| Parte 21 : Corsa mattutina
I giorni seguenti furono molto duri, Megan non sembrava avermi ancora perdonato per la mia ribellione ed il calpestamento divenne una cosa sempre più frequente. Fortunatamente la mia Padrona mi calpestò sempre a piedi nudi non concretizzando la sua minaccia di farlo con i tacchi. All’inizio pensavo che dopo un po’ mi sarei abituata e che il dolore sarebbe diventato più sopportabile, non mi ero mai sbagliata così tanto. Ogni sessione era una sofferenza atroce ed ogni volta che la mia ex migliore amica scendeva finalmente dal mio corpo, esso era dolorante e ricoperto di lividi.
Suppongo che avrei dovuto ritenermi fortunata perché Megan fortunatamente non mi fece più mangiare la carta igienica sporca della sua merda. Una volta lei mi disse che non era sano per me a causa dei batteri e che non voleva avere una schiava malata. Non ebbe invece nessuna esitazione a farmi mangiare la carta igienica che aveva usato per pulirsi dopo aver urinato perché, come lei mi spiegò, l'urina era sterile. Anche se avevo più di qualche dubbio su quell’affermazione, io non potei fare altro che obbedire in silenzio ai suoi ordini e lasciarmi usare come una sorta di cestino dell’immondizia.
Le notti erano ormai una vera tortura perché non avevo più nemmeno la possibilità di toccarmi, che in passato era stata l'unica cosa che mi distraesse dalla scomodità della mia gabbia. Così mentre trascorrevo le notti ad annusare e succhiare calzini o a pulire con la mia lingua le innumerevoli paia di scarpe di Megan, non potevo soddisfare i miei impulsi e toccare la mia figa che era sempre più in fiamme. La cintura di castità era stata indubbiamente la cosa peggiore che Megan mi avesse fatto in quei mesi di schiavitù ed io la avrei pregata per ore e ore di liberarmi di quella cosa infernale, ma sapevo bene che sarebbe stato tutto inutile, lei non avrebbe mai accettato .
Proprio come prima della mia fuga, la porta della mia gabbia si apriva automaticamente alle 6:30 del mattino ed io dovevo preparare la colazione della mia signora, prima di svegliarla leccandole i piedi. Quando la mia lingua toccò i piedi di Megan per la prima volta dalla mia fuga non potei fare a meno di pensare che ero stata solo una stupida a ribellarmi, amavo quei piedi divini e avrei fatto qualsiasi cosa per continuare ad adorarli giorno dopo giorno, era giusto che servissi Megan come sua schiava in cambio del privilegio che mi stava dando. Spesso mentre la mia lingua si infilava in mezzo alle sue dita dei piedi, automaticamente la mia mano scivolava tra le gambe incontrando però l'ostacolo insormontabile dello scudo metallico della mia cintura di castità. Quando una volta se ne accorse, Megan scoppiò a ridere diabolicamente e spinse sempre più in profondità il suo piede nella mia bocca, sfiorando la mia gola con le sue dita.
Jane sarebbe rimasta fuori città fino alla fine del mese, così la pulizia della casa era un onere che gravava tutto sulle mie spalle. Era vero che Jane era solita trascorrere la maggior parte delle sue ore di lavoro ad oziare sul divano o a prendere il sole vicino la piscina ma, per qualche strana ragione, impiegavo molto più tempo a svolgere le faccende domestiche senza di lei.
Un pomeriggio mentre Megan era concentrata a leggere un nuovo libro con le sue gambe distese sulla mia schiena, senza togliere gli occhi dalla sua lettura, lei mi disse che avrei dovuto pulire la sua auto, che era qualcosa che non avevo mai fatto prima. E così, mentre ero a quattro zampe sul pavimento con i piedi della mia migliore amica sulla schiena ed un un paio delle sue calze sudate in bocca, io cominciai a riflettere sul come pulire un automobile ed in quel preciso momento realizzai quanto erano cambiati radicalmente i pensieri nella mia testa. Fino a due mesi prima ero io quella che leggeva continuamente, immergendomi in un’altro mondo insieme ai personaggi dei miei libri e condividendo con loro quelle favolose avventure. Ora nella mia mente c'erano solo due pensieri, come servire bene la mia signora e come pulire quella stupida auto.
