Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

UNA NUOVA FAMIGLIA

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view post Posted on 13/1/2018, 13:53     +4   +1   -1
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PILOT(1)

Ero appena tornata dalla lezione universitaria, frequentavo la facoltà di Giurisprudenza in città con l’obiettivo di un giorno seguire le orme di mio padre e diventare un avvocato di successo, e ad attendermi a casa c’era una notizia che avrebbe totalmente sconvolto la mia vita futura.
-Sono torn…Luca?-
Luca è mio fratello, anche lui studiava all’università Medicina, ma lo faceva fuori città e difatti non viveva più con me e mio padre già da un paio d’anni, e vederlo lì… dinanzi a me… in un giorno che non fosse una festività fu davvero una grande sorpresa.
-Marta, Luca, vi devo parlare. Tania, lasciaci un minuto soli.
Tania era la nostra tata, di una cinquantina d’anni, che da quando nostra madre ci aveva lasciati un anno fa aveva parzialmente preso le sue redini riempiendoci di affetto.
Posai il mio cappotto, salutai affettuosamente mio fratello Luca, Tania e il nostro cucciolo di pastore tedesco Mascha e mi sedetti.
-Ragazzi… sono qui per darvi una bellissima notizia… che spero accogliate col giusto entusiasmo consapevole del fatto che possiate inizialmente non capire ma fiducioso di come possano finalmente cambiare le cose in casa… che da quando vostra madre ci ha lasciato non sono più le stesse…
-Ecco, lo sta per dire… sposa Tania- Pensai tra me e me in quell’istante. Non che mi dispiacesse… ma non ne vedevo affatto il motivo. Certo Tania in fin dei conti ci voleva bene e ci aveva cresciuto… ma vederla diventare a tutti gli effetti nostra madre… non so.
-Mi sposo.
-Cosa? E con chi? E ce lo dici solo ora?- lo riprese irritato mio fratello
-Dai Luca non fare così… in fin dei conti tu non sei mai a casa e non te ne eri accorto, ma io lo sospettavo, sai? Ti vedevo cambiato, più felice… e … in fin dei conti lo merita anche lei.
-Lei? Come fai a saperlo? Non dirmi che ne hai già parlato con Alice…
-Alice? Chi è Alice?- chiesi sbalordita
-La tua vecchia compagna di classe. La figlia di Amalia. Sai… quando vostra madre è andata via lei mi è stata molto vicino, più di chiunque altro… ha cominciato a lavorare come segretaria nel mio studio e… ci siamo innamorati.
-Innamorati? Di Amalia? Ma…- ma… non conclusi la frase e come al solito tenni tutto per me.
Amalia era effettivamente la madre di una mia vecchia compagna di classe… che in realtà lo è stata per solo un anno perché fu prontamente bocciata al primo anno di liceo…lei ora frequentava il quinto ed ultimo anno ed io ero già all’Università. Non eravamo mai state amiche, lei frequentava un altro giro di persone… io ero molto legata al mio più, mi spiace dirlo, “aristocratico”. Ho sempre sospettato nutrisse invidia nei miei confronti: in fin dei conti ero più brava di lei, più ricca di lei, e più bella di lei: alta 1,70 m, chiara di carnagione, occhi verdi , mi hanno sempre detto di avere uno sguardo magnetico, capelli biondi e una fila di ragazzi tutti per me.
Neanche mia madre aveva mai legato con Amalia, non che la odiasse… ma non le aveva mai praticamente rivolto la parola nonostante si conoscessero da un po’.
Dopo la notizia Luca non disse nulla e andò via in camera, io abbracciai mio padre e gli feci sentire il mio sostegno. Non condividevo la sua scelta, ma in fin dei conti non conoscevo realmente né Amalia, né tantomeno Alice.
La mia nuova matrigna e la mia sorellastra sarebbero arrivate l’indomani per una cena di presentazione.


L'INCONTRO (2)
La sera successiva Tania aveva preparato una deliziosa cena, mio padre era elegantissimo, mio fratello riluttante ma anche lui ben vestito. Cercai di fare lo stesso io, ancora sorpresa del fatto che mio padre si fosse innamorato di una donna di 5 o 6 anni più grande di lui(doveva avere 52 o 53 anni), che certamente non navigava nell’oro, e che neanche fosse di una bellezza disarmante.

Suonò il campanello, Mascha abbaiò come sempre fa a quel suono: Tania andò ad aprire, noi tre eravamo lì ad attenderle.
Entrò prima Amalia: era di media statura ed abbastanza in carne, ma mostrava buone forme soprattutto con il suo seno prosperoso. Indossava una pelliccia, e io odiavo le pellicce: neanche mia madre, che era di grande eleganza ne aveva mai indossata una. E ora lei si presentava in casa nostra, con una palesemente regalata da mio padre.
Salutò focosamente mio padre e poi venne da me
-Ciao cara. Da quanto tempo! E quanto sei diventata bella!
Dopo di che si fiondò su mio fratello… e fu il turno di salutare la mia vecchia compagna di classe, Alice.
Alice era molto simile alla madre, stessa altezza, anche lei piuttosto in carne ma forse quell’acne sul viso la rendeva meno apprezzabile.
Mi avvicinai io, credevo fosse giusto fare il primo passo, ed al mio caloroso –Ciao Ali!- rispose con un freddo sorriso scocciato.
Dietro di loro vi erano della valigie, ebbene si… si sarebbero subito trasferite da noi.
-Venite. Accomodatevi.- Cercò di rompere il ghiaccio mio padre
-Amore le valigie? Le porta su la cameriera?- disse Amalia.
-Non è una cameriera, è Tania.- corresse mio fratello.
-Si certo, ci pensa la nostra amica Tania- cercò di sdrammatizzare mio padre.
Passammo una buona mezzoretta parlando del più e del meno, eravamo tutti abbastanza impacciati. Ma un episodio mi irritò particolarmente quella sera.
-Oh ragazzi, vi dispiace se mi metto comoda?- disse lei sfilandosi gli stivali, che di certo non dovevamo avere un buon odore a giudicare dall’espressione di mio fratello seduto vicino a lei.
-Cameriera!!-tuonò Amalia-Vai a prendere le mie pantofole. Sono nella tasca anteriore della valigia, non puoi sbagliarti. Fai presto prima che questo giovane muore asfissiato.- Quella a suo modo di vedere doveva essere una battuta con una pessima grammatica… e mio fratello a cui proprio non andava giù la riprese.
-Tania sta cucinando, è indaffarata, non pensi che…- fu interrotto Luca.
-Tranquillo Luca. Vado subito.- replicò Tania.

