Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Perdendo tutto F/F, Ragazza ricca diventa la schiava della sua migliore amica

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view post Posted on 7/9/2017, 19:51     +1   -1
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Born To Sniff

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Racconto straordinariamente bello e sempre più interessante: complimenti sinceri!
Continualo presto ;)
 
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Jhin Satoshi Keeiichi
view post Posted on 11/9/2017, 11:23     +1   -1




MADò SPETTACOLARE!
CONTINUA TI PREGHIAMO.
BEST RACCONTO DELL'ESTATE!
 
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view post Posted on 11/9/2017, 17:45     +1   -1

Novizio

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Spettacolare miglior racconto dell' estate ti prego continua
 
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view post Posted on 12/9/2017, 08:25     +1   -1
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Professore/essa SM

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Grazie mille per i commenti



Parte 19 : La speranza muore


- Victoria sei al piano di sopra ? -

La vocina stridula di Roxanne fu la mia salvezza.

- Sì, scendo subito - io le gridai in risposta, cogliendo immediatamente quell'opportunità per allontanarmi il più possibile da Fred, che mi guardò con rabbia quando uscii di corsa dalla stanza.

Rapidamente corsi giù per le scale, quasi spaccandomi l’osso del collo e continuando a ringraziare la mia buona sorte per avermi evitato guai peggiori. Dubitavo fortemente che Fred si sarebbe ritenuto soddisfatto solamente con un pompino ed io non avevo certo intenzione di perdere la mia verginità con un tipo come lui. Per un attimo mi ero illusa che quel ragazzo con le lentiggini mi avrebbe finalmente potuto far provare nuovamente quelle emozioni che non sentivo più da molto tempo. Era stato bello trovare qualcuno con le mie stesse “strane” passioni e mentre insieme leccavamo i piedi di Courtney, io non potevo fare a meno di pensare che non sarebbe stato male passare il mio tempo con quel ragazzo. Fred, però, si è rivelato davvero una persona spregevole quando aveva cercato di ricattarmi per farmi fare qualcosa che non volevo.

"Forse se mi avesse trattato in modo diverso, se mi avesse corteggiato dolcemente, io avrei avuto meno esitazioni a fare quel gioco con i miei piedi ed il suo pene " io pensai tristemente mentre scendevo le scale.


- Ma dove eri finita ? - mi chiese subito Roxanne quando mi vide

- Devo essermi addormentata - io risposi, cercando di essere il più naturale possibile e nascondere la mia menzogna - e non sono l'unica, ho visto anche Courtney che dormiva in un'altra camera - io aggiunsi, sperando che la ragazza ci cascasse.

Roxanne non sembrò del tutto convinta ma non fece più domande ed insieme ritornammo a bordo piscina.




Il pomeriggio passò senza ulteriori problemi anche se non fu facile evitare gli sguardi che mi lanciava Fred, che era tornato con il suo gruppo di amici dopo pochi minuti. Quando arrivò il tempo dei saluti, Pamela disse a me e Roxanne :

- Venite a trovarci qualche volta, io e Fred saremmo molto felici di ospitarvi -

- In futuro perché no ? - rispose Roxanne sorridendo

- Vedremo - io dissi, pensando invece che la Carolina del Nord sarebbe stata l’ultimo posto della Terra che avrei voluto visitare, non avendo la benché minima intenzione di rivedere ancora la faccia lentigginosa di Fred.

Dopo aver riaccompagnato Courtney a casa noi ritornammo all’abitazione di Roxanne e, stanche per la lunga giornata, ci sedemmo sul divano a guardare un film.

- Ho dimenticato i popcorn - improvvisamente disse Roxanne.

- Ci penso io, tu rilassati - io le dissi, alzandomi prima che lei potesse protestare.

Dopo circa mezz'ora dall'inizio del film io vidi Roxanne togliersi le scarpe da ginnastica (che aveva indossato precedentemente per guidare) e la osservai distendere le gambe e poggiare i piedi sul tavolino di vetro. Quella volta lei indossava delle corte calze bianche ed io non potei fare a meno di guardare i suoi piedi per tutto il tempo, perdendo completamente interesse per il film.

- Ti andrebbe un massaggio ai piedi ? - le chiesi improvvisamente e quasi mi tappai la bocca con le mani, incredula per quello che avevo appena detto.

- Certo che mi andrebbe, ma non devi preoccuparti tanto per me - lei rispose con la sua dolce vocina

- Non è un problema per me…davvero. Tu sei stata così gentile con me ed è giusto che io ti restituisca il favore - mi resi subito conto che la stavo quasi supplicando.

- Va bene - disse infine la ragazza sorridendo

Mi alzai dal divano e mi inginocchiai sul pavimento scatenando subito le proteste di Roxanne.

- Ti prego, sdraiati sul divano e rilassati. Non pensare a me - io le dissi.

Quando Roxanne capì che non sarebbe riuscita a farmi cambiare idea, distese le gambe sul divano e io le afferrai subito con delicatezza i suoi piccoli piedi e cominciai il massaggio. L'odore che arrivò alle mie narici non era molto forte e dovetti sforzarmi di non mettermi i suoi piedi in faccia ed annusare con forza, per poter così odorare bene quel profumo che mi mandava fuori di testa. Cominciai a muovere in cerchio i miei pollici sul suo arco plantare per poi accarezzare dolcemente le punte delle sue dita. Le abili dita delle mie mani si alternarono a lavorare tra le dita dei suoi piedi, le piante ed i talloni. Fui ben attenta a non lasciare priva della mia cura nessuna parte dei suoi piedi e Roxanne sembrava apprezzare decisamente il mio lavoro. Poi senza distogliere lo sguardo dal film, le mi disse improvvisamente :

- Puoi togliermi i calzini ? -

Felice come mai, rimossi delicatamente le sue calze che io misi dentro le sue scarpe ed iniziai a massaggiare i suoi piedi nudi, quasi sbavando. Continuai a massaggiare con grande cura e dopo un po’ mi misi a giocare con le sue dita dei piedi, facendo scivolare il mio indice in mezzo a loro e facendola ridacchiare. Poi, stando attenta a non essere vista, portai il mio indice alla bocca cercando di assaporare le tracce residue di sudore. Il gusto era appena percepibile, ma fu sufficiente per placare i miei istinti e così io riuscii a tenere la mia lingua al sicuro dentro la mia bocca ed a non leccare con fervore quei meravigliosi piedini.

Continuai il massaggio per tutta la durata del film, che naturalmente non avevo più seguito. Poi, quando i titoli di coda cominciarono a scorrere Roxanne allontanò i suoi piedi da me e si alzò, dicendo :

- Grazie per il massaggio, sei davvero molto brava con quelle mani. Sono davvero stanca, mi faccio una doccia veloce e poi vado a dormire. Stanotte hai dormito bene sul divano ? -

- Sì, è molto confortevole - le dissi, mentre delusa la vedevo raccogliere le sue scarpe ed i calzini.

- Bene, allora buonanotte Victoria - lei mi disse

- Buonanotte Roxanne - io risposi.

Ancora una volta quando mi appoggiai sul divano e misi la testa sul morbido cuscino, caddi quasi immediatamente in un sonno profondo e non ci fu un solo brutto ricordo che riuscì a penetrare uno dei miei sogni, quella realtà alternativa dove ogni cosa può accadere, quella realtà in cui i tuoi genitori sono vivi e possono ancora ridere e scherzare con te all'interno delle mura di quella casa che lì, nei tuoi sogni, è ancora la tua.





Mi svegliai presto la mattina successiva con la necessità di usare il bagno. Camminai in silenzio per non fare rumore e non svegliare Roxanne, poi senza nemmeno accendere le luci entrai nel bagno. Mentre svuotavo la mia vescica, la mia attenzione fu catturata da qualcosa sul pavimento vicino alla lavatrice e non appena i miei occhi si abituarono sempre più alle tenebre, mi resi conto con gioia che c'erano le scarpe da ginnastica di Roxanne sul pavimento e senza perdere tempo mi gettai verso di loro come un animale affamato si scaglia verso il cibo.

Incredibilmente vidi che le sue calze erano ancora all'interno delle scarpe e senza esitazione me le portai subito in faccia, cominciando ad annusare come un cane da caccia. Come avevo già notato prima l'odore non era molto forte, ma mi resi conto che esso diventava più intenso verso la punta, nella parte cioè in contatto con le dita dei piedi. Iniziai a leccare con ferocia quella parte dei calzini, assaporando il sudore dei piedi di Roxanne e dopo averli messi in bocca, io cominciai a succhiare via tutto il sudore, ripulendo bene i calzini tanto quanto la lavatrice che era a qualche centimetro da me. Mentre succhiavo avidamente, io infilai il mio naso all'interno di una scarpa e cominciai a respirare profondamente, una delle mie mani era già scivolata tra le mie gambe per cercare di soddisfare un desiderio sempre più intenso. Diventai cieca per un attimo, quando improvvisamente la luce del bagno fu accesa.