Una volta, avevo visto dalla finestra Santiago (uno dei miei vecchi servitori) pulire l'auto di mio padre e così cercai di ricordarmi il più possibile di quello che lui aveva fatto, nella speranza di poterlo imitare. Prima pulii l'interno con un’aspirapolvere e quasi mi venne un colpo quando aspirai per sbaglio un nuovo anello di Megan che era stato lasciato sbadatamente sul cruscotto. Dovetti aprire il sacchetto dell’aspirapolvere e cercare all’interno l’anello. Tirai un grosso sospiro di sollievo quando alla fine l'ho trovai, mossa alquanto stupida dato che inalai un sacco di polvere, cominciando tossire e smettendo solo dopo cinque minuti. Dopo aver lavato con cura la parte esterna dell’auto, cominciai a dare la cera e non posso negare che in quel momento mi sentivo proprio come Daniel LaRusso del film Karate Kid
“Dai la cera, togli la cera ” io dissi ad alta voce, scoppiando a ridere per la prima volta da diversi mesi.
Una mattina Megan venne molto presto nella mia stanza per svegliarmi e mentre cercavo di riprendere lucidità sbattei con forza la mia testa contro la porta della mia gabbia facendola ridere intensamente.
- Stai attenta schiava, non vorrei portarti in ospedale per qualche pasticcio che hai combinato mentre eri ancora mezza addormentata - disse Megan, ma lei non era arrabbiata.
Megan mi fece indossare una tuta da ginnastica e mi disse che quel giorno sarei dovuta andare a correre con lei. Non potei fare a meno di notare il rigonfiamento nei miei pantaloncini attillati, causato dalla mia cintura di castità e provai un profondo imbarazzo nell’immaginare la reazione della gente che mi avrebbe visto andare in giro così conciata. Ma tutto ciò non sembrava preoccupare la mia signora che con un fischio mi comandò di seguirla fuori di casa.
Non cominciammo a correre immediatamente, infatti lei mi disse che eravamo dirette nel parco giochi dove ci eravamo conosciute perché li vi era un piccolo boschetto dove si poteva correre e fare diversi esercizi. Camminammo rapidamente per i cinque isolati che ci separavano dal parco ed io dovetti sforzarmi parecchio per stare al passo di Megan che era sempre diversi metri davanti a me. Ovviamente durante il tragitto non potei fare a meno di osservare incantata lo splendido fondo schiena della mia Padrona che si muoveva ritmicamente e grazie a quella vista io ebbi la forza di proseguire.
Essendo totalmente fuori forma, quando arrivammo alla nostra destinazione io ero già a corto di fiato e ripensai con rammarico al corpo atletico che avevo fino a pochi mesi prima, quando ero il capitano delle cheerleader. Mangiando quasi solamente gli avanzi di Megan non avevo certamente messo su peso in quei due mesi, ma la mancanza di esercizio fisico (ed il lavoro domestico non poteva essere definito un vero allenamento) faceva sentire i suoi effetti. La corsa finalmente cominciò ed io non avevo nessuna speranza di farcela.
- Dai schiava, non dirmi che sei già stanca - mi gridò Megan quando si rese conto che ero rimasta molto indietro.
Mi guardai intorno imbarazzata e ringraziai Dio che non ci fosse ancora nessuno in giro. Erano solamente le cinque del mattino, ma avevo paura che ci saremmo presto imbattute in piccoli gruppi di corridori che come noi si erano alzati molto presto per fare esercizio.
- Vediamo se riesci seguirmi in questo modo - disse Megan irritata
Con orrore la vidi tirare fuori il mio guinzaglio da una tasca e quasi mi paralizzai quando lo agganciò al mio collare.
“ Vuole portarmi al guinzaglio qui ? In un posto pubblico dove ci possono vedere tutti ? " Io pensai disperata mentre la mia signora riprendeva a correre e per evitare di essere soffocata dal mio collare, io ripresi la corsa.
