Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

IL PASSATO DI HANNAH

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/3/2016, 21:14     +1   +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Si vede che leggi lentamente. Io divoro e finiscono subito...troppo belli i vostri racconti!

PS: sono certo che hai capito che il mio post era solo una battuta!
Come il tuo un becero tentativo (riuscito, purtroppo!) di guadagnare un'altra lode.
 
Top
view post Posted on 8/3/2016, 15:07     +1   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Scoperto con le mani nella cioccolata. Si, era un tentativo di scroccare un'altra lode e mi è riuscito.

:lol: :lol:

P.S. Tranquillo, l'avevo capito che scherzavi. Ormai li conosco i tuoi post seri di critica costruttiva. E non mi dispiacciono affatto perchè mi danno modo di migliorare e di capire le esigenze di chi mi legge
 
Top
view post Posted on 9/3/2016, 15:04     +1   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Terzo episodio

Baton Rouge Louisiana. Mercoledi’ 25 giugno. Ore 12.15

La strada era completamente piatta e costeggiava il Mississippi. Malgrado il panorama fosse splendido, Hannah era concentrata sulla guida della sua bicicletta e su centinaia di altri pensieri che non le permettevano di notare quel paesaggio che comunque conosceva alla perfezione avendolo percorso innumerevoli volte durante i suoi anni scolastici alla high school. Ci metteva circa cinquanta minuti per percorrere la distanza che separava la sua abitazione dalla periferia di Baton Rouge e circa altri dieci minuti per arrivare poi in centro dove si trovava la sua scuola. Il tutto con un’andatura normale, senza spingere troppo sui pedali. Ma quel giorno invece, spingeva a fondo, quasi da ciclista professionista, senza curarsi troppo della sua sicurezza, cosa piuttosto insolita per lei. Era nervosa. Quel contatto con Trevor l’aveva in parte destabilizzata. Oh, non per Trevor, poverino. Per tante altre cose. Alcune ben chiare dentro di lei ed altre piuttosto confuse che stentavano a prendere forma ma che le stavano creando un certo malessere che sfogava con quell’andatura non certo abituale. Aveva detto a Trevor che lei non era fatta per stare con i suoi coetanei ed era in parte vero. Ma era vero che lei non voleva una vita diversa da quella che aveva avuto sino ad ora? Era vero che lei non voleva essere guardata? Ammirata? Quanto tempo ancora avrebbe dovuto vivere come una reclusa, a parte le ore scolastiche? Domande che le frullarono in testa per tutto il percorso e che se ne andarono dalla sua mente solo quando fu in vista della sua abitazione. Guardo’ l’ora e si rese conto di averci messo appena quaranta minuti invece della solita ora scarsa. Scese dalla bicicletta e attraverso’ a piedi il piccolo ponte di legno che la immetteva nella zona antistante la sua dimora dopodiche’, arrivata a ridosso dell’abitazione, poggio’ il veicolo addosso alla casa. Non era stanca. La sua forma fisica era eccellente e respiro’ a pieni polmoni quell’aria che sapeva di pesce e di antico e poi guardo’ il Mississippi che scorreva lento e pigro quasi a ridosso della sua abitazione. Tre anni prima quella casa si era salvata quasi per miracolo dalla furia del Mississippi e di Katrina. Oh certo, danni ce ne erano stati ma aveva resistito. Anche perche’ Baton Rouge non era stata colpita come New Orleans ed i danni erano stati notevoli ma non come quelli della citta’ piu’ importante della Louisiana. Per fortuna, la distanza tra le rive del fiume e la casa, circa duecento metri, si era rivelata di importanza basilare ma la maggior parte dei ponti, delle barche e delle chiatte erano state portate via dalla furia dell’uragano. Quelle immagini erano ancora scolpite nella memoria di Hannah e di quella di qualsiasi abitante della zona e ci sarebbero voluti diversi altri anni prima che si potessero dissolvere. Osservo’ poi la casa miracolata. Non era certo un’abitazione usuale ma di sicuro era l’ideale per chi, come Simon, non voleva scocciature durante i suoi giorni di riposo dal lavoro. Ed in fondo, se l’esterno non era proprio il massimo, l’interno era dotato dei piu’ moderni congegni che la modernita’ offre e di molto altro. E proprio Simon l’accolse come al solito a braccia aperte baciandola sulla fronte
“ Bentornata, piccola. Cosa hai comprato di buono?” Hannah accetto’ il bacio ma poi si affretto’ a scansarsi
“ Non sopporto essere chiamata piccola. Ho diciannove anni e credo di essere una donna, anche se vesto come un sommozzatore”
“ Giornata storta, Hannah?”
“ Forse si”
“ Dai, da qua’ che preparo io da solo oggi”
“ Si, e’ meglio”
“ Vuoi parlarne?”
“ Di cosa? Che mi ritengo pronta e te invece continui a farmi ammuffire qui’ di fronte al Mississippi?”
“ Hannah, tesoro. Ne abbiamo parlato piu’ volte” La ragazza sbuffo’
“ Tu non capisci, Simon. Non e’ solo per il lavoro. Io voglio anche vivere. Vivere, capisci? Ed il lavoro potrebbe essere un’ottima occasione per farlo, per girare, per vestirmi alla moda, visto che a scuola non posso farlo. Sono una femmina, capisci? E come tutte le ragazze vorrei…..Ma che ci parlo a fare con te” Simon la guardo’ con tenerezza mentre iniziava ad armeggiare sui fornelli
“ Io ti capisco”
“ No, tu non capisci” ribatte’ la ragazza “Quando tu parti per lavoro non fai solo quello. Ti muovi, vivi, di sicuro hai delle avventure….” L’uomo scoppio’ in una risata
“ Che ne sai tu delle mie avventure?”
“ Hai quasi quarant’anni, sei bello come il sole, non hai problemi di soldi e mi vieni a dire che quando parti per il lavoro non cerchi delle avventure e che le donne non ti cadono ai piedi? Beh, non provare a dirmelo che tanto non ci credo” Simon lascio’ i fornelli per dirigersi verso Hannah e l’abbraccio’ amorevolmente
“ Povero tesoro. Non ho mai pensato a te come ad una donna che ha le sue esigenze. Forse perche’ sono geloso come un fratello maggiore”
“ Si ma non sei mio fratello”
“ Ma sei cresciuta con me ed io ho sempre sentito l’esigenza di proteggerti, fin da quando mio padre ti porto’ a casa la prima volta. Avevi tre anni ed eri la piu’ bella bambina che io avessi mai visto”
“ Proteggermi? Ti sembro il tipo che ha bisogno di essere protetta?” Simon guardo’ quello splendiso esemplare femminile e sorrise. No, l’ultima cosa di cui Hannah avrebbe avuto bisogno era di protezione, almeno nel senso letterale della parola
“ Hai ragione Hannah, forse sono troppo ossessivo con te ma vedi……”
“ Oh lascia stare” bofonchio’ Hannah liberandosi di quell’abbraccio ed uscendo dalla cucina per dirigersi in camera sua. Si tolse la tuta blu rimanendo in reggiseno e slip per mettersi poi dinanzi allo specchio cominciando a posare come una modella. E non aveva niente da invidiare alle piu’ belle e rinomate modelle. Il suo viso era uno splendore e, con mosse studiate, sciolse i suoi capelli neri che facevano risaltare ancor di piu’ i suoi splendidi occhi verdi. Ma se il suo viso era di una bellezza straordinaria, era il suo corpo a lasciare senza fiato. Un corpo tonico, straordinariamente allenato, un corpo che le modelle si sarebbero sognato. Nemmeno la piu’ rinomata modella di fitness poteva raggiungere quella perfezione. Le sue curve parevano disegnate, il suo addome piatto mostrava una durezza che pareva essere impressionante ed il suo seno, bellissimo e armoniosamente strutturato, era duro e perfettamente conforme alla sua notevole altezza. Si slaccio’ il reggiseno e si tocco’ quelle meraviglie marmoree che non avevano bisogno di supporti per rimanere magnificamente erette. Poi sorrise osservando le sue braccia e le sue gambe, forti ma incredibilmente sensuali. Si, Hanna era bellissima. Bellissima e innamorata. Anche se non ricambiata. Non poteva essere ricambiata. Simon aveva il doppio della sua eta’ ma soprattutto la considerava come una sorella piu’ piccola.
Il lieve cigolare della porta che si apriva la fece sobbalzare
“ E’ pronto, Hannah. Vieni perche altrimenti si raffre…..Cavolo, Hannah, potevi avvisarmi che sei mezza nuda”
“ Come se non mi ci avessi mai vista” sorrise la ragazza vedendo la reazione di Simon
“ Si ma forse eri piu’ piccola”
“ Dunque, puoi considerarmi una donna? O sono ancora una bambina?”
“ Mettiti qualcosa, scemetta e andiamo a mangiare. Ti ho preparato il <gumbo> come piace a te” Il Gumbo, tipica specialita’ della Louisiana che Simon preparava divinamente. Hannah si infilo’ un paio di jeans corti ed una canotta bianca e segui’ Simon in cucina. L’uomo verso’ una porzione abbondante di Gumbo alla ragazza e si lascio’ il resto per lui lasciandolo nel tegame dove era stato cotto e senza versarlo in un piatto. Simon assaggio’ la pietanza con gusto e poi guardo’ Hannah
“ A proposito di lavoro, ho ricevuto un incarico”
“ Hai accettato?”
“ Si, con riserva. Debbo prima valutare alcune cose”
“ Quanti clienti?”
“ Quattro”
“ E pensi che io non possa esserti utile? O debbo rimanere inchiodata in questa casa in riva al fiume per il resto della mia vita?” Hannah guardo’ l’uomo di fronte a se quasi con rabbia e prosegui’ “Le cose sono due, Simon. O decidi che io possa affiancarti nel lavoro come mi era stato promesso oppure e’ inutile che io stia qui’ come una reclusa. Tanto vale che me ne vada in citta’ a frequentare gente e magari conoscere uomini. Non credi che io abbia l’eta’ giusta per cominciare a vivere?” Simon Kolb non rispose ed osservo’ la bellissima ragazza di fronte a lui con sentimenti contrastanti. Suo padre l’aveva trovata, le aveva dato il suo nome e poi insieme l’avevano cresciuta, allenata, addestrata e, dopo la morte di suo padre, era stato il solo a prendersi cura della piccola Hannah. Ma ora, quella che era di fronte a lui era una donna. Forse non per l’eta’ ma sicuramente lo era per tutto il resto. Ma, nello stesso tempo, aveva ancora voglia di proteggerla e di curarla come quando era ancora una bambina. Anche se lui sapeva che stava per giungere il momento tanto atteso e tanto temuto. Si strinse sulle spalle e poi sorrise alla ragazza
“ Dai, finisci di mangiare, riposati un po’ e poi ne riparliamo” Hannah si alzo’ dalla sedia
“ Vai al diavolo, Simon Kolb” L’uomo vide scomparire la ragazza dalla sua visuale e sorrise amaramente. Sapeva che da li’ a poco avrebbe dovuto prendere una decisione e, qualunque essa fosse stata, non ne sarebbe stato contento.

