Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La Dea di Hermione Granger

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view post Posted on 2/4/2019, 00:37     +1   -1
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Maestro di Piedi

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CITAZIONE (maybe next time @ 2/4/2019, 00:58) 
Prossima parte?:)

Ha scritto un'altro racconto ma non ha continuato questo :(
 
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view post Posted on 2/4/2019, 07:09     +1   -1
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Di finire ho promesso che lo finisco. Ma per ora non sono preso da questo racconto e scrivere tanto per, non avrebbe senso e rovinerebbe una storia che già di per sè non mi fa impazzire
 
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view post Posted on 2/4/2019, 10:25     +1   -1
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Maestro di Piedi

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Si hai ragione , allora aspettiamo
 
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view post Posted on 6/9/2019, 14:08     +1   -1
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Ti prego continua! Bellissima storia, complimenti!
 
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view post Posted on 9/9/2019, 21:20     +1   -1
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Maestro di Piedi

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magari continuasse
 
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view post Posted on 19/1/2020, 19:15     +1   +1   -1

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Ciao, dopo anni ho letto il tuo bellissimo racconto e spero tu sia ancora presente per riuscire a finirlo :)
 
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view post Posted on 31/1/2023, 19:47     +1   +1   -1
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Non so perché non ho mai postato il capitolo 9, comunque eccolo qui insieme al decimo appena fatto.
Ed ancora una volta vi ricordo di guardare il mio profilo Gumroad per le mie storie originali, attualmente in lingua inglese


Ch 9

Era quasi il tramonto quando un piccolo "pop" annunciò il ritorno di Pansy nella sua dimora, fuori il cielo era sempre più grigio e un tuono in lontananza annunciava l'arrivo di un temporale. La ragazza camminò lentamente per il suo maestoso maniero, la testa le faceva molto male, il che era abbastanza normale dopo aver passato ore ed ore con i suoi fastidiosi genitori.

"Per fortuna ho questo posto tutto per me, morirei se dovessi vivere con loro" pensò Pansy, entrando in una delle sale da pranzo e buttandosi stancamente su un elegante divano.

La ragazza chiuse gli occhi per qualche secondo, poi con grande sforzo chiamò i suoi due servitori. Tinky fu la prima ad arrivare, alla fragile elfa era bastato uno schiocco delle dita per presentarsi davanti alla sua Padrona, ma la povera Hermione ci mise molto di più. La ragazza, dopo aver sentito Pansy richiamare i suoi servitori, si era alzata a fatica da terra, dove aveva passato le ultime due ore a strofinare i pavimenti di un corridoio così lungo da sembrare interminabile. Aveva le ginocchia livide e il dolore era quasi insopportabile. Nonostante tutto, Hermione corse dall'altra parte del castello per accogliere la sua "Padrona" ed evitare una punizione che Pansy di sicuro avrebbe tanto voluto infliggerle.

L'umore della giovane Serpeverde migliorò improvvisamente quando la sua nuova serva entrò nella stanza, con i suoi poveri vestiti da elfo che diventavano sempre più sporchi ed il collare intorno al suo collo delicato. Pansy notò subito i lividi sulle gambe della sanguemarcio e fu particolarmente felice quando la ragazza, nonostante il dolore che sicuramente stava provando, le si avvicinò e si inchinò davanti alla sua vecchia rivale.

- Bentornata, Padrona - disse Hermione nel modo più umile possibile, doveva far contenta Pansy o per lei sarebbero stati guai seri.

La Serpeverde dai capelli neri osservava con attenzione la ragazza che un tempo era stata la sua grande rivale e che ora sembrava davvero distrutta, totalmente sottomessa alla sua volontà e docile come un cane fedele. Le bastò solo muovere leggermente i piedi e subito la sanguemarcio capì cosa voleva e senza esitazione si gettò sulle sue scarpe, ricoprendole di baci. Una parte di Hermione era ancora profondamente imbarazzata nel fare qualcosa di così umiliante, ma c'era sempre una parte di lei che sembrava non avere limiti e che le faceva perdere totalmente il controllo alla vista dei piedi della sua Padrona. Così, mentre le sue labbra toccavano ogni centimetro del prezioso cuoio delle scarpe di Pansy, una sensazione ben nota scuoteva il suo bel corpo, come un fulmine che l'attraversava dalla testa ai piedi, colpendola in particolare in mezzo alle gambe , dove vi era un fuoco apparentemente inestinguibile.

Tinky guardava la scena con disgusto, non sopportava quella stupida umana che stava rubando tutte le attenzioni della sua Padrona e non capiva cosa lei ci trovasse di così speciale in quello scarto della specie umana che non riusciva nemmeno a pulire in un giorno metà delle cose che un elfo avrebbe potuto fare in un'ora.

"Ma presto tutto cambierà, oh sì... tutto" si disse l'elfa, sorridendo al pensiero di ciò che aveva fatto quel giorno. Ma doveva per forza fare qualcosa, doveva aprire gli occhi alla sua Padrona, non poteva permettere che quella sanguemarcio rimanesse in quella casa, infangando il lignaggio dei nobili maghi che lei ei suoi antenati avevano servito per secoli.

- Toglimi le scarpe - disse Pansy dopo diversi secondi ed Hermione non perse tempo ad obbedire all'ordine della giovane Serpeverde, che chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi il più possibile mentre la sua schiava lavorava ai suoi piedi.

Hermione tolse le scarpe a Pansy e si accorse che la ragazza non aveva i calzini. In passato la giovane donna si sarebbe spaventata alla vista di quei piedi sudati, ma si era spinta troppo oltre e quei piedi non fecero altro che aumentare quel fuoco che le era divampato tra le gambe. Senza aspettare nuovi ordini, Hermione si lanciò sui piedi nudi di Pansy, la lingua già fuori dalla bocca. La ragazza iniziò a leccare avidamente i piedi della sua Padrona, assaporando con gusto quel sudore che avrebbe spaventato una persona normale. La sua lingua si muoveva con grande abilità, prima su e giù per le piante, concentrandosi in particolare sui talloni di Pansy che sembravano incredibilmente deliziosi. Poi, Hermione si gettò sulla sua parte preferita di quegli incredibili piedi, le dita. Mentre la sua lingua saettava tra le dita della della giovane Serpeverde quasi addormentata, Hermione era così eccitata che quasi si mise una mano tra le gambe, e solo con grande sforzo riuscì a fermarsi e pensare solo a soddisfare i bisogni della sua Padrona.

La ragazza si mise in bocca l'alluce del piede sinistro di Pansy e cominciò a succhiarlo avidamente, proprio come fa un bambino con un ciuccio. Un gemito ruppe il silenzio che era calato nel castello, Hermione non sapeva dire se fosse lei o Pansy, ma non le importava e continuò a succhiare, un dito dopo l'altro, perdendosi sempre di più in quel paradiso che per altri sarebbe stato un inferno. Hermione non sapeva da quanto tempo stesse adorando i piedi di Pansy e solo quando Tinky tossì per attirare l'attenzione della sua Padrona, lei tornò alla realtà.

- Non dovreste ispezionare il nostro lavoro, Padrona? - chiese l'elfa, impaziente di vedere se il suo piano avrebbe funzionato e di vedere cacciare via di casa quel verme.

- Va bene, va bene - disse Pansy, asciugando i piedi nei capelli di Hermione e alzandosi lentamente, ma solo dopo aver spinto via la sua schiava con un leggero calcio in faccia.

Pansy iniziò a ispezionare il lavoro dei suoi due servitori, osservando attentamente ciò che avevano fatto durante la sua assenza. La ragazza Serpeverde camminava a piedi nudi per tutto il castello, Tinky era qualche metro più avanti di lei ed Hermione, che invece doveva camminare a quattro zampe come un cane, la seguiva a pochi metri di distanza, lottando per stare al passo con la sua Padrona. Pansy era particolarmente colpita dal lavoro che Hermione aveva svolto, a quanto pare aveva sottovalutato le capacità fisiche della ragazza che era stata in grado di lavorare bene come Tinky anche senza usare la magia. Quando tutto sembrava andare per il meglio, il trio arrivò in una stanza dove sembrava essere appena esplosa una bomba. C'era fango dappertutto ed Hermione proprio non capiva come potesse essere possibile, era sicura di aver pulito quella stanza ed il fango... come poteva essere entrato all'interno del castello? Non c'era bisogno della grande intelligenza della Grifondoro per capire chi avesse causato quel disastro, ed i suoi occhi si posarono per un attimo sulla fragile elfa poco prima che Pansy iniziasse a urlare, furiosa.

