Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA

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view post Posted on 24/7/2015, 19:53     +1   -1

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Complimenti anche da parte mia: storia molto interessante. Povero Stefano...
 
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view post Posted on 25/7/2015, 15:24     +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Grazie per i complimenti e rimanete in attesa. E' appena tutto cominciato
 
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view post Posted on 25/7/2015, 16:02     +1   -1
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bella storia, anch'io sono curioso di sapere da cosa deriva la sua forza....
magari suo padre era uno chimico e ha fatto esperimenti su lei bambina? ahahah
complimenti!!!
 
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view post Posted on 26/7/2015, 12:37     +1   +1   -1

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visto che ancora siete interessati allora proseguo ...

Davide e Claudia Francini si fecero attendere alcuni minuti, minuti durante i
quali faticai a tenere a freno Sara che sbuffava come una vecchia locomotiva.
Era evidente che non era abituata ad attendere chicchessia ed era altrettanto
evidente che stava combattendo con se stessa per rimanere calma e forse stava
anche pensando sul comportamento da tenere per quella serata. Al loro arrivo
pero', il suo comportamento fu irreprensibile, segno che era abbastanza
intelligente da poter essere, quando voleva, una ragazza normale. La stessa
Claudia Francini la inondo' di elogi, magnificando sia la sua bellezza che il
suo abbigliamento di classe. E detto da una donna abituata all'alta moda era
senz'altro un complimento da incorniciare. Addirittura, Sara ricambio' i
complimenti con molto savoir faire e con uno stile decisamente adeguato alla
bisogna. Tirai un sospiro di sollievo. L'inizio era stato piu' che
promettente. Arrivammo al ristorante in perfetto orario ed entrai al braccio
di Sara, convogliando gli sguardi dei presenti su di noi. Oh, non certo per me
ma per la bellissima creatura che mi stava a fianco. Avessero saputo....

Il cameriere ci porto' al nostro tavolo prenotato e ci lascio' il menu' e la
lista dei vini che, da perfetto ospite, scelsi considerando le pietanze che il
maitre ci consigliava. I primi discorsi furono molto generalisti. Si passo'
dal tempo atmosferico al traffico intenso della mia citta' che per loro,
abituati ad una cittadina di provincia, sembrava pazzesco, ma poi si passo'
ovviamente sul lavoro. Elencai, come d'abitudine, tutti i possibili vantaggi
che la mia campagna pubblicitaria proponeva, dall'acquisto di nuove fette di
mercato fino al tipo di persone che avrebbero potuto acquistare il loro
prodotto, il cosiddetto <target>, soffermandomi poi sui particolari di quella
campagna, partendo dai cartelloni pubblicitari per concludere allo spot
televisivo che rimaneva il pezzo forte di ogni tipo di pubblicita'. I Francini
seguivano in religioso silenzio le mie elucubrazioni, intervenendo ogni tanto
per delle piccole curiosita', inserendo anche Sara nei loro discorsi per
tastare l'opinione della <gente comune> e Sara rispondeva perfettamente,
asserendo che una ragazza della sua eta' che prima non si era mai interessata
a quel tipo di prodotto, con una pubblicita' del genere avrebbe avuto
senz'altro la giusta curiosita' e la spinta necessaria all'acquisto. Tutto
fantastico. Tutto troppo bello. Era trascorsa un'ora ed avevamo gia' mangiato
gli antipasti e i primi ed eravamo in attesa dei secondi piatti quando Sara
guardo' Claudia Francini dritta negli occhi ed il suo ormai famoso sorriso
beffardo fece capolino tra le sue belle labbra disegnate perfettamente

" Mi sto rompendo il cazzo. Ma tu non ti annoi a fare discorsi da cerebrolesi?
Il target, lo spot, il brand, il meeting, il budget, il seller, il background,
il prodotto entry. Ma come cazzo parlate?" I miei due ospiti rimasero di sasso
e Claudia provo' ad obiettare

" Ma come parla lei, signorina. Che vocaboli usa. E lei dottor Rigoni....Era
necessario avere questa presenza al nostro fianco stasera?" Anch'io provai ad
intervenire e mi alzai prendendole le mani dolcemente

" Sara, ti prego. Eri stata perfetta. Continua in quel modo, per favore" Sara
mi guardo' e mi strinse la mano. Sentii ancora una volta tutta la sua forza e
mi sforzai per non urlare

" Tu zitto e a cuccia. Parla solo quando sei interrogato. Quanto a te, signora
dei miei stivali, ho detto che mi sono rotta il cazzo. Avrei potuto dire che
mi sto annoiando e che i vostri discorsi sono troppo impegnativi per la mia
testolina ma la realta' e' che mi state sbriciolando i coglioni. Non ce l'ho
ma se ce li avessi avuti adesso farei parte del coro delle voci bianche. E poi
non ce la faccio a fare la brava ragazza. Ci ho provato ma io sono una bad
girl, tanto per usare anch'io un inglesismo" Il dottor Francini intanto, mi
guardo' con disgusto

" Mi avevano parlato tanto bene di lei e mi domando che razza di persona
avevano incontrato. Non di certo un uomo che si lascia trattare in questo modo
da una ragazzina volgare, rozza e maleducata"

" Lasci che le spieghi, dottor Francini...." provai a dire, ma la stretta di
Sara si fece piu' forte e stavolta gridai dal dolore

" Ti avevo avvertito di fare silenzio. Un'altra parola, una sola e ti giuro
che ti prendo a sberle e poi passo a prendere Mattia, il tuo adorato nipotino.
E tu sai cosa gli farei, vero? Quanto a te" disse poi rivolgendosi a Davide
"e' meglio essere sboccati che pervertiti. E' dall'inizio della serata che mi
guardi le gambe e l'avevi fatto anche oggi pomeriggio. E pensare che potrei
essere tua nipote. Scommetto che pagheresti chissa' cosa per potermelo
infilare, ammesso che ti si addrizzi ancora" Ormai non avevo la forza nemmeno
di alzare gli occhi. La mia vita stava per essere definitivamente rovinata. La
paura per me stesso e per mio nipote non mi davano la forza di reagire ed
anche se ne avessi avuto il coraggio, quella mano dalla forza mostruosa che
continuava a stringermi me lo impediva. I miei due ospiti intanto, si alzarono
completamente scandalizzati dal comportamento di Sara guardandoci come se
fossimo due extraterrestri. Claudia Francini intanto, prese la parola

" Andiamo caro, non avevo mai visto tante oscenita' uscire tutte dalla stessa
bocca. Sono veramente nauseata" Sara sorrise

" Ma si, <caro>, portala via la troietta che si sarebbe scopata volentieri il
mio fidanzato. Altrimenti, potremmo fare un bel gioco a quattro con voi due
che vi fate le seghe mentre io e la qui' presente ci facciamo una bella
lesbicata" Era troppo per quei due. Sarebbe stato troppo per chiunque. Claudia
e Davide Francini lasciarono il mio tavolo offesi e disgustati e con loro se
ne andava il mio affare dell'anno e forse il mio futuro. Ero rovinato. Tutto
il ristorante si era nel frattempo voltato ad assistere a quella scena, anche
se pochi o nessuno erano riusciti a comprendere bene cio' che era accaduto. La
discussione, pur essendo stata molto accesa, non aveva superato un livello
vocale molto intenso ed i tono erano stati abbastanza contenuti, quasi
sussurrati. Guardai Sara con odio

" Perche' mi fa questo? Cristo santo, perche'? Lei ha tutto, e' bella, e'
intelligente, e' mostruosamente forte, perche' ha deciso di rovinare la mia
vita? Non ho fatto niente di particolarmente grave. Se non sono venuto con lei
e' stato solo per rispetto di mio nipote e per la differenza di eta', glie
l'ho gia' detto"

" Perche'? Perche' mi diverto. Perche' non puoi capire quanto mi ecciti vedere
un uomo della tua eta' che non puo' fare nulla contro di me. Potrei sfruttare
la mia forza per fare un milione di cose, potrei diventare una campionessa in
qualsiasi sport facessi a livello agonistico, ma poi? Cosa sarei? Sara, la
bella campionessa di karate o di judo, la donna dotata di una forza mostruosa
e forse un fenomeno da baraccone. E invece no! No, cazzo! Per il momento
voglio divertirmi in questa maniera, in seguito decidero'. Sono tanto giovane
che ho tutto il tempo possibile. Potrei anche decidere di farti rimanere il
mio pupazzo a vita oppure di lasciarti al tuo destino stasera stessa. Sono
cosi' volubile....E poi non ti ripetere. Odio le persone che dicono sempre le
stesse cose. L'ho capito il motivo per cui mi hai rifiutata. Ho capito che pur
piacendoti non sei voluto venire con me. Come farei a non capirlo? Il cazzo ti
si rizza appena mi avvicino e stasera sei rimasto a bocca aperta. Ma qualunque
sia la tua scusa, ho deciso che me l'avresti dovuta pagare, anche se mi piaci
un botto. Perche' questo e' il mio modo di divertirmi" Misi la testa sul
tavolo, faticando per non far uscire l'ennesime lacrime. Ormai piangevo piu'
di una femminuccia e tutto per colpa di quella femmina accanto a me, bella e
crudele, sadica ed eccitante che mi accarezzo' la testa e poi me la prese per
alzarla

" Suvvia, in fondo quelli erano due stronzi patentati. Non sara' mica la fine
del mondo. Ora paga e andiamo che la sera e' ancora giovane" Chiamai il
cameriere per chiedere il conto. Mi conosceva, non era la prima volta che
andavo a cenare in quel ristorante ed abbozzo' un discorso

" Non attende le seconde pietanze, dottor Rigoni?"

" No grazie. C'e' stato un qui pro quo con i miei ospiti e mi e' passata la
fame" risposi anche a mo' di scusa per cio' che era successo

" A me la fame l'ha fatta passare quello che ho mangiato" intervenne Sara
"Come cazzo fate a chiamare cibo quella merda che portate. Nouvelle cousine?
Ma portatemi un bel piatto di pasta abbondante e non quei venti grammi di
pasta scondita dentro un piatto gigante che vi fate pagare un occhio della
testa. L'unica cosa buona e' il vino che per fortuna non preparate voi"
Afferro' la bottiglia di quel vino pregiatissimo, si riempi' il bicchiere,
sotto gli occhi attoniti del maitre e poi lo bevve tutto d'un fiato sbottando
poi in un fragoroso rutto che riempi' l'intero salone, tra lo sbigottimento
completo di tutti i presenti. Non sapevo cosa dire, non sapevo dove guardare.
Cercavo di non sentire i commenti impietosi rivolti a me e a Sara che, al
contrario di me, sghignazzava felice e contenta per quella sua provocazione.
Pensavo che quella fosse la ciliegina sulla torta ed invece non era finita. Mi
afferro' per la cravatta e, nonostante il mio tentativo di resistenza, mi
trascino' fino al bancone, sorridendo con tutti gli altri commensali

" Oh, non ci fate caso. Al mio fidanzato piace essere trattato male. Sapeste
come gli piace essere sculacciato" Diedi la mia carta di credito al titolare,
indeciso se lamentarsi di quello che stava accadendo o di mettersi a ridere,
mentre io mi scusavo per gli eventi di quella serata, sempre tenuto per la
cravatta da quella Lucifero in gonnella che ostentava ancora quel suo
maledetto sorriso. Ormai, avevo perso il conto di tutte le umiliazioni che
avevo dovuto subire e non avevo idea di cosa avesse in mente. Fino a che punto
voleva spingersi? Fino a che punto la sua pazzia e il suo desiderio di
umiliarmi sarebbero giunti? Uscimmo dal ristorante, situato in una via del
centro e pertanto abbastanza frequentato malgrado fosse sera. Non ce la facevo
piu'. Non potevo continuare a vedere la mia vita andare a pezzi. Forse, se
avesse visto che avevo coraggio, avrebbe potuto distogliere la sua attenzione
da me e rivolgersi in qualche altra direzione. Se il suo pupazzo si fosse
ribellato, il suo divertimento sarebbe potuto scemare. L'affrontai. Davanti a
tutta quella gente si sarebbe dovuta limitare, non avrebbe potuto picchiarmi a
sangue come l'altra volta

" Basta, Sara. Basta! Non ti permetto di rovinarmi ulteriormente la vita. Io
me ne vado e se me lo impedisci io ti denuncio" Non sembravo averla impaurita
piu' di tanto. Avanzava verso di me in maniera decisa

" Se provi a scappare da me, io mi metto ad urlare e dico che hai provato a
violentarmi. Scommettiamo che crederanno a me? Guardami! Sono una ragazza
indifesa, tanto dolce e tanto carina e tu un orco che mi vuole rovinare"

" Non lo farai. Non puoi farlo"

" Ah no? AIUTO!!!!" Immediatamente, alcune persone si rigirarono, mentre lei
proseguiva il percorso di avvicinamento a me "Vieni qui' immediatamente o la
prossima volta lancio un urlo tale da far rigirare la gente ad un chilometro
di distanza" Ci pensai alcuni secondi e stavolta il suo grido di aiuto fu piu'
potente. Smisi di indietreggiare e le corsi incontro per tapparle la bocca

" Cosi' mi mandi in prigione. Non mi puoi odiare fino a tal punto" Lei mi
tolse la mano dalla sua bocca con la sua ferrea presa e sorrise

" Non ti odio, tesoro, ma tu mi appartieni e non mi sfuggirai. Tu sei mio"
Afferro' il mio mento e mise la sua lingua dentro la mia bocca in un bacio
violento ma di una sensualita' unica. Inizio' poi a spingermi verso il muro,
sempre continuando a baciarmi e, appena la mia schiena venne a contatto col
muro, la sua mano che era ancora sul mio mento si strinse ancora di piu' e poi
sentii i miei piedi abbandonare il terreno. Mi stava sollevando da terra con
una mano e, contemporaneamente, continuava ad esplorare la mia bocca con la
sua lingua. Era incredibile! Anche se le avevo visto fare delle cose assurde,
non pensavo che potesse riuscire a fare una cosa del genere. Malgrado
passassero diverse persone in quel momento, nessuno si sarebbe potuto
accorgere di cio' che quella ragazza forzuta stesse facendo. La sua figura
copriva qualunque visuale ed io potevo sembrare solamente un uomo molto alto
che sta baciando la sua donna ed invece ero tenuto sospeso da terra per una
quindicina di centimetri dalla sua mano. Ma non era finita. La sua mano
libera, quella sinistra, s'impadroni' delle mie parti intime, stringendole
quel tanto da farmi rabbrividire. Ero nelle sue mani e non solo in senso
metaforico. Non potevo fare nessuna mossa. Appena provavo a muovermi, la sua
stretta aumentava. Smise di baciarmi e avvicino' la sua bocca al mio orecchio

" Se solo ti muovi, io ti strappo le palle ed il tuo bel cazzone tutto dritto.
Devo dire che e' una bella soddisfazione per una ragazza come me sapere che
appena mi avvicino a te il tuo cazzo prende vita. Mi sta stimolando
sessualmente. Non credo che potro' concludere la serata senza scoparmi un paio
di bei maschietti. Saro' costretta a chiamare i miei quattro pupazzi e poi
scegliere chi di loro portarmi a letto. Ma ora, scriviamo le leggi che
regoleranno il nostro rapporto. Ti stai comportando in un modo che non mi
piace, mio caro Stefano. Bisogna che tu abbassi la tua cresta da galletto che
ogni tanto ti riesce fuori. Lo vuoi capire o no che tu mi appartieni? Dillo
oppure ti spappolo i tuoi bei coglioncini"

" Io le appartengo, signorina Sara" sussurrai, anche se non era una frase
d'amore ma di puro terrore

" Bene, tesoro. E allora piantala di ribellarti. Cerca di essere realistico.
Cosa vuoi fare? Puoi anche scappare da me, momentaneamente, ma poi dovresti
scappare dalla citta', abbandonare la tua casa e il tuo lavoro perche'
altrimenti sarebbe un gioco da ragazzi per me rintracciarti. E allora si che
sarebbero guai per te e per tuo nipote. Quindi, non fare piu' cazzate del
genere, non provare piu' a tentare di fuggire da me e vedrai che andremo
d'accordo e limiterai le tue pene. Ho il coltello dalla parte del manico.
Posso fare qualunque cosa con te e ti giuro che se tu provi a fare una
denuncia, io diro' che hai provato a violentarmi, proprio come ho fatto prima.
Saprei essere molto convincente. Mi uscirebbero dei lacrimoni tali da inondare
tutto il commissariato. Senza contare che appena usciresti dal carcere io ti
ammazzerei dopo averti fatto soffrire le pene dell'inferno. Cosa vuoi farci
tesoro? Almeno in questo campo abbiamo leggi sessiste che favoriscono noi
donne, una volta tanto. Accetta la realta'. Tu sei il mio schiavo e non puoi
fare nulla per liberarti" Aveva ragione. Non potevo fare nulla. Mi abbandonai
di nuovo al pianto. Sentirsi impotenti era una sensazione che non avevo mai
provato fino ad allora, una sensazione che mi faceva sentire appunto una
nullita'. Sara intanto, allento' la presa sul mio mento e mi ritrovai
nuovamente con i piedi per terra, quindi sentii quella mano, che prima mi
sollevava come se fossi una piuma, accarezzarmi il volto e asciugarmi le
lacrime

" Basta adesso. Adesso calmati. Tu obbediscimi e non ti succedera' nulla. Se
non lo farai, io saro' spietata. Decidi tu"

" Le obbediro', ma mi lasci ritornare alla mia vita, la prego" riuscii a dire
tra i singhiozzi

" Tu mi obbedirai e la tua vita mi appartiene. Nessuno scambio. Mi prendo
tutto. Ora andiamo. Ho ancora molta voglia di divertirmi" Mi prese per mano e
ci dirigemmo nel punto dove avevo lasciato la mia macchina. Presi le chiavi
per togliere l'antifurto e per aprirla e mi misi seduto sul posto del
guidatore, aspettando che Sara si sedesse in quello accanto a me, invece la
ragazza mi guardo' come un leone affamato osserva la sua preda. Mi faceva
sentire a disagio. Avevo imparato a conoscere quello sguardo che non
prometteva nulla di buono ed avevo capito che la sua testolina stava
elaborando qualcosa di spiacevole per me. Non mi sbagliavo. Cerco' nella sua
borsa le sigarette, se ne accese una, getto' la borsetta all'interno della
vettura e poi si rivolse a me

" Togliti da li'. Guido io" La guardai disperato

" La mia Mercedes nuova! Solo io la guido. La prego...." Sentii la sua mano
prendermi per il bavero della giacca e quasi sollevarmi di peso per farmi
uscire dalla mia automobile e mi ritrovai un secondo dopo al di fuori
dall'auto. Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo che Sara
venne vicino a me e mi mollo' due schiaffi tremendi che mi mandarono a
sbattere proprio contro la mia vettura e poi a scivolare lentamente per terra,
tra lo sguardo incuriosito e divertito di tutti quelli che passavano. Perche'
se fosse accaduto il contrario, ovvero un uomo che prendeva a schiaffi una
donna, si sarebbe precipitata una moltitudine di persone per salvare la
persona piu' debole ed in un caso del genere nessuno alzava una mano? Perche'
nessuno mi aiutava quando, a fatica, cercai di rimettermi in piedi ed un altro
schiaffo di Sara mi fece precipitare di nuovo a terra? Si erano tutti fermati
ad osservare la scena. Decine di persone col sorriso sulle labbra, che si
domandavano se fosse un gioco o qualcos'altro, incuranti del fatto che
sanguinavo copiosamente dal labbro. Sara mi prese di nuovo per la giacca per
farmi rialzare

" Mi stavi quasi facendo commuovere con quelle tue lacrime. Non ci riesci
proprio a non fare lo stronzo e a non obiettare su qualunque ordine io ti dia.
Ora mettiti in ginocchio e chiedimi perdono se non vuoi che prosegua a
riempirti di sganassoni" Lo feci, tra gli sguardi di sarcasmo di tutta quella
gente

" Le chiedo perdono, signorina Sara" supplicai

" Ti perdono, tesoro. Come farei a non farlo visto che me lo chiedi cosi'
dolcemente" rispose col suo solito modo sarcastico, alzando il tono della voce
appositamente per farsi sentire da tutti. Poi pero' il tono si fece piu' duro
"Rimani in quella posizione fino a che non ti do il permesso di rialzarti"
Rimasi in ginocchio, mentre Sara metteva la sua scarpa di raso sulla mia
faccia e mentre lei si pavoneggiava davanti a quella platea improvvisata

" Con i maschi bisogna usare le maniere forti. Bisogna ricordar loro sempre
chi comanda e diventano agnellini innamorati" Una giovane donna li' vicino la
guardo' accennando un applauso

" Ben fatto, ragazza mia. Hai proprio ragione. Gli uomini bisogna farli
strisciare" Lei rivolse lo sguardo nella mia direzione

" Hai sentito cosa ha detto la signora? Che gli uomini devono strisciare. E
allora striscia! Striscia e continua a chiedere il mio perdono" Tolse la sua
scarpa dal mio volto e mi dette un calcio al sedere suscitando di nuovo
l'ilarita' della gente. Strisciai miseramente per diversi metri ripetendo come
una litania la frase di rito, rovinandomi il mio bel vestito da duemila euro,
fino a ritornare ai suoi piedi. Mi fece cenno di rialzarmi e, quando lo feci,
mi prese per un orecchio conducendomi dentro la macchina, naturalmente dalla
parte accanto a quella del guidatore

" Da adesso in poi starai zitto fino a quando io ti daro' il permesso di
aprire bocca" Stavolta l'applauso dei presenti nei confronti del comportamento
di Sara fu fragoroso, praticamente totale nelle donne, ma anche alcuni degli
uomini applaudirono divertiti, mentre altri furono invece disgustati dal mio
comportamento passivo. Ma che ne sapevano loro? Come potevano immaginare
quello che stavo passando? Intanto, Sara si mise al volante e si sistemo' bene
il sedile, perse diversi minuti per rifarsi il trucco e poi parti' sgommando.
Non sapevo nemmeno se avesse la patente, ma sicuramente la macchina la sapeva
guidare alla perfezione. Tutto quello che lei faceva lo faceva benissimo ed
anche una macchina piuttosto complicata come la mia, sembrava non avere
segreti per lei. Alzo' il volume dello stereo cantando a squarciagola e
parlando con me nel modo piu' normale possibile, come se quella serata fosse
stata una normale e bella serata e non una continua umiliazione nei miei
confronti. Non le chiesi nemmeno dove avesse intenzione di andare. Cosa
sarebbe cambiato?

Il tragitto duro' circa un quarto d'ora durante il quale Sara commise una
lunga serie di infrazioni che io non ebbi neanche la forza di farle notare e
finalmente arrivammo a destinazione. Si trattava di un pub e c'erano gruppi di
ragazzi fuori dal locale intenti a fumare ed a chiacchierare e un parcheggio
piuttosto ampio proprio li' davanti. Sara invece si infilo' in una stradina
laterale piuttosto buia e questo mi fece tremare. Perche' non aveva
parcheggiato proprio davanti al pub? Era piu' vicino e c'era luce. Esitai
qualche secondo. Avevo il cuore che mi stava battendo velocemente. Avevo
paura. Sara aveva instaurato in me il terrore in pochissimo tempo. Scesi dalla
macchina con la speranza di sbagliarmi. Non mi sbagliavo. Lei chiuse la
vettura e poi mi ordino' di accenderle una sigaretta. Avevo una voglia
pazzesca di fumare anch'io ma non osai chiederle il permesso e feci quanto mi
aveva ordinato. Le misi la sigaretta in bocca, quella bella bocca rossa che
avevo baciato tantissime volte durante quel giorno e poi presi l'accendino per
accendergliela. Mi tremava la mano e lei sorrise fermandomi la mano. Respiro'
una boccata e fece saltare le chiavi della mia vettura sull'altra sua mano

" Bella macchina. Me la prendo" disse con la sigaretta ancora in bocca. Scossi
la testa, incapace di dire nulla. La mia bella macchina che ancora dovevo
finire di pagare. Avevo pensato a tutto, che mi volesse ancora umiliare, che
mi volesse picchiare, ma non certo che mi volesse prendere la macchina. Sara
non sembrava ancora soddisfatta, pero'. La sua mano, quella che teneva ancora
saldamente la mia, inizio' a stringersi in una nuova e continuativa
dimostrazione della sua forza, mentre con l'altra poso' prima le chiavi con
cui stava giocherellando sopra il tetto della macchina e poi mi colpi' di
nuovo con un altro schiaffo, stavolta dato con maggiore violenza

" Allora, cazzone, non dici niente? Mi sto prendendo la tua macchina. Fa
qualcosa! Reagisci! Fammi vedere cosa sei in grado di fare" Mi lascio'
completamente libero. Cosa avrei dovuto fare? Ormai avevo capito benissimo che
non ero in grado i fronteggiarla. Stava li' in attesa, fumando
tranquillamente, consapevole della sua enorme superiorita'. Se avessi reagito,
cosa mi avrebbe fatto? Avevo troppa paura per poterlo scoprire. Non dissi
nulla. Mi venne vicino e mi alzo' il mento

" Bravo! Sai, pensavo che avresti fatto qualche stronzata ed ero gia' pronta a
spezzarti una gamba. Evidentemente, stai cominciando a capire come funziona
tra di noi. Hai capito qual'e' il tuo ruolo. Dimmelo! Qual'e' il tuo ruolo?"

" Sono il suo pupazzo, signorina" risposi abbassando gli occhi

" Molto bene" Fini' la sua sigaretta, la schiaccio' con la suola delle sue
deliziose scarpe di raso, prese la borsetta dalla macchina, inseri'
l'antifurto della vettura e mise le chiavi della macchina nella borsa, quindi
prese il suo telefonino e poi prosegui' "Ora pero' me lo devi dire con tutti i
crismi che mi regali la macchina, tesoro. Dillo!"

