| Ottavo episodio
La giornata e’ corsa via quasi di colpo, oggi. Sono tornato a casa che Sabrina dormiva profondamente, per fortuna, e dopo poche ore ero gia’ sveglio per venire ad aprire il negozio. Ci sono state le telefonate con Andrea che ha preteso gli spiegassi tutto per filo e per segno e per farlo sono dovuto tornare indietro di vent’anni, spiegando al mio amico che un comune mortale come il sottoscritto si era rifiutato, per paura di diventare uno schiavo o qualcosa del genere, di diventare il ragazzo della bellissima Maria Giulia, senza sapere che forse lei sarebbe potuta essere una normale ragazza in quanto, parole sue, mi amava. Tralasciando ovviamente il fatto che a sottomettermi ci ha pensato vent’anni dopo, sia pure in un eccitante gioco erotico. E adesso? Sarebbe ancora disposta a diventare una donna normale? Oh beh, normale o dominante, mi piace troppo per poterci rinunciare nuovamente. Anzi, sarebbe mentire a me stesso non sottolineare come la serata di ieri mi sia immensamente piaciuta. No, non e’ la parola giusta. L’ho adorata. Ho adorato ogni secondo trascorso in quella suite insieme a lei. Ho amato i momenti dedicati al sesso, ovviamente ma ho trovato piacevoli….. No, non e’ la parola giusta. Ho trovato estremamente sensuali anche i momenti in cui lei mi ha dominato e questo mi fa riflettere anche se e’ difficile per me dare una risposta sul perche’ io abbia provato un piacere molto particolare con lei. Che mi piaccia essere dominato, sentirmi uno schiavo? Cerco di riflettere. No, non mi piacerebbe. A meno che non si tratti proprio di Maria Giulia. Oh cavolo, con lei e’ tutto naturale. Lei mi fa sentire una nullita’ e subito dopo mi fa sentire importantissimo e questa strana altalena di situazioni mi intriga e mi eccita come mai avrei potuto immaginare prima. Ma, come dicevo, oggi il tempo e’ praticamente volato in quanto ho dovuto naturalmente pensare anche al lavoro, a questo negozio che continua a darmi un sacco di preoccupazioni malgrado oggi sia stata una giornata abbastanza proficua. Ma le scadenze sono ormai quasi giornaliere e non ce la faccio piu’. Sto quasi per scoppiare e forse l’avrei fatto se non fossi cosi’ testardo. E adesso, dopo aver respirato l’aria pura di Maria Giulia mi sento piu’ forte e riesco a non pensare a Sabrina e vedere con un occhio piu’ ottimista i problemi di questo negozio. Ho pero’ bisogno di nuovo di lei ma non so come rintracciarla. Mi sono rinchiuso nel mio ufficio per cercare di riuscire a trovare sul web qualcosa che possa mettermi in comunicazione con lei, con scarsi risultati, finora. Col suo nome e cognome non sembra avere un profilo social ma anche se trovassi il modo di contattarla, cosa cambierebbe? Mi ha detto che sarebbe stata lei a contattarmi e non credo sia una buona idea disobbedirle. Che strano! Dopo una sola serata trascorsa in suo compagnia, ha instillato dentro di me il timore. Non e’ solamente paura di prenderle, cosa che comunque e’ sempre da prendere in considerazione con lei, ma di qualcosa di piu’ profondo, che non riesco a spiegarmi ma che esiste. Ecco, se posso fare un paragone, mi sembra di poter accostare quel timore a quando si e’ molto piccoli e si sta facendo una marachella di nascosto dei propri genitori. Forse il timore e’ paragonabile a quella situazione ma non c’e’ quella voglia di fare qualcosa di nascosto bensi’ l’esatto contrario ovvero il desiderio di non volerla deludere e di dimostrarmi degno di lei. Sono immerso in questi pensieri quando sento un lieve bussare sulla porta del mio ufficio. E’ una delle mie due commesse. Di