- E QUESTO COSA DIAVOLO SAREBBE? FORZA, DITEMI SUBITO CHI E' STATO! -

Un silenzio assordante cadde nella stanza, gli occhi di Hermione e Tinky si incontrarono, poi Hermione fece qualcosa che colse di sorpresa l'elfa.

- Sono stato io, Padrona. Mi dispiace terribilmente - mentì Hermione.

"Perché Tinki mi odia così tanto?" si chiese Hermione, ma non fu in grado di osservare di nuovo l'elfa. Ora era Pansy il suo obiettivo, la rabbia della sua Padrona sarebbe stata devastante ma nonostante tutto non poteva permettere che Tinky venisse punita, poverina, non sapeva cosa stava facendo.

Hermione osservò Pansy, pensando che potesse esplodere da un momento all'altro, invece la ragazza si calmò e le disse semplicemente:

- Vai nella mia stanza e aspetta lì i miei nuovi ordini, presto arriverà un ospite e poiché questa persona ti conosce, dovrai prendere la pozione polisucco. Avrai l'aspetto di una ragazza di un paesino non lontano da qui, quindi nessuno ti riconoscerà. Naturalmente, ti proibisco di rivelare la tua vera identità in qualsiasi modo o di chiedere aiuto. Ora vai, penseremo alla tua punizione più tardi -

"Un ospite che mi conosce?" si chiese Hermione, affrettandosi a seguire gli ordini della sua Padrona ed entrando nella stanza di Pansy come le era stato detto di fare. Con la pozione polisucco nessuno avrebbe potuto riconoscerla, e con gli ordini che Pansy le aveva dato, non poteva chiedere aiuto in alcun modo senza rompere il Voto Infrangibile. No, quell'ospite non avrebbe potuto fare nulla per aiutarla, ma d'altra parte era probabile che non avesse nemmeno intenzione di farlo

"Sì, sicuramente l'ospite sarà un'amica Serpeverde di Pansy e se sapesse chi sono si divertirebbe ancora di più ad umiliarmi" pensò tristemente la ragazza.

Mentre Hermione si allontanava con mille pensieri in testa, Pansy osservava la stanza piena di fango.

- Se fai di nuovo una cosa del genere, ti darò dei vestiti. Sono stato chiara, Tinky? - disse lentamente Pansy, senza guardare la sua elfa che, a quelle parole, scoppiò in lacrime, gettandosi ai piedi della sua Padrona.

- Perdonatemi Padrona, Tinky si è comportata come un elfo cattivo. Non liberarmi Padrona, Tinky voleva solo che Padrona mandasse via quella sanguemarcio, è inutile, schifosa e... -

- Ora basta! Non osare mai più parlare male di lei. Ora sparisci dalla mia vista e vai a preparare la stanza degli ospiti...

Mentre l'elfa scompariva con un "pop", Pansy si strofinò stancamente gli occhi e desiderò che quel giorno finisse presto.




Ch10

La pozione polisucco era nauseante come al solito e non importava le cose rivoltanti che Hermione aveva fatto nelle ultime settimane, non importava che avesse leccato i piedi di Pansy per un tempo apparentemente infinito, che il suo unico cibo fossero ormai quelle “speciali” gelatine tutti+1 fatte appositamente per lei, per rendere la sua vita un inferno…no, la pozione polisucco faceva schifo!

Sperando con tutte le sue forze di non ritrovarsi piena di peli sul corpo come la sua ultima, terribile esperienza con quella pozione, Hermione attese con gli occhi chiusi qualche secondo mentre sentiva la magia lavorare ed il suo corpo modificarsi. La povera ragazza sentì dei brividi lungo le cosce e sulla pancia, percepì le ossa delle sue gambe accorciarsi di qualche centimetro e i capelli ritirarsi dentro la testa. Non aveva il coraggio di aprire gli occhi e guardare il suo riflesso allo specchio, grande ed antico che decorava la stanza di Pansy, la sua sadica Padrona che non era rimasta ad osservare la sua trasformazione ed era scesa di sotto dove il suo ospite poteva arrivare da un momento all’altro.

“Se Pansy non ha voluto assistere alla trasformazione, non può essere tanto brutta, no?” Hermione si disse, trovando un inaspettato conforto nell’assenza della ragazza serpeverde che aveva cambiato totalemente la sua vita e che non si sarebbe persa per nulla al mondo una sua nuova terribile umiliazione.

Con una nuova fiamma di speranza che aveva cominciato ad ardere dentro la sua anima, la ragazza grifondoro decise che era arrivato il momento di aprire gli occhi e vedere il suo nuovo aspetto. Sapeva che Pansy aveva preso i capelli di una donna in qualche villaggio vicino, sapeva che non aveva mentito perche durante la trasformazione lì sotto non aveva sentito crescere…avete capito, no? Ma nulla avrebbe potuto prepararla a quello che vide quando i suoi occhi osservarono finalmente lo specchio.

Una ragazza assolutamente enorme la fissava con espressione scioccata, era la sua espressione perche quella faccia apparteneva a lei adesso. Hermione non si era mai ritenuta una ragazza molto bella, aveva dei denti troppo grandi, capelli indomabili ed il suo seno non era certo quello che i ragazzi preferivano, non era certo come quello perfetto di Pansy…ma ora? Era una donna di circa venticinque anni, con dei corti capelli biondi che sembravano essere stati tagliati da un parrucchiere cieco, era poco più bassa di prima ma molto, molto più larga.

Non si esagera di certo se si afferma che quella donna riflessa nello specchio pesava quattro volte la vecchia Hermione Granger, le gambe erano così grosse e tozze che camminare era un impresa titanica e le enormi chiappe l’avrebbero fatta cadere indietro se non avesse avuto quell’altrettanto enorme pancia a bilanciare il suo nuovo peso. Hermione non potè fare a meno di toccare la sua pancia e vide il suo dito che sembrava affondare in quel lardo come un sasso in uno stagno, poi la sua nuova mano tozza si mosse in alto ed afferrò una delle sue nuove tette.

- Beh, almeno ora ho un seno prosperoso - la ragazza disse ad alta voce e malinconicamente, stupita di sentire quella voce roca così differente da quella di Hermione Granger.

Ora Hermione capiva perchè Pansy le avesse fatto togliere il disgustoso “vestito” da elfo domestico ed il collare, con la sua nuova stazza avrebbe distrutto il primo e si sarebbe strozzata con il secondo. Sapeva però che il suo attimo dì libertà era finito, il collare doveva tornare al suo posto e mostrare ancora una volta quello che era diventata e che probabilmente sarebbe stata per sempre…una schiava.

Non fu facile rimettere il collare di cuoio, adattato alla nuova misura del suo grasso collo, con quelle mani tozze che aveva, ma alla fine Hermione ebbe successo. Fu inevitabile notare come un operazione così semplice l’aveva stancata moltissimo ed aveva già il fiato corto, ogni parte del suo corpo si era allargata ma i polmoni rimanevano quelli di un normale essere umano. I suoi pensieri sul suo nuovo aspetto e sulla sua vita distrutta furono spazzati via in un istante quando sentì uno schioccò di dita.

- Come è riuscita Pansy a fare…? Ah, non mi interessa, meglio muoversi - Hermione si disse, non pensando più all’incantesimo che la sua Padrona aveva usato per amplificare il suono dello schiocco delle sue dita e permettere che esso si diffondesse per tutto il castello, richiamando la sua schiava che doveva ormai essere pronta.


Davanti l’immenso camino della sala principale del castello, Pansy aveva atteso per diversi minuti l’arrivo della sua insopportabile ospite. La ragazza non capiva proprio come i suoi genitori potessero essere amici con della gente simile e aveva sempre odiato essere costretta a fare amicizia con quella ragazza fin da quando erano piccole. Pansy aveva sempre pensato che la sua “amica” fosse matta da legare e lo aveva dimostrato innumerevoli volte, come quando le aveva detto di aver sentito la voce di una strana creatura magica che aveva confessato di aver nascosto un ricco tesoro in una radura nella foresta vicina. Quella volta avevano rischiato seriamente di essere la cena di un branco di lupi, per fortuna il padre di Pansy le aveva trovate appena in tempo ed aveva scacciato le bestie feroci a suon di incantesimi.