" Non capisco" feci ed un nuovo, violento schiaffo si abbatte' sulla mia
faccia martoriata. Caddi a terra e Sara mi fece cenno con il dito di
rialzarmi"

" Sei piu' idiota di quanto pensassi. Devi soltanto dire che mi regali la
macchina, non mi sembra una cosa molto complicata" Non obiettai. Non avevo
piu' la forza di reagire

" Le regalo la mia macchina" Stavolta non fu il solito schiaffo ma un violento
pugno allo stomaco che mi fece rimanere senza fiato. Boccheggiai per diversi
secondi e poi mi arrivo' anche l'ennesimo schiaffo, un manrovescio che mi
sollevo' addirittura da terra e mi mando' alcuni metri indietro. Mi accucciai
per terra impaurito e tremante, ma Sara mi prese per i capelli costringendomi
a rialzarmi

" Cosi' non va bene, tesoro. Devi dirlo come se fosse un grande gesto d'amore
spontaneo, un dono che tu vuoi assolutamente fare alla ragazza dei tuoi sogni.
Hai mai regalato qualcosa ad una donna? E allora sforzati, altrimenti non mi
muovo da qui' fino a che non lo dici bene e ad ogni sbaglio arriva uno
schiaffo piu' forte. Finora ho cercato di non colpirti con molta violenza.
Anche se tu credi il contrario, mi sono molto contenuta, ma adesso sto
cominciando a perdere la pazienza e cominciano a prudermi le mani" No, non
volevo altre percosse. Ne avevo subite in abbondanza. Tremai solo al pensiero
di poter ritornare a quella sera in cui Sara mi ruppe il braccio e mi
concentrai

" Vorrei che lei tenesse la mia macchina, signorina Sara. E' la cosa alla
quale tengo maggiormente nella mia vita e la vorrei regalare alla persona piu'
importante che esiste per me, alla ragazza piu' bella che abbia mai avuto la
fortuna di conoscere. La tenga, la prego e l'accetti come regalo"

" Oh tesoro. Ma certo che l'accetto. Accetto con piacere perche' so che e' un
gesto dettato dal cuore" La guardai meravigliato. Perche' tutta quella
manfrina? Si era gia' impossessata della Mercedes, sapeva perfettamente che
non potevo fare nulla, ma poi capii. Aveva il telefonino in mano ed aveva
registrato tutto. In caso di una mia denuncia, avrebbe potuto dimostrare che
il mio era stato un regalo. Furba come una volpe. Poso' il telefonino nella
borsa e mi guardo'

" Ora te ne vai a casa. Con te mi sono divertita abbastanza, stasera. Io
invece, ho un appuntamento con un paio di bei maschietti che mi faranno
trascorrere anche una bella notte. Dopo il divertimento viene il sesso. Tu mi
hai dato il divertimento, il cazzo lo prendero' da qualcun altro. Ci rivedremo
presto, ma ora va, sparisci dalla mia vista. Fatti una bella passeggiata a
piedi perche' ormai la macchina e' mia. Tutto di te e' mio. Ricordalo. Ah,
ricordati anche di licenziare quella troietta della tua segretaria e fai in
modo di non avere alcun tipo di relazione. Tu sei il mio fidanzato e non
sarebbe carino che io venissi a scoprire che hai anche un'altra donna"
Scoppio' a ridere fragorosamente e si diresse verso il pub, lasciandomi solo
accanto a quella che una volta era la mia bella macchina, il mio status
symbol. Mi inginocchiai prendendomi la testa fra le mano e scoppiai in un
nuovo fragoroso pianto. Ero da solo e finalmente riuscii ad abbandonarmi
completamente alla disperazione.
 
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Sesto episodio

Rimasi oltre dieci minuti in quella posizione e quando terminai di sfogarmi
m'incamminai verso casa mia. Era un tragitto lungo e speravo di incontrare
almeno un taxi, ma non ne vedevo nemmeno l'ombra. Dopo un paio di chilometri
pero', mi fermai. C'era la luce azzurra di un commissariato che quasi mi
chiamava. Potevo denunciare Sara. Lo dovevo fare. C'erano un sacco di persone
che erano state testimoni del suo comportamento e forse potevo anche
coinvolgere Mattia e i suoi amici. Entrai nel commissariato in modo deciso.
Avevo anche un sacco di segni sul volto che comprovavano cio' che avrei
sostenuto. Il poliziotto di guardia mi chiese cosa volessi

" Devo fare una denuncia" risposi

" Riguardo cosa?"

" Percosse e rapina"

" Attenda in quella stanza. Fra pochi minuti arriva l'addetto. In cosa
consiste la rapina?"

" Una persona mi ha costretto a consegnarle la mia macchina" Il poliziotto
accenno' con la testa di aver compreso e mi indico' una stanza spoglia con
alcune sedie. Mi misi seduto su una di quelle e ripensai a quanto mi era
accaduto e a Sara. Possibile che volesse rovinarmi la vita solo per il suo
divertimento? Non potevano esistere persone dotate di una cattiveria del
genere. Ma forse c'era anche qualcos'altro. La prima volta che la vidi mi
disse che la sua intenzione era di conoscere qualcuno, di sposarlo e
togliergli tutto. Forse era quello cio' che voleva da me, anche senza dovermi
sposare: togliermi tutto. Non ero ricco, ma qualche soldino da parte l'avevo
messo. I miei pensieri furono distolti dall'arrivo di un altro poliziotto

" Venga, andiamo a fare questa denuncia" Mi fece strada verso un altro ufficio
e si mise seduto davanti al computer in attesa che io gli raccontassi gli
eventi. Ed ora cosa gli dicevo? Che una bellissima ragazza mi aveva
continuamente schiaffeggiato ed umiliato e poi costretto a consegnarle le
chiavi della macchina? Che quella ragazza aveva una forza sovrumana? Come
avrebbe potuto credermi? Non potevo fare quella denuncia. Gia' vedevo gli
occhi di quel poliziotto e il sorriso sarcastico che avrebbe fatto. Quella
sarebbe stata un'ulteriore umiliazione. Senza contare la registrazione che
Sara mi aveva costretto a fare. No, non ce la facevo. Mi alzai dalla sedia

" Guardi, non ce n'e' piu' bisogno. Mentre attendevo mi ha telefonato un mio
amico dicendomi che hanno ritrovato la mia macchina. Mi scusi per il tempo che
vi ho fatto perdere" Il poliziotto mi guardo' sospettoso

" E' sicuro? Non vuole denunciare almeno le percosse? Ha la faccia gonfia e
sta perdendo sangue dal naso. L'hanno pestata"

" Guariro'. D'altronde, lei mi insegna che in questi casi dovrei fare una
denuncia contro ignoti. Sarebbe soltanto una perdita di tempo. Mi scusi" Mi
girai e me ne andai. Sara mi aveva in pugno.

L'indomani mattina arrivai in ufficio in perfetto orario, come mia abitudine,
ma tutto era cambiato. Osservavo le facce dei presenti e sembrava che tutti
sapessero di me e di cio' che era acceduto con Sara. Mi sorridevano tutti ed a
me sapevano tanto di sorrisi ironici. Entrai nel mio ufficio e chiesi a
Vanessa di raggiungermi al piu' presto e la ragazza non si fece attendere
entrando dopo pochi minuti. Anche lei aveva quel sorriso strano e ironico,
come se non bastasse quello di Sara scolpito quasi perennemente sulle sue
labbra che mi perseguitava in ogni momento della mia vita da quando avevo
avuto la sventura di incontrarla. Non le diedi neanche il tempo di arrivare al
mio tavolo

" Vedo che ti sei divertita a raccontare tutto a tutti"

" Ma di cosa stai parlando, Stefano? Stai diventando paranoico"

" Paranoico? E tutti quei sorrisi?

" Sono i sorrisi che facciamo tutti al gran capo. Non metterti nessuna idea
strana in testa. A proposito di gran capo. Il dottor Bardi e' entrato
incavolato come una furia e ha detto che appena arrivi devi subito andare da
lui" Il dottor Bardi era Ludovico Bardi, il padrone della mia azienda, l'unico
al di sopra di me e immaginavo benissimo di cosa volesse discutere

" Non cambiare discorso, Vanessa. Ho capito subito che ti sei messa a
raccontare quello che hai visto ieri pomeriggio. Mi dispiace, ma a queste
condizioni non posso tenerti. Sei licenziata!"

" Cosa? Stai scherzando, vero?"

" Mai stato cosi' serio"

" Brutto figlio di puttana. Mi licenzi cosi' su due piedi? Ma io ti rovino. Lo
dico a tutti per davvero che tu sei un pervertito che ama sottomettersi alle
ragazzine. Me lo potevi dire che ti piacevano giochetti del genere e ti avrei
accontentato. Invece di fare l'amore ti avrei potuto prendere a frustate e a
quest'ora saremmo ancora insieme. E invece mi hai lasciata con scuse stupide.
<sai Vanessa, ma e' meglio che uno come me non abbia una relazione con una
dipendente> Ed io ci avevo creduto perche' tu eri un mito per me, anche se poi
hai continuato a portarti a letto chiunque ti capitasse a tiro. O forse
neanche ci andavi a letto e ti divertivi soltanto a leccare loro i piedi.
Vaffanculo te e quella puttanella minorenne"

" Sara non e' minorenne. Ha diciannove anni ed e' molto matura per la sua
eta'"

" Ah, su questo non ci sono dubbi. E' molto matura. Si vedeva da come ti
trattava" Vanessa non aggiunse altro. Si volto' e usci' dal mio ufficio
sbattendo la porta. Se davvero non aveva detto niente a nessuno e quei sorrisi
erano soltanto una mia paranoia, adesso ero veramente rovinato. Il telefono mi
distolse dai miei pensieri

" Stefano, sono Ludovico. Vieni immediatamente qui'" E adesso veniva il
momento peggiore. Ludovico non me l'avrebbe fatto passare liscio il flop della
sera precedente. Uscii dal mio ufficio e mi diressi verso il suo, al piano
superiore, camminando a testa bassa per non incrociare alcuno sguardo. Bussai

" Entra" ordino' il mio capo. Tra di noi i rapporti erano sempre stati ottimi.
Lavoravo con lui da dieci anni, immediatamente dopo la mia laurea, quando ero
un giovane alle prime armi ma agguerrito e desideroso di far carriera ed avevo
contribuito sostanzialmente a far diventare la sua azienda una delle prime in
Italia nel nostro campo. Lui era poco piu' grande di me ed avevamo in comune
la stessa rabbia, la stessa volonta' di sfondare. Ma stavolta il suo umore era
quello dei giorni peggiori

" Ascolta, Ludovico. Prima che tu parli io ti dico che sono mortificato per
cio' che e' avvenuto ieri. Ti garantisco che e' la prima e l'ultima volta che
accade una cosa simile" esordii cercando di giocare in anticipo

" Ma ti rendi conto di quanto ci viene a costare una cazzata del genere? Dopo
mesi di corteggiamento avevamo in pugno l'azienda. I Francini erano
letteralmente entusiasti e tu che fai? Ti porti ad una cena di lavoro una
ragazzina sboccata e volgare che si mette ad insultarli? Roba da pazzi! Quando
mi hanno raccontato cosa e' accaduto non riuscivo a crederci"

" Lo so, non ho scusanti. Posso solo dire che non mi immaginavo che lei
andasse fuori di testa. Era cosi' carina...." M'interruppi. Il telefono di
Bardi squillo' e lui mi fece cenno con la mano di attendere. Rispose al
telefono, annui' diverse volte e poi si rivolse a me

" Era la mia segretaria. Mi ha appena detto che hai licenziato la tua perche'
ti ha scoperto mentre facevi giochetti erotici nel tuo ufficio proprio con
quella ragazza. Ohi Stefano, ma sei impazzito? A me non importa nulla della
tua vita privata. Avevo sempre pensato che tu fossi una specie di rubacuori e
scoprire che invece ti piace sottometterti alle donne non e' proprio il
massimo. Ma per favore, fai in modo che questa tua mania non influisca sul
lavoro"

" Non e' cosi' Ludovico, te lo giuro. E' stato solo un gioco. Non mi piace
sottomettermi a chicchessia e Vanessa l'ho licenziata per altri motivi, motivi
di lavoro. Sapevo benissimo che correvo il rischio che lei raccontasse quella
vicenda, ma l'ho dovuto fare, per il bene del mio lavoro" Bardi mi guardo'
titubante e poco convinto. Con tutte le ragioni, d'altronde. Vanessa era
un'ottima segretaria e l'avevo licenziata solo perche' Sara me l'aveva
ordinato

" Senti Stefano, non e' che non voglia crederti, ma sei anche tutto segnato in
faccia e questo mi fa pensare che i tuoi giochetti proseguono poi nel tuo
privato. Ma che resti appunto privato. Non voglio entrare in quello che fai
nei tuoi momenti liberi, te l'ho gia' detto, a patto che tu non faccia piu'
entrare quella peste nel tuo lavoro. Sono stato chiaro?"

" Chiarissimo" Uscii dall'ufficio di Ludovico e mi appoggiai al muro. E
adesso? Se Sara avesse voluto di nuovo fare un'entrata a sorpresa come quella
di ieri, come avrei potuto impedirglielo?

La mia giornata di lavoro termino' alle 18 in punto e l'ultima cosa che feci
fu di mettere un inserzione su un giornale specializzato per cercare una nuova
segretaria. Ne avevo assoluto bisogno e dovevo trovarla entro pochi giorni.
Faticai a non guardare in faccia tutti gli altri impiegati, compresi i miei
piu' stretti collaboratori, sapendo quello che probabilmente, loro erano
venuti a conoscenza. Non avevo neanche una macchina per tornare a casa e
dovetti ripiegare sulla metropolitana. Di solito, uscito dall'ufficio, se non
avevo altri impegni di lavoro me ne andavo in palestra ad allenarmi, ma col
braccio ancora in convalescenza non era proprio il caso. E poi, volevo
andarmene a casa e non vedere nessuno. Non ero certo dell'umore giusto per
qualsiasi frequentazione. Mi sdraiai sulla mia poltrona preferita, mi misi le
cuffie per ascoltare musica e mi rilassai sentendo alcuni dei miei gruppi rock
preferiti infine, quando si erano fatte le nove di sera, decisi di prepararmi
la cena. Niente di impegnativo. Non ero certo un cuoco provetto e raramente mi
mettevo davanti ai fornelli, preferendo andare a cena con qualcuno, magari con
una delle mie innumerevoli conoscenze femminili. Misi l'acqua a bollire per
farmi un piatto di pasta e dopo alcuni secondi sentii il telefono squillare.
Oh mio Dio. Poteva essere lei. Andai a rispondere col fiato sospeso, ma era
solo mia sorella che voleva sentire come stavo. Sospirai nel riconoscere la
sua voce e mi tranquillizzai. Chissa', forse Sara non aveva piu' bisogno del
suo pupazzo.

Mi stavo riabituando al mio ritmo di vita normale e forse la speranza di non
rivedere mai piu' Sara si stava avverando. Erano trascorsi una decina di
giorni dal mio ultimo incontro con quella ragazza terribile e cominciavo a
pensare che si fosse stancata di me. Forse si era divertita abbastanza, mi
aveva praticamente rubato una macchina dal valore di 150 mila euro, la maggior
parte dei quali dovevo ancora sborsare e speravo che avesse dirottato le sue
intenzioni verso qualche altra preda. Avevo trascorso quel sabato mattina
andando un po' a correre e poi andando a pranzo da mia sorella, come spesso mi
capitava durante il week-end, per poi trascorrere parte del pomeriggio da
loro. Ormai, cominciava a far caldo. Era giugno inoltrato e, tornando a casa
col mio nuovo mezzo di trasporto, una moto che fortunatamente non avevo mai
voluto vendere e che avevo fatto risistemare nei giorni scorsi, pensavo che
erano piu' di tre mesi che non avevo rapporti intimi con una donna, una specie
di record per me. Cominciavo a sentirne un gran bisogno fisico, ma la paura
per Sara era tutt'altro che scemata. Lei mi aveva proibito di avere una storia
con un'altra donna ed io non volevo correre il rischio che, in qualche modo,
lei potesse venirlo a sapere e ricominciare la sua persecuzione nei miei
confronti. Ma rimaneva il problema della mia forzata castita', anche
considerando che avevo un paio di ragazze per le mani che aspettavano soltanto
un mio cenno per uscire con me per darmela ed invece ero costretto a
trascorrere il sabato sera da solo in casa. Arrivai finalmente sotto il mio
appartamento, mi tolsi il casco e stavo legando la mia moto proprio quando
sentii il mio telefonino squillare. Risposi pensando che si trattasse, come al
solito, di mia sorella che voleva chiacchierare la sua solita mezz'ora prima
di cena malgrado ci fossimo lasciati soltanto pochi minuti prima, oppure di
qualche ragazza che aveva intenzione di trascorrere il sabato sera con me ed
alla quale sarei stato costretto a rispondere negativamente per i motivi di
cui sopra. In effetti era una ragazza ed anche molto bella, ma era lei, il mio
incubo

" Ciao tesoro, come va?" esordi' con il suo solito timbro di voce ironico e
con un tono squillante "Non mi dirai che ti sei dimenticato di me?"

" Signorina Sara..." riuscii a dire

" Ah bene, vedo che ti ricordi perfettamente di me. Ti vengo a prendere tra
mezz'ora con la mia nuova macchina, una Mercedes strepitosa che mi ha regalato
un uomo tanto innamorato di me" ironizzo' "Fatti trovare al massimo, ti voglio
bello e affascinante. Devo far schiattare d'invidia alcune persone" Senza
neanche darmi il tempo di replicare, interruppe la conversazione. Volevo
sbattere la testa contro il muro del palazzo di casa mia. Non aveva ancora
terminato con me e le mie speranze che potesse essersi dimenticata di me erano
andate a puttane.

Mezz'ora dopo ero di nuovo sotto casa mia dopo essermi fatto una doccia e
essermi cambiato. Non sapevo nemmeno se le potevo andar bene vestito in quel
modo. Non sapendo dove aveva intenzione di portarmi, avevo optato per un jeans
di marca, una camicia bianca che mi ero fatto fare su misura ed una giacca blu
di lino. Conoscendola, avrebbe potuto riempirmi di schiaffi soltanto perche'
non le piacevo come ero vestito. Non avevo nemmeno idea di come potesse
conoscere il mio indirizzo, ma probabilmente Mattia doveva averle detto dove
abitavo. Attesi pazientemente il suo arrivo, fumandomi una sigaretta ben
sapendo che poi, in sua presenza, non avrei potuto farlo e quindi, con una
decina di minuti di ritardo, lei fece il suo arrivo al volante della mia
macchina. Scese, allegra e pimpante come al solito e non potei fare a meno di
notare quanto fosse graziosa. Aveva una bellezza normale, acqua e sapone e
forse io l'avrei degnata solamente di uno sguardo se l'avessi incrociata
camminando. Aveva un'aria sbarazzina degna di una ragazza della sua eta' e
niente lasciava trapelare il suo carattere sadico e perverso. Diabolico,
direi. Ma forse era proprio quella sua caratteristica che me l'aveva fatta
diventare tremendamente eccitante ai miei occhi. Ma erano tutti ragionamenti
che avevo fatto un miliardo di volte. Dopo aver virato sull'abbigliamento di
classe per quella serata che poi aveva volutamente rovinato col suo
comportamento, era tornata di nuovo al casual con un pizzico di sensualita'.
Jeans aderentissimi che le facevano un culetto delizioso, sandali gioiello col
tacchetto e camicetta bianca a maniche lunghe un tantino trasparente sotto il
quale si notavano addirittura le forme dei capezzoli, soprattutto considerando
che non si vedevano tracce di reggiseno. Diciamo che una figlia non l'avrei
mai fatta scendere in quel modo, ma non era una mosca bianca e il sabato sera
era pieno di ragazzine che facevano a gara per mostrare culi e tette. Il viso
era appunto acqua e sapone, quasi senza traccia di trucco. La sua pelle era
ambrata ed i suoi lineamenti erano deliziosi e non aveva bisogno di
particolari accorgimenti e aveva optato per un lieve trucco agli occhi e un
rossetto rosa. Mi venne incontro e mi sorrise

" Cazzo, ma sei uno strafico. Le mie amiche moriranno proprio d'invidia. Fatti
dare un bacio" Sembrava un comportamento normale, se non fosse stato per la
sua solita sboccataggine e sentii le sue dolci labbra sulle mie e poi la sua
lingua nella mia bocca. Mi bacio' appassionatamente e potevamo sembrare due
semplici innamorati. L'uomo di successo e la ragazzetta con quasi la meta' dei
suoi anni perdutamente innamorata. Ma quando terminammo di baciarci lei mi
prese il mento e mi spinse contro il muro. Avevo dimenticato di quanto fosse
forte, ma basto' quella presa d'acciaio per ricordarmelo

" Hai fumato?" Balbettai. Ormai, aveva instaurato in me il terrore

" Si, signorina Sara, ma lei mi aveva detto che quando lei non e' presente io
avrei potuto farlo" Mi lascio'

" E' vero, me l'ero dimenticata. Va beh, dopo ti meno ugualmente. Tanto, chi
puo' impedirmelo? Ora sali nella mia macchina e stai attento a non
rovinarmela" La sua macchina? Anni di sacrifici e lei la chiamava la sua
macchina? Avrei voluto ucciderla, strozzarla con le mie mani e spegnerle
definitivamente quel sorriso dalla sua bocca. Ed invece rimasi in silenzio
impaurito e montai in macchina. E, come se non bastasse, ero eccitato come una
bestia per quel suo bacio e mi passai la lingua sulla bocca quasi per
ricordarmi il suo sapore. La desideravo! La odiavo e nello stesso tempo avrei
voluto far l'amore con lei.

Sara monto' anch'ella in macchina, inseri' un CD pop e si avvio'. In silenzio,
guardavo fuori dal finestrino per non dover guardare lei, cercando di pensare
ad altre cose, ma poi, ogni mio pensiero tornava prepotentemente su di lei e
di come la mia vita era cambiata a causa di quel mostro. Dopo circa una decina
di minuti, approfittando di un semaforo rosso, mi venne vicino facendo
scivolare la sua mano nelle mie parti intime e, immediatamente, ebbi una nuova
erezione. Lei sorrise

" Ma quanto sei sensibile da quelle parti! Prima o poi dovro' scoparti e
provare come sei a letto. Ora pero' cerca di star su col morale. Sei cosi'
silenzioso..."

" E cosa dovrei dire?"

" Ad esempio che sono bella. Ad una ragazza piace sentirsi dire cose del
genere"

" Lei lo sa di essere bella e di piacermi. Se solo potesse essere un rapporto
normale..."

" Sai che palle! Non sono il tipo da fidanzamento ufficiale e credo che
nemmeno tu lo sia. Non farmi ripetere ma io voglio divertirmi e tu mi fai
morire dal ridere quando ti vedo cosi' impotente di fronte a me"

" Chiunque sarebbe impotente di fronte a lei" ribattei "Ma perche' io?"

" Perche' sei bello e affascinante, perche' sei sempre stato abituato a
trattare le donne come sesso debole e perche' sei capitato. Sai, voglio essere
sincera con te. Non era mia intenzione sottometterti. Avevo quei quattro
coglioncelli che mi facevano da servi e credevo che mi potessi accontentare
cosi', ma poi sei arrivato tu, bello e stronzo. Volevo solo portarti a letto
ma il tuo rifiuto mi ha fatto pensare che con te avrei potuto divertirmi cento
volte di piu'. Ora non rompermi piu' i coglioni con le tue lamentele. Ho
deciso cosi' e niente e nessuno potra' toglierti dalle mie grinfie" Non
parlammo piu' per tutto il resto del tragitto che duro' un altro quarto d'ora,
poi ci fermammo proprio vicino a dove ero andato a prenderla la volta scorsa,
non lontano da casa sua. Spense l'auto, si giro' dalla mia parte e si fece
seria

" Ti sto portando su casa di alcuni miei amici. Si tratta di una rimpatriata.
Erano tutti miei compagni di classe al liceo. Nessuno di loro conosce le mie
capacita' ed e' a conoscenza della mia forza. Ho sempre cercato di nasconderla
per sembrare una ragazza normale e pertanto non ti picchiero' davanti a loro.
Magari potro' darti qualche schiaffetto innocente e non ti faro' male, ma ti
giuro che per ogni cosa che non farai o farai male, appena usciti da quella
casa io ti riempiro' di botte e lo faro' a seconda del tuo comportamento"

" Che cosa dovrei fare allora?" chiesi piu' preoccupato che mai

" Non dovrai dire a nessuno della mia forza, tanto per cominciare. Non mi va
di essere un fenomeno da baraccone e credono soltanto che io me la cavi molto
bene nelle arti marziali tanto da potermi difendere in caso di aggressione. Ma
la cosa che ti deve riguardare piu' strettamente e' che ho detto loro che c'e'
un uomo pazzamente innamorato di me disposto a fare qualsiasi cosa pur di
rimanermi accanto e che io mi diverto a schiavizzare. Farai ugualmente ogni
cosa io ti chieda di fare, ma dovrai fingere di farla per timore di non
vedermi piu' e non per paura delle botte che potrei darti"

" Che cosa mi fara' fare?"

" Oh non lo so. Improvvisero'. Sai, ho una fantasia illimitata. Ad esempio.
Prendi le mie sigarette e quando io schiocchero' le dita tu me ne accenderai
una. In fondo, non dovrai cambiare molto il tuo atteggiamento con me.
Continuerai ad essere il mio schiavo che e' una cosa che ti riesce bene"

" Potro' darle del tu?"

" Certo che no. Che schiavo saresti? Dovrai continuare a chiamarmi <signorina
Sara> e a darmi del lei. Ora scendiamo e ricordati la mia promessa" Scendemmo
dalla macchina. Ormai non mi meravigliavo piu' nemmeno di una cosa che in
altri tempi mi avrebbe scandalizzato e che comunque, non avrei accettato per
tutto l'oro del mondo. Ma erano appunto altri tempi e sembravano lontani anni
luce.