- CHE DIAVOLO STAI FACENDO ? - Io sentii Roxanne gridare e quasi paralizzata, con il naso ancora nelle sue scarpe ed una parte dei suoi calzini che penzolavano fuori dalla mia bocca, io alzai lentamente gli occhi e vidi la ragazza minuta che mi guardava sconvolta.

Frustrata per essere stata colta in fragrante per ben due volte in meno di 24 ore, io cercai di rimuovere i calzini dalla bocca per darle una risposta che sarebbe stata sicuramente ridicola.

- Roxanne - balbettai - perdonami, non succederà più -

« Sono sicura che non accadrà più, perché voglio che tu lasci immediatamente questa casa - lei disse rapidamente, il suo corpo che tremava per la rabbia.

- Roxanne, per favore, posso spiegare - le dissi, mentre osservavo la rabbia, la delusione ed il disgusto nei suoi occhi.

-FUORI DA CASA MIA PERVERTITA ! - Lei urlò e fui certa che tutto il palazzo avesse sentito le sue parole.

Con gli occhi pieni di lacrime mi alzai lentamente e dopo aver guardato Roxanne per un'ultima volta, uscii dal bagno e raccolsi rapidamente le mie poche cose. Cominciai a singhiozzare quando la ragazza, che era stata un’amica così gentile, mi sbatté la porta in faccia, mandandomi via per sempre dalla sua casa e dalla sua vita.





Disperata camminai in giro per la città. vagando senza meta e maledicendomi per aver rovinato sempre di più la mia vita. Il destino mi aveva dato la possibilità di avere una nuovo amica che mi aveva accolto in casa senza pensarci due volte, mi aveva dato da mangiare e mi aveva fatto sentire di nuovo un essere umano dopo due lunghi mesi di sofferenza. Ed io cosa avevo fatto? Ancora una volta non ero riuscita a frenare i miei impulsi ed avevo rovinato tutto. Forse Megan aveva ragione a trattarmi come un cane, ormai non ero altro che un animale in calore.


Dopo aver fatto parecchi chilometri a piedi notai che la città si stava svegliando. Le auto in giro erano sempre più, incontrai diverse persone che facevano la loro corsa mattutina e mi sforzai di non non pensare a Megan ed al servizio che dovevo farle ogni volta che tornava dalla sua corsa. Non avendo i soldi per comprare qualcosa per colazione, mi diressi verso la mia banca, pensando ai centomila dollari su cui non vedevo l'ora di mettere le mani.

La banca era ancora chiusa, quindi mi sedetti su una panchina non troppo lontana, per aspettare l'apertura.

"Almeno non dovrò fare la fila" pensai, cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno.






Un'ora dopo, la banca finalmente aprì ed entrai sentendomi molto più rilassata ora che avrei avuto i soldi per poter affittare un posto dove vivere.

- Buongiorno, come posso aiutarla ? - un impiegato mi disse gentilmente quando raggiunsi la sua scrivania.

- Buongiorno Signore. Purtroppo ho perso la mia carta e ho bisogno di una nuova .

- Certamente, si accomodi prego - disse l'uomo, che aveva grandi baffi che lo facevano tanto sembrare un grosso tricheco.

- E ho bisogno anche di denaro. Credo che cinquecento dollari per adesso dovrebbero essermi sufficienti - io dissi mentre prendevo i documenti dalla mia borsa.

L'uomo prese i miei documenti e cominciò ad inserire i miei dati nel suo computer. Continuai a sentire il suono delle sue dita sulla tastiera ed il tempo sembrava non passare mai.

"Mi sbagliavo, è una bradipo non un tricheco" pensai annoiata.

Poi finalmente le dita dell’uomo si fermarono e lui disse :

- Mi scusi Miss, ma c'è un problema -

- Un problema ? - chiesi sorpresa

- Sì, il suo conto è praticamente vuoto. Ci sono solo 21 dollari - mi disse guardandomi con curiosità

- CHE COSA ? - io urlai sconvolta - La prego, potrebbe ricontrollare ? C'è sicuramente un errore -

- Ho già controllato tre volte, non c'è errore -

- Ma è impossibile, ci dovrebbero essere cento mila dollari - gli dissi, poi con un nodo alla gola aggiunsi - la signorina Gilles mi ha fatto un prestito di centomila dollari due mesi fa -

- Sì posso vederlo qui sul mio computer, ma poco dopo i soldi sono stati spesi. Vedo che lei ha fatto molti acquisti con la sua carta... in abbigliamento e ehm… in un negozio di mobili - disse l’uomo continuando a leggere sul suo computer i movimenti del mio conto.

Quando sentii quelle ultime parole il mondo mi cadde addosso e quasi svenni proprio davanti a quel vecchio tricheco. Non avevo più soldi, Megan aveva prosciugato il mio conto utilizzando la mia carta per comprare tutti i suoi vestiti di alta moda e cambiare radicalmente l’aspetto di Thomas Manor.

- Miss, si sente bene ? - chiese l’uomo preoccupato.

- Sì - mormorai - tornerò presto - dissi ed andai via senza dire un’altra parola, lasciando l'uomo di stucco.

Fuori dalla banca scoppiai in lacrime. Non potevo credere di non avere più un centesimo. Come potevo fare ora ? Non avevo un posto dove stare, non avevo un lavoro e, soprattutto, avevo centomila dollari da rimborsare in tre anni, cosa impossibile.

“ Che ne sarà di me se non sarò in grado di restituire i soldi a Megan? Potrei andare in prigione per questo? Non è giusto, non devo dargli niente, io non li ho mai avuti quei soldi ” io pensai sempre più devastata mentre mi allontanavo dalla banca, traballando come un ubriaco.


Quando le prime gocce di pioggia mi colpirono il viso io alzai gli occhi e guardai il cielo, tetro come la anima in quel momento e ,mentre cercavo riparo dalla pioggia che stava aumentando, potevo sentire nuovamente il collare di Megan stringersi attorno al mio collo.
 
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Jhin Satoshi Keeiichi
view post Posted on 12/9/2017, 11:09     +1   -1




Ti prego, prosegui >___< mi ha coinvolto così tanto che ora voglio sapere presto cosa accadrà! Mamma mia STUPENDO!
 
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view post Posted on 12/9/2017, 15:56     +2   +1   -1
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Professore/essa SM

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Dai ti voglio accontentare. Ecco un nuovo capitolo



Parte 20 : Nessuna via di fuga

Si dice che i veri amici si vedono solo nel momento del bisogno e non potei fare a meno di osservare tristemente la verità di quel detto quando mi resi conto che non avevo più amici in questo mondo.

Trascorsi il resto della mattina a vagare per la città ed a bussare alla porta di quelle persone che pensavo fossero miei amici.

È incredibile come tutte le ragazze si comportarono esattamente allo stesso modo quando mi vedevano alla loro soglia. All’inizio vi era lo shock per essersi ritrovati Victoria Thomas alla loro porta, quindi seguivano delle banali frasi di circostanza, aldilà delle loro domande sapevo bene che nessuna delle mie vecchie compagne di classe era veramente interessata a sapere dove fossi stata in quei due mesi e cosa avessi fatto. Ma d’altronde cosa avrei dovuto aspettarmi di più da quelle persone che non erano mai venute a darmi conforto quando ero rimasta sola dopo la morte dei miei genitori ? Nessuna "amica" mi fece entrare nella proprio casa, sembrava che tutte avessero degli ospiti o degli operai per riparare un guasto inventato velocemente su due piedi, di solito la caldaia chissà perché. Quando ancora alla loro soglia chiedevo loro di ospitarmi per qualche giorno, tutte mi guardavano attentamente, osservando con un espressione di disgusto i miei capelli bagnati dalla pioggia ed i miei vestiti trasandati, probabilmente chiedendosi come avesse fatto la ricca e potente Victoria Thomas a ridursi in quello stato pietoso.

Quando anche l'ultima ragazza (il suo nome era Penny) stava per sbattermi la porta in faccia, io caddi ai suoi piedi nudi e cominciai a baciarli incessantemente e, spinta dalla disperazione, la supplicai :

- Penny ti prego… ti supplico, permettimi di rimanere qui per qualche giorno, non ho altro posto dove andare. Giuro che farò tutto quello che mi chiederai. Non ho soldi, ma se mi ospiterai sarò la tua domestica, pulirò la casa, cucinerò, farò il bucato, tutto quello che vuoi - continuai a pregarla sempre baciandole i piedi.