“E a chi fu data la colpa? Ovviamente a me” Pansy si disse con rabbia, ripensando alla due settimane di punizione che le avevano fatto perdere gli ultimi giorni dell’estate mentre la vera colpevole non aveva neanche ricevuto un rimprovero dal padre che invece le continuava a fare domande sulla creatura che le aveva bisbigliato all’orecchio…

“Con un padre del genere non poteva che diventare una svitata” la ragazza dai capelli neri pensò nello stesso istante in cui delle fiamme verdi apparvero dentro il camino ed una ragazza bionda uscì da lì, tra fumo e scintille, danzandando un ballo noto solo a lei.

- Ciao Pansy, sai che il ricciocorno schiattoso ama nascondersi tra la cenere? -

- Ciao Luna, no non lo sapevo - Pansy rispose sbuffando, desiderando morire di una morte orribile piuttosto che sorbirsi l’ennesima favola sui Nargilli, i ricciocorni schiattosi e tutte quelle creature che esistevano solo nella testa di Xenophilius e Luna Lovegood.

- Sì, sono creature molto interessanti sai? Difficili da trovare purtroppo, mio padre li cerca da anni ma… -

- Scusami un attimo Luna, devo chiamare la mia nuova sguattera - la ragazza serpeverde disse interrompendola prima che la sua “amica” pazza cominciasse a raccontarle cose di cui a lei non importava nulla - Sai, penso proprio che ti piacerà giocare insieme a lei. Questa…ragazza…può fare delle cose davvero incredibili e ama farle! -

Luna osservò Pansy schioccare le dita della mano destra dopo aver puntato contro quest’ultima la sua bacchetta magica e la bionda corvonero non potè che fantasticare su questa ragazza che aveva entusiasmato così tanto una persona scontrosa come Pansy. Ci vollero però quasi dieci minuti prima di vedere la nuova sguattera del castello e Luna aveva continuato a danzare di qua e di là, ingannando l’attesa cercando tracce di Nargilli che potevano aver fatto un nido dietro uno dei vecchi arazzi della famiglia Parkinson. Pansy era furiosa e più di una volta era stata sul punto di salire le scale ed andare a prendere per le orecchie la Granger e portarla giù con la forza.

“Come può farmi attendere tanto quella lurida sangue marcio? Non sa che se mi disubbidisce rischia di spazzare il voto infrangibile e morire? Aspetta…non è che l’incantesimo non ha funzionato e non ha sentito il mio… - ma l’ultima domanda che era nata nella brillante mente della giovane dai capelli neri, morì non appena sentì dei passi pesanti e lenti, farsi sempre più forti.

- Oh è questa la tua nuova serva? Non sembra molto in forma, sai, mi ricorda una creatura avvistata una volta in Norvegia, era come un grosso maiale ma con le ali -

Pansy scoppiò a ridere, non per quello che aveva detto Luna ma per l’espressione sul nuovo volto della Granger che era appena entrata ed aveva subito sentito una delle sue migliori amiche chiamarla maiale.

“Luna?” Hermione pensò felice e scioccata allo stesso tempo.

Se l’ospite di Pansy era Luna Lovegood alla fine non era tanto male, uno degli altri studenti serpeverde sarebbe stato cattivo e sadico tanto quanto la sua Padrona, ma Luna era una ragazza dolce e solare, seppur molto stramba. Hermione non potè pero fare a meno di chiedersi perchè Luna fosse in casa delle terribile Pansy Parkinson, non sapeva nemmeno che le due si conoscessero, oltre ad ad essersi viste a scuola ovviamente.

“Che le loro famiglie abbiano qualche sorta di legame?” la ragazza si chiese, pensando che non era così folle come idea, dopotutto le antiche famiglie di maghi erano spesso imparentate tra loro.

- Luna, lasci che ti presenti la mia schiava…lei è Stinky ed adora servimi persino più Tinky - Pansy disse osservando l’epressione di CicciaHermione nel sentire il suo nuovo umiliante nome.

- Tinky e Stinky, davvero una bella coppia anche se sono l’uno l’opposto dell’altro. Tinky quanto pesa? Cinque chili forse? Invece lei…hmm 200? -

Hermione non sapeva cosa le fece più male, sentire quelle parole ed essere paragonata ad un elfo domestico o l’espressione sul volto di Luna. Sapeva bene che Pansy stava osservando tutto e si stava divertendo come non mai e purtroppo sapeva altrettanto bene che quello era solo l’inizio, la ragazza serpeverde non avrebbe perso tempo a mostrare alla sua ospite tutte le funzioni del suo nuovo giocattolo.

- Schiava, fai vedere alla nostra ospite quale il tuo posto nel mondo e quanto mi adori -

- Si Padrona - Hermione rispose con la sua nuova voce roca prima di avanzare lentamente e goffamente verso Pansy, con la pancia che rimbalzava come un pallone ad ogni suo passo.

Hermione non aveva dimenticato di essere totalmente nuda e l’imbarazzo non era certo minore perche non stava mostrando il suo vero corpo e Luna non conosceva la sua vera identità. Era terribile farsi vedere in quelle condizioni da due ragazze così giovani e carine, e quando Hermione fu finalmente a pochi centimetri da Pansy e si inchinò lentamente per terra, col terrore che le sue ginocchia si spezzassero sotto il suo peso, la ragazza grifondoro sentì quella che era sempre stata una sua cara amica, ridere alla vista delle sue enormi chiappe.

Con le lacrime agli occhi a causa della grande umiliazione, Hermione cominciò a sbaciucchiare i piedi nudi di Pansy e cercò di isolarsi da tutto mentre adorava la sua Padrona, mostrandole tutta la sua venerazione perché nonostante tutto Pansy si meritava quel trattamento, lei aveva vinto totalmente, aveva schiacciato sotto i suoi bei piedi la sua più grande rivale e l’aveva ridotta in quella misera creatura non più degna di usare la magia, di portare vestiti o mangiare come un normale essere umano.

Pansy e Luna stavano parlando ma Hermione non stava ascoltando, non voleva sentire le cattiverie che stavano dicendo su di lei, offendendola per il suo peso o per quello che stava facendo. E così la ragazza continuò a baciare i piedi della sua Padrona e poi, sapendo che quel momento sarebbe comunque arrivato, tirò fuori la lingua e leccò ogni centimetro di quei piedi di cui era dipendente a causa di quella pozione che aveva alterato la sua mente forse per sempre.

- Fammi provare quella lingua, maiale -

Quella era la voce di Luna ed Hermione stavolta la ascoltò per un motivo molto semplice, perchè oltre a quelle parole la ragazza, che si era avvicinata a lei nel frattempo, le aveva dato un calcio nelle enormi chiappe che però non avevano attutito il colpo. Dolorante Hermione sollevò la testa e si voltò incredula.

“Questa non può essere la vera Luna, non è possibile. Che Pansy abbia dato la pozione polisucco ad una delle sue amiche e sia tutto un gioco mentale per ferirmi ancora di più?”

Ma la ragazza non aveva il tempo per pensare ed infatti un istante dopo Hermione sentì il piede della sua Padrona sulla testa e Pansy la spinse verso Luna dicendo :

- Stinky, mostra alla mia ospite come sei brava a pulire le scarpe -

La povera ragazza non potè fare altro che ubbidire e strisciando lentamente, con le ginocchia già doloranti, si avvicinò ai piedi di Luna che indossava delle normali scarpe da ginnasticha babbane. Cercando di non guardare in faccia la sua amica, o la ragazza serpeverde che la stava impersonando, Hermione tirò fuori la lingua e senza perdere tempò cominciò a leccare le scarpe di Luna che erano abbastanza pulite e, rispetto a quello che Hermione aveva dovuto fare in passato, quello era un compito abbastanza semplice, anche se terribilmente umiliante.

- Anche le suole, maiale - Luna disse, mentre osservava quella patetica creatura ai suoi piedi - Sai Pansy, devo proprio raccontarlo a Papà, chissa se conosce qualcun altro che ama leccare i piedi come questa “cosa” qui -

Quelle parole non sfuggirono alle orecchie di Hermione che cominciava a temere che quella fosse davvero la vera “Luna”. Per qualche motivo, dopo quel pensiero qualcosa si mosse dentro di lei e temette di essersi eccitata nel sapere che stava effettivavamente leccando le scarpe di una delle sue migliori amiche. Cercando di mettere da parte quei pensieri perversi, Hermione continuò il suo lavoro cercando di ripulire con la lingua le suole delle scarpe di Luna, raccogliendo ogni traccia di sporco che lì si era accumulata.

