Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

QUARANTENA

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view post Posted on 17/3/2020, 16:39     +2   +1   -1

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QUARANTENA

Edited by schiavolentieri - 18/3/2020, 00:49

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view post Posted on 17/3/2020, 17:32     +3   +1   -1

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1.

La fatidica sera dell' 11 marzo 2020, quando l'intero Paese fu messo in quarantena per il contagio da COVID-19, mi trovavo a Jesi, in provincia di Ancona, a casa della mia ragazza. Io abitavo in Alta Lombardia, a 474 km di distanza, ed ero praticamente scappato dalla mia regione 5 giorni prima che diventasse "zona rossa", rifugiandomi da Maria. Quella sera eravamo a letto insieme e il discorso alla nazione del Presidente del Consiglio interruppe i nostri preliminari.



Ascoltammo increduli mentre annunciava la decisione del governo di mettere in quarantena tutto il Paese: nessuno poteva più uscire di casa se non per motivi strettamente necessari. Essendo residente in Lombardia, sarei potuto tornare a casa ma, a quel punto, non avrei potuto vedere Maria per chissà quanto tempo. Così lei mi propose di rimanere da lei per tutto il tempo della quarantena. Devo ammettere che l'idea di rimanere chiuso in casa con lei era piuttosto eccitante e non ebbi difficoltà ad accettare il fatto di restare a lungo lontano da casa, senza vedere la mia famiglia e i miei amici.
Io e Maria stavamo insieme da quasi due anni e non avevamo molto in comune. Eravamo entrambi studenti universitari: lei era straordinariamente forte e atletica, io quasi un rachitico. Lei era una sportiva, io un topo di biblioteca. Ho imparato ad apprezzare le nostre differenze: prima cercavo una versione femminile di me stesso, poi ho capito che duplicare i propri pregi e i propri difetti non è salutare per la vita di coppia. Gli opposti si attraggono, si dice, e forse è così. Una cosa so: gli opposti funzionano.
All'inizio la nostra storia mancava un po' di sostanza, ma non me ne rendevo conto all'epoca. Maria sapeva compensare con il suo carattere dolce e premuroso che mi faceva stare bene. La nostra vita sessuale era buona, anche se non eccezionale. Ci piaceva stare insieme, godere della compagnia dell'altro, e questo è la pietra angolare dell'amore.
I primi giorni da reclusi in casa furono piacevoli e non sentimmo la mancanza di vita sociale. A dire il vero mi mancava il mio computer, ma non osavo dirglielo. Era un po' noioso a volte quando non c'era nulla da fare e Maria era impegnata a fare esercizi ginnici per tenersi in forma. Non avevo i miei libri e quelli di Maria non mi interessavano. A parte questo, però, passammo giorni meravigliosi, e Maria era sempre affettuosa e ottimista.
Ma le cose iniziarono a peggiorare in modo in cui non avevamo previsto. La quarantena veniva prolungata e le notizie alla tv davano ogni giorno cifre crescenti di contagiati e di morti. Notai che Maria era preoccupata e inquieta. Avevamo cibo ancora per una settimana e ai supermercati c'erano code interminabili. Capivo perfettamente la situazione, ma non capivo a quale scopo avremmo dovuto lasciare che questo distruggesse il nostro buonumore. Durante il giorno cominciò a crescere la mia irritazione. Questo aumentò la mia frustrazione per il comportamento di Maria, che passava il tempo ad allenarsi, farsi selfie allo specchio e provarsi vestiti comprati su internet.



All'ora di pranzo, ero già diventato piuttosto incazzato.
Mangiammo seduti a tavola, rimanendo in silenzio per un po'.
"che cosa c'è?" mi chiese, senza mostrare troppo interesse per il mio stato d'animo.
"niente... È solo che mi annoio a stare seduto a fissare il vuoto mentre ti fai i cavoli tuoi“
"non è colpa mia se non vuoi fare un po' di esercizio fisico. E poi avresti potuto portare i tuoi libri quando sei venuto qui" rispose acidamente lei.
Lo sprezzo totale nei confronti della mia lamentela accese qualcosa dentro di me. Non aveva fatto il minimo sforzo per essere un po' più diplomatica, e mi aveva dato solo uno schiaffo verbale. Fu una cosa del tutto inaspettata: era la prima volta che si comportava in modo sgarbato nei miei confronti. Mi aveva provocato e non potevo fargliela passare liscia. Pensai per qualche secondo a come andare all'attacco.
"potresti mostrare un po' più di considerazione" le dissi, guardandola dritta negli occhi. Lei a sua volta mi fissò allo stesso modo e qualcosa, non saprei dire cosa, mi costrinse a distogliere lo sguardo.
"sì in effetti voglio passare più tempo a parlare con una lagna" disse con sarcasmo.
Sospirai per nascondere la mia sconfitta.
"sì, sarà molto divertente" aggiunse ancora.


