per stimolarlo fino al punto di non ritorno. L'idea di essere completamente in potere di quella sadica scolaretta, di dipendere da lei in tutto da lei, anche per elemosinare un tozzo di pane, o per dormire nel suo sgabuzzino, di essere totalmente in balia del suo carattere volubile e capriccioso era un pensiero spaventoso ma anche terribilmente affascinante.
Nel suo stato confusionale, con le sue percezioni e la sua razionalità falsata, annullata, dalla potenza dell'eccitazione frustrata che lo attanagliava, il professore non aveva alcun dubbio “sono disposto a tutto mia Principessa, le dono le mie carte di credito di mia spontanea volontà, la prego umilmente di accettarle.” rispose sommessamente.
“come immaginavo coglionazzo! hihihihihihi!” Cristiana protendendo uno dei suoi divini, proporzionati piedini poggiò la suola della sua ciabatta sul cazzetto di Augusto, spiaccicandolo come si fa con il mozzicone, ancora fumante, di una sigaretta. Bastò quella minima, disinteressata pressione ed automaticamente l'uomo, colto da spalmi epilettici, eaiculò abbondantemente, incollando il suo seme alla suola della infradito della sua Principessa.
Quando anche l'ultima goccia fu riversata su quella suola Cristiana la distaccò dall'insignificante, minuscolo pene, di nuovo, completamente ammosciato per portarla sopra al viso e alla bocca del suo nuovo schiavo.
Anche senza ordini sapeva perfettamente cosa fare. Leccò ogni cm di quella suola, ripulendola totalmente dal liquido che si era depositato sotto di essa.
Augusto era in paradiso, nonostante l'orgasmo appena provato il suo cazzetto stava già tornando in tiro come succedeva prima del “lockdown”, impostogli dalla crudele cintura; in quel momento nutriva una reale venerazione per quella giovane ragazza; poterla finalmente adorare e servire era come realizzare un sogno, per lui; persino l'anonima suola di gomma di una banale infradito assumeva tratti di sacralità se calzata da uno di quei divini piedini. Il professore si sentiva finalmente al suo posto, potendo dare apertamente sfogo al suo spiccato senso di sottomissione e di inferiorità repressa, che solo ora, si accorgeva di sentire nei confronti di quella ragazzina, certamente, spocchiosa ma anche così tremendamente sexy e irresistibile.
Dopo diversi minuti, la Principessa, quando ritenne che la sua infradito fosse sufficientemente linda, sollevò la suola dalla bocca di Augusto, con grande disappunto dello stesso insegnante che, fosse stato per lui, sarebbe rimasto a leccarle quella scarpa divina, per il resto dei suoi giorni.
La ragazza si allontanò dal professore per tornare a sedersi sul suo fastoso divano, ondeggiando sulle sue natiche perfette come una top model, sicura e noncurante di avere la completa attenzione di tutti i presenti, sempre seguita gattoni, come un'ombra dal suo fedele, giovane schiavo numero 1, incollato con il naso alle sue succulenti terga disegnate, proprio come un cagnolino fedele.
La giovane Mistress era evidentemente soddisfatta della devozione, del suo schiavo favorito, della sua incrollabile fedeltà e per questo voleva dargli un premio. Ma non era solo benevolenza la sua; Cristiana raramente si lasciava andare a gesti disinteressati; il reale intento di quella ricompensa, nei confronti del suo schiavo prediletto, era quello di dare uno smacco al povero professore, che sicuramente ne sarebbe stato gelosissimo.
Infatti mentre il professore si ripuliva, alla bene meglio, dall'eiaculazione appena versata sul proprio basso ventre, con suo grande sollievo, in quanto finalmente libero dalla costrizione d'acciaio della ingombrante cintura di castità, con crescente gelosia e frustrazione, sentì la sua Principessina rivolgersi ancora al suo schiavo numero 1, con parole dolci e suadenti.
“Schiavo numero 1: vieni qui, meriti anche tu un premio oggi. Hai svolto un lavoro egregio progettando e costruendo la mia nuova cintura di castità, non potrei essere più soddisfatta di come ha funzionato con questo patetico coglionazzo. Già me l'immagino, tutti i miei stupidi sudditi presto ne vorranno una; presto, questi marchingegni si diffonderà come un'epidemia tra i miei cyber-slave, sparsi in tutto il mondo e grazie ad essi otterrò un controllo ancora più totale sulle loro inutili vite; tutto ciò mi renderà ancora più ricca, potente e famosa nel mondo del bdsm e non solo. Perciò, se nella mia infinita grazia e magnanimità ho concesso un premio a questo immeritevole coglionazzo, allora a maggior ragione, meriti un premio, molto più grande, anche tu, mio caro” gli disse guardandolo con clemente bonarietà e mentre gli parlava, gli accarezzava il volto delicatamente.