Stanca di rimanere in piedi, Pansy si sedette sul suo comodo divano ed invitò Luna a fare lo stesso ma la ragazza rifiutò e continuò ad osservare la schiava ai suoi piedi che usava la sua stessa lingua come una sorta di zerbino. Pansy pensò che aveva davvero avuto un idea geniale, Luna sembrava rapita da CicciaHermione e per la prima volta da quando la conosceva era rimasta quasi sempre in silenzio e non aveva più nominato Nargilli e quelle sciocchezze che amava tanto.

La padrona di casa non si era stupita molto di come Luna avesse accettato quasi senza battere ciglio che lei avesse una schiava o che una ragazza totalemente nuda apparisse davanti ai loro occhi e cominciasse a leccare i piedi di una ragazza della sua stessa età, Pansy conosceva bene quel lato di Luna, l’aveva visto più di una volta con degli animali, normali creature che non attiravano la sua attenzione e che non aveva problemi a trattare malamente. Hermione era uno di quegli animali per Luna e Pansy era curiosa di vedere fin dove la ragazza corvonero si sarebbe spinta e una parte di lei aveva persino paura per la sua schiava.

Dopo piu di mezz’ora, Luna decise che le sue scarpe erano state lucidate a sufficienza e di provare una nuova funzione del nuovo giocattolo di Pansy. La ragazza, dopo aver allontanato quella palla di lardo con un calcio, si tolse con un rapido movimento le scarpe e le calze bianche che non cambiava da tre giorni e si poteva benissimo percepire dal tanfo che si propagò nell’aria e che costrinse Pansy ad alzarsi e cercare riparo vicino ad una finestra, dopo poter respirare aria pulita. Hermione che era lì per terra a circa un metro di distanza, fu invece colpita in piena da quella puzza incredibile e la ragazza non potè che invidiare la sua Padrona che si era subito protetta le sue nobili narici, lasciando la sua schiava alla mercè di Luna e delle sue calze fetide.

- Voglio fare un gioco con te, maiale - Luna disse mentre Hermione sentiva la testa vorticare e la ragazza si domandò come facesse la sua amica corvonero a non stare male per quella puzza sprigionata dai suoi stessi piedi. Ma Luna Lovegood era troppo impegnata a spiegare il suo sadico gioco per fare caso al fetore che aveva fatto scappare via Pansy e quasi messo K.O la schiava ai suoi piedi - Sono curiosa di vedere se hai la resistenza di un ricciocorno schiattoso e quale modo migliore se non portarmi in giro su quella grassa e morbida schiena che hai? Visto che sembri amare così tanto i piedi ti renderò tutto più facile in questo modo… -

Hermione non ebbe neanche il tempo di elaborare quello che Luna stava dicendo che la ragazza era gia a cavalcioni sopra di lei, usandola come un pony o un ricciocorno schiattoso…qualsiasi cosa esso fosse. E quale era l’idea geniale di Luna per rendere più piacevole quel gioco perverso ed umiliante? Far pendonzolare una della sue calze puzzolenti proprio davanti la sua faccia, come un maledetta carota.

- Forza, maiale, in marcia! - e cosi dicendo Luna schiaffeggiò con forza il sedere di Hermione che cominciò a gattonare in giro seguendo le indidicazione di quella che pensava fosse una sua amica ed una dolce ed innocente ragazza. Per non cadere giù, Luna si teneva saldamente sui capelli corti di CicciaHermione e con l’altra continuava a sventolare davanti la sua faccia la sua calza puzzolente, ridendo ogni volta che questa sbatteva sul viso della grassa ragazza sotto di lei che si muoveva con la grazie di un elefante in una cristalleria.

“Più veloce maiale” “Muovi quelle chiappe così piene di lardo che potrebbero sfamare un branco branco di lupo mannari” “Annusa un po’ la mia calza per riprendere le forze” “Devo dire a Papà di pubblicare un articolo su una balena leccapiedi” queste furono solo alcune delle frasi che Luna disse alla povera schiava su cui era seduta sopra, mentre questa cercava di muoversi nella direzione richiesta dalla sadica ragazza bionda sulla sua schiena. Luna non poteva sapere che sotto quello strato di grasso ci fosse una sua cara amica, la migliore amica di Harry Potter, l’unico ragazzo che sembrava capirla e difenderla a scuola. Ma ora non era a scuola e non aveva bisogno di proteggersi dai bulli, ora era lei che poteva sfogarsi con qualcuno più debole e quel maiale era proprio perfetto per la parte.

Per quanto si sforzasse, Hermione con il suo nuovo peso non era assolutamente in grado di muoversi rapidamente come Luna desiderava e molte volte la ragazza la schiaffeggò sul sedere fino a quando decise che quello non era più sufficiente.

“Se la carota non basta, è ora di usare il bastone” Luna disse con un sorriso e dopo aver messo la sua calza in bocca alla povera Hermione, ora con le papille gustative invase da quella calza che aveva un sapore persino più terribile dell’odore, la ragazza corvonero tornò in sella al suo speciale destriero e con un mano finalmente libera, estrasse la bacchetta magica e cominciò a colpire il sedere di Hermione con degli incantesimi ogni volta che la ragazza non gattonava veloce come lei desiderava…quindi sempre.

Le grasse natiche di Hermione furono colpite da una vasta serie di incantesimi, alcuni sembravano delle scosse elettriche ed erano dolorose, altri incantesimi lasciavano delle vere bruciature sul suo corpo ed infine, i peggiori furono degli incantesimi orticanti che le fecere venire un prurito assurdo in delle aree del corpo gia martoriate dai colpi subiti. Le urla di dolore di Hermione erano soffocate dalla calza di Luna che dentro la sua bocca era divenuta una massa di saliva, sudore dei piedi e sporcizia che avrebbe steso anche un Troll.

Pansy, sempre al riparo vicino la finestra, osservava la scena ora con preoccupazione, Luna era persino più sadica di quanto avesse previsto e cominciava a temere che la sangue marcio non sarebbe durata ancora a lungo.

“Se rompe il suo giocattolo così presto, poi dovrò sorbirmi nuovamente tutte le sue stupidaggini. No, devo fare qualcosa” Pansy si disse, cercando un modo che potesse liberare la sua schiava dalle grinfie di Luna…almeno per qualche momento.

- Un ricciocorno schiattoso non farebbe tutte queste storie, forza maiale!- Luna disse, colpendo Hermione con un’altro incantesimo, con la bacchetta che teneva nella mano destra e tirandole con forza i capelli che stringeva nella sinistra.

Mentre Hermione, sempre più sudata e col respiro corto, cercava di obbedire e resistere al dolore, Pansy fece un passo avanti e le sbarrò la strada.

- Va bene così per ora Luna, penso che la mia schiava abbia ancora delle cose da farti vedere -

Luna non sembrava particolarmente entusiasta di quell’intromissione e scese dal corpo di Hermione ma non senza averle dato di potenti calci sui fianchi con i suoi talloni. La povera ragazza grifondoro cadde a terra stremata e dolorante, senza avere nemmeno la forza di togliere la lurida calza che aveva ancora in bocca. Pansy le si avvicinò e le mise un piede in faccia.

- Dovrai lasciare andare per un po’ il tuo prezioso giocattolo. Sputa fuori della calza, abbiamo bisogno della tua lingua -

La morbida suola di Pansy sulla sua faccia le diede stranamente conforto, per Hermione era oramai diventato quasi naturale essere sotto i piedi di Pansy, era sempre stata al sicuro quando era lì sotto, obbedendo agli ordini di quella che una volta era una sua rivale e che ora aveva il pieno controllo della sua vita, come un Dio…o una Dea.

“Ho passato settimane ai piedi Pansy, subendo ogni genere di umiliazione ma non ho mai provato un dolore del genere…e appena sono stata fuori dal suo controllo per qualche minuto, ecco come sono ridotta” Hermione si disse, con le lacrime agli occhi, desiderando forse per la prima volta che quel piede non si muovesse più, che restasse sempre sulla faccia, perchè solo lì era veramente al sicuro, sotto i mangnifici piedi della sua Padrona che meritavano tutta la sua devozione e tutto il suo amore.

Purtroppo per Hermione, Pansy doveva continuare ad appagare quella parte sadica di Luna che nessuno avrebbe mai imaginato potesse esistere in una ragazza così gentile.