Terminata la cena Amalia ed Alice dove quest’ultima non aveva pronunciato una parola, sempre indaffarata col suo telefonino magari comprato da mio padre, si accesero una sigaretta in cucina. E mio padre non disse una sola parola.
Salutai tutti ed andai sopra e lo stesso fece Luca, era troppo. Come avrei potuto convivere con delle persone così sgarbate e plebee.


Edited by Briter - 13/1/2018, 15:02
 
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view post Posted on 13/1/2018, 18:09     +2   +1   -1
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UN PIEDE DI TROPPO (3)

Il matrimonio resta un evento che ho cercato di rimuovere dalla mia testa per la sua bassezza ed eccessiva cafonaggine. Nessuno dei miei parenti partecipò, poiché nessuno condivideva quella scelta di mio padre di dimenticare la sua ormai vecchia moglie.
Le giornate passavano, mio padre perennemente a lavoro, Luca era tornato a studiare fuori… ed ormai ero rimasta la sola a doversi subire quella bassezza.

Mio padre diceva che adesso con Amalia ed Alice sarei stata più felice, la realtà non era così… ma cercavo di non farglielo pesare.

Un evento che mi disgustò parecchio ci fu una Domenica di Marzo. Eravamo a pranzare ed io occupavo il posto di fianco ad Amalia e di fronte ad Alice (con la quale continuavo a non avere rapporto).
La volgarità di quella donna(Amalia) era impressionante. Era proprio una di quelle che sotto il tavolo si toglieva le scarpe, e proprio non capivo cosa mio padre ci vedesse in lei.
Nell’osservare quella scenetta di lei che dondolava quel piede (che doveva essere un 38-39) ed apriva e chiudeva le dita emanando una puzza terribile e disgustosa di chi non li lava da un po’, che credo fosse impossibile mio padre ignorasse, feci cadere distratta la forchetta proprio sotto la sua sedia. Mi chinai per raccoglierla, ma lei anticipò la mia mossa passandomi quest’ultima con il suo viscido piede sudato e puzzolente, posizionandola tra due dita. Presi la forchetta e mi rialzai ma certamente non intendevo mangiare con quell’arnese ormai ricoperto da quello schifo.

-Che fai? Non mangi?- chiese dubbiosa Amalia
-E…e….è che….- balbettando-è..è…caduta.- risposi.
-Cameriera prendi un’altra forchetta. E prepara la pedicure per me e Alice. Ti unisci a noi Marta?- disse con tono del tutto arrogante e disinteressato la “matrona”
-No, in realtà devo studiare.-

Sperando che quella conversazione si chiudesse lì dispiaciuta per l’arduo lavoro a cui sarebbe dovuta poi essere sottoposta Tania.
La conversazione effettivamente si chiuse, ed io tornai di sopra cercando di studiare.

Circa un’oretta dopo scesi al piano di sotto e la scena fu di quelle cruente.
Amalia era seduta al divano e poggiava i piedi sul tavolino di cristallo che fu regalato a mia madre per il matrimonio dai suoi genitori, e Tania era in ginocchio a preparare la sua pedicure. Purtroppo non finì qui, perché quella strega porse il suo piede alla tata la quale fu costretta non solo a massaggiare ma ad inalare letteralmente quella tremenda puzza che poco fa mi aveva disgustato, dalle dita dei suoi piedi che muoveva velocemente mentre con l’altro sopraffaceva la sua testa.
Non potevo permetterlo, non alla mia Tania.

Corsi subito di sotto in suo soccorso e rimproverai quella tremenda donna.
-Cosa fai? Ti sembra …- fui interrotta alla vista di Alice che usava come poggiapiedi per i suoi stivali il mio cane Mascha-…Mascha! Tania… ma cosa state facendo? Vi sembra il modo di trattare una persona?-
-Tesoro, tranquilla. E’ Tania che ama particolarmente l’odore dei miei piedi, il che lo trovo anche io strano… Alice,dai su non fare la maleducata, lascia quel povero cane. Comunque se ti dà così fastidio vorrà dire che Tania si limiterà solo a mettermi lo smalto. Non è vero cameriera?-
-C…erto, Signora.- rispose Tania con voce tremante e quasi in lacrime.

Odore? Aveva detto odore? E Tania realmente…no non poteva essere così, dovevo assolutamente parlare con mio padre.

La sera stessa riuscii finalmente a parlare con lui, ormai le nostre conversazioni avvenivano assai di rado e cercai di spiegargli la situazione... di come quella donna non mi andasse giù e non fosse alla sua altezza.
-Marta, dai non devi essere gelosa. Amalia è una persona per bene, capisco che devi farci l’abitudine e non è il massimo dell’eleganza in certe occasioni ma vuole davvero il tuo bene. Sta facendo di tutto per farsi piacere da te, e tu vieni a qui a dirmi quanto sia sgarbata? Non ti sembra un atteggiamento un po’ arrogante?
-Arrogante? Quella piazza un piede in testa a Tania, ed io sarei l’arrogante.- pensai tra me e me.
Decisi di accettare quanto detto da mio padre e fare un passo verso di lei, in fin dei conti non si era mai comportata male con me ed aveva cercato sempre di essere carina nonostante io non avessi mai apprezzato.