Augusto ne era estasiato, cosa avrebbe dato per essere al posto del suo più giovane e prestante “collega”. Avesse potuto si sarebbe privato di una gamba se in cambio avesse potuto ottenere di essere trattato e accarezzato con tanta dolcezza e benevolenza dalla sua Principessa. Il cazzetto dell'uomo ora svettava, completamente ristabilito, tra le gambe del professore, tutto duro, rosso, frustrato ed eccitato.
Se il professore avesse seguito il suo istinto avrebbe iniziato a toccarsi ammirando la straordinaria, seducente bellezza e sensualità di Cristiana ma sapeva bene che un gesto non autorizzato come quello poteva costargli una punizione terribile ed esemplare e per questo motivo, stringendo i denti per la frustrazione, desistette.
“sdraiati a terra a pancia in su, schiavo numero 1, coraggio” comandò la studentessa dominatrice, rivolta a quel giovane sottomesso ma lo fece sempre con una certa gentilezza e garbo, per quanto l'ordine fosse autorevole e perentorio.
“Si mia Principessa, grazie mia Principessa” Il giovane servitore eseguì, sdraiandosi supino davanti alla sua adorata Padroncina, posizionandosi con il viso tra i piedi della giovane Mistress e la parte inferiore del corpo, distesa a terra, con le gambe rivolte verso Augusto.
Il professore, che non staccava neanche per un secondo gli occhi da Cristiana ammaliato dallo spettacolo stordente della sua divina bellezza, la vide ergersi a gambe divaricate sopra la faccia del suo giovane schiavo. Lentamente, la procace ragazza si acquattò, piegando le gambe, per andarsi a sedere proprio sul volto del suo schiavo preferito, posizionando il suo divino deretano esattamente sopra la bocca adorante del giovane sottomesso.
“mmmm, si bravo schiavetto infila il tuo naso nel mio divino buchino! Mmmm!” mugolava lasciva la ragazza mentre strusciava il pube, senza alcun riguardo, sul naso e sul mento del suo schiavetto, cercando di ottenere il maggior piacere sessuale possibile, da una tale stimolazione.
“mmm, aahhh, bravo schiavetto mi stai eccitando; a breve dovrebbe tornare il mio bellissimo fidanzato dal suo allenamento e non vedo l'ora di farmi scopare dal suo enorme cazzone , mio dio quanto lo amo. Mmmmmm!” gemeva la Principessa completamente concentrata sul suo piacere.
Augusto sempre più eccitato osservava quella scena afflitto da una gelosia insopportabile. Sarebbe valso anche sacrificare la propria stessa vita, se il modo di trapassare fosse stato quello di soffocare nel solco di quelle celestiali natiche scolpite, tonde e stupende.
Con crescente frustrazione Augusto vide che Cristiana aveva tirato fuori dal taschino dei pantaloncini una piccola chiave con la quale si accingeva a liberare il cazzo del suo più giovane e favorito schiavo.
Non appena l'apparato genitale del giovane fu libero, il pene crebbe eretto e pulsante, in men che non si dica. Augusto notò, con suo grande rammarico, due cose relativamente a questo fatto: primo, il cazzo del ragazzo era un armamentario di tutto rispetto, di più di due volte più grande rispetto al suo; secondo, la cintura di castità da lui indossata non produceva assolutamente gli effetti che causava il malefico arnese che indossava lui; il materiale plastico flessibile della gabbietta del giovane, oltre che le dimensioni della stessa decisamente più ampie, gli lasciavano, infatti, molto più spazio e libertà di movimento all'interno di essa.
Cristiana cambiando posizione si sedette a gambe distese posizionando la parte dei suoi polpacci tonici e dei suoi divini piedi in grembo al fortunato schiavo aumentando in questo modo, grandemente, il peso imposto dal suo bel culetto sul viso di lui.
Il glande, rigonfio di eccitazione, del giovane, al contatto con le sottili, sublimi caviglie d'ebano della sua padroncina, cominciò da subito a secernere una copiosa secrezione appiccicosa, simile alla bava di una lumaca che transita su una foglia di lattuga.
Stimolato in quel modo, dal mero contatto con la pelle divina della sua padroncina, lo schiavetto nel tentativo di aumentare la frizione con le graziose caviglie avvolte attorno al suo pene eccitatissimo, si dimenava sospingendo, in questa maniera, sempre più in profondità. il suo viso tra le natiche scolpite, di marmo della sua ammaliante Principessa.