- E’ ora di far vedere a Luna come una schiava in casa Parkinson tratta gli ospiti. Sai cosa fare, Stinky -

Lo sapeva davvero? Hermione riflettè per qualche secondo e poi decise che la cosa migliore sarebbe stato pulire i piedi di Luna come aveva fatto prima con le sue scarpe, così facendo avrebbe soddisfatto Pansy che poteva assistere ad una nuova umiliazione della sua vecchia rivale e non avrebbe rischiato di essere colpita nuovamente da Luna che già prima era rimasta tranquilla mentre le leccava le scarpe. O cosi almeno lei sperava.

- Miss Luna, può questa schiava avere l’onore di togliere anche l’altra calza e potervi così pulire i piedi con la sua misera lingua? -

Hermione non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe strisciata ai piedi di una ragazza più piccola di lei e l’avrebbe supplicata di poterle ripulire i piedi con la lingua. Di certo mai avrebbe potuto immaginare di fare tutto ciò con Luna Lovegood, una ragazza così strana ma che le era sempre sembrata la persona più buona del mondo, quasi come Hagrid.

- Lecca maiale, ma fa silenzio, credo di aver sentito un Nargillo ronzare qui intorno - e la giovane corvonero cominciò a guardarsi attorno senza badare alla grassa schiava che le aveva appena tolto la calza, puzzolente come la prima, ed aveva cominciato a leccarle i piedi con perizia.

Hermione non era in grado di dire se Luna avesse dei piedi davvero terribili, per odore e sapore, o se era una sensazione che provava perchè li paragonava a quelli meravigliosi di Pansy che probabilmente a causa della pozione erano divenuti per lei come degli oggetti sacri, da adorare e servire. Quello di cui era sicura, era che quel gusto nella sua bocca le faceva schifo tanto quanto l’odore che emanavano i piedi di Luna, ora liberi dalle sue luride calze.

“I suoi piedi sono anche abbastanza carini, anche se non ha lo smalto alle dita…certo non reggono assolutamente il confronto con la mia padrona” Hermione pensò, vergognanosi per quello che era diventata, ridotta a confrontare due paia di piedi, non solo l’aspetto ma anche l’odore ed il gusto che invece dovrebbero essere sconosciuti ad una persona normale.

Ma lei non era una persona normale, oramai lo sapeva bene, lei non era più la pù brillante strega della sua generazione, non era più un’elemento del golden trio con Harry e Ron…lei era una schiava e quello era il suo posto ormai, sotto i piedi di Pansy e di chiunque lei avesse desiderato. Con quello bene in mente, Hermione mise l’alluce di Luna nella sua bocca e cominciò a succhiare, così forte che avrebbe rischiato di rovinarle lo smalto se la ragazza lo avesse avuto. La sua lingua continuò a muoversi senza sosta e non importava se le venisse da vomitare, se tutto era così disgustoso, se aveva il sedere dolorante come non mai, doveva proseguire e rendere Pansy orgogliosa di lei, e chissà, magari un giorno la sua Padrona le avrebbe permesso di rivedere i suoi vecchi amici che le mancavano così tanto e che sembravano oramai fare parte di una vita lontana, persa nel tempo, forse per sempre.

Harry e Ron non l’avrebbero riconosciuta se l’avessero vista in quel momento e questo non solo perchè Hermione era sepolta da una montagna di grasso, in un corpo che non era il suo, ma anche perche i due grifondoro non avrebbero mai potuto credere che la loro amica, la grande e saggia Hermione Granger potesse essersi ridotta in quello stato, totalmente nuda eccetto un collare stretto al suo collo, a quattro zampe come un cane e con la lingua perennemente tra le dita dei piedi di un’altra persona, sperando, come accadeva con Pansy, di non potersi mai risvegliare da quell’incubo.
 
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view post Posted on 16/4/2024, 10:08     +2   +1   -1
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CAP 11

Hermione aprì gli occhi lentamente, la testa le faceva malissimo e tutto in torno a lei sembrava vorticare terribilmente. Era buio e la giovane non riconobbe quel posto, di certo non era rinchiusa in quella prigione che Pansy aveva studiato con cura per lei, l’ennesima umiliazione creata per distruggere ogni briciola di dignità rimasta in lei, per cancellare anche il ricordo di un Hermione Granger vincente, solare e felice. La giovane grifondoro si portò la mano al collo quasi istintivamente e lì vi trovò il solito collare, riadattato al suo nuovo vecchio corpo. Gli effetti della pozione polisucco si erano esauriti pochi minuti dopo che Luna era andata via, una piccola fortuna in quei terribili giorni in cui tutto sembrava andare storto. La sua amica non aveva scoperto chi si nascondeva dietro quel corpo grassoccio che aveva martoriato per ore, con un sadismo che Hermione mai avrebbe pensato di trovare in una ragazza dolce come Luna, ma Pansy aveva vinto comunque, come sempre. L’animo di Hermione era sempre più spezzato, in lei non vi era oramai nemmeno la piu piccola speranza di poter tornare libera, di fuggire da quel maniero e dal guinzaglio che la sua rivale teneva stretto come una sorta di tesoro.

C’era però qualcosa di diverso, il collare di Pansy era ancora attorno il suo collo, ma dove era la catena che la teneva prigioniera in quella stalla, o canile che era diventata la sua nuova casa? Un gufo bubolò non molto distante ed Hermione abbandonò i suoi tristi pensieri per cercare di capire cosa stesse succedendo. I suoi occhi faticavano ancora a vedere attraverso quell’oscurità che la luce della luna non riusciva a penetrare, ma le sue orecchie furono ben più utili. Un altro gufo rispose al richiamo del primo ed il verso qualche altro animale ruppè il momentaneo silenzio che avvolgeva la giovane come l’oscurità che la rendeva cieca. Hermione cominciò a capire, quasi trattenendo il respiro le sembrò di poter sentire il bosco prendere vita tutto intorno a lei ed il terreno sotto ai suoi piedi nudi le confermava che era effettivamente dentro un bosco, ma come fosse arrivata lì era un mistero.

La ragazza non osò muoversi, non aveva la sua bacchetta e si sentiva impotente ed indifesa tra quelle creature che avrebbero potuto aggredirla da un momento all’altro. Hermione decise che era ben più utile cercare di ricordare, comprendere la situazione nella quale si trovava era il primo passo per uscire da quello strano incubo. Hermione ricordava di essere stata riportata nella sua “gabbia” da Pansy, ricordava di averle leccato per l’ennesima volta i piedi, prima che la sua Padrona attaccasse la catena al suo collare come faceva ogni sera. Poi però c’era solo buio, ed un forte dolore alla nuca.

“Qualcuno mi ha colpito, qualcuno deve avermi portato qui mentre ero svenuta…ma perche?” Hermione si domandò, tastando un grosso bernoccolo che confermava la sua ultima ipotesi.

La giovane non dovette attendere molto per avere delle risposte, un forte “pop” riecheggiò nell’aria spaventando gli animali più vicini che fuggirono terrorizzati ed Hermione, grazie alla luce della torcia del nuovo arrivato, riuscì a vedere un piccolo cerbiatto fuggire insieme alle altre creature. Gli occhi di Hermione si fermarono sul corpicino esile di Tinky, stranamente non era sorpresa di vederla lì, come se dentro di lei sapesse già chi era il colpevole di quello strano rapimento. L’elfa sembrava stanca ed aveva delle bende che coprivano le lunghe orecchie ed Hermione capì subito che Tinky doveva essersi punita per averla rapita, per aver fatto qualcosa contro la volontà della sua adorata Padrona. Ora bisognava solo capire il perche di quel gesto e quali erano le intenzioni dell’elfa domestica che non aveva mai nascosto la sua gelosia ed il suo odio per la sanguemarcio che stava rubando tutte le attenzioni della sua giovane Padrona.

- Dove siamo Tinky? Perchè mi hai portato qui? - Hermione chiese con il suo solito tono gentile, sperando per una volta che funzionasse sull’elfa domestica.

- Errore - Tinky rispose mentre tirava fuori una vecchia mappa ingiallita dalle tasche di quello straccio che era il suo vestito, più piccolo ma così simile a quello di Hermione.

L’elfa strizzò i grandi occhi per individuare qualcosa nella mappa, ma le difficoltà di Tinky erano evidenti ed Hermione colsè al volo l’occasione per aiutarla e cercare di ottenere altre preziose informazioni.

- Io sono molto brava con le mappe, Tinky, posso aiutarti se mi riveli il luogo che stai cercando -

Tinky la osservò per alcuni secondi, non sapeva se fidarsi o meno ma non aveva altra scelta, doveva fare in fretta o la sua Padrona avrebbe potuto scoprire tutto.

