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Uno strano villaggio vacanze

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Delicato.Autore
view post Posted on 16/12/2017, 21:12     +1   +1   -1




Premessa: questo racconto è autoconclusivo. Non chiedetemi di scrivere un seguito perché non ce la farei: devo già stare dietro a due racconti qui sul forum e a due commissioni. Detto questo, buona lettura!

UNO STRANO VILLAGGIO VACANZE

“Buongiorno, superiore.”
La ragazza mi guardò dall’alto in basso, senza smettere di mangiare il suo gelato. Io ero a quattro zampe, mentre lei era seduta di fronte a un tavolino.
“Buongiorno, inferiore.” mi rispose.
Dal tono della sua risposta capii che la stavo infastidendo. Del resto era venuta al bar proprio per rilassarsi. Purtroppo per tutti e due, il regolamento parlava chiaro…
“Chiedo umilmente scusa se l’ho disturbata.” dissi “Ma sono arrivato da poco qui al villaggio vacanze e mi hanno detto… insomma, mi hanno detto che noi inferiori dobbiamo cercare una superiore a cui sottometterci…”
“Lo so.” mi interruppe lei “Conosco le regole.”
Ancora quel tono impaziente. Quella ragazza non doveva avere un carattere facile. Forse avevo fatto una cazzata a rivolgermi proprio a lei ma del resto non stava a me decidere.
“Ecco, io mi chiedevo se lei…Insomma, sarebbe così gentile da prendermi come suo umile, viscido, sottomesso e schifosissimo servitore per la durata del nostro soggiorno.”
Chinai il capo, cercando di apparire come il più stomachevole dei leccaculo. La ragazza mi guardò con un’espressione tutt’altro che accomodante. Forse era anche colpa del sole, che la costringeva a tenere gli occhi socchiusi nonostante fosse seduta all’ombra di un ombrellone. O magari quei capelli nerissimi raccolti in una coda alta che le davano un’aria da professoressa inflessibile, nonostante la giovane età. In ogni caso il suo sguardo mi fece gelare il sangue.
“Per essere viscido sei viscido.” commentò mandando un piede a schiacciarmi la mano sinistra.
“Grazie, superiore.” mormorai io.
“Ma” disse lei alzando all’improvviso la voce, come a dirmi di non interromperla “se non sbaglio il regolamento dice che siete obbligati a sottomettervi a quella che secondo voi è la ragazza più antipatica di tutto il villaggio.”
Temetti di capire dove voleva arrivare. Esitai un attimo prima di risponderle.
“Sì, è così.” dissi.
“Quindi secondo te io sarei antipatica?”
Nel dirlo appoggiò la coppa di gelato sul tavolo, con un rumore secco e metallico. Contemporaneamente, mi fulminò con lo sguardo. Io mi accucciai con la coda tra le gambe.
“No, superiore! Assolutamente!” mi affrettai a rispondere.
“Ah!” disse la ragazza “Quindi stai trasgredendo le regole del villaggio, giusto?” capii di essermi fregato con le mie mani. La ragazza mi rivolse un mezzo sorriso che mi fece ancora più paura dello sguardo severo di poco prima “Allora devo denunciarti! Lo sai cosa succede a quelli che trasgrediscono le regole del villaggio, vero?”
A quel punto cominciai a tremare. Me l’avevano spiegato. E di sicuro non volevo passare tutto il soggiorno incatenato a un muro, usato come latrina dalle occupanti del villaggio.
“Sì, superiore.” le risposi “La prego, non mi denunci! Non ho trasgredito le regole… solo che io… AAAAH”
Un urlo mi ricacciò in gola quello che stavo dicendo. Una ragazza seduta qualche tavolo più in là - una delle supervisori del villaggio, a giudicare dal vistoso tesser che teneva legato alla cintura - mi riprese immediatamente:
“Per cortesia, evitiamo i rumori molesti! Le nostre ospiti stanno cercando di riposare!”
“Chiedo… scusa…” dissi quasi piangendo. E intanto pensai: “Vorrei vedere lei dopo essersi beccata una strizzata di palle.”