Alzai un attimo gli occhi e vidi il suo sorriso, realizzando che l'idea di avere Victoria Thomas come sguattera la affascinava molto. Mentre pensavo ciò, io continuai a ricoprire di baci i suoi piedi che erano brutti e poco curati, non aveva nemmeno più lo smalto sulle unghie che erano abbastanza lunghe. Dopo quasi cinque minuti di baci senza sosta, lei allontanò i suoi piedi e mi disse che non poteva aiutarmi. Prima di poter fare un solo movimento, un'altra porta mi fu sbattuta in faccia.




Senza alcuna speranza tornai per strada. La pioggia si era fermata ma il cielo, sempre più nero, non prometteva nulla di buono. Non volendo essere colpita dalla tempesta in arrivo, continuai a camminare finché non mi trovai, quasi per caso, vicino alla stazione ferroviaria. Cercai rifugio all’interno e vidi diverse persone che osservavano quella strana ragazza bionda con i vestiti fradici che sembrava vagare senza meta, totalmente persa.

Il mio stomaco brontolò quando passai davanti a un McDonald's pieno di pendolari che si rifocillavano prima di continuare la loro dura giornata di lavoro. Mi misi ad osservare una bambina che mangiava felice il suo pasto e piena di gioia giocava con il giocattolo che aveva trovato all’interno del suo Happy Meal. Ad un certo punto il panino le scivolò dalle mani e cadde sul pavimento. Osservai la madre rimproverare la figlia e portarla fuori dalla sala, gettando il panino ormai immangiabile nel cestino. Prima di capire quello che stavo facendo, avevo già le mani dentro il cestino della spazzatura e stavo frugando all’interno per prendere quel panino a cui erano stati dati solo pochi morsi. Non so se qualcuno si accorse di quello che stavo facendo, la mia mente era troppo occupata a trovare quella delizia. Quando finalmente le mie mani afferrarono il panino con l’hamburger, quasi esultai. Cominciai a mangiare voracemente e solo quando rimanevano un paio di morsi mi resi conto di quello che stavo facendo. Inorridita gettai quello che era rimasto del panino nel cestino e scappai via.









Osservai per quasi mezz'ora i treni che arrivano e partivano, vidi persone di ogni tipo che camminavano davanti a me, e mi chiesi a cosa stessero pensando, quali fossero i loro impegni quel giorno, quali fossero i loro progetti di vita, quali fossero i loro sogni.

"Qual è il mio sogno?" io mi chiesi, senza riuscire a darmi una risposta.

Fino a pochi mesi prima sarei stata in grado di rispondere facilmente a quella domanda. Ero una ragazza molto attenta al mio futuro e avevo già pianificato tutto. In primo luogo, sarei dovuta andare al College per studiare letteratura, poi avrei lavorato per un po’ in una famosa casa editrice di un vecchia amico di mio padre, dove speravo di poter migliorare le mie abilità per poter realizzare il mio sogno e diventare una scrittrice di libri per bambini. Avevo quella passione fin da quando ero bambina e mia madre mi leggeva storie ogni sera prima di andare a letto e non mi importava se il protagonista fosse un bel principe o una principessa costretta a vivere da sola in un castello protetto da un drago malefico, non mi importava se il libro avesse un finale bello o banale, perché ero io, con la mia mente, che creavo sempre il finale che desideravo.

Non molto tempo dopo avevo cominciato a mettere per iscritto i fantastici mondi ed i buffi personaggi che riempivano la mia giovane mente. Ben presto divenne un’abitudine trascorrere il pomeriggio leggendo ad alta voce le mie storie, sedendo come un indiano sul mio morbido tappeto mentre la mia migliore amica mi ascoltava, rilassata sul mio letto.

Solo in quel momento mi resi conto che mentre mi ascoltava Megan era solita sdraiarsi a pancia sotto e giocare con il mio cuscino con i suoi piedi, senza preoccuparsi minimamente che esso poi sarebbe stato in contatto con il mio viso per tutta la notte.

Cercai di rimuovere faticosamente quell’immagine dalla mia mente e tornai ad osservare ciò che era intorno a me e presto iniziai ad osservare un senzatetto che dormiva dentro uno scatolo di cartone. Mi avvicinai leggermente all'uomo per avere una visuale migliore e vidi che indossava dei vestiti troppo piccoli per lui e che non aveva scarpe. L'odore che emanava era orribile e potevo sentire distintamente anche una forte puzza di orina. Ebbi una breve ma orribile visione di me stessa in quello stesso stato e terrorizzata scappai via, sapendo che sarei finita proprio come lui se non avessi trovato al più presto una soluzione ai miei problemi.

"Inoltre, non avevo già mangiato un panino che avevo trovato rovistando nell’immondizia?" Io dissi a me stessa mentre mi allontanavo velocemente dalla stazione.




Non lontano dalla stazione imboccai una strada sbagliata e mi ritrovai in un vicolo scarsamente illuminato. Una prostituta stava mostrando le sue "merci" ad un uomo che la guardava eccitato mentre si informava sul prezzo. Notai che un altro uomo osservava attentamente la scena a debita distanza ed immaginai che esso fosse il protettore della prostituta.

- Ehi, ma guarda che abbiamo qui. Non sei forse una piccola leccornia prelibata ? - improvvisamente una voce risuonò dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi due uomini a pochi passi da me.

- La bambina sembra essersi persa - disse il più piccolo dei due balordi, di chiara origine ispanica.

Cercai immediatamente di fuggire ma l'ispanico mi afferrò con forza il braccio e me lo torse senza sforzo.

- Hai fretta, baby ? Andiamo, rimani un po’ qui e gioca con noi -

Terrorizzata guardai l'uomo allungare la sua mano sinistra verso di me e per un momento chiusi i miei occhi pieni di lacrime quando lui cominciò a palparmi il seno.

- Guarda che belle tette che hai, sono così morbide e rotonde. Ti piace quando ti tocco così, non è vero tesoro ? - disse sorridendo e mostrandomi un dente d'oro.

Paralizzata dal suo braccio e dalla paura non potevo fare altro che guardare quell'uomo toccare il mio corpo.

- Fratello, sei così brutto che la ragazzina sta tremando dalla paura - disse l’altro uomo

- Ti spavento tesoro ? - mi chiese l'ispanico, accarezzandomi la faccia

Quasi non mi resi conto che l'uomo mi aveva spinto contro un muro ed aveva cominciato a slacciarmi la cintura per abbassarmi i jeans. Il rumore di una sirena lo fece fermare per un attimo.

- Fratello, andiamo - disse l'altro uomo

I due cominciarono ad osservare il vicolo per capire da dove provenisse il suono e vedere se ci fossero dei poliziotti. Poi il piccoletto mi guardò per un istante, quasi come se stesse decidendo se valeva la pena essere arrestato pur di fottere quella stupida ragazzina bionda.

- Andiamo - disse infine e pochi secondi dopo i due uomini scomparvero alla mia vista.

Continuai a piangere mentre fuggivo via da quel vicolo con i miei jeans ancora leggermente abbassati e mi fermai solamente quando arrivai nell’affollata strada principale. Caddi a terra piangendo disperatamente mentre non lontano una macchina di polizia si era fermata accanto ad un piccolo bar che doveva essere stato appena rapinato. Per un secondo non potei fare a meno di ringraziare i rapinatori che avevano attirato la polizia, salvandomi indirettamente dalle grinfie di quel mostro.

"Questa volta sono stata fortunata, ma se non mi tolgo al più presto dalla strada incontrerò molti altri come lui” io pensai continuando a piangere ininterrottamente e capendo che non c'era altro modo, rendendomi conto che non potevo fare altro che tornare strisciando da Megan.







Thomas Manor era ormai vicina quando la tempesta colpì. Un fulmine illuminò il cielo ed il suono che ne seguì fu così forte che quasi mi spaccò i timpani. Camminai verso il cancello d'ingresso della tenuta, lottando contro le forti raffiche di vento mentre i tuoni facevano innescare l'allarme di diverse auto. Non vidi nessuno intorno a me, ma ciò non mi sorprese…solo un pazzo avrebbe lasciato la sua casa con quel tempaccio, a meno che naturalmente non ci fosse qualche emergenza.

Rimasi a fissare il citofono per lungo tempo, incurante della pioggia. Quando un nuovo fulmine cadde non lontano, accettai il mio destino e finalmente mi decisi di spingere il pulsante. Non ebbi alcuna risposta e così provai più e più volte. Poi finalmente, successe qualcosa. Vidi una spia rossa accesa e sapevo bene che una videocamera mi stava riprendendo, Megan mi stava guardando. Il cancello non si aprì ma la spia era ancora accesa mentre ero lì sotto la pioggia, aspettando che la mia vecchia amica mi permettesse di entrare nella mia stessa casa. I minuti passarono uno dopo l'altro e quasi senza rendermene conto, doveva essere passato più di mezz'ora ed ero ormai così bagnata che mi sembrava di essere appena uscita da una piscina, il mio corpo non la smetteva di tremare violentemente per il freddo, soprattutto a causa del vento.