Si era chiaramente stancata di quella conversazione e si alzò da tavola. Non ci rivolgemmo più la parola per il resto del pomeriggio.
Il mattino seguente mi svegliai all'alba e lei era sdraiata accanto a me nel letto. Guardava il suo cellulare ignorandomi completamente. La sua freddezza scatenò la rabbia dentro di me.
"è così che vuoi andare avanti da ora in poi?"
"non chiederlo a me"
"lo sto chiedendo a te invece"
Si girò dall'altra parte, dandomi le spalle, sempre guardando il suo maledetto cellulare. Ero furibondo e fissavo il soffitto, cercando di pensare a qualcosa di cattivo da dire.
"sai una cosa? Se si continua così, prendo la mia auto e me ne torno a casa"
"certo, come no"
"dico sul serio"
"devi farti 500 km di autostrada. Ci sono i controlli. Te la faresti sotto dalla paura di essere denunciato"



Non era solo l'ultima frase che aveva pronunciato a ferirmi, ma era anche la calma e la sicurezza nel modo in cui lo aveva detto. Mi ero messo all'angolo da solo, e non avevo altra scelta che lottare come se la mia intera autostima dipendesse da quello.
"vaffanculo.." sibilai.
Impiegò solo una manciata di secondi per rispondere. "non penso che dovresti parlarmi in questo modo"
"vaffanculo" tornai a ripetere, ma subito dopo fui sopraffatto da un sentimento di vergogna. Dovevo riconsiderare la mia strategia.
"dillo un'altra volta" disse con voce sprezzante.
Mi alzai di scatto dal letto. Non avevo alternative. Presi la mia roba e mi rivestii in fretta e furia in salotto. Era una splendida giornata di sole. Stampai il modulo di autocertificazione e tornai trionfante in camera da letto.
"vado a riprendere la mia macchina e torno a casa"
"eh?"
"ho stampato il modulo. Posso uscire"
"sei fuori di testa"
Alzai le spalle. "non vedo quale sia il problema. Ho diritto a tornare nella mia residenza"
Mi guardò come se fossi uno psicopatico.
" Togliti quei vestiti e torna a letto, altrimenti io ti..."
"o tu cosa?" le chiesi sorridendo malignamente.
"ciao, Maria" aggiunsi, lasciando la stanza.
"aspetta, parliamone" disse, mentre mi incamminavo verso la porta d'ingresso. La ignorai del tutto e mi sentii molto soddisfatto di me stesso mettendomi la giacca. I miei pensieri in quel momento erano più o meno questi:
"adesso le mostrerò che io ho le palle! Pensava di potermi prendere per il culo senza conseguenze. È così che si comportano le donne. Se non si mostra loro un po' di determinazione, prenderanno il controllo della tua vita. E poi alla fine ti lasceranno, perché vogliono un uomo vero che non si faccia manipolare da loro"
Stavo infilando le scarpe, quando la porta della camera da letto si aprì e comparve Maria, in reggiseno e mutandine. Rimase a distanza, guardandomi con aria interrogativa. "tu sei davvero un idiota"
"grazie per l'insulto" risposi, ostentando indifferenza, senza nemmeno guardarla.
"ti darò tre secondi per toglierti le scarpe" disse con voce calma.
Io ero perplesso per la sicurezza che mostrava,ma non ci pensai più di tanto mentre aprivo il portone d'ingresso. Feci appena due passi fuori prima che Maria mi afferrasse per il colletto della giacca e mi trascinasse dentro casa con tale forza da farmi atterrare di schiena sul tappeto.



Mantenendo il proprio auto controllo, limitando la furia crescente dentro di lei, mi parlò con un tono di voce che mi fece sentire i brividi lungo la schiena.
"togliti i vestiti o ti darò una lezione"
Io ero troppo sotto shock per rispondere.
Lei si mise sopra di me e mi afferrò per la giacca.
"Potresti essere stato contagiato senza saperlo e infettare la tua famiglia e altri"
Sentii un potente ceffone raggiungere la mia faccia.
Istintivamente sollevai il braccio per difendermi, ma lei lo afferrò per il polso, torcendolo.
"aah"
Maria allentò la presa.
"voglio sentirti dire che nei prossimi giorni che trascorreremo qui, ti comporterai come un bravo bambino"
"sì" risposi immediatamente, in uno stato di terrore e confusione.
Lei si allontanò da me.
"togliti i vestiti e torna a letto"
Feci come richiesto, il più velocemente possibile, e mi sdraiai sul letto mentre lei si faceva l'ennesimo selfie allo specchio, ammirando il proprio corpo. Poco più tardi arrivò in camera da letto e, non appena si infilò sotto le coperte, il mio corpo si irrigidì e iniziò a tremare.



Lei mi guardò e disse:
"dormi adesso" e si girò dall'altra parte.
Mi sentivo umiliato, castrato e terrorizzato.
Il mio istinto mi diceva di stare sdraiato, fermo e immobile, come se il più piccolo movimento potesse scatenare l'ira di Maria. Lei era diventata una persona completamente diversa: un mostro che mi opprimeva e che alla minima provocazione avrebbe potuto picchiarmi così forte da farmi sputare l'anima. Volevo odiarla, ma solo l'accenno di un sentimento di aggressività era in grado di risvegliare la paura. La totale passività era la sola cosa che riusciva a tenermi discretamente calmo.
Il litigio mi aveva stremato e, nonostante il mio stato di ansia, mi addormentai dopo pochi minuti.
Mi svegliai due ore e mezza dopo. Maria era già in piedi, ad aprire le finestre della camera da letto, per fare entrare un po' di aria. Non avevo voglia di alzarmi e decisi di restare a letto il più a lungo possibile, fissando il culo della mia ragazza, portando così al massimo la mia erezione mattutina. Avevo una voglia vaga di fare l'amore con lei, ma non ero dell'umore adatto.



