| NOME: Miss Victoria Colonna
LINK O CONTATTO: Facebook, Instagram, sito personale
CITTA': Roma (Pigneto)
PRATICHE: foot worship, whipping, pegging, spitting, electric play, pissing, nipple torture, human ashtray
ETA': 38 anni
DURATA INCONTRO: un'ora, più doccia e breve social time
ASPETTO: bellissima donna, non solo per gambe ed estremità
RISPETTO ACCORDI e INDOLE: dominante, raffinata, esperta
LUOGO DELL'INCONTRO: dungeon attrezzato e d'atmosfera, ambiente molto pulito
ATTREZZATURE DISPONIBILI / USATE: croce di Sant'Andrea, cavallina, trono, decine di fruste e dildi, macchina per l'electric play, collare, ecc.
PULIZIA: ottima
Nonostante la mia epifania servile risalga ormai a un tempo in cui la mia massima preoccupazione erano le divisioni in colonna o i dettati alla lavagna, prima di incontrare Miss Victoria la maggior parte delle mie antiche pulsioni di schiavo erano sempre rimaste relegate al mero mondo dell'immaginazione o dell'appagamento due punto zero. Ed io, onironauta impaurito e tentennate, un po’ per sfortuna e un po’ per vera e propria paura – fino a quando si prova appieno qualcosa, infatti, non se ne può rimanere davvero delusi –, in una sera di fine luglio mi trovo a varcare le soglie di un dungeon al Pigneto portandomi sulle spalle il fardello di un indugio quasi ventennale, un'attesa inframezzata negli anni da qualche poco convinta esperienza e, soprattutto, da fiumi e fiumi di inchiostro virtuale; deluso e illuso nei confronti di un mondo all'interno del quale mi sono sempre ritrovato, mio malgrado, quasi semplice spettatore.
Ad accogliermi è un ambiente pulito e d’impatto, capace di stimolare tutti e cinque i sensi. Entro con circospezione, camminando sui gusci d’uovo della mia inesperienza, ma la Padrona riesce subito a mettermi a mio agio. Un nostalgico baciamano, e poi giù nell’antro vero e proprio, stando attenti alla testa mentre si scendono le scale. Luci rosse e soffuse, un leggero odore d’incenso, musica ambient e climatizzatore – con annesso sospiro di sollievo per il sottoscritto, vista la mia insofferenza al caldo. Alle pareti, arredi e strumenti sono disposti con cura e precisione. Non intimoriscono, ma stuzzicano; lasciano intuire, sperare, pregustare: le fruste, i dildi, la croce di Sant’Andrea, la gogna, la cavallina… E, a spiccare su tutto il resto, il trono. La Padrona vi sta seduta sopra con eleganza, come se quello fosse un posto che le spettasse di diritto. E, forse, è proprio così. Non resta altro che spogliarsi e inginocchiarsi, a patto che il leggero tremolio delle dita permetta di armeggiare con i bottoni della camicia…
Quella che segue, è un’ora che vola via come un minuto. È un’ora fuori dal tempo, trascinata dal flusso delle emozioni che scorrono forti come le acque di un torrente al primo disgelo, spazzando via tutto il resto: le mie incertezze di neofita, la mia goffagine e la mia timidezza, le mie insucurezze riguardo il mio corpo. Persino la musica, alle volte, sembra quasi scomparire, tanto che ci si chiede se sia stata sempre lì. Basta lasciarsi guidare, e ricordarsi di respirare mentre si viene frustati. Abbandonarsi al vortice, consapevoli che davanti a sé – e a volte dietro, come nel caso della cavallina – si ha una persona preparata, esperta, capace e, soprattutto, alla quale piace fare quello che fa. Una donna bella ed elegante capace di guidarti con una parola, di toccare i tasti giusti; scegliere proprio quel filo nascosto dentro di te e sfiorarlo, ora con delicatezza, ora con lo schiocco di una frusta.
In quanto neofita, ho apprezzato in modo particolare il ritmo della sessione, la capacità della Miss di valutare le mie reazioni a questa o quell’altra pratica, calcando la mano in caso di risposta positiva o rallentando in caso di tentennamenti; dimostrazione, questa, di cura ed esperienza. Anche le pause tra un gioco e l’altro sono state quelle giuste, un po’ perché necessarie e un po’ perché non hanno mai interrotto davvero il ritmo della sessione. Del resto, la Sua voce è sempre là, pronta a deriderti e incoraggiarti, apprezzarti e umiliarti, a seconda dell'occasione.
Uscito dal luogo dell'incontro dopo essermi lavato e aver scambiato qualche parola con la Padrona, torno a casa saltando da una linea all'altra della metro. Ho la sensazione che la gente, nelle stazioni asettiche o nei vagoni semivuoti a causa dell’ora, mi guardi quasi riuscisse a intuire un barlume di tutte quelle emozioni che sento ancora riverberare dentro di me, come un'eco che ha continuato a risuonare persino una volta abbandonato il dungeon. Mi sembra di percepire ancora lo sfrigolio elettrico della frusta corrermi lungo la schiena. O il gusto dell’urina della Dea avvolgermi la gola, nonstante nel bagno dove ho fatto la doccia al termine della sessione abbia usufruito del collotturio a disposizione.
Seduto in attesa del treno della nuova e sfavillante (beh, almeno per il momento) Linea C, so che la serata che ho appena trascorso rimarrà con me ancora a lungo. Continua a turbinare davanti ai miei occhi, sulla parete interna delle palpebre, insistente e indelebile, immagini slegate che forse devo ancora imparare a capire, particelle di sabbia illuminate dal sole che danzano inquiete in un'acqua finalmente calda e cristallina dopo che un piede perfetto, smaltato di rosso, le ha smosse dal fondale.
Così non mi resta che aspettare che si depositino di nuovo, sognando già il momento in cui quel piede tornerà a calpestarmi.
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