I giorni così passavano più allegramente: andammo qualche volta a fare shopping in centro insieme, ed insieme ormai frequentavamo anche la palestra… diciamo che le cose andavano effettivamente meglio… tranne che con Alice, con lei zero assoluto.

Io ed Amalia cominciammo a relazionarci in modo molto più intimo, lei si preoccupava molto per me e tentò di darmi anche qualche consiglio in campo sentimentale. Mi diceva sempre di non svelare mai le mie carte prima che tutto fosse andato come doveva andare, ed anzi fingere di intraprendere un percorso differente da quello che in realtà si sta perseguendo. Credevo di aver capito cosa intendesse, e mi meravigliò la sua scaltrezza… era una donna molto furba. Mi raccontò di quando una volta riuscì a conquistare il suo uomo costringendolo separarsi da quella che un tempo era la sua ragazza per poi lasciarlo lì piantato in asso per il solo gusto di ottenere quanto sperato.

-Ma tranquilla, avevo solo 20 anni ed oro molto ingenua. Io amo tua padre e tuo padre ama me, credo che questa volta staremo insieme proprio fin che morte non ci separi.-

Ora capivo cosa ci vedesse mio padre in quella donna.

Qualche giorno dopo mentre andavo a fare colazione notai Tania chiusa nello stanzino che piangeva e tremava. Corsi subito da lei, ma non volle parlare… anzi preoccupata mi intimò di andare via.

In cucina c’era Amalia ed aveva un espressione tutt’altro che felice.

-Buongiorno Amalia.
-Ehy tesoro, buongiorno… ti prego riscalda una tazza di thè per me, oggi non è proprio giornata.
-Ho visto Tania…
-Sisi..si..si…Tania attraversa un periodo molto particolare e sono anche io molto preoccupata per lei.
-Cosa è successo?
-E’ follemente innamorata di mio marito e dice di sentirsi inferiore a me. Ho cercato di spiegarle che non deve temere nulla, e che non voglio assolutamente cacciarla…non mi sento minimamente minacciata dalla sua presenza.
-Cacciarla? Ma cosa…
-Beh oggi ha avuto una brutta reazione. Mentre mi vestivo è arrivata in camera e si è prostata dinanzi a me confidandomi quanto detto. Io sono rimasta sbalordita. E subito dopo ha afferrato il mio piede e se lo è tirata in bocca. Ho indietreggiato e mi ha sfilato le nuove calze di nylon. Non ci ho visto più e le ho tirato un ceffone, dicendole che l’avrei licenziata. Ho sbagliato sì, sono corsa a chiederle scusa e lei ha cominciato nuovamente a parlarmi di tuo padre.
-Tania? Non pensavo Tania fosse innamorata di mio padre, cioè lo sospettavo… ma Tania feticista….
Amalia iniziò a piangere, così che presi la tazza di thè e andai da lei ad abbracciarla
-Tesoro, non so più come comportarmi. Sembra che qui nessuno mi voglia, nessuno mi rispetta.
-Io ti rispetto, Amalia. Sei una donna così brillante, intelligente, molto sensuale, rasenti davvero la perfezione per stile e modi di fare. E anche Tania ti rispetta, non si è mai comportata in questo modo con nessuno, e un po’ capisco che possa sentirsi inferiore a te, chi non lo farebbe…
Non credevo alle mie orecchie. Proprio io che poche settimane prima avevo protestato per quanto quella donna fosse sgarbata e insolente adesso la elogiavo a una divinità vivente.
Amalia si asciugò le lacrime, bevve il thè e andò a lavoro… non prima di rivolgersi in tono scontroso a Tania
-Cameriera, pulisci la cucina, lava le scale, disinfetta tutta la casa e non dimentircarti di lucidare i miei stivali. AH, pare che anche Alice abbia un paio di indumenti intimi tra cui mutandine, calze sporche e calzini da lavare. Rigorosamente a mano. A dopo cameriera.
-A d..o..po, signora.
-A dopo, tesoro.
-A dopo Amalia.

 
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view post Posted on 14/1/2018, 11:11     +1   -1

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BELLISSIMO!!! ATTENDO CON ANSIA IL PROSEGUO DEL RACCONTOO!
 
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Maestro di Piedi

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Può essere che la maleducazione dei personaggi abbia un senso nella narrazione e sia preliminare ai prossimi episodi.
Ma, forse anche per il modo superficiale in cui sono delineati i personaggi, davvero ho fatto una gran fatica a leggere l'incipit.
E spero che non sia lungo!
 
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TANIA (4)

Quella stessa mattina cercai di parlare a Tania, indaffarata nelle sue faccende.
Era in bagno mentre faceva quanto ordinatole dalla Matrona e io non persi tempo per dirle due cose.
-Tania, mi spiace. Non sapevo cosa ti stesse accadendo, sono qui per parlare. Hai fatto tanto per me e ora voglio ascoltarti. Dimmi cosa ti passa per la testa, esponiti
-Non….-cercava di dirmi –posso...ora…- indicandomi di voltarmi.
Dietro di me vi era Alice che le consegnò i suoi indumenti da lavare. Dopo di che si sfilò le calze e disse
-Defic***, lavale bene che non le cambio da una settimana.- si fiondò allora in camera sua, dove era solita ascoltare musica ad alto volume.
In effetti non avevano un buon odore e la stessa espressione di Tania sembrava riluttante.
-Dai non fare così! Amalia mi ha detto tutto, so che ti piace questo “odore”. Non devi vergognarti. Certo per me non sarà il massimo ma la mia Matrigna si è dimostrata molto disponibile in tal senso la scorsa volta. Solo, non devi esagerare e ricordarti che è pur sempre la tua Padrona e le sue volontà vanno rispettate, sempre!
Tania continuava a scuotere la testa, ma non pronunciava una sola parola, consapevole che quanto stessi dicendo fosse fuori luogo e senza senso… parole di qualcuno a cui stanno facendo il lavaggio del cervello.