I miei polmoni bruciavano e l'addome sul lato destro mi faceva molto male, ma non potevo fermarmi e così continuai a seguire Megan che correva senza fermarsi, ancora fresca come una rosa. Fortunatamente non incontrammo nessuno nel nostro cammino ma io non potevo smettere di guardarmi attorno con ansia. Inoltre non potei fare a meno di notare che la mia nuova umiliazione stava avendo un grande effetto tra le mie gambe e mi ritrovai ancora una volta a maledire la mia cintura di castità.
Quando Megan si fermò, io crollai esausta per terra cercando di riprendere fiato e di placare la forti vertigini e la nausea. Tutto intorno a me sembrava girare ma non era ancora tempo di riposarsi ed un forte strattone al mio guinzaglio mi costrinse a muovermi.
- No, sta giù - mi disse Megan quando stavo per rialzarmi e fui quindi costretta a seguirla a quattro zampe per una dozzina di metri verso una panchina dove lei si sedette asciugandosi il sudore della fronte con il lembo della maglietta.
Mi chiesi cosa le altre persone avrebbero pensato di me se mi avessero visto in quel momento, a quattro zampe ed al guinzaglio di un'altra ragazza. In lontananza, nonostante gli alberi, potevo intravedere il parco giochi dove io e Megan ci eravamo conosciute dieci anni prima. Eravamo diventate amiche immediatamente quella volta e da quel giorno non avevo fatto altro che torturare mia madre di portarmi di nuovo al parco per giocare con la mia nuova amichetta. Avevamo trascorso così tanto tempo in quel parco giochi, tra scivoli ed altalene, che quasi senza rendercene conto noi ci ritrovammo lì non più a giocare come bambini ma a discutere di ragazzi, vestiti e di tutti gli argomenti di cui le ragazze sono solite parlare durante la pubertà.
Quando il mio sguardo cadde per un momento sulle sue scarpe da ginnastica, un ricordo riaffiorò nella mia mente.
Era il giorno del mio quindicesimo compleanno, la sera mio padre aveva organizzato una grande festa in mio onore, ma Megan non sarebbe stata presente. La mia migliore amica aveva rifiutato la mia proposta di darle alcuni vestiti alla moda adatti per l'occasione ed aveva preferito non partecipare ad una fastosa festa piena di persone ricche. Capivo il suo disagio ma cercai lo stesso di fare tutto il possibile per farle cambiare idea e venire. Quando anche il mio ultimo tentativo fallì io le dissi che avremmo potuto trascorrere la giornata insieme nel nostro posto speciale, prima che la festa cominciasse. Quindi, organizzammo un picnic nello stesso boschetto che in quel momento ci stava servendo per allenarci, ed insieme celebrammo il mio compleanno. Il ricordo di quello che successe subito dopo il pranzo mi fece subito impallidire.
Eravamo sedute sul prato. Avevamo appena finito di mangiare e stavamo bevendo un succo di frutta. Improvvisamente, il mio bicchiere cadde dalla mia mano ed il succo cadde nelle sue scarpe.
- Mi dispiace - io le dissi mortificata
- Ora me li pulisci - disse Megan arrabbiata, vedendo il suo unico paio di scarpe tutte sporche.
- Non ci sono più tovaglioli - io piagnucolai, cercando freneticamente di trovare qualcosa per pulire le scarpe che avevo sporcato.
- Non mi importa, è stata colpa tua e tu devi pulirle…con la tua lingua se necessario - lei disse, guardandomi dritto negli occhi
Osservai per un attimo quegli occhi ambrati ed io persi completamente la testa. Avrei potuto usare la mia maglietta per pulirle scarpe, ma in quel momento non riuscivo a pensare in modo lucido e mi affrettai a fare quello la mia migliore amica mi aveva appena suggerito. Cominciai a leccare le sue scarpe da ginnastica guardandola per ottenere la sua approvazione e quando vidi Megan sorridere soddisfatta, io aumentai il ritmo delle mie leccate. Il sapore del succo presto scomparve ma non smisi di leccare le scarpe della mia migliore amica, pulendo con la mia lingua anche quelle parti che non erano state sporcate dal succo e rimuovendo la sporcizia che lì si era accumulata nel tempo. La mia lingua continuò a muoversi senza sosta sulle sue scarpe per più di un'ora e non posso ancora dimenticare lo sguardo soddisfatto con cui Megan mi guardava lavorare, e pensai che era stato allora che lei aveva realmente compreso il mio carattere sottomesso.
