CAP 11
Hermione aprì gli occhi lentamente, la testa le faceva malissimo e tutto in torno a lei sembrava vorticare terribilmente. Era buio e la giovane non riconobbe quel posto, di certo non era rinchiusa in quella prigione che Pansy aveva studiato con cura per lei, l’ennesima umiliazione creata per distruggere ogni briciola di dignità rimasta in lei, per cancellare anche il ricordo di un Hermione Granger vincente, solare e felice. La giovane grifondoro si portò la mano al collo quasi istintivamente e lì vi trovò il solito collare, riadattato al suo nuovo vecchio corpo. Gli effetti della pozione polisucco si erano esauriti pochi minuti dopo che Luna era andata via, una piccola fortuna in quei terribili giorni in cui tutto sembrava andare storto. La sua amica non aveva scoperto chi si nascondeva dietro quel corpo grassoccio che aveva martoriato per ore, con un sadismo che Hermione mai avrebbe pensato di trovare in una ragazza dolce come Luna, ma Pansy aveva vinto comunque, come sempre. L’animo di Hermione era sempre più spezzato, in lei non vi era oramai nemmeno la piu piccola speranza di poter tornare libera, di fuggire da quel maniero e dal guinzaglio che la sua rivale teneva stretto come una sorta di tesoro.
C’era però qualcosa di diverso, il collare di Pansy era ancora attorno il suo collo, ma dove era la catena che la teneva prigioniera in quella stalla, o canile che era diventata la sua nuova casa? Un gufo bubolò non molto distante ed Hermione abbandonò i suoi tristi pensieri per cercare di capire cosa stesse succedendo. I suoi occhi faticavano ancora a vedere attraverso quell’oscurità che la luce della luna non riusciva a penetrare, ma le sue orecchie furono ben più utili. Un altro gufo rispose al richiamo del primo ed il verso qualche altro animale ruppè il momentaneo silenzio che avvolgeva la giovane come l’oscurità che la rendeva cieca. Hermione cominciò a capire, quasi trattenendo il respiro le sembrò di poter sentire il bosco prendere vita tutto intorno a lei ed il terreno sotto ai suoi piedi nudi le confermava che era effettivamente dentro un bosco, ma come fosse arrivata lì era un mistero.
La ragazza non osò muoversi, non aveva la sua bacchetta e si sentiva impotente ed indifesa tra quelle creature che avrebbero potuto aggredirla da un momento all’altro. Hermione decise che era ben più utile cercare di ricordare, comprendere la situazione nella quale si trovava era il primo passo per uscire da quello strano incubo. Hermione ricordava di essere stata riportata nella sua “gabbia” da Pansy, ricordava di averle leccato per l’ennesima volta i piedi, prima che la sua Padrona attaccasse la catena al suo collare come faceva ogni sera. Poi però c’era solo buio, ed un forte dolore alla nuca.
“Qualcuno mi ha colpito, qualcuno deve avermi portato qui mentre ero svenuta…ma perche?” Hermione si domandò, tastando un grosso bernoccolo che confermava la sua ultima ipotesi.
La giovane non dovette attendere molto per avere delle risposte, un forte “pop” riecheggiò nell’aria spaventando gli animali più vicini che fuggirono terrorizzati ed Hermione, grazie alla luce della torcia del nuovo arrivato, riuscì a vedere un piccolo cerbiatto fuggire insieme alle altre creature. Gli occhi di Hermione si fermarono sul corpicino esile di Tinky, stranamente non era sorpresa di vederla lì, come se dentro di lei sapesse già chi era il colpevole di quello strano rapimento. L’elfa sembrava stanca ed aveva delle bende che coprivano le lunghe orecchie ed Hermione capì subito che Tinky doveva essersi punita per averla rapita, per aver fatto qualcosa contro la volontà della sua adorata Padrona. Ora bisognava solo capire il perche di quel gesto e quali erano le intenzioni dell’elfa domestica che non aveva mai nascosto la sua gelosia ed il suo odio per la sanguemarcio che stava rubando tutte le attenzioni della sua giovane Padrona.
- Dove siamo Tinky? Perchè mi hai portato qui? - Hermione chiese con il suo solito tono gentile, sperando per una volta che funzionasse sull’elfa domestica.
- Errore - Tinky rispose mentre tirava fuori una vecchia mappa ingiallita dalle tasche di quello straccio che era il suo vestito, più piccolo ma così simile a quello di Hermione.