Venne l’ora di pranzo ed anche Amalia tornò a casa. Mio padre no, lui è come se non esistesse.
Invitai Tania a sedersi a mangiare con noi mentre Amalia si legava la sua lunga chioma scura.
-Sai sto preparando un esame molto importante e tra qualche settiman…- ma fui interrotta dalla voce della Matrigna.
-Tania, oggi ho lavorato molto. Ma ho pensato anche molto a quello che mi hai detto stamattina. Voglio accontentarti. Sono molto stanca e non appena avremo finito di mangiare mi farai un bel massaggio a questi piedi- disse sfilandosi i decoltè rossi.
Questa volta la puzza non era terribile (probabilmente li aveva finalmente lavati), ma ci tenni a precisare
-Dai Amalia, capisco che Tania adori i tuoi piedi ma non per questo io ed Ali dobbiamo respirare questo eau de parfum- dissi giocosamente.
Anche Amalia sorrise, ma subito dopo rivolse un’occhiataccia verso Tania
-Grazie, Signora- subito intervenne;
-Grazie, Matrona, direi- precisai inconsciamente io;
-Sì. Mi piace. Matrona.- rivolgendosi a me;
-Grazie, Matrona- si corresse quindi Tania.
Evitai ,nonostante volessi bene alla mia Tania, di osservare quella scena una volta finito di mangiare. I piedi di Amalia avevano un odore piuttosto intenso che quando era senza scarpe riusciva ad impuzzolentire l’intero ambiente, e devo dire che questo accadeva spesso.
Il pomeriggio lo passai cercando di studiare per il prossimo esame che mi stava portando via molte energie, ed ultimamente non riuscivo più a concentrarmi come un tempo… complice anche tutti quei cambiamenti in casa. Decisi allora di chiamare mio fratello Luca che era molto geloso di me ma allo stesso tempo pretendeva molto.
-Ciao Lù, ti ho chiamato per sapere come vanno le cose.
-Ehy Marta… diciamo che proseguono piuttosto bene. Dimmi tu invece, come si sta comportando “la cagna”? Se ti tratta male vengo giù e l’ammazzo.
Era così che mio fratello chiamava Amalia, la cagna…
-Dai Lù! Amalia è sempre carina con me. Non mi fa mancare nulla e mi riempie di affetto… riesce anche a darmi molti consigli… In realtà è Alice che non capisco. Sempre così silenziosa e per i fatti suoi, ma nonostante ciò riesce a disturbarmi con quella dannata musica ad alto volume mentre studio. Lei non sa nemmeno cosa significhi “studiare”…
-Ci metterei la mano sul fuoco. Sorellina devo lasciarti purtroppo… ti prometto che appena posso vengo a farvi visita. Mi raccomando fatti rispettare, è pur sempre casa nostra.
-Va bene, ciao Lù.

I giorni seguenti Tania non era a casa, mi fu detto che gli erano stati concessi giorni di ferie poiché aveva avuto una crisi di nervi. Eppure era … era tutto molto strano.
 
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TENTAZIONI (5)

Un normale martedì di inizio Maggio ero sola in casa. Mio padre era fuori paese per lavoro, Amalia presidiava lo Studio a far non so cosa, e Alice era a scuola.
Decisi così di perlustrare quell’abitazione che fino a pochi mesi fa godevo tutta per me, mentre ormai i momenti per star da sola erano molto pochi.
Entrai in quella che un tempo era la camera di Luca e che oggi era di Alice. Fu letteralmente terribile. La puzza di fumo mi diede alla testa, e quei panni sporchi un po’ dappertutto non contribuivano certo a farmi stare meglio. Corsi così via ed andai in camera di mio padre. Anche in questo caso la scoperta mi sconvolse parecchio. Amalia aveva rimosso dal comodino la foto che ritraeva la mia famiglia quando io e Luca eravamo piccini e mia madre era ancora in vita.
I dubbi mi assalivano, cominciai a pensare che quella donna nascondesse qualcosa.


Lo stesso pomeriggio andai con Amalia a fare jogging in giro per il paese e non mi feci sfuggire l’occasione per chiederle qualcosa.

-Sai Amalia, oggi avevo nostalgia di mia madre, per cui sono andata nella vostra camera da letto e ho notato che la foto che facemmo tutti insieme quando io ero ancora piccina non è più sul comodino di papà.
-Oh… a dire il vero…vedi… tuo padre negli ultimi tempi soffriva di insonnia e la vista di quella foto gli dava parecchie preoccupazioni. Tua madre era ormai motivo di angoscia ed irritazione per lui, ed è stato meglio iniziare a fargliela dimenticare. Dovresti farlo anche tu sai…

-No, io non voglio dimenticare mia madre.

-Sì, certo… mi sembra normale. Ma prima ti dimenticherai di lei, prima ricomincerai a vivere. Devi lasciarti andare agli istinti, alle pulsioni… vivere senza razionalità! E tua madre può essere solo un impiccio per la tua evoluzione.

Evoluzione. Disse evoluzione. Lì per lì non ci pensai, ma fu effettivamente un termine molto strano che quella donna disse coscientemente. Tuttavia in quel periodo pendevo letteralmente dalle sue labbra e quanto mi fu detto lo accettai senza osare di contraddire la Matrona.

Ci eravamo divertite molto, riusciva ad essere anche una donna molto divertente tanto è vero che passammo
molto tempo dell’allenamento a ridere di gusto.

Tornate a casa eravamo sole, dato che Alice era uscita con delle amiche. Ci sedemmo sul divano prima ancora di andarci a fare una doccia, e lei accese la TV e mise uno di quei reality che mio padre definiva “spazzatura”.
D’un tratto si tolse le scarpe e l’odore nauseante di quei calzini di spugna pregni di sudore invase la casa. Non avevo mai sentito un odore così forte. Non le dissi niente per non sembrare scortese ma sentii un lieve giramento di testa.