Era noioso stare stesi a letto ma per nessuna ragione al mondo volevo incrociare Maria, nel frattempo uscita dalla stanza. Speravo fosse già andata a fare ginnastica in salotto, in modo da farmi fare colazione in pace. Come pensavo, purtroppo, era in cucina a preparare qualcosa. Dopo mezz'ora, Maria entrò in camera da letto:
"sei sveglio?“ la sua voce era piatta, il tono non era né ostile né amichevole.
" sì "risposi debolmente.
" c'è la colazione sul tavolo"
"ok" sentii un'improvvisa voglia di piangere, ma mi trattenni.
Lei restò a guardarmi in silenzio per qualche secondo, poi lasciò la stanza.
Mi alzai e mi vestii in fretta prima di entrare in cucina. Lei era in piedi di fianco al tavolo e io, attento a evitare il suo sguardo, mi sedetti per mangiare. Con un gesto impaurito ed incerto presi una fetta di pane e me la misi sul tavolo,prima di versarmi un po' di latte bel bicchiere.
"hai sentito che ci sono molti contagiati anche nel tuo paese?" mi chiese, sorseggiando il suo caffè.



"si" risposi a voce bassa.
In una mossa improvvisa che provocò uno spasimo nel mio corpo, lei chiuse la mano attorno al mio polso.
"hai paura di me oppure mi stai respingendo?"
"ho paura" risposi, quasi con un sussurro.
Lei mi lasciò il polso.
"non devi averne. Non sono arrabbiata con te adesso"



Non riuscii più a sopportare quella situazione e la mia mano strinse la fetta di pane all'inverosimile, mentre sul mio volto si dipinse una smorfia di pianto. Una rabbia infantile mi travolse. Mi alzai in piedi e gettai la fetta dall'altra parte della stanza. Volevo gridarle in faccia qualcosa, ma ero bloccato dalla paura,e così corsi nella camera da letto degli ospiti, con una gran voglia di spaccare tutto. In realtà non osai fare nulla se non rifugiarmi in quella stanza e rimanere lì fermo.
Maria entrò subito dopo di me.
"non so se dovrei sculacciarti o coccolarti" disse con voce calma. Mi voltai verso di lei, pronto ad attaccarla con la mia furia infantile ma, non appena il suo sguardo incrociò il mio, abbassai la faccia, fissando il pavimento.
Vidi le sue mutandine nere cadere a terra, tra le sue caviglie, poi la sua mano afferrarmi la spalla e spingermi giù, costringendomi a stare davanti a lei sulle mie ginocchia. Mi afferrò i capelli.
"ora stai per fare qualcosa che non hai mai fatto per me prima" disse in tono intimidatorio, allargando leggermenente le gambe. Fissai spaventato i suoi addominali scolpiti appena prima che lei spingesse la mia faccia verso il suo sesso gocciolante di umori.



Improvvisamente i suoni mi apparvero ovattati, non appena le cosce di Maria coprirono le mie orecchie. All'inizio provai terrore, ma poi l'odore dei suoi succhi vaginali mi invase il cervello, tranquillizzandomi, dicendomi che andava tutto bene,che dovevo solo arrendermi e tutto sarebbe tornato a posto.
La leccai come se la mia vita dipendesse dalla mia abilità con la lingua e se le sue cosce non mi avessero bloccato l'udito, avrei sentito distintamente versi animaleschi. Invece la sua eccitazione era tangibile dal flusso di succhi che iniziavano a riempire la mia bocca e gocciolavano all'esterno dal mento. Lei iniziò a roteare il bacino per spalmarli su tutta la mia faccia e potevo sentirla a malapena ordinarmi di "bere ogni singola goccia". In quel momento le avrei dato anche la luna se me lo avesse chiesto. Sentii i suoi succhi schizzarmi in gola come lei si avvicinò sempre di più all'orgasmo. Quando venne mi schiacciò duramente contro di lei e si sfregò sulla mia faccia intera. Per qualche secondo persi completamente il respiro, ma non ebbi il tempo per farmi prendere dal panico perché subito Maria allentò la presa. Era tutto finito.
"la situazione è difficile, non possiamo farci nulla. Non potremmo provare a rendere questi giorni il più possibile piacevoli?“ chiese in modo amichevole.
Annuii. Lei mi prese il braccio e mi tirò in piedi, prima di andarsene, lasciandomi da solo con i suoi odori.
Ci comportammo in modo pseudo-normale per le ore successive. Non ci furono altri incontri fisici e parlammo di tanto in tanto di come organizzare la nostra serata. Lei faceva finta di tenere in considerazione le mie opinioni, ma alla fine si faceva solo quello che lei aveva stabilito. Le poche volte che ebbi una qualche influenza fu quando le ricordai una cosa che aveva dimenticato.


continua...

Edited by schiavolentieri - 31/3/2021, 07:51
 
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view post Posted on 21/3/2020, 17:40     +2   +1   -1

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2.