“mmmmm, oooo, siiii, hihihihihi!” sospirava di godimento, mordendosi le sue lucenti labbra carnose, Cristiana, godendosi a pieno la stimolazione che gli regalava la faccia del suo schiavo sempre conficcata tra le sue chiappe paradisiache ed allo stesso rideva divertita dai sobbalzi frenetici del movimento del ragazzo sotto di lei, come una bambina sulle montagne russe
Augusto che non si perdeva un istante di quella scena, ad un tratto, vide che Cristiana smise di ridere, riprese fiato e riaprì gli occhi, per fissarli malevoli e maliziosi su di lui.
“che c'è coglionazzo? sei geloso? Vorresti essere al posto del mio schiavo favorito? Be non voglio mentirti. Per quanto ti potrai impegnare ad essermi devoto e servizievole, in nessun caso, mai ti concederò il privilegio, di poter adorare il mio sacro, meraviglioso culetto; la tua faccia è troppo brutta vecchia e brutta perché ti sia donato un tale privilegio. Ah si! Si! Siiiii! Mmmm!” gli disse tra un gemito di godimento e l'altro mentre si beava della sensazione di avere il naso e la bocca ficcati sempre più in profondità nella sua irraggiungibile fichetta e nel suo delizioso antro anale.
E mentre la Principessa pronunciava quella che all'orecchie di Augusto suonava come una vera e propria condanna, nel frattempo la ragazza aveva recuperato il suo telefono poggiato sulla seduta del divano dietro di lei e pigiando alcuni tasti sullo schermo comandò alla cintura elettronica, cinta intorno allo scroto del povero professore, di richiudersi.
Con un ronzio elettrico le ante della morsa della gabbietta di Augusto lentamente cominciarono, inesorabilmente, a richiudersi su loro stesse.
“oh no! No! Nooooo!” si disperava il misero insegnante tentando con le mani di impedire che la gabbia si serrasse nuovamente attorno al suo cazzetto ora tutto duro ed eccitato ma la stretta meccanica era troppo forte ed infatti l'uomo dovette ritrarre le mani se non voleva che le dita gli fossero mozzate dai lembi borchiati d'acciaio, affilato, della cintura di castità.
“hihihihihihihi!” rideva Cristiana beandosi della miseria del professore e contemporaneamente del godimento che gli stava regalando il suo schiavo più giovane e da lei favorito, sotto di lei.
Nello stesso istante il cazzo del giovane, stimolato dall'elettrizzante frizione contro le leggiadre caviglie della sua bellissima e sexy padroncina, fu colto da violenti spasmi, producendo abbondanti fiotti di sperma che si riversarono sulla parte inferiore di quelle gambe affusolate, dalla pelle liscia e perfetta e sul dorso di quei prelibati, avvenenti piedini proporzionati, con le unghie laccate fluo.
La miseria ed il senso di disperazione di Augusto tornarono ad attanagliarlo ancora più deprimenti di prima.
Quando gli spasmi dell'orgasmo cessarono, con calma Cristiana si rialzò dalla bocca adorante del suo giovane schiavo, ponendosi in piedi accanto al suo corpo prostrato per offrirgli le sue aggraziate, raffinate estremità affinché lui potesse ripulirle, con la lingua, ingoiando ogni residuo di sperma che si era depositato su di esse.
Cristiana quando fu soddisfatta di essere stata nettata a dovere si allontanò dalla bocca adorante del suo giovane servitore per andare a recuperare entrambe i guinzagli dei due schiavi e assicurarli con due moschettoni, ai ganci montati sul retro dei rispettivi collari.
“Forza schiavi. E' l'ora del mio bagnetto. Schiavo numero 1, avrò bisogno del tuo aiuto per lavarmi” sussurrò dolcemente al suo sottoposto più giovane; poi cambiando espressione in una smorfia schifata
“tu invece dovrai aspettare fuori coglionazzo, a te non sarà mai concesso l'onore di aiutarmi durante il bagno.” disse con un tono di voce decisamente più velenoso, rivolgendosi ad Augusto.
Come una vera e propria Principessa dei tempi antichi, quando i monarchi disponevano di un potere assoluto nei confronti dei loro sudditi, Cristiana si avviò su per le scale trascinando, tramite i rispettivi guinzagli, i suoi devoti schiavi fino alla porta del bagno.
Augusto fu incatenato ai piedi di quella stessa porta ma prima che l'uscio fosse richiuso ebbe modo di scorgere l'interno della monumentale, lussuosissima camera da bagno.
Era tutto un luccicare, splendente di marmi lucidi ed inserti in oro e sul fondo della stanza era sistemata una jacuzi ad idromassaggio, ampia quasi quanto una vera e propria piscina.
Crudelmente la porta si richiuse sulla faccia del povero Augusto proprio quando egli stava per assistere allo spettacolo mozzafiato di Cristiana che si calava i pantaloncini impregnati di sacro sudore ma con un tempismo perfetto l'uscio si chiuse non consentendogli di vedere neppure un lembo di pelle in più.
