| CAPITOLO 3
Ovvero come una bella donna riesce a domare un marito riluttante
Alcuni giorni dopo, Nicola dovette andare fuori città per affari. Come al solito evitò con scrupolo ogni riferimento a quanto era successo e a me restò tutto il tempo per riconsiderare come si erano messe le cose. Aveva avuto due occasioni per affermare il suo ruolo di maschio dominante e, invece, entrambe le volte io lo avevo messo sotto fisicamente e moralmente.. La prima volta avevo finito con il mandarlo dal dottore. La seconda lo avevo preso a sberle fino a farlo piangere senza che lui potesse ribellarsi. Ormai ero quasi sicura di potergli imporre ogni mio sfizio, anche il più perverso, e, probabilmente, anche lui cominciava a rendersene conto e per questo doveva sentirsi terribilmente umiliato. Adesso il punto era sfruttare questa mia capacità di umiliarlo per renderlo definitivamente succube. Ero sorpresa e un po' spaventata da questi pensieri che, non posso negarlo, mi eccitavano terribilmente. Cosa mi stava capitando ? C'era forse in me una doppia natura ? Potevo amare Nicola e allo stesso tempo desiderare così tanto di metterlo sotto e umiliarlo ? Mai, prima di allora, avevo provato sensazioni o desideri simili. Davanti ai miei occhi vedevo prendere forma l'immagine di me che godevo sopra di lui e lo costringevo a essere strumento per il mio piacere, di me che lo pigiavo e lo picchiavo perché ero la più forte e di lui che non aveva scampo. Ero affamata di queste sensazioni e non me ne fregava niente se lui poteva soffrirne, anzi, dovevo ammettere che proprio per questo la cosa mi eccitava parecchio. Cos'altro mai avrei potuto ancora fargli per renderlo definitivamente mio schiavo? Una voce dentro di me mi diceva che questi desideri erano sbagliati e cattivi : avrei dovuto vergognarmi, stavo solo approfittando di un essere più debole. Decisi di parlarne ancora con Laura. Non una semplice chiacchierata, ma una vera e propria seduta dottore -paziente per esplorare i miei veri sentimenti e le mie motivazioni profonde.
"Sei troppo severa con te stessa" mi disse Laura durante la seduta "Non penso che tu abbia un panorama completo della situazione." "Che vuoi dire ? gli sto facendo del male. L'ultima volta l'ho lasciato a piangere, chiuso in cucina, nudo come un verme. Questo non è certo il normale modo di agire di una moglie con suo marito. Se un uomo trattasse una donna così, dovrebbe essere arrestato." "Questo è esatto. Guarda, lui, tecnicamente, avrebbe potuto chiamare la polizia, oppure preparare le valigie o, più probabilmente, insistere che tu te ne andassi. Avrebbe anche potuto pretendere di venire protetto da te, chiedere che ti fosse proibito avvicinarti a meno di cento metri da lui. Tutto questo sarebbe stato perfettamente legale e normale. Tuttavia lui non ha fatto niente di tutto questo. Lui continua a stare con te e al massimo cerca di ignorarti. Per quale motivo supponi lo faccia ?" "Non ne ho idea" "Te lo dico io." sorrise Laura disarmante. "Sono convinta che ci sia una parte di lui che trova molto eccitante tutta questa faccenda. Una grossa parte di lui, bada bene. Forse consciamente non si rassegna a essere battuto, umiliato e usato sessualmente. Ma una parte nascosta del suo cervello adora tutto questo, quando sei tu a farlo. Nel profondo del suo subconscio, il signor Nicola implora di essere soggiogato da sua moglie, non meno di quanto tu brami metterlo sotto. Ora, la parte difficile è che mentre tu riesci ad ammetterlo e ad agire secondo il tuo desiderio, lui non ne ha la capacità. Tu puoi accettare di essergli superiore, mentre il suo orgoglio residuo di maschio gli impedisce di accogliere la sua inferiorità. Non si è ancora reso conto di come tu possa fargli cose simili, sia che lui lo voglia o non lo voglia ; non riesce ad ammettere che tu possa soddisfare i tuoi desideri come e quando vuoi e lui no. La sua mente si dibatte : da una parte venire costantemente battuto da una donna lo umilia profondamente, dall'altra soddisfa il suo desiderio di sentirsi soggiogato da una femmina così forte, bella e potente. Tutto questo lo tormenta, credimi, non meno di quanto tormenti te. La sua reazione apparente è l'indifferenza, ma in realtà si tratta solo di incapacità a decidere." Il discorso di Laura si stava facendo interessante, ma non ero ancora del tutto convinta. "Senti," continuò lei " forse non mi crederai, ma ci sono tante coppie che hanno un tipo di relazione proprio come la vostra. La maggior parte l'accetta consensualmente : l'uomo liberamente riconosce la completa superiorità della moglie o dell'amante. La chiave è, in due parole, "Accettare il fatto". Una volta che tu riuscirai a fare accettare a Nicola il ruolo di succube, lui permetterà al suo subconscio di liberarsi e ne sarà del tutto soddisfatto. O almeno un poco soddisfatto