- Tinworth…Cornovaglia - Tinky disse infine, ed Hermione non riuscì a nascondere tutto il suo stupore.

“Cosa diavolo deve fare Tinky lì? E perchè quel luogo le sembrava familiare?” La giovane pensò, decidendo infine di dire ad alta voce quegli interrogativi che affollavano la sua brillante mente.

- Il mago grasso con la cicatrice sulla guancia ha detto che sarebbe stato facile da trovare, sì facile…così lui ha detto - Tinky replicò, parlando più con se stessa che con Hermione.

- Un mago grasso con una cicatrice sulla guancia? - Hermione domandò senza avere la minima idea di chi potesse essere quell’uomo che aveva convinto Tinky a rapirla.

“Come ha scoperto questo uomo dove mi trovavo? Sa che sono tenuta in schiavitù? Vuole liberarmi o…”

Hermione non volle immaginare quella seconda terribile ipotesi, essere la schiava di un uomo probabilmente malvagio sarebbe stato persino peggio che rimanere al guinzaglio di Pansy e continuare a leccarle i piedi per chissà quanto tempo.

- Portare da lui la schiava, sì. Niente più schiava, niente più sanguemarcio, sì. La mia Padrona avrà solo Tinky come prima, solo Tinky può servire la Padrona -

- Do…dove hai conosciuto questo mago, Tinky? Sei stata tu a parlargli di me e della mia condizione? -

- Sempre tanta gente lì, sì, sempre tanta gente in quel pub polveroso ad Hogsmeade -

- Hai conosciuto quest’uomo alla Testa di porco? -

- Testa di Porco, sì…sempre tanta gente lì, gente che può aiutare Tinky a sbarazzarsi della sporca sanguemarcio… -

Hermione ne sapeva abbastanza e decise che non avrebbe permesso all’elfa domestica di portare a termine il suo terribile piano. Forse per la prima volta negli ultimi mesi la fortuna era stata dalla sua parte, se Tinky non avesse sbagliato posto, a quest’ora lei sarebbe stata già nelle grinfie di quell’uomo sgradevole che non ci aveva pensato due volte prima di stringere un accordo con la patetica creatura ed entrare in possesso di una ragazza che poteva…

“Devo fare qualcosa, ora. Non ho la bacchetta e sono stanca come non mai, ma devo agire!”

Hermione cercò di concentrarsi al massimo, mentre Tinky continuava ad osservare la sua vecchia mappa, la ragazza grifondoro sapeva bene che non faceva magie da tanto tempo e temeva che avrebbe fallito pure con un semplice incantesimo e con la sua bacchetta in mano, ma doveva provarci comunque, la sua vita era in serio pericolo.

“Tinworth, Cornovaglia…dove ho già sentito questo posto? Dove?”

Ed all’improvviso Hermione ricordò ogni cosa, ricordò l’estate prima alla Tana durante una delle squisite cene della signora Weasley, ricordò il discorso tra i gemelli e Ginny, quando parlavano del loro fratello maggiore Bill e di Shell Cottage, la sua piccola casa su una scogliera dirimpetto al mare dove lui voleva andare a vivere con Fleur se le cose tra loro fossero andate bene. Ovviamente quel piccolo dettaglio non era stato rivelato ancora alla signora Weasley che non sembrava amare affatto la giovane francese.

“In queste condizioni non riuscirei mai a materializzarmi alla Tana, ma Shell Cottage non è molto distante e da quel che so non ci vive nessuno al momento e potrei riprendere le forze con calma, senza che nessuno mi veda in questo stato”

Il suo piano d’azione era deciso dunque, ma sarebbe riuscita a realizzarlo? Hermione sapeva che non c’era tempo per preoccuparsi delle conseguenze, doveva tentare subito e ricordando le famose tre “D” del signor Twycross, la giovane tentò di fuggire via da quel luogo, via da quel bosco oscuro, da Tinky e da quell’uomo a cui l’elfa voleva “venderla”, lontano da Pansy, la sua rivale e Padrona. Hermione sentì la nota compressione e seppe di essere riuscita ad eseguire correttamente la Materializzazione quando il rumore delle onde arrivò con forza alle sue orecchie, seguito subito dopo dall’odore del mare. La ragazza era su una bella spiaggia sferzata dal vento, e poco distante, proprio dove sperava di trovarla, sulla scogliera scorse il piccolo Shell Cottage di Bill, illuminato solo dal chiarore della luna. Hermione si incamminò per arrivare presto al riparo dentro la casa, ma aveva sottovalutato la sua stanchezza e dopo pochi passi le ultime energie l’abbandonarono e la ragazza svenne sulla spiaggia.




Qualche ora dopo, una bella alba illuminò quel luogo meraviglioso ed il suono di numerosi gabbiani risvegliò Hermione da quel sonno privo di sogni. Solo in quel momento la ragazza si accorse che durante la materializzazione si era leggermente spaccata e che aveva lasciato indietro tre unghia della mano destra. La notte prima la giovane a causa del buio non si era accorta del sangue ne aveva sentito il dolore grazie all’adrenalina che aveva in corpo. La ferita non era certo grave ma Hermione sapeva che doveva disinfettarla presto e quale modo migliore che immergere la mano nell’acqua salata del mare? Sopportò il bruciore del sale sulla ferita senza difficoltà, le ultime settimane le avevano fatto conoscere sofferenze ben peggiori, e non solo fisiche. La giovane donna si sciacquò anche il resto del corpo, sentendosi pulita per la prima volta dopo innumerevoli giorni e con il “vestito” ancora gocciolante, Hermione si avviò verso la casa inabitata di Bill Weasley. O almeno così pensava.

- Hermione? Cosa ci fai qui? E…come mai indossi quel…quello straccio? Stai bene? Sembri sconvolta -

Hermione fu così sorpresa di vedere lì Ginny che non riuscì a rispondere a quella raffica di domande e quasi subito la giovane grifondoro scoppiò in lacrime. Ginny la fece entrare in casa, non immaginando nemmeno quello che l’amica aveva subito nelle ultime settimane ma doveva essere stato davvero terribile per ridurre una persona forte come Hermione in quello stato. Alla giovane Weasley fu da subito chiaro che la sua amica non sarebbe riuscita a rispondere a nessuna domanda ancora per diverse ore, era decisamente troppo sconvolta e così Ginny decise di aiutarla a ripulirsi, indossare dei veri abiti e di prepararle una colazione molto abbondante. Nelle ore seguenti nessuna delle due ragazze parlò, gli occhi di Ginny seguivano ogni minimo movimento di Hermione che continuava a tremare, come se ancora non si rendesse conto di essere finalmente al sicuro.

- Co..come mai sei qui, Ginny? -

Quelle furono le prime parole pronunciate da Hermione da quando era apparsa alla porta di Shell Cottage e Ginny rispose subito, chiedendosi se fosse il caso di rispondere con un’altra domanda o meno, la curiosità di conoscere quello che era successo alla sua amica era davvero troppa.

- Non sopportavo più i miei fratelli e mia madre voleva che la aiutassi a fare le faccende di casa senza comprendere che io sono in vacanza…se così possiamo definirla visto che quest’anno i professori hanno davvero esagerato con i compiti. Ho ben tre rotoli di pergamena da scrivere per Piton e due per la professoressa Mcgranitt. E quindi ho chiesto il permesso a Bill di poter stare qui, tanto lui è in Francia al momento -

Hermione non rispose, era così strano sentir parlare di vacanze, di scuola e compiti, come se quelle fossero cose che non le appartenessero più, come se fossero dei ricordi di un’altra vita, di un’altra Hermione. La sofferenza della giovane continuava ad essere evidente, le sue mani tremavano ancora ed i suoi occhi erano spenti nonostante lezioni e compiti fossero sempre stati uno dei suoi argomenti preferiti, come Ginny ben sapeva. Ma parlare di rotoli di pergamena e professori non era servito apparentente a nulla ed Hermione continuava ad essere più tesa di una corda di violino. Ginny doveva fare qualcosa, solo sapendo cosa era successo alla sua amica poteva aiutarla.