Dopo qualche minuto mise i piedi sulle mie gambe. Non potevo credere a quanto stesse facendo.

-Me lo fai un bel massaggio?

-Cosa? Non sono mica Tania!- dissi sorridendo

-Ma dai, non hai mai fatto un massaggio ai piedi? Non significa mica essere come Tania. E’ che sono molto stanca ed ho i piedi doloranti.

Iniziai così a massaggiarle dolcemente i piedi, al che lei vedendomi impacciata mi mostrò con quale intensità premere sulla pianta. Iniziai così a premere più forte e lei si accese una sigaretta. Quel liquido dei calzini finì per impregnare le mie mani del suo sudore.

-Toglimi i calzini.

Eseguì e le tolsi quei puzzolenti calzini di spugna, ma l’odore non riusciva ad attenuarsi, anzi.
Continuai a massaggiarle i piedi partendo dai talloni. Erano piuttosto morbidi… ed arrossati, ma soprattutto umidi, schifosamente umidi.

-C.c..erto che Tania doveva proprio avere dei pessimi gusti in quanto a profumi- cercai di ironizzare io accennando una risata

-Che ca**o ridi?!-

No, lei non rideva. Non scherzava…non più.

-Il tallone...l’alluce…più forte… ho detto più forte, imbecille! … pulisci nello spazio. Sì, così. Continua a massaggiare… rincogli***a.

Io eseguivo, lei non mi degnava di uno sguardo. Avrei voluto spegnerle quella dannata sigaretta in fronte. Il mio sguardo impietrito osservava quei piedi di cui io mi prendevo cura come un umile servitrice. Ma non lo odiavo… non riuscivo a dir no a quegli ordini, né tanto meno rispondere agli insulti.

Ad un tratto mentre toglievo lo sporco dalle dita del suo piede sinistro, la Matrona cominciò a salire col suo piede destro e lo posizionò sulla mia fronte. Mi voltai verso di lei. Avevo il suo piede in faccia e nulla potevo vedere se non quelle gocce di sudore scendere sulla sua pianta. Per la prima volta inoltre, quella non era una puzza, ma un terribile odore che mi eccitava come non mai. Avrei voluto pulire quei piedi da brava schiava, ma lei non disse nulla… fumava…fumava e guardava quel reality del cazzo.

Fece scendere il suo piede per tutta la metà del mio viso fino a quando non intrappolò il naso tra il suo alluce e il secondo dito.

Non respiravo.


Ero in estasi. Mi piaceva. Mi piaceva dannatamente.


Passarono 3 secondi e i miei occhi erano spalancati. Non credevo a quanto stesse accadendo.

Dopo quei 3 secondi staccai quel piede dalla mia faccia e corsi in bagno a lavarmi da quella che era tornata ad essere una disgustosa e nauseante puzza che aveva pervaso le mia mani, il mio viso e i miei vestiti ma soprattutto la mia mente…vomitai, mi vergognavo di me stessa.

Se fossi andata oltre mi sarei ufficialmente chinata dinanzi alla sua potenza e al suo volere… lei rideva… o meglio aveva un sorriso beffardo.

Ero nelle sue mani, o meglio… ai suoi piedi.


Edited by Briter - 15/1/2018, 11:20
 
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STUPENDO!!! CONTINUA CONTINUA CONTINUA
 
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PSICOLOGIA(6)

I giorni seguenti li passai chiusi in casa. Uscivo di camera solo quando la Matrona era a lavoro e mangiavo prima che lei tornasse. Trascorrevo le giornate tentando di leggere quel dannato libro di Diritto. Ma nulla… ero distratta. Quando la Matrona saliva le scale udivo il suono dei suoi tacchi inconfondibile, pesante. Immaginavo quella pianta che mi ero trovata a 2 millimetri dalla faccia affondare nel plantare. Correvo a chiudere a chiave la stanza, andavo in palpitazione, e gli attacchi di panico erano frequenti.

Una sera qualcuno bussò alla porta e la paura di trovarmi quella Donna che mi fumava in faccia fu esasperante. Fu mio padre, per fortuna.

-Domani è il compleanno di tua sorella e le abbiamo organizzato una festa in discoteca…mi raccomando.
-Innanzitutto non è mia sorella, in più sarebbe potuta venire lei stessa a dirmelo. E di certo non fremo dalla voglia di andare ad una festa con quattro viscide galline liceali.- questo è ciò che avrei voluto dire, ma mi limitai ad un “ok”.

Il giorno seguente decisi di indossare un vestitino rosso che mi aveva regalato mio padre qualche anno fa, con dei decolté neri e delle calze nere di nylon. Decisi di farmi una treccia, di quelle che mia madre adorava fare alla mia lunga chioma bionda.

Uscì dalla mia camera e alla mia vista vi furono proprio matrona et filia.
La Matrona era intenta a piastrare i capelli di Crudelia mentre questa impassibile si guardava allo specchio.
Alice vestiva invece di nero come suo solito, calze color carne e sabot indovinate un po’…neri.

Arrivammo in quella discoteca realmente di lusso. Festeggiavamo i 19 anni di Alice come se fosse un evento hollywoodiano, e non oso neanche immaginare quanto mio padre avesse speso per fittare quel locale. In ogni caso papà e La Matrona ci accompagnarono e ci lasciarono lì.

Fummo le prime ad arrivare e da parte mia vi era un certo imbarazzo. Per la prima volta Alice mi rivolse la parola.

-Mi raccomando. Non rompere i cogli***, sta seduta al tuo posto e non toccare le mie amicizie. Sei venuta solo per far felice quel burattino di tuo padre.
Beh, non male come inizio.

In effetti così feci per tutta la serata. Ero seduta sui divanetti mentre Alice e le amiche si davano alla pazza gioia limonando a destra e a manca.

Ad un certo punto si sedette un ragazzo accanto. Era alto, muscoloso, bruno, capelli ordinati tirati indietro. Di quelli che di solito frequentavo.