La ragazza allentò la presa, senza però togliere la mano dalle mie zone private.
“Allora” disse stringendo di nuovo. Stavolta riuscii a trattenermi “spiegami come mai mi trovi tanto antipatica.”
“Io… non… ah...” riuscivo a parlare a stento, per via del dolore ai testicoli “Non lo so! Lei sembra così altezzosa, così arrogante… La prego, mi lasci!”
Lei non mi lasciò.
“E secondo te non posso permettermelo?”
“No, non ho detto questo!” piagnucolai. Battevo a terra le ginocchia per sopportare il dolore “Giuro che non volevo offenderla! Per favore, la sto implorando! Mi lasci!”
Lei mi lasciò. Mi accasciai a terra, ringraziandola mentalmente per aver messo fine a quel supplizio.
“Figurati se posso offendermi per una cosa detta da un inferiore!” sbottò tornando al suo gelato “Comunque, come puoi vedere dalla posizione in cui ti trovi…” mosse il piede per attirare la mia attenzione su tre cavigliere che aveva indosso “…non sei il primo che viene a dirmi una cosa simile.” mi guardò sprezzante “Ma sì… tutto sommato credo di potermi prendere cura anche di te.”
“Grazie, superiore! Grazie!” dissi io umilmente.
Feci per baciare il suo piede, lei lo spostò schifata.
“Adesso non rompere i coglioni. Sto cercando di riposarmi.” mi disse “Lasciami il tuo codice e vattene.”
Senza proferire parola, mi tolsi un braccialetto che mi era stato dato appena ero arrivato al villaggio e lo diedi a quella che sarebbe stata la mia aguzzina per le settimane successive. Sopra c’era inciso un codice di undici cifre. La ragazza estrasse dalla borsetta un piccolo telecomando e per qualche istante armeggiò con il tastierino, lanciando ogni tanto un’occhiata al codice. Poi premette un pulsante e io sentii un dolore atroce partire dall’inguine e percorrere tutto il mio corpo come una scossa. Non riuscii a trattenermi e presi a contorcermi per terra.
Alzai lo sguardo sulla ragazza, e vidi che sorrideva soddisfatta.
“Quante storie per una scossettina! Comunque vedo che il codice è quello giusto.” mi prese per i capelli e mi costrinse a tirarmi su. Mi guardò dritto negli occhi, terrorizzandomi per l’ennesima volta con quello sguardo gelido e penetrante. I suoi occhi avevano il colore del ghiaccio “Ora ascolta,” mi disse “Questo coso ha un raggio d’azione di centinaia di chilometri. In pratica non importa dove andrai: finché rimarrai nel villaggio, sarai in mio potere.”
Mi diede un’altra dimostrazione schiacciando un bottone sul telecomando. Gemetti ma riuscii a non urlare.
“Sì, superiore.” dissi.
“Appena senti questa scossa, vieni subito a cercarmi, perché significa che ho bisogno di te.” continuò lei “Ti consiglio di rimanere sempre nei paraggi, ma non starmi troppo addosso. Odio gli uomini opprimenti.”
“Sì, superiore.” risposi io.
Lei rimise a posto il telecomando, con mio grande sollievo.
“Adesso vattene via.” disse agitando una mano “La mia stanza è la numero 204, ci vediamo lì stasera. Adesso vai a cercare un pennarello e scriviti sulla fronte ‘COGLIONE’. Ti chiamerò così d'ora in poi. Non mi va di imparare come ti chiami.”
La salutai umilmente, mi alzai in piedi e me ne andai di corsa. Quella ragazza mi avrebbe fatto desiderare la morte prima della fine della vacanza, era evidente. Avevo fatto una cazzata a rivolgermi proprio a lei, purtroppo ormai la frittata era fatta.
E poi il regolamento del villaggio vacanze parlava chiaro.
 
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view post Posted on 17/12/2017, 17:08     +1   -1
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Mi è piaciuto molto!
Grazie Delicato! :)
 
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1 replies since 16/12/2017, 21:12   2734 views
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