solito, non sono segnali positivi visto che e’ sempre qualche creditore venuto a sollecitare un pagamento ma stavolta il tono di voce di Paola, la commessa e’ diverso “ Signor Fabrizio, puo’ venire per favore?” “ Cosa c’e’ Paola?” “ C’e’ una cliente che vuole…….Ehm vuole farsi servire da lei” Per un attimo sono interdetto. Malgrado proprio in quel momento stessi pensando a Maria Giulia non credevo potesse essere lei ed invece, appena metto piede all’interno del mio negozio, la vedo ed il mio cuore sembra fermarsi come quello di un adolescente che vede la ragazza per la quale ha una cotta. Eccola la’ davanti ad una delle vetrine, vestita come si immagina debba vestire una donna dominante che decide di farsi una passeggiata, ovvero in minigonna in pelle, decolte’ tacco 12 e camicetta bianca a maniche lunghe maliziosamente sbottonata. Mi avvicino a lei. Non so come chiamarla ma so che potrei essere in un mare di guai visto che le due commesse conoscono Sabrina. Poi alzo le spalle. Sia quel che sia. Tanto con Sabrina dovro’ assolutamente mettere la parola fine al nostro matrimonio e la frequentazione con Maria Giulia puo’ solamente affrettare quella decisione che sara’ indispensabile prendere. Sono ormai di fronte a lei. Ha sciolto i capelli che ieri teneva legati ed ha un trucco piu’ leggero rispetto a ieri sera, anche se non ha rinunciato ad uno splendido rossetto rosso che mi sta facendo venire una voglia pazzesca di baciarla. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia e la differenza di look, tra quello apposito per una serata di ieri e questo piu’ adatto ad un pomeriggio, non le ha fatto perdere nulla della sua statuaria bellezza. Mi sorride “ Ciao Fabrizio. Come va?” Come risponderle? Da schiavo oppure normalmente? Ripenso al fatto che mi ha detto che per la totalita’ della settimana io dovro’ appartenerle e propendo per proseguire a rapportarmi in modo sottomesso con lei “ Buona sera padrona. Io bene e lei?” Sorride “ Bravo Fabrizio. Pensavo che ti saresti preso qualche liberta’ nei miei confronti ed invece noto con piacere che sei ancora dentro al tuo ruolo” “ Come ha fatto a trovarmi?” le chiedo facendola scoppiare a ridere “ Oh andiamo. Nell’era in cui viviamo si rintraccia chiunque. Avevo rintracciato la tua abitazione per farti consegnare il biglietto d’invito alla festa ed e’ stato semplicissimo trovare il tuo negozio. Piuttosto, vorrei comperarmi un paio di scarpe ma ho trovato poco. Hai qualcosa di piu’……. adatto alla mia personalita’” “ Temo di no, padrona. La mia clientela non ha la sua classe e…… la sua disponibilita’ economica” le rispondo riferendomi soprattutto alle scarpe che indossava ieri “ Beh, ho visto comunque un paio di sandali che potrebbero interessarmi. Vieni, te li faccio vedere” In effetti sono dei sandali gioiello molto belli, uno degli articoli piu’ venduti del mio negozio “ Certo, venga si accomodi. Che misura?” le domando “ Oh Fabrizio, mi deludi. Stanotte me li hai baciati per un bel po’ ed un uomo della tua professionalita’ dovrebbe capirlo” Sospiro nervosamente. Temo che da un momento all’altro possa far capire qualcosa alle commesse. Non dico del fatto che stanotte abbiamo fatto sesso ma che mi sto comportando in modo sottomesso nei suoi confronti. Quello almeno vorrei evitarlo e per fortuna che i nostri dialoghi sono stati quasi bisbigliati, almeno fino a questo momento “ Credo che lei porti un 41” dico infine “ Bravo. Non un piedino da fata ma e’ la conseguenza della mia notevole altezza” Ordino a Paola di andare a prendere la giusta misura dei sandali e contemporaneamente