Per una mezz'ora buona Augusto se ne rimase piagnucolando in silenzio ai piedi di quella crudele massiccia porta, udendo dall'esterno la sua dolce Principessa che si godeva le coccole del suo amorevole schiavo mentre le massaggiava e le tamponava, con la massima cura e devozione, ogni cm di quel sublimo, angelico, corpo.
Se Augusto pensava che quel suo “collega” era tanto fortunato da poter ammirare in tutta la loro gloriosa nudità quei magnifici, sodissimi e voluminosi seni o perdersi nella contemplazione della sublime patatina della sua amata Principessa, mentre a lui niente di tutto di questo sarebbe stato neanche lontanamente concesso, si sentiva pervadere da una tristezza straziante.
Quando poi Cristiana si lasciò andare a gemere sempre più affannosamente, con la sua vocina acuta e delicata e Augustò, quindi, realizzò che costui stava, senza dubbio, venerando con la sua bocca l'eterea fighetta nuda della sua padroncina da sotto il pelo dell'acqua, il dolore della cintura di castità divenne lancinante.
“mmmmm, ahhhh, sssiiii” il professore sentiva miagolare di piacere la giovane dominatrice al di là della porta. “ ma quanto ci mette il mio ragazzo a tornare a casa, ho bisogno del suo bel cazzone dentro di me, lo voglio ora!” gridava stridula la ragazza e l'insegnante capì che presumibilmente le cure del giovane le avevano consentito di sperimentare uno o più deliziosi orgasmi e con ogni possibilità quel fortunatissimo bastardo aveva potuto assaporare il sacro nettare secreto della sua incantevole padroncina dentro alla sua bocca indegna.
Quando, finalmente, uscì Cristiana era avvolta da un morbido e abbondante accappatoio di spugna, bianco, ed ancora una volta si fece accompagnare da entrambi i suoi schiavi fino alla regale camera padronale della villa.
Nuovamente Augusto fu incatenato al di fuori della stanza, mentre allo schiavo più giovane e preferito dalla Principessa fu concesso di entrare per aiutarla ad agghindarsi per la romantica nottata di sesso selvaggio che di lì a poco Cristiana avrebbe intrattenuto con il suo famoso, prestante fidanzato.
Ad un certo punto Augusto sentì rumori provenire dal piano sottostante: una porta che si apriva e si richiudeva. Avrebbe voluto fuggire a gambe levate ma incatenato com'era non poteva andare da nessuna parte. Con crescente ansia sentì pesanti passi incedere su per le scale fintanto che non si parò davanti a lui un energumeno di colore in tuta e scarpe da ginnastica che trasportava su una spalla una pesante borsa da calcio, con sopra l'effige, simbolo della più titolata squadra di pallone cittadina.
“e tu chi cazzo sei?” chiese, costui, in malo modo ad Augusto, stupito dal vedere quel disgustoso omuncolo incatenato al pavimento davanti alla sua camera da letto.
Ma ad Augusto non venne dato il tempo di rispondere perché in quel preciso istante la porta della stanza si aprì e ad Augusto per poco non venne un attacco di cuore nel vedere lo scandaloso, squisito completino di lingerie che la sua Principessa aveva scelto per la serata. Un sofisticato e complesso intrico di veli e trasparenza, il trucco agli occhi e lo sfavillante rossetto applicati con elegante maestria; la vaporosa acconciatura dei capelli con la messa in piega, appena rifatta; i tacchi dei sandali dorati di gucci, con tacco 20' cm, tutto rendeva la sua maestosa bellezza ancora più irresistibilmente, straordinariamente sexy di quanto già non fosse normalmente. Cristiana tutta sorridente e maliziosa, si stagliava in posa, contro lo stipite della porta, con una gamba davanti all'altra per farsi ammirare dal suo amoroso. Non sembrava neanche che fossero presenti altre due persone insieme a loro, la Principessa aveva occhi solo per il suo Principe; e viceversa.
“Ciao amore mio” sussurrò Cristiana, amorevole a quel brutale tripudio di muscoli vagante.
“ciao piccola” gli rispose l'uomo lasciando cadere a terra la pesante borsa da calcio.
Cristiana gli saltò a cavalcioni tra le braccia e lui la strinse a se vigorosamente, tra le sue braccia possenti e i due si baciarono con grande passione e trasporto, producendo osceni suoni con le loro lingue che roteavano l'una nella bocca dell'altro.
I due completamente incuranti dei due schiavi inginocchiati ai loro piedi sempre avvinghiati l'una all'altro, entrarono all'interno della stanza, senza smettere di divorare famelici le loro reciproche bocche, per poi lasciarsi cadersi sopra al sontuoso letto al centro della stanza; lui sopra e lei sotto, con le gambe incrociate dietro alla muscolosa, possente schiena del suo uomo.