"Megan a quest’ora starà ridendo di me che sono ancora qui in attesa che mi lasci entrare mentre lei si rilassa al calduccio nella casa dei miei genitori " io dissi a me stessa vedendo la spia ancora accesa.

Volevo andarmene, non giocare più al suo sadico gioco, ma per qualche ragione non potevo muovermi. Le immagini di quel senzatetto, della prostituta e dell'uomo che stava per violentarmi passarono rapidamente per la mia mente e sapendo di non poter fare a meno di sperare di essere accettata dalla mia vecchia amica, mi prostrai davanti alla telecamera proprio come avevo fatto la volta in cui l'avevo pregata di farmi leccare i suoi piedi, la volta in cui ero diventata la sua schiava.

La mia testa rimase rispettosamente sul terreno bagnato per diversi minuti, non osavo cercare di vedere se la spia fosse ancora accesa. Poi improvvisamente il cancello cominciò a muoversi, Megan mi aveva dato il permesso di entrare.




La porta d'ingresso era aperta ed un asciugamano era stato posto sulla maniglia con una nota sopra. Con le mani bagnate, presi il bigliettino di carta e lessi la bella grafia di Megan.


"Asciugati ed entra in casa, ma tu conosci le regole"




Lo rilessi quasi cinque volte per capire cosa significasse la seconda parte del messaggio e quando esso mi fu finalmente chiaro io cominciai ad asciugarmi usando l’asciugamano che mi era stato fornito e che riconobbi subito come l'asciugamano che Megan era solita usare per asciugarsi il sudore dopo un'allenamento e, a giudicare dall'odore e da quanto esso fosse umido prima ancora che lo toccassi io, immaginai che lei lo avesse usato di recente. Questo non mi fermò e lo passai sul mio viso e sul resto del mio corpo per asciugarmi.

Lasciai i miei abiti bagnati fuori dalla porta ed entrai in casa totalmente nuda. Conoscevo bene le sue regole.





Trovai Megan nel salotto, era seduta su una poltrona e mi stava aspettando. Non c’era nessuna traccia del suo telefono, a quanto pare quella volta sembrava decisa a rivolgermi tutta la sua attenzione. Mentre mi avvicinavo lentamente, Megan continuò a guardarmi con i suoi bei occhi ambrati. Lei non disse una sola parola per tutto il tempo, sembrava proprio che toccasse a me cominciare la conversazione.

- Grazie per avermi lasciato entrare - io mormorai, quindi non ricevendo nessuna risposta io continuai a dire - Sono stato in banca questa mattina, ho visto che hai utilizzato tutti i miei soldi per comprare i tuoi vestiti e ristrutturare questa casa -

- I tuoi soldi ? - lei disse infine con un sorriso diabolico

- Quando ti ho dato tutto quello che possedevo, tu mi hai fatto un prestito. Anche se avrei dovuto restituirtelo dopo tre anni, quel denaro era mio di diritto -

- Diritto ? Soltanto gli esseri umani hanno diritti - lei disse sempre con quel sorriso malefico.

- Io sono un essere umano - io risposi decisa

- Tu sei solo una schiava…la mia ​​schiava. Sei un essere miserabile e patetico che non può controllare i suoi stessi istinti, proprio come un animale. Ti ricordo che sei stata tu a supplicarmi di prenderti come mia schiava e questo solo perché stavi morendo dalla voglia di far scivolare quella tua sporca lingua sui miei piedi. Tu sei solo un viscido verme che dovrei schiacciare senza pietà, tu non meriti di essere considerata una persona. Tutti ti hanno sempre disprezzato, le persone ti hanno fatto credere di essere tue amiche solo perché avevi una famiglia ricca e potente alle spalle, nessuno ti ha mai amato in tutta la tua vita. Scommetto che persino i tuoi genitori, se fosse stato possibile, non avrebbero esitato un solo istante ad invertire i nostri ruoli… tu una debole e povera orfana, senza nessuno al mondo ed io una bella e potente ereditiera, una persona degna di portare il prestigioso nome dei Thomas -

- Io…io… - balbettai tra singhiozzi cercando di combattere, cercando di dire che i miei genitori mi avevano sempre amato e non mi avrebbero mai cambiato con Megan o con altri.

- Quante volte tuo padre ti ha detto di non fare amicizia con i servi ? - continuò Megan, interrompendo il mio sciocco tentativo di reagire - Quante volte tua madre ti ha rimproverato per non esserti comportata come una donna di classe ? La verità è che tu sei stata una delusione costante per loro e non è una sorpresa che quei due poveri diavoli morissero di gioia ogni volta che vedevano me, una ragazza forte, sicura di sé e bella.

"Non può essere vero, non può essere vero” io dissi a me stessa, cadendo in ginocchio e singhiozzando sempre di più.

- È una bugia - riuscii a dire infine, sbattendo i pugni per terra.

- Sai bene che è vero, sai che tu sei sempre stata inferiore a me o non saresti di nuovo qui, non così presto almeno. No, tu sai perfettamente quale è il tuo posto nella vita, lo hai sempre saputo. Ora, smettila di comportarti come una stupida e vieni qui, al posto che ti spetta - disse Megan sorridendo mentre sollevava delicatamente il suo piede nudo.

“ Io sono inferiore a lei, sono sempre stata una nullità a suo confronto. Sin da quando ero bambina non ho fatto altro che obbedire ciecamente ai suoi ordini, non ho fatto altro che cercare sempre la sua approvazione, non ho fatto altro che essere la sua serva" io mi dissi mentre, completamente sconfitta, strisciavo verso la sua poltrona. “ Verso il mio vero posto in questa vita", io mi dissi quando Megan mi mise il suo magnifico piede sulla testa.
 
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Mattfeet
view post Posted on 12/9/2017, 19:22     +1   -1




Bellissimo racconto continua al più presto
 
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Jhin Satoshi Keeiichi
view post Posted on 12/9/2017, 22:31     +1   -1




Così hai solo incrementato la nostra curiosità x°D Sei fantastico, continua così!
 
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slaveone1
view post Posted on 13/9/2017, 16:05     +1   -1




forza continua cosi', un altro cap oggi?
cmq grande :fonzie:
 
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view post Posted on 13/9/2017, 19:19     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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Parte 21 : Un nuovo regime


- Credo che questo sia tuo - disse Megan improvvisamente, togliendo il suo piede dalla mia testa

Alzai lentamente il mio sguardo e vidi che la ragazza stringeva tra le mani il mio vecchio collare di metallo.

- L’ho trovato nella cassetta postale, non so proprio come se riuscita a togliertelo ma adesso è giunto il momento che esso torni al suo posto -

Quando il collare si chiuse nuovamente intorno al collo io non potei fare a meno di pensare che il mio periodo di libertà era durato veramente troppo poco, appena due giorni che non erano stati comunque privi di sofferenze ed umiliazioni. Avevo trovato un’amica e l'avevo persa, ero stata costretta a fare un pompino per la prima volta nella mia vita ad un ragazzo che non conoscevo nemmeno, avevo mangiato del cibo buttato nel cestino dell’immondizia ed ero stata quasi violentata in un vicolo buio.

La vita sembrava non volermi mostrare nessuna pietà tanto che non sembrava più possibile che la povera Victoria Thomas potesse avere una vita normale, svegliarsi la mattina eccitata o annoiata per il nuovo giorno, studiare o lavorare, fare shopping con le amiche, avere un appuntamento con un ragazzo. Tutto quello che facevo non mi portava altro che sofferenza ed umiliazione, e non importava quanto io mi sforzassi, ero ormai bloccata in un limbo, persa in un incubo.

Un tintinnio familiare mi avvertì che Megan aveva tirato fuori il guinzaglio e con rassegnazione vidi la mia ex migliore amica agganciarlo al mio collare, piena di eccitazione per avere di nuovo con sè il suo cane fedele.

- Non ti sembra così naturale essere nuda al mio guinzaglio come un cane ? Avevo ragione quando ti ho detto che non sei altro che un animale, non è vero ? - chiese Megan, ridacchiando diabolicamente e, tirando il guinzaglio, mi costrinse ad alzare il capo e guardarla negli occhi.

- Sì… Padrona - dissi sconfitta, sancendo nuovamente il suo dominio su di me, mentre le lacrime scorrevano sul mio viso.