La festa si trovava al secondo piano e si sentivano i rumori ben prima di
entrare. Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando anch'io
frequentavo festicciole in casa, magari approfittando dell'assenza dei
genitori. Sara suono' il campanello ed una ragazza truccatissima e con una
mini che le copriva appena le parti intime venne ad aprire

" Ciao Sara. Entra, mancavi soltanto tu"

" Ciao Franci. Ti presento Stefano" Mi strinse la mano cordialmente e
contemporaneamente ci baciammo sulle guance. Per una decina di minuti feci la
stessa cosa, salutando una ventina di ragazzi. Mi sentivo un pesce fuor
d'acqua. Avevano tutti piu' o meno l'eta' di Sara e mentre le ragazze erano
gia' quasi tutte sviluppate e vestite prevalentemente sexy, come la tizia che
ci era venuta ad aprire, i maschi erano degli adolescenti sbarbatelli, tranne
un paio che limonavano spudoratamente con le loro ragazze e che potevano avere
qualche anno di piu' e che dovevano essere degli imbucati a quella rimpatriata
oppure i boy-friends di alcune delle ragazze invitate. Seguii Sara come un
cagnolino fino a quando si mise seduta su un divano insieme ad altre due
ragazze. Rimasi in piedi senza sapere cosa fare. Mi guardavano tutti come se
fossi un alieno. Come mi aveva detto Sara, tutti sapevano e forse si stavano
domandando se cio' che lei aveva sostenuto corrispondesse a verita'. Lei
intanto, si rivolse alle due ragazze sedute vicino a lei e a molte altre che
erano nei paraggi, indicandomi

" Carino, vero?" Alcune annuirono e una le rispose

" Ma... E' grande. Non avevi parlato di un uomo"

" Di ragazzini ne posso avere quanti ne voglio. E' proprio questo il bello. Un
uomo disposto a fare follie per me. Non e' vero tesoro?"

" Si, signorina Sara, qualunque cosa per lei" risposi, costretto a stare al
gioco. Un'altra ragazza s'intromise

" Ma che fa? Ti da del lei?" Era quasi sconvolta

" Certo. Forse non avete capito, ragazze. Lui e' talmente impaurito solo al
pensiero che io lo possa cacciare via che mi tratta come una dea. Non e'
fico?"

" Cavolo se lo e'" rispose la seconda ragazza "Beata te. Tu hai un uomo del
genere che sbava per te ed io invece ho Leonardo che mi fa la corte. Te lo
ricordi Leonardo? Quello alto e magro con i capelli lunghi che mi ha chiesto
di diventare la sua ragazza. Uno sfigato. Lui invece e'...." termino' il
discorso indicandomi

" Fico?" la aiuto' Sara

" Eccome se lo e'" prosegui' la ragazza che poi disse qualcosa all'orecchio di
Sara che scoppio' in una sonora risata

" Mi dispiace tesoro, non credo che quando mi saro' stancata di lui te lo
passero'" disse facendo diventare rossa come un peperone la ragazza che si
alzo' borbottando "Che stronza!" e facendo ridere ancor di piu' la mia
persecutrice. Se non altro potevo dire di piacere alle ragazzine. E pensare
che ne avevo avute a iosa di ragazze molto piu' giovani di me, ma erano
scafate, abituate a stare con uomini molto piu' grandi di loro, alcune
addirittura invogliate dalle loro mamme solo per ottenere un lavoro, mentre
queste erano si molto truccate e vestite in modo da attirare attenzione, ma i
loro gesti, i loro movimenti, il loro modo di parlare erano quasi infantili o
comunque adeguati alla loro eta'. Tranne Sara ovviamente, che ormai guardavo
con occhi diversi. In fondo, non era diversa dalle altre anzi, era meno
truccata in quanto il suo bel viso ne aveva poco bisogno, ma era il suo
sguardo, il suo eterno sorriso ironico a farla sembrare piu' grande.

Intanto, ero diventato il personaggio principale della serata e tutti
sembravano interessati al rapporto tra me e Sara. Una delle altre ragazze
s'intromise

" Ma davvero fa tutto quanto gli ordini?"

" Qualunque cosa. Guarda! Stefano, in ginocchio ai miei piedi" Le obbedii.
Dio, quanto avrei voluto essere trasparente. Mi vergognavo come un ladro
mentre tutti sghignazzavano. Ma non potevo fare altrimenti. Solo il pensiero
di cio' che Sara avrebbe potuto farmi con la sua forza mostruosa e la sua
abilita' mi facevano tremare. Rimasi in ginocchio mentre Sara sorrideva
sadicamente. Mi mise i suoi piedi in faccia obbligandomi a baciarli e mi uso'
come poggiapiedi, continuando a chiacchierare con le sue amiche soprattutto di
me. Le chiedevano cosa facessimo, se andavamo a letto insieme e se dormivamo
sotto lo stesso tetto e lei rispose che ancora non avevamo fatto sesso e che
me l'avrebbe data soltanto quando lei mi avrebbe ritenuto idoneo ma che nel
frattempo aveva qualche altro ragazzo per le mani con il quale divertirsi e
che da li' a pochi giorni sarebbe venuta a stare definitivamente a casa mia.
Pregai tutti i santi che, almeno su questo, stesse mentendo e che lo aveva
detto soltanto per cazzeggiare con i suoi amici. Aggiunse poi che ero un uomo
molto ricco e che le avevo appena regalato una lussuosa Mercedes. Maledetta!
Dopo circa un quarto d'ora di quelle chiacchiere, si rivolse a me

" Alzati e vammi a prendere qualcosa da bere, ho sete"

" Subito, signorina Sara" Mi alzai per andare al tavolo situato al centro
della stanza dove c'era il beveraggio. Non mi aveva detto cosa voleva ed avevo
il terrore che qualunque cosa le avessi portato non le sarebbe andata bene,
facendomela pagare appena uscivamo da quella casa. C'erano bevande analcoliche
ma soprattutto birre ed un grosso contenitore dove c'era un cocktail. Presi un
po' di tutto e ritornai da lei. Mi chinai

" Non sapevo cosa prenderle, signorina Sara e cosi' le ho preso un po' di
tutto" Lei indico' la birra e mi ordino' di aprirgliela senza metterla nel
bicchiere. Mi guardo' estremamente soddisfatta dandomi una carezza

" Bravo Stefano, meriteresti un bacio. Lo vorresti?"

" Si, signorina Sara. Lo vorrei" In un certo senso, ero sincero. Volevo
baciarla con tutto me stesso

" E allora devi meritartelo un mio bacio. Mettiti in ginocchio e chiedimelo
come si deve" Mi inginocchiai di nuovo

" La prego, signorina Sara, mi dia l'onore di assaggiare un suo bacio. E'
tutto quello che chiedo dalla vita" Ero stato melodrammatico come un damerino
dell'ottocento, modo di fare che non mi apparteneva assolutamente, ma diede i
suoi frutti. Sara si alzo' dalla poltrona facendo segno anche a me di alzarmi
da quella posizione sottomessa, mentre ormai il nostro teatrino era diventato
lo spettacolo piu' interessante della serata e tutti ormai assistevano quasi
incantati a come Sara faceva di me cio' che piu' le aggradava. Arrivato
davanti a lei, mi prese per la nuca e mi tiro' a se e mi bacio' a lungo, con
forza e con dominanza, quasi a dimostrare che io ero una cosa che le
apparteneva. E non era forse vero? Al termine del bacio, un paio di ragazze
addirittura applaudirono, proprio come avevano fatto quelle sconosciute quando
Sara mi schiaffeggio' e mi prese per un orecchio fuori dal ristorante. Ma cosa
c'era da applaudire? Cosa c'era di divertente nel vedere una ragazza umiliare
un uomo, qualunque fosse il mezzo dell'umiliazione, sia uno schiaffo che un
bacio dato in quella maniera? E comunque, anche tutti quelli che non avevano
applaudito, ovvero la maggior parte, guardavano Sara come un'eroina. Le
ragazze erano addirittura entusiaste, ma anche i maschi non potevano fare a
meno di guardarla come una ragazza eccezionale. E non sapevano che eravamo
solo all'inizio della serata. Sara si rimise seduta sul divano, bevve un paio
di sorsi di birra e schiocco' le dita ed io, come un cagnolino, mi affrettai
ad accenderle la sigaretta. Aspiro' un paio di boccate e quindi si alzo' di
nuovo

" Dove dovrei gettarla secondo te la cenere? Possibile che tu sia cosi' idiota
da non capire che quando mi accendi una sigaretta mi devi portare anche un
posacenere? Vai a prendermelo. Di corsa" Scattai al suo comando, ma ormai era
troppo tardi. Appena le portai il posacenere lei mi diede uno schiaffo. Non
era stato violento come quelli che avevo purtroppo assaggiato fino a quel
momento, ma era stato ugualmente umiliante essere schiaffeggiato davanti a
tutti quei ragazzi. Mi prese per il mento nel suo solito modo dominante

" La prossima volta che mi fai fare una figura del genere davanti ai miei
amici io ti prendo a calci in culo e me ne vado. Vuoi che io me ne vada,
idiota"

" No signorina Sara. La prego, questo no. Le chiedo umilmente perdono, ma non
faccia una cosa del genere. Io senza di lei non posso vivere" Avevo fatto la
scena madre, proprio come Sara mi aveva ordinato di comportarmi, sperando di
essere stato convincente quando in realta' io volevo l'esatto contrario.
Volevo che lei scomparisse definitivamente dalla mia vita

" Allora, imparati a comportarti" Mi prese per un orecchio ancora una volta e
mi trascino' per la casa, seguita da quasi tutti i partecipanti alla festa,
fino ad aprire il bagno e spingermi dentro "Rimarrai qui' fino a nuovo ordine"
Sentii qualcuno, quasi sicuramente Sara stessa, chiudermi a chiave e mi misi
seduto sul bordo del water mettendomi le mani sul viso. Non era possibile che
stesse accadendo tutto davvero. Come avrei potuto vivere una vita del genere?
Mi abbandonai di nuovo alle lacrime. Sara mi aveva trasformato anche
psicologicamente. Mi sentivo indifeso, in balia degli eventi ed ero diventato
piagnucoloso.

Rimasi un'ora circa confinato in bagno e poi sentii la chiave girare. Non era
Sara ma Francesca, la Franci che ci era venuta ad aprire

" Sara ha detto che puoi uscire" La guardai meravigliato

" Sicura? Non vorrei che fosse uno scherzo. Se non e' vero, io sono rovinato"

" No, stai tranquillo, me l'ha detto lei" Mi guardo' con uno sguardo
dolcissimo che contrastava decisamente con il suo abbigliamento e prosegui'
"Deve essere meraviglioso essere amate in quel modo e un po' invidio Sara. Lei
e' sempre stata la numero uno in tutto ed ha avuto anche questo. Beata lei!
Pero' e' stronza a trattarti in quel modo. Io, se avessi la fortuna di avere
un uomo cosi' innamorato, non mi comporterei mai in questo modo. La devi amare
veramente tanto per sopportare tutto questo"

" Si, la amo in modo totale ed e' molto meglio sopportare le sue angherie che
vivere senza di lei" mentii. Francesca mi accompagno' da Sara, circondata da
molti suoi ex compagni. Erano tutti piuttosto allegri, piu' per le birre
trangugiate che per l'effettivo divertimento offerto dalla festicciola. Sara
si fece largo tra quei ragazzi e schiocco' le dita, gesto che significava che
voleva fumare e quindi mi mando' a prendere un'altra birra, cosa che mi
affrettai a fare. La bevve quasi tutta d'un fiato e poi mi chiamo' vicino a
se, mi prese per la nuca, costringendomi a stare a pochi centimetri da lei per
poi emettere un disgustoso rutto di dimensioni gigantesche. Chiusi gli occhi
schifato, mentre tutti ridevano di gusto. Era l'apoteosi della mia
umiliazione. Ma non era ancora finita. Mi costrinse anche a fare da servetto
alle sue compagne, obbligandomi a servirle, ad accendere le sigarette anche a
loro ed a mettermi in ginocchio con il portacenere in attesa che loro
fumassero. Alcune accettarono di gusto, altre invece nicchiarono e lo fecero
quasi malvolentieri, come Francesca ad esempio. Tutte comunque, mi guardarono
con compassione. I maschi invece, erano disgustati dal mio comportamento. Per
loro non ero degno nemmeno di essere considerato uomo. Alcuni provarono a
parlarmi, cercando spiegazioni che ero impossibilitato a dare, dicendo loro
soltanto che ero innamorato di Sara e che per lei avrei accettato di tutto.
Cos'altro avrei potuto dire? Che me la facevo sotto e che Sara aveva una forza
mostruosa?

Era l'una di notte quando quell'incubo termino'. Per fortuna, alcuni condomini
si lamentarono del rumore che si faceva e quindi la maggior parte dei ragazzi
decise di trascorrere il resto di quel sabato notte in altri posti. Sara prese
un appuntamento con loro ma disse che prima mi avrebbe accompagnato a casa.
Fece vedere a tutti il mio cosiddetto regalo, la Mercedes di cui lei invece si
era impossessata con la forza, ricevendo una montagna di complimenti e
congratulazioni e poi, dopo avermi dato ordine di entrare in macchina, lei
fece altrettanto. Sgommo' tra gli sguardi ammirati di tutti quei ragazzi e
dopo una decina di minuti, aggirando il consueto traffico del sabato sera,
eravamo sotto casa mia. Avevo la testa che mi scoppiava sia per tutto quello
che mi era accaduto che per la musica ad altissimo volume prima alla festa e
poi dentro l'auto, ma almeno tutto era finito e potevo andare a riposare.
Tutto finito? Scesi dalla macchina dopo averla salutata con la solita
riverenza che lei pretendeva ma, al contrario di cio' che immaginavo, anche
Sara scese

" Non raggiunge i suoi amici?" chiesi incuriosito

" Fra poco li raggiungo. Tanto c'e' tempo. Ho intenzione di far mattino, come
tutti i sabati. Piuttosto ho intenzione di visitare la tua casa. Saliamo!"

" E la macchina? La lascia qui' in seconda fila?"

" Della mia macchina ci faccio quello che cazzo mi pare e non devo certo darti
spiegazioni. E poi non credo che a quest'ora qualcuno debba uscire e se anche
ci fosse, sarebbe bene per lui non farmi incazzare e attendere pazientemente
il mio ritorno" Concordai pienamente con lei e le feci strada col cuore in
gola. Cosa voleva Sara realmente? Soltanto vedere la mia casa o aveva un
secondo scopo? Era cosi' imprevedibile, cosi' pazza che non potevo escludere
nulla, ma il mio istinto mi diceva che non dovevo stare tranquillo. Ed aveva
perfettamente ragione il mio istinto ed il peggio di quella serata doveva
ancora arrivare.
 
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view post Posted on 31/7/2015, 17:59     +1   -1

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Mi raccomando continuate con questa storia, voglio vedere la fine :)
 
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MassimoStaiano
view post Posted on 3/8/2015, 13:04     +1   +1   -1




SETTIMO EPISODIO

Per richiamare l'ascensore e, mentre ne attendevamo l'arrivo, abbassai la
testa per evitare di incontrare i suoi occhi. Altrettanto feci quando vi
salimmo. Non volevo vedere il suo sorriso, non volevo leggere nei suoi occhi
quello che aveva in mente con me. Avevo paura. Fu Sara con il suo indice a
tirarmi su il mento

" Ma che tenero! Abbassi gli occhi. Ma lo sai che a me piacciono tanto gli
uomini timidi?" disse con la sua consueta ironia. Sembrava non avere vie di
mezzo. O era particolarmente ironica o si arrabbiava e tra le due era
nettamente preferibile la prima fase. Non ebbi comunque il tempo di replicare
in quanto l'ascensore fece il suo arrivo al piano prestabilito. Armeggiai
nelle mie tasche alla ricerca delle chiavi e, trovatele, la feci entrare. Sara
osservo' con molta curiosita' ogni angolo della casa mentre io rimanevo in
tensione. Essere da solo con lei, con una persona infinitamente piu' forte di
me, che avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa senza che io potessi
difendermi in alcun modo, era psicologicamente insopportabile per me, cosi'
come lo sarebbe stato per qualsiasi uomo. Non rientrava nel mio modo di
ragionare e nel mio essere maschio dominante come ero stato fino a poco tempo
prima. Sara intanto, continuava a curiosare tra le mie cose senza curarsi
minimamente della mia privacy. La osservavo guardandomi bene dal farle notare
che la cosa mi infastidiva non poco e finalmente ritorno' nel salone dove si
sedette incrociando le gambe

" Portami qualcosa da bere" mi ordino'. Aveva gia' bevuto abbastanza durante
la festa e mi venne in mente che se avesse continuato a bere e considerato il
suo modo di guidare.... Dio mio, cosa ero arrivato a pensare. Non m'importava
che avrebbe potuto causare qualche incidente ad altre persone ma in cuor mio
speravo che potesse andarsi ad ammazzare, che potesse schiantarsi contro un
palo e lasciarmi di nuovo libero. Le presi una tequila che tenevo per qualche
serata particolare non essendo un gran bevitore e glie la porsi. Sara la
trangugio' tutta d'un fiato

" Ne vuole ancora, signorina Sara?"

" Perche' no? Riempimi di nuovo il bicchiere" Lo feci e lei di nuovo bevve
come se fosse limonata e poi mi fece cenno di passarle addirittura la
bottiglia. Fece un paio di sorsi per poi ruttare fragorosamente e
vergognosamente. Ma lei sapeva cosa volesse dire la vergogna? Schiocco' quindi
le dita. Le accesi la sua sigaretta e mi misi in ginocchio col posacenere in
mano. Ma che razza di ragazza era? Beveva e fumava senza limiti, ruttava e
scorreggiava davanti a chiunque senza vergogna, addirittura godendo di quegli
atti, parlava in modo scurrile dicendo milioni di parolacce, per non parlare
della sua straordinaria forza e della sua abilita' in chissa' quali e quante
arti marziali, eppure la guardavo ammirandone la bellezza, una bellezza non
stupefacente ma certamente al di sopra della media. In quella festa ad
esempio, era stata di gran lunga la piu' attraente ed i ragazzi se la
mangiavano con gli occhi, ammirando soprattutto il suo seno che traspariva
dalla sua camicetta, ma anche il suo bel culetto strizzato nei jeans aderenti.
Ero perso in tutti quei pensieri e non mi ero accorto che lei aveva smesso di
fumare

" Alzati ora" mi ordino' seccamente. Sapeva dare ordini alla perfezione.
Evidentemente, il suo allenamento con Mattia e i suoi amici aveva dato i suoi
frutti. Le obbedii

" Va via, signorina?" le chiesi. Piu' che altro era una speranza

" Dipende da cosa farai adesso. Sai, stavo pensando di comprarmi qualcosina,
la prossima settimana. Tira fuori la tua carta di credito" Rimasi impietrito

" Cosa? La mia carta di credito?"

" Sei sordo per caso? Ti ho detto di darmi la tua carta di credito"
Indietreggiai impaurito. La mia carta di credito no. Non poteva fare una cosa
del genere, quella strega. Ma lei si era alzata dal divano e avanzava sicura
di se, col suo solito sorriso stampato in faccia. Continuavo a camminare
all'indietro. Cosa fare? Era troppo piu' forte di me e l'aveva dimostrato in
piu' occasioni e non potevo fronteggiarla a viso aperto, ma non potevo
consegnarle la mia carta di credito. Dovevo scappare. Ero convinto che con i
tacchi non avrebbe potuto correre velocemente. Avevo pochi secondi per
decidere e decisi di scappare e di rinchiudermi in camera mia. Mi voltai e
cominciai a correre verso la porta. Percorsi quei pochi metri in pochissimi
secondi, afferrai la maniglia, aprii la porta e la richiusi a chiave
velocemente prima che Sara potesse raggiungermi. Spinsi il letto a ridosso
della porta e altrettanto feci con il grosso como' che avevo di lato al mio
armadio quattro stagioni. Per il momento potevo definirmi al sicuro. Per di
piu' Sara aveva bevuto talmente tanto che sicuramente doveva essere mezza
ubriaca e difficilmente avrebbe potuto sfondare la porta in legno massiccio
rinforzata dal letto e dal como'. Sentii il ticchettio dei suoi passi che si
avvicinavano

" Conto fino a tre, Stefano e poi vengo a prenderti" mi disse con voce calma

" Mi lasci stare. Ha preso la mia macchina, che altro vuole da me?"

" Che altro voglio? Ma sei sordo per caso? Ho detto che voglio la tua carta di
credito. Voglio essere carina per te, tesoro, voglio farti fare bella figura
quando siamo insieme e pertanto ho deciso di andarmi a comprare un bel po' di
cosine. E invece tu sei cosi' cattivo. Si, proprio un cattivone" Aveva parlato
con un tono di voce infantile, quasi a prendermi in giro e improvvisamente non
mi sentivo piu' tanto al sicuro. Mi riveniva in mente la scena in cui con un
calcio aveva spezzato un lucchetto di ferro e non mi sembrava neanche tanto
ubriaca come avevo immaginato. Che avrei dovuto fare? Accettare di farmi
derubare nuovamente e cercare di evitare l'inevitabile punizione oppure
sperare che lei abbandonasse quell'idea insana e che la porta rinforzata
potesse essere un baluardo insormontabile anche per una della sua forza? Mi
presi la testa fra le mani, incapace di prendere la decisione giusta ma non
ebbi il tempo di fare quella maledetta scelta in quanto un fragore spaventoso
mi ridesto' dalle mie elucubrazioni. Il pugno di Sara aveva aperto un foro
nella mia porta, sbriciolandola come se, invece di legno massiccio, fosse di
cartapesta. Vidi anche la sua mano inserirsi nel buco per girare la chiave e
quindi la stessa mano spingere la porta ormai fracassata e spostare con una
facilita' disarmante il letto e il como'. Oh mio Dio. Come poteva fare una
cosa del genere? Ormai Sara aveva aperto completamente la porta ed era entrata
nella mia stanza ed io non potevo fare niente. Pochi passi ed era dinanzi a me

" Adesso mi hai fatto veramente incazzare. Cosi' non si fa, amore mio. Cosi'
dimostri di essere totalmente scemo. Pensavi davvero di potermi sfuggire?"

" Non puo' pretendere la mia carta di credito" piagnucolai e per tutta
risposta mi arrivo' uno schaffo talmente violento che mi mando' a sbattere
violentemente contro l'armadio. Mi lasciai scivolare per terra con le lacrime
che scorrevano di nuovo dai miei occhi

" E chi me lo impedisce? Tu per caso? Oppure quella porta?" rispose intanto
ghignando Sara indicando ironicamente la porta della mia camera da letto
distrutta dalla sua forza spaventosa

" Perche'? Perche' proprio a me?" mi lamentai continuando a piangere senza
pero' commuovere la bella ragazza che si ergeva dinanzi a me. Mi fece cenno di
rialzarmi e poi mi prese per mano delicatamente. Mi porto', sempre tenendomi
per mano, di nuovo nel salone. Sembrava una mamma che accompagna il proprio
bambino a scuola ma, improvvisamente, la sua mano che fino a quel momento era
stata morbida, si strinse improvvisamente. Sentii un tremendo dolore come se
avessi messo la mia mano in mezzo a delle tenaglie

" Eh si! Sei proprio scemo! Non ti sono bastate tutte le dimostrazioni che ti
ho dato finora? Che altro devo fare per convincerti che sono nettamente piu'
forte di te? Pensavi davvero che una misera porta ti avrebbe potuto difendere
da me? Povero illuso. Ora sono costretta a riempirti di botte per ricordarti
che quando ti do un ordine tu devi obbedire immediatamente e devi farlo pure
col sorriso sulle labbra e poi mi prendo ugualmente la tua carta di credito.
Non ti conveniva, credimi"

" La prego, signorina Sara. Non puo' fare una cosa del genere. Cosi' sono
rovinato" la implorai inginocchiandomi e per tutta risposta lei mi prese per i
capelli obbligandomi a rialzarmi

" Ancora non hai capito, vero? Ancora non hai capito che non sono il tipo che
si commuove per i tuoi lacrimoni? Quando prendo una decisione, niente e
nessuno puo' farmi tornare indietro. Ho deciso che ti picchiero' e lo faro'
anche se tu dovessi piangere tutte le lacrime che hai. Pero' voglio darti una
chance, altrimenti e' troppo facile per me. Contero' fino a cento prima di
colpirti ed in tutto questo tempo mi limitero' a difendermi senza
contrattaccare. E' una buona occasione per te. Fammi vedere cosa vali" Si
allontano' alcuni metri da me e inizio' il conteggio. Non mi rimaneva altro
che provarci. Ero un pugile dilettante, sapevo muovermi e sapevo colpire bene
e forse poteva essere davvero un'occasione irripetibile, anche se il mio
braccio sinistro ancora non funzionava del tutto. Ma io ero destrorso e se
l'avessi presa con un bel gancio o un montante, avrei potuto farle male ed il
mio piu' grande desiderio era proprio quello di vederla soffrire. Era forte ma
non poteva mica essere invulnerabile. La sua costituzione era poco al di sopra
della media ed una ragazza doveva avere per forza diversi punti deboli. Sempre
che fosse umana, cosa di cui dubitavo ogni momento di piu'. Intanto, potevo
avanzare tranquillamente. Se lei avesse mantenuto la promessa non mi avrebbe
colpito e quindi mi avvicinai cercando un gancio che pero' Sara evito' con una
semplice torsione del busto. Provai poi con un diretto che invece paro'
sorridendo, quasi come se fosse a conoscenza che la stavo per colpire proprio
in quel punto. Provai ripetutamente mostrando tutto il repertorio che avevo
imparato in tanti anni di palestra ma non c'era niente da fare. Continuava
imperterrita a contare spostandosi rapidamente o parando i miei pugni
facilmente ed il centesimo secondo arrivo' senza che io fossi riuscito a
sfiorarla minimamente

" Adesso tocca a me" disse semplicemente. Finse di attaccare con la mani ed
invece mi colpi' con un calcio al volo che mi fece roteare su me stesso. Erano
trascorsi appena un paio di secondi e la sua infinita superiorita' aveva gia'
avuto la meglio. Mi girava la testa per il colpo ricevuto e non avevo piu'
difese, ammesso che le mie difese sarebbero potute servire a qualcosa. Ero
completamente alla sua merce' e lei infieri' senza pieta', con diversi pugni
al bersaglio grosso ed al volto. Era veloce come un fulmine, precisa e
violenta e dopo neanche dieci secondi ero a terra, pesto e sanguinante. Non
aveva ancora terminato pero'. Mi rialzo' da terra e comincio' la serie di
ceffoni, con la mia povera testa che andava a destra e sinistra

" Pieta', la prego. Basta!" Caddi di nuovo a terra e mi misi in ginocchio ai
suoi piedi. Piangevo disperatamente, in modo quasi rabbioso soprattutto per la
mia impotenza. Sara intanto, prima mi diede un piccolo calcio che servi' a
mandarmi completamente sdraiato e quindi mi mise prima un piede sullo stomaco
in segno di vittoria inequivocabile. Poi si chino' mettendo il suo sedere
sulla mia bocca. Sapevo cosa voleva ormai. Quello era la sua arma di
umiliazione preferita e mi scorreggio' in faccia, ridendo come una bambina. Un
peto rumoroso e puzzolente che sembro' quasi deflagrare nella stanza e che
sembro' rompere i suoi jeans per avvampare completamente il mio volto

" Lo capisci o no che non puoi fare niente contro di me? Vediamo se te ne
renderai conto dopo quello che ti faro'" Rabbrividii. E adesso cosa mi avrebbe
fatto? Si rialzo' e quindi prese la caviglia del mio piede destro
trascinandomi per la stanza. All'inizio non capivo cosa volesse fare ma poi me
ne resi conto. Mi stava sollevando con una mano tenendomi per la caviglia,
continuando a ridere e tutto cio' che avevo in tasca cadde a terra, compreso
il portafoglio. Mi teneva col viso a pochi centimetri dal pavimento, facendomi
dondolare. Non poteva essere vero. Non faceva nessuno sforzo apparente. Mi
abbandonai al mio destino. Combattere contro di lei era inutile. Troppo forte,
troppo brava per me. Ci avevo provato, avevo lottato ed avevo perso. Rimasi in
quella posizione per un paio di minuti, fino a quando lei apri' la mano
facendomi cadere rovinosamente

" Ed ora la carta di credito, stronzo" Camminando a carponi afferrai il mio
portafogli cercando una delle mie carte di credito. Ne avevo una mezza dozzina
ed afferrai quella dove avevo meno credito e glie la porsi. Sara mi guardo'
scuotendo la testa e prosegui' "Ho il timore che tu mi abbia preso per una
cretina. Quando ti chiedevo la carta di credito, intendevo dire TUTTE. Le
voglio tutte e me le prendo tutte. Obiezioni?"