Hannah era sdraiata sul letto da piu’ di un’ora. Aveva letto uno stralcio di un libro e poi si era messa ad ascoltare musica con le sue cuffiette come una normale ragazza della sua eta’. Le note di <viva la vida> dei Coldplay, il suo gruppo preferito, risuonavano nelle sue orecchie ed Hannah canticchiava quel brano senza accorgersi di stonare drammaticamente. Finalmente, gli ultimi scampoli del brano terminarono. Hannah si alzo’ dal letto come una molla e si diresse verso il suo armadio da cui trasse un pantaloncino ed un reggiseno sportivo di colore turchese che indosso’ velocemente per poi dirigersi di nuovo dinanzi allo specchio. Era bella. Lo sapeva. Da diversi anni ormai se ne era resa conto ma aveva sempre accettato le direttive di Simon di non essere troppo vistosa, di non mettersi in mostra, di non truccarsi, di rimanere quasi in disparte. E per tutti quegli anni aveva rispettato quelle direttive ma qualcosa in lei stava cambiando. Era giovane ed aveva un corpo eccezionale, non poteva e non doveva continuare quella vita da eremita. Non che volesse fare chissa’ cosa e si sarebbe accontentata di una vita come quella delle sue coetanee. Poi sorrise. La verita’ era che stare insieme agli altri ragazzi era solo la seconda opzione mentre l’unico vero grande desiderio era quello di stare accanto a Simon. Nella vita e nel lavoro. Ma non poteva certo aspettare che arrivasse a trent’anni. Si tolse da davanti allo specchio e si infilo’ un paio di scarpe adatte a cio’ che aveva intenzione di fare ed usci’ dalla sua camera. Non c’era traccia di Simon. Forse, stava armeggiando con qualcuno dei suoi congegni elettronici oppure era andato a farsi una delle sue corse per mantenere la sua forma perfetta. O forse l’avrebbe trovato in palestra. No, in palestra non c’era. Penso’ che era meglio cosi’. Ce l’aveva con lui e ritenne che era preferibile allenarsi senza la sua presenza. Dapprima, comincio’ in modo leggero afferrando dei pesi di medie dimensioni ed osservando compiaciuta i suoi bicipiti che si gonfiavano sotto lo sforzo, seppure quello sforzo era da considerarsi estremamente limitato per le sue potenzialita’. Aumento’ poi man mano la dose e quando termino’ le sue abituali ripetizioni si mise sopra una panca per allenare gli addominali. Il tempo trascorreva velocemente. Si sentiva bene in quel posto e tutti i suoi pensieri cupi svanivano quasi per magia. Aveva cambiato diversi attrezzi per allenare ogni centimetro del suo corpo ed era ancora intenta in quello che era semplicemente il suo allenamento quotidiano quando Simon si affaccio’ compiaciuto all’interno della sala
“ Strabiliante!”
“ Dici?” rispose la ragazza volgendo il suo sguardo al nuovo entrato
“ Assolutamente si. Alla tua eta’, io non riuscivo ad eseguire tutto quello che fai tu. Hai una predisposizione naturale che ha dell’incredibile. Sei forte, veramente molto forte”
“ Te ne accorgi ora? Mi vedi allenare tutti i giorni.”
“ Forse oggi ti sto guardando con occhi diversi. Fatti vedere” le disse prendendole una mano e osservandola meglio. Cerco’ di guardarla solo dal punto di vista dell’esperto, evitando di soffermarsi sulla sua evidente bellezza estetica. Inizio’ dapprima con il tronco, soffermandosi ovviamente sugli addominali per andare poi sulle braccia dove esploro’ con sapienza i tricipiti e poi i bicipiti “Fletti prima il braccio destro e poi quello sinistro” chiese alla ragazza che si affretto’ a compiacerlo. Un evidente muscolo paragonabile ad un’arancia si formo’ nel braccio di Hannah che gongolo’
“ Che ne dici?” gli domando’
“ Sono indubbiamente belli ma non ti debbo mandare ad un concorso”
“ Sono anche forti, se e’ per questo. Lo sai benissimo che posso sollevarti senza fatica”
“ Lo facevi gia’ a quindici anni. Ora smettila di vantarti e fammi sentire la loro consistenza” fece Simon assaggiando la durezza di quei muscoli e rimanendone entusiasta senza pero’ darlo ulteriormente a vedere. Si inginocchio’ poi per testare i muscoli delle gambe. Sia i femorali che i polpacci e i quadricipiti erano praticamente perfetti. Non enormi, Nessun muscolo di Hannah era enorme a meno che lei stessa non decideva di metterli in mostra. Sapeva perfettamente che una donna non puo’ mai avere muscoli simili ad un uomo senza ricorrere a sostanze dopanti e lui l’aveva allenata seriamente e duramente per ovviare a quella sostanziale differenza. Ma anche se non erano enormi erano durissimi, segno che i suoi allenamenti mirati erano stati perfettamente recepiti dal fisico della ragazza e sapeva inoltre che avevano una reattivita’ ed un’esplosivita’ uniche
“ Credo che fisicamente tu sia ok” disse infine l’uomo
“ Tutto qui’?”
“ Cos’altro ti aspettavi? Ti ho appena fatto dei complimenti sul fatto che sei forte e che sei predisposta” La ragazza abbasso’ leggermente lo sguardo
“ Non intendevo quello. Mi aspettavo che mi dicessi che mi stanno bene, che non sono un ammasso informe di muscoli”
“ Perche’ non lo vedi? Non un solo muscolo ha deturpato la tua femminilita’ se e’ questo che la signorina vanitosa voleva sentirsi dire” Hannah sorrise ma poi finse di arrabbiarsi
“ A volte sei odioso, Simon. E poi non puoi dire proprio a me che sono vanitosa”
“ Perche’ non lo sei? Ogni specchio che incontri ti fermi a guardarti”
“ Sono una ragazza, se te lo fossi dimenticato” Simon l’abbraccio’ teneramente
“ Ti sto prendendo in giro, sciocca. Ora pero’ continuiamo ad allenarci”
“ Combattimento?”
“ Ovvio”
“ Ok. Sono pronta, anche se hai il vantaggio che sono leggermente stanca. Sono quasi due ore che mi sto allenando”
“ Metti le scuse per una tua sicura sconfitta?” domando’ l’uomo sorridendo
“ Non sono il tipo da mettere scuse. E poi sono abituata alle sconfitte contro di te”
“ L’ultima volta e’ stato un combattimento molto equilibrato. Hai perso solo per inesperienza. Oggi pero’ facciamo in modo diverso. Oggi combatteremo sul serio” La ragazza guardo’ Simon titubante
“ Vuoi dire che porteremo i colpi con tutta la nostra forza? Non c’e’ il rischio di farci male?”
“ No, altrimenti non te l’avrei proposto. Ci metteremo i caschetti protettivi ma per il resto, i nostri corpi sono abbondantemente allenati per proteggerci dai danni”
“ Ok” rispose laconicamente Hannah recandosi in un angolo della palestra, afferrando un caschetto e lanciandone un altro a Simon che l’afferro’ al volo. I due contendenti si schierarono al centro della palestra mettendosi in posa. Per alcuni secondi si squadrarono per decidere che tattica usare. Si conoscevano bene. Hannah sapeva di essere piu’ rapida ma la forza fisica era ancora dalla parte di Simon, malgrado anche la sua potenza fosse decisamente fuori dal normale. Fu la ragazza a rompere gli indugi e con la sua velocita’ sorprese Simon con un calcio al volto che fu assorbito molto bene da Simon, grazie anche all’aiuto del caschetto ma poi l’uomo contraccambio’ con altrettanta efficacia, prima con una serie di calci che la ragazza paro’ con difficolta’ e poi con alcuni pugni. I primi due furono parati in bello stile ma altri due penetrarono la difesa di Hanna infrangendosi pero’ contro gli addominali scolpiti della giovane
“ Accidenti, Hannah. Quasi mi facevo male io. Ho avuto l’impressione di dare un pugno ad una lastra d’acciaio ricoperta di pelle umana” sorrise l’uomo “Qualsiasi altra persona si sarebbe rotto la mano”
“ Sei in vena di complimenti, oggi? Comunque, i tuoi pugni li ho appena sentiti”
“ Bene, piccola, vediamo se riesci a sentire questi” concluse avventandosi contro la ragazza che pero’ rispose da par suo. Per diversi minuti i due combatterono senza risparmiarsi. Non c’era niente in palio anche se per Hannah c’era il desiderio di dimostrare al suo tutore di che pasta fosse fatta. Hannah e Simon sfoggiarono tutta la loro abilita’ di lunghi ed estenuanti anni di allenamento nelle piu’ disparate arti marziali ma alla fine la piu’ fresca sembrava essere proprio la ragazza che si accorse delle difficolta’ dell’uomo e lo colpi’ prima con un calcio volante al viso che, pur attutito dal casco, fece perdere l’equilibrio a Simon e poi con una serie impressionante di calci alcuni dei quali furono parati con difficolta’ mentre altri penetrarono la difesa sempre piu’ sguarnita dell’uomo. Qualunque altro essere umano sarebbe stato messo ko gia’ all’inizio di quella serie di colpi ma Simon Kolb non era un uomo qualunque. La sua perfetta muscolatura riusci’ a limitare i danni e a permettergli di lottare ancora con la sua rivale ma anche lui non riusci’ ad evitare che un altro calcio volante, l’ennesimo, lo colpisse con estrema violenza, un calcio che senza il caschetto protettivo sarebbe potuto essere mortale. L’uomo cadde a terra ormai quasi inerme. Ma non era finita. Hannah sapeva che non doveva finirla cosi’. Un avversario deve essere neutralizzato del tutto e, se non l’avesse fatto, sarebbe stata rimproverata dallo stesso Simon. In splendido stile, la ragazza si avvento’ sul suo avversario afferrandogli il braccio destro mentre le sue gambe si avvolgevano come spire intorno alla testa del’uomo che non poteva piu’ muovere un solo muscolo. La spalla era in torsione ed il respiro sempre piu’ affannoso. L’uomo tento’, con la sua tecnica sopraffina e la sua potenza, di ribaltare la situazione ma i numerosi colpi che aveva ricevuto lo avevano notevolmente indebolito e comunque, tecnica e potenza erano doti che anche la ragazza possedeva in abbondanza. Dopo diversi secondi in quella posizione, la resistenza di Simon era ormai quasi nulla. Ogni sua pur minima mossa gli creava dolori lancinanti alla spalla mentre le gambe della ragazza erano ormai chiuse a tenaglia sul suo collo e sapeva di avere ormai pochi istanti prima di mettere a repentaglio la sua stessa vita. Era stato lui a dire ad Hannah che nei loro combattimenti si doveva usare l’intelligenza di capire quando si e’ sconfitti e di non superare mai la soglia del pericolo. Per la prima volta, questo stava accadendo a lui e non pote’ far altro che arrendersi. Malgrado lo sforzo considerevole, Hannah trovo’ il tempo di sorridere nel constatare la sconfitta del suo mentore. Respiro’ profondamente indugiando ancora qualche istante per godersi quella vittoria attesa per tanto tempo e per assaporare quella strana sensazione di potere assoluto. Infine, lascio’ la presa e si rialzo’ euforica saltellando come una bambina
“ Ti ho battuto. Per la prima volta ti ho battuto” Simon tese un braccio verso Hanna che l’aiuto’ a rialzarsi
“ Sei stata bravissima. Mi hai battuto e temo che non sara’ la prima volta. L’allieva ha ormai superato il maestro”
“ Te l’ho detto che mi sento pronta. Te l’avevo detto” chioso’ la ragazza. Simon sorrise. Non c’era invidia. Anzi, era orgoglioso del lavoro fatto. Oh certo, era stato aiutato dai straordinari geni di quella ragazza. La madre l’aveva conosciuta solo attraverso i racconti di suo padre che la dipingeva come una donna bellissima, di un’intelligenza unica, una donna uccisa proprio dinanzi a quella bambina che ormai era diventata una splendida donna mentre del padre sapeva ancora meno. Simon intanto, respiro’ un po’ affannosamente. Era da un po’ di tempo che non si sentiva bene, che aveva dei forti mal di testa e dei leggeri mancamenti, con il cuore che gli sembrava che uscisse quasi dal petto, ma non voleva dirlo ad Hannah, prima di tutto per non farla preoccupare e poi per non sminuire la sua vittoria che era del tutto meritata ma dovette fermarsi un attimo appoggiandosi al muro. Sentiva quasi di svenire e penso’ che fosse dovuto probabilmente al grosso sforzo fatto per resistere allo strapotere della ragazza. Si fece comunque forza e cerco’ di rimanere vigile. Hannah, che nel frattempo aveva fatto alcuni metri, si volto’ alla ricerca del suo tutore e lo vide pallido in volto addossato al muro della palestra
“ Oh mio Dio! Che c’e’ Simon, ti senti male?”
“ Io piccola? E quando mai? Lo sai che io sono scolpito nella roccia. Solo che ho trovato un avversaria troppo forte anche per me. Ho le braccia che mi fanno male per parare tutti i tuoi colpi” La ragazza si avvicino’ all’uomo in preda ad una strana tensione
“ Sicuro che e’ solo questo? Ti vedo pallido come un lenzuolo”
“ Tranquilla, sto bene” minimizzo’ Simon
“ Oh Dio, ti ringrazio. Perche’ io senza di te…..”
“ Non dire sciocchezze”
“ Non dico sciocchezze. Io…..Guardami Simon. Guardami. Cosa vedi?”
“ Vedo una bellissima ragazza che adoro. Vedo la sorellina di cui mi sono preso cura che e’ diventata una splendida donna”
“ Ma io non sono tua sorella. E anch’io ti amo ma non come un fratello bensi’ come uomo” Simon rimase quasi paralizzato da quella confessione. Non poteva negare a se stesso che anche lui aveva visto piu’ volte Hannah come una donna e non come una sorella ma aveva sempre scacciato quella sensazione quasi con fastidio, vergognandosi di quei pensieri
“ Non dire sciocchezze, Hannah” ripete’ l’uomo cercando quasi di scappare davanti a lei
“ E tu cambia disco. E affrontami, proprio come abbiamo fatto prima. Affrontami, Simon, dimmelo in faccia se non ti piaccio ma non mettere la scusa che mi consideri una sorella perche’ non lo sono” Hannah circondo’ con le sue braccia Simon. Aveva trovato finalmente il coraggio di confessargli i suoi sentimenti e non poteva fermarsi adesso. Avvicino’ la sua bocca a quella di Simon che si ritrasse
“ Non puoi farmi una cosa del genere. Hannah, mi stai torturando”
“ Non ti piaccio?”
“ Come potresti non piacermi. Sei la ragazza piu’ bella che io abbia mai visto in vita mia”
“ Mi desideri?”
“ Oh mio Dio. Si, ti desidero come non ho desiderato mai una donna in vita mia. Ma non e’ giusto. Tu sei cresciuta con me. Tu sei….” Hannah strinse il pugno e lo mise dinanzi agli occhi dell’uomo
“ Se mi ripeti che mi consideri tua sorella giuro che ti arriva dritto in faccia. E stavolta non hai il caschetto a proteggerti. Baciami Simon. Fallo o giuro che prendero’ le mie cose e me ne andro’ il piu’ lontano possibile da questa casa. Perche’ io ti amo e non potrei resistere ancora sotto il tuo stesso tetto senza essere tua” Ancora una volta Hannah avvicino’ la sua bocca a quella dell’uomo che stavolta non si ritrasse. Troppo invitante quell’offerta per poterci rinunciare. Il bacio che ne consegui’ fece capire definitivamente a Simon che quella splendida ragazza non era certo la sua sorellina. No, per sua fortuna non c’era alcun legame di parentela e quell’amore che provava per lei era l’amore di un uomo verso una donna. Adesso lo aveva capito.