Era stato tutto inutile. La mia ribellione, quell'intenso istante che sembrava avermi mostrato una forza che anche io non sapevo di avere, si era rivelata solo un fuoco di paglia e quella scintilla di speranza che era nata nel mio cuore si era spenta definitivamente in quella banca. Non potei fare a meno di notare che per ironia della sorte, il mio bisnonno aveva cominciato a fare la sua fortuna subito dopo aver ottenuto un prestito in quella stessa banca. L'istituto di credito aveva creduto nei suoi progetti e con quei soldi lui poi aveva forgiato la grande dinastia dei Thomas. Più di un secolo dopo io, l’ultima dei Thomas, avevo visto la mia ultima speranza morire in quella banca nel giorno che aveva sancito la fine della nostra gloriosa dinastia e l'inizio di una nuova era, quella di Megan Gilles.

I miei tristi pensieri si interruppero quando un piede di Megan si appoggiò sul mio viso ed il mio naso fu intrappolato tra le dita della mia Padrona .

- Scommetto che in questi giorni i miei piedi ti sono mancati da morire, non è vero schiava ? - lei chiese


Io non dissi nulla ed annusai con forza, non potendo fare a meno di pensare che mi erano davvero mancati i suoi piedi meravigliosi. Megan sembrò soddisfatta della mia tacita risposta e rise divertita mentre osservava la sua schiava che le annusava le eleganti estremità come un cane da caccia. Continuai a respirare profondamente mentre lei allargava le dita dei piedi, permettendomi di mettere il mio naso tra un dito e l’altro. L'odore era magnifico ed in quel momento dimenticai tutti i miei problemi, dimenticai che non avrei più potuto essere una donna libera, dimenticai che sarei stata la sua schiava per il resto della mia vita.







Non so quanto tempo passai ad annusare i piedi divini di Megan mentre lei si rilassava nella poltrona, soddisfatta di aver nuovamente messo la sua migliore amica in catene. Improvvisamente lei tirò il mio guinzaglio e contemporaneamente spinse in avanti il mio viso con i piedi, quasi soffocandomi.

- Nei mesi scorsi sono stato troppo buona con te, sono stata generosa e ti ho permesso di soddisfare i tuoi strambi bisogni dandoti l'onore di stare sempre ai miei piedi. E tu come mi hai ringraziato per questo ? Sei scappata alla prima occasione, mandandomi quasi in ospedale. No, il tempo di essere buona è finito. D'ora in poi questi piedi che tanto ami diverranno il tuo peggior incubo - e dicendo così lei si alzò dalla poltrona, continuando a tirare con forza il mio guinzaglio.

- Sdraiati sul pavimento, la schiena per terra - lei disse

"Il mio incubo ?" Io mi chiesi mentre osservavo Megan, che camminava attorno a me come una leonessa pronta a sferrare il suo colpo contro la sua preda, e domandomi cosa lei avesse in mente.


Poi, improvvisamente, la ragazza salì con entrambi i piedi sul mio stomaco, mantenendosi in equilibrio grazie ad una mano sul muro. Urlai di dolore ma il suo peso mi tolse il fiato.

- Ti piacciono ora i miei piedi, schiava ? - disse lei, camminando lentamente su di me mentre il dolore diventava sempre più intenso ed il mio pianto disperato - Allora ti piacciono o no ? - Megan chiese ancora una volta, mettendomi il piede destro in faccia e schiacciandomi la testa contro il pavimento mentre l'altro piede premeva sul mio sterno causandomi un dolore indicibile.

Mentre Megan continuava a calpestarmi il viso con un piede, lei avvolse il guinzaglio intorno alla sua mano in modo da accorciare la sua lunghezza e subito il collare cominciò a soffocarmi. Piansi così tanto che il suo piede doveva ormai essere zuppo a causa delle mie lacrime, le mie grida di dolore non sembravano avere alcun effetto sulla mia crudele Padrona.

- Forse un piede non è abbastanza - disse Megan beffardamente prima di mettere anche l'altro piede sulla mia faccia e schiacciarmi con tutto il suo peso la testa contro il duro pavimento.

Non so ancora spiegarmi come le mie ossa del viso resistettero, non so come feci a sopportare quell'immenso dolore mentre Megan mi calpestava crudelmente il viso ridendo, felice di punire severamente la schiava che aveva tentato di ribellarsi. La base del mio cranio, schiacciata senza pietà contro il pavimento, mi faceva sempre più male ed ero ormai sul punto di perdere i sensi quando Megan finalmente scese dalla mia faccia. L'aria ritornò nei miei polmoni e lentamente ripresi conoscenza e tornai ad avvertire ciò che avevo intorno, non avendo mai potuto tenere gli occhi aperti nell'ultimo minuto ne sentire nulla oltre i miei gemiti di dolore. Il mio guinzaglio fu tirato ancora una volta ed io dovetti mettermi faticosamente a quattro zampe.

- Vieni, ringrazia la tua Padrona per averti schiacciata sotto i suoi piedi come il verme che sei- disse Megan ridacchiando.

Esausta, io strisciai ai suoi piedi e cominciai a baciarli lentamente.

- Grazie Padrona per avermi schiacciato sotto i vostri piedi come il verme che sono - io dissi debolmente

- Non mi sembri molto convinta. Eppure pensavo che fosse il tuo più grande sogno essere usata come uno zerbino da me -

- Grazie mille Padrona per avermi schiacciato sotto i vostri piedi come il verme che sono - io ripetei riempendo i suoi piedi di baci.


Megan mi guardò umiliarmi ai suoi piedi per altri due minuti con un ampio sorriso, poi lei disse :

- Di niente schiava. Dato che ti piace così tanto essere il mio zerbino forse la prossima volta ti posso usare mentre indosso i miei tacchi a spillo -

Sbiancai al solo pensiero di essere calpestata in quel modo, i suoi tacchi avrebbero reso la mia precedente tortura piacevole in confronto. Non volendo dare a Megan una scusa per calpestarmi con i suoi tacchi a spillo già in quel momento , io continuai a baciare devotamente i piedi che solo pochi minuti prima mi avevano schiacciato senza pietà.

- Non pensare che sia finita qui, schiava. Non solo sei scappata e mi hai spinto per terra ma tu, lurido verme, mi hai messo anche in imbarazzo davanti ad un'altra persona. Dai sù, andiamo al piano di sopra - Megan mi disse, tirando il mio guinzaglio e costringendomi a seguirla mentre io cercavo di immaginare come lei mi avrebbe punito per averla messa in imbarazzo con Charlotte.





Dal momento in cui ero scappata non avevo più pensato a Charlotte, a come lei avesse reagito una volta scoperto che ero fuggita. Era rimasta nella vasca da bagno aspettando il mio ritorno fino a che Megan non le aveva raccontato tutto? O era forse andata a cercarmi, furiosa per il mio ritardo o incuriosita dal rumore che il nostro conflitto al piano di sotto aveva generato ? Per un attimo mi domandai se le due ragazze dominanti avessero litigato poco dopo. Mi chiesi se Megan si fosse arrabbiata con Charlotte per quello che mi aveva fatto, facendomi scappare via e facendole perdere la sua schiava.

Un dolore acuto nello sterno mi costrinse a ritornare alla realtà e continuai a fatica a seguire la mia Padrona camminando su quattro zampe come un cane, lottando contro il dolore del mio corpo ferito.

Megan mi portò in bagno e mi resi subito conto che la mia nuova punizione sarebbe stata di gran lunga peggiore di quella precedente. Lei avvolse il guinzaglio intorno al rubinetto del lavandino e si sedette sul gabinetto.

- È per questo motivo che sei scappata l'ultima volta, non è vero ? È tempo di imparare ad ubbidire a qualsiasi ordine ti venga dato, non solo a quelli che fanno bagnare la tua fighetta, piccola puttanella. Devi capire che devi obbedire ad un ordine non perché esso ti dà piacere, ma perché esso dà piacere alla tua Padrona -

- Ma Padrona… per favore. Charlotte mi ha costretto a fare qualcosa di così degradante che… -

- Chiudi quella bocca schiava ! - Megan mi interruppe - Non mi importa niente se per te un ordine è degradante o disgustoso, se ti comando di fare una cosa tu la fai immediatamente e senza discutere. Se dovessi portarti a spasso per il parco al guinzaglio e ti ordinassi di mangiare la merda di un cane che ostacola il mio cammino, tu la dovrai mangiare con gusto chiedendo di avere il bis. Hai capito schiava ? - le mi chiese strizzandomi le guance in modo vigoroso.

- Sì Padrona - io risposi, sperando con tutto il cuore che ordini così assurdi e disgustosi non mi arrivassero mai.

- Adesso, proprio come hai fatto l'altra volta, ti metterò della carta igienica sporca della mia merda in bocca e tu masticherai lentamente -

Inorridita il mio corpo si paralizzò mentre Megan defecava, riempiendo la stanza di un odore orribile. Non avrei mai pensato di rifare qualcosa di così degradante e disumano ed io non potei fare a meno di scoppiare a piangere quando la mia signora si asciugò il sedere con la carta igienica.