Più tardi, nel pomeriggio, mi diede un bicchiere di coca cola e dei biscotti, facendomi un sorriso materno. Mangiai in silenzio, con un risentimento nei suoi confronti fermato solo dalla paura della sua forza fisica. Bevvi obbedientemente la coca. Sentii il dorso della sua mano accarezzare affettuosamente la mia guancia e in un raro scatto di coraggio, mi alzai e gridai:
"basta! Non posso sopportare questo! Non sono un bimbo di 5 anni!!!"
Corsi nella nostra camera da letto questa volta e sentii Maria rincorrermi. Mi voltai di scatto e gli puntai contro il dito indice:
"stammi alla larga!"
Potevo vedere il suo petto salire e scendere mentre camminava verso di me, con un'espressione del volto indecifrabile. Arretrai fino ad appoggiarmi con la schiena alla parete. In un'istante lei mi fu addosso, mi afferrò per le braccia e mi scaraventò sul letto con la sua superiore forza. Poi si buttò a sua volta sopra di me, tenendomi inchiodato al letto con le sue mani attorno ai miei polsi. Mi lanciò uno sguardo lussurioso mentre chinava la testa per baciarmi.
"no..." dissi, girando la faccia per evitarla.
Maria reagì subito, bloccandomi i polsi con una mano sola, mentre con l'altra afferrò il mio mento e mi costrinse a girare la testa verso di lei.
Subito dopo la sua lingua stava violentando la mia bocca. Sentii l'inizio di un'erezione che provai disperatamente a tenere sotto controllo, ma la tensione emotiva era così insopportabile che l'unico modo per ottenere sollievo era quello di lasciarmi completamente andare. Quando Maria smise di baciarmi, mi sentii scoraggiato dalla mia debolezza, e volevo supplicarla di smettere.
"per favore..." dissi, sul punto di scoppiare a piangere.
"shhh" rispose lei appoggiando il dito indice sulla mia bocca. "Nessuno ti farà del male"
Si alzò e mi porse la mano. Non osai respingerla e lei mi aiutò a sollevarmi dal letto. Appena fummo entrambi in piedi, diede una breve occhiata al rigonfiamento nei miei pantaloni e vidi un sorriso dipingersi sul suo volto,anche se non fece commenti.
"vieni con me" disse.
Mi portò nel bagno e mi sbottonò i pantaloni. Presto mi trovai completamente nudo di fronte a lei. Anche Maria si denudò, fissando il mio uccello, dritto a metà.
Entrammo nella doccia e lei fece partire il getto di acqua.



Si sfregò le mani con un pezzo di sapone e il mio corpo ebbe un fremito quando iniziò a toccarmi. Mentre mi ricopriva di sapone, cominciai ad avvertire una sensazione di calore che non ero in grado di identificare. Lei intanto mi passava il sapone su tutto il corpo con la più grande cura e attenzione, senza tralasciare nulla. Non avevo più alcun controllo, e ben presto il mio uccello era puntato contro di lei al massimo dell'erezione. Lei lo guardò a lungo e disse, scuotendo la testa:
"l'ho sempre pensato: il più grande buono a nulla può avere il cazzo più bello"
Afferrò con decisione l'asta eretta e iniziò a insaponarla completamente,con dolcezza. Dio mio, la sensazione era favolosa.
"posso toccarti?" le chiesi.
"no" rispose con mia grande sorpresa,mentre mi passava l'acqua sopra l'uccello per risciacquarlo.
Stavo fremendo per l'eccitazione e il terrore.
"ehi, sta' fermo" ordinò lei.
Non riuscivo ad obbedirle nonostante i miei sforzi. La paura di venire e di essere picchiato era immensa.
"sta' fermo adesso, non ti farò niente".
Riuscii a calmarmi un po' finalmente, e la tensione del momento mi avevo reso ancora più eccitato: la sessualità ha il dono di trasformare la paura in piacere. Il mio corpo stava ancora tremando però. Uscimmo dalla doccia e poco dopo sentii le mani forti di Maria intente ad asciugarmi con una salvietta. Era davvero umiliante e, quando lei toccò le mie parti intime, sebbene non fosse particolarmente invasiva, avrei voluto urlarle in faccia la mia frustrazione. Ma non lo feci. Invece rimasi immobile, cercando di non eccitarmi troppo, senza avere successo peraltro.
Quando ebbe finito mi diede un bacio sulla fronte e lanciò una breve occhiata al mio membro eretto.
"potresti andare in camera da letto quando ti sei vestito? Ho comprato su internet un nuovo vestito che non hai ancora visto e non voglio che tu lo veda prima che me lo sia messo. Ti sta bene? "
Come se avessi il diritto di dire no. Andai in camera da letto, e rimasi lì dentro a rimpiangere i bei vecchi tempi quando avevo ancora un paio di palle. Dovevo oppormi a lei. Non poteva picchiarmi solo perchè avevo qualcosa da obbiettare e mantenevo l'autocontrollo. Cominciai a pensare a cosa poterle dire, e mi ero armato di una buona dose di coraggio quando la porta si aprì e vidi Maria sulla soglia, con i suoi capelli neri acconciati, un vestito da sera nero che esaltava la sua prosperità.