Era stata la prima volta per Hannah. Una prima volta dolce e tenera con l’uomo che aveva sempre amato. Si avvicino’ per l’ennesima volta cercando il contatto del suo corpo atletico
“ Sono felice, Simon. Mi manca una sola cosa. Voglio condividere con te il lavoro. No, mi correggo, voglio condividere tutto con te. Mi hai addestrata per questo e ormai sono pronta. L’hai visto tu stesso” L’uomo sorrise abbracciando quella creatura cosi’ dolce eppure cosi’ potente. Le accarezzo’ le braccia. Erano forti. Forse addirittura piu forti delle sue che pure erano di dimensioni molto superiori a quelle della ragazza. Ma erano straordinariamente piu’ dure e questo contribuiva a creare quel mix di eros di cui la ragazza era impregnata e che aveva contribuito a farlo capitolare. Era dunque pronta Hannah per aiutarlo nel lavoro? Oh si, teoricamente si. Ben poche persone al mondo potevano avere le stesse capacita’ della giovane che continuava ad accarezzare. Ma in pratica? Gli veniva in mente quando, poco piu’ che ventenne, insisteva col padre proprio come stava facendo Hannah con lui. E, all’ennesimo rifiuto del padre che gli rimproverava la mancanza di esperienza, gli fece notare che, di questo passo, l’esperienza non l’avrebbe fatta mai. Bacio’ lievemente la ragazza sulla bocca
“ Si amore. Credo che tu sia pronta. Preparati psicologicamente. Domani andremo a comprare un guardaroba adatto alle tue nuove esigenze. Non dovrai piu’ nascondere la tua bellezza tranne quando siamo qui’ a Baton Rouge. Qui’ dovremo tenere un profilo basso ma in tutto il resto del mondo potrai essere la femmina che sei. Ed io saro’ orgoglioso di te” Hannah sorrise, bacio’ il suo uomo e si pose sopra di lui euforica
“ Vedrai, non te ne pentirai. Dove andremo di bello?”
“ In Spagna, piccola. Barcellona. Pronta per la tua prima missione?”
“ Prontissima” rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo. Ora la sua felicita’ era totale.
 
Top
maxslave
view post Posted on 10/3/2016, 09:41     +1   -1




Sempre bei racconti anche se non amo le donne muscolose
 
Top
view post Posted on 11/3/2016, 14:47     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


No, tranquillo. Hannah è una ragazza molto forte ma il racconto si baserà su ben altro. Continua a seguirmi, mi raccomando
 
Top
view post Posted on 14/3/2016, 17:00     +2   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Quarto episodio

Barcellona, Claris Hotel Sabato 28 giugno 2008 ore 21.30

Il ristorante Stella, situato all’interno dell’hotel Claris era pieno di commensali intenti a mangiare le tipiche specialita’ catalane. Pesce in primo piano, ovviamente. La coppia seduta a pochi metri dalla grande vetrata, ad esempio, aveva appena mangiato dell’ottimo <arroz negre> e <pollastre amb samfaina> ed il cameriere aveva appena servito loro il dolce cercando, senza farsi notare, di gettare uno sguardo nelle generosa scollatura della ragazza. L’uomo, vestito con una camicia bianca sotto una giacca celeste di lino e con pantaloni bianchi di cotone aveva optato per il <xuixo>, mentre la ragazza, deliziosamente avvolta in un abito nero di seta senza maniche che faceva risaltare le sue forme perfette e scollato quel tanto da mettere in mostra dei seni rigogliosi, aveva deciso per una piu’ adatta crema catalana. Hannah sorrise a Simon prendendogli una mano
“ E cosi’ tu volevi privarmi di tutto questo? Dovrei essere in collera con te” L’uomo sorrise a sua volta
“ Forse, inconsciamente volevo tenerti tutta per me e non dividerti con tutti questi maschi che stanno sbavando per te”
“ Geloso?”
“ Si. Gelosissimo”
“ Guarda che anch’io sono gelosa, mio caro. E stai bene attento, Simon Kolb. Se tu ti azzardi semplicemente a guardare una di quelle stronze che non ti tolgono gli occhi di dosso, io ti uccido. E lo faccio con le mie mani” L’uomo sbarro’ gli occhi fingendo paura
“ E la cosa piu’ assurda e’ che tu saresti tranquillamente in grado di farlo” Hannah allungo’ il suo lungo collo per cercare la bocca di Simon
“ Sono una ragazzina sciocca, lo so, ma sono pazzamente innamorata di te”
“ Lo so perche’ e’ esattamente quello che provo io, te l’ho appena detto. Ora pero’ sbrigati a mangiare quel dolce. Fra poco piu’ di mezz’ora abbiamo un appuntamento di lavoro”
“ E’ il mio primo appuntamento di lavoro. Saro’ pronta per quel momento, puoi giurarci” concluse la ragazza portando alla bocca un cucchiaio di ottima crema catalana