" Ed io? Come faro' adesso io? Mi sta togliendo tutto"

" Non me ne frega un cazzo di come farai. Adesso pero' facciamo lo stesso
giochino dell'altra volta con la macchina. Mi implorerai di prendere tutti i
tuoi averi ed io registrero' la tua bella frase d'amore. Sai, e' meglio essere
previdenti. Non vorrei che tu impazzissi e mi denunciassi, anche se sarebbe
una denuncia cretina considerando che ho almeno una ventina di ragazzi pronti
a testimoniare che tu sei pazzo d'amore per me e che faresti qualsiasi cosa.
Inutile raccomandarti di essere convincente. Sai cosa ti succedera' se non
dovessi esserlo?" Lo sapevo ed ora capivo anche il motivo per cui mi aveva
portato in quella casa in mezzo a quei mocciosi: per umiliarmi ma anche per
avere dei testimoni pronti a giurare che i miei erano stati atti di
generosita' dettati dal grande amore che nutrivo per lei. Era furba e dotata
di intelligenza non comune, oltre a tutte le altre qualita' fisiche. Registro'
cio' che voleva e lei sembro' rimanere soddisfatta. Prese le mie carte di
credito e mi ordino' di darle tutti i codici segreti di quelle carte, quindi
venne di fronte a me. Tremavo di paura al suo cospetto e quando vidi che mi
stava afferrando per la gola temetti che stavolta era veramente finita per me.
Sentii la sua potenza spaventosa sul mio collo ed ancora una volta mi sollevo'
da terra. Questa volta lo fece stendendo completamente il suo braccio
facendomi rimanere a diversi centimetri da terra. Spaventoso e inaudito

" Ed ora ascoltami bene, cazzone. Non provare a fare nessun movimento in
uscita su quei conti. Controllero' personalmente che da oggi in poi gli unici
movimenti siano quelli delle mie spese. Se provi a togliere un solo centesimo
io ti distruggo completamente, ti spezzo le gambe e ti lascero' continuare a
vivere su una sedia a rotelle. Pensi che non ne sia capace?"

"Non faro' nulla ma per pieta' non mi faccia ancora del male" gemetti. La
ragazza sorrise sadicamente

" Ti faro' male quando avro' voglia di fartene. Io posso fare tutto con te. Tu
mi appartieni completamente. Tu sei il mio bancomat, il mio pupazzo e se ne
avessi voglia sei anche il mio cesso e se mi dovesse venire il desiderio di
pisciarti in faccia o di farti mangiare la mia merda, tu lo farai. Ti e'
chiaro il concetto?"

" Si" risposi semplicemente

" Pero' se tu mi obbedirai, se ti atterrai scrupolosamente a quello che io ti
ordinero' di fare, potrai risparmiarti un sacco di botte. Ma se farai lo
stronzo come hai fatto stasera, se non scatterai immediatamente ad ogni mio
ordine, la tua vita diventera' un inferno tale che quello che hai trascorso in
questi giorni potrai ricordarlo come un periodo della tua vita particolarmente
felice" Non ebbi la forza di replicare. Finalmente, il suo braccio bionico
abbandono' il mio collo e la vidi uscire dalla mia casa, felice e soddisfatta.
Ero quasi rovinato. Oltre dieci anni di lavoro sfumati per una pazza ladra e
forzuta. Mi trascinai fino allo specchio. Il mio viso era ridotto ad uno
straccio a causa dei pugni e degli schiaffi di Sara e sentivo dolore in tutto
il resto del corpo. Dovevo far qualcosa e dentro di me avevo gia' deciso cosa
fare. L'avrebbe dovuta pagare e l'avrebbe fatto con gli interessi.

Mauro Zampieri era sempre stato un poco di buono al liceo. Era un ragazzo che
si approfittava della sua fisicita' per spaventare chiunque ed eventualmente
per picchiare chi non accettava le sue condizioni. Se ne era andato dopo tre
anni, senza terminare gli studi e soprattutto senza alcun rimpianto da parte
di nessuno. In seguito avevo saputo che era entrato nel giro della piccola
criminalita', anche se ormai erano anni che non lo sentivo piu' e poteva anche
essere diventato una brava persona. Ma a me non serviva una brava persona. Ci
misi tre giorni per rintracciarlo e per prendere un appuntamento e non fu
affatto una cosa facile, ma alla fine ci riuscii. Tre giorni durante i quali
non ebbi notizie di Sara e che impiegai anche per nascondere ogni cosa
preziosa mi fosse rimasta, a cominciare da un libretto di risparmio dove avevo
ancora dei soldi e soprattutto nascosi le ricevute di diverse azioni che
possedevo.

L'appuntamento con Mauro era in un bar vicino casa sua. Mauro era ancora
peggio di come me lo ricordavo. Era diventato un colosso di un metro e
ottantacinque con le braccia tatuate ed una faccia che metteva spavento. Si
guardo' in giro per cercarmi e, visto che ero seduto, dovetti alzarmi per
farmi riconoscere. Si avvicino' verso di me

" Ma guarda chi si vede, Stefano Rigoni" Mi abbraccio' e per poco non mi ruppe
alcune costole

" Mettiti seduto, Mauro e prendiamoci qualcosa" Mauro accetto' il mio invito e
chiamo' il ragazzo del bar per ordinare da bere e poi si rivolse verso di me

" Ma tu guarda, Rigoni. Ti ricordi quando eravamo ragazzini le botte che ti
davo?"

" E come no! Come farei a dimenticarmelo"

" Sei cambiato pero'. Hai due belle spalle. Fai sport per caso?"

" Mi tengo in forma. Faccio pugilato"

" Hai capito Rigoni! Ma dimmi un po'. Come mai mi hai cercato dopo tutti
questi anni? Non credo che tu avessi voglia di rivedermi" Era inutile
tergiversare, dovevo andare subito al sodo

" Ho bisogno di un aiuto, Mauro, e non so a chi rivolgermi"

" Che tipo di aiuto?"

" Ho bisogno che una persona....abbia un grave incidente. Capisci cosa voglio
dire?"

" Ho capito, ma � meglio andare a parlare di queste cose da un'altra parte.
Intesi?" Accennai di si con la testa, bevemmo le consumazioni e poi ci
alzammo. Lo seguii mentre si dirigeva verso un posto piu' tranquillo ed alla
fine mi fece cenno che potevamo fermarci

" Qui' possiamo parlare tranquilli. Quanto deve essere grave quest'incidente?"

" Tanto da non farla camminare piu' e da non farle piu' prendere un bicchiere
in mano. Vorrei vederla morta, ma non ho il coraggio di spingermi fino a
questo punto"

" Parli di una donna, a quanto vedo. E' una tua ex?"

" E' una ragazza di 19 anni che mi sta perseguitando e che mi ha rovinato la
vita" Mauro scoppio' a ridere

" Una ragazzina? E il signorino ha paura di sporcarsi le mani. Sei proprio
come mi ricordavo"

" Non e' come pensi, Mauro. Quella non e' una ragazzina, e' il diavolo in
persona. Ha una forza enorme ed e' un'esperta di arti marziali. Credimi, non
sto esagerando. E' riuscita a spezzarmi un braccio ed e' stata capace di
sollevarmi con una mano. Lo so che e' difficile crederci, ma ha qualcosa di
demoniaco, anche se apparentemente e' una ragazza normale, pure molto carina"

" Ho capito. Dovro' stare attento, quindi, se vuoi che ti faccia questo
favore"

" No Mauro. Senza offesa, tu sei enorme e sicuramente sei molto forte, ma
potresti non bastare. Ti ripeto che e' bravissima nelle arti marziali e si
muove alla velocita' della luce, ma soprattutto possiede una forza fisica
disumana"

" Non e' che mi stai prendendo per il culo? Perche' in questo caso oltre al
braccio io ti spezzo anche le gambe. Intesi?"

" Ti giuro che e' cosi'. Sembra tutto assurdo ma e' la sacrosanta verita'. Sto
uscendo pazzo. Mi tiene come il suo schiavo e per di piu' ha schiavizzato mio
nipote e i suoi amici. La voglio vedere su una sedia a rotelle per tutta la
vita. Devi aiutarmi"

" D'accordo, ma cosa vuoi esattamente? Mi hai appena detto che potrei non
bastare, anche se mi sembra assurdo"

" Tutto e' assurdo in questa storia. Per essere sicuri che la cosa abbia buon
fine devi rimediare una decina di amici"

" Per me va bene. Ma lo sai quanto ti costera' una cosa del genere?"

" No, dimmi"

" Almeno centomila euro. Io e i miei amici non ci sporchiamo le mani per meno
di dieci pezzi ognuno" Rimasi con la bocca aperta. Non mi aspettavo una cifra
del genere

" Ma io non ce l'ho tutti questi soldi"

" E allora non se ne fa niente. Mi dispiace"

" Aspetta Mauro. Ho ancora 40.000 euro. Ti do tutto quello che ho a patto che
mi togli dalle palle quella maledetta per sempre. Almeno in cinque o sei, ti
prego. Per essere piu' sicuri" Mauro mi guardo'. Ero distrutto e dovetti
fargli pena

" Ok. Ma non piu' di cinque per quella miseria. Ti faccio uno sconto in
ricordo dei vecchi tempi. Ho giusto qualche amico che non vede l'ora di
divertirsi con una ragazza. Mi hai detto che e' molto carina e voglio la
liberta' di farci anche altre cose oltre a mandarla su una sedia a rotelle.
Chiaro?"

" Tutto quello che vuoi e poi le sfregi quel bel faccino che ha. Non voglio
piu' vedere quel sorriso ironico sul suo volto"

" La devi odiare proprio tanto"

" La odio immensamente e non ce la faccio piu' a sopportare le umiliazioni a
cui mi sottopone. Eppure mi piace e in un certo senso non posso fare a meno di
ammirarla e di rispettarla. Il vero problema e' che si sta impadronendo di
tutto cio' che mi sono guadagnato in tanti anni di lavoro e questo io non
posso permetterlo. Per non parlare che mi impedisce di avere rapporti con
altre donne. Sono ancora giovane e non ho intenzione di dedicare il resto
della mia vita alla castita' oppure attendere se e quando lei mi dara' il
permesso di andare con una donna. Me la devi togliere dalla mia vita, Mauro.
Assolutamente!"

" Ok Stefano. Le spezzeremo gambe e braccia e le sfregeremo la faccia. Vedrai
che quella stronza non ti dara' piu' fastidio"

Ci mettemmo d'accordo sul pagamento e sulle altre cose. Gli dissi che volevo
assolutamente godermi lo spettacolo e che pertanto volevo essere presente nel
momento in cui lui e i suoi amici l'avrebbero massacrata, anche se nascosto.
Mi raccomandai dicendogli che dovevano usare tutte le accortezze possibili e
di non avvicinarsi a lei fino a che non fossero stati sicuri di averla resa
inoffensiva e di usare quindi catene e spranghe piuttosto lunghe. Avrei voluto
che prima le sparasse alla gambe ma Mauro mi fece notare che non potevano fare
una cosa del genere in quanto un colpo d'arma da fuoco avrebbe richiamato
gente e fui d'accordo con lui. Non avevo una foto di Sara e gli dissi che gli
avrei mandato un messaggio quando lei si fosse rifatta viva con me e Mauro mi
assicuro' che gli sarebbe bastata un'ora per preparare la trappola. Gli dissi
anche che l'ideale sarebbe stato proprio sotto casa mia. Abitavo in una zona
residenziale ed a poche centinaia di metri c'era un vasto parco dove
abitualmente andavo a correre durante i week-end e che di notte era ovviamente
completamente deserto. Sarebbe bastato attenderla sotto casa mia, minacciarla
con un'arma e portarla nel parco dove Mauro e i suoi amici, armati appunto di
catene e cose similari, avrebbero potuto massacrarla per il mio godimento e
violentarla per il loro.

Per altri due giorni non ebbi notizie di Sara, a parte il fatto che mi ero
informato telematicamente sugli estratti conti e sull'andamento delle varie
carte di credito che mi aveva rapinato. Aveva speso oltre tremila euro.
Pensavo addirittura peggio, ma comunque, con quell'andazzo, nessuno le poteva
impedire di obbligarmi a consegnarle addirittura il mio stipendio. Ma,
appunto, due giorni dopo il mio incontro con Mauro, Sara si rifece viva.
Mentre ero al lavoro mi telefono' avvertendomi che la sera sarebbe venuta a
casa mia e che le dovevo preparare una bella cenetta. Telefonai immediatamente
a Mauro mettendolo al corrente della situazione e lui mi assicuro' che, nel
momento in cui lei fosse uscita dal mio appartamento, avrebbe agito. Trascorsi
le rimanenti ore quasi in apnea. Tra poco il mio incubo sarebbe terminato, ma
prima avrei dovuto incontrarla e questo mi metteva in agitazione. Cosa avrebbe
escogitato stavolta? Quali altre umiliazioni aveva in programma per me?
Cos'altro mi avrebbe tolto? Prima di andare a casa comprai l'occorrente per
preparare una bella cena e per fortuna che ero in grado di rimuovermi tra i
fornelli. Essendo single, sapevo cucinare un po', anche se non mi era mai
piaciuto farlo e preferivo andarmene a cena al ristorante oppure prepararmi un
semplice panino quando decidevo di non uscire. Pero' un piatto di pasta ed una
bella bistecca sapevo farle. Ad ogni modo, feci il pieno di ogni ben di Dio.
Qualunque cosa mi avesse chiesto ce l'avrei avuta.

Alle otto e un quarto di quella sera, il mio videocitofono squillo'. L'attesa
era terminata. Il suo bel viso riempi' il piccolo schermo. Era truccata
diversamente dal solito, piu' marcata, con un rossetto acceso ed appariva
decisamente piu' grande rispetto ai suoi 19 anni

" Apri, cazzone" Cominciavamo proprio bene. Andai ad aprire la porta. Avevo
deciso di essere accondiscendente al massimo per evitare il piu' possibile si
essere picchiato da lei, anche se sapevo benissimo che poi le scuse per
maltrattarmi le avrebbe trovate da sola. L'ascensore si fermo' al mio piano e
lei fece la sua apparizione in casa mia. E proprio di apparizione si doveva
parlare. Era vestita come per andare ad un incontro sadomaso, con un pantalone
aderentissimo lucido che sembrava le fosse stato cucito addosso ed un bustino
nero con alamari che mal contenevano il suo seno. Il pantalone era infilato
dentro ad un paio di stivali che le arrivavano quasi al ginocchio dotati di
tacchi inverosimili di metallo. A spillo ovviamente. Con un calcio dato con
quegli stivali, considerando la sua forza erculea, mi avrebbe potuto
trapassare da parte a parte. Per concludere, indossava un paio di guanti
lunghissimi dello stesso tessuto del pantalone che le coprivano l'intero
braccio. Inghiottii nervosamente la saliva. Era veramente bella! Ed era
soprattutto di una sensualita' spropositata. Oh certo, troppo vistosa per i
miei gusti, ma senz'altro sexy ed eccitante come poche altre ragazze avrebbero
potuto essere pur vestite in quel modo. Il suo corpo risaltava alla perfezione
strizzata in quegli abiti e mi maledissi una volta di piu' per non aver
accettato le sue avances. Avrei potuto averla e non essere costretto a subire
tutto quello che mi aveva fatto fino a quel momento. Ma oltre alla sua
bellezza, c'era anche un altro motivo per cui ero particolarmente nervoso.
Nelle sue mani teneva una frusta in cuoio nero. Oh mio Dio, cosa aveva
intenzione di farmi? Mi voleva frustare? Entro' sorridente

" Ti piaccio cosi'?"

" Oh Dio, lei e' cosi'...." balbettai. Mi venne vicinissima e mi prese il
mento tra le sue dita, come aveva fatto spesso, per poi baciarmi. Mi fece
venire immediatamente il cazzo dritto. Sara se ne accorse scoppiando a ridere

" Di gia'? Ma sei proprio pazzamente innamorato di me, tesoro. Forse stasera
ti scopero' davvero. Comunque hai risposto alla mia domanda. Sai, mi domandavo
come ci si deve presentare davanti al proprio schiavo e ho deciso di comprare
su internet queste cosette. Pare che siano l'ideale per essere una donna
dominante"

" Il suo schiavo? Cosa vuol dire?"

" Sei proprio un coglione. Cosa vuol dire secondo te che sei il mio schiavo?
Che tu fai esattamente quello che ti dico di fare e lo fai pure col sorriso
sulle labbra. A proposito. Ho visto che sei sbiancato quando hai visto la
frusta. Tranquillizzati. Quella mi serve per scena e non la usero' contro di
te. Non ne ho bisogno" Termino' quella frase stringendo il suo pugno, ma poi
sorrise e prosegui' "Chissa', forse potrei anche usarla la frusta, tanto per
vedere se mi da lo stesso piacere che provo quando ti prendo a sganassoni.
Vedremo. Ora fila a prepararmi la cena e cerca di fare qualcosa che non mi
piace, cosi' avro' la scusa buona per metterti le mani addosso" Le chiesi cosa
voleva per cena e mi diressi in cucina per accontentarla, mentre lei girava
per casa mia guardando di nuovo tra le mie cose senza minimamente preoccuparsi
di mettere le mani tra le cose di un altro e dopo un quarto d'ora me la
ritrovai dietro a me. Mi abbraccio' da dietro e sembrava il gesto di
un'innamorata, ma tremavo sapendo cosa quelle braccia erano in grado di fare

" Sai Stefano, ho deciso. Mi piace questa casa e mi trasferisco qui'. Domani
ordinero' a qualcuno dei miei dolci schiavetti di portare tutte le mie cose
qui'" Mi sentivo come se mi avessero dato una pugnalata ma poi pensai che
quella sarebbe stata l'ultima sera che Sara faceva la stronza con me. Domani
avrei goduto al suo capezzale, altro che venire ad abitare a casa mia. Ma per
quella sera dovevo ancora pazientare. Mi girai verso di lei e mi feci umile

" Come vuole lei signorina Sara"

" Bravo, cosi' ti voglio. Allora ce l'hai un cervelletto che ti funziona e non
ti serve soltanto per dividere le orecchie. Hai capito finalmente che posso
fare qualunque cosa con te"

" Si signorina Sara" risposi mentre lei avvicinava di nuovo la sua bocca alla
mia. Era cosi' invitante e feci una fatica enorme per non baciarla. Mi prese
le mani e le porto' all'altezza del suo sedere e mi persi nella perfezione dei
suoi glutei strizzati in quel pantalone che ne magnificava le forme. Mi
piaceva toccare quel culo ed il mio cazzo riprese vigoria. La desideravo. Se
solo avessimo potuto essere una coppia normale.....Ma lei non era normale. Mi
cinse il bacino con quelle braccia dalla potenza inaudita e mi trovai
improvvisamente bloccato. Cominciava a farmi male. Le sue braccia si strinsero
ancora di piu' ed il dolore inizio' a farsi insostenibile

" Potrei spezzarti tutte le ossa una ad una, se soltanto stringessi un po' di
piu'" Fu soltanto una questione di un secondo in quanto poi mi lascio'.
Respirai profondamente. Era pazza ed io ero nelle sue mani

" Perche'? Perche' mi fa questo? Sto facendo tutto quello che lei mi dice"

" Ti ho gia' detto che mi diverte. Non devi continuare a rompermi il cazzo
piagnucolando e lamentandoti. Con te faccio tutto quello che voglio. Se ti
dico di abbaiare tu abbai come un cane. A proposito, fammi vedere come abbai"

" Cosa devo fare?" Mi resi conto troppo tardi che avrei dovuto evitare quella
domanda idiota. Il suo braccio si alzo' e mi colpi' con uno dei suoi schiaffi
facendomi ondeggiare e quindi mi prese per il collo con una mano bloccandomi
completamente mentre con l'altra riempi' il lavabo. Quando lo ebbe riempito a
meta' ci infilo' la mia testa senza pieta'

" Cosa devi fare cazzone? Devi fare il cane, il mio piccolo dolce cagnolino
scodinzolante. Per tutta la serata non ti deve uscire una parola dalla bocca.
Puoi solo abbaiare e devi camminare a quattro zampe. E devi essere interamente
nudo. Soltanto per finire di preparare la cena e per servirmela oppure per
espletare un mio ordine in cui ti serviranno le mani avrai il permesso di
camminare eretto. Finalmente mi lascio' il collo e potei alzare la testa
inzuppata e respirare di nuovo. Avevo di nuovo le lacrime agli occhi e
soltanto il pensiero che da li' a poco Mauro e i suoi scagnozzi l'avrebbero
ridotta male, mi dettero la forza di proseguire. Mi spogliai interamente, mi
inginocchiai e abbaiai mentre Sara sembrava divertirsi come una matta. Mi
getto' una forchetta e dovetti riportargliela con i denti e per ricompensa mi
fece i grattini. Maledetta!

Inutile dire che la cena la dovetti mangiare per terra usando soltanto la
bocca. Non ce la facevo piu'. Ero stanco, umiliato e maledettamente eccitato.
Non era per niente facile far finta di niente di fronte a Sara vestita in quel
modo provocante e per di piu' lei mi sfiorava continuamente, mi toccava, mi
baciava, ammiccava ed in tal modo il pene era quasi sempre completamente
eretto. Avevo assoluto bisogno di sesso ed in seconda ipotesi di una doccia
gelata. I testicoli mi facevano male come quando ero un ragazzino dopo un
pomeriggio trascorso interamente a baciare la ragazzetta di turno. Al
contrario, lei sorrideva maliziosamente, per nulla imbarazzata di fronte alla
mia nudita'

" Sai, ho un'amica che ha una bella cagnolina in calore. Scommetto che quella
cagnolina si innamorera' subito del mio bel cagnone e vorra' farsi scopare da
te e poi mi darete tanti bei cagnolini. Vieni qui' dalla mamma, fatti
accarezzare, fai le feste alla tua padrona" Quello ero diventato. Un burattino
nelle sue mani, assolutamente impossibilitato ad avere una pur minima
reazione. Ma anche quella serata stava per concludersi. Una serata da cani nel
vero senso della parola, ma anche una serata che avrebbe tolto la mia
schiavitu' da li' a poco. Era da poco passata la mezzanotte infatti, quando
Sara decise di andar via

" Ti lascio solo, cagnone, ma solo per questa sera. Domani la tua padrona si
trasferisce qui' e ti fara' tante coccole. E metti a riposo questo bel
pisellino che stasera si e' agitato parecchio" concluse scoppiando in una
risata cristallina. Sempre costretto a stare a quattro zampe, la vidi aprire
la porta e richiuderla e non potei fare a meno di ammirare quel culetto
delizioso strizzato in quei pantaloni aderentissimi. Aveva un'anima demoniaca
con un visetto delizioso ed un corpo scolpito. Ma era giunto il momento. Stavo
per godermi la scena piu' bella della mia vita: il suo massacro.