L’elfa strizzò i grandi occhi per individuare qualcosa nella mappa, ma le difficoltà di Tinky erano evidenti ed Hermione colsè al volo l’occasione per aiutarla e cercare di ottenere altre preziose informazioni.
- Io sono molto brava con le mappe, Tinky, posso aiutarti se mi riveli il luogo che stai cercando -
Tinky la osservò per alcuni secondi, non sapeva se fidarsi o meno ma non aveva altra scelta, doveva fare in fretta o la sua Padrona avrebbe potuto scoprire tutto.
- Tinworth…Cornovaglia - Tinky disse infine, ed Hermione non riuscì a nascondere tutto il suo stupore.
“Cosa diavolo deve fare Tinky lì? E perchè quel luogo le sembrava familiare?” La giovane pensò, decidendo infine di dire ad alta voce quegli interrogativi che affollavano la sua brillante mente.
- Il mago grasso con la cicatrice sulla guancia ha detto che sarebbe stato facile da trovare, sì facile…così lui ha detto - Tinky replicò, parlando più con se stessa che con Hermione.
- Un mago grasso con una cicatrice sulla guancia? - Hermione domandò senza avere la minima idea di chi potesse essere quell’uomo che aveva convinto Tinky a rapirla.
“Come ha scoperto questo uomo dove mi trovavo? Sa che sono tenuta in schiavitù? Vuole liberarmi o…”
Hermione non volle immaginare quella seconda terribile ipotesi, essere la schiava di un uomo probabilmente malvagio sarebbe stato persino peggio che rimanere al guinzaglio di Pansy e continuare a leccarle i piedi per chissà quanto tempo.
- Portare da lui la schiava, sì. Niente più schiava, niente più sanguemarcio, sì. La mia Padrona avrà solo Tinky come prima, solo Tinky può servire la Padrona -
- Do…dove hai conosciuto questo mago, Tinky? Sei stata tu a parlargli di me e della mia condizione? -
- Sempre tanta gente lì, sì, sempre tanta gente in quel pub polveroso ad Hogsmeade -
- Hai conosciuto quest’uomo alla Testa di porco? -
- Testa di Porco, sì…sempre tanta gente lì, gente che può aiutare Tinky a sbarazzarsi della sporca sanguemarcio… -
Hermione ne sapeva abbastanza e decise che non avrebbe permesso all’elfa domestica di portare a termine il suo terribile piano. Forse per la prima volta negli ultimi mesi la fortuna era stata dalla sua parte, se Tinky non avesse sbagliato posto, a quest’ora lei sarebbe stata già nelle grinfie di quell’uomo sgradevole che non ci aveva pensato due volte prima di stringere un accordo con la patetica creatura ed entrare in possesso di una ragazza che poteva…
“Devo fare qualcosa, ora. Non ho la bacchetta e sono stanca come non mai, ma devo agire!”
Hermione cercò di concentrarsi al massimo, mentre Tinky continuava ad osservare la sua vecchia mappa, la ragazza grifondoro sapeva bene che non faceva magie da tanto tempo e temeva che avrebbe fallito pure con un semplice incantesimo e con la sua bacchetta in mano, ma doveva provarci comunque, la sua vita era in serio pericolo.
“Tinworth, Cornovaglia…dove ho già sentito questo posto? Dove?”
Ed all’improvviso Hermione ricordò ogni cosa, ricordò l’estate prima alla Tana durante una delle squisite cene della signora Weasley, ricordò il discorso tra i gemelli e Ginny, quando parlavano del loro fratello maggiore Bill e di Shell Cottage, la sua piccola casa su una scogliera dirimpetto al mare dove lui voleva andare a vivere con Fleur se le cose tra loro fossero andate bene. Ovviamente quel piccolo dettaglio non era stato rivelato ancora alla signora Weasley che non sembrava amare affatto la giovane francese.