- Dai su schiava, apri la bocca ed esci fuori la lingua - lei disse, sorridendo quando io eseguii il suo ordine.

Megan poggiò il lato sporco della carta direttamente sulla mia lingua ed immediatamente io ebbi un conato di vomito quando assaporai quel terribile gusto.

- Non vomitare o ti farò pulire il pavimento con la lingua. Maledizione, fai la brava e mastica per bene - lei mi disse, mettendomi una mano sulle labbra e facendomi chiudere la mia bocca. scoppiando a ridere quando cominciai a masticare.

Quando infine mi diede il permesso di ingoiare, Megan disse :

- Cosa devi dire arrivati a questo punto ? -

Guardai con gli occhi piena di lacrime quella ragazza tanto bella quanto crudele, poi con un filo di voce io dissi :

- Padrona posso avere il bis per favore ? -

Megan mi battè una mano sulla testa e sorridente si pulì nuovamente il culo, mentre io ero già con la bocca aperta.









La vendetta di Megan non era ancora finita ed una nuova terribile sorpresa mi aspettava nella sua camera da letto. Quando Megan mi mostrò una strana cintura di metallo, io non capii subito cosa essa fosse. Tutto divenne più chiaro quando lei mi disse:

- Sono stato fin troppo generosa con te nei mesi scorsi. Ho sempre fatto finta di non vedere, sperando che avresti imparato a rispettare i miei ordini. Ma ti sei approfittata della mia clemenza ed hai continuato a disubbidirmi, giorno dopo giorno. Pensavi davvero che non avessi mai notato che ti masturbarvi di notte e che avessi un orgasmo dopo l'altro senza il mio permesso ? Beh, come ho detto prima, quei giorni sono finiti -

Mi resi conto con orrore che Megan mi stava per portare via l'unica cosa che mi rimaneva, l'unica cosa che era sempre stata sotto il mio controllo persino in quei due mesi difficili. Osservai con orrore la cintura di castità che lei teneva in mano, un altro terribile simbolo della mia schiavitù. La cintura aveva una fascia che si avvolgeva all vita ed una specie di scudo protettivo tra le gambe per coprire i miei genitali ed impedirmi di toccarmi. Lo scudo aveva anche un piccola fessura utile per l’igiene che, come mi spiegò Megan, avrebbe permesso alle mie labbra di respirare e mi avrebbe permesso di urinare.

- Terrò io questa, d’accordo ? - Megan mi disse mostrandomi una piccola chiave e poi con un sorriso diabolico, lei aggiunse - Non avrai più orgasmi per molto, molto tempo. Sarà veramente bello vederti osservare i miei ordini sempre più “bisognosa” e vederti supplicare per aver una piccola soddisfazione. Non oso immaginare quanto sarà difficile per te sentire l'odore e leccare i miei piedi sapendo che non potrai più venire come la sgualdrina che sei -

Le sue dure parole penetrarono nel profondo della mia anima e mi resi conto che non c'era più speranza per me. Anche se ero stata costretta a fare cose orribili, una parte di me provava ancora un grande piacere ad essere umiliata, ad essere la schiava della mia ex migliore amica. Ora che non avrei più potuto soddisfare i mie impulsi, la mia schiavitù sarebbe stata solo una atroce tortura senza fine.










- Considerando che hai già cenato poco fa, immagino che ora tu voglia passare un po 'di tempo da sola per riflettere - disse Megan improvvisamente, dopo più di un'ora che ero stata usata come poggiapiedi mentre lei era distesa sul letto a leggere un libro.

Prima che potessi rispondere, lei si alzò e tirò il mio guinzaglio.

- Seguimi schiava - lei disse



La mia stanza non era cambiata in quei due giorni e quasi piansi quando vidi di nuovo la mia gabbia che sembrava essere ancora più oppressiva e scomoda del solito dopo le due notti trascorse nel divano di Roxanne.

- Come puoi vedere avevo già preparato tutto per te, ho anche fatto alcune aggiunte - disse Megan, indicando i vestiti sporchi che sarebbero stati il ​​mio cuscino e parecchie paia di scarpe che lei aveva messo all’interno della mia prigione per aumentare la mia umiliazione.

- Voglio che le mie scarpe luccichino domani - lei disse sorridendo, prima di aggiungere - lo so che sarà un piacere per te... oh che sbadata, dimenticavo che la mia schiavetta non può più divertirsi la notte - e ridendo sguaiatamente lei chiuse la porta della mia gabbia e se ne andò lasciandomi al buio.
 
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Jhin Satoshi Keeiichi
view post Posted on 14/9/2017, 10:14     +1   -1




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view post Posted on 14/9/2017, 19:06     +1   +1   -1
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Parte 21 : Corsa mattutina


I giorni seguenti furono molto duri, Megan non sembrava avermi ancora perdonato per la mia ribellione ed il calpestamento divenne una cosa sempre più frequente. Fortunatamente la mia Padrona mi calpestò sempre a piedi nudi non concretizzando la sua minaccia di farlo con i tacchi. All’inizio pensavo che dopo un po’ mi sarei abituata e che il dolore sarebbe diventato più sopportabile, non mi ero mai sbagliata così tanto. Ogni sessione era una sofferenza atroce ed ogni volta che la mia ex migliore amica scendeva finalmente dal mio corpo, esso era dolorante e ricoperto di lividi.

Suppongo che avrei dovuto ritenermi fortunata perché Megan fortunatamente non mi fece più mangiare la carta igienica sporca della sua merda. Una volta lei mi disse che non era sano per me a causa dei batteri e che non voleva avere una schiava malata. Non ebbe invece nessuna esitazione a farmi mangiare la carta igienica che aveva usato per pulirsi dopo aver urinato perché, come lei mi spiegò, l'urina era sterile. Anche se avevo più di qualche dubbio su quell’affermazione, io non potei fare altro che obbedire in silenzio ai suoi ordini e lasciarmi usare come una sorta di cestino dell’immondizia.


Le notti erano ormai una vera tortura perché non avevo più nemmeno la possibilità di toccarmi, che in passato era stata l'unica cosa che mi distraesse dalla scomodità della mia gabbia. Così mentre trascorrevo le notti ad annusare e succhiare calzini o a pulire con la mia lingua le innumerevoli paia di scarpe di Megan, non potevo soddisfare i miei impulsi e toccare la mia figa che era sempre più in fiamme. La cintura di castità era stata indubbiamente la cosa peggiore che Megan mi avesse fatto in quei mesi di schiavitù ed io la avrei pregata per ore e ore di liberarmi di quella cosa infernale, ma sapevo bene che sarebbe stato tutto inutile, lei non avrebbe mai accettato .


Proprio come prima della mia fuga, la porta della mia gabbia si apriva automaticamente alle 6:30 del mattino ed io dovevo preparare la colazione della mia signora, prima di svegliarla leccandole i piedi. Quando la mia lingua toccò i piedi di Megan per la prima volta dalla mia fuga non potei fare a meno di pensare che ero stata solo una stupida a ribellarmi, amavo quei piedi divini e avrei fatto qualsiasi cosa per continuare ad adorarli giorno dopo giorno, era giusto che servissi Megan come sua schiava in cambio del privilegio che mi stava dando. Spesso mentre la mia lingua si infilava in mezzo alle sue dita dei piedi, automaticamente la mia mano scivolava tra le gambe incontrando però l'ostacolo insormontabile dello scudo metallico della mia cintura di castità. Quando una volta se ne accorse, Megan scoppiò a ridere diabolicamente e spinse sempre più in profondità il suo piede nella mia bocca, sfiorando la mia gola con le sue dita.


Jane sarebbe rimasta fuori città fino alla fine del mese, così la pulizia della casa era un onere che gravava tutto sulle mie spalle. Era vero che Jane era solita trascorrere la maggior parte delle sue ore di lavoro ad oziare sul divano o a prendere il sole vicino la piscina ma, per qualche strana ragione, impiegavo molto più tempo a svolgere le faccende domestiche senza di lei.


Un pomeriggio mentre Megan era concentrata a leggere un nuovo libro con le sue gambe distese sulla mia schiena, senza togliere gli occhi dalla sua lettura, lei mi disse che avrei dovuto pulire la sua auto, che era qualcosa che non avevo mai fatto prima. E così, mentre ero a quattro zampe sul pavimento con i piedi della mia migliore amica sulla schiena ed un un paio delle sue calze sudate in bocca, io cominciai a riflettere sul come pulire un automobile ed in quel preciso momento realizzai quanto erano cambiati radicalmente i pensieri nella mia testa. Fino a due mesi prima ero io quella che leggeva continuamente, immergendomi in un’altro mondo insieme ai personaggi dei miei libri e condividendo con loro quelle favolose avventure. Ora nella mia mente c'erano solo due pensieri, come servire bene la mia signora e come pulire quella stupida auto.