Era pazzesca! Camminò lentamente verso di me con grazia e un sorriso irresistibile.
"sei fantastica" dissi con una triste espressione dipinto sul volto.
"grazie" rispose con un sorriso ancora più grande, piazzandosi di fronte a me.
"ti amo" aggiunse mettendo una mano sulla mia nuca e dandomi un leggero bacio sulla bocca.
Avevo la sensazione di svenire. Tutta la mia capacità di resistenza si era volatilizzata. Sentivo il pavimento fluttuare sotto di me e stavo per afflosciarmi se Maria non mi avesse afferratto e tebuto in piedi.
"stai bene?"
"sì"
La sua mano mi accarezzava i capelli.
"devo preparare la cena adesso"
Annuii. Lei mi diede un ultimo, tenero sguardo prima di lasciarmi solo in uno stato di impotenza. Mi sdraiai sul letto per schiarirmi le idee. Avrei voluto correre via, il più lontano possibile da lei, anche se non avevo neanche la forza di alzarmi dal letto. La odiavo. Lei voleva distruggermi e lasciarmi in uno stato simile a un sacco vuoto e bucato. Ridurmi al nulla.
Mi alzai lentamente in piedi con un vago senso di nausea e camminai con passi incerti verso la porta. Quando la aprii, vidi Maria che stava togliendo dei filetti di carne dalla confezione.
"Maria " dissi con una vocetta debole.
Si girò verso di me e il suo sguardo mi fece quasi arrendere all'istante, ma prevalse un ultimo guizzo di volontà,e dalla mia bocca fuoriuscirono queste parole:
"non voglio essere dominato"
Lei sorrise leggermente.
"non sei tu a decidere"
La guardai, stupefatto.
"sei immaturo. Hai bisogno di qualcuno come me che si prenda cura di te" aggiunse.
"no"
Lei fece un sorriso pieno di comprensione.
"Non credevo che avremmo dovuto discutere su questa cosa, ma a quanto pare il concetto non ti è chiaro ancora..."
Lentamente si tolse le mutandine da sotto il vestito.
"no!"
"sì" replicò lei, camminando verso di me.
La camera da letto era una trappola senza finestre. "continui a voler dimostrare quanto sei stupido"
Consapevole della mia totale disfatta, rimasi immobile, sul punto di stramazzare al suolo. In pochi secondi Maria mi fece sdraiare sul letto.
"ora me lo dovrai fare un'altra volta, e meglio" disse, afferrandomi per i polsi. Le sue ginocchia si appoggiarono ai lati della mia testa, prima che si mettesse seduta a cavalcioni sulla mia faccia.
"no!!!" gridai e lottai con tutte le forze, ma questo la fece solo eccitare ancora di più. Respirava in modo pesante, ma non per la lotta, che non richiedeva alcuno sforzo particolare da parte sua. Lei rimase in quella posizione mentre mi dimenavo, e mi guardava con un misto di soddisfazione e desiderio sessuale. Ben presto persi le forze residue, ma continuai a resistere in preda al panico. Sentivo le sue dita scorrere sui miei capelli. Avevo voglia di piangere, ma riuscii a trattenermi.
"vaffanculo" ringhiai.
"è giunto il momento di sciacquarti questa tua bocca piena di merda" disse. Con una mano mi bloccò i polsi e con l'altra mi afferrò i capelli per tenere la mia faccia nella posizione giusta.
Le mie speranze si erano vanificate. Sentivo già gocce dei suoi succhi vaginali sulle mie labbra, poco prima che il suo sesso si incollasse alla mia bocca e le sue cosce alla mia testa. Ero completamente indifeso,e i miei istinti costrinsero la mia lingua a entrare in profondità dentro di lei, come se fosse l'unica cosa che potesse fare quel muscolo. Leccai il clitoride con un'intensità incredibile, mentre lei accompagnava il mio movimento sfregandosi lentamente su di me. Ebbe un orgasmo dopo pochi minuti e io la continuai a leccare, ingoiando i suoi succhi. L' odore e il sapore mi avevano paralizzato i sensi e sradicato ciò che era rimasto della mia volontà.
All'improvviso sollevò le ginocchia e tornai ad avere l'udito. Appoggiò la mano sulla mia guancia.
"sai cosa sto per fare adesso?"
Non ero nella posizione di poter rispondere.
"adesso sto per violentarti, e sarà la più bella esperienza che tu abbia mai avuto"
Mi strappò via pantaloni e mutande. Pochi secondi dopo ero sdraiato di schiena sul letto, violentato dalla mia ragazza. Il mio orgasmo fu così intenso che la supplicai invano di smettere, e continuò a cavalcarmi per farmi riprendere subito l'erezione. Vennimo nello stesso momento, e la mia mente fu avvolta totalmente da lei. Non volevo niente altro mondo che essere dentro di lei. Non volevo mai più essere libero.
Mai più.



continua...

Edited by schiavolentieri - 31/3/2021, 07:51
 
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Virgilio1994
view post Posted on 24/3/2020, 13:35     +1   +1   -1




bravo
 
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view post Posted on 25/3/2020, 17:23     +2   +1   -1

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3.

Nel momento in cui spruzzai il mio seme dentro Maria, completamente immobilizzato dalla sua superiore forza fisica, il nostro rapporto cambiò completamente. Ero diventato il suo schiavo, e lei la mia Padrona. Non solo: mi accudiva come una madre nei confronti del suo bimbo piccolo. Mi faceva fare il bagno, mi vestiva e mi imboccava. L'unica differenza era quando mi stuprava o mi costringeva a leccarla in mezzo alle sue gambe. Prima della quarantena, non immaginavo che una donna potesse eiaculare: a volte, durante l'orgasmo, mi capitava di dover ingoiare la sua mucosa densa e biancastra, che riusciva a spruzzarmi in bocca in abbondanza, come se fosse un uomo.
Una mattina, dopo aver fatto colazione, Maria mi fece mettere in ginocchio sulle scale. Poi con una mano mi afferrò i capelli e mi tirò dolorosamente indietro la testa. Maria prese posizione davanti a me, in piedi, su un gradino superiore,dandomi le spalle. Poi si abbassò il tanga nero e si chinò leggermente, offrendo il culo perfetto alla mia vista.