Barcellona. Pau Claris. Sabato 28 giugno 2008. Ore 21.45

Leonard Baines si aggiusto’ il nodo della cravatta mentre il suo uomo finiva di bere una bevanda fresca. Malgrado fosse ormai sera, il caldo era ancora impietoso e Baines rimpianse la temperatura piu’ fresca della Virginia che aveva lasciato il giorno precedente. Di fronte a lui la maestosita’ del Claris Hotel e le sue luci. Baines fece un paio di metri avanti verso il grande albergo e poi ritorno’ indietro verso l’altro agente
“ Fra poco incontrero’ Sciarada. Dio, che voglia di mettere la sua testa dentro un pacco e spedirlo a Langley”
“ Come una valigia?” sorrise l’altro uomo
“ Esatto, Cassidy, come una valigia. E invece gli diamo un sacco di soldi per fare quello che dovremmo fare noi”
“ Il problema, signore, è che non e’ facile fare quello che fa lui. Soprattutto nel modo in cui lo fa. Ma a noi cosa importa, scusi? L’importante e’ che faccia le cose per noi e non contro di noi”
“ Mi sembri Baustein. Lui lo ha definito un uomo con <deontologia professionale> mentre per me e’ solo un assassino a pagamento”
“ E a quanto pare si fa pagare molto bene se si puo’ permettere un albergo del genere. Io nemmeno con lo stipendio di dieci anni riuscirei a trascorrerci una settimana” aggiunse l’agente Cassidy
“ Non esageriamo. Beh, andiamo. Si e’ fatta l’ora. Andiamo ad incontrare il famoso Sciarada” concluse Baines afferrando una cartella dove erano contenute una decina di foto e mettendosela sotto il braccio. I due uomini entrarono quindi nell’albergo e si diressero verso la hall. Il lusso era evidente e questo metteva ancor piu’ a disagio Leonard Baines. Non perche’ non fosse abituato ai grandi alberghi ma perche’ riteneva che quel lusso fosse pagato dai cittadini americani per far vivere comodamente un killer e questo lo riteneva un errore di dimensioni gigantesche. Ma lui doveva solo attenersi agli ordini. Alla hall, una ragazza decisamente di bell’aspetto, con i capelli molto scuri raccolti in una coda alta sorrise ai due uomini e chiese loro in spagnolo quale fosse il loro bisogno. Baines sorrise e poi in inglese chiese se la ragazza conoscesse la sua lingua
“ Certamente” rispose la bella ragazza “In cosa posso aiutarvi?”
“ Ho un appuntamento col signor Carl Lewis” La donna fece un mezzo sorriso ed osservo’ sul computer le disposizioni ricevute e poi sorrise piu’ ampiamente
“ In effetti, il signor Lewis vi attende. Quarto piano, suite 419. Gli ascensori sono alla vostra sinistra”
“ Grazie” rispose laconicamente Baines mentre Cassidy sorrise
“ Carl Lewis? Perche no Jesse Owens?”
“ Affari suoi come si fa chiamare. Dai, andiamo Cassidy, non facciamo attendere il signor Lewis” I due agenti camminarono in direzione degli ascensori. Il via vai era ancora abbastanza frenetico all’interno dell’albergo. Uomini d’affari, soprattutto, spesso accompagnati da donne bellissime, ma anche vacanzieri ricchi in compagnia della famiglia. Baines e Cassidy erano pero’ immersi in altri pensieri. Gli uomini della C.I.A. stavano per incontrare un uomo misterioso, un assassino che era diventato quasi una leggenda in certi ambienti ed erano notevolmente nervosi. Mentre salivano in ascensore, in compagnia di una coppia di mezza eta’, si tastarono quasi contemporaneamente l’interno della propria giacca per assicurarsi di essere armati e finalmente giunsero al quarto piano. La suite 419 si trovava alla loro destra e camminarono una decina di metri prima di trovarsi di fronte la porta della camera. Baines busso’ non prima di aver emanato un profondo respiro. I passi che provenivano dall’interno stavano a testimoniare che qualcuno stava per venire ad aprire e rimasero alquanto sconcertati nel vedere il giovane uomo di aspetto molto gioviale che li accolse con un largo sorriso
“ Prego, accomodatevi, vi attendevo” L’uomo era vestito completamente di bianco, con la camicia arrotolata che metteva in mostra braccia dotate di muscoli decisamente notevoli. I folti capelli neri erano leggermente arruffati, gli occhi azzurri denotavano un’intelligenza viva mentre il mento squadrato lo rendevano molto affascinante. Decisamente un uomo di bell’aspetto. I due agenti osservarono il lusso e le comodita’ che si trovavano in quella splendida suite e seguirono l’uomo che si accomodo’ su una sedia dove era appoggiata una giacca di lino celeste. Squadro’ poi i due uomini senza perdere il sorriso. Aveva notato il rigonfiamento delle loro giacche ma non lo fece notare e fece segno ai due di sedersi a loro volta
“ Come devo chiamarla?” esordi’ Baines mentre Cassidy continuava a guardare ammirato la bellezza di quella camera d’albergo grande come una casa di medie dimensioni
“ Come vuole. Sciarada o Carl Lewis. Se vuole puo’ fischiarmi come farebbe col cane. I nomi hanno poca importanza nel nostro mondo”
“ Perche’ Carl Lewis?”
“ Oh bella. Perche’ sono un suo ammiratore. Nella mia carriera ho usato i nomi di molti atleti famosi. Sono stato Mark Spitz, Edwin Moses, Michael Jordan. Non puo’ immaginare la sorpresa della gente nel vedere il documento con nomi del genere. Diciamo che e’ il mio marchio di fabbrica, un po’ come la zeta per zorro” Baines cerco’ di capire dal modo di parlare dell’uomo la sua provenienza ma l’aitante giovane parlava senza alcuna inflessione dialettale. Poteva essere di qualunque posto, forse inglese. No, penso’. Doveva trattarsi di un americano. Aveva appena detto di scegliere nomi di atleti famosi e quelli appena menzionati dall’uomo erano tutti atleti statunitensi e questo faceva supporre che si trattasse di un suo compatriota
“ Bah! Contento lei. Forse e’ meglio parlare di lavoro” disse infine
“ Esatto, parliamo di lavoro. Prima pero’ attendiamo una persona” Baines sussulto’
“ Cosa significa che attendiamo una persona? Io dovevo incontrare Sciarada e nessun altro”
“ Tranquillo. La persona in questione e’ la mia collaboratrice, se cosi’ vogliamo chiamarla. Noi agiamo in coppia. Ed essendo una donna sta al bagno a rifarsi il trucco. Niente di anomalo” I due agenti si guardarono nervosamente. Questa faccenda non era preventivata. Una collaboratrice? Perche’ nessuno dell’agenzia sapeva che Sciarada aveva una donna che lavorava con lui? Baines guardo’ l’uomo seduto di fronte a lui
“ Non erano questi i patti. Io dovevo incontrare un uomo e non mi piace chi non sta ai patti”
“ Non faccia il melodrammatico. Lei doveva incontrare Sciarada ma Sciarada non e’ un uomo o una donna. E’un entita’ che io e questa donna rappresentiamo. In ogni caso, le cose stanno cosi’. Se non le va bene, puo’ andarsene da questa camera insieme al suo amico. Siete voi che avete chiesto il nostro aiuto e non l’inverso. Io posso sempre consolarmi pensando di aver fatto una bella gita a Barcellona e di aver guadagnato un bel po’ di soldi senza la minima fatica” Gia’, i soldi. La meta’ della cifra pattuita era gia’ stata versata nelle casse di quell’uomo e quindi Baines dovette fare buon viso a cattivo gioco
“ Ok, aspettiamo la sua collaboratrice, allora” sentenzio’ infine l’agente. Un’attesa di pochi secondi e poi una figura statuaria fece il suo ingresso nella stanza
“ Vi presento Serena Williams, la mia collaboratrice” disse Simon Kolb con un largo sorriso. I due agenti osservarono attentamente quella giovane donna che avanzava verso di loro. Era bellissima. Pensarono entrambi che fosse la piu’ bella ragazza che avessero mai potuto ammirare. Era molto alta e superava abbondantemente i 180 centimetri ed aveva un visetto delizioso con lunghi capelli neri ad adornarlo, occhi verdi che sembravano emanare una luce propria ed una bocca adornata di rossetto che sembrava essere fatta per essere baciata. Il corpo poi era stratosferico, con lunghissime gambe affusolate ma al contempo decisamente tornite ed altrettanto potevano definirsi le braccia che sembravano quelle di una sportiva praticante, senz’altro toniche ma che non le facevano perdere nulla in femminilita’ e che anzi, contribuivano a fornirne in misura ancora maggiore. Ma era il seno la parte che quasi ipnotizzava i due uomini. Era decisamente abbondante ma stava dritto che era una meraviglia, rendendo gli studi di Newton sulla gravita’ qualcosa che doveva essere assolutamente ricontrollato. Come se non bastasse, quel vestito nero di seta con trasparenze ammiccanti che indossava contribuiva a rendere quella ragazza di una sensualita’ unica. Baines si alzo’, subito imitato da Cassidy, perdendosi per qualche secondo ancora nella visione di quello splendore ma poi la sua professionalita’ ebbe il sopravvento. Scruto’ in viso la ragazza che gli era stata presentata come Serena Williams e non pote’ non notare che, malgrado il trucco, non pesante ma abbastanza delineato, quel volto apparteneva ad una donna giovanissima, poco piu’ di una bambina. Oh certo, il corpo era stupefacente e dovette faticare per non osservarla e non sbavare ma lui era qui’ per conto della C.I.A. e non poteva affidare una missione pericolosissima ad un uomo che si portava appresso una ragazza che doveva aver terminato l’adolescenza da poco tempo. Volle pero’ sincerarsi e si giro’ verso l’uomo che diceva di chiamarsi Carl Lewis
“ In che senso lei partecipera’ alla missione?”
“ In tutti i sensi. Lei sta con me e verra’ con me. Potrei anche dire che saro’ io ad andare con lei e cambierebbe poco. Io e lei siamo un tutt’uno. Non c’e’ un capo tra di noi” Baines sorrise amaramente
“ No. Non mi sta bene. Gia’ non mi stava bene affidare una situazione scabrosa come questa ad un assassino, figuriamoci se posso lasciarla nelle mani di una ragazzina. Ha appena smesso di giocare con le bambole e queste cose sono troppo grandi per lei”
Simon Kolb sospiro’ e si prese alcuni secondi per decidere quale dovesse essere la sua reazione. Aveva preventivato una situazione del genere e avrebbe potuto benissimo lasciar andare quei due senza intervenire. Forse Simon Kolb avrebbe potuto ma Sciarada non poteva permetterlo. Volto’ il suo sguardo verso Hannah senza smettere di sorridere
“ Mia dolce Serena, questo tizio ci ha definiti assassini. Io la considero un’offesa grave che necessita delle scuse. Non trovi?”
“ Assolutamente d’accordo”
“ Ha sentito l’altra meta’ di Sciarada? Credo che ci dobbiate delle scuse immediate” Baines sussulto’ ed estrasse la pistola dalla sua giacca puntandola verso Simon, subito imitato da Cassidy
“ State fermi e nessuno si fara’ del male. Ora noi ce ne andiamo da questa stanza e voi ve ne starete buoni ed immobili. Per quanto mi riguarda, Sciarada ha finito di esistere” Si, al diavolo i soldi. Qualcosa si sarebbe inventato col suo capo. Avrebbe detto di essere stato aggredito o forse che nessuno si era presentato all’appuntamento. Di sicuro, non aveva nessuna intenzione di proseguire quel discorso con quell’uomo e con quella ragazzina dalle fattezze di una top model. Simon rimase seduto ma i suoi occhi cercarono quelli di Hannah che accenno’ un lieve sorriso ed avanzo’ di un paio di metri. Lo sguardo dei due agenti era rivolto soprattutto verso Simon che era considerato il pericolo maggiore e poco considerarono la ragazza che ormai era quasi vicino a loro. Per Hannah fu quasi un gioco da ragazzi. La sua gamba destra scatto’ improvvisamente, pur nella difficolta’ del suo abbigliamento, cogliendo la mano di Baines che teneva la pistola e facendogliela cadere e poi, girando su se stessa con una velocita’ impressionante, colpi’ anche la mano di Cassidy ottenendo lo stesso risultato. I due uomini non ebbero nemmeno il tempo di rimanere sorpresi in quanto quello che stava per arrivare era ancora piu’ inaudito. Hannah afferro’ Cassidy con il suo possente braccio destro stringendo il suo collo come fa un serpente con la sua vittima mentre con la mano sinistra afferro’ invece la gola di Baines. Erano trascorsi solo una manciata di secondi ed i due uomini erano completamente neutralizzati. Simon si alzo’, raccolse le due pistole cadute dalle mani dei due agenti, tolse con movimenti veloci i proiettili dalle armi posandole poi sul tavolino