- Toglimi le scarpe - disse Megan improvvisamente, costringendomi a tornare al presente.
- Che cosa ? Qui ? - io dissi debolmente.
A Megan non piacque quella risposta, e tirando il mio guinzaglio mi mise rudemente una scarpa in faccia.
- Se non vuoi leccare le suole sporche di queste scarpe vedi di obbedire senza fiatare - lei disse, dandomi un violento calcio in faccia.
Non essendo in grado di fare altro che obbedire alla mia Padrona, io rimossi delicatamente le sue scarpe da ginnastica, avvertendo immediatamente il forte odore di sudore dei suoi piedi. Megan mi costrinse ad annusare le sue scarpe per qualche minuto e poi mi mise i suoi piedi sul viso, strofinando le sue calze su di me come se fossi uno zerbino. I calzini erano madidi di sudore e l'odore era intenso come non l'avevo mai sentito prima. Per la prima volta qualcosa dei suoi piedi mi disgustava ed io tossì diverse volte quando lei mi costrinse a mettere il naso sotto le sue dita dei piedi.
- Non dirmi che l'odore è troppo persino per una pervertita come te - lei disse ridacchiando mentre continuava a strofinarsi i piedi sulla mia faccia.
- Adesso toglimi le calze, schiava - lei ordinò poco dopo, aggiungendo poi - Con i tuoi denti, e attenta a non mordermi -
Sempre più umiliata e terrorizzata di essere vista mentre facevo delle cose così degradanti, io afferrai il bordo del suo calzino con i denti, facendo attenzione a non mordere la mia signora, e tirai con forza, finalmente riuscendo a rimuovere il calzino con estrema fatica dato che esso era molto umido e si appiccicava alla pelle. Rimasi per alcuni secondi con il calzino che mi penzolava dalla bocca e la mia Padrona, divertita, mi grattò dietro le orecchie come se fossi il suo cane. Quando lei prese in mano il suo calzino, io ripetei quella difficile operazione con l'altro piede.
- Riportamelo - lei disse improvvisamente, gettando via il calzino e lasciando la presa sul guinzaglio.
Io rimasi immobile per qualche secondo non potendo credere a quello che mi stava chiedendo di fare.
"Mi sta davvero trattando come se fossi il suo cane in un luogo pubblico ? " io dissi a me stessa sempre più umiliata e, allo stesso tempo, sempre più eccitata.
Avanzai lentamente a quattro zampe ed andai a prendere il suo calzino, riportandolo alla mia proprietaria proprio come un cane. Lei batté una mano sulla mia testa e gettò via la calza ancora una volta. Quell'umiliazione continuò per quasi dieci minuti, poi Megan si annoiò e afferrando di nuovo il mio guinzaglio, mi disse :
- Puliscimi i piedi con la lingua - poi lei cominciò a giocare con il suo telefono mentre la sua schiava si affrettava ad obbedire al suo ordine.
Quando assaporai il velo di sudore che le ricopriva i piedi mi dimenticai ogni cosa, mi dimenticai di essere al un guinzaglio di un'altra ragazza, di star leccando i suoi piedi in un luogo dove chiunque poteva vedermi. Il gusto era così buono che leccai quei piedi come se fossero il gelato più delizioso del mondo, la mia lingua si muoveva incessantemente lungo le sue morbide piante, leccando con avidità le piccole rughe che si formarono su di esse quando Megan piegò verso il basso la punta dei piedi .
Megan ridacchiò quando mi misi i suoi talloni in bocca e cominciai a succhiare via tutto il sudore, facendo anche danzare la mia lingua su di essi. Quando la mia signora allargò le dita dei piedi, il suo ordine tacito mi fu subito chiaro e cominciai a leccare nel mezzo di esse, raccogliendo con la mia lingua tutta la sporcizia che c’era e ingoiando con gioia quel prezioso tesoro. Iniziai a succhiarle le dita dei piedi facendola gemere di piacere e felice che il mio lavoro stesse facendo effetto sulla mia Padrona, io mi dedicai con particolare attenzione ai suoi alluci che succhiai sensualmente tenendo i miei occhi fissi su quelli della mia signora e dal suo sorriso compresi che avevo fatto la cosa giusta. Continuai a succhiarle le dita dei piedi proprio come avevo fatto con il pene di Fred e quando Megan allontanò i suoi piedi dalla bocca essi erano totalmente ricoperti dalla mia saliva che colava abbondantemente per terra. Dopo un cenno della mia signora, io ripresi a leccarle le piante, assaporando la mia stessa saliva.