La mano che mi teneva per i capelli diede uno strattone facendomi piegare in avanti: la mia faccia era seppellita nella fessura tra le sue natiche e non potevo più respirare. Sentii i suoi glutei contrarsi quando all'improvviso emise una potente flatulenza! Me l'aveva sparata in faccia! Potevo a malapena sentire la sua risata diabolica. Mi sentivo così umiliato... Ma lei ancora mi sfregò il suo culo sulla mia faccia per parecchi minuti, prima di allontanarsi, risalendo le scale. Non riuscii a trattenere le lacrime e mi chiusi a riccio sul gradino, singhiozzando.
Giunta in cima alle scale, Maria si girò verso di me e disse:
“Questo è solo l'antipasto. Quando sarai addestrato a dovere, tu mi implorerai per ottenere il privilegio di baciarmi il culo".
Non stava scherzando. Come scoprii in seguito, questa fu la prima tappa della mia discesa in una spirale verso la totale dipendenza dal suo culo. Nelle settimane successive divenne il mio pane quotidiano: leccavo il suo culo al risveglio al mattino, dopo tutti i pasti della giornata, e prima di andare a dormire. Non mi interessavo più di nulla ormai: non leggevo più le notizie, non guardavo più i telegiornali, né le conferenze stampa della protezione civile, né i discorsi alla nazione del Presidente del Consiglio. Per me, il mondo poteva anche finire. Solo il culo della mia Padrona occupava la mia mente.
Una mattina arrivò a casa un pacco: Maria aveva acquistato un capo di lingerie molto sexy e provocante. Decise di provarlo immediatamente e, quando la vidi, rimasi senza parole. Era semplicemente divina, perché esaltava il suo fondo schiena statuario e le gambe chilometriche.



"Vuoi baciare il culo della tua divina Padrona, schiavo?" io annuii, cercando di non sembrare troppo impaziente. Mi avvicinai e lei mi costrinse a mettermi in ginocchio, dietro di lei. Rimase in piedi, dandomi le spalle: ora il suo culo era a pochi millimetri dalla mia faccia.
"chiedimi il permesso di baciare il mio culo"
Rimasi in silenzio. L'imbarazzo di pronunciare quelle parole stava superando la paura che avevo di lei.
"CHIEDIMI il permesso di baciare il mio culo" tornò a ripetere, ringhiando. Furiosa per la mia esitazione, mi strattonò la testa, afferrandomi per i capelli. Mi stava facendo male, ma una parte residua del mio ego maschile non poteva sopportare l'idea di compiere quell'atto così degradante, per l'ennesima volta.
"posso baciarti il culo?"
Per tutta risposta, Maria mi diede un forte schiaffo a mano aperta, in pieno volto, che mi fece girare la testa. "ti rivolgerai sempre a me dicendo 'Padrona Maria'" mi corresse con asprezza.
Non volevo essere colpito un'altra volta. Era accaduto così in fretta che non mi ero ancora ripreso dallo shock. Ma volevo resistere, e non ci riuscivo, perché ero troppo spaventato.
" posso baciarti il culo, Padrona Maria? “ mi costrinsi a dire.
" alza la voce, e devi dire 'per favore' questa volta, schiavo"
"posso baciarti il culo, per favore, Padrona Maria?"
"Fallo, schiavo. Baciami il culo" rispose.
Nonostante io non volessi essere colpito un'altra volta, ancora non riuscii a muovermi, bloccato dal mio orgoglio.
"Fallo!!!" urlò Maria.
Vedendo che non ero intenzionato a compiere l'atto di mia spontanea volontà, Maria mi spinse in avanti la testa. Provai a opporre resistenza, ma riuscii soltanto a tenere la testa indietro per qualche secondo prima che Maria costrinse la mia faccia a muoversi in avanti, contro il suo culo nudo. Maria mantenne la faccia affondata in profondità, dentro la fessura tra le sue natiche. Sporgeva ancora di più il culo all'indietro e con una mano sulla mia nuca, spingeva la mia testa in avanti. Stavo soffocando ancora una volta, ma lei si allontanò da me prima che il panico potesse prendermi. Mi guardò e mi disse:
"cosa devi dire adesso... ?“.
Stavo ansimando, cercando di riprendere fiato,e non avevo la più pallida idea di che cosa stesse parlando.
"devi ringraziare la tua Padrona per averti dato il privilegio di baciarle il culo" disse tra i denti.
E con questo, mentre cercavo ancora di riprendere fiato, Maria mi schiacciò di nuovo il suo culo contro la mia faccia. Ancora una volta venni privato della luce e dell'ossigeno, avendo la faccia seppellita tra le sue natiche muscolose. Questa volta mi stava soffocando più a lungo di prima,e iniziavo a perdere conoscenza. La mia vista si stava annebbiando, quando finalmente Maria fece un passo in avanti e si girò verso di me. Quando il suo culo si staccò dalla mia faccia, iniziai a boccheggiare, riprendendo ossigeno. "lo sai cosa devi dire, schiavo? Ti piacerebbe soffocare ancora nel mio sedere? “
" grazie per avermi la-lasciato b-b-baciare il tuo culo, Padrona Maria" riuscii a stento a gracchiare.
"bravo" mi disse. "adesso meriti un premio".
Detto questo mi portò in camera da letto, per essere violentato un'altra volta.
Quella sera, a letto, prima di andare a dormire, fui sottoposto ad un'altra sessione di soffocamento.
Ero nudo, sdraiato supino sul letto,e guardavo in alto la sua schiena mentre si stava abbassando per sedersi sulla mia faccia. Mi dimenai inutilmente contro le sciarpe che mi stavano tenendo legato agli angoli del letto. Vidi con orrore Maria protendere le braccia all'indietro ed allargare con entrambe le mani le sue natiche, mostrandomi il suo ano. Si avvicinò facendomi sfiorare con la bocca il suo buchetto scuro.