“ Vedete signori, voi ci avete offesi chiamandoci assassini, non e’ vero Serena?” La ragazza non si scompose. Aumento’ la sua potenza e Baines inizio’ a sollevarsi dal terreno mentre Cassidy si dibatteva cercando inutilmente di allentare la presa della giovane. I due uomini cominciavano a capire in che guaio si fossero messi. I muscoli della ragazza si gonfiavano raggiungendo dimensioni ragguardevoli e loro erano ormai assolutamente inoffensivi. Senza contare che cominciavano ad avere grossi problemi di respirazione
“ Esatto, Carl”
“ Come preferiamo essere chiamati?”
“ Diciamo che giustizieri potrebbe essere la parola giusta”
“ Si, giustizieri. Noi facciamo giustizia, non uccidiamo innocenti ma solo coloro che meritano di morire. Lo facciamo per soldi ma sempre di giustizia si tratta. Quanto a Serena…..beh, penso che abbia smesso di giocare con le bambole da un pezzo. Che ne dite?” Un silenzio assurdo segui’ le parole di Simon e fu colmato alcuni secondi piu’ tardi dalla risata cristallina di Hannah
“ Oh, non credo che possano risponderti. Sto facendo pressione sulle loro corde vocali impedendo loro di urlare ma anche di parlare”
“ Gia’ che sbadato” riprese Simon dandosi una leggera pacca sulla testa in modo ironico “Non possono rispondere. Forse dovresti alleggerire la tua presa e sentire le loro scuse. Quanto a voi, signori, sappiate che se lei volesse, potrebbe uccidervi in un secondo, semplicemente aumentando la sua potenza che, posso assicurarvelo, e’ semplicemente spaventosa. Vi consiglio di non farvi ingannare dalla sua bellezza prosperosa e dal suo bellissimo visetto dolce e forse un po’ bambinesco ma lei puo’ essere considerata una vera e propria arma letale. A confronto, Mel Gibson diventa una nullita’ assoluta” L’ironia dell’uomo non fu minimamente percepita. Troppa era ormai la paura che attanagliava i due agenti della C.I.A. Per altri interminabili secondi, Hannah rimase in quella posizione, con i due uomini saldamente nelle sue mani, uno ironicamente sollevato senza alcuna apparente fatica con una sola mano e l’altro che sembrava ormai quasi per venir meno dopo aver lottato inutilmente con tutte le sue forze per potersi liberare da quella spira che era il braccio della ragazza. Hannah pero’ allento’ un po’ la sua presa nei confronti dei due e l’aria comincio’ a circolare maggiormente nei loro polmoni ma soprattutto ed in modo scientifico, libero’ loro le corde vocali. Quei secondi appena trascorsi avevano permesso a Baines di riflettere bene su quella situazione. Aveva ormai capito che tutto il suo ragionamento su quella ragazza era completamente sbagliato. Aveva assolutamente ragione Carl Lewis o comunque si chiamasse l’uomo. Quella giovane era tutto tranne che una ragazzina bisognosa di giocare con le bambole. Era una ragazza giovanissima ma possedeva delle doti incredibili, assurde e quasi inverosimili considerando il sesso e l’eta’. Baines aveva pero’ soprattutto capito che avrebbe dovuto abbandonare del tutto la sua spocchia ed il suo orgoglio. La sua voce, ancora flebile e roca per la pressione che aveva ricevuto alle corde vocali, usci’ timorosa ed impaurita dalla sua bocca
“ Vi chiedo scusa. Io….Io non immaginavo” Anche Cassidy imito’ il suo collega e le sue scuse furono ancora piu’ timorose
“ La prego, signora, ci lasci. Le chiediamo scusa” Hannah osservo’ il suo compagno che le fece un cenno di assenso con la testa. Hannah sorrise. Era una sensazione splendida, di potere assoluto, quella che stava vivendo in quel momento. Per un attimo fu quasi tentata di non abbandonare la presa su quei due uomini per assaporare ancora un po’ quella meravigliosa sensazione ma poi decise che sarebbe stato meglio tornare professionale
“ D’accordo. Scuse accettate” disse semplicemente la ragazza rilasciando i due agenti che per alcuni secondi barcollarono massaggiandosi il collo. Per lei era stato il suo battesimo ed era stato meraviglioso. Si, era stato meraviglioso sapere che quei due uomini erano completamente nelle sue mani, inoffensivi e che lei avrebbe potuto fare qualunque cosa con loro. La giovane sospiro’ soddisfatta e si mise seduta accavallando le sue lunghissime gambe e guardo’ i due uomini ancora in difficolta’
“ Sedetevi” ordino’ e i due uomini si affrettarono ad obbedire. Erano agenti, spie, uomini abituati a vivere pericolosamente e a rischiare la vita ma mai avrebbero pensato di poter vivere un’avventura del genere che li aveva scossi psicologicamente, oltre che fisicamente. Si sentivano completamente in soggezione di fronte alla mostruosa prova di forza che quella ragazza aveva offerto, senza considerare che anche quell’uomo avrebbe potuto avere le stesse qualita’. Sapevano quindi di essere nelle loro mani
“ Ora statemi bene a sentire” rincaro’ Hannah “Noi siamo ancora pronti e disponibili ad accettare l’incarico ma alla prima parola sbagliata che sentiamo potrei reagire in modo non ortodosso. Chiaro?”
“ Si signora” rispose Baines ormai completamente succube, guardandola e chiedendosi come era potuto accadere che quella ragazza lo avesse appena sollevato con una sola mano senza nemmeno provare una gran fatica nel farlo ed avendo un altro uomo robusto stretto ed immobilizzato nell’altro braccio
“ Perfetto. Sono sicura che da adesso in poi il vostro comportamento sara’ senz’altro piu’ docile. Non e’ cosi’?” I due agenti respirarono profondamente. Non avevano voglia di sottomettersi ulteriormente ai voleri di quella straordinaria ragazza ma al contempo il terrore vissuto in quei pochi secondi era ancora troppo vivo in loro. Si guardarono cercando una via d’uscita ma Hannah non era ancora soddisfatta. Voleva annientarli psicologicamente. Si alzo’ ed ando’ di fronte a loro facendo segno di alzarsi. Baines e Cassidy le obbedirono tremanti. La ragazza afferro’ il mento di entrambi “ Vi ho fatto una domanda ed esigo una risposta. Non costringetemi a darvi un’altra dimostrazione delle mie capacita’”
“ La prego, non ce n’e’ bisogno” farfuglio’ Baines
“ Quindi?”
“ Il nostro comportamento sara’ adeguato”
“ Ne ero sicura” concluse Hannah rimettendosi seduta e facendo cenno ai due che potevano farlo anche loro
“ Bene!” intervenne Simon. “Questa dimostrazione offerta dalla mia compagna, oltre a fugare i dubbi sulle sue capacita’, servira’ anche a farvi capire i motivi per cui siamo cosi’ ambiti dalla vostra agenzia e da altri enti governativi e non. Di solito, evitiamo di dare spettacolo anche perche’ i nostri referenti si sono sempre comportati nella giusta maniera, con rispetto, innanzi tutto, ma non tolleriamo comportamenti come quello che avete avuto. Ora credo che sia meglio parlare del motivo del nostro incontro. Voi volete morto Jim Block e la sua cricca per il massacro di Denver. Giusto?”
“ Si” rispose Baines
“ Perche’ non fate intervenire la polizia spagnola o la loro intelligence?”
“ Perche’ non possiamo dire loro che lo vogliamo morto. Non abbiamo prove certe ma sappiamo che e’ stato lui. Voi sapete chi e’ Jim Block?” Hannah e Simon si guardarono sorridendo e l’uomo prese la parola
“ Si, sappamo perfettamente chi e’. Americano, nativo di Philadelphia e convertito all’Islam. Quarantaquattro anni. E’ stato per anni sotto osservazione perche’ considerato un potenziale terrorista ed e’stato addirittura isolato dai suoi stessi correligionari. Fuggito nello Yemen si e’ poi spostato in Sudan dove si e’ addestrato con i miliziani di Al Qaeda. Ha preso poi il nome di battaglia di Abu’ Bakri ed e’ ritornato negli U.S.A. proprio in concomitanza dell’attentato di Denver ma poi di lui si sono perse le tracce ed e’ stato ritrovato proprio qua’ a Barcellona. Si vocifera che Block stia progettando qualcosa in Europa. E’ tutto giusto?”
“ Si tutto giusto. E quindi capirete che non possiamo lasciarlo vivo in quanto un eventuale processo potrebbe non condannarlo. Ripeto, non abbiamo prove certe”
“ E quindi vi serve Sciarada per un lavoretto pulito”
“ Si, ci serve qualcuno che entri in quella casa e uccida Block e i suoi uomini senza che gli spagnoli si accorgano di niente”
“ Credo che il signor Block possa essere considerato un elemento che non merita di vivere, non credi, Serena?”
“ Perfettamente d’accordo. . Credo che rientri senz’altro nei parametri dei nostri potenziali clienti. Possiamo vedere le foto?” intervenne Hannah. Baines srotolo’ alcune fotografie che i due giovani osservarono con attenzione. Erano le stesse che aveva gia’ visionato Baustein in persona. Erano state scattate in giorni ed orari diversi e sembravano, ad un occhio poco attento, molto simili. In realta’, era evidente come gli uomini che si alternavano sulla veranda fossero tre uomini differenti ed altrettanto chiaro era che si trattasse degli uomini di Block. Apparentemente non sembravano armati ma una delle foto, evidentemente lavorata al computer e piu’ ravvicinata, mostrava un kalashnikov 47 impossibile da notare ad occhio nudo, poggiato su una poltroncina a fiori sul tipo delle sdraio che si usano al mare. Simon Kolb osservo’ i due agenti
“ Queste le prendiamo noi, tanto immagino che siano solo delle copie. Non c’e’ traccia di altre armi?”
“ E’ inutile che vi dica che e’ presumibile che ognuno di quegli uomini possieda un ‘arma dello stesso tipo. Sappiamo pero’ che Block era diventato un esperto della RPK durante la sua milizia in Sudan e non possiamo escludere che ne abbia una con se” La RPK era una mitragliatrice leggera, molto maneggevole, in grado di uccidere diversi uomini contemporaneamente. Simon pero’ non batte’ ciglio
“ Siete sicuri che siano soltanto tre gli uomini di Block?”
“ Purtroppo non possiamo averne la certezza. Di sicuro, sono tre quelli che si sono alternati sulla veranda”
“ Non e’ mai uscito nessuno dalla villetta?”
“ No. Sono dieci giorni che li osserviamo e nessuno e’ mai uscito. Debbono aver fatto scorta di cibo per settimane” Simon osservo’ di nuovo le foto
“ Bene, signori. Per noi e’ tutto”
“ Questo vuol dire che accettate il contratto?”
“ Si, accettiamo il contratto”
“ Quando agirete? Domani notte?”
“ Signori, vedo che non siete informati sulla situazione del Paese che vi ospita. Non e’ professionale e mi meraviglia molto, considerando la vostra solita efficienza. Domani notte potrebbe essere impossibile. Agiremo domani sera intorno alle 9 di sera. Dalle 20.30 di domani non vogliamo piu’ nessun tipo di controllo e se vediamo una vostra macchina nelle vicinanze, noi ci ritiriamo e non agiremo piu’”
“ Le nove della sera? Ma e’ un orario in cui ci potrebbe essere ancora gente in giro”
“ Molta meno di quanto possiate immaginare. E comunque l’ora ed il modo lo decidiamo noi. E’ tutto, signori” I due uomini della C.I.A. si alzarono senza riuscire a comprendere del tutto le parole di Sciarada
“ Ma perche’ domani notte non e’ possibile?” domando’ un incredulo Cassidy
“ Perche’ domani notte potrebbe esserci tutta Barcellona nelle strade. Anzi, tutta la Spagna” rispose divertito Simon che poi stoppo’ l due uomini chiedendo loro di rimanere ancora alcuni secondi. Quando ritorno’ aveva in mano un telefono cellulare che pose a Baines “Questo e’ un telefonino usa e getta. Quando tutto sara’ terminato, vi faremo una telefonata e solo allora potrete intervenire per ripulire la scena. Buon proseguimento di serata, signori” concluse Simon allargando il suo braccio destro per indicare la porta ai due uomini che salutarono ed uscirono a testa bassa. Appena fuori dalla suite i due si guardarono e poi Baines si rivolse al suo collega
“ Non una parola di quello che e’ successo dentro quella stanza, Cassidy. Non una sola parola con nessuno”
“ Non ci penso nemmeno. Voglio dimenticare quella scena e la paura che ho avuto. Non mi era mai accaduto, in tanti anni di servizio”
“ Nemmeno a me. Ma ora basta, non voglio parlarne piu’ nemmeno tra di noi” Cassidy scese un paio di gradini delle scale e poi si rivolse indietro a Baines
“ Pero’……Che donna!” L’occhiata di Leonard Baines lo fece desistere. Era meglio dimenticare quello che avevano vissuto, compresa la bellezza maestosa della ragazza.
 