Fine settima puntata

OTTAVO EPISODIO

Appena Sara richiuse la porta, mi rialzai. Ero stato quasi tutta la sera a
quattro zampe e dovetti stirare i miei muscoli, ma non avevo tempo da perdere.
Feci subito uno squillo a Mauro avvertendolo dell'uscita di Sara da casa mia e
dicendogli che non avrebbe potuto sbagliarsi in quanto era vestita tutta di
nero come una dominatrice di una scena sadomaso e era praticamente impossibile
un errore di persona. Mi rivestii in un batter d'occhio e, facendo attenzione
a non far rumore, uscii da casa e scesi di corsa le scale per non perdermi lo
spettacolo. Se Mauro avesse mantenuto la parola, lui e i suoi amici dovevano
essere giu' nel portone ad attenderla. Mi acquattai tra le scale e la parete e
vidi la scena. Impossibilitata a scendere le scale con quei tacchi enormi,
aveva dovuto attendere l'arrivo dell'ascensore dandomi il tempo di osservare
tutto dall'inizio. Sara apri' la porta dell'ascensore, fece pochi passi per
uscire dal portone e ad aspettarla c'erano il mio ex compagno di scuola e
quattro suoi amici, quattro colossi della stessa sua corporatura che
maneggiavano bastoni da baseball, catene, spranghe e uno di loro il pericoloso
nunchaku, l'arma di Bruce Lee, due bastoni uniti da una catena. Mauro invece,
spiano' la pistola dinanzi a Sara, rimanendo a debita distanza da lei come gli
avevo consigliato. Di spalle, Sara non poteva vedermi, mentre Mauro aveva la
visuale completa e gli feci l'ok per confermare che era proprio lei la ragazza
che dovevano aggredire. Sara si fermo' di colpo alla vista di quei cinque
colossi che le sbarravano la strada e Mauro esordi'

" Ma che bella visione! Complimenti. Ti manca solo la frusta"

" Ce l'ho qua' dentro la borsa. Volete che vi frusti, per caso?" Non sembrava
affatto impaurita come avrebbe dovuto esserlo qualunque persona al suo posto.
Continuava ad essere ironica, sicura del fatto suo ed improvvisamente, molte
certezze mi abbandonarono. Mauro intanto, prosegui' col piano stabilito

" Non fare la stronza se non vuoi che ti buchi quel tuo bel visetto. Ora ci
andiamo a fare una bella passeggiata qui' vicino e tu farai esattamente quello
che ti dico di fare"

" D'accordo ragazzi, come volete voi. Se proprio avete intenzione di rimanere
soli con me, devo proprio accontentarvi" Ancora quel tono ironico e sicuro.
Stava giocando con quegli avanzi di galera perfettamente a suo agio.
Cominciavo ad avere timore. Non conoscevo affatto le potenzialita' di Sara
nella sua interezza. Oh certo, aveva dimostrato di essere spaventosamente
potente ma avevo pensato che cinque tipi del genere, il piu' piccolo dei quali
aveva due braccia grosse come le mie cosce, potessero ridurla a mal partito
per sempre, ma quella sua sicurezza mi fece cominciare a temere che forse mi
ero sbagliato. O forse era proprio il suo carattere a farla comportare cosi' e
cercavo di convincermi che sicuramente le cose sarebbero andate nel modo
giusto e che le mie preoccupazioni erano infondate.

Intanto, Sara non fece obiezioni all'ordine e si mise alla testa del
gruppetto, con Mauro che le dava le indicazioni per arrivare al parco. Per
fortuna non c'era nessuno a quell'ora ed anch'io, preoccupandomi di restare
nascosto, seguii il gruppo. Mi nascondevo con l'aiuto delle varie macchine
parcheggiate e poi, entrati nel parco, trovai un buon nascondiglio grazie ad
una delle tante siepi disseminate intorno. Lo spettacolo che avrebbe dovuto
togliere definitivamente Sara dalla mia vita stava per iniziare. Lei intanto,
su ordine di Mauro si volto' e potevo vedere bene il suo bel viso illuminato
dalla luna, sorridente e per nulla intimorita

" Allora ragazzi, cosa dobbiamo fare? Abbiamo fatto una bella passeggiata al
chiaro di luna, ma credo che adesso dobbiamo andare al sodo, non e' vero?"
esordi' Sara posando la sua borsa nei pressi di una panchina di fianco a lei

" Diamo a questa puttanella la lezione che si merita" disse uno degli
scagnozzi di Mauro, quello armato di una catena. Gli uomini circondarono Sara
impedendogli ogni via d'uscita e tre di loro avanzarono mulinando le loro
armi, mentre Mauro ed il quinto rimasero a debita distanza, forse per non
intralciarsi tra di loro. Sara rimase praticamente immobile, mentre quello
armato di catena e quello col nunchaku si misero ai lati della ragazza e il
terzo, con una pesante spranga di ferro si piazzo' davanti. Mauro, sempre con
la pistola spianata, dette il via

" Forza ragazzi, spacchiamo le gambe a questa troietta e poi ce la scopiamo
per bene" I tre agirono quasi contemporaneamente ed allora vidi quello che non
avrei mai voluto vedere. Sara si chino' repentinamente evitando
contemporaneamente la spranga che si stava abbattendo su di lei ed il
nunchaku, mulinato con apparente maestria dall'uomo, ma evidentemente non
abbastanza da poter colpire Sara che afferro' poi con la sua mano destra la
catena prima ancora che l'uomo che ne aveva il possesso riuscisse ad
indirizzarla verso di lei e contemporaneamente alzo' la gamba sinistra per
andare a colpire in modo terrificante al volto quello armato di nunchaku, viso
che aveva lasciato completamente libero dopo aver mancato il bersaglio, quindi
strappo' la catena dalle mani dell'altro uomo con un semplice strappo e la
getto' lontano per poi voltarsi di scatto e colpirlo al volto con uno dei suoi
tremendi pugni ed infine afferro' per la gola il terzo, quello che aveva
cercato di prenderla a sprangate, prima che questi cercasse di ricolpirla.
Incredibile! Quanti secondi erano trascorsi? Quattro, cinque al massimo e Sara
si era sbarazzata completamente di due avversari che giacevano inanimati a
diversi metri lontano, con il viso completamente spappolato ed il terzo era
nelle sue mani e non era solo un modo di dire in quanto la forzuta ragazza lo
teneva saldamente per il collo, proprio come aveva fatto con me poco prima. E,
proprio come aveva fatto nei miei confronti, sollevo' anche questo che pesava
almeno una quindicina di chili piu' di me, con la sola forza del suo braccio
destro. Con l'altra mano gli tolse la spranga di ferro che l'uomo ancora
teneva e poi avanzo' verso gli altri due uomini, rimasti ovviamente allibiti
per quanto avevano visto

" Spara, stronzo. Avanti, spara. Fammi vedere se c'hai le palle per farlo e
cerca di ammazzarmi altrimenti sono cazzi tuoi" Sara continuo' ad avanzare,
come se il peso dell'uomo fosse inesistente e incurante che questi cercasse
con le sue mani di liberarsi. Mauro si rivolse all'ultimo suo compagno
rimastogli, quello con la mazza da baseball

" Avanti, fa qualcosa. Valle alle spalle e dalle una mazzata in testa" L'uomo
invece, terrorizzato per quanto stava vedendo, con quella ragazza vestita in
abiti sexy che teneva a diversi centimetri dal suolo il suo compagno, getto'
la mazza e scappo' via, incurante delle grida di Mauro che lo richiamava. Sara
scoppio' in una delle sue sonore risate

" Ma che cazzo di compagni ti sei scelto? Uno che scappa davanti ad una
ragazzina come me. Siete proprio patetici. Non riuscite nemmeno a violentare
una donna. Se volevate scopare, bastava chiedermelo educatamente e avremmo
fatto una bella ammucchiata. Con cinque maschioni del vostro calibro avrei
potuto divertirmi un po'. Sempre che riuscivate a farvelo venire dritto e non
vi emozionavate troppo al mio cospetto. Secondo me il cazzo vi serve solo per
farvela sotto dalla paura" Sara scoppio' di nuovo a ridere e Mauro comincio' a
guardarsi intorno dubbioso. Aveva ancora la pistola spianata verso Sara ma non
poteva sparare in quanto avrebbe colpito il suo compagno che la ragazza
continuava a tenere sollevato davanti a se usandolo quindi da scudo umano ed
ormai erano solo ad un paio di metri l'uno dall'altra. Osservavo la scena con
trepidazione. Avrei voluto urlare a Mauro di sparare, di colpire prima il suo
compagno e poi Sara, ma in tal modo lei avrebbe scoperto che c'ero io dietro a
questa aggressione, se gia' non lo stava immaginando. Ma intanto lo spazio tra
i due si era ulteriormente ridotto e Mauro fece un paio di passi indietro,
ormai anche lui impaurito dalla poderosa dimostrazione di forza e bravura
fuori da ogni immaginazione, ma fu troppo tardi. Sara getto' l'uomo che teneva
sollevato con la sua mano addosso a Mauro facendogli perdere in parte
l'equilibrio e poi, con una rapidita' impressionante, soprattutto in
considerazione dei suoi abiti e dei suoi tacchi altissimi, agi'. Afferro' per
un braccio Mauro che, persa la pistola, cerco' di colpirla con dei pugni con
la mano libera, pugni pero' che la ragazza paro' con nonchalance per poi
colpirlo a sua volta e l'esito fu diametralmente opposto e drammatico per
Mauro che, colpito al volto, sputo' alcuni denti e fece schizzare sangue
dappertutto. Contemporaneamente, il compagno di Mauro, finalmente libero, si
mise a gattoni e cerco' la via della fuga, ma la ragazza, accortasi del
tentativo di fuga, fece un passo nella sua direzione, alzo' la gamba e la fece
ricadere violentemente sul dorso della mano dell'uomo, infilzandogliela con il
suo tacco a spillo come si fa con un pollo allo spiedo. Chiusi gli occhi
rabbrividendo alla scena e sentii l'urlo disperato dell'uomo e poi i suoi
singulti. Dio santo! Ma chi era quella furia? Sadica, violenta, come poteva un
essere umano, una ragazza dai lineamenti graziosi come lei fare certe cose? Ed
ora cosa avrebbe fatto? Li avrebbe uccisi? O si sarebbe limitata a dar loro
una lezione che non avrebbero dimenticato per tutta la vita? Rimaneva solo
Mauro infatti, ma era ormai esposto completamente a quella furia e Sara non
gli fece sconti. Con la mano sinistra lo sorreggeva e con la destra lo
picchiava violentemente. I suoi pugni si abbatterono piu' volte sulla faccia
dell'uomo che non aveva nemmeno piu' la forza per chiedere pieta', cosa che
forse non sarebbe servita, conoscendo la crudelta' di Sara. Guardavo quella
scena e migliaia di pensieri si stavano scatenando nel mio cervello. Non
potevo non essere affascinato ed ammirato nel vedere quella ragazza,
splendidamente fasciata in quella tuta che ne delineava la perfezione del suo
corpo, distruggere completamente un omone alto e robusto, alternando mosse di
arti marziali eseguite ad una velocita' inimmaginabile a dimostrazioni di
potenza pura assolutamente inaudite per una donna, con l'aggiunta di una
sicurezza infinita nei propri mezzi derivante dalla sua netta superiorit� , ma
mi rendevo anche conto che quella era la mia ultima spiaggia, che nel futuro
avrei dovuto assoggettarmi definitivamente a Sara e che la mia vita era
davvero rovinata. Se non c'erano riusciti cinque energumeni a fermarla,
cos'altro avrei potuto fare? Intanto, i pugni di Sara continuavano ad
abbattersi violentemente su Mauro, incapace di opporsi a quell'indiavolata
ragazza. Ogni pugno gli faceva sputare denti e sangue, ogni colpo lo avrebbe
potuto spedire a diversi metri di distanza se con l'altra mano non avesse
continuato a sorreggerlo e sotto di lei l'altro uomo continuava a strepitare,
ancora con la sua mano infilzata macabramente dal tacco della ragazza.
Finalmente, lei smise di sorreggere Mauro che cadde a terra pesantemente. Gli
mise l'altro piede sulla faccia

" Ora non svenire, mi raccomando. Non ho ancora terminato con te e mi darebbe
molto fastidio se tu mi rovinassi gli ultimi divertimenti" gli fece

" Che cosa vuoi farmi?" biascico' l'uomo terrorizzato e piangente. Sembrava
assurdo vedere quel colosso in quelle condizioni, stroncato, umiliato e
massacrato da una giovane donna

" Ah gia', e' vero. Non puoi sapere cosa faccio agli stronzi che si mettono
contro di me. Beh, e' giusto che tu lo sappia. Sto per spezzarti il braccio.
Di solito, faccio in modo che il cazzone di turno torni in perfetta efficienza
perche' non sono cattiva come sembro. Ma con te e con i tuoi compagni voglio
fare un'eccezione a questa regola e ve lo spezzero' in modo tale che
difficilmente ne riacquisterete l'uso in modo totale. Non e' divertente?" Non
potevo vedere la faccia di Mauro nella posizione in cui mi trovavo, ma sapevo
esattamente cosa stava pensando. L'avevo gia' provato sulla mia pelle. Era
terrore allo stato puro, assoluta impotenza ed io sentivo di nuovo tutte
quelle sensazioni. Ma avevo anche molta paura per quello che Mauro avrebbe
potuto confessare a Sara. Se le diceva che ero stato io a contattarlo, per me
era la fine. Pregavo Dio che lei non gli facesse quella domanda. Con quei
mezzi persuasivi che si ritrovava, Mauro avrebbe confessato, non avevo dubbi

" Ti prego, non farlo. Faro' tutto quello che vuoi" imploro' intanto Mauro,
facendo scoppiare Sara in una delle sue sonore risate che riecheggio' lugubre
nel silenzio assoluto del parco

" E perche' mai dovrei accontentarti? Tanto tu farai in ogni caso quello che
io voglio. Come tutti. E lo farai sia con il braccio sano che con il braccio
rotto. E allora dimmi. Perche' mai dovrei privarmi della soddisfazione di
spezzartelo?" Rise di nuovo e poi cambio' tono, usandone uno quasi infantile
"Mi dispiace, tesoro, ma mi diverte troppo infliggere dolore. Mi eccita e mi
sento gia' le mutandine bagnate. Ah, che stupida. Neanche le porto le
mutandine stasera. Intanto preparati psicologicamente e cerca di non scappare
altrimenti ti spezzo anche le gambe. Adesso passo qualche secondo al tuo
amichetto che continua a strillare. Non mi piacciono gli uomini grandi e
grossi che gridano come femminucce. E che sara' mai una mano bucata..." Vidi
Sara togliere di scatto la sua gamba e dare un calcio alla pistola
allontanandola definitivamente e sentii l'uomo che ormai da qualche secondo
aveva smesso di urlare per limitarsi a rantolare, gridare di nuovo per il
dolore. Sara stavolta si rivolse a lui

" Vale anche per te. Se fai una sola mossa, oltre alla mano bucata e al
braccio che ti rompero', ti spezzo anche le gambe" L'uomo, terrorizzato, non
si mosse e Sara si sedette su di lui, mettendo il suo culetto delizioso
avvolto nel lattice sopra la sua faccia. Per alcuni secondi riuscii a notare
l'uomo dibattersi furiosamente e inutilmente, probabilmente impossibilitato a
respirare. Credevo che Sara lo stesse per uccidere soffocandolo con il suo
sedere, ma poi, pur a diversi metri di distanza, sentii la ragazza emettere
una scorreggia di dimensioni epiche e poi alzarsi sghignazzando

" Ti e' piaciuto? A me tanto. Non puoi capire quanto mi piace. Sai, ho cinque
schiavetti che mi diletto a far assaggiare loro le mie puzzette e dovresti
considerarti fortunato che abbia scelto te" Puzzette? Erano peti giganteschi,
rumorosi e maleodoranti che, per mia sfortuna, avevo assaggiato piu' volte.
Nel frattempo, Sara alzo' da terra il malcapitato, cosi' come si puo' alzare
un fantoccio, per metterlo addosso ad un albero, osservata da Mauro ancora
steso per terra. Il braccio dotato di forza erculea della ragazza sollevo' di
nuovo il compagno di Mauro da terra prendendolo per la gola. Era
impressionante! Ma quanto era forte? Come poteva esserlo? Non sembrava stesse
effettuando alcun tipo di sforzo, eppure quell'omone era pesantissimo. Cristo
santo! Aveva dei limiti quella ragazza? Nessun essere al mondo sarebbe
riuscito a fare quello che lei faceva con quella semplicita' e l'idea che
potesse non essere umana si stava rafforzando ulteriormente

" Pieta', non mi uccidere" piagnucolava intanto l'uomo che aveva completamente
smesso di difendersi e di muoversi, avendo capito che niente avrebbe potuto
aiutarlo

" Non sarebbe una gran perdita, testa di cazzo, ma non e' quella la mia
intenzione" Sempre tenendolo per la gola con la sua mano sinistra, Sara gli
afferro' il braccio con quella destra. A me lo aveva rotto con una mossa di
karate o qualcosa del genere, allo scagnozzo di Mauro lo fece torcendoglielo
violentemente. L'uomo grido' disperatamente solo per un secondo perche' poi
Sara lo colpi' con un pugno terrificante che lo fece alzare in volo e lo fece
arrivare quasi vicino a me. Oddio! Aveva detto che non lo avrebbe ucciso, ma
quel pugno avrebbe steso un cavallo e l'uomo era completamente immobile. Il
tempo di osservare la scena e Mauro, nonostante quello che gli aveva avvertito
Sara, tento' la fuga. Probabilmente, la paura di fare la stessa fine del suo
compagno gli fecero fare la scelta sbagliata. Infatti, le percosse subite gli
dovevano aver notevolmente rallentato i movimenti e riusci' a fare solo pochi
metri. L'incredibile agilita' di Sara, solo in parte rallentata dal suo
abbigliamento e dai suoi tacchi a spillo, ebbero subito la meglio. Appena
accortasi del tentativo di fuga, fece un paio di passi e poi si libro'
splendidamente in volo, come nei migliori film di kung-fu, per andare a
colpire Mauro alla schiena e per poi ricadere a terra in posizione eretta. Dio
mio che dimostrazione di potenza e agilita'! Mauro, colpito dal piede di Sara,
cadde intanto a terra rovinosamente con la faccia a terra. Sara fu subito
vicino a lui, lo giro' con un piede e poi glie lo mise sulla gola

" Coglione che non sei altro. Ma davvero credevi di potermi sfuggire? Ma e'
possibile che voi uomini siete cosi' idioti da non capire quando una persona
vi e' talmente superiore anche se si tratta di una ragazza come me? Ma che
dovevo fare per fartelo entrare in quel cazzo di cervello? Tagliare il tuo
amico a meta' con un colpo di karate? O staccargli la testa dal collo?"

" L'ho capito, adesso. Ti prego....."

" Troppo tardi, cazzone. E ringrazia il tuo Dio che ti ho colpito con la
suola. Se l'avessi fatto col tacco ti avrei trapassato da parte a parte. Non
sono carini questi stivali con il tacco in ferro? Mi sono costati un occhio
della testa. Anzi, a dir la verita' sono costati ad uno stronzo che mi fa da
schiavo" La solita risata con la quale Sara terminava le frasi ironiche fece
da epilogo. Sara si chino' poi sull'uomo mettendogli le mani sotto il corpo e
lo sollevo' mettendoselo in braccio e poi se lo isso' sopra la testa come si
usa fare con i bilancieri, dando un ulteriore dimostrazione di potenza
inaudita. Udii Mauro urlare di paura e poi il tonfo sordo che fece il suo
corpo quando, gettato con violenza da Sara, ando' a cozzare contro un albero.
Mauro scivolo' tristemente a terra e Sara gli prese il polso e, assolutamente
sorda alle preghiere dell'uomo ed anzi, sghignazzando allegramente, lo colpi'
proprio nello stesso modo con cui l'aveva fatto a me, con un colpo dato a mano
aperta. Credetti di sentire il crac della rottura delle ossa fin dove mi
trovavo io, ma forse era solo la mia impressione. Di certo c'era che il
braccio di Mauro penzolava in modo innaturale e l'uomo, dopo il logico urlo di
dolore che accompagnava un gesto del genere, piangeva disperatamente
sorreggendosi il braccio rotto con l'altro ancora sano. Ora indietreggiava
terrorizzato, incalzato da Sara che lo colpi con due tremendi schiaffi che lo
fecero di nuovo cadere a terra. Povero Mauro! Non mi era mai stato simpatico,
ma una lezione del genere forse non la meritava nemmeno lui. E non era ancora
finita, ovviamente. Sara gli aveva promesso che gli avrebbe spezzato le gambe
e sapevo perfettamente che lei manteneva quel tipo di promesse. Gli prese un
piede e dapprima glie lo torse come aveva fatto col braccio e poi fece
scendere la sua mano dotata di forza disumana a taglio sulla stessa gamba, per
poi ripetere l'operazione con l'altra gamba. Ancora urla, ancora pianti da
parte del mio ex compagno di scuola. Tutto inutile. In quel parco a quell'ora,
nessuno lo poteva sentire e, anche se fossero accorsi aiuti, cosa sarebbe
cambiato? Sarebbero stati solo carne da macello nelle mani di Sara che non
aveva ancora finito il suo show. Con gesti lenti, improvvisando un inedito e
imprevedibile strip-tease, fece scendere i suoi pantaloni di lattice e si mise
in piedi sopra di Mauro

" Che c'e'? Non hai mai visto una fica? Scommetto che ti stai pure eccitando,
porcellino che non sei altro. La sega pero' dovrai attendere un po' a fartela
perche' adesso ti spezzo anche le dita di tutte e due le mani" Gli prese
infatti le due mani contemporaneamente e dovette stringerle con la sua forza
illimitata in quanto sentii altre urla ed altri lamenti

" Visto?" prosegui' poi la ragazza "Sara' un po' difficoltoso usare le tue
dita per parecchio tempo. Quanto alle gambe....Mi sa che zoppicherai per il
resto della tua vita. Adesso pero' ho voglia di pisciare e tu, da bravo
schiavetto, berrai tutta la mia urina e se provi a chiudere la bocca io ti
ammazzo. E' tutto molto semplice, non e' vero?" Mauro rimase zitto, forse
troppo terrorizzato per aprire bocca e Sara gli pianto il suo stiletto prima
sul costato e poi glie lo mise in bocca "Non ho sentito la tua risposta. Non
vorrai farmi incazzare, per caso? Finora sono stata calma. Sai, e' sempre
molto piacevole per me picchiare a sangue un gruppo di omoni come voi, ma mi
capita cosi' raramente un'occasione del genere che devo proprio ringraziarvi
per il divertimento che mi avete offerto, ma non tollero che qualcuno non
faccia una cosa che io gli ordino. Mi fa incazzare e sai cosa succede quando
m'incazzo sul serio? E' meglio che tu non lo sappia. Allora, apri la bocca
alla svelta e bevila tutta d'un fiato. Vedrai, e' calda e dissetante. Pensa,
ci sono un sacco di uomini che pagherebbero chissa' cosa per farlo"

" Lo faccio, lo faccio, ma per favore, togli quel tacco dalla mia faccia. Ti
scongiuro" Sara' acconsenti' e tolse dalla faccia di Mauro quel pericoloso
tacco a spillo che gia' aveva infilzato il suo amico, quindi si piego' fino a
mettere la sua fica a pochi centimetri dalla bocca di Mauro e poi orino'.
Sembrava che lo scroscio non dovesse mai avere fine e duro' diversi secondi,
ma poi quella tortura ebbe termine e Sara si alzo' mentre sentivo Mauro
tossire e frignare

" Ti e' piaciuta? E buona, vero? E allora leccati bene le labbra che qualche
goccia ti e' sfuggita. Cosi' bravo. Sei proprio uno splendido cesso" concluse
la sadica ragazza ridendo poi della propria battuta. Sara raccolse poi la sua
borsa che prima della lotta, anzi, del massacro, aveva depositato su una
panchina, estrasse un fazzoletto, si puli' la fica ancora gocciolante di urina
e poi si rivesti' con la massima naturalezza, mentre il povero Mauro
continuava a tossire e piangere contemporaneamente. Ricompostasi e indossato
di nuovo i suoi sexy pantaloni attillatissimi, Sara si accese una sigaretta
con tutta la tranquillita' di cui un essere umano puo' disporre e si sposto'
nella direzione dove aveva lanciato i primi due che erano ancora svenuti e,
usando la sua straordinaria forza, li avvicino' tra loro e poi si mise in
mezzo a quei due corpi inanimati, si mise la sigaretta in bocca e con le due
mani afferro' le braccia dei due. Un semplice movimento e le due braccia si
torsero completamente e si spezzarono. I due uomini poterono pero' ritenersi
fortunati. Non si svegliarono nemmeno e non poterono sentire l'immane dolore
che causa un braccio rotto e che io conoscevo bene. La cosa innervosi'
notevolmente Sara che torno' da Mauro decisamente arrabbiata

" Cazzo, cazzo, cazzo. Li ho colpiti troppo forte e non si svegliano. Che
gusto ci provo a spezzare loro le ossa se nemmeno sentono dolore? Me la dovro'
riprendere con te che sei ancora sveglio"

" Oh no! Abbi pieta'. Mi hai massacrato. Che vuoi farmi ancora?"

" Uffa, sempre a lamentarvi voi uomini. Vediamo, cos'altro potrei farti? Ti ho
rotto le ossa delle mani, delle braccia e delle gambe, ti ho pisciato
addosso...Peccato che non mi scappa di cacare. Un po' di merda te l'avrei
fatta mangiare volentieri. Ho trovato! Buco anche a te la mano. Scusami se
sono ripetitiva, tesoro, ma non ho trovato di meglio. E poi mi e' piaciuto
immensamente farlo al tuo amico e mi eccita il pensiero di rifarlo. Ho scelto
proprio la giornata giusta per mettermi questi deliziosi stivali col tacco a
spillo. Dai, prepara la mano. Dove vuoi che te la buchi? Sul palmo o sul
dorso?"