Il campione stava già calandosi i pantaloni della tuta rivelando ai due schiavi i suoi potenti glutei per poi voltarsi ed ostentare, con un ghigno famelico, un enorme cazzone venoso, completamente ricurvo verso l'alto, tanto lungo e largo che pareva l'avambraccio di un uomo adulto. Prima che costui spogliasse la sua donna dal completino intimo che indossava, fu udita la vocina di Cristiana proferire parola da sotto di lui.
“Schiavo numero 1, fa vedere al coglionazzo come si lava a mano la biancheria del mio uomo e poi accompagnalo nella sua cella. Mi raccomando: esigo un lavoro perfetto, come al solito. Conto su di te, schivo numero 1 e se non esegue un lavoro soddisfacente, sei autorizzato a frustarl. Buona notte, mio caro schiavetto prediletto. ” ordinò la vocina acuta ed eterea ed il giovane ottemperò richiudendo la porta della camera padronale, per concedere la giusta privacy ai due amanti e rimanere quindi solo con Augusto.
Il giovane servitore accompagnò Augusto fino ad una stanza appositamente preparata per la lavanderia. Vi erano una lavatrice, un'asciugatrice, stendini vari, ferro da stiro. Tutto il necessario affinché il bucato fosse fatto in una maniera impeccabile e senza la minima fatica ma nonostante tutta quell'attrezzatura Augusto fu istruito di lavare a mano le mutande e i calzini sporchi, intrisi di sudore rancido del padrone di casa, cosa che lui fece con la massima cura e senza lamentarsi.
Il più giovane collega del professore non gli dava molta confidenza; lo teneva sotto stretto stretto ma senza rivolgergli parola, si comportava in un modo estremamente freddo e distaccato con lui ed Augusto capì che in quel personaggio non avrebbe di certo trovato un alleato.
Nel frattempo, mentre l'insegnante si prendeva cura della disgustosa, lercia biancheria del proprietario di casa, le potenti grida di gioia e piacere dei due amanti che si accoppiavano selvaggiamente, si diffondevano all'interno della villa, insieme con i sordi, violenti tonfi, della testiera del letto che sbatteva contro alla parete, non consentendo ad Augusto un po' di pace e sempre costringendolo teso e vigile ed estremamente eccitato per quanto egli poteva immaginare stesse accadendo nella camera padronale, al piano superiore. Quell'eccitazione frustrata, come al solito, ovviamente procurava non solo gelosia ed invidia al professore ma anche dolorose fitte al suo cazzetto morso dalla dentatura metallica della cintura di castità.
Quando finalmente, il professore fu accompagnato alla sua cella era passata più di un'ora ma le grida sensuali di piacere e i tonfi della testiera del letto contro il muro, non erano ancora finiti e a ancora a lungo si protrassero per quasi tutto il resto della nottata.
Augusto fu scortato sottoterra, dall'altro più giovane collega, in un dungeon attrezzatissimo, con ogni più moderno e bizzarro strumento di tortura, ai lati del quale vi erano striminzite celle protette da sbarre in metallo, talmente strette da non consentire ai loro sfortunati inquilini neppure di potersi sedere, costringendoli ad una scomodissima prigionia, in piedi per tutto il tempo della loro permanenza all'interno di esse.
Lo schiavo più giovane prima di richiudere la sbarre della piccola prigione, collegò un cavo USB alla cintura di castità di Augusto, per ricaricare la batteria; il display indicava infatti che quell'aggeggio era quasi scarico.
Prima di andarsene il giovane servizievole schiavetto spense la luce, lasciando Augusto in un buio spettrale e nella sua scomodissima posizione; armeggiando con un telecomando poi, accese l'impianto audio e da alcune casse, montate negli angoli delle pareti del dungeon prese a diffondersi in stereo e a tutto volume l'audio di quello che stava accadendo nella camera padronale ai piani sovrastanti: oscene grida di piacere sessuale maschili e femminili si mischiavano con dolci, soffuse, paroline d'amore, rumori di teneri baci e di più censurabili rumori di risucchio si diffusero ad alto volume per tutta la stanza; tutto ciò non faceva altro che fomentare l'inevitabile erezione e la conseguente spietata e dolorosa morsa della cintura di castità.
Augusto non riuscì a frenare le sue lacrime e proruppe in un pianto amaro e disperato; per il povero professore, sarebbe stata l'ennesima lunghissima, estenuante notte di pianto, trascorsa ad auto commiserarsi pensando al suo destino crudele e beffardo, incarnato nella divina persona della sua sadica Principessina: Cristiana.
 