Top
maxslave
view post Posted on 16/3/2016, 15:39     +1   -1




La storia è veramente bella e scritta bene. Io però avrei fatto hanna più dominante e quando lei mena i due agenti li avrei fatti inginocchiare e baciare i suoi piedini
 
Top
view post Posted on 20/3/2016, 12:29     +1   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


CITAZIONE (maxslave @ 16/3/2016, 15:39) 
La storia è veramente bella e scritta bene. Io però avrei fatto hanna più dominante e quando lei mena i due agenti li avrei fatti inginocchiare e baciare i suoi piedini

Non ti ho risposto subito perchè hai anticipato un po' quanto avviene in quest'episodio


Quinto episodio

Barcellona, Claris hotel, domenica 29 giugno 2008. Ore 20.47

Hannah Kolb, seduta sul bordo del letto si stava allacciando le sue scarpe da ginnastica mentre in piedi Simon la osservava pensieroso. Al termine dell’operazione, la ragazza balzo’ in piedi. Aveva un jeans elasticizzato che fasciava il suo corpo in modo delizioso ed un top blu molto aderente. L’uomo si avvicino’ e la bacio’ dolcemente sulla labbra
“ Assicurati che tu sia in grado di poterti muovere con disinvoltura”
“ Stai tranquillo. I jeans sono elasticizzati e non mi precludono alcun movimento. Piuttosto tu. Con questa camicia nera sui jeans sei divino ma non andrebbe meglio qualcosa di piu’ comodo?”
“ Ci mancava anche la mammina che mi da i consigli” disse ironicamente l’uomo che poi si fece serio “Sei sicura, Hannah? Finora e’ stato un gioco ma da stasera si fa sul serio”
“ Io voglio condividere con te tutto. Ce la faro’, non temere”
“ Tesoro, dovrai uccidere. Hai la minima idea di cosa possa significare?”
“ Lo scopriro’. Mi hai insegnato che uccidere queste persone e’ un atto di giustizia ed io voglio percorrere questa strada pensando di fare delle azioni meritevoli e non di dover togliere la vita a qualche disgraziato. Tu hai addestrato il mio corpo e la mia anima, Simon, ed io ormai sono quella che sono. Ma per scoprire se ce la faccio devo vivere questi momenti. Ti prometto che se dovessi avere delle difficolta’ mi riterero’ in buon ordine e sarai da solo. Come hai sempre fatto”
“ Bene, Hannah. E’ il momento, allora. Andiamo” La ragazza si alzo’ e s’incammino’ verso l’uscita della camera con passo fermo. Ma era davvero cosi’ sicura? Ora che era giunto il momento tanto atteso e tanto temuto, sarebbe stata veramente in grado di combattere e di uccidere? Oh certo, le sue capacita’ erano eccelse ma non si trattava di combattere contro Simon per allenarsi. Aveva pero’ alle spalle un paio di precedenti. Uno era fresco e risaliva al giorno precedente quando aveva ridicolizzato i due uomini della C.I.A ma c’era stata anche un’altra occasione in cui aveva dovuto far sfoggio della sua bravura. Era accaduto un anno prima e lo ricordava come se fosse accaduto il giorno precedente. Stava percorrendo la River Road per tornare a casa dopo la scuola. La solita passeggiata che per lei era anche un ottimo allenamento. Poi, d’improvviso, quel rumore come se avessero sparato e lei che perdeva il controllo della sua bicicletta ed infine l’inevitabile caduta. Si rialzo’ dolorante. La parte superiore della sua tuta era strappata e se la tolse quasi con rabbia gettandola di lato alla bicicletta che a sua volta era quasi distrutta. E tutto per una banale foratura. Ai gomiti aveva varie escoriazioni ma era tutta intera. Tornare a pedalare era impossibile considerando lo stato della sua bici. E poi senti’ i freni di una macchina e quei due scendere. Erano due ragazzi bianchi, un po’ piu’ grandi di lei, intorno ai 25 anni e le loro facce non erano per niente rassicuranti. Lo aveva capito subito. Ambedue scesero dalla macchina e mentre uno si avvicinava a lei, l’altro si poggio’ sulla vettura a guardare
“ Ehi, tesoro, guai con la bici?”
“ Si ma non c’e’ problema. Abito a due passi da qui’” menti’. In realta’ c’erano ancora diversi chilometri da fare
“ Se vuoi, ti aiutiamo noi. Mettiamo la bici nel portabagagli e ti accompagnamo”
“ Grazie ma faccio da sola”
“ Sei scortese” le disse il tipo “Ma come, noi vogliamo aiutarti e tu rifiuti?” Ricordava che si guardava intorno, nella vana speranza di vedere qualcuno che si fermasse. Ed invece niente. Le pochissime macchine che passavano lo facevano quasi di corsa. Tutti si facevano gli affari propri e quel giovane stava per cominciare ad essere piu’ pressante
“ Andiamo, bellezza, sii carina con noi. Hai due tette da urlo e sarebbe un peccato non usarle come si deve”
“ Piantatela ragazzi. Voglio solo andarmene per i fatti miei” rispose, rendendosi conto che l’apprezzamento sui suoi seni era dovuto al fatto che si era tolta la parte superiore della tuta ed era rimasta con una canottiera bianca semi-trasparente. Il giovane pero’ cominciava ad agitarsi, cerco’ di afferrarla per un braccio e lei riusci’ a non fargli avere quella presa ma nel frattempo si era avvicinato anche l’altro che cerco’ di prenderla alle spalle
“ Avanti, non farti pregare” Si guardava intorno. A fianco alla strada, sulla sua destra scorreva il fiume mentre sulla sua sinistra c’era il bosco ed ambedue i posti erano l’ideale per le intenzioni depravate dei due, fuori dagli sguardi dei pochi automobilisti e praticamente privi di ogni altro passaggio umano
“ Non voglio farvi del male, non costringetemi” Era quasi una preghiera la sua. Le raccomandazioni di Simon erano state chiare. Per nessun motivo avrebbe dovuto lottare e mettersi in mostra agli occhi di estranei ma per tutta risposta quei due imbecilli scoppiarono a ridere ed il primo si getto’ quasi su di lei che agilmente lo evito’ e poi gli diede una spinta per allontanarlo
“ Brava, cosi’ ci fai divertire di piu’” disse il secondo che cerco’ di prenderle il braccio da dietro, Per lei fu quasi un gioco da ragazzi togliere quella presa, roteare il braccio e poi, in modo semplice, utilizzare la stessa forza dell’avversario per farlo cadere. A quel punto, sapeva di non potersi piu’ nascondere anche se continuava a non voler impiegare il suo addestramento per due tizi mezzi ubriachi. Si, erano due potenziali violentatori ma lei era stata scelta per cose ben piu’ grandi di questa. Per alcuni istanti ancora evito’ i loro attacchi ma poi non pote’ esimersi e fu costretta a sferrare un calcio ad uno dei due. Lo colpi’ in pieno petto, non per rompergli qualche costola, come era ampiamente nelle sue possibilita’, ma solo per fargli male e per avvertirlo che stava correndo un grosso pericolo contro di lei. Aveva quasi sentito il rumore dell’aria che si svuotava dai polmoni del giovane ma l’altro, anziche’ desistere, si stava facendo ancora piu’ minaccioso. Istintivamente, flesse le braccia per mettersi in posizione da combattimento e solo allora vide il suo contendente guardare le sue braccia con una faccia strana. La sua tonicita’ muscolare lo stavano intimorendo. Ma era troppo stupido per capire. Provo’ un paio di volte a colpirla e lei dovette agire. Gli afferro’ il braccio, glie lo contorse fino ad averlo con la sua schiena dinanzi a se, con l’altra mano lo prese per il collo e lo spinse a forza verso l’automobile di quei due giovinastri
“ Ora comincio a farti dare testate contro questa macchina fino a che si rompe la tua testa o la macchina”
“ No, ferma, abbiamo capito. Ce ne andiamo” urlo’ impaurito il giovane impossibilitato a muoversi. Era tutto finito e le sue doti le avevano permesso di aver ragione di quei due in modo semplicissimo. Davvero un gioco da ragazzi e a quel punto avrebbe dovuto lasciarli andare. Aveva fatto del tutto per non lottare contro quei due ma adesso sentiva che non poteva nemmeno lasciarli andare via senza dar loro una vera lezione. Ne sentiva il bisogno mentre teneva facilmente la testa di uno dei due e mentre l’altro era ancora piegato in due dopo il suo calcio. Fu tutto molto spontaneo per lei che guardo’ il giovane con un sorriso strano
“ Ora non ho piu’ voglia che ve ne andiate. Non prima di avermi chiesto scusa in ginocchio” gli disse. Il giovane volto’ la testa, almeno per quel poco che poteva, sempra preso nella ferrea presa di Hannah
“ Cosa? Ma sei pazza?” La giovane non rispose. Muovendosi velocissima assesto’ due calci all’uomo che fu costretto ad allargare ancor di piu’ le sue game e quindi, voltandolo improvvisamente, lo colpi’ con un pugno allo stomaco. Come per il suo compare, anche per lui venne l’impossibilita’ di respirare in modo normale e poi la ginocchiata fece il resto. Il naso e la bocca si ruppero simultaneamente ed il sangue zampillo’ copiosamente, costringendo Hannah a scansarsi. Gli afferro’ quindi la testa e lo costrinse in ginocchio, mentre l’uomo incredulo non riusciva a contrastare quella giovane ragazza. Gli afferro’ contemporaneamente il polso torcendolglielo ed impedendogli ogni via di fuga e quindi lo trascino’ per un paio di metri dove si trovava il suo compare che cominciava intanto a sentirsi meglio. La maestosa figura di Hannah di fronte a lui gli fece sbarrare gli occhi
“ Vuoi essere costretto anche tu con le cattive o mi obbedisci senza provare a fare l’idiota?” L’uomo aveva appena visto come la giovane aveva ridotto il suo amico e malgrado cio’ cerco’ ugualmente di colpire Hannah che paro’ il pugno con estrema disinvoltura replicando a sua volta con esiti diametralmente opposti. Il pugno si abbatte’ pesantemente sull’uomo che cadde a terra. Provo’ a rialzarsi ma la gamba della ragazza lo tenne giu’
“ Siete veramente idioti se ancora non avete capito che e’ meglio per voi fare quello che vi ho ordinato. In ginocchio, fate le vostre scuse e ve ne andrete con le vostre gambe, altrimenti…….” Stavolta i due non si fecero ripetere l’invito e chiesero mestamente scusa alla ragazza che sorrise. Era meraviglioso sapere di poter disporre di due o piu’ uomini e far far loro qualunque cosa lei avesse voluto. Vide i due risalire in macchina di corsa e sgommare allontanandosi e sorrise pensando al piacere che aveva provato nel manovrare a suo piacimento quei due ma ricaccio’ quel pensiero ritrovandosi di nuovo da sola con il problema della sua bicicletta. Avrebbe potuto telefonare a Simon ma penso’ che quello poteva essere un buon allenamento supplementare. Si mise in spalla la sua bici rotta e s’incammino’ tranquillamente verso casa. Simon non avrebbe dovuto sapere nulla di quell’aggressione e tantomeno delle strane sensazioni che aveva provato.
Quello era il suo unico trascorso. Un po’ poco per una persona che doveva affiancare il mitico Sciarada. Sorrise e accetto’ la mano che Simon le offriva appena usciti dalla stanza. Un silenzio irreale li accolse. Velocemente scesero dalle scale senza attendere l’ascensore ed uscirono dal Claris. Quel silenzio irreale era ancora maggiore nelle strade di Barcellona, strade quasi completamente deserte malgrado si trovassero in pieno centro. La macchina presa a noleggio era distante un centinaio di metri che i due percorsero senza incontrare anima viva a parte un gruppo di turisti giapponesi che si guardavano intorno spaesati, sorpresi da quell’assurdo e spettrale silenzio interrotto solamente dal rumore dei milioni di televisori accesi. Hannah e Simon entrarono nella macchina, con l’uomo al posto di guida.
Mentre si allontanavano dal centro, le strade si spopolavano sempre di piu’. Pochissime persone in giro. La sera ideale per quello che dovevano fare. Hannah guardo’ il suo compagno
“ Strani questi spagnoli. Una citta’ completamente deserta e spopolata per vedere una partita di soccer”
“ Gli europei vanno pazzi per questo strano sport. Nemmeno io capisco come si possa fermare una nazione per vedere una cosa del genere ma a noi fa comodo”
“ Oh certo” acconsenti’ Hannah “Ma di cosa si tratta esattamente?”
“ Si gioca la finale del campionato europeo Spagna-Germania. Posso assicurarti che in questo momento, non esiste uno spagnolo o un tedesco che non e’ davanti al televisore. E se non c’e’ vorrebbe esserci per fare il tifo per la squadra che rappresenta la propria nazione”
“ Beh, e’ un po’ come facciamo noi con il basket o l’hockey”
“ C’e’ differenza, Hannah. Noi viviamo soprattutto la parte agonistica e comunque lo facciamo con gioia. Loro lo vivono in modo quasi drammatico. E’ per questo che non amo il soccer. Adesso pero’ abbiamo altri problemi che pensare al soccer o al calcio, come lo chiamano gli europei. Posiamo la macchina qui’. Abbiamo circa cinquecento metri da farci a piedi. E’ tutto chiaro? Ti ricordi cosa devi fare?”
“ Ti prego Simon, non trattarmi come una bambina. So quello che debbo fare”
“ Bene. Incamminiamoci, allora”
 
Top
view post Posted on 23/3/2016, 20:46     +1   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Sesto episodio