“In queste condizioni non riuscirei mai a materializzarmi alla Tana, ma Shell Cottage non è molto distante e da quel che so non ci vive nessuno al momento e potrei riprendere le forze con calma, senza che nessuno mi veda in questo stato”
Il suo piano d’azione era deciso dunque, ma sarebbe riuscita a realizzarlo? Hermione sapeva che non c’era tempo per preoccuparsi delle conseguenze, doveva tentare subito e ricordando le famose tre “D” del signor Twycross, la giovane tentò di fuggire via da quel luogo, via da quel bosco oscuro, da Tinky e da quell’uomo a cui l’elfa voleva “venderla”, lontano da Pansy, la sua rivale e Padrona. Hermione sentì la nota compressione e seppe di essere riuscita ad eseguire correttamente la Materializzazione quando il rumore delle onde arrivò con forza alle sue orecchie, seguito subito dopo dall’odore del mare. La ragazza era su una bella spiaggia sferzata dal vento, e poco distante, proprio dove sperava di trovarla, sulla scogliera scorse il piccolo Shell Cottage di Bill, illuminato solo dal chiarore della luna. Hermione si incamminò per arrivare presto al riparo dentro la casa, ma aveva sottovalutato la sua stanchezza e dopo pochi passi le ultime energie l’abbandonarono e la ragazza svenne sulla spiaggia.
Qualche ora dopo, una bella alba illuminò quel luogo meraviglioso ed il suono di numerosi gabbiani risvegliò Hermione da quel sonno privo di sogni. Solo in quel momento la ragazza si accorse che durante la materializzazione si era leggermente spaccata e che aveva lasciato indietro tre unghia della mano destra. La notte prima la giovane a causa del buio non si era accorta del sangue ne aveva sentito il dolore grazie all’adrenalina che aveva in corpo. La ferita non era certo grave ma Hermione sapeva che doveva disinfettarla presto e quale modo migliore che immergere la mano nell’acqua salata del mare? Sopportò il bruciore del sale sulla ferita senza difficoltà, le ultime settimane le avevano fatto conoscere sofferenze ben peggiori, e non solo fisiche. La giovane donna si sciacquò anche il resto del corpo, sentendosi pulita per la prima volta dopo innumerevoli giorni e con il “vestito” ancora gocciolante, Hermione si avviò verso la casa inabitata di Bill Weasley. O almeno così pensava.
- Hermione? Cosa ci fai qui? E…come mai indossi quel…quello straccio? Stai bene? Sembri sconvolta -
Hermione fu così sorpresa di vedere lì Ginny che non riuscì a rispondere a quella raffica di domande e quasi subito la giovane grifondoro scoppiò in lacrime. Ginny la fece entrare in casa, non immaginando nemmeno quello che l’amica aveva subito nelle ultime settimane ma doveva essere stato davvero terribile per ridurre una persona forte come Hermione in quello stato. Alla giovane Weasley fu da subito chiaro che la sua amica non sarebbe riuscita a rispondere a nessuna domanda ancora per diverse ore, era decisamente troppo sconvolta e così Ginny decise di aiutarla a ripulirsi, indossare dei veri abiti e di prepararle una colazione molto abbondante. Nelle ore seguenti nessuna delle due ragazze parlò, gli occhi di Ginny seguivano ogni minimo movimento di Hermione che continuava a tremare, come se ancora non si rendesse conto di essere finalmente al sicuro.
- Co..come mai sei qui, Ginny? -
Quelle furono le prime parole pronunciate da Hermione da quando era apparsa alla porta di Shell Cottage e Ginny rispose subito, chiedendosi se fosse il caso di rispondere con un’altra domanda o meno, la curiosità di conoscere quello che era successo alla sua amica era davvero troppa.
- Non sopportavo più i miei fratelli e mia madre voleva che la aiutassi a fare le faccende di casa senza comprendere che io sono in vacanza…se così possiamo definirla visto che quest’anno i professori hanno davvero esagerato con i compiti. Ho ben tre rotoli di pergamena da scrivere per Piton e due per la professoressa Mcgranitt. E quindi ho chiesto il permesso a Bill di poter stare qui, tanto lui è in Francia al momento -
Hermione non rispose, era così strano sentir parlare di vacanze, di scuola e compiti, come se quelle fossero cose che non le appartenessero più, come se fossero dei ricordi di un’altra vita, di un’altra Hermione. La sofferenza della giovane continuava ad essere evidente, le sue mani tremavano ancora ed i suoi occhi erano spenti nonostante lezioni e compiti fossero sempre stati uno dei suoi argomenti preferiti, come Ginny ben sapeva. Ma parlare di rotoli di pergamena e professori non era servito apparentente a nulla ed Hermione continuava ad essere più tesa di una corda di violino. Ginny doveva fare qualcosa, solo sapendo cosa era successo alla sua amica poteva aiutarla.