-E così tu sei la sorella di Alice.

-Sorellastra. Ma non fa niente.- risposi

Ci presentammo e chiacchierammo del più e del meno e della nostra nuova condizione familiare.

-Sai è strano. Siete due persone così diverse tu ed Alice e vedervi come sorelle fa un certo effetto. Ad essere sincero non è che io abbia troppo in simpatia la tua “sorellastra”, credo quindi che io e te potremmo andare d’accordo.
Scoppiammo a ridere, e per fortuna la serata passò meno noiosamente in sua compagnia. Era davvero un tipo a posto!

Si erano fatte ormai le 5:30 ed uscimmo dal locale. Tutti tornavano a casa, mentre io ed Alice aspettavamo che i nostri genitori venissero a prenderci.

Aspettammo qualche minuto prima che il classe A di mio padre accostasse. Per fortuna ruppe l’imbarazzo, che in realtà persisteva solo da parte mia.

-La Principessa avanti, forzaa!- esordì sorridendo la Matrona rivolgendosi alla figlia, che tutto pareva tranne che una principessa.

Avrei dovuto quindi condividere il sedile posteriore con Lei, ma per fortuna c’era mio padre… e non temevo sue azioni o battute.

-Allora Alice, ti sei divertita?- chiese mio padre non curandosi della mia presenza, ma in fin dei conti era il suo compleanno.

-Si – rispose scocciata quell’essere maleducato poggiando le sue scarpe sul cruscotto e graffiando l’auto a cui mio padre teneva tanto.

-Alice, così mi graffi tutta la macchina. Per favore, i piedi a terra.- cercò di rimproverarla mio padre.

-Che rompicogl***- sussurrò Alice sfilandosi i sabot e poggiando ora solo i suoi piedi a cui le calzature erano letteralmente incollate a causa del sudore, tanto da mostrare l’intera pianta come si fosse scalza.

Finsi che non fosse successo nulla, ma la vista di quei piedi su quel cruscotto erano un atto di dominazione nei confronti di mio padre che a quell’ auto teneva più di ogni altra cosa.

La Matrona intanto mi fissava… si accese una sigaretta… e mi fissava. Cominciai a sudare. Temevo che quella Donna riuscisse a leggermi nella mente e cercai di non pensare a nulla. Tempo 10 minuti e fummo finalmente a casa, e quella donna non mi aveva tolto un istante gli occhi di dosso. Corsi in camera. Cercai di dormire. Ma quella mattina i versi di quella Donna che gemeva scopan** con mio padre nella camera di fianco mi davano alla testa. Urlava, godeva… voleva mandarmi segnali.

Era qualche giorno che ormai dormivo poco e male, ero letteralmente in preda ad una crisi isterica… e bisognava trovare una soluzione. Cominciai a messaggiare con Marco che riuscì a risollevare parzialmente il mio pessimo umore.


Arrivò il giorno prima del mio esame di diritto e la preparazione non era certo delle migliori. In più quella mattina la Matrona e mio padre decisero di svegliarsi presto e darsi da fare di sotto. Di Tania non avevo più notizie. Decisi così di andare di sotto… necessitavo di spiegazioni.

-Dov’è Tania? Ditemi dove è finita Tania!- dissi rivolgendomi a mio padre ed Amalia

-Che succede? La reginetta non è capace di badare a se stessa? Le spese sono tante… e di certo una schiava da pagare è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento.

-Beh certo, compri scarpe, gioielli, abiti di lusso ed organizzi feste pacchiane… ma il problema è Tania, che non era una schiava.- pensai.
Mi voltai verso mio padre esterrefatta da quelle parole, il quale fu accondiscendente con quanto appena detto dalla Signora.

-Pensa a darti da fare. Pulisci casa, cucina a pranzo e lava la biancheria. Rigorosamente a mano. Al resto ci penso io.- ribatte ancora la Matrona baciando appassionatamente mio padre e palpeggiando il suo pene.

-Il resto? Cosa altro manca?- ma anche questa volta tenni la bocca chiusa e mi voltai.

-Ah. Vai in camera di Alice. Ha bisogno di aiuto.- aggiunse infine.
Era incredibile. Quella donna sapeva come comportarsi…e io non riuscivo a tenerle testa, avevo bisogno di Luca… prima che fosse troppo tardi.

Bussai alla porta ma non rispose nessuno. Decisi così di aprirla.
- Che c’è? Non si bussa più?- esordì l’ingrata sorellastra.
- Veram…- fui subito interrotta da quel suo fare arrogante.
- Siediti, devi spiegarmi questi esercizi di matematica.
Cercai di ignorare quel suo fare superbo e mi sedetti alla scrivania. Alice prese una sedia e si mise accanto seduta ad indiano.
La prima cosa che notai fu la puzza che emanavano quei piedi calzati, cercai di sopperire… ma non nego che di tanto in tanto il mio sguardo cadeva.
-Alice, sono delle banali equazioni di secondo grado. Sei al quinto anno e dovresti saperle risolvere ad occhi chiusi.

-Anche tu dovresti essere capace di fare un sacco di cose e invece sei una buona a nulla- mi rispose mentre giochicchiava coi suoi piedi massaggiandoli e toccandosi le dita.

-Cosa? Passi il tuo tempo a poltrire e a fare chissà cosa e critichi me che sto cercando di costruirmi un futuro a tua differenza?

Con quelle stesse mani che un secondo prima utilizzava per toccarsi i piedi mi diede uno schiaffo che mi stordì per qualche secondo.

-Visto che sei tanto brava risolvili tu questi esercizi, li devo consegnare domani.

Cercavo di riprendermi da quella reazione scomposta e non fiatai. Alice intanto si alzò, si tolse quelle vecchie calze che buttò via sulla scrivania e ne indossò altre. Calzò infine delle ballerine ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.