Una volta, avevo visto dalla finestra Santiago (uno dei miei vecchi servitori) pulire l'auto di mio padre e così cercai di ricordarmi il più possibile di quello che lui aveva fatto, nella speranza di poterlo imitare. Prima pulii l'interno con un’aspirapolvere e quasi mi venne un colpo quando aspirai per sbaglio un nuovo anello di Megan che era stato lasciato sbadatamente sul cruscotto. Dovetti aprire il sacchetto dell’aspirapolvere e cercare all’interno l’anello. Tirai un grosso sospiro di sollievo quando alla fine l'ho trovai, mossa alquanto stupida dato che inalai un sacco di polvere, cominciando tossire e smettendo solo dopo cinque minuti. Dopo aver lavato con cura la parte esterna dell’auto, cominciai a dare la cera e non posso negare che in quel momento mi sentivo proprio come Daniel LaRusso del film Karate Kid

“Dai la cera, togli la cera ” io dissi ad alta voce, scoppiando a ridere per la prima volta da diversi mesi.









Una mattina Megan venne molto presto nella mia stanza per svegliarmi e mentre cercavo di riprendere lucidità sbattei con forza la mia testa contro la porta della mia gabbia facendola ridere intensamente.

- Stai attenta schiava, non vorrei portarti in ospedale per qualche pasticcio che hai combinato mentre eri ancora mezza addormentata - disse Megan, ma lei non era arrabbiata.

Megan mi fece indossare una tuta da ginnastica e mi disse che quel giorno sarei dovuta andare a correre con lei. Non potei fare a meno di notare il rigonfiamento nei miei pantaloncini attillati, causato dalla mia cintura di castità e provai un profondo imbarazzo nell’immaginare la reazione della gente che mi avrebbe visto andare in giro così conciata. Ma tutto ciò non sembrava preoccupare la mia signora che con un fischio mi comandò di seguirla fuori di casa.

Non cominciammo a correre immediatamente, infatti lei mi disse che eravamo dirette nel parco giochi dove ci eravamo conosciute perché li vi era un piccolo boschetto dove si poteva correre e fare diversi esercizi. Camminammo rapidamente per i cinque isolati che ci separavano dal parco ed io dovetti sforzarmi parecchio per stare al passo di Megan che era sempre diversi metri davanti a me. Ovviamente durante il tragitto non potei fare a meno di osservare incantata lo splendido fondo schiena della mia Padrona che si muoveva ritmicamente e grazie a quella vista io ebbi la forza di proseguire.

Essendo totalmente fuori forma, quando arrivammo ​​alla nostra destinazione io ero già a corto di fiato e ripensai con rammarico al corpo atletico che avevo fino a pochi mesi prima, quando ero il capitano delle cheerleader. Mangiando quasi solamente gli avanzi di Megan non avevo certamente messo su peso in quei due mesi, ma la mancanza di esercizio fisico (ed il lavoro domestico non poteva essere definito un vero allenamento) faceva sentire i suoi effetti. La corsa finalmente cominciò ed io non avevo nessuna speranza di farcela.

- Dai schiava, non dirmi che sei già stanca - mi gridò Megan quando si rese conto che ero rimasta molto indietro.

Mi guardai intorno imbarazzata e ringraziai Dio che non ci fosse ancora nessuno in giro. Erano solamente le cinque del mattino, ma avevo paura che ci saremmo presto imbattute in piccoli gruppi di corridori che come noi si erano alzati molto presto per fare esercizio.

- Vediamo se riesci seguirmi in questo modo - disse Megan irritata

Con orrore la vidi tirare fuori il mio guinzaglio da una tasca e quasi mi paralizzai quando lo agganciò al mio collare.


“ Vuole portarmi al guinzaglio qui ? In un posto pubblico dove ci possono vedere tutti ? " Io pensai disperata mentre la mia signora riprendeva a correre e per evitare di essere soffocata dal mio collare, io ripresi la corsa.


I miei polmoni bruciavano e l'addome sul lato destro mi faceva molto male, ma non potevo fermarmi e così continuai a seguire Megan che correva senza fermarsi, ancora fresca come una rosa. Fortunatamente non incontrammo nessuno nel nostro cammino ma io non potevo smettere di guardarmi attorno con ansia. Inoltre non potei fare a meno di notare che la mia nuova umiliazione stava avendo un grande effetto tra le mie gambe e mi ritrovai ancora una volta a maledire la mia cintura di castità.


Quando Megan si fermò, io crollai esausta per terra cercando di riprendere fiato e di placare la forti vertigini e la nausea. Tutto intorno a me sembrava girare ma non era ancora tempo di riposarsi ed un forte strattone al mio guinzaglio mi costrinse a muovermi.

- No, sta giù - mi disse Megan quando stavo per rialzarmi e fui quindi costretta a seguirla a quattro zampe per una dozzina di metri verso una panchina dove lei si sedette asciugandosi il sudore della fronte con il lembo della maglietta.

Mi chiesi cosa le altre persone avrebbero pensato di me se mi avessero visto in quel momento, a quattro zampe ed al guinzaglio di un'altra ragazza. In lontananza, nonostante gli alberi, potevo intravedere il parco giochi dove io e Megan ci eravamo conosciute dieci anni prima. Eravamo diventate amiche immediatamente quella volta e da quel giorno non avevo fatto altro che torturare mia madre di portarmi di nuovo al parco per giocare con la mia nuova amichetta. Avevamo trascorso così tanto tempo in quel parco giochi, tra scivoli ed altalene, che quasi senza rendercene conto noi ci ritrovammo lì non più a giocare come bambini ma a discutere di ragazzi, vestiti e di tutti gli argomenti di cui le ragazze sono solite parlare durante la pubertà.

Quando il mio sguardo cadde per un momento sulle sue scarpe da ginnastica, un ricordo riaffiorò nella mia mente.

Era il giorno del mio quindicesimo compleanno, la sera mio padre aveva organizzato una grande festa in mio onore, ma Megan non sarebbe stata presente. La mia migliore amica aveva rifiutato la mia proposta di darle alcuni vestiti alla moda adatti per l'occasione ed aveva preferito non partecipare ad una fastosa festa piena di persone ricche. Capivo il suo disagio ma cercai lo stesso di fare tutto il possibile per farle cambiare idea e venire. Quando anche il mio ultimo tentativo fallì io le dissi che avremmo potuto trascorrere la giornata insieme nel nostro posto speciale, prima che la festa cominciasse. Quindi, organizzammo un picnic nello stesso boschetto che in quel momento ci stava servendo per allenarci, ed insieme celebrammo il mio compleanno. Il ricordo di quello che successe subito dopo il pranzo mi fece subito impallidire.

Eravamo sedute sul prato. Avevamo appena finito di mangiare e stavamo bevendo un succo di frutta. Improvvisamente, il mio bicchiere cadde dalla mia mano ed il succo cadde nelle sue scarpe.

- Mi dispiace - io le dissi mortificata

- Ora me li pulisci - disse Megan arrabbiata, vedendo il suo unico paio di scarpe tutte sporche.

- Non ci sono più tovaglioli - io piagnucolai, cercando freneticamente di trovare qualcosa per pulire le scarpe che avevo sporcato.

- Non mi importa, è stata colpa tua e tu devi pulirle…con la tua lingua se necessario - lei disse, guardandomi dritto negli occhi

Osservai per un attimo quegli occhi ambrati ed io persi completamente la testa. Avrei potuto usare la mia maglietta per pulirle scarpe, ma in quel momento non riuscivo a pensare in modo lucido e mi affrettai a fare quello la mia migliore amica mi aveva appena suggerito. Cominciai a leccare le sue scarpe da ginnastica guardandola per ottenere la sua approvazione e quando vidi Megan sorridere soddisfatta, io aumentai il ritmo delle mie leccate. Il sapore del succo presto scomparve ma non smisi di leccare le scarpe della mia migliore amica, pulendo con la mia lingua anche quelle parti che non erano state sporcate dal succo e rimuovendo la sporcizia che lì si era accumulata nel tempo. La mia lingua continuò a muoversi senza sosta sulle sue scarpe per più di un'ora e non posso ancora dimenticare lo sguardo soddisfatto con cui Megan mi guardava lavorare, e pensai che era stato allora che lei aveva realmente compreso il mio carattere sottomesso.








- Toglimi le scarpe - disse Megan improvvisamente, costringendomi a tornare al presente.

- Che cosa ? Qui ? - io dissi debolmente.