Con la coda dell’occhio io vidi tre persone, non troppo lontane da noi, che correvano nella nostra direzione. Inorridita mi allontanai immediatamente dai piedi di Megan, ma lei tirò con forza il mio guinzaglio e mi disse freddamente:
- Chi ti ha detto di smettere, schiava ? -
Io guardai la mia ex migliore amica sperando che lei avesse un po’ di pietà per il patetico essere che ero diventata, ma nei suoi occhi io vidi solo freddezza e disprezzo. Umiliata, ricominciai a leccare i piedi della mia signora mentre gli uomini si facevano sempre più vicini. Quando loro realizzarono quello che stavo facendo, essi si fermarono contemporaneamente senza nemmeno scambiarsi una parola e tutti e tre avevano la bocca così spalancata che sarei scoppiata a ridere se fosse successo in un'altra situazione, dove non era io la causa di quello sbalordimento. Mi chiesi come avremmo potuto spiegare quella situazione se loro ci avessero fatto delle domande, ma io non avevo fatto il conto con l’astuzia di Megan che, totalmente rilassata, disse ad alta voce :
- Penso che la mia amica non farà più scommesse con me, haha - e poi scoppiò a ridere.
Gli uomini sembrarono rilassarsi e cominciarono a sorridere a loro volta mentre Megan mi diede un altro ordine con una voce molto più acuta del solito.
- Forza, lecca più veloce -
Umiliata ma incredibilmente eccitata io aumentai il ritmo delle mie leccate mentre gli uomini ripresero la loro corsa ridendo, convinti che quella non fosse altro che una penitenza per una scommessa persa. Ancora una volta la mia mano involontariamente scivolò tra le mie gambe, incontrando al solito il duro metallo della mia cintura di castità.
- I miei piedi sono puliti, schiava ? - mi chiese Megan ad un certo punto
Il sudore era stato completamente rimosso già da qualche minuto, quindi le asciugai i piedi con la mia maglietta e dopo averli nuovamente “assaggiati” per essere completamente sicura, io risposi :
- Sì Padrona, sono puliti -
La reazione di Megan mi lasciò di stucco. Lei si alzò improvvisamente e cominciò a camminare lungo la strada sterrata per alcuni secondi prima di tornare a sedersi sulla panchina. Poi si guardò le piante dei piedi e disse :
- E questi per te sarebbero dei piedi puliti ? A casa avrai una dura punizione per aver mentito alla tua Padrona. Ora rimetti a lavoro quella lingua, schiava -
Guardai per qualche secondo quella ragazza spietata e dovetti faticare per rivedere in lei la mia vecchia migliore amica, poi con le lacrime agli occhi io ricominciai a leccarle i piedi. La mia lingua lavorava ininterrottamente, muovendosi su e giù lungo le sue piante, liberandole dalla polvere della strada che subito mi fece venire la bocca asciutta. Megan, che non sembrava soddisfatta del mio lavoro, lo notò e disse improvvisamente :
- Apri la bocca -
Io obbedii al suo ordine e vidi la mia Padrona avvicinare le sue labbra alle mie, e per un folle momento io pensai che lei volesse baciarmi, poi un grumo di saliva cadde dalla sua bocca direttamente sulla mia lingua. Megan mi sputò in bocca diverse volte e poi senza neanche guardarmi, mi disse :
- Torna al lavoro, schiava -
Completamente estranea al mondo che mi circondava, ormai incurante di essere in un luogo pubblico al guinzaglio di un'altra ragazza che mi aveva appena sputato in bocca, mormorai:
- Sì Padrona - e con la parte destra del mio addome ancora stranamente dolorante, io ripresi a leccare i piedi di quella Dea con i capelli neri.
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