- Te la senti di dirmi cosa ti è successo? Ron dice che non rispondi alle sue lettere da settimane ed anche Harry gli ultimi giorni di scuola diceva che eri molto strana -
Hermione ripensò a tutto quello che era successo, alla calza di Pansy dentro la sua pozione, al voto infrangibile, a quello che aveva dovuto fare nel maniero della sua rivale, al collare che era ancora attorno al suo collo e che Ginny aveva volutamente scelto di ignorare quando l’aveva aiutata ad indossare degli abiti puliti. Hermione ripensò a Tinky, a come aveva cercato di essere sempre gentile con l’elfa domestica che invece l’aveva tradita più di una volta, persino accordandosi con un misterioso uomo per far sparire Hermione e tenersi Pansy tutta per sè. Pansy…chissà come aveva reagito alla notizia della scomparsa della sua schiava, aveva forse interrogato Tinky e scoperto la verità? Aveva punito l’elfa per quello che aveva fatto? Stava forse cercando Hermione dappertutto per riavere la sua odiata rivale sotto il suo controllo e sotto i suoi piedi? Ci vollero ore e la ragazza pianse diverse volte, ma alla fine raccontò tutto a Ginny che ascoltava quel racconto assurdo con in volto un’espressione di puro shock.
“Davvero ha fatto tutte quelle cose? Si era davvero innamorata così tanto dei piedi di Pansy da leccarli e…” la giovane dai capelli rossi pensò cercando di immaginarsi la ragazza davanti a lei a quattro zampe che gattonava sottomessamente ai piedi della sua vecchia rivale che era diventata la sua Padrona assoluta. “Ed era davvero successo tutto a causa dell’amortentia? O Hermione le stava mentendo perche si vergognavaa di avere quello strano fetish?
Ginny era sempre stata una ragazza curiosa, quella forse era una delle cose che le facevano avere tanto successo con gli uomini, e presto i suoi pensieri non poterono che andare verso una direzione ben precisa.
“Se il suo amore per i piedi è legato all’amortentia, lei dovrebbe desiderare solo quelli di Pansy e la vista dei miei non dovrebbe farle nessun effetto”
Ginny cercò subito di testare la sua teoria ed una volta che il pranzo fu pronto e sulla tavola, la più piccola dei Weasley, allontanò leggermente la sedia dal tavolo, prese un piatto con una mano e cominciò a mangiare ma non senza aver disteso le gambe e poggiato i suoi piedi nudi sopra il tavolo, incrociati alle caviglie. Gli occhi di Hermione si fissarono subito sui piccoli piedi di Ginny che continuò a mangiare facendo finta di nulla, come se fosse normale mangiare in quel modo. La giovane donna dai capelli rossi non diede segno di aver visto l’espressione scioccata della sua amica, ma in realtà Ginny non perdeva Hermione mai di vista e notò subito quato gli occhi della ragazza fossero attratti dai suoi piedi come una calamita. Ginny agitò continuamente i suoi piedi ed gli occhi di Hermione seguivano quel ritmo senza che la ragazza nemmeno se ne rendesse conto, quasi ipnotizzata dalle piante dei piedi della sua compagna di Casata.
Ad un certo punto la forchetta con un pezzo di carne rimase paralizzata vicino alle labbra di Hermione per quasi due minuti e Ginny dovette trattenersi per non scoppiare a ridere, era evidente che la sua amica le aveva nascosto la verità, che l’amortentia non c’entrava nulla con le sue perversioni. La giovane Weasley non aveva però considerato tutte le torture subite da Hermione che a lungo andare avevano condizionato la giovane che nelle ultime settimane aveva quasi respirato più il fetore dei piedi di Pansy che ossigeno, per non dimenticare le gelatine tutti i gusti piu uno al gusto di piedi che erano state il suo unico cibo…
Ginny continuò a stuzzicare la sua vecchia amica per altri 10 minuti, poi senza dire nulla, la giovane si alzò ed uscì fuori casa per respirare quella meravigliosa aria di mare. Ovviamente la giovane Weasley non aveva dimenticato lo sguardo pieno di lussuria di Hermione ed era quindi uscita di proposito a piedi nudi, con l’obiettivo di sporcarli il più possibile. Ginny ridiscese lentamente la scogliera e camminando sulla sabbia, la ragazza immersi i piedi nelle acque gelide del mare. Inutile dire che al suo ritorno i suoi piedi erano ricoperti totalmente di sabbia, che si era incollata alla sua pelle umida, e prima di entrare in casa di Bill, la giovane dai capelli rossi quasi gridò:
- Hermione, puoi venire qui un attimo per favore? -
La strega più brillante della sua età era rimasta a fissare la finestra per diversi minuti ma la sua mente era lontana da Shell Cottage, ancora intrappolata nel maniero di Pansy, doveva aveva subito terribili abusi per mano della sua perfida rivale. La voce di Ginny la ridestò però da quello strano sogni ad occhi aperti e la giovane corse alla porta dalla sua amica che era appena fuori dall’usciò e non poteva entrare.