“Sono più di 150 equazioni… mi ci vorrà tutto il giorno…” pensavo fra me e me.
Diedi un’occhiata poi a quelle calze…curiosa del fatto che sembravano proprio le stesse indossate qualche giorno prima al compleanno.

“Possibile che utilizzi le stesse calze per giorni e giorni senza mai cambiarle?”.
Le avvicinai allora al mio naso… erano umide. Odorai profondamente. Lo feci ancora una volta. Una ancora. Un’altra. “Ecco, questa è l’ultima” mi promisi. “No, è questa”. Nello stesso momento si riaprì la porta ed io gettai le calze maleodoranti a terra sperando che non mi avesse visto.
-Domani ho la verifica di matematica. Alle 10. Ti manderò la foto, devi risolvermelo entro 30 minuti per aver il tempo di ricopiarlo.
“Cosa? Io domani ho un esame e di certo non rinuncerò a sostenerlo dopo essere stata mesi a sgobbare per la tua stupida verifica” pensai, davvero ferma nella mia decisione.

-Sì, quelle calze dovresti lavarle. Domani saranno tutte tue.- concluse uscendo dalla stanza.

-Io non voglio le tue calze.
Bene. Mi aveva visto.


Edited by Briter - 17/1/2018, 12:46
 
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view post Posted on 17/1/2018, 12:06     +2   +1   -1
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FIAMMA(7)

Il giorno seguente mi presentai per sostenere il mio esame, che si articolava in una prova scritta ed un successivo colloquio.
Mentre prendevo posto, ripensavo a con quale sfacciataggine mi avesse detto di dover mandarle il compito. Non si era affatto preoccupata del fatto che avrei potuto avere altri impegni.
“Sì, ma ci resterà davvero male quando scoprirà che quel compito non le arriverà mai.”

Il professore cominciò a consegnare il test.

-Consegnerete fra un’ora esatta.- esordì.

Lessi la prima domanda. “Beh…mhh…”.

Vibrò il cellulare. Eccola doveva essere lei.
Cominciai a scrivere non curandomene.
Vibrò ancora. Sbuffai e ripresi nuovamente la penna.
Ecco, ancora una volta.
Sfilai così il cellulare dalla tasca e lessi i messaggi attenta nel non farmi vedere dal professore. Era la foto della verifica e due suoi avvertimenti.


“Muoviti
Idiota.”


Ero nervosa... pensai allo schiaffo del giorno prima… e alle calze…

“Vediamo…in 10 minuti dovrei finire questa verifica da bambocci”.
Presi così il telefono e svolsi il compito di Alice.
15 minuti dopo avevo terminato.
Scattai la foto e gliela inoltrai.
Bene, potevo riprendere il mio test.


-Signorina cosa faceva col cellulare in mano?- quella voce mi gelò.

-In realtà io…- cercando una spiegazione plausibile.

-Mi dia il test.

-Vede… è che… che… controllavo l’orario…

-Il suo esame è annullato, può tornare alla prossima sessione.

-Ma... no…- cercai di rispondergli con le lacrime agli occhi

-Esca fuori.

Uscii via dall’aula con le lacrime agli occhi, quando vibrò nuovamente il cellulare.


sa

-Brava.- Era la Matrona.


Passai poi l’intero pomeriggio in giro. Non avevo intenzione di tornare a casa in quel momento ed osservare lo sguardo soddisfatto di quelle streghe che si erano appropriate di tutto ciò di cui più prezioso avevo. In più la foto della Matrona non lasciava interpretazioni.

Fu subito sera e purtroppo anche l'ora di tornare a casa. Aprii la porta e ad attendermi c’era l’immagine di una famiglia quasi normale.

Mio padre leggeva il giornale sul divano, accanto a lui vi era Alice che giochicchiava col suo nuovo cellulare. La
Matrona era invece seduta sulla poltrona di pelle vicino al camino. Indossava calze color carne impresentabili con alcuni buchi all’altezza dell’alluce e sulla pianta. Solitamente quello era sempre stato il posto di mio padre.

L’unica che sembrò accorgersi di me fu Mascha che mi corse incontro. Posai le mie cosi e feci per andare di sopra quando mio padre mi fermò.

-Allora Marta, l’esame?

-Non l’ho fatto.- risposi.

-Che significa non lo hai fatto?- incalzò mio padre innervosito.

-Il professore mi ha sorpreso ad usare il cellulare.

La Matrona e la belva cominciarono a ridere di gusto, mio padre sembrava sotto shock.

-Che citrulla!- esclamò ridendo Alice.

-Pare che invece la verifica di Alice sia andata molto, ma molto meglio.- disse rivolgendosi a mio padre La Matrona con sorriso malizioso.

-E già… mi sa che mi spetta un regalino- subito pronta ad approfittarsi di mio padre, la belva.

-Ecco a te.- rispose mollandogli una banconota da 500 euro mio padre.

Ero sconvolta. Totalmente sconvolta. Avevo contribuito a spennare mio padre per comprare qualche altra scarpetta del cazzo a quelle viscide vipere.

Corsi in camera mia, e ricominciai a leggere il libro preferito di mia madre, “Una ribelle di nome Fiamma”. Avevo bisogno di lei.
Le lettura mi aiutava molto, e quel libro era una vera consolazione. Fiamma ricordava mia madre, così intelligente e scaltra… animo ribelle di chi non si sottomette a nessuno.

Qualche minuto dopo però il mio cuore entrò in tachicardia. Ecco un attacco di panico. La Matrona era entrata in camera ed era senza scarpe ed indossava ancora quelle calze bucate … e si avvicinava … e si sedette di lato alla scrivania dove stavo leggendo… ed alzò le gambe… e posò i suoi piedi smaltati di rosso proprio dinanzi a me… ed erano illuminati da una lampada che emanava calore… e ci separava solo il mio libro e … e …

Cercai di continuare a leggere, ma l’odore era forte… intenso… acre… ed eccitante, terribilmente eccitante. Non dissi nulla. Anche lei non disse nulla. Ma quella puzza mi entrò in testa, stava per accadere. Stavo per prostrarmi ai suoi piedi. Non dovevo. No. Dovevo resistere.