" No, no" rantolo' Mauro, probabilmente impossibilitato anche a cercare di
fuggire con le sue gambe rotte. Sara blocco' con un piede sinistro il braccio
dell'uomo e quindi alzo' la sua gamba destra per farla ricadere con violenza
sulla mano di Mauro. Un ulteriore grido di dolore, l'ennesimo, lacero' il
silenzio della notte, ma questa volta fu l'ultimo. Sara tolse la gamba e poi,
con la stessa colpi' al volto l'uomo che smise improvvisamente i suoi pianti e
i suoi lamenti. Come se niente fosse accaduto, raccolse la borsa e si giro'
per uscire, venendo proprio nella mia direzione. Smisi quasi di respirare,
rannicchiandomi il piu' possibile per non farmi notare e per fortuna Sara mi
oltrepasso' senza volgere lo sguardo verso di me. Mi girai per vederla uscire
dal parco, attesi una decina di minuti e poi mi alzai, dirigendomi verso quei
quattro malcapitati, massacrati oltre ogni possibile immaginazione da una
ragazza di 19 anni, forzuta, sadica e perversa. La situazione, vista da
vicino, era ancora piu' drammatica. Mauro era, come prevedibile, quello messo
peggio. Aveva perso quasi completamente i suoi denti ed era impossibile
riconoscerlo in quanto il suo viso aveva completamente cambiato forma, ma la
cosa peggiore da vedere era la lacerazione sul palmo della mano causata dal
tacco a spillo di Sara dal quale fuoriusciva una melma sanguinolenta. Mi
vennero i conati di vomito e rigettai tutto cio' che avevo mangiato. I due che
aveva colpito per primi erano quelli che avevano subito meno danni ma, anche
se erano stati colpiti una sola volta al viso, erano anch'essi in condizioni
pietose, soprattutto quello colpito con il pugno al quale Sara aveva rotto
diversi denti, sicuramente il naso e la bocca e chissa' cos'altro
internamente. Per non contare che, al loro risveglio, avrebbero sofferto le
pene amare per il braccio rotto. L'ultimo, quello che era stato usato da scudo
umano, temevo fosse morto considerando il volo di diversi metri e sospirai
quasi con gioia quando mi accertai che respirava, ma evitai accuratamente di
guardargli la mano. Dio santo. Mi presi la testa con le mani e scoppiai in un
pianto dirotto. L'ennesimo. In che mani ero finito? E chi era realmente Sara?
Aveva parlato di un segreto, ma quello che avevo visto quella sera esulava da
ogni ragionamento fatto con criterio. Mi ripetevo che non poteva essere umana.
Un'aliena forse, oppure una diavolessa, un essere dotato di poteri particolari
e forse sovrannaturali. Mi riavviai verso casa mestamente, incapace di
rispondere a domande simili. Quella notte non l'avrei mai potuta dimenticare.

Fine ottava puntata

NONA PUNTATA

Non riuscii a prendere sonno. Le scene di Sara che massacrava quei quattro me
lo impedirono e soprattutto me lo impedi' il pensiero di quello che sarebbe
avvenuto in futuro, con Sara che aveva detto di voler venire a vivere a casa
mia. Ero anche molto preoccupato che lei avesse potuto capire che c'ero io
dietro l'agguato della sera precedente. Non l'aveva chiesto a Mauro, per mia
fortuna, ma non ci voleva una grossa immaginazione per pensare che cinque
energumeni che l'attendevano proprio, guarda caso, sotto casa mia, potessero
essere stati inviati dal sottoscritto. E non pensavo che la totale mancanza di
prove avrebbe potuto trattenerla dal massacrarmi di mazzate. Con questi tristi
pensieri, il mattino seguente andai al lavoro, ovviamente in condizioni
pietose, ma almeno ebbi il grosso piacere di non sentirla. Non potei
rallegrarmi piu' di tanto. Alle 18 in punto, proprio quando stavo per mettermi
il casco per affrontare sulla mia moto il traffico del ritorno a casa,
squillo' il telefonino

" Allora, come va il mio cagnolino preferito? Abbaia alla tua padrona" mi
disse, riferendosi al fatto che mi aveva obbligato a fare il suo cane per
tutta la sera precedente. Mi guardai intorno e mi accorsi che c'era gente,
tanta gente intorno a me, ma quello che avevo osservato la notte scorsa mi
aveva semplicemente terrorizzato e abbaiai a Sara, incurante di alcuni sguardi
compassionevoli

" E bravo il mio Fuffi. Dove ti trovi? Sento un sacco di rumore"

" Sto tornando a casa, signorina Sara"

" Bene! Libera tutti gli armadi della mia nuova camera da letto. La MIA
camera. Hai capito a cosa alludo, vero? La mia camera della mia casa. Se sarai
un bravo schiavetto, ti faro' dormire nella mia casa. A proposito, e' di
proprieta' o in affitto?"

" In affitto, signorina"

" Che peccato! Va beh, mi faro' regalare una casa da qualcun altro. Come sai
ho mezzi persuasivi molto particolari. Ora va e quando metto piede in casa fa
che non trovi nemmeno un tuo slip nella mia stanza perche' altrimenti te lo
faccio mangiare" Non aveva affrontato il tema dell'aggressione e quello era un
buon segno e mi affrettai a tornare in casa. Non avevo idea se la minaccia di
farmi mangiare le eventuali cose mie che avrebbe trovato nella mia ex camera
era un semplice modo di dire oppure se avesse veramente queste intenzioni, ma
non avevo nessuna voglia di scoprirlo e tolsi ogni piccolo oggetto che mi
apparteneva da quella che sarebbe diventata la stanza di Sara. Ancora mi
sembrava impossibile che una cosa del genere stesse capitando proprio a me e
mi chiedevo come sarebbe diventata la mia vita vivendo sotto lo stesso tetto
con lei. Il peggior incubo che un uomo potesse vivere. Mi aveva gia'
completamente schiavizzato ma fino ad allora mi era rimasta un po' di
liberta'. Abitare con lei sarebbe stata la mia fine ed io non avrei potuto
fare nulla.

Erano circa le venti e trenta quando Sara fece il suo ingresso in casa e non
era da sola. Dietro di lei c'erano mio nipote Mattia e il suo amico Valerio,
ognuno dei quali reggeva due grosse valigie. L'inizio fu ben poco
incoraggiante. Appena mi vide, mi colpi' con uno schiaffo che mi fece quasi
rigirare su me stesso

" In ginocchio, cazzone. Quando la padrona fa il suo ingresso tu ti metti in
ginocchio e mi dai il benvenuto nella mia casa di cui tu paghi l'affitto solo
per il tuo sconfinato amore nei miei riguardi" Le obbedii, senza riuscire a
guardare in faccia mio nipote che pero' venne tirato in balla proprio da Sara

" Hai visto come e' diventato docile tuo zio? Un vero schiavetto doc. Voi due
andate a sistemarmi le valigie e tu vai a preparare da mangiare" concluse
rivolgendosi a me. Mi vergognavo, ma non osai replicare ed andai in cucina a
preparare la cena. Mentre mi muovevo tra i fornelli, guardai uno dei grossi
coltelli da cucina. E se l'avessi accoltellata? Magari durante il sonno, anche
perche' da sveglia sarebbe stato impossibile. Quell'idea mi dette la forza di
continuare. L'avrei fatto. In qualche modo l'avrei uccisa. La odiavo troppo
per non cercare una soluzione del genere. Pensai anche al veleno. Perche' no?
Sarebbe stato anche piu' sicuro. Ma dovevo procurarmelo con criterio e avrei
dovuto fare il delitto perfetto perche' non avevo nessuna intenzione di finire
in prigione per scappare da lei. Portai finalmente la cena in tavola e Sara
sghignazzo' rivolgendosi a Mattia

" Hai visto tuo zio? Sei ancora orgoglioso di lui?"

" Gli voglio bene, signorina Sara"

" Ma che bravo nipotino! Vieni qui' ora" Titubante, Mattia si avvicino' e Sara
lo colpi' con uno schiaffo dei suoi che gli fece perdere l'equilibrio e poi
venne vicino a me

" Non dici niente? Non lo difendi?"

" La prego, signorina Sara, non gli faccia del male" la implorai con le
lacrime agli occhi. Vedere mio nipote, il mio adorato nipote, ai suoi piedi e
non poter fare assolutamente nulla, era spaventoso ma non aveva ancora
terminato. Un altro schiaffo si abbatte' stavolta su di me mandandomi a
sbattere contro il muro. Era incredibile quanto facessero male quegli
schiaffi, come lasciassero su di me e probabilmente su mio nipote un bruciore
incredibile. Avevo purtroppo imparato a mie spese come quel bruciore non
passasse in pochi minuti ma rimanesse per ore, con quelle cinque dita stampate
sulla mia faccia in modo quasi indelebile. Ma, malgrado il dolore, era
l'umiliazione a farmi piu' male, era la mia impotenza di fronte a quella
ragazzina che sghignazzava felice

" Siete patetici. Un ragazzo alto e robusto ed un uomo maturo eppure non
potete fare niente contro di me. Ognuno di voi pesa quasi il doppio di me ed
io posso schiantarvi, posso schiacciarvi come vermi, stritolarvi con le mie
mani. Non e' fico? Ora mettetevi in ginocchio e baciatemi i piedi. Uno per
uno, da bravi schiavetti" Obbedimmo e solo dopo una decina di minuti ci fece
rialzare. Eravamo ambedue tremanti e impotenti di fronte a lei. Ci afferro'
per il mento

" Allora coglioncelli, chi comanda tra di noi?"

" Lei, signorina Sara" ripetemmo all'unisono io e mio nipote tremando per la
paura. Quelle mani dotate di potenza inaudita avrebbero potuto strangolarci
senza che noi potessimo difenderci in nessun modo

" Bravi, molto bene. Ricordatevelo sempre, in ogni istante della vostra vita
ed eviterete un bel po' di botte. Io sono la vostra padrona assoluta. No, di
piu'. Sono la vostra dea ed ogni mio ordine deve essere espletato
immediatamente. In caso contrario....." Ci sollevo' entrambi, stringendo le
sue dita quel tanto da farci mancare un po' l'aria e da farci tossire. Se
avesse voluto, per noi sarebbe stata la fine, ma non era quella la sua
intenzione e ci lascio' praticamente integri. Potevamo considerarci fortunati.

Intanto, era ormai quasi pronta la cena e chiesi a Sara il permesso di andare
a controllare. Mi ripromisi che le avrei chiesto il permesso per fare
qualunque cosa e mentre terminavo di preparare, guardavo Mattia di sottecchi.
Eravamo ambedue ancora singhiozzanti. Ebbi soltanto la forza di consigliargli
di non replicare e di accettare qualunque cosa e Mattia mi rispose che lo
sapeva benissimo. Dinanzi ai miei occhi avevo ancora ben impresse le imprese
di Sara della sera precedente quando aveva massacrato di botte gli scagnozzi
che io avevo pagato e quelle immagini rimbalzavano nella mia mente e non
volevo assolutamente che Sara potesse trovare una scusa per replicare su di
noi quello che aveva fatto su Mauro e i suoi amici. Avevo notato come, se si
faceva esattamente quello che lei desiderava, non infieriva, limitandosi ad
umiliarci ed al massimo a prenderci a schiaffi. Sembrava che fosse quello il
suo divertimento preferito e probabilmente anche con Mattia e i suoi amici si
comportava alla stessa maniera. D'altronde, era cosi' conscia della sua forza
e della sua superiorita' che non aveva bisogno di dimostrarla ogni volta, col
rischio di ucciderci. E che fosse capace di uccidere tutti noi
contemporaneamente a mani nude, lo davo ormai per scontato.

Ad ogni modo, la cena era ormai pronta e quella mi sembrava un'ottima scusa
per Sara per allungare di nuovo le mani su di me e la cosa mi preoccupava
notevolmente. Diciamo pure che mi terrorizzava. Invece, Sara sembro' gradire
cio' che le avevo preparato. Gradi' talmente tanto che ordino' a noi tre di
avvicinarsi a lei per poi emettere uno dei suoi rutti spaventosi e assordanti.
Assordante nel senso letterale della parola in quanto mi dette l'impressione
per alcuni secondi di aver perso addirittura l'udito e che i muri quasi
tremassero. Era ovviamente la mia immaginazione, ma non ero molto distante
dalla realta'. Ma che razza di essere avevo di fronte? Sara sghignazzo' come
il suo solito e poi osservo' Mattia e Valerio e con il dito fece loro cenno di
riavvicinarsi a lei. Li prese per il collo e tremavo di paura per loro, ma
invece li bacio' entrambi, senza alcun tipo di remore e quindi li prese per
mano

" Andiamo nella mia camera e tu" prosegui' rivolgendosi a me "vieni ad
assistere. Puo' darsi che impari qualcosa da tuo nipote" Entrarono in quella
che era la mia camera e Sara improvviso' uno spogliarello rimanendo in breve
con un minuscolo slip. Era decisamente bella e fatta bene, con il suo seno
dritto e apparentemente duro. Era normale, aveva solo 19 anni ed a quell'eta'
non si hanno smagliature, eppure lei aveva qualcosa di piu', una specie di
fascino animalesco, primitivo e perverso che mi fece avere un'erezione
immediatamente. Per di piu', era talmente tanto che non facevo sesso che
probabilmente mi sarei potuto eccitare anche solo con il pensiero. Sara
intanto, dopo essersi spogliata si avvicino' ai due ragazzi e inizio' a
togliere loro i vestiti. Tutta la scena era di una sensualita' enorme. Non ero
mai stato uno al quale piaceva assistere, preferendo di gran lunga
partecipare, ma non potevo negare a me stesso che il tutto aveva un suo
fascino. Perverso, forse, ma lo aveva senza dubbio. Spinse l'amico di Mattia
sul mio letto e si tolse anche i suoi slip, massaggiando con evidente piacere
il suo pene eretto, quindi si volto' verso di me

" Se provi solo a sfiorare il tuo cazzo, io ti stacco la mano e ti mando in
gita con i mutilatini. A te la scelta" Le risposi che non l'avrei fatto, anche
se una mezza idea mi era passata per la testa e assistetti in silenzio come se
stessi davanti alla televisione a vedermi un film porno, cosa che non facevo
da quando ero ragazzo. Inizio' stimolandoli contemporaneamente, senza alcuna
remora, trasgressiva anche nel sesso e decisamente vorace. Li prese piu'
volte, da soli e tutti e due insieme, giocando con i loro membri, ricordando
loro che le appartenevano e che glie l'avrebbe staccato se lei li avesse visti
con un'altra ragazza, in una forma di possesso totale, a dimostrare che tutto
di loro apparteneva a lei, a cominciare proprio dalla loro sessualita'. Almeno
loro pero', potevano sfogarsi, mentre a me non dava nemmeno quella
possibilita' facendomi rimanere con quella voglia pazzesca. Era quasi una
tortura vedere quella ragazza esibire il suo corpo in modo cosi' provocante e
non poterla nemmeno sfiorare, vedere i due ragazzi sfogare la loro sessualita'
e assistere al loro sesso senza fare nulla, ma finalmente, dopo un'ora
abbondante, i tre ragazzi terminarono. I due maschi, pur abbondando in
desiderio e testosterone, erano apparsi piuttosto ingenui, sessualmente. Il
loro comportamento era appunto da ventenni e Sara li aveva presi per mano,
manovrandoli da donna navigata, a dispetto dei suoi 19 anni e riuscendo ad
eccitarli in modo pressoche' continuo, facendo sfoggio di seduzione e malizia
e unendo a cio' una bellezza di gran lunga sopra la media ed un corpo che, a
dispetto della sua forza enorme, era il massimo della femminilita'.

Dopo essere andata al bagno per lavarsi, ordino' ai due ragazzi di andarsene e
di tenersi a disposizione per quando lei avrebbe avuto bisogno di loro.
Incrociai lo sguardo di mio nipote mentre usciva da quella che una volta era
la mia casa, ma subito dopo lo riabbassammo entrambi. Non avevamo nulla da
dirci. Eravamo due maschi sconfitti.

Decisi di andare a riassettare la cucina, anche per evitare che lei potesse
accusarmi di lasciare la casa sporca, mentre lei gironzolava ancora mezza nuda
per casa. Non erano cose che di solito io facevo, delegando queste incombenze
alla mia domestica ad ore, ma ero troppo impaurito da lei per rischiare di
farle trovare su un piatto d'argento una scusa per picchiarmi. Comunque, mi
ripromisi di parlarle per sapere se lei avrebbe accettato la mia domestica.
Mentre ero intento a terminare le pulizie, Sara mi si avvicino' alle spalle.
Aveva in mano una mia fotografia con due dei miei migliori amici scattata lo
scorso anno durante una vacanza che prima tenevo nella mia camera da letto e
che poi, per far posto alle cose di Sara, avevo trasportato insieme a tutto il
resto in quella che era una volta la camera degli ospiti e che sarebbe dovuta
diventare la mia nuova camera

" Carini questi due. Chi sono?"

" Due miei amici" confermai

" Come si chiamano?"

" Quello alla mia destra e' Paolo e quello alla mia sinistra e' Alessandro"
Sara mi guardo', strofinando il suo dito indice sulle sue labbra in segno di
riflessione e poi mi sorrise

" Domani credo proprio che mi divertiro' un sacco. Invitali a cena per domani
sera. Inutile dire che se non dovessero venire, per qualunque motivo, saranno
cazzi tuoi. Come incentivo per farli venire ti consiglio di dir loro che vuoi
presentar loro la tua nuova fidanzata che sarei io. Beh, ora sono proprio
stanca e voglio andare a dormire. Ho fatto una scopata pazzesca insieme a quei
due stronzetti. Domani mattina, prima che tu esca per andare al lavoro, voglio
la colazione a letto. Buonanotte tesoro" Mi sfioro' le labbra con un bacio,
mettendomi i suoi seni ancora nudi addosso e facendomi venire una nuova
erezione per poi svanire nella mia vecchia camera. Cosa aveva in mente con i
miei due amici? Ovviamente, non lo sapevo, ma sapevo in anticipo che non
sarebbe stata una bella serata per me.

L'indomani mattina svegliai Sara con la colazione e, prima di arrivare in
ufficio, telefonai a Paolo e Alessandro, alquanto meravigliati, per invitarli
a cena. Soprattutto con Alessandro dovetti faticare un bel po' in quanto mi
aveva detto di essere costretto a declinare il mio invito a causa di un
appuntamento preso in precedenza. Dovetti supplicarlo, ricordandogli la nostra
amicizia e le nostre imprese insieme e poi minacciarlo di non rivolgergli piu'
la parola se quella sera non si fosse fatto trovare a casa mia ed alla fine
riuscii a fargli accettare quello strano invito. Sospirai di sollievo. Cosa mi
avrebbe fatto Sara se non fossi riuscito ad invitarli come mi aveva ordinato?
Per tutta la durata di quella giornata di lavoro mi domandai cosa avrei dovuto
fare in seguito. Non era possibile continuare quella vita, su questo non
c'erano dubbi, ma cosa potevo fare realmente? La sera precedente avevo
ipotizzato di ucciderla e quell'idea non mi aveva abbandonato del tutto, anche
se tremavo di paura al solo pensiero di fallire e poi scontare la sua ira, ma
cominciavo a pensare seriamente di abbandonare la citta' e fuggire il piu'
lontano possibile da lei e magari portarmi con me Mattia. Ad ogni modo, cio'
che contava era che mi trovavo nella merda e che le mie idee per togliermi da
quella situazione erano ancora piuttosto confuse.

Al termine del lavoro,tornai ovviamente a casa e Sara non c'era, anche se
c'erano in bella vista i suoi ordini lasciati su un foglio attaccato alla
porta del bagno con dello scotch ed erano comprensivi di cio' che avrei dovuto
comprare per la cena e poi cucinare. E si, ormai ero diventato il suo
tuttofare. Mi diedi da fare ed andai prima al supermercato, quindi in
pescheria e poi in frutteria e poi tornai a casa e mi misi in cucina. Per
fortuna che c'era internet e soprattutto per fortuna che ci sono svariati siti
dove attingere notizie per cucinare. Avevo dato l'appuntamento ai miei amici
alle venti e mezz'ora prima fece il suo ingresso Sara. Sorvolo sulle solite
cose che mi fece fare come accenderle le varie sigarette che fumava, prenderle
da bere e massaggiarle i piedi, tutte cose che feci immediatamente. In quella
situazione paradossale e assurda, l'unica cosa certa era la paura che aveva
instaurato in me, paura che era cresciuta enormemente dopo aver assistito al
massacro di Mauro e dei suoi amici. Quella ragazza aveva delle potenzialita'
straordinarie che lei nemmeno si rendeva conto di possedere. O meglio, le
conosceva perfettamente ma le sfruttava per sciocchezze o poco piu'. Invece di
farlo con me, avrebbe potuto sottomettere uomini desiderosi di essere dominati
e invece di togliermi quelle poche cose che possedevo, sarebbe potuta
diventare ricchissima diventando una specie di mistress forzuta ed avrebbe
potuto avere una miriade di maschi desiderosi soltanto di prostrarsi ai suoi
piedi, di essere riempiti di botte e sicuramente di donarle tutte le loro
ricchezze. Scommetto che ce n'erano a iosa di uomini ricchi che avrebbero
fatto pazzie per una come Sara, oltretutto ben piu' carina della norma e
addirittura molto bella quando si truccava e si vestiva in modo sexy come
aveva fatto la sera del massacro. Perche' dunque si accontentava di uno come
me, sicuramente un uomo di discreto successo ma non certamente una persona
ricca e di quattro sbarbatelli senza un soldo in tasca? Perche' cercare
continuamente quel tipo di umiliazioni scurrili, come potevano essere i suoi
rutti e i suoi peti quando sarebbe potuta diventare una regina della
dominazione femminile con quella forza smisurata che si ritrovava? Immaginai
che il suo divertimento derivasse proprio dal fatto che sia io che Mattia e i
suoi amici non possedevamo istinti sottomessi e che quindi non ci piaceva
essere picchiati e dominati. Si, forse era proprio quella la chiave e Sara non
provava piacere o comunque ne avrebbe provato in misura inferiore, nel
picchiare e dominare uomini che vogliono proprio essere picchiati e dominati.
Fui distolto da questi pensieri in quanto i miei amici, che evidentemente si
erano messi d'accordo sull'orario di arrivo, citofonarono avvertendomi del
loro contemporaneo arrivo. Sara si alzo' dalla poltrona dove era rimasta
seduta fino ad allora e venne di fronte a me. Mi prese per il mento

" Da adesso in poi tu mi asseconderai su tutto. Inutile ricordarti cosa ti
farei nell'eventualita' che tu non lo facessi, se dalla tua bocca uscisse
anche una sola parola che mette in dubbio cio' che dico. Chiaro, cazzone?"

" Si signorina Sara. A proposito, come devo chiamarla di fronte ai miei amici?
Posso darle del tu visto che lei dovrebbe essere la mia fidanzata?" Sara
sorrise

" Assolutamente no. Continuerai a darmi del lei e a trattarmi con devozione,
come se fossimo da soli. Vedrai, e' il modo ideale di comportarsi per quello
che ho in mente. Ora io vado a cambiarmi, tesoro. Mi raccomando, intrattienili
in attesa del mio arrivo e fammi fare bella figura" Rimasi li' a bocca aperta.
Non mi aspettavo una cosa del genere e la mia preoccupazione accrebbe. Paolo e
Alessandro erano due dei miei migliori amici e qualunque cosa Sara avesse in
mente, ero sicuramente rovinato. La mia reputazione ne sarebbe uscita
frantumata. Potevo solo sperare che non volesse esagerare.

I miei due amici intanto, fecero il loro ingresso nella mia casa, o forse
dovevo dire ormai nella casa della mia padrona Sara e ci scambiammo i saluti.
I primi discorsi furono di routine e verterono soprattutto sulla mia
insistenza per quella cena fino a che Alessandro ruppe gli indugi

" Insomma, Stefano, mi hai messo in croce per venire da te questa sera, che ne
diresti di presentarci il motivo di tutta questa tua smania? Ce la vuoi
presentare o no questa donna che ti ha fatto mettere la testa a posto?"

" Veramente non si tratta proprio di una donna" obiettai. I miei due amici
fecero quasi un salto. Paolo mi guardo' con gli occhi fuori dalle orbite

" Come non e' una donna? Stefano, non vorrai farci credere che tu....Insomma
Stefano, non e' che la troppa fica ti ha fatto diventare gay?" Stavolta fui io
a sobbalzare

" Ma no, cosa avete capito. Intendevo dire che non e' una donna perche' e'
molto giovane. Si tratta di una ragazza, ecco. Ha solo 19 anni" I miei due
amici si avvicinarono e mi dettero entrambi una pacca sulle spalle

" E bravo Stefano! Adesso te la fai con quelle in fasce. La vai a prendere
all'asilo per caso?

" Piantala Paolo. Ho detto che ha 19 anni, non e' certo una bambina. E poi e'
una ragazza molto matura per la sua eta'"

" E' inutile che stiamo a parlare di queste cose" prosegui' Alessandro
"Presentacela e soprattutto dille di mettere in tavola la cena perche' ho una
fame pazzesca" Mi venne quasi da ridere. Dire a Sara di mettersi ai fornelli?
Ignorai quella richiesta, ovviamente e mi sedetti in attesa dell'ingresso di
Sara, cosa che avvenne dopo un paio di minuti. Beh, se voleva sorprendermi,
l'aveva fatto di nuovo. E la cosa non prometteva bene per me. Sarebbe stata
una pessima serata e dovevo solo attendere per capire fino a che punto sarebbe
stata brutta.

Fine nona puntata
 
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Che tirata! Il continuo?!!!
 
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Decima puntata

Sara si presento' dinanzi a me e ai miei due amici vestita esattamente come
due giorni prima, con quel pantalone nero di lattice aderentissimo, il bustino
che le faceva i seni enormi e quei pericolosi stivali col tacco di metallo a
spillo, gli stessi coi quali aveva passato da parte a parte la mano di Mauro e
del suo scagnozzo. La visione era semplicemente meravigliosa, considerando
anche il suo trucco accurato anche se forse troppo vistoso, ma per me la cosa
non prometteva niente di buono. Vestita in quel modo, aveva senza dubbio delle
idee non proprio ottimali nei miei confronti. Ma intanto, i miei amici
sgranarono gli occhi

" Cazzo! All'anima della ragazzetta. Questa e' una bomba sexy" ammise
Alessandro alzandosi ed andando incontro a Sara per i saluti di rito, subito
imitato dallo sbigottito Paolo. Sara sorrise compiaciuta ai complimenti e poi
si rivolse verso di me

" Io sono pronta, tesoro. Glie l'hai detto il motivo per cui li hai invitati?"
Caddi dalle nuvole, ma avevo l'ordine di assecondarla e stetti al gioco

" Veramente no. Non sapevo quando sarebbe stato il momento giusto"

" Di cosa si tratta?" s'intromise Paolo "Cosa dovevi dirci?"