Mi ordinò di leccarle il buco del culo, senza giri di parole. La mia visuale era occupata dal suo sedere e lottai ancora vanamente contro le sciarpe che mi legavano al letto. Non volevo arrivare a questo, anche se avvertivo un senso di ineluttabilità. Si sedette sulla mia faccia, ma tenni la bocca ostinatamente chiusa. Per l'ennesima volta persi il respiro sotto di lei, con le sue chiappe sudate che si sfregavano sulla mia povera faccia.
"Non fare lo stupido. Guarda che ti conviene fartelo piacere questo, perché imparerai presto a conoscere molto bene il mio culo" disse ridendo, sempre seduta sulla mia faccia.
Poi sollevò leggermente il sedere e guadagnai un po' di ossigeno. Non appena il mio respiro tornò regolare, cominciai timidamente a tirare fuori la lingua e toccarle la carne delle natiche con la punta. Con grande sforzo, osai spingermi più in profondità leccando il sedere vicino alla cavità interna. "ti ho detto di leccarmi il buco del culo!!!" gridò Maria. Si riposizionò sulla mia faccia in modo da avere il suo orefizio direttamente sopra la mia bocca.
Rassegnato ad eseguire i suoi desideri, tirai fuori la lingua e con quella accarezzai lievemente l'anello scuro intorno al suo ano.
" ora bacialo. Bacia il mio buchetto"
Serrai le labbra e le piantai sul suo ano, come mi aveva ordinato. "bravo. È bello baciare il culo della tua Padrona, non è vero? Adesso, da bravo bimbo obbediente, infila la tua lingua dentro, infila la tua lingua nel mio culo" mi ordinò.
Sapevo che si sarebbe seduta ancora sulla mia faccia se non avessi esaudito il suo volere. E io non volevo crepare asfissiato.
Fu così che, vincendo il disgusto e l'umiliazione, infilai dentro la lingua nella sua cavità anale. Forzai la stretta entrata del buchetto e subito sentii i muscoli contrarsi per reazione all'intrusione, bloccando così la lingua dentro. Maria emise un gemito, ed io spinsi ancora di più la lingua su per il suo culo. Lei a sua volta spinse ancora di più il suo sedere verso il basso, contro la mia faccia, in modo tale da impalarsi completamente sulla mia lingua, infilata profondamente nel suo culo.
Rimase seduta sulla mia faccia, fottendo la mia lingua per un interminabile minuto, prima di alzarsi, finalmente appagata.
Passai tutta la notte legato al letto, accanto a Maria. Feci molta fatica a prendere sonno.
Ogni tanto sentivo le sirene di un'ambulanza, o il ronzio di un elicottero che rompevano il silenzio assoluto di un'ennesima notte buia di quarantena.

continua...

Edited by schiavolentieri - 31/3/2021, 07:52
 
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Virgilio1994
view post Posted on 25/3/2020, 17:25     +2   +1   -1




bravo
 
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view post Posted on 25/3/2020, 18:15     +1   +1   -1

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Bellissimo capitolo
 
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view post Posted on 27/3/2020, 14:33     +3   +1   -1

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4.

Maria abusava di me in modo continuo, notte e giorno. Persi la volontà di resistere e mi resi conto che la miglior cosa che potessi fare nel mio interesse era quella di imparare velocemente ad obbedire alla mia padrona, per tutto il tempo della quarantena. Passavo moltissime ore con la mia faccia infilata tra le sue cosce o tra le sue natiche, in ogni stanza della casa.



Avevo imparato a mettermi in ginocchio in sua presenza, a rivolgermi a lei in modo adeguato, a baciare e leccare ogni centimetro del suo corpo perfetto. Niente era più umiliante di essere costretto a venerare il suo culo magnifico con la mia lingua, ma avrei accettato qualsiasi cosa pur di stare con lei, per sempre. Avrei preferito la morte, piuttosto che vivere senza di lei. Il rituale di adorazione era ormai parte integrante della nostra vita da reclusi. Ci spogliavamo nudi, io in ginocchio, lei in piedi, davanti a me, dandomi le spalle. La solita frase, asciutta e glaciale:
"baciami il culo, schiavo" mi ordinava imperiosamente. Non pensavo neanche lontanamente di oppormi al suo volere. Afferrai le sue cosce poderose per sostenermi e poi schiacciai il viso tra le natiche sode e carnose della mia Padrona. Mentre baciavo il suo culo, sentivo medici e virologi discutere animatamente in televisione. Non mi importava più nulla.