Fece la sua prima mossa, sono convinta sentisse il mio cuore battere.
Prese il libro dalle mie mani, indosso degli occhiali e cominciò a leggere.

I suoi piedi erano a pochi centimetri dal mio volto. Continuava ad agitare le dita. Voleva che sentissi i suoi aromi. Con l’alluce mi accorsi che allargava il buco della calza.
Si accese una sigaretta.

Un attimo dopo alzò il suo sguardo sopra gli occhiali.

I nostri sguardi si incrociarono.
“Ti prego non farlo… ti prego non farlo”.

Mimò con una mano di iniziare a massaggiarle i suoi piedi egizi, con l’espressione di chi era dolorante.
Attesi un paio di secondi.

Iniziai. Cominciai dal basso. Emulavo dei cerchietti come mi aveva mostrato qualche settimana prima.
Salì.

Vi era un buco in corrispondenza di un callo della parte superiore della pianta.

Massaggiai proprio lì. Il suo piede era umido. Annusai il mio pollice col quale cercavo di accontentare il suo volere.
Arrivai alle dita. All’alluce. Passai il mio indice tra le sue dita. Rise. Attenta che non potesse vedermi, come se ancora avessi da nascondere qualcosa, mi leccai il dito.

Dopo di che allargai quel buco in corrispondenza del suo dito più grande, fino a far fuoriuscire tutte le sue dita.

Mi spense la sigaretta in fronte, e subito ne accese un'altra.

Non mi importava. La Matrona riprese la lettura. Non provavo dolore… dovevo essermi bagnata le mutandine.

A quel punto feci ciò che mi fu detto quando andammo a fare jogging: mi lasciai andare agli istinti, ed affondai il mio naso tra le sue dita. Le piegò tutte e cinque e strinse forte il mio naso.

Odorai, odorai forte, più forte ancora, ancora di più, mentre continuavo a massaggiarle i piedi.

Ruppi anche l’altra calza facendole nuovamente fuoriuscire tutta la parte superiore del suo piede.
Mi spense un’altra sigaretta addosso, questa volta sul collo. E ne accese un’altra.

Scesi dalla sedia e mi sdraiai sotto i suoi piedi. Volevo annusare. Ma La Matrona voleva andare oltre.
Mi infilò le dita del suo piede in bocca ed io iniziai a succhiare, succhiavo quanto più potevo. Volevo tutto quel liquido divino per me.

Passai la mia lingua tra le sue dita che allargò abilmente, ripulendole di tutto lo sporco che deglutì subito dopo.

-Ti piace.- Mi disse.
Non risposi e continuai a succhiare e nel mentre a massaggiarle l’altro piede.

-Ti piace?- chiese affondando metà piede dentro la mi bocca, dopo di che lo tolse.

Mi misi in ginocchio.

La guardai.

-Si, terribilmente.-

-Cosa ti piace?-

-Tutto.- e cominciai a leccarle tutta la pianta dal tallone alle dita.

-Descrivi ciò che provi.

-Mi piace che i suoi piedi maleodoranti finiscano sulla mia faccia, e che abbia poi il loro stesso odore, che mi domini, che mi tratti da zerbino. Mi piace pulirle lo sporco tra le dita e subito dopo ingoiarlo, soprattutto le tante pellicine che la sua ampia sudorazione provoca in modo da farla sentire superiore. Mi piace bere il suo sudore, lo amo, anche se non mi disseta… ma è un modo per farle capire che qualunque cosa i suoi piedi producano è apprezzato da me.-

-Idiota, parlavo del libro.- mi umiliò ancora verbalmente accennando un sorriso.
Rimasi a bocca aperta, e lei infilò un piede dentro, e l’altro in testa.

Spense poi la sua sigaretta sul libro di mia madre, ed alzandosi dalla sedia schiacciò la mia faccia sul pavimento provocandomi la rottura di capillari nasali e la conseguente fuoriuscita di sangue.

Andò via… non prima di pormi un’ultima domanda.

-Chi ti ricorda Fiamma?- mi chiese accennando un sorriso diabolico

-Mi ricorda Lei Matrona- risposi piangendo.

-Padrona, direi.- correggendomi.

-Mi ricorda Lei, Padrona.- conclusi

Solo allora mi resi di conto di ciò che avevo fatto
.



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Con questo capitolo si conclude la prima parte.

Sto già scrivendo la seconda, ma non so se la posterò... fatemi sapere se vi piacerebbe leggerla ^_^


Edited by Briter - 18/1/2018, 13:25
 
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slaveone1
view post Posted on 17/1/2018, 13:28     +1   -1




la leggerei con piacere mi piace molto come scrivi :shifty:
 
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view post Posted on 17/1/2018, 17:26     +1   -1
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Maestro di Piedi

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Puoi postarla :D
 
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leccapiedi81
view post Posted on 18/1/2018, 08:17     +1   -1




Se non la postassi commetteresti un delitto peggiore della ribellione alla Matrona Amalia.
 
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Maxslave2 la vendetta
view post Posted on 18/1/2018, 09:00     +1   -1




E' scritto bene ma non lo leggerò più. Un po' perché non amo la dominazione f/f ma soprattutto perché la protagonista mi fa stare male con la sua inaudita passività. Non riesco a tollerare un comportamento del genere. Evidentemente non è il racconto che fa per me
 
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view post Posted on 18/1/2018, 12:44     +1   -1
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Born To Sniff

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Posta pure, aspetto con ansia ;)
 
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view post Posted on 18/1/2018, 17:23     +1   -1
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Professore/essa SM

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Non amo molto il fetish e la dominazione tra donne, ma questo è veramente bello e molto eccitante.
Complimenti :-)
 
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