- Mi ero dimenticata che non posso usare la magia fuori da Hogwarts ancora per un giorno, potresti prendere un panno o qualcosa del genere per pulirmi i piedi? Non posso di certo entrare in casa in questo stato -
- Cer…Certo - Hermione rispose prima di correre a prendere ciò che le era stato richiesto.
Ginny non potè non sorridere alla vista della sua amica che si affrettava ad eseguire quella che era nata come una semplice richiesta ma che Hermione aveva considerato un ordine. Al ritorno della giovane grifondoro, Ginny stava per tendere la mano ed afferrare lo straccio che Hermione aveva portato, quando la ragazza cambiò idea ed attese qualche istante, per vedere se il suo piano avrebbe funzionato. Hermione sembrava parecchio confusa, come se non sapesse cosa fare nel vedere lì Ginny ferma immobile, poi i suoi occhi caddero sui bei piedi della ragazza ed Hermione senza nemmeno rendersene conto si inginocchiò e cominciò a ripulirle i piedi dalla sabbia, come se fosse un suo dovere, come se lei fosse ancora una schiava che doveva servire la sua Padrona.
- Brava ragazza - Ginny disse dando una piccola pacca sulla testa ad Hermione come se lei fosse il suo cane e per un attimo gli occhi della ragazza dai capelli rossi indugiarono sul collare che l’amica aveva ancora attorno al collo.
Ginny sorrise, un tempo non avrebbe mai pensato che avrebbe trascorso quel compleanno così speciale lontano dalla sua famiglia, di vivere il primo giorno della sua vita da adulta lontano dalla Tana e dai suoi fratelli, ma quelle ultime ore aveva decisamente cambiato ogni cosa e Ginny non potè che pensare che nelle ore successive si sarebbe divertita come non mai.
Due giorni dopo una fitta nebbia avvolgeva Shell Cottage, la spiaggia, il mare e persino il grande albero secolare vicino la piccola casa di Bill erano totalmente nascosti alla vista delle due giovani ragazze che si erano svegliate presto anche se per motivi ben differenti. Hermione dormiva poco, i suoi sogni erano tormentati da visioni piene di dolore e sofferenza, come se il Voto Infrangibile la stesse punendo per la sua lontanza da Pansy, la sua Padrona che aveva giurato di servire per tutta la vita. Ginny d’altro canto si era svegliata presto per godersi il più possibile il primo giorno della sua vita da adulta, e come era solito fare ogni giovane mago e strega in quel giorno importante, anche la più piccola dei Weasley non perse tempo ed afferrò subito la bacchetta, felice di poter usare finalmente la magia fuori da Hogwarts. Ginny usò un incantesimo d’appello per afferrare un bicchiere e del latte e, compiaciuta di quel semplice ma utile incantesimo, la ragazza cominciò a bere, ansiosa di mettere in moto il piano che aveva elaborato nelle ultime 48 ore. Ginny non aveva certo dimenticato quello che era successo con Hermione, non aveva dimenticato come la sua amica le aveva guardato i piedi e quel nuovo lato sottomesso che era uscito fuori con estrema semplicità. Ma c’era anche un’altra cosa che Ginny non aveva dimenticato, qualcosa che la faceva infuriare al solo pensarci.
Quella sera dentro la sala comune di Grifondoro, alcuni mesi prima, Hermione era sicuramente convinta di essere sola con Ron ed Harry che giocavano a gobbiglie vicino il camino, tutti gli altri studenti erano già andati a letto, o quasi. Ginny era tornata indietro per prendere un rotolo di pergamena che aveva dimenticato sul tavolo dove aveva studiato per tutta la sera, ma sentendo pronunciare il suo nome, la ragazza si era immobilizzata un attimo prima di entrare nella sala comune e così aveva ascoltato quello che Hermione stava dicendo a suo fratello Ron.