- Te la senti di dirmi cosa ti è successo? Ron dice che non rispondi alle sue lettere da settimane ed anche Harry gli ultimi giorni di scuola diceva che eri molto strana -

Hermione ripensò a tutto quello che era successo, alla calza di Pansy dentro la sua pozione, al voto infrangibile, a quello che aveva dovuto fare nel maniero della sua rivale, al collare che era ancora attorno al suo collo e che Ginny aveva volutamente scelto di ignorare quando l’aveva aiutata ad indossare degli abiti puliti. Hermione ripensò a Tinky, a come aveva cercato di essere sempre gentile con l’elfa domestica che invece l’aveva tradita più di una volta, persino accordandosi con un misterioso uomo per far sparire Hermione e tenersi Pansy tutta per sè. Pansy…chissà come aveva reagito alla notizia della scomparsa della sua schiava, aveva forse interrogato Tinky e scoperto la verità? Aveva punito l’elfa per quello che aveva fatto? Stava forse cercando Hermione dappertutto per riavere la sua odiata rivale sotto il suo controllo e sotto i suoi piedi? Ci vollero ore e la ragazza pianse diverse volte, ma alla fine raccontò tutto a Ginny che ascoltava quel racconto assurdo con in volto un’espressione di puro shock.

“Davvero ha fatto tutte quelle cose? Si era davvero innamorata così tanto dei piedi di Pansy da leccarli e…” la giovane dai capelli rossi pensò cercando di immaginarsi la ragazza davanti a lei a quattro zampe che gattonava sottomessamente ai piedi della sua vecchia rivale che era diventata la sua Padrona assoluta. “Ed era davvero successo tutto a causa dell’amortentia? O Hermione le stava mentendo perche si vergognavaa di avere quello strano fetish?
Ginny era sempre stata una ragazza curiosa, quella forse era una delle cose che le facevano avere tanto successo con gli uomini, e presto i suoi pensieri non poterono che andare verso una direzione ben precisa.

“Se il suo amore per i piedi è legato all’amortentia, lei dovrebbe desiderare solo quelli di Pansy e la vista dei miei non dovrebbe farle nessun effetto”

Ginny cercò subito di testare la sua teoria ed una volta che il pranzo fu pronto e sulla tavola, la più piccola dei Weasley, allontanò leggermente la sedia dal tavolo, prese un piatto con una mano e cominciò a mangiare ma non senza aver disteso le gambe e poggiato i suoi piedi nudi sopra il tavolo, incrociati alle caviglie. Gli occhi di Hermione si fissarono subito sui piccoli piedi di Ginny che continuò a mangiare facendo finta di nulla, come se fosse normale mangiare in quel modo. La giovane donna dai capelli rossi non diede segno di aver visto l’espressione scioccata della sua amica, ma in realtà Ginny non perdeva Hermione mai di vista e notò subito quato gli occhi della ragazza fossero attratti dai suoi piedi come una calamita. Ginny agitò continuamente i suoi piedi ed gli occhi di Hermione seguivano quel ritmo senza che la ragazza nemmeno se ne rendesse conto, quasi ipnotizzata dalle piante dei piedi della sua compagna di Casata.

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Ad un certo punto la forchetta con un pezzo di carne rimase paralizzata vicino alle labbra di Hermione per quasi due minuti e Ginny dovette trattenersi per non scoppiare a ridere, era evidente che la sua amica le aveva nascosto la verità, che l’amortentia non c’entrava nulla con le sue perversioni. La giovane Weasley non aveva però considerato tutte le torture subite da Hermione che a lungo andare avevano condizionato la giovane che nelle ultime settimane aveva quasi respirato più il fetore dei piedi di Pansy che ossigeno, per non dimenticare le gelatine tutti i gusti piu uno al gusto di piedi che erano state il suo unico cibo…

Ginny continuò a stuzzicare la sua vecchia amica per altri 10 minuti, poi senza dire nulla, la giovane si alzò ed uscì fuori casa per respirare quella meravigliosa aria di mare. Ovviamente la giovane Weasley non aveva dimenticato lo sguardo pieno di lussuria di Hermione ed era quindi uscita di proposito a piedi nudi, con l’obiettivo di sporcarli il più possibile. Ginny ridiscese lentamente la scogliera e camminando sulla sabbia, la ragazza immersi i piedi nelle acque gelide del mare. Inutile dire che al suo ritorno i suoi piedi erano ricoperti totalmente di sabbia, che si era incollata alla sua pelle umida, e prima di entrare in casa di Bill, la giovane dai capelli rossi quasi gridò:

- Hermione, puoi venire qui un attimo per favore? -

La strega più brillante della sua età era rimasta a fissare la finestra per diversi minuti ma la sua mente era lontana da Shell Cottage, ancora intrappolata nel maniero di Pansy, doveva aveva subito terribili abusi per mano della sua perfida rivale. La voce di Ginny la ridestò però da quello strano sogni ad occhi aperti e la giovane corse alla porta dalla sua amica che era appena fuori dall’usciò e non poteva entrare.

- Mi ero dimenticata che non posso usare la magia fuori da Hogwarts ancora per un giorno, potresti prendere un panno o qualcosa del genere per pulirmi i piedi? Non posso di certo entrare in casa in questo stato -

- Cer…Certo - Hermione rispose prima di correre a prendere ciò che le era stato richiesto.

Ginny non potè non sorridere alla vista della sua amica che si affrettava ad eseguire quella che era nata come una semplice richiesta ma che Hermione aveva considerato un ordine. Al ritorno della giovane grifondoro, Ginny stava per tendere la mano ed afferrare lo straccio che Hermione aveva portato, quando la ragazza cambiò idea ed attese qualche istante, per vedere se il suo piano avrebbe funzionato. Hermione sembrava parecchio confusa, come se non sapesse cosa fare nel vedere lì Ginny ferma immobile, poi i suoi occhi caddero sui bei piedi della ragazza ed Hermione senza nemmeno rendersene conto si inginocchiò e cominciò a ripulirle i piedi dalla sabbia, come se fosse un suo dovere, come se lei fosse ancora una schiava che doveva servire la sua Padrona.

- Brava ragazza - Ginny disse dando una piccola pacca sulla testa ad Hermione come se lei fosse il suo cane e per un attimo gli occhi della ragazza dai capelli rossi indugiarono sul collare che l’amica aveva ancora attorno al collo.

Ginny sorrise, un tempo non avrebbe mai pensato che avrebbe trascorso quel compleanno così speciale lontano dalla sua famiglia, di vivere il primo giorno della sua vita da adulta lontano dalla Tana e dai suoi fratelli, ma quelle ultime ore aveva decisamente cambiato ogni cosa e Ginny non potè che pensare che nelle ore successive si sarebbe divertita come non mai.




Due giorni dopo una fitta nebbia avvolgeva Shell Cottage, la spiaggia, il mare e persino il grande albero secolare vicino la piccola casa di Bill erano totalmente nascosti alla vista delle due giovani ragazze che si erano svegliate presto anche se per motivi ben differenti. Hermione dormiva poco, i suoi sogni erano tormentati da visioni piene di dolore e sofferenza, come se il Voto Infrangibile la stesse punendo per la sua lontanza da Pansy, la sua Padrona che aveva giurato di servire per tutta la vita. Ginny d’altro canto si era svegliata presto per godersi il più possibile il primo giorno della sua vita da adulta, e come era solito fare ogni giovane mago e strega in quel giorno importante, anche la più piccola dei Weasley non perse tempo ed afferrò subito la bacchetta, felice di poter usare finalmente la magia fuori da Hogwarts. Ginny usò un incantesimo d’appello per afferrare un bicchiere e del latte e, compiaciuta di quel semplice ma utile incantesimo, la ragazza cominciò a bere, ansiosa di mettere in moto il piano che aveva elaborato nelle ultime 48 ore. Ginny non aveva certo dimenticato quello che era successo con Hermione, non aveva dimenticato come la sua amica le aveva guardato i piedi e quel nuovo lato sottomesso che era uscito fuori con estrema semplicità. Ma c’era anche un’altra cosa che Ginny non aveva dimenticato, qualcosa che la faceva infuriare al solo pensarci.

Quella sera dentro la sala comune di Grifondoro, alcuni mesi prima, Hermione era sicuramente convinta di essere sola con Ron ed Harry che giocavano a gobbiglie vicino il camino, tutti gli altri studenti erano già andati a letto, o quasi. Ginny era tornata indietro per prendere un rotolo di pergamena che aveva dimenticato sul tavolo dove aveva studiato per tutta la sera, ma sentendo pronunciare il suo nome, la ragazza si era immobilizzata un attimo prima di entrare nella sala comune e così aveva ascoltato quello che Hermione stava dicendo a suo fratello Ron.