Top
view post Posted on 1/7/2020, 04:30     +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
528

Status:


bravo scritto benissimo
 
Top
view post Posted on 1/7/2020, 21:03     +1   -1
Avatar

Maestro di Piedi

Group:
Member
Posts:
16,907
Location:
Pescara

Status:


molto bello , maaaaa , spezzare il capitolo in 2 ? :D c'ho messo una eternità a finirlo di leggere :DS
 
Top
view post Posted on 1/7/2020, 21:10     +1   +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


sempre più bello !!
 
Top
view post Posted on 1/7/2020, 21:24     +1   +1   -1
Avatar

Useless

Group:
Member
Posts:
217

Status:


Bellissimo bravo. senza pietà, fa paura
 
Top
view post Posted on 1/7/2020, 21:32     +1   -1
Avatar

Novizio

Group:
Member
Posts:
18

Status:


CITAZIONE (Ingabbiata-mente @ 1/7/2020, 22:03) 
molto bello , maaaaa , spezzare il capitolo in 2 ? :D c'ho messo una eternità a finirlo di leggere :DS

Pensa quanto ho impiegato a scriverlo! comunque si, mi sono un po' fatto prendere la mano...
 
Top
view post Posted on 2/7/2020, 13:01     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
409

Status:


Se scherzi col fuoco...
 
Top
view post Posted on 4/7/2020, 17:44     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
171
Location:
Abbruzzo

Status:


Stupendo
 
Top
view post Posted on 23/7/2020, 05:03     +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
528

Status:


peccato non lo aggiorni
 
Top
view post Posted on 23/7/2020, 06:38     +1   -1
Avatar

Maestro di Piedi

Group:
Member
Posts:
2,452
Location:
Milano

Status:


Meraviglioso...!! Complimenti davvero
 
Top
view post Posted on 23/7/2020, 14:55     +1   -1

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
409

Status:


Bello ma anche troppo lungo, credevo fosse finito prima
 
Top
view post Posted on 30/7/2020, 15:21     +1   -1

Novizio

Group:
Member
Posts:
8

Status:


a me è piaciuto molto, complimenti
 
Top
43 replies since 23/5/2020, 09:06   17663 views
  Share