- Ron, so che sei geloso di Ginny ed inizialmente pensavo che stessi esagerando come al solito. Ma devo confessare che forse questa volta hai ragione. Dean è il suo quinto ragazzo quest’anno…no, forse il sesto. Dannazione, ho persino perso il conto… -
- Non potete vivere la vostra vita e lasciare Ginny fare altrettanto? E’ un’adulta ormai, sa quel che fa - Harry aveva risposto poco dopo cercando di cambiare argomento ma Hermione non sembrava intenzionata a lasciare cadere la questione ed aveva risposto.
- Harry, ma non capisci? Cominciano a circolare delle voci, sarebbe spiacevole se Ginny fosse considerata una sgu… -
- Mia sorella non è una sgualdrina! - aveva risposto Ron, ma Ginny non aveva voluto sentire altro e se ne era tornata a letto piangendo.
A distanza di mesi quel ricordo le faceva ancora male e Ginny non aveva ancora perdonato Hermione, anche se non aveva mai avuto il coraggio di dirle che aveva origliato quella conversazione e che sapeva cosa la ragazza pensava di lei.
“Definire me una sgualdrina e poi fare tutte quelle cose con Pansy ed i suoi piedi…forse è arrivato il momento di aprirti gli occhi, Hermione, e farti capire che non sei così speciale e che non sei la santarellina che pensi di essere”
Il piano di Ginny era già pronto, la ragazza non sapeva se avrebbe funzionato o meno ma non vedeva l’ora di cominciare e scoprire se poteva davvero far abbassare la cresta alla sua amica. La ragazza dai capelli rossi trovò Hermione in cucina, come sempre la giovane donna osservare il mare attraverso la finestra ma i suoi occhi sembravano vedere qualcos’altro, qualcosa di molto più distante.
- Hermione, posso parlarti di una cosa? Mi vergogno un po’ ma spero che tu possa comprendere il mio problema e…ecco, che tu possa aiutarmi senza prendermi in giro -
La studentessa più brillante della sua età si girò e per un attimo si dimenticò della perfida Pansy, che occupava un posto fisso nei suoi pensieri, le parole di Ginny l’avevano colta di sorpresa e la più piccola degli Weasley sembrava davvero molto in imbarazzo.
- Certo Ginny, lo sai che puo confidarti con me, sai che io non ti giudicherò mai -
Ginny sorrise nel sentire quella bugia e quelle parole rafforzarono il suo piano diabolico, quindi la ragazza disse:
- Sai, i miei fratelli mi hanno sempre preso in giro dicendo che i mie piedi puzzano terribilmente…io…ehm…mi chiedevo se tu potessi controllare e dirmi la tua opinione…tu dovresti essere una sorta di esperta ormai, no? Dopo tutto quello che hai passato con Pansy intendo -
Ginny fu molto orgogliosa della sua ottima recitazione, quei finti balbettii e quell’ostentata vergogna avrebbero tratto in inganno chiunque, anche se di certo non tutti avrebbero reagito come Hermione che accettò immediatamente di fare una cosa assolutamente rivoltante come l’annusare i piedi dell’amica per cercare di rassenerare Ginny che sembrava davvero preoccupata di quel suo difetto fisico.
- Non dovresti curarti di cosa dicono le altre persone…ma se questa cosa ti fa così soffrire, ti aiuterò -
Ginny quasi si mise a saltellare per la gioia udendo quelle parole e senza perdere tempo, la giovane si sedette sulla sedia più vicina al tavolo e non diede segno alcuno di aiutare Hermione nel lavoro che l’attendeva. La brillante Grifondoro per aiutare l’amica non ebbe altra scelta che inginocchiarsi per terra e strisciare sotto il tavolo verso i piedi di Ginny che in quel momento erano nascosti dentro le sue pantofole di lana rosa. Hermione non si rendeva conto di quanto quel gesto fosse umiliante, le settimane trascorse sotto il dominio di Pansy l’avevano cambiato terribilmente e quando Ginny calciò via le sue pantofole, la giovane dai capelli castani non esitò un solo istante prima di avvicinare il suo naso ai piedi dell’amica che osservava la scena con un sorriso trionfale. I piedi di Ginny erano poggiati saldamente per terra quindi Hermione dovette stare con la testa più bassa possibile e dopo aver annusato brevemente il collo del piede della giovane Weasley, Hermione faticò per avvicinare il suo naso in quel punto dove sapeva che l’odore sarebbe stato più forte. Dopotutto solo in quel modo avrebbe potuto capire se i fratelli di Ginny le avevano mentito e quindi rassicurare la sua amica che i suoi piedi non erano così puzzolenti. Hermione riuscì ad infilare un braccio tra le gambe della sedia e con una mano riuscì finalmente a sollevare leggermente il piede destro di Ginny che per qualche motivo stava opponendo una certa resistenza, forse a causa della vergogna, pensò Hermione. Poi la giovane fu finalmente in grado di infilare la sua faccia tra il pavimento e la pianta di Ginny, posizionando il suo naso proprio tra le dita dei piedi della ragazza dei capelli rossi. Hermione annusò profondamente, respirando a pieni polmoni quello che non poteva certo definirsi un buon profumo ma neanche quella puzza così terribile che Ginny temeva di emanare.