- Ron, so che sei geloso di Ginny ed inizialmente pensavo che stessi esagerando come al solito. Ma devo confessare che forse questa volta hai ragione. Dean è il suo quinto ragazzo quest’anno…no, forse il sesto. Dannazione, ho persino perso il conto… -

- Non potete vivere la vostra vita e lasciare Ginny fare altrettanto? E’ un’adulta ormai, sa quel che fa - Harry aveva risposto poco dopo cercando di cambiare argomento ma Hermione non sembrava intenzionata a lasciare cadere la questione ed aveva risposto.

- Harry, ma non capisci? Cominciano a circolare delle voci, sarebbe spiacevole se Ginny fosse considerata una sgu… -

- Mia sorella non è una sgualdrina! - aveva risposto Ron, ma Ginny non aveva voluto sentire altro e se ne era tornata a letto piangendo.

A distanza di mesi quel ricordo le faceva ancora male e Ginny non aveva ancora perdonato Hermione, anche se non aveva mai avuto il coraggio di dirle che aveva origliato quella conversazione e che sapeva cosa la ragazza pensava di lei.

“Definire me una sgualdrina e poi fare tutte quelle cose con Pansy ed i suoi piedi…forse è arrivato il momento di aprirti gli occhi, Hermione, e farti capire che non sei così speciale e che non sei la santarellina che pensi di essere”

Il piano di Ginny era già pronto, la ragazza non sapeva se avrebbe funzionato o meno ma non vedeva l’ora di cominciare e scoprire se poteva davvero far abbassare la cresta alla sua amica. La ragazza dai capelli rossi trovò Hermione in cucina, come sempre la giovane donna osservare il mare attraverso la finestra ma i suoi occhi sembravano vedere qualcos’altro, qualcosa di molto più distante.

- Hermione, posso parlarti di una cosa? Mi vergogno un po’ ma spero che tu possa comprendere il mio problema e…ecco, che tu possa aiutarmi senza prendermi in giro -

La studentessa più brillante della sua età si girò e per un attimo si dimenticò della perfida Pansy, che occupava un posto fisso nei suoi pensieri, le parole di Ginny l’avevano colta di sorpresa e la più piccola degli Weasley sembrava davvero molto in imbarazzo.

- Certo Ginny, lo sai che puo confidarti con me, sai che io non ti giudicherò mai -

Ginny sorrise nel sentire quella bugia e quelle parole rafforzarono il suo piano diabolico, quindi la ragazza disse:

- Sai, i miei fratelli mi hanno sempre preso in giro dicendo che i mie piedi puzzano terribilmente…io…ehm…mi chiedevo se tu potessi controllare e dirmi la tua opinione…tu dovresti essere una sorta di esperta ormai, no? Dopo tutto quello che hai passato con Pansy intendo -

Ginny fu molto orgogliosa della sua ottima recitazione, quei finti balbettii e quell’ostentata vergogna avrebbero tratto in inganno chiunque, anche se di certo non tutti avrebbero reagito come Hermione che accettò immediatamente di fare una cosa assolutamente rivoltante come l’annusare i piedi dell’amica per cercare di rassenerare Ginny che sembrava davvero preoccupata di quel suo difetto fisico.

- Non dovresti curarti di cosa dicono le altre persone…ma se questa cosa ti fa così soffrire, ti aiuterò -

Ginny quasi si mise a saltellare per la gioia udendo quelle parole e senza perdere tempo, la giovane si sedette sulla sedia più vicina al tavolo e non diede segno alcuno di aiutare Hermione nel lavoro che l’attendeva. La brillante Grifondoro per aiutare l’amica non ebbe altra scelta che inginocchiarsi per terra e strisciare sotto il tavolo verso i piedi di Ginny che in quel momento erano nascosti dentro le sue pantofole di lana rosa. Hermione non si rendeva conto di quanto quel gesto fosse umiliante, le settimane trascorse sotto il dominio di Pansy l’avevano cambiato terribilmente e quando Ginny calciò via le sue pantofole, la giovane dai capelli castani non esitò un solo istante prima di avvicinare il suo naso ai piedi dell’amica che osservava la scena con un sorriso trionfale. I piedi di Ginny erano poggiati saldamente per terra quindi Hermione dovette stare con la testa più bassa possibile e dopo aver annusato brevemente il collo del piede della giovane Weasley, Hermione faticò per avvicinare il suo naso in quel punto dove sapeva che l’odore sarebbe stato più forte. Dopotutto solo in quel modo avrebbe potuto capire se i fratelli di Ginny le avevano mentito e quindi rassicurare la sua amica che i suoi piedi non erano così puzzolenti. Hermione riuscì ad infilare un braccio tra le gambe della sedia e con una mano riuscì finalmente a sollevare leggermente il piede destro di Ginny che per qualche motivo stava opponendo una certa resistenza, forse a causa della vergogna, pensò Hermione. Poi la giovane fu finalmente in grado di infilare la sua faccia tra il pavimento e la pianta di Ginny, posizionando il suo naso proprio tra le dita dei piedi della ragazza dei capelli rossi. Hermione annusò profondamente, respirando a pieni polmoni quello che non poteva certo definirsi un buon profumo ma neanche quella puzza così terribile che Ginny temeva di emanare.

- I tuoi fratelli mentivano, i tuoi piedi non puzzano affatto, Ginny. Non preoccuparti - Hermione disse poco dopo, cominciando ad allontanarsi dai piedi dell’amica e strisciando indietro per uscire da quella scomoda posizione sotto il tavolo.

- Hmm, se fosse vero quello che dici non fuggiresti così rapidamente. Ma grazie per aver provato a rassicurarmi - Ginny disse con il tono di voce di una persona a cui sembrava appena morto il gatto.

Hermione si paralizzò, non credeva che le sue azioni avrebbero finito per peggiorare le cose, evidentemente essersi allontanata così velocemente dai piedi dell’amica aveva dato a Ginny l’impressione che questi puzzassero da morire.

- No, Ginny, dico sul serio. I tuoi piedi non puzzano, anzi hanno persino un buon odore…per essere dei piedi dico…- Hermione si affrettò a dire.

- Va bene, va bene - Ginny rispose più depressa di prima e questo non fece altro che aumentare la disperazione di Hermione che si affrettò a strisciare nuovamente ai piedi dell’amica e dopo averli sollevati leggermente, la ragazza si riposizionò nuovamente con la faccia proprio sotto di essi.

- Lo giuro Ginny, guarda… - e così dicendo Hermione con l’aiuto delle sue mani premette con forza i piedi della sua amica sulla sua faccia e con il naso sepolto tra le dita dei piedi di Ginny, la ragazza cominciò nuovamente ad annusare intensamente - Vedi? Non puzzano, come potrei fare questo se puzzassero? -

Ma le sue parole e quell’umiliazione non sembravano essere sufficienti per convincere Ginny che cercava con tutte le sue forze di rimanere nella parte e di non scoppiare a ridere.

- Hmm, non lo so, potresti dire ciò solo per essere gentile. Sono sicura che non vedi l’ora di fuggire nuovamente e che non riusciresti mai a stare lì sotto per mezz’ora… -

La trappola era stata preparata e Ginny sapeva che Hermione non poteva che caderci volontariamente dentro oramai.

- Ti dimostrerò che ti sbagli, che non ho mentito e che posso stare sotto i tuoi piedi per 30 minuti- la giovane Grifondoro disse poco dopo, sapeva che non aveva altra scelta, se non voleva offendere Ginny e deprimerla ancora di più, avrebbe dovuto continuare ad annusarle i piedi per tutto il tempo stabilito.

- Hmm, vedremo…comincia ad annusare allora e fammi sentire come lo fai - Ginny rispose prima di agitare la bacchetta e con l’incantesimo “Accio” far volare direttamente nella sua mano un libro che cominciò a leggere proprio nel momento in cui Hermione ricominciava ad annusarle i piedi come un cane da caccia.
Ginny ovviamente non riuscì a leggere più di una riga, quello che stava accadendo sotto il tavolo e la sua sedia era decisamente troppo divertente e la faccia di Hermione sotto i suoi piedi era incredibilmente confortevole, un poggiapiedi annusatore a cui sarebbe stato difficile rinunciare in futuro. I 30 minuti arrivarono e passarono ma Ginny non disse nulla ed Hermione fece lo stesso, non voleva lamentarsi, se voleva aiutare Ginny a superare quella strana paura, se voleva davvero farle credere che i suoi piedi non erano così puzzolenti, non poteva fare altro che resistere fino a quando la ragazza dei capelli rossi non si sarebbe alzata dalla sedia, cosa che non sarebbe accaduta tanto presto.
 
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