Sentii Maria afferrare i miei capelli e tirarmi la testa fuori dalle sue chiappe e strattonarla verso l'alto, costringendomi a guardarla in faccia.
"piccolo, patetico schiavetto. Perché tu esisti ?"
"io esisto solo per procurarti piacere, Padrona Maria" replicai subito.
Mi aveva addestrato bene in quei giorni e sapevo come rispondere in modo corretto.
"è così, tu non sei nessuno. Vivi solo per essere il mio giocattolo, il mio pupazzo. Lo sai quanto sei fortunato? Sai quanti uomini vorrebbero essere chiusi in casa con una divinità come me? E avere la loro faccia sempre infilata tra le mie natiche? “
Guardandola negli occhi, mi sentivo completamente sconfitto. Mi ero completamente arreso:lei aveva il totale controllo della situazione e non potevo farci niente. Nulla sanciva la mia resa totale quanto il fatto che io desiderassi obbedirle senza fiatare, anche senza alcuna minaccia da parte sua.
Maria spinse ancora una volta la mia faccia nel suo culo, e ancora una volta la mia faccia era seppellita in profondità in mezzo alle sue natiche. La sentivo sghignazzare, dicendo quanto ero diventato bravo con la mia lingua.
"hai fatto un buon lavoro, meriti un premio" disse, staccandosi da me.
Mi portò in camera da letto, dove mi aspettava un'altra notte di sesso, abusi e violenze.

Il mattino seguente mi svegliai nel letto, tutto sudato, i testicoli indolenziti e prosciugati, il sapore del mio sperma e dei suoi succhi sulla mia bocca e sotto le narici. Maria era già sveglia, inginocchiata tra le mie gambe. Mi osservava con un largo sorriso. Mi accorsi che i polsi erano ancora legati da due corde da bucato annodate ai piedi del letto. Le mie braccia erano rimaste immobilizzate e distese per tutta la notte, come le gambe, e mi facevano male. "vuoi che ti dia un'altra lezione?" disse, massaggiando il mio uccello, stremato da una lunga notte di abuso.
Non dissi nulla.
"abbiamo tutto il tempo a nostra disposizione. Non ti lascerò mai andare... Anche se questo significa tenerti legato a questo letto per sempre... Per sempre" disse.
La guardai dritta negli occhi, allarmato.
"cosa? Stai scherzando?"
"no" rispose lei subito. Poi scoppiò a ridere.



"dovresti vedere la tua faccia, è impagabile" aggiunse. "per te la quarantena sarà molto più lunga".
"Maria, ti prego.. Io sono tuo schiavo. Non voglio andarmene da qui, te lo giuro, non c'è bisohno che tu mi tenga qui legato.."
"zitto. Sai cosa ti dico? Vaffanculo" mi rispose ridendo. "faccio quello che voglio con te. Rimarrai immobilizzato qui"
Detto questo, si sfilò le mutandine, ne fece una pallina e me le infilò in bocca.
Poi iniziò a massaggiarmi l'uccello fino a ottenere una completa erezione. Chiusi gli occhi mentre la sentivo impalarsi sulla mia asta dritta, sperando che fosse tutto un sogno...


EPILOGO

Ormai è tarda sera. Sta per terminare il 15°giorno di quarantena. Sono legato al letto, nudo, come sempre. È da una settimana ormai che sono in queste condizioni, immobilizzato nel letto,lo stesso letto dove tutto è cominciato:quella fatidica sera in cui ascoltammo il discorso di Conte alla tv. Maria è seduta su uno sgabello, indossa soltanto le mutandine,dandomi le spalle. Sta guardando alla tv gli ultimi aggiornamenti sulla diffusione del virus. Guardo anche io lo schermo, la mappa puntellata da cerchi rossi che indicano la concentrazione dei contagi nel mondo. La malattia ha investito tutto il pianeta, soprattutto il nostro continente. La penisola italiana è addirittura ricoperta dai cerchi rossi ed è praticamente indistinguibile. Ma io ho ben altro di cui preoccuparmi. Il mio sguardo scende infatti verso il basso e contempla il corpo muscoloso della mia Padrona, poi scende ancora, concentrandosi sul suo sedere maestoso, che presto si incollerà alla mia faccia. Penso con terrore a come potrebbe tranquillamente soffocarmi con il suo culo, fino ad uccidermi: nessuno potrebbe accorgersi di qualcosa. Cerco di scacciare via questi pensieri, e mi concentro sulla perfezione del suo fondoschiena, per farmi trovare pronto con il mio uccello duro, per quando avrebbe avuto voglia di violentarmi, fino al sorgere del sole,mentre là fuori il mondo precipita nel caos.





FINE

Edited by schiavolentieri - 31/3/2021, 07:53
 
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view post Posted on 15/4/2020, 13:55     +1   +1   -1
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Bel racconto! Ma sono le foto che mi incuriosiscono. Le hai fatte tu, o fatte fare, apposta per accompagnarlo?
 
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view post Posted on 16/4/2020, 09:46     +1   -1

Cavaliere BDSM

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Grazie. Le foto le ho trovate per caso in rete, e mi sembravano adatte alla storia
 
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view post Posted on 16/4/2020, 21:43     +1   +1   -1

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Alla faccia del “sesso debole” :D
 
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Complimenti!!!
Direi che hai posto una bella candidatura per il Racconto del Mese di Aprile
 
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Bellissimo!!!
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bel racconto , e belle foto :D
 
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view post Posted on 17/9/2020, 21:06     +1   -1

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capolavoro !
 
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