" Una cosa alla volta" intervenne Sara "Dovete sapere che il mio dolce Stefano
ha un piccolo segreto e ha intenzione di condividerlo con voi che siete i suoi
migliori amici" I due mi guardarono in modo interrogativo e Sara prosegui'
"Stefano ha deciso di fare outing, ragazzi. Vedete, lui ha una piccola mania
che a me piace assecondare. Lui ama obbedire ed essere picchiato da una
ragazza vestita in modo sexy ed io mi diverto tanto a farlo contento. Non e'
vero Stefano?" Acconsentii con la testa, mentre in realta' sarei voluto
scomparire dalla faccia della terra. Ecco cosa aveva intenzione di fare quel
diavolo in gonnella. La mia definitiva umiliazione fatta davanti ai miei
amici, dopo averla attuata dinanzi a sconosciuti, ai suoi conoscenti e ai miei
clienti, per non contare la mia vecchia segretaria. Sara intanto, aveva
continuato ad elencare le cose che io <adoravo> fare, tra cui servirla come
una dea, baciarle i piedi e prepararle da mangiare e mi spedi' in cucina tra
gli sghignazzi di Paolo e Alessandro. Meglio cosi'. In tal modo evitavo di
sentirli e di osservare i loro sguardi compassionevoli. Tornai dopo qualche
minuto con in mano un tegame di pasta cucinata al forno

" Ma che brava massaia che sei" fece Paolo

" Prima assaggiamo e poi diamo un giudizio" rincaro' Alessandro. Ormai, stavo
facendo il callo ai commenti ironici, ma quello dei miei due amici mi peso'
particolarmente. Fui costretto a sorridere ed a far finta di niente. Molto
meglio i commenti di quei due idioti che far incazzare Sara e darle un
pretesto per mettermi le mani addosso proprio di fronte a loro. Tra i due
mali, quello era senz'altro il minore.

La cena fu, tutto sommato, un momento gradevole, con pochi ordini da parte di
Sara che racconto' come ci eravamo conosciuti, mentendo naturalmente su molti
punti con una notevole dose di faccia tosta, ma sapevo che quella serata non
poteva terminare in quel modo. Sarebbe stato troppo bello. Terminata la cena,
iniziarono le danze

" Vai a prendermi una sigaretta. Svelto, cretino" Mi alzai di scatto dalla
sedia, evitando di guardare Paolo e Alex per la vergogna e corsi a prenderle
una sigaretta ed il posacenere. Le accesi la sigaretta e lei prosegui'

" Ora in ginocchio e baciami gli stivali" M'inginocchiai e le obbedii. Oh mio
Dio che schifo. Non ero un feticista dei piedi e tantomeno mi piaceva baciare
scarpe, stivali o quant'altro, ma lo feci, ormai terrorizzato da quella
ragazza e dalla sua straordinaria potenza. Dopo un paio di minuti mi ordino'
di rialzarmi e mi prese per la camicia

" Che cazzo stai facendo, idiota? Devi metterci piu' passione, piu' trasporto.
Devi adorarmi e non sbaciucchiare i miei stivali. Capito?" Accompagno' la
frase con uno schiaffo che mi fece quasi rigirare su me stesso, sempre sotto
lo sguardo dei miei amici che pensavano che fosse tutta una messa in scena

" Cazzo, Sara. Hai la dinamite al posto delle mani" osservo' Paolo

" Mi sto allenando, mio caro. Voglio essere credibile per accontentare il mio
fidanzato. Lui adora quando io faccio la bambina cattiva" Mi fece prima
inginocchiare di nuovo per baciarle i piedi, poi mi spedi' in cucina a fare i
piatti. Mi abbandonai allo sconforto. Singhiozzai tenendo le mani sul lavabo
mentre sentivo i miei due amici ridere e scherzare con Sara nel salone dove
avevamo cenato. Li odiavo. Odiavo anche loro, odiavo il mondo intero per
quello che mi stava accadendo. Ed ora? Cos'altro aveva in mente dopo aver
rovinato del tutto la mia reputazione? Quando riapparsi nel salone, Sara si
alzo' e mi venne incontro

" Ora dobbiamo passare alla seconda fase. Sei sicuro di volerlo?" Di volere
cosa? Non sapevo di cosa si trattasse, ma non osai dire niente a riguardo e
risposi soltanto di si, sperando che fosse la cosa che Sara volesse. Era
proprio quella. Raggiunse i miei amici che si erano nel frattempo seduti sul
divano e si sedette in mezzo a loro, quindi inizio' a toccare sensualmente
Paolo prima sulla coscia mettendolo in grosso imbarazzo per poi mettere una
delle sue lunghe gambe su quella del mio amico, tra lo sguardo sbigottito di
Alex. Inizialmente, Paolo si ritrasse

" No, cosa stai facendo? Tu sei la fidanzata di Stefano"

" Ma e' proprio Stefano che lo vuole. Lui ama vedere la sua fidanzata scopare
con altri uomini. Non ti piaccio per caso?"

" Non mi piaci? Sei una strafica, altro che. E' da quando ti ho vista che ti
desidero, ma cerca di capirmi"

" E allora abbandonati. Pensa che lo stai facendo per Stefano. Pensa che a lui
piace essere cornuto e di vedermi mentre te lo prendo in bocca. Dai,
spogliati. E fallo anche tu" concluse rivolgendosi anche ad Alessandro che con
si fece ripetere la domanda. Sara guardo' per un attimo verso di me. Mi
sorrise maliziosamente e poi si chino' sul cazzo dritto di Paolo che aveva
subito abbandonato tutte le sue ritrosie e comincio' a leccarlo
voluttuosamente, facendo poi altrettanto con quello di Alessandro, per poi
ingoiarlo quasi completamente. Lo avverti' che le doveva chiedere di scansarsi
non appena lui stesse per venire e Alessandro lo fece, anche se Sara lo aiuto'
nell'eiaculazione baciandolo in modo estremamente sensuale nel momento topico.
Ripete' poi la stessa cosa con Paolo, facendolo venire in pochi minuti.
Avevano una voglia pazzesca di Sara e sicuramente l'abbigliamento della
ragazza li aveva ancor piu' eccitati.

Le facce dei due uomini erano comunque raggianti. Era ovvio che avevano goduto
in modo considerevole ed i loro comportamenti, le loro frasi smozzicate dal
desiderio mentre Sara metteva in bocca i loro membri eccitati, lo testimoniava
ampiamente. Paolo si alzo', con i suoi pantaloni ancora calati

" Dove stai andando?" gli chiese la ragazza

" In bagno. Voglio darmi una pulita. Posso?"

" Mettiti seduto. Ci pensera' Stefano a farlo. A lui piace tanto pulire i
cazzi degli uomini che spompino. Hai sentito Stefano? Vai a prendere qualcosa
e pulisci i tuoi amici. E prendi un sacco di carta che se ne sono venuti
proprio abbondantemente" Quella era la goccia che avrebbe dovuto far
traboccare il vaso. Non poteva chiedermi una cosa simile. Mi faceva schifo una
simile eventualita', eppure non reagii, non dissi nulla. Troppa la paura che
avevo di lei. Chinai il capo, andai in cucina a prendere delle salviettine
mentre anche Sara, ancora vestita di tutto punto, si era alzata per andare in
bagno a lavarsi i denti e quindi tornai in salone per pulire i membri ormai
flosci di Paolo e Alessandro. Ero in un imbarazzo pazzesco e avrei voluto
evitare una simile umiliazione, forse la peggiore tra quelle a cui mi aveva
costretto Sara e rimasi in piedi, con la carta in mano, senza decidermi di
espletare l'ordine che mi era stato impartito, ma quando Sara torno' nel
salone e mi vide in quella posizione mi prese per un orecchio

" Che cosa ti avevo ordinato? Di pulire i cazzi dei tuoi amici, si o no?"

" Si" balbettai

" E allora fallo, svelto. Per questa tua disobbedienza meriteresti una
punizione"

" Oh no, signorina Sara, la prego, una punizione no. Lo faccio subito" No, non
volevo una punizione, non volevo che mi mettesse di nuovo le mani addosso.
Dio, quanta paura avevo di quell'essere. Mi inginocchiai ai piedi dei miei due
amici e, vincendo il mio ribrezzo, li ripulii del loro sperma. Che schifo!
Sara assistette a questa disgustosa operazione, al termine della quale
osservo' le parti intime che dei due che avevo appena ripulito e quindi
rivolse il suo sguardo di nuovo verso di me. Avevo capito che aveva in mente
qualcosa. Ormai conoscevo quello sguardo e quel sorriso sadico

" E quella, secondo te, sarebbe un'opera di pulizia? Quando ti do un ordine,
devi eseguirlo altrimenti sai che avrai la tua punizione. Te lo avevo
avvertito e adesso l'avrai. Spogliati!" Oh cazzo! Ed ora cosa aveva
escogitato? Quasi in trance mi tolsi i pantaloni ma Sara mi guardo' sorridendo

" Forza Stefano, vuoi farmi attendere tutta la serata? Togliti anche i boxer.
Mica ti vergognerai di noi? Come se fosse la prima volta che ti vedo nudo..."
Obbedii silenziosamente mentre i miei due ex amici continuavano a sghignazzare
e quindi vidi Sara farmi cenno di poggiarmi sopra di lei. Oh mio Dio avevo
capito. Paolo e Alex fecero posto alzandosi dal divano ed io dovetti sdraiarmi
sopra le gambe di Sara a bocca sotto, nella classica posizione di chi deve
essere sculacciato, con il mio sedere nudo in bella vista. Sara lo accarezzo'
dapprima delicatamente poi fece calare uno schiaffo che mi fece urlare dal
dolore. Era solo il primo di una lunga serie. Gli scapaccioni si
moltiplicarono ed il dolore inizio' a farsi insopportabile fino al punto di
farmi scoppiare a piangere. Provai a rialzarmi, incapace di sopportare
ulteriormente un dolore simile, ma la mano ferrea di Sara mi afferro' il collo
e mi costrinse di nuovo in quelle posizione. Sentii Paolo intervenire

" Mi sembra che puo' bastare, Sara. A me sembra che Stefano stia piangendo
veramente. Ha il culo completamente rosso. Ha persino i segni indelebili della
tua mano. Hai una mano piccolina ma sembra una mazza da baseball. Dai,
smettetela"

" Tu non ti preoccupare. A lui piace che io lo sculacci. Stefano ha fatto il
cattivo ed ora desidera essere punito"

" Bah! Contento lui" concluse Paolo accettando la versione di Sara. D'altronde
io stavo li piangente ma accettavo tutto quello che mi faceva, come avrebbe
fatto a non crederci? Non poteva sapere che io ero terrorizzato da quella
ragazza, non poteva sapere che Sara possedeva una forza e una bravura
smisurata e che se solo avessi tentato di ribellarmi lei avrebbe potuto
stritolarmi, avrebbe potuto spezzarmi tutte le ossa, forse avrebbe anche avuto
il coraggio ed il piacere di uccidermi. No, non potevano saperlo e accolsero
con un sorriso i nuovi scapaccioni di Sara sul mio sedere, incuranti delle mie
urla e dei miei pianti. Quando termino' questo supplizio, Sara si rivolse ai
due uomini

" Non sarete mica troppo stanchi, vero? Vi ho dato il tempo di riposarvi ma
ora dovrete essere voi a soddisfarmi. Andiamo in camera mia. E tu Stefano,
vieni a vedere. So che ti eccita molto vedermi scopare con gli altri e so e
che non vorrai perderti una scena simile per tutto l'oro del mondo"

Non mi persi la scena infatti, anche se avrei fatto del tutto pur di non
assistere. Sara chiese a loro di soddisfarla prima con la lingua e poi fecero
sesso. Stavolta, al contrario di quanto era avvenuto con i due ragazzi il
giorno precedente, l'esperienza dei miei due amici coinvolse molto anche Sara
che si dimostro' quasi indiavolata, senza tabu' di alcun tipo. Era ormai notte
inoltrata quando i tre si fermarono. Paolo osservo' Sara ancora nuda sopra il
letto, con quell'aria da ragazza normale in estasi amatoria

" Sei straordinaria Sara. Mi hai veramente prosciugato" fece Alessandro e,
dopo aver convenuto con Paolo sulla straordinarieta' amatoria di Sara, si
rivolse a me

" Sinceramente, non avevo idea che ti piacessero certe cose, pero' non farti
problemi. Quando avrai voglia di farti schiaffeggiare e sculacciare davanti a
me, chiamami senza problemi. Rinuncerei a qualunque appuntamento se poi il
finale della serata e' questo" La fragorosa risata che concluse quella frase
era la ciliegina sulla torta. La mia vita era andata completamente a puttane.

Per un paio di giorni non riuscii nemmeno quasi a sedermi, tale era la
condizione del mio sedere preso a schiaffi da quella mano dotata di forza
smisurata e malgrado le pomate che mi spalmai per alleviare il dolore.

Per circa un mese la mia situazione non muto' di molto. L'estate era arrivata
e con l'estate il caldo torrido, ma per me le vacanze erano soltanto un
miraggio. Non avevo idea quali fossero le intenzioni di Sara riguardo le
vacanze che sarebbero arrivate da li ad un mese e mezzo. Di sicuro sapevo che
per me le cose sarebbero cambiate ben poco. In quel mese infatti, Sara si era
impadronita della mia casa, del mio stipendio che spendeva senza ritegno
lasciandomi soltanto il necessario per fare la spesa e per pagare l'affitto di
casa e di tutta la mia vita. Quasi tutte le sere lei chiamava a turno i suoi
quattro schiavi, ovvero Mattia e i suoi amici, che dovevano soddisfare le sue
esigenze sessuali e li picchiava sistematicamente, anche se usava una certa
clemenza e non faceva loro eccessivamente del male. Ovviamente, anche e
soprattutto io era la sua valvola di sfogo e non perdeva l'occasione di
mettermi le mani addosso. Considerando cio' che le avevo visto fare, potevo
considerarmi fortunato che le mie uniche fratture risalivano al nostro primo
incontro ma, evidentemente, Sara oltre ad avere una forza mostruosa possedeva
anche la necessaria capacita' di autocontrollo e sapeva esattamente quanto
dolore provocarmi. Inutile dire che facevo attenzione ad ogni cosa ed obbedivo
a qualunque suo ordine, ma anche la mia totale sottomissione non le bastava
del tutto. Il suo vero desiderio, oltre ad umiliarmi, sembrava essere quello
di ricordarmi in continuazione che fosse lei a comandare. E chi se lo
dimenticava? Non c'era un momento della mia vita che non pensavo a lei e che
non tremassi al solo pensiero di farla arrabbiare. Anche sul fronte del sesso
le cose non erano cambiate. Purtroppo per me, i quattro ragazzi non le
bastavano. Aveva una sessualita' esagerata ed apparentemente un grosso bisogno
di scopare e pretese di richiamare Paolo e Alessandro una volta a settimana.
Ovviamente, stavolta i due non si fecero pregare eccessivamente e accorsero
con grande gioia a casa mia per scoparsi quella che loro credevano essere la
mia fidanzata e per farsi un sacco di risate alle mie spalle. Le due serate
ricalcarono quasi totalmente la prima, comprese le sculacciate,
l'abbigliamento estremamente sexy di Sara che invece per il resto vestiva
abbastanza in linea con le sue coetanee e soprattutto il sesso.

Anche nel lavoro la situazione cominciava a farsi piuttosto pesante, anche se
fino a quel momento Sara non aveva esagerato. Si era presentata alcune volte
nel mio ufficio, entrando come una furia e costringendomi alle mie solite
umiliazione, ma almeno la cosa era rimasta tra me e lei, quasi che lei fosse
consapevole che non voleva che io fossi licenziato per non perdere lo
stipendio di cui lei si appropriava quasi completamente. Quella volta pero',
ando' diversamente. Ludovico, il mio capo, era appena entrato nel mio ufficio
e dal suo viso capii subito che non era una visita di cortesia

" Senti Stefano, dobbiamo parlare io e te. Mi dici cosa diavolo ti sta
succedendo? Non sei piu' il solito. Arrivi al lavoro in ritardo, sei sempre
distratto e soprattutto non riesci a combinare piu' niente di buono. Da quando
hai conosciuto quella ragazzina sei diventato un altro. Insomma Stefano, a me
della tua vita privata mi interessa fino ad un certo punto e non voglio
basarmi delle chiacchiere che circolano, ma pretendo che sul lavoro tu ritorni
ad essere quello di prima. Altrimenti, mi vedro' costretto a prendere dei
provvedimenti che non vorrei prendere"

" Hai ragione Ludovico" provai a difendermi "ma ho avuto un sacco di problemi
in questo periodo. Ma tu sai che io sono sempre il numero uno in questo
lavoro. Pazienta solo un po' e poi tornero' ad essere lo Stefano che ti ha
fatto guadagnare un sacco di soldi"

" Pazientero', ma la mia pazienza ha un limite" concluse Ludovico Bardi in
modo sibillino. Quanto avrebbe ancora potuto pazientare? Negli ultimi tempi
avevo praticamente rubato lo stipendio, stipendio che poi Sara rubava a me, ma
conoscevo Ludovico e non mi avrebbe atteso per molto. Sapevo che gia' erano
pronte un paio di persone per prendere il mio posto e avrei dovuto darmi da
fare, ma mentre pensavo a come fare per riguadagnarmi la stima del mio capo,
entro' Sara. Era semplicemente deliziosa, con i suoi soliti jeans che le
fasciavano il sedere, un top bianco di cotone ed ai piedi sandali con un tacco
medio. Era veramente carina, con il suo bel visetto appena delineato dal lieve
trucco. Come poteva essere cosi' satanica una ragazza del genere? Come poteva
possedere una forza fisica superiore a quella di parecchi uomini messi
insieme? L'unica cosa che sembrava spiegabile era la sua bravura nelle arti
marziali. Non me ne intendevo particolarmente ma mi veniva da pensare che il
karate non avesse segreti per lei. O forse era kung-fu o forse tutte e due ed
altro ancora. Di certo, era velocissima e letale. Ma comunque, questo era
abbastanza spiegabile col fatto che lei trascorreva diverse ore della giornata
in palestra ad allenarsi. Ma la sua bravura e la sua efficienza non spiegavano
ancora come potesse fare quelle cose da super-eroina come ad esempio
sollevarmi con una mano sola. Una super-eroina che pero' invece di stare dalla
parte del bene si era schierata dalla parte dei cattivi. Ed io ero la sua
vittima preferita. Ad ogni modo, quel mattino Sara entro' come al solito senza
bussare e si avvicino' a me che stavo ancora discutendo con Ludovico

" Ma che faceva di bello il mio adorato fidanzato?" esordi' con la sua solita
aria, incurante del fatto che ci fosse una persona che non conosceva. Ebbi
paura. Sara era capace di tutto e l'aveva piu' volte dimostrato e se mi
sputtanava davanti a Ludovico potevo dire addio al mio lavoro. Guardai il mio
capo senza sapere come gestire la situazione e notai un lampo d'interesse nei
confronti di Sara. Ludovico non aveva certo problemi con le donne e come me ne
aveva avute a iosa. Il suo lavoro ed anche un certo fascino gli aveva permesso
di avere notevoli successi con il gentil sesso, ma Sara gli piaceva, ne ero
sicuro. Quel fascino sbarazzino che riusciva ad emanare, in forte contrasto
con la sua reale natura, lo aveva colpito

" Non mi presenti questa bella ragazza?" fece infatti Ludovico

" Si, certo" risposi cercando di nascondere il mio imbarazzo e mi spostai per
fare le presentazioni " Lai e' Sara, la mia fidanzata e lui e' Ludovico, il
mio capo" Sara osservo' l'uomo di fronte a lei porgendogli la mano

" Non mi avevi mai detto che il tuo capo era un uomo cosi' giovane e
affascinante. Chissa' per quale motivo m'immaginavo un vecchio
incartapecorito" Aveva un sorriso strano. Stava certo facendo lavorare il suo
cervellino e qualcosa iniziavo ad intuire o meglio, a sperare. Speranza che
Ludovico accrebbe facendo un sacco di complimenti a Sara ma che divenne ancora
piu' concreta il giorno seguente, quando Sara fece di nuovo il suo ingresso
nel mio ufficio. Tanto per cominciare, il suo abbigliamento ed il suo trucco
erano completamente diversi dal solito ed aveva optato per un look da donna in
carriera con una giacca bianca molto aderente in vita che teneva abbottonata
con un solo bottone, lasciando scoperto il suo decolte' che aveva una
scollatura piuttosto sostanziosa e si riusciva appena ad intravvedere il top
che indossava sotto. La gonna era decisamente mini e le sue gambe si
stagliavano generosamente grazie anche ad un paio di scarpe con il tacco
decisamente alto. Il trucco era poi piu' deciso e la facevano notevolmente
piu' grande rispetto ai suoi 19 anni anche grazie alla sua pettinatura, con i
suoi bei capelli che teneva rialzati e con due graziose ciocche che le
scendevano ai lati del viso. Avevo notato come riuscisse ad essere una persona
completamente diversa ogni volta che cambiava il suo look. Poteva essere una
dark lady quando si infilava quelle tute in lattice e quei tacchi a spillo
oppure una semplice teen-ager quando vestiva in jeans e con un trucco
minimalista oppure una giovane donna con un fascino decisamente notevole come
in quella circostanza o come quando era venuta a cena con i miei clienti.
D'altronde, poteva spendere quello che voleva con i miei soldi ed ormai le mie
carte di credito erano praticamente prosciugate. Stavolta, stando da soli, fui
costretto a salutarla nel modo deferente ed ossequioso che lei pretendeva

" Buongiorno signorina Sara"

" Ciao cazzone. Dimmi, e' in ufficio il tuo capo?" Le risposi di si e volle
sapere dove si trovasse. Usci' dal mio ufficio sculettando allegramente ed io
sospirai profondamente. Era giunto forse il momento che mi lasciava tornare
alla mia vita avendo scelto un'altra vittima da torturare e da spennare? Mi
dispiaceva per Ludovico, ma non potevo non sperare che questo avvenisse. Ne
ebbi la quasi certezza quando la sera stessa non venne a casa malgrado le
avessi telefonato per sapere cosa le avessi dovuto preparare per cena. Per due
giorni non ebbi sue notizie e la mia speranza cominciava a farsi sempre piu'
concreta. Ma la vera certezza la ebbi soltanto al terzo giorno, quando la
segretaria di Ludovico mi chiamo' dicendomi di accorrere all'ospedale perche'
la sera precedente il capo era stato aggredito da alcuni malviventi anche se
se l'era cavata fratturandosi soltanto il braccio destro. Era il marchio di
Sara. Mi recai all'ospedale ed entrai nella sua camera. Non aveva solo il
braccio rotto ma aveva ecchimosi su tutto il viso, gli occhi gonfi ed il
labbro spaccato. Aveva subito anche lui la dose di percosse che Sara regalava
immancabilmente a coloro che aveva intenzione di schiavizzare. C'erano diverse
persone al suo capezzale ed appena mi vide chiese a tutti, con grande fatica,
di uscire e di lasciarci soli. Per alcuni secondi non parlammo. Sapevamo
entrambi qual'era la verita', sapevamo entrambi che le sue condizioni non
erano dovute ad un'aggressione di diversi uomini ma all'opera di una ragazzina
che aveva poco piu' della meta' dei nostri anni ma possedeva una forza
disumana ed un sadismo senza eguali. Mi fece cenno di avvicinarmi al letto

" Maledetto bastardo! E' tutta colpa tua se adesso mi trovo in queste
condizioni. Mi hai presentato il diavolo in persona"

" Mi dispiace Ludovico ma non e' colpa mia. Io sono una vittima come te. Ma
possiamo fare qualcosa. Dobbiamo farlo. Denunciamola. Siamo in due e possiamo
testimoniare ognuno a favore dell'altro. Ci sono almeno altri quattro ragazzi
nelle nostre stesse condizioni. Se noi riuscissimo a convincerli...."

" Sei un coglione. Ma ti rendi conto che nessuna denuncia reggerebbe? Chi
crederebbe che una ragazzina mi ha ridotto in questa maniera? Lo sai cosa mi
ha fatto prima di spezzarmi il braccio? Mi ha obbligato a gridare che la
volevo violentare ed ha registrato tutto sul telefonino. Capisci? Se io faccio
una denuncia e' lei che mi manda in galera. E poi me l'ha rotto ugualmente il
braccio, godendo ogni istante mentre io mi contorcevo dal dolore. E per finire
mi ha detto che e' pronta a giurare che tu hai organizzato una serata con me e
che l'abbiamo fatta bere e sniffare perche' la volevamo violentare. Ed io un
paio di volte sono stato pizzicato con un po' di coca. Non mi hanno fatto
niente perche' era per uso personale ma ormai sono schedato. Capisci? Senza
contare la vergogna. Due uomini grandi e grossi che fanno una denuncia perche'
una ragazzina ha messo loro le mani addosso. La polizia si farebbe un sacco di
risate" Aveva perfettamente ragione. Piu' volte avevo pensato ad un'eventuale
denuncia nei confronti di Sara e sempre avevo fatto lo stesso ragionamento di
Ludovico. Ci aveva in pugno e se non potevamo agire per vie legali avremmo
potuto farlo in altro modo. Come scappare ad esempio. Ma adesso sembravano
essere problemi suoi e non piu' miei. Io stavo per tornare ad essere libero.
Ed ero libero del tutto, anche da impegni lavorativi in quanto Ludovico mi
afferro' il braccio con la sua mano sinistra, quella ancora sana, e me lo
strinse

" Adesso vattene a fanculo. Sparisci dalla mia vita per sempre. Non voglio
piu' vederti, non voglio piu' sentirti. Sei licenziato immediatamente. Passa
in ufficio, prendi le tue cose ed evapora" Non provai nemmeno a controbattere.
Con la testa china uscii dalla stanza d'ospedale e mi diressi verso l'uscita.
Eppure, malgrado fossi stato appena licenziato, non ero triste. Ero quasi
felice. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo di nuovo un uomo libero
e padrone della propria vita. Non aveva importanza che avevo perso il lavoro.
Sapevo di avere delle capacita' notevoli ed ero certo che un nuovo lavoro lo
avrei trovato molto presto. Il mio curriculum era eccellente ed il mondo
lavorativo aveva bisogno di un uomo come me. Si, mi sentivo bene ed appena
uscii dall'ospedale respirai a pieni polmoni. La liberta' era meravigliosa e
non aveva prezzo.
 