Sant Marti’ Barcellona. Domenica 29 giugno 2008. Ore 21.10

La villetta era immersa nel silenzio, come tutta la citta’ del resto, e gli unici rumori erano, anche in quel quartiere residenziale, quelli dei televisori che trasmettevano la finale del Campionato Europeo. Tutta Barcellona e tutta la Spagna era intenta ad ammirare le gesta di campioni come Xavi e Iniesta contrapposti ai giocatori tedeschi. L’uomo che si trovava in veranda seduto sulla sedia aveva la faccia annoiata e lo sguardo fisso sulla strada deserta. Indossava dei jeans ed una camicia bianca a maniche lunghe ed in testa aveva un cappellino da baseball e all’orecchio si poteva notare un auricolare. A fianco a lui, nascosto da eventuali sguardi indiscreti una sdraio a fiori sopra il quale si trovava un kalasnikov 47, un arma micidiale nelle mani di un uomo esperto come lui. Guardo’ l’orologio che segnava le 21.11. Altre due ore e cinquanta e poi avrebbe avuto il cambio e sarebbe andato finalmente a dormire. Maledi’ il fatto che quel turno di guardia fosse toccato proprio a lui. Se si fosse trovato all’interno avrebbe potuto almeno dare uno sguardo alla partita. D’altronde, nella villetta si era liberi di fare cio’ che si desiderava in quanto l’unico accesso era proprio davanti a lui. Ai due lati c’erano delle casette identiche e non ci sarebbe stato verso di passare da quelle parti e dalla parte opposta non c’erano finestre e chiunque avesse voluto fare un bliz sarebbe dovuto per forza entrare dall’ unico ingresso disponibile ovvero quello principale. Era anche da escludere un attacco a distanza sul tipo di un cecchino. Non esistevano palazzi alti e di fronte, dalla parte opposta della strada, c’erano semplicemente altre villette sul tipo di quella che loro avevano preso in affitto ed erano abitate da tranquille famiglie della borghesia di Barcellona. Insomma, potevano stare tranquilli. Altri minuti interminabili. Si sporse per osservare meglio cio’ che accadeva in strada e pote’ assicurarsi che non c’era nessuno. No, qualcuno si intravvedeva. Da lontano, dalla sua destra, due figure stavano per avvicinarsi e man mano che si avvicinavano pote’ rendersi conto che erano un uomo ed una donna. Due tizi molto alti che sfioravano il metro e ottantacinque. Notevole soprattutto per la donna. Si avvicinavano mano nella mano, fermandosi ogni tanto per scambiarsi effusioni e cominciavano a sentirsi i gridolini di lei quando lui le baciava il collo. Due innamorati, penso’ l’uomo sorridendo, due tipi per niente interessati alla partita e che continuavano ad avvicinarsi. Si affaccio’ incuriosito. Ora i due erano piuttosto vicini e poteva osservarli meglio. Erano decisamente una bella coppia anche se il suo sguardo si soffermo’ soprattutto sulle procaci forme della ragazza ben delineate dal jeans elasticizzato e dal top. Sorrise leccandosi le labbra. Quella ragazza aveva due tette strepitose. Beato quell’uomo che se la stava sbaciucchiando anche se, fosse stato al posto suo, se la sarebbe portata in un posto discreto invece che in mezzo alla strada. Ormai i due erano proprio sotto di lui. L’uomo prese per i fianchi la ragazza sbattendola quasi sul muro e continuando a baciarla imperterrito e incurante di lui che stava alcuni metri sopra ad osservare la scena. Si affaccio’ alla balaustra e decise di intervenire
“ Ehi ragazzi, perche’ non ve ne andate da qualche altra parte?” chiese nel suo spagnolo arrangiato e imperfetto. I due alzarono lo sguardo mettendosi a ridere e poi ripresero a baciarsi come prima. L’uomo col cappellino da baseball stavolta comincio’ ad irritarsi. Ma guarda se questi due idioti dovevano mettersi proprio la’ sotto a fare i loro porci comodi
“ Ehi, sto parlando con voi. Siete sordi o cosa?” Incalzo’ l’uomo e per tutta risposta ebbe nuovi sorrisi ironici dalla coppia che riprese tranquillamente a baciarsi. Era troppo. Ma cosa fare? Lasciarli fare? No, gli ordini erano stati tassativi e nessuno doveva fermarsi sotto la villetta. Tramite l’auricolare chiamo’ un altro uomo all’interno della villa
“ C’e’ un problema. Puoi venire?” Un altro uomo usci’ di corsa dalla casa e poi si guardo’ intorno preoccupato
“ Cosa c’e’?”
“ Quei due che stanno limonando qua’ sotto”
“ Ah! E’ questo il problema?” fece il nuovo arrivato senza omettere del sano sarcasmo
“ Gia’. Che facciamo con quei due? Lasciamo che facciano i cavoli loro?”
“ Potremmo chiamare la polizia” continuo’ con sarcasmo
“ Si certo, come no?” tronco’ il primo
“ Aspettiamo alcuni secondi e poi li mandiamo via” disse il secondo facendosi serio. Alcuni metri piu’ sotto, la coppia continuava a baciarsi con trasporto anche se ogni tanto l’uomo guardava l’orologio. La ragazza fermo’ il polso dell’uomo e guardo’ anche lei l’ora. L’orologio era ormai posto sulle 21.13. Mordicchio’ il labbro del giovane dinanzi a se e poi gli sussurro’ all’orecchio
“ Fra poco finisce il primo tempo. Dobbiamo agire”
“ Si, ci penso io. No aspetta, uno sta scendendo: Questo e’ tuo, io penso all’altro” L’uomo col cappello da baseball aveva perso ormai la pazienza. Aveva proprio intenzione di dirgliene quattro. Scese rapidamente le poche scale che lo separavano dalla coppia e si mise di fronte all’uomo, senza pero’ rinunciare di dare una sbirciata alle procaci forme della giovane
“ Ora prendi la tua ragazza e te ne vai. Ok?” I due sorrisero senza rispondere. Provo’ in inglese ma anche in questa lingua non ottenne risposta. La ragazza si allontano’ leggermente dal suo compagno mettendosi quasi di fianco all’uomo col berretto e poi gli mise il suo braccio sinistro sulle spalle. Per una frazione di secondo l’uomo non capi’ ed anzi, inconsciamente accetto’ quel piacevole contatto provando un notevole piacere. Ma fu questione di un attimo. Il partner della ragazza prese da una tasca un coltello e poi, veloce come un fulmine, lo lancio’ verso l’altro uomo rimasto sulla veranda. La lama si conficco’ nella gola senza far emettere un solo verso al poveretto che fu ucciso all’istante. Solo allora l’uomo col, berretto si rese conto di cio’ che stava accadendo ma ormai era troppo tardi per qualsiasi azione. Il braccio potentissimo di Hannah gli cinse la gola mentre Simon sali’ velocemente gli scalini. La ragazza senti’ l’uomo diventare inerme nelle sue mani. Tentenno’ un istante ma poi guardo’ il suo uomo ormai sopra la veranda e rammento’ le sue parole ripetute quasi di continuo <non siamo assassini, Hannah. Noi uccidiamo per togliere la feccia dal mondo> Si, feccia. Questi uomini erano al soldo di uno dei peggiori terroristi che si conoscevano e doveva morire. Era giusto che morisse. Dieci morti tra cui un bambino e la rabbia percorse l’intero corpo della giovane. Sospiro’ e poi aumento’ la sua forza e per il terrorista fu la fine. Hannah senti’ il collo del terrorista spezzarsi sotto la sua azione e solo allora smise di esercitare tutta quella pressione. Per chi avesse visto la scena dal di fuori, poteva sembrare semplicemente una donna che metteva un braccio sopra le spalle di un uomo ma quello era stato un vero e proprio abbraccio mortale. Erano alla meta’ dell’opera. Hannah afferro’ l’uomo che aveva appena ucciso da sotto le ascelle e, cercando di non dare nell’occhio, lo sollevo’ quel tanto da fargli fare le scale, proprio come si aiuta una persona che sta male. Il tutto naturalmente, per toglierlo dalla vista di un eventuale curioso. Simon intanto, aveva estratto il suo coltello dalla gola dell’altro uomo e attese la sua compagna per immettersi direttamente nella casa. La prima impressione che ebbero fu che i due uomini rimanenti non erano a vista ed erano quindi dentro una delle cinque stanze della casa. Afferrarono quindi i corpi dei primi due e li portarono all’interno per toglierli ad eventuali occhi indiscreti. Simon osservo’ e ammiro’ la sua compagna mentre depositava il corpo dell’uomo col berretto con facilita’. L’aveva allenata lui e conosceva le sue potenzialita’ ma non pote’ fare a meno di pensare che aveva creato un vero e proprio capolavoro. Ma non era quello il momento di perdersi nelle grazie della ragazza o di ammirarne la potenza assoluta che emanava quel corpo. Dovevano scovare ed uccidere i due uomini rimasti per terminare il lavoro ed uno di quei due era proprio il famigerato Jim Block. Osservarono l’interno di quell’abitazione. C’erano diverse stanze accese in quella villa e Simon era indeciso su quali direttive dare alla sua compagna. Avevano studiato la planimetria della villa e sapevano perfettamente come era strutturata la casa. Percorsero pochi metri di un corridoio e quindi Simon si immise in quello che doveva essere il salone principale, situato alla sua destra, mentre Hannah percorse ancora alcuni metri. La prima stanza era vuota mentre nella seconda fu piu’ fortunata. Un uomo era intento a scrivere qualcosa sul computer. Ce l’aveva di fronte e non poteva prenderlo di sorpresa ma non fu questo a farla perdere d’animo. Estremamente cosciente delle sue capacita’, Hannah corse per quei pochi metri che la dividevano dal tavolino sopra il quale era poggiato il computer. L’uomo non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo che gia’ la giovane e atletica donna era in volo per atterrare proprio sul tavolo. Un potente calcio lo colpi’ in pieno volto e per l’uomo fu notte. Sbalzo’ un paio di metri piu’ indietro fin contro il muro mentre Hannah scese dal tavolo con un salto che denotava la sua agilita’. Forza fisica e agilita’, velocita’ e perfetta conoscenza delle arti marziali, un mix esplosivo che ne faceva una persona quasi invincibile. L’uomo, resosi conto della pericolosita’ della persona che aveva di fronte, striscio’ a ridosso del muro. Le sue armi erano troppo lontane per poterle prendere e doveva accettare il combattimento corpo a corpo. Il colpo l’aveva stordito ed il suo volto era una maschera di sangue. Era evidente che fosse un’esperta di arti marziali ma era pur sempre una donna anzi, una ragazza giovanissima, Fece ricorso a tutta la sua buona volonta’ e poi si alzo’ per gettarsi addosso all’intrusa. Hannah sorrise vedendo quella reazione scoordinata. Si scanso’ appena e poi lo colpi’ prima con un terrificante calcio alla bocca dello stomaco e quindi, avvicinatasi all’uomo ormai inerme, gli alzo’ il viso con la mano sinistra e poi fece partire un pugno con la mano destra. L’uomo cadde ormai svenuto ma ancora vivo. Hannah lo rialzo’ prendendolo per la camicia. Doveva finirlo. Sciarada non lasciava testimoni. Il colpo dato con la mano aperta alla base del collo lo uccise all’istante. Erano trascorsi solo pochi istanti ed il rumore era stato praticamente nullo. Ora doveva raggiungere Simon che alcuni secondi prima era entrato nel salone dove un distratto Block, seduto su una comoda poltrona, osservava una partita di calcio meravigliandosi della passione che vedeva sugli spalti per uno sport che non riusciva a prenderlo del tutto. Ma il clima del match che aveva vissuto la Spagna intera in quei giorni passati aveva un po’ contagiato anche lui. Ed il soccer stava cominciando a piacere anche negli U.S.A. ed anche se lui non si sentiva affatto americano da un punto di vista nazionalistico, i suoi gusti sportivi facevano parte di quelli della maggior parte degli abitanti della nazione a stelle e strisce e aveva una predilezione per il baseball e soprattutto per i Philliies, la squadra della sua citta’ natale. Simon aveva gattonato all’interno del salone dove Block dava le spalle e poi, quando era pronto per sferrare l’attacco decisivo, qualcosa lo blocco’. Non riusciva a respirare bene e la vista si stava appannando. Si sentiva svenire e i suoi battiti erano estremamente accelerati, proprio come era accaduto quando aveva combattuto contro Hannah. Si alzo’ cercando di vincere quella strana e orrenda sensazione ma ando’ a sbattere contro un mobile facendo cadere gli oggetti che erano posti sopra di esso e destando Block. Era questa la visione che ebbe Hannah quando fece il suo ingresso nella stanza. Osservo’ l’uomo che amava e corse verso di lui
“ Simon, mio Dio Simon, che ti sta succedendo?”
“ Non guardare me, pensa a lui. Finisci il lavoro” disse Kolb quasi sussurrando. Hannah guardo’ poi in direzione di Block che era riuscito a prendere il kalashnikov che era poggiato sul divano accanto a dove era seduto. Non ebbe il tempo di riflettere. L’istinto la fece correre proprio contro il terrorista che stava per prendere la mira ed un attimo prima che questi iniziasse a sparare spicco’ un balzo prodigioso e riusci’ a disarmarlo con un potente calcio. L’uomo rimase alcuni secondi con gli occhi sbarrati, meravigliato di tanta velocita’ e potenza ma era un uomo addestrato. Diversi anni in Sudan ne avevano fatto un combattente completo in grado di sconfiggere a mani nude qualunque avversario. Non Hannah, pero’. La ragazza roteo’ su se stessa e colpi’ con un paio di calci volanti Block che cadde all’indietro addosso al divano che si rovescio’ per la violenza della caduta. Un altro calcio dato mentre era ancora a terra lo misero completamente a terra. L’uomo striscio’ ai piedi della giovane
“ Chi sei? Cosa vuoi da me?”
“ Io sono Sciarada”
“ Non e’ possibile. Sciarada e’ un uomo e tu sei una ragazza”
“ Noi siamo Sciarada” ripete’ la ragazza come un automa. Afferro’ la testa del terrorista e lo alzo’ come se si trattasse di un oggetto di pochi chili e non di un uomo di oltre novanta. I muscoli straordinari dei suoi bicipiti si gonfiarono mettendo dinanzi agli occhi dell’uomo, ormai completamente spaventato, uno spettacolo inenarrabile. Ma Hannah doveva terminare il lavoro. Continuo’ ad alzare il terrorista a ridosso del muro fino a quando i suoi piedi lasciarono completamente il terreno e poi inizio’ a stringere. Block aveva ormai compreso che stava per morire. Anche lui conosceva di nome Sciarada e sapeva che non aveva pieta’. Certo, non si sarebbe immaginato che a quel nome corrispondesse una bellissima ragazza, ma quella giovane possedeva una forza straordinaria. Tento’ di commuoverla
“ Ti prego, non uccidermi. Abbi pieta’” riusci’ a dire. Hannah squadro’ Block ed il suo bellissimo volto si deturpo’ in un ghigno
“ E tu hai avuto pieta’ di quelle dieci persone morte? Hai avuto pieta’ di quel bambino? Mi dispiace ma Sciarada non ha pieta’, proprio come non ne hai avuta te” Hannah respiro’ a lungo e poi strinse ancora, con quella stessa mano che lo stava sollevando. La vita di quell’uomo dipendeva da lei e questo le stava dando delle sensazioni incredibili e straordinari, proprio come quando aveva sconfitto quei due ragazzi obbligandoli ad inginocchiarsi a lei. Poi guardo’ il corpo dell’uomo amato ancora appoggiato al mobile e si rese conto che doveva affrettare i tempi. Un’ulteriore aumento della pressione sul collo del terrorista e Block esalo’ l’ultimo respiro. Il lavoro era compiuto ma ora doveva occuparsi di Simon, del suo Simon. Si avvicino’ all’uomo
“ Simon, amore mio, che cosa hai?”
“ Non lo so, piccola. Mi sono sentito male. Sto cominciando ad essere vecchio. Ora portami via da qua’ in fretta. Il primo tempo potrebbe terminare da un momento all’altro e allora potrebbero essere guai”
“ No, tu non sei vecchio. Sei ancora giovane ed ho molta paura per te” rispose la ragazza mettendosi il corpo del suo amato teneramente in braccio. Scavalco’ i corpi dei primi due terroristi che avevano ucciso e poi fece scendere Simon, sempre sorreggendolo con amore. Scesero le scale e poi si incamminarono verso la macchina. Sembrava che sorreggesse un ubriaco ma la strada era completamente deserta e non incontrarono nessuno, proprio come era nelle previsioni. Erano trascorsi meno di cinque minuti da quando avevano messo piede dentro la villetta di Block e tutto era finito, nel silenzio quasi assoluto, come era nello stile di Sciarada. Finalmente, riuscirono a raggiungere il veicolo e Hannah aiuto’ Simon a mettersi seduto e quindi si pose al volante. L’uomo diede un telefonino alla ragazza
“ Telefona agli uomini della C.I.A. Devono venire a ripulire la scena” Hannah afferro’ il cellulare e fece quanto le era stato chiesto dopodiche’ avvicino ‘ il suo bel viso a quello dell’uomo
“ Come ti senti, amore mio?”
“ Sto meglio”
“ Cosa hai avuto? Sono tanto preoccupata”
“ Non lo so, piccola. Faro’ degli accertamenti ma vedrai che non e’ nulla di serio. Tu piuttosto. Sei stata magnifica. Se non ci fossi stata tu per me sarebbe stata la fine”
“ Si, per fortuna che ti ho rotto tanto fino a farmi portare con te”
“ Gia’, per fortuna. E tu invece come ti senti, adesso?”
“ Non lo so, Simon. Da una parte sto malissimo anch’io. Ho ucciso tre uomini ed anche se so che erano pericolosi terroristi la cosa non mi fa stare meglio ma al contempo ho provato strane sensazioni, amore mio e questo mi fa stare ancora peggio”
“ Quali sensazioni?” Hannah chiuse gli occhi per un istante
“ Quasi di onnipotenza. Capisci Simon?”
“ E’ normale anche questo, stai tranquilla. Uccidere a mani nude da una sensazione particolare. L’importante e’ sapere che si sta portando a termine una missione e tu sei troppo intelligente per non capirlo e non metterla sul personale”
“ E si riesce a convivere tranquillamente con questa sensazione?”
“ Tranquillamente no ma ci si convive anche se ogni volta ti lascia un po’ di amaro in bocca che ci mette un po’ a svanire. Passera’, vedrai. Ma la prossima volta sentirai di nuovo tutte queste sensazioni” Un boato assordante proveniente da tutte le finestre fece sussultare la ragazza
“ Oh mio Dio. Cosa e’ accaduto? Sembra il terremoto”
“ Credo che la Spagna abbia fatto gol. Andiamocene, piccola, prima di trovarci in mezzo ad un fiume di gente in festa”
 