A Megan non piacque quella risposta, e tirando il mio guinzaglio mi mise rudemente una scarpa in faccia.

- Se non vuoi leccare le suole sporche di queste scarpe vedi di obbedire senza fiatare - lei disse, dandomi un violento calcio in faccia.

Non essendo in grado di fare altro che obbedire alla mia Padrona, io rimossi delicatamente le sue scarpe da ginnastica, avvertendo immediatamente il forte odore di sudore dei suoi piedi. Megan mi costrinse ad annusare le sue scarpe per qualche minuto e poi mi mise i suoi piedi sul viso, strofinando le sue calze su di me come se fossi uno zerbino. I calzini erano madidi di sudore e l'odore era intenso come non l'avevo mai sentito prima. Per la prima volta qualcosa dei suoi piedi mi disgustava ed io tossì diverse volte quando lei mi costrinse a mettere il naso sotto le sue dita dei piedi.

- Non dirmi che l'odore è troppo persino per una pervertita come te - lei disse ridacchiando mentre continuava a strofinarsi i piedi sulla mia faccia.






- Adesso toglimi le calze, schiava - lei ordinò poco dopo, aggiungendo poi - Con i tuoi denti, e attenta a non mordermi -

Sempre più umiliata e terrorizzata di essere vista mentre facevo delle cose così degradanti, io afferrai il bordo del suo calzino con i denti, facendo attenzione a non mordere la mia signora, e tirai con forza, finalmente riuscendo a rimuovere il calzino con estrema fatica dato che esso era molto umido e si appiccicava alla pelle. Rimasi per alcuni secondi con il calzino che mi penzolava dalla bocca e la mia Padrona, divertita, mi grattò dietro le orecchie come se fossi il suo cane. Quando lei prese in mano il suo calzino, io ripetei quella difficile operazione con l'altro piede.

- Riportamelo - lei disse improvvisamente, gettando via il calzino e lasciando la presa sul guinzaglio.

Io rimasi immobile per qualche secondo non potendo credere a quello che mi stava chiedendo di fare.


"Mi sta davvero trattando come se fossi il suo cane in un luogo pubblico ? " io dissi a me stessa sempre più umiliata e, allo stesso tempo, sempre più eccitata.


Avanzai lentamente a quattro zampe ed andai a prendere il suo calzino, riportandolo alla mia proprietaria proprio come un cane. Lei batté una mano sulla mia testa e gettò via la calza ancora una volta. Quell'umiliazione continuò per quasi dieci minuti, poi Megan si annoiò e afferrando di nuovo il mio guinzaglio, mi disse :

- Puliscimi i piedi con la lingua - poi lei cominciò a giocare con il suo telefono mentre la sua schiava si affrettava ad obbedire al suo ordine.

Quando assaporai il velo di sudore che le ricopriva i piedi mi dimenticai ogni cosa, mi dimenticai di essere al un guinzaglio di un'altra ragazza, di star leccando i suoi piedi in un luogo dove chiunque poteva vedermi. Il gusto era così buono che leccai quei piedi come se fossero il gelato più delizioso del mondo, la mia lingua si muoveva incessantemente lungo le sue morbide piante, leccando con avidità le piccole rughe che si formarono su di esse quando Megan piegò verso il basso la punta dei piedi .

Megan ridacchiò quando mi misi i suoi talloni in bocca e cominciai a succhiare via tutto il sudore, facendo anche danzare la mia lingua su di essi. Quando la mia signora allargò le dita dei piedi, il suo ordine tacito mi fu subito chiaro e cominciai a leccare nel mezzo di esse, raccogliendo con la mia lingua tutta la sporcizia che c’era e ingoiando con gioia quel prezioso tesoro. Iniziai a succhiarle le dita dei piedi facendola gemere di piacere e felice che il mio lavoro stesse facendo effetto sulla mia Padrona, io mi dedicai con particolare attenzione ai suoi alluci che succhiai sensualmente tenendo i miei occhi fissi su quelli della mia signora e dal suo sorriso compresi che avevo fatto la cosa giusta. Continuai a succhiarle le dita dei piedi proprio come avevo fatto con il pene di Fred e quando Megan allontanò i suoi piedi dalla bocca essi erano totalmente ricoperti dalla mia saliva che colava abbondantemente per terra. Dopo un cenno della mia signora, io ripresi a leccarle le piante, assaporando la mia stessa saliva.

Con la coda dell’occhio io vidi tre persone, non troppo lontane da noi, che correvano nella nostra direzione. Inorridita mi allontanai immediatamente dai piedi di Megan, ma lei tirò con forza il mio guinzaglio e mi disse freddamente:

- Chi ti ha detto di smettere, schiava ? -

Io guardai la mia ex migliore amica sperando che lei avesse un po’ di pietà per il patetico essere che ero diventata, ma nei suoi occhi io vidi solo freddezza e disprezzo. Umiliata, ricominciai a leccare i piedi della mia signora mentre gli uomini si facevano sempre più vicini. Quando loro realizzarono quello che stavo facendo, essi si fermarono contemporaneamente senza nemmeno scambiarsi una parola e tutti e tre avevano la bocca così spalancata che sarei scoppiata a ridere se fosse successo in un'altra situazione, dove non era io la causa di quello sbalordimento. Mi chiesi come avremmo potuto spiegare quella situazione se loro ci avessero fatto delle domande, ma io non avevo fatto il conto con l’astuzia di Megan che, totalmente rilassata, disse ad alta voce :

- Penso che la mia amica non farà più scommesse con me, haha ​​- e poi scoppiò a ridere.

Gli uomini sembrarono rilassarsi e cominciarono a sorridere a loro volta mentre Megan mi diede un altro ordine con una voce molto più acuta del solito.

- Forza, lecca più veloce -

Umiliata ma incredibilmente eccitata io aumentai il ritmo delle mie leccate mentre gli uomini ripresero la loro corsa ridendo, convinti che quella non fosse altro che una penitenza per una scommessa persa. Ancora una volta la mia mano involontariamente scivolò tra le mie gambe, incontrando al solito il duro metallo della mia cintura di castità.

- I miei piedi sono puliti, schiava ? - mi chiese Megan ad un certo punto

Il sudore era stato completamente rimosso già da qualche minuto, quindi le asciugai i piedi con la mia maglietta e dopo averli nuovamente “assaggiati” per essere completamente sicura, io risposi :

- Sì Padrona, sono puliti -

La reazione di Megan mi lasciò di stucco. Lei si alzò improvvisamente e cominciò a camminare lungo la strada sterrata per alcuni secondi prima di tornare a sedersi sulla panchina. Poi si guardò le piante dei piedi e disse :

- E questi per te sarebbero dei piedi puliti ? A casa avrai una dura punizione per aver mentito alla tua Padrona. Ora rimetti a lavoro quella lingua, schiava -

Guardai per qualche secondo quella ragazza spietata e dovetti faticare per rivedere in lei la mia vecchia migliore amica, poi con le lacrime agli occhi io ricominciai a leccarle i piedi. La mia lingua lavorava ininterrottamente, muovendosi su e giù lungo le sue piante, liberandole dalla polvere della strada che subito mi fece venire la bocca asciutta. Megan, che non sembrava soddisfatta del mio lavoro, lo notò e disse improvvisamente :

- Apri la bocca -

Io obbedii al suo ordine e vidi la mia Padrona avvicinare le sue labbra alle mie, e per un folle momento io pensai che lei volesse baciarmi, poi un grumo di saliva cadde dalla sua bocca direttamente sulla mia lingua. Megan mi sputò in bocca diverse volte e poi senza neanche guardarmi, mi disse :

- Torna al lavoro, schiava -

Completamente estranea al mondo che mi circondava, ormai incurante di essere in un luogo pubblico al guinzaglio di un'altra ragazza che mi aveva appena sputato in bocca, mormorai:

- Sì Padrona - e con la parte destra del mio addome ancora stranamente dolorante, io ripresi a leccare i piedi di quella Dea con i capelli neri.
 
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Mattfeet
view post Posted on 14/9/2017, 20:17     +1   -1




Sempre più interessante
 
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slaveone1
view post Posted on 16/9/2017, 16:18     +1   -1




a pensare che non mancano molti capitoli mi viene il magone :cry: :cry: :cry:
 
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view post Posted on 16/9/2017, 16:27     +1   +1   -1
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Professore/essa SM

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CITAZIONE (slaveone1 @ 16/9/2017, 17:18) 
a pensare che non mancano molti capitoli mi viene il magone :cry: :cry: :cry:

Tranquillo, subito dopo comincerò a postare la mia seconda storia che è molto più lunga (più di 40 capitoli) e per molti anche più bella.


Ps: domani nuovo capitolo
 
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101 replies since 7/5/2017, 17:57   104679 views
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