- I tuoi fratelli mentivano, i tuoi piedi non puzzano affatto, Ginny. Non preoccuparti - Hermione disse poco dopo, cominciando ad allontanarsi dai piedi dell’amica e strisciando indietro per uscire da quella scomoda posizione sotto il tavolo.
- Hmm, se fosse vero quello che dici non fuggiresti così rapidamente. Ma grazie per aver provato a rassicurarmi - Ginny disse con il tono di voce di una persona a cui sembrava appena morto il gatto.
Hermione si paralizzò, non credeva che le sue azioni avrebbero finito per peggiorare le cose, evidentemente essersi allontanata così velocemente dai piedi dell’amica aveva dato a Ginny l’impressione che questi puzzassero da morire.
- No, Ginny, dico sul serio. I tuoi piedi non puzzano, anzi hanno persino un buon odore…per essere dei piedi dico…- Hermione si affrettò a dire.
- Va bene, va bene - Ginny rispose più depressa di prima e questo non fece altro che aumentare la disperazione di Hermione che si affrettò a strisciare nuovamente ai piedi dell’amica e dopo averli sollevati leggermente, la ragazza si riposizionò nuovamente con la faccia proprio sotto di essi.
- Lo giuro Ginny, guarda… - e così dicendo Hermione con l’aiuto delle sue mani premette con forza i piedi della sua amica sulla sua faccia e con il naso sepolto tra le dita dei piedi di Ginny, la ragazza cominciò nuovamente ad annusare intensamente - Vedi? Non puzzano, come potrei fare questo se puzzassero? -
Ma le sue parole e quell’umiliazione non sembravano essere sufficienti per convincere Ginny che cercava con tutte le sue forze di rimanere nella parte e di non scoppiare a ridere.
- Hmm, non lo so, potresti dire ciò solo per essere gentile. Sono sicura che non vedi l’ora di fuggire nuovamente e che non riusciresti mai a stare lì sotto per mezz’ora… -
La trappola era stata preparata e Ginny sapeva che Hermione non poteva che caderci volontariamente dentro oramai.
- Ti dimostrerò che ti sbagli, che non ho mentito e che posso stare sotto i tuoi piedi per 30 minuti- la giovane Grifondoro disse poco dopo, sapeva che non aveva altra scelta, se non voleva offendere Ginny e deprimerla ancora di più, avrebbe dovuto continuare ad annusarle i piedi per tutto il tempo stabilito.
- Hmm, vedremo…comincia ad annusare allora e fammi sentire come lo fai - Ginny rispose prima di agitare la bacchetta e con l’incantesimo “Accio” far volare direttamente nella sua mano un libro che cominciò a leggere proprio nel momento in cui Hermione ricominciava ad annusarle i piedi come un cane da caccia.
Ginny ovviamente non riuscì a leggere più di una riga, quello che stava accadendo sotto il tavolo e la sua sedia era decisamente troppo divertente e la faccia di Hermione sotto i suoi piedi era incredibilmente confortevole, un poggiapiedi annusatore a cui sarebbe stato difficile rinunciare in futuro. I 30 minuti arrivarono e passarono ma Ginny non disse nulla ed Hermione fece lo stesso, non voleva lamentarsi, se voleva aiutare Ginny a superare quella strana paura, se voleva davvero farle credere che i suoi piedi non erano così puzzolenti, non poteva fare altro che resistere fino a quando la ragazza dei capelli rossi non si sarebbe alzata dalla sedia, cosa che non sarebbe accaduta tanto presto.