la ammiro mentre si e’ messa tranquillamente seduta accavallando le sue lunghe e sensuali gambe. E’ difficile pensare ad altro, vedendola. E non posso fare a meno di andare col pensiero a poche ore fa’ quando la vedevo sopra di me dirigere con maestria l’atto amatorio, facendomi arrivare quasi al momento dell’eiaculazione con i suoi movimenti e poi bloccarsi, obbligandomi a non venire fino a che anche lei non fosse giunta all’orgasmo. Al diavolo le preoccupazioni del lavoro e di mia moglie. Voglio soltanto ripetere al piu’ presto quella notte meravigliosa che ho appena vissuto e se per riviverla dovro’ sottomettermi a questa splendida donna, non ne faro’ certo un dramma. In fondo, sottomettersi ad una come Maria Giulia, una donna con le sue capacita’, riesce quasi naturale. Intanto Paola e’ tornata con la scatola dei sandali. Sto per dirle di misurarle alla signora quando lei mi precede “ Lascia pure i sandali al tuo principale, cara. Ci pensera’ lui a misurarmele” Ovviamente, la ragazza mi lascia la scatola ed io mi inginocchio ai piedi di Maria Giulia, le tolgo la scarpa destra e prendo il sandalo destro dalla scatola “ Mi dia il piede, signora” le dico cercando di essere professionale. Lei lo allunga e me lo mette praticamente in faccia “ Bacialo” Un colpo al cuore forse mi avrebbe fatto meno male “ Per favore, padrona” le sussurro sempre nella speranza che nessuno ascolti “ci sono le mie commesse” “ Ti ho dato un ordine e non mi importa chi c’e’. Potrebbe esserci pure il Presidente della Repubblica. Ora tu bacerai i miei piedi ed ogni secondo che farai trascorrere lo pagherai in modo salatissimo stasera, quando ci vedremo” Dunque, stasera ci rivedremo e forse potremo rinnovare la nottata appena trascorsa. Mi guardo intorno. Non ci sono clienti e le due commesse sono intente a sistemare alcune cose. Al diavolo tutto. Le bacio il piede con trasporto, proprio come lei desidera, per pochissimi secondi. Ancora una volta, lei vuole vedere fin dove arriva la mia sottomissione nei suoi confronti, vuole misurare il suo potere e, appurati questi dubbi con soddisfazione, subito dopo lo toglie. Posso infilarle il sandalo. Si alza, si guarda allo specchio e poi mi ordina di infilarle anche l’altro. Obbedisco e si rimira di nuovo. Inutile dire che le stanno divinamente, anche se forse non e’ la calzatura adatta per cio’ che indossa oggi pomeriggio “ Cosa ne pensa, signora?” “ Mmmmm. Diciamo che possono andare. Le prendo” “ Se permette, vorrei omaggiarla di questi sandali” Lei si avvicina pericolosamente a me. Dio quanto mi piace il profumo della sua pelle “ No Fabrizio. Non sono una che si compera con un regalo. Le acquisto con i miei soldi” “ Ma io……” “ Tu stai zitto, non mi interrompi ogni volta che dico una cosa e devi ricordarti che per almeno un’altra settimana devi solo obbedire ad ogni mio ordine. E’ chiaro?” E’ chiarissimo. Chino la testa e non obietto ulteriormente mentre sento uno strano desiderio che mi monta nelle parti intime. Strano? Forse no. Sono un uomo e lei una bellissima donna. Eppure sento che quel desiderio che io provo nei suoi confronti e’ tutt’altro che normale. Quando va via, dopo avermi dato l’indirizzo del suo appartamento e avermi ordinato di recarmi nella sua abitazione appena chiuso il negozio, guardo l’orologio nervosamente. Ancora poco e saro’ a casa sua, pronto ad inginocchiarmi di nuovo al suo cospetto. E stavolta sara’ come ieri, io e lei da soli e senza la fastidiosa presenza delle due mie commesse. E non vedo l’ora che cio’ avvenga.
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