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view post Posted on 19/8/2015, 13:07     +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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Undicesima e ultima puntata

La sera stessa, due degli amici di Mattia vennero a ritirare tutte le cose di
Sara a rendere ancora maggiore la certezza dell'uscita di quel diavolo in
gonnella dalla mia vita ed io ritornai padrone anche della mia casa. Non avevo
piu' un lavoro e dovevo pagarla quella casa, ma per fortuna avevo fatto in
tempo a nascondere dalle fameliche fauci di Sara un po' di soldi che mi
avrebbero permesso di tirare avanti per un bel po' di mesi. Senza dimenticare
che il giorno seguente feci recapitare sulla scrivania di Ludovico la
richiesta per la liquidazione che mi spettava di diritto e che era piuttosto
sostanziosa.

Ormai, mancavano pochi giorni all'arrivo di agosto e delle tanto sospirate
vacanze che quest'anno avrebbero avuto un sapore diverso. Non avevo la
disponibilita' economica per andare fuori dalla mia citta', ma decisi
ugualmente che dovevo prendermi come meritato riposo tutti quei giorni che mi
dividevano dall'inizio di settembre e poi mi sarei messo in moto per cercarmi
un lavoro adeguato alle mie capacita'.

Non fu proprio facile come mi ero immaginato la ricerca del nuovo lavoro. La
crisi aveva tagliato migliaia di posti ed anche un uomo con un curriculum
prestigioso come il mio aveva notevoli difficolta'. Comunque, tra i tanti
colloqui che avevo fatto, ce n'erano almeno un paio, sempre nel ramo della
pubblicita', che mi avevano dato buone speranze. Ma, oltre al lavoro, c'erano
almeno due cose che mi davano da pensare. Il primo era ovviamente l'incubo
Sara. Quella ragazza aveva instaurato in me il terrore ed ogni telefonata,
ogni scampanellata alla mia porta di casa, mi facevano sussultare. Ma ormai,
mi consideravo salvo. Settembre era ormai agli sgoccioli ed erano oltre due
mesi che non avevo sue notizie. Avevo persino evitato di informarmi con Mattia
per timore che potesse darmi qualche brutta notizia. In cuor mio, speravo che
anche mio nipote potesse uscire da quell'incubo, ma non ce la facevo proprio a
guardarlo in faccia ed a chiedergli informazioni. L'altro grosso problema che
mi si stava ponendo era quello della mancanza di sesso. Sara era andata a
letto con chiunque possedesse un pene tranne che con me e mi aveva
espressamente vietato di avere rapporti con altre donne ed era trascorsa quasi
un eternita' dall'ultima volta che avevo fatto sesso, cosa che per me era
completamente anomala. Ma ormai, mi consideravo libero dall'incubo e avevo
ripreso in mano la mia preziosa agenda dove erano segnati i numeri di telefono
di tutte le donne che avevo conosciuto. Ed erano veramente tante. Ma
evidentemente, la notizia che mi avevano licenziato e che fossi alla ricerca
di un nuovo lavoro si era sparsa velocemente e la maggior parte delle ragazze
alle quali telefonai per un appuntamento mi risposero picche, a dimostrazione
che le donne del mio giro venivano con me non solo per la mia bella faccia ma
soprattutto per il ruolo che avevo all'interno di una ditta prestigiosa e per
le possibilita' di lavoro che avrei potuto offrire loro. Dopo parecchie
telefonate, riuscii pero' a prendere un appuntamento con una certa Livia, una
ragazza che aveva fatto un provino e che avevo scartato, non perche' fosse
brutta, tutt'altro, ma in quanto non la consideravo idonea per cio' che mi
serviva in quel momento. Livia mi sembro' subito ben disposta a passare una
serata con me anche se un po' delusa quando le dissi che mi sarebbe piaciuto
invitarla a casa mia e che avrei cucinato io stesso. Il periodo delle vacche
grasse era momentaneamente terminato e non potevo permettermi di spendere un
occhio della testa per invitarla ad un ristorante di lusso sul tipo di quelli
ai quali ero abituato ed il mese trascorso succube di Sara mi aveva, se non
altro, insegnato a diventare un ottimo cuoco.

Livia si presento' a casa mia perfettamente vestita e truccata per quello che
si prospettava un dopo cena piuttosto focoso, con una mini gonna decisamente
accattivante ed un sorriso che era tutto un programma. Dopo i saluti di rito,
la feci accomodare in poltrona, le offrii da bere e quindi, mentre lei
accavallava le sue gambe lunghe mostrandomi parecchie delle sue grazie, mi
diressi in cucina per tirare fuori i cibi che avevo preparato. La cena fu un
momento gradevole, anche se Livia non si poteva certo considerare una ragazza
dotata di intelligenza acuta. Ma, tutto sommato, era simpatica, spigliata e
soprattutto di stava dimostrando disponibile alle mia avances ed io ormai non
desideravo altro che portarmela a letto. Non persi tempo. Subito dopo la cena
la feci accomodare sul divano e mi sedetti accanto a lei e, con fare
accattivante, prima la cinsi con delicatezza ed infine la baciai. Con maestria
le misi la mia mano dentro la sua generosa scollatura per cercare i suoi seni
ed ero talmente preso che non sentii una chiave inserirsi nella serratura. Fu
Livia a scansarmi impaurita

" Oh mio Dio Stefano, ho sentito dei rumori. Devono essere entrati dei ladri"

Non ebbi il tempo nemmeno di replicare. Mi voltai e sulla porta del salone
vidi Sara che sorrideva sfrontata in compagnia di Ludovico

" Ma bene! E' proprio vero il proverbio. Quando il gatto non c'e' il cazzone
balla. E cosi' ti sei permesso di far entrare una puttanella dentro la mia
casa. Perche' questa e' ancora casa mia, te lo ricordi stronzetto? Tutto e'
mio e soprattutto tu sei una cosa mia" Livia guardo' la ragazza e si
tranquillizzo'. Non erano i ladri come lei temeva ma una giovane donna che
sembrava conoscermi perfettamente e un uomo con la faccia per bene in giacca e
cravatta e ne approfitto' per replicare

" Ma come si permette di darmi della puttanella signorina? Piuttosto, chi e'
lei? E' per caso la sua ragazza? Mi sembra un po' troppo giovane per esserlo"
Sara scoppio' a ridere avvicinandosi verso di me e di colpo tutti i miei
incubi tornarono piu' prepotenti che mai. Era tornata. Avevo dimenticato che
possedeva una chiave della casa e stavo cominciando a dimenticare cosa
significasse farsela sotto dalla paura. E la vista di Sara mi ricordo'
immediatamente quella sgradevole sensazione

" Io pensavo che lei non tornasse piu', signorina Sara. Io credevo che lei..."

" Credevi che io ti avessi abbandonato? Povero tesoro. E cosi' per
dimenticarmi avevi chiamato questa tipa per sostituirmi?" fece con la sua
solita ironia, snobbando completamente Livia, ma poi il suo volto si fece piu'
serio e sentii distintamente un brivido di terrore "Alzati, cazzone"

" La prego, io non sapevo...Io non credevo...." farfugliai. Sara non si fece
impietosire. Con un braccio mi sollevo' di peso dal divano sopra il quale ero
ancora seduto e con l'altra mano mi diede uno dei suoi schiaffi tremendi.
Forse il piu' potente che mi aveva mai dato, uno schiaffo che non mi fece
volare per la stanza solo perche' con l'altra sua mano mi teneva fermamente,
ma appena lei mi lascio' mi sentii girare la testa, barcollai e poi fui
costretto a piegare le ginocchia. Non riuscivo a sentire piu' niente
distintamente. Tutto mi sembrava ovattato e mi accorsi soltanto di Livia che,
non riuscendo a capire cosa stesse accadendo, rimprovero' Sara

" Ma sei pazza? Ma che gioco e' mai questo?"

" Non e' un gioco. Ed ora e' meglio per te che sparisci da casa mia" le
rispose Sara prendendola per un braccio e trascinandola di peso verso
l'uscita, incurante delle grida di protesta della ragazza. Intanto, io provai
a rialzarmi e ci riuscii con un bel po' di fatica. Dio santo! Con un solo
schiaffo mi aveva fatto girare la testa come una trottola. Dovetti appoggiarmi
sopra il tavolo di vetro posto in mezzo al salone per riuscire a stare in
piedi. Di fronte a me lo specchio mi rimandava l'immagine della mia guancia
sinistra completamente in fiamme. Mi avvicinai, sempre barcollando e notai
distintamente il segno delle cinque dita di Sara, proprio come in un fumetto.
Incredibile! Nel frattempo, Sara era tornata dopo aver cacciato Livia ed
assisteva sorridente alla scena. Venne vicino a me e stavolta la paura mi
attanaglio' completamente, in modo ancora maggiore di tutte le altre volte.
Caddi sulle mie ginocchia

" La prego, signorina Sara. Non mi dia altre botte" la implorai. Sara mi
osservo' compiaciuta

" Bravo cazzone, rimani in ginocchio. E cosi' pensavi che mi fossi dimenticata
di te, non e' vero? Beh, voglio essere sincera. Un po' ci ho pensato di
lasciarti libero ma poi mi son detta che potevo avere Ludovico come schiavetto
ma nessuno mi impediva di avere anche te. Chi puo' impedirmelo? C'e' qualcuno
che mi puo' impedire di fare quello che voglio?"

" No signorina Sara" risposi con un filo di voce

" Esatto. Nessuno me lo puo' impedire e quindi sono venuta a riprenderti. Oh
certo, Ludovico si e' dimostrato un vero signore, proprio uno schiavetto coi
fiocchi. Lo sai che mi ha appena regalato la sua azienda? Non lo sapevi? Eh
si, l'ha fatto. Certo, ho dovuto forzare un po' la mano e lui e' stato proprio
un duro. Ha resistito per un po' di giorni malgrado tutte le botte che gli ho
dato ma alla fine e' capitolato, anche se per farlo cedere ho dovuto
ricordargli che se non lo faceva sarei stata costretta a riprendermela anche
con i suoi cari oltre che con lui, proprio la stessa cosa che sono costretta a
ricordare a te. Hai una sorella, un nipote che per adesso mi limito
enormemente nel prenderlo a botte ed una nipotina deliziosa. Come si chiama?
Arianna vero? Pensa a cosa potrebbe succedere loro se un giorno tu facessi lo
stronzo. Sai, finche' me la posso riprendere con te a loro non succedera'
nulla, te lo prometto, ma se dovessi scoprire che tu e quest'altro cazzone
state organizzando qualcosa, che so, scappare ad esempio, io vi giuro che
potrei incazzarmi. E lo sai cosa potrebbe succedere se io m'incazzo?" Accennai
di si con la testa pensando fosse una domanda retorica ma Sara mi prese per il
collo della camicia costringendomi ad alzarmi e quasi strangolandomi per la
violenza con la quale fece questo gesto

" Allora stronzo, sto parlando con te. Lo sai cosa succederebbe?"

" Se la riprenderebbe con loro"

" Bravo! Ma finche' voi starete zitti e buoni e farete tutto quello che io vi
dico di fare, non succedera' nulla, almeno a loro. Quanto a voi, non potete
proprio fare niente. Sai, la prima volta che ci siamo incontrati mi chiedesti
cosa volessi fare da grande ed io ti risposi che volevo sposarmi, togliere
tutto a mio marito e poi lasciarlo. Ebbene, mi sbagliavo e sei stato proprio
tu a farmi capire il mio errore. O meglio, e' stato il modo in cui ti ho
costretto a fare quello che voglio io che mi ha fatto capire che una cosa del
genere l'avrei potuta fare con chiunque altro, senza neanche essere costretta
a sposarmi? E perche' impadronirmi dei beni di un solo uomo? Posso farlo con
chiunque io voglia, con una montagna di uomini. Per il resto del mondo rimango
una giovane ed ingenua ragazza, chi non mi crederebbe? Ma se pensi che io lo
faccia solo per i soldi ti sbagli di grosso. Mi diverte, non puoi capire
quanto mi diverte tutto quanto, non puoi capire quanto godo nel vedere due
uomini grandi e grossi ai miei piedi e sapere che non possono fare niente
contro di me perche' sono di gran lunga piu' forte di loro due messi insieme.
Non riuscite a capacitarvi, vero? Eppure dovrete farvene una ragione" Si mise
seduta e poi ordino' a Ludovico di accenderle una sigaretta. Accavallo' le
gambe e mi chiesi se almeno con il mio ex capo lei facesse sesso oppure era
anche lui nella mia stessa situazione. Rimanemmo per alcuni secondi in
silenzio e poi Sara si rivolse di nuovo a me

" Comunque, ho altre notizie per te. Una bella e le altre un po' meno. Quale
vuoi sentire prima?"

" Quella che lei vuole" risposi in modo diplomatico

" Bene. Allora cominciamo da quella bella. Sai, mi sono molto meravigliata
quando ho notato che tu non c'eri piu' nel tuo ufficio e quando Ludovico mi ha
detto che ti aveva licenziato io mi sono imposta. Del resto, sono la padrona e
posso fare quello che voglio. Pertanto ti riassumo. Contento?" Accennai di si
con la testa, ma ero preoccupato per le cattive notizie che stavano per
arrivare e ne avevo ben donde

" Le notizie brutte sono che sei degradato al ruolo di semplice segretario,
sai di quelli che portano il caffe' e prendono gli appuntamenti. Mi sembra un
lavoro adatto alle tue capacita'. La seconda cattiva notizia e' che lavorerai
gratis e non avrai nessuno stipendio" Rimasi con la bocca aperta per qualche
secondo

" Come gratis? Ed io come faccio a campare?" Sara si alzo' di scatto ed io,
temendo l'ennesimo schiaffo, mi coprii la faccia con le braccia e le mani. Lei
mi prese le mani ed ancora una volta sentii la suo straordinaria forza, la sua
inspiegabile potenza che mi fece urlare dal dolore

" Tu lavorerai per me completamente gratis e quando tornerai a casa mia dovrai
pulire, preparare da mangiare e farmi da servetto, al pari di quest'altro
stronzo. Per campare non devi preoccuparti. Ti sfamero' io e altri soldi non
ti serviranno. Oh, per la cronaca la mia nuova casa e' quella dove abitava
Ludovico, quel bell'attico spazioso che era di sua proprieta'. Sono stata
chiara o ti devo spezzare tutte le ossa della mano?"

" Si signorina Sara. E' stata chiara, ma mi lasci, la prego" urlai. Sara
lascio' le mie mani sorridendo in modo sprezzante ma mi prese da dietro al
collo e mi spinse con violenza contro di lei e ripete' la stessa azione con
Ludovico. Eravamo a due centimetri dalla sua bocca mentre quella tenaglia che
aveva al posto delle cinque dita si strinse sul mio collo e su quello del mio
ex capo

" Potrei spezzarvi il collo se volessi. Di fronte a me voi due non valete un
cazzo. Siete giusto degni di baciarmi il culo. Fatelo, vediamo chi di voi due
merita il titolo di baciaculo dell'anno" Si slaccio' il jeans e lo fece
scivolare a terra e quindi io e Ludovico ci inginocchiammo dietro di lei,
evitando accuratamente di guardarci in faccia per la vergogna. Ormai la
conoscevo e sapevo cosa ci aspettava. Per qualche secondo ci dedicammo a
baciarle il posteriore, operazione tra l'altro nemmeno sgradita considerando
la perfezione del suo sederino, ma poi venne inesorabile, puntuale come un
treno svizzero, di cattivo odore come una puzzola nel fango, la sua scorreggia
e subito dopo la sua risata quasi infantile, come quella del ragazzino che sa
di aver fatto una marachella. Si rimise i jeans e poi guardo' nella mia
direzione

" Prendi un borsone e mettici spazzolino e dentifricio e poi anche delle cose
da indossare soprattutto domani mattina quando andrai a lavorare. Voglio che
tu vada al lavoro lindo e pulito. Il resto lo verrai a prendere domani. Da
stasera vieni a stare a casa mia"

Il mattino dopo mi svegliai di buon mattino. Dovevo fare un lungo tragitto
prima di arrivare in ufficio visto che la casa di Ludovico, o meglio, la casa
che era stata di Ludovico e che era diventata di proprieta' di Sara, si
trovava in un quartiere residenziale notevolmente distante dal centro dove
invece erano situati i nostri uffici e quel tragitto avrei dovuto farlo con i
mezzi pubblici. La macchina non ce l'avevo piu' e la mia vecchia moto era
rimasta sotto casa mia. Ma c'era un altro motivo per cui misi la sveglia
praticamente all'alba: non mi andava di incrociare Ludovico. Pertanto, mi feci
trovare sotto il mio vecchio ufficio ben prima che questo aprisse. Alle otto
in punto le porte si schiusero ma il mio capo non si sarebbe presentato prima
delle nove. Sara non mi aveva detto nulla di lui tranne che avrei dovuto
svolgere il mio nuovo lavoro proprio per la persona che si era impadronita del
mio vecchio ufficio, quello piu' grande e spazioso, quello piu' bello, quello
dove avevo vissuto stupendi momenti professionali e questo mi faceva pensare
che il mio capo fosse un pezzo grosso, forse il piu' grosso dell'azienda dopo
Sara, proprio come lo ero stato io. Mi misi pazientemente seduto guardando
quel solito via vai di gente. Non c'era pero' piu' nessuno di tutti quelli che
conoscevo. Tutte facce nuove, tutte persone che non avevo mai visto e questo
lo consideravo un bene. Andare a fare da semplice segretario ad un tipo che
era stato un mio subordinato mi avrebbe infastidito parecchio. Poco prima
delle nove iniziarono ad arrivare i pezzi grossi, coloro che prendono le
decisioni e, con mio grande stupore, notai che si trattava esclusivamente di
donne molto giovani, probabilmente appena uscite dall'universita'. Quella che
entro' nel mio vecchio ufficio era una ragazza piuttosto alta vestita con
giacca e gonna abbastanza corta di color grigio antracite, in perfetto stile
donna manager, una ragazza alla quale non riuscivo a dare un'eta' precisa ma
che, malgrado il trucco da donna matura, difficilmente raggiungeva i 25 anni.
Aveva i capelli castani molto chiari raccolti ed un viso notevolmente bello
che risplendeva ancora maggiormente per merito del suo trucco impeccabile. La
vidi entrare con passo sicuro dentro quello che era stato il mio ufficio e
sentii una specie di fitta al cuore. Ed io avrei dovuto lavorare sotto gli
ordini di quello splendore? Mi feci coraggio e bussai alla porta e una voce
femminile sicura e senza inflessioni dialettali mi ordino' di entrare

" Buongiorno" esordii in modo abbastanza timido. Ormai Sara aveva cambiato
completamente il mio modo di interagire con l'universo femminile

" Tu dovresti essere il mio nuovo segretario, non e' cosi?" disse la giovane e
bella donna di fronte a me, seduta su quella che una volta era la mia poltrona
con le gambe accavallate in modo seducente

" Esattamente! Sono Stefano Rigoni"

" Bene Rigoni. Io sono Eleonora Sarti ma per te saro' esclusivamente
<dottoressa Sarti>. Intesi?" L'inizio non era stato dei piu' felici. La
ragazza era decisamente antipatica e con la puzza sotto il naso. In altri
tempi, l'avrei presa a calci nel culo, ma feci finta di nulla e mi diressi
verso di lei con la mano tesa e con lo sguardo che non pote' non andare sulle
sue belle gambe. Eleonora pero', non raccolse la mia mano

" Ascoltami bene Rigoni. Qui' si lavora e non si perde tempo. Mi sei stato
imposto da Sara e lei e' la padrona ed a malincuore ho dovuto accettare, ma
per te non saranno rose e fiori. Sulla tua scrivania, nella stanzetta a
fianco, c'e' il computer dove ci sono tutti gli appuntamenti e tra pochi
minuti il telefono iniziera' a squillare e dovrai darti da fare nel rispondere
in modo impeccabile a tutti. Per ogni appuntamento dovrai prima consultarmi,
ma vedrai che se sei sveglio imparerai in pochi giorni. Il tuo e' un lavoro
con poche responsabilita'. Quelle sono tutte sulle mie spalle. Ora quello che
devi fare e' andarmi a prendere un caffe'. Lo voglio in tazza macchiato caldo
e soprattutto lo voglio entro cinque minuti. Non voglio quello della
macchinetta ma quello del bar e quindi sbrigati" La guardai allucinato ma poi
dovetti fare i conti con la mia nuova realta' ed abbassai la testa

" Certo, dottoressa Sarti. Provvedo subito"

" Ah, Rigoni"

" Si dottoressa?"

" Il caffe' lo voglio sulla mia scrivania tutti i santi giorni a quest'ora.
Sono puntualissima e quindi non c'e' bisogno di attendere il mio arrivo prima
di andarlo ad ordinare, basta che tu faccia in modo che al mio arrivo sia
ancora caldo. Come seconda cosa, se ti azzardi un'altra volta a guardare le
mie gambe e visto che non posso licenziarti perche' sei un raccomandato di
Sara, faro' in modo di renderti la vita impossibile. E' chiaro?" Raccomandato?
Ma se nemmeno prendevo lo stipendio. Ad ogni modo non volevo noie e
soprattutto non volevo che questa Eleonora andasse a lamentarsi con Sara ed
abbassai timidamente la testa

" Io...Io mi scuso, dottoressa Sarti. Non era mia intenzione"

" Si, come no. Vai ora. Di corsa" Feci un mezzo inchino ed uscii dall'ufficio,
con le lacrime che mi scendevano dagli occhi. Mi diressi a passo spedito verso
il bar ed ordinai il caffe' proprio nello stesso momento in cui anche Ludovico
fece il suo ingresso nel locale

" Il solito caffe' per la dottoressa Bianchi. Di corsa, per favore" Solo
allora si rese conto della mia presenza e stavolta ci guardammo a lungo negli
occhi. Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che non avevo nessuna colpa su quella
che era diventata la nostra situazione ma quel silenzio valeva piu' di tutte
le parole. Anche lui, come me, aveva le lacrime agli occhi e entrambi ci
asciugammo quella che insistentemente non ne voleva sapere di rientrare. Cosa
eravamo diventati...

Eravamo due uomini di successo ed ora eravamo costretti a portare il caffe' ai
nostri capi, anzi, alle nostre cape. Sara aveva completamente trasformato
l'azienda di Ludovico facendola diventare un luogo dove il potere era detenuto
esclusivamente da giovani donne e dove noi due contavamo meno di niente.
Ormai, la nostra vita era da considerarsi un inferno. Senza soldi, privati di
ogni nostro bene e con un lavoro che la nostra aguzzina non ci pagava nemmeno.
Senza contare che sulla nostra testa pendeva qualcosa ben piu' sostanzioso
della classica spada di Damocle in quanto c'era lei, Sara, pronta ad
infliggerci ulteriori umiliazione e percosse senza pieta'. Un vero e proprio
inferno dove Sara ci sguazzava a meraviglia. Forse era davvero un diavolo come
avevo ipotizzato tempo prima. Un diavolo dalle incantevoli fattezze femminili
e con un nome biblico dolce ed importante, ma pur sempre un diavolo. Un
diavolo di nome Sara.

Fine
 
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view post Posted on 22/8/2015, 13:56     +1   -1
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come ho già scritto prima, bellissima storia e ben scritta, veramente complimenti! Ma se l'autore legge questo post, potrebbe inserire un finale alternativo con Stefano che si vendica per bene di quella troia? Per favore, un finale del genere è veramente terribile!! :D
 
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view post Posted on 22/8/2015, 16:00     +1   -1
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CITAZIONE (imbavagliato1982 @ 22/8/2015, 14:56) 
come ho già scritto prima, bellissima storia e ben scritta, veramente complimenti! Ma se l'autore legge questo post, potrebbe inserire un finale alternativo con Stefano che si vendica per bene di quella troia? Per favore, un finale del genere è veramente terribile!! :D

Eccomi. Sono io l'autore, nel bene e nel male. Intanto, grazie dei complimenti. E' un piacere sapere che una storia come questa, così lunga e faticosa, sia piaciuta.
Eh si, il finale è terribile ma era anche l'unico possibile. Credo che qualunque altro finale sarebbe stato fuori luogo. Non c'erano proprio i presupposti per una conclusione diversa ma è comunque un finale che lascia aperte le porte anche per una eventuale prosecuzione. Anche se sarà un po' difficile trovare un'idea per sconfiggere una diavolessa.
 
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view post Posted on 22/8/2015, 18:55     +1   -1

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Grazie Davide per aver postato tutta la storia!
Di fatto, la forza straordinaria di Sara è ancora un mistero ... Se mai ci sarà un seguito, sarò ben felice di leggerlo ;)
 
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view post Posted on 24/8/2015, 10:33     +1   -1
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Sottomesso anomalo. Più unico che raro

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CITAZIONE (sempre sotto @ 22/8/2015, 19:55) 
Grazie Davide per aver postato tutta la storia!
Di fatto, la forza straordinaria di Sara è ancora un mistero ... Se mai ci sarà un seguito, sarò ben felice di leggerlo ;)

Grazie a te e a tutti gli altri per averla letta. Volutamente, ho lasciato il finale così, senza dare troppe spiegazioni, dove ognuno può immaginarselo come vuole. A me piace pensare che Sara sia una specie di essere luciferino, venuto appunto dagli inferi, cattiva e crudele e che quei due poveretti siano solo i primi di una lunga lista di maschi sottomessi al suo volere. Un diavolo con le sembianze di una giovane donna che si sta rendendo pian piano conto dei suoi poteri. Ma questa è solo la mia visione. Anche perchè dare una spiegazione plausibile alle sue doti era veramente complicato
 
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view post Posted on 24/8/2015, 21:14     +1   -1
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Però secondo me Stefano avrebbe potuto almeno tentare una carta: andare a parlare con i genitori di Sara..nella storia vengono nominati marginalmente solo un paio di volte, mentre secondo me sarebbe stato interessante vedere Stefano che cercava di convincerli a parlare con la figlia.. scusami, non voglio in nessun modo manipolare o dirottare la tua storia, ci mancherebbe :D solo che hai caratterizzato i personaggi talmente bene e con un tale spessore che mi sembra di vederli davanti agli occhi, e mi sento di "consigliare" a Stefano cosa potrebbe fare per salvarsi :D complimenti ancora!
 
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45 replies since 7/7/2015, 16:21   32626 views
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