Top
view post Posted on 28/3/2016, 17:02     +1   +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Settimo episodio

Langley, contea di Fairfax, Virginia. Mercoledi’ 2 luglio 2008 Ore 9.18 am


Samuel Baustein interruppe la telefonata che stava facendo e fece segno a Baines, appena tornato da Barcellona, di entrare nel suo ufficio
“ Allora, Baines” esordi’ “Sembra proprio che tutto sia andato per il verso giusto” Per il verso giusto? Leonard Baines aveva ancora nella mente la scena in cui quella ragazza lo teneva sollevato con una mano e gli sembrava ancora di vivere quel momento. Sentiva ancora la paura, l’umiliazione e la sensazione di essere impotente di fronte ad un essere superiore e credette per un momento di avere difficolta’ respiratorie, proprio come era accaduto allora, Si allento’ il nodo della cravatta e riusci’ a sorridere di fronte al suo capo fingendo assoluta normalita’
“ Direi di si, signore. Jim Block e i suoi tre scagnozzi sono morti, non c’e’ stato nessun casino e gli spagnoli nemmeno si sono accorti di quello che e’ accaduto. Forse, nemmeno sapevano di avere in casa un terrorista di quella portata”
“ E’ il classico lavoro di Sciarada. E’ un uomo con delle risorse eccezionali. Peccato non averlo completamente dalla nostra parte e doversi accontentare delle sue scelte”
“ Mi permetto di contraddirla, signore. Sciarada non puo’ e non vuole essere contraddistinto come un uomo” Baustein aggrotto’ le sopracciglia
“ Cosa vuol dire con questa frase?”
“ Che Sciarada sono due. Un uomo ed una donna”
“ Una donna? Questa mi e’ nuova. Sciarada aveva sempre lavorato da solo”
“ Non in questo caso, signore. Nell’incontro che ho avuto c’era un uomo intorno ai trentacinque anni, forse quaranta ben portati ed una giovane donna”
“ E come era questa donna?” domando’ curioso Baustein
“ Credo che raramente ho avuto il piacere di vedere una ragazza bella come quella. Era molto alta e perfettamente strutturata fisicamente, aveva i capelli lunghi e neri e degli splendidi occhi verdi” Baustein rimase qualche secondo pensieroso. Perche’ una simile descrizione gli ricordava qualcosa? Cerco’ di andare indietro con la mente ed infine sorrise. Paula Rosen, ecco chi gli ricordava. L’aveva conosciuta circa vent’anni prima a Berlino. No, qualche anno in meno. Si era subito dopo la caduta del muro e doveva essere il 1992. Oh si, adesso era tutto chiaro dentro di lui. Paula Rosen era uno dei suoi piu’ grandi insuccessi. Si trattava di uno degli scienziati piu’ importanti che avesse lavorato oltre cortina e, dopo la caduta del muro, in quel periodo un po’ caotico dove si erano abbattute certe barriere dello spionaggio e dove non si sapeva chi fosse amico e chi nemico, aveva chiesto il suo aiuto. Fino alla caduta del muro, la donna aveva lavorato con la Germania dell’est. Obbligata a lavorare era il termine adatto. Lei e suo marito Franz Rosen erano degli scienziati ma era soprattutto lei ad essere importante e ad avere la mente piu’ eccelsa. Con l’unificazione della Germania pero’, la situazione non miglioro’ affatto per lei. Alcuni agenti segreti che erano stati della STASI, il servizio segreto della Germania Est e che erano ancora fedeli a certi ideali, rapirono lei e la sua famiglia per evitare che un cervello di tale dimensioni potesse lavorare per gli Stati occidentali. La portarono in Russia, dopodiche’ divisero la coppia per ricattarli meglio. Se non avessero continuato a lavorare per loro non avrebbero piu’ rivisto il proprio partner. Paula Rosen riusci’ pero’ a fuggire con la sua bambina di tre anni, la piccola e deliziosa Hannah che assomigliava in modo straordinario alla mamma, recandosi di nuovo nella Berlino ormai unificata e contatto’ gli americani. Voleva andare negli Stati Uniti e lavorare con loro ma lo avrebbe fatto soltanto se gli americani avessero trovato il marito che nel frattempo era ancora costretto a lavorare per il K.G.B. che, contrariamente a quanto si poteva supporre, era ancora ben saldo in quegli anni post distruzione del muro. Dovette intervenire lui di persona per assicurare la donna che avrebbero fatto del tutto per liberare Franz Rosen e si trovo’ di fronte una straordinaria bellezza. Un corpo armonioso ed un viso bellissimo con degli stupendi occhi verdi ma con un cervello da fare invidia ad Einstein in persona. Era gia’ sposato all’epoca e innamorato di sua moglie ma questo non gli impedi’ di provare una grandissima ammirazione per Paula, per il suo coraggio e per l’amore che provava per suo marito. Le promise che avrebbe fatto del tutto per trovare Franz e per proteggerla. Diede ordine di trovare l’uomo e di portarlo fuori dalla Russia e riusci’ in parte nel suo intento. Franz Rosen si trovava dalle parti di Berezniki, una citta’ situata in Siberia, dove era costretto a lavorare in un laboratorio scientifico all’avanguardia. Gli uomini della C.I.A. ci avevano messo tre mesi per trovarlo ma a quel punto si trovo’ di fronte ad un muro insormontabile. Come farlo evadere? Come farlo senza creare attrito tra il suo Paese e la Russia proprio nel momento in cui queste due grandi Nazioni si erano notevolmente avvicinate politicamente? Decise di contattare Sciarada. Lui era l’unico a poter fare quel lavoro tanto delicato. Sciarada diede il suo assenso ma non riusci’ a portare a termine il lavoro. Quando arrivo’ a Berezniki, Franz Rosen era appena stato ucciso per aver cercato di fuggire, probabilmente per ricongiungersi con moglie e figlia. Sciarada torno’ a Berlino per contattarlo e per metterlo al corrente del suo fallimento, fallimento comunque non dovuto alla sua negligenza. Ma prima del loro incontro Sciarada lo avverti’ che voleva conoscere la donna di persona per dirle che suo marito era morto e per metterla in condizione di scegliere liberamente da che parte stare. Non fece in tempo. Gli uomini che erano di guardia a Paula Rosen e la scienziata stessa furono uccisi. Troppo pericoloso lasciar vivere uno scienziato con una mente del genere. Quello che accadde esattamente in quella casa non si era mai saputo ma insieme ai corpi della Rosen e degli uomini di guardia furono trovati anche quelli dell’intero commando di killers che li aveva eliminati ed era stato facile supporre che Sciarada avesse fatto irruzione proprio nel momento in cui quel commando stava facendo quella strage, opponendosi ed uccidendo gli assassini senza pero’ riuscire a salvare Paula. Della bambina non si era saputo piu’ niente e lui aveva ipotizzato che altri uomini del commando, fuggiti alla furia di Sciarada, l’avessero portata via. Baustein termino’ i suoi ricordi e guardo’ Baines, rimasto diligentemente in attesa che il suo capo lo congedasse
“ Mi dica Baines, quanti anni poteva avere quella donna?”
“ Non saprei dirle, signore. Non ho certo guardato la sua carta d’identita’”
“ Non sia fiscale. Mi dica quanti anni avra’ potuto avere secondo la sua opinione”
“ Come le ho detto, aveva un corpo molto ben strutturato che poteva trarre in inganno riguardo all’eta’ e farla sembrare molto piu’ matura ma il viso era fresco e molto giovanile. Se posso azzardare direi una ventina, forse un paio di piu’” Baustein sorrise
“ Credo ne avesse appena 19” concluse. Ora sapeva che fine avesse fatto Hannah Rosen
 
Top
view post Posted on 28/3/2016, 19:41     +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


Ma come? Sgridi shyboy perché il suo personaggio non apprende gradatamente i suoi gusti da schiavo e poi tu da una scarna descrizione che si adatta ad un enorme numero di donne, fai intuire al tuo personaggio chi è Hannah?
Si predica bene e si razzola male, molto male :) :) :)
 
Top
view post Posted on 28/3/2016, 19:59     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Una ragazza di circa vent'anni, stessa età attuale che dovrebbe avere una bambina scomparsa anni prima che aveva avuto a che fare con Sciarada? Si, forse avrei potuto inserire altri dettagli ma insomma, ce n'è abbastanza per fare un'ipotesi plausibile, senza considerare la rassomiglianza.
Ad ogni modo, è bello quando una critica verte su un qualcosa di plausibile perchè dimostra l'interesse che si ha verso il racconto. Oltretutto, questa è stata una storia piuttosto complicata dove ho inserito tanta carne al fuoco e qualche incongruenza forse c'è stata in quanto, per la prima volta, ho lasciato il mio abituale bdsm casalingo per affrontare situazioni che non mi appartengono. Cmq, continua a seguire questa storia, mi raccomando. I tuoi giudizi sono molto importanti per me
 
Top
view post Posted on 28/3/2016, 21:17     +1   -1

GPI

Group:
Member
Posts:
10,658

Status:


CITAZIONE (Davide Sebastiani @ 28/3/2016, 18:02) 
[cut]
“ E come era questa donna?” domando’ curioso Baustein
“ Credo che raramente ho avuto il piacere di vedere una ragazza bella come quella. Era molto alta e perfettamente strutturata fisicamente, aveva i capelli lunghi e neri e degli splendidi occhi verdi” Baustein rimase qualche secondo pensieroso. Perche’ una simile descrizione gli ricordava qualcosa? Cerco’ di andare indietro con la mente ed infine sorrise. Paula Rosen, ecco chi gli ricordava. L’aveva conosciuta circa vent’anni prima a Berlino. No, qualche anno in meno. Si era subito dopo la caduta del muro e doveva essere il 1992. Oh si, adesso era tutto chiaro dentro di lui.
[cut]

Scusa, intendevo questo passaggio. E da li le successive deduzioni.

Ma guarda che la mia era solo una battuta ironica.

Non è che posso sempre dirti bel racconto! ;)
 
Top
view post Posted on 29/3/2016, 15:27     +1   -1
Avatar

Sottomesso anomalo. Più unico che raro

Group:
Moderatori
Posts:
9,525
Location:
ROMA

Status:


Dai che la so riconoscere l'ironia. Avevi messo persino le faccine. E comunque, rileggendo la frase incriminata, credo anch'io che avrei dovuto mettere un segno di riconoscimento più marcato, magari una voglia su qualche parte del corpo. Avevo però bisogno che Baustein riconoscesse in quella ragazza la bambina scomparsa oltre quindici anni prima. Perche? Beh, questo lo si capirà verso la fine
 
Top
maxslave
view post Posted on 30/3/2016, 19:36     +1   -1




Bellissimo
 
Top
86 replies since 29/2/2016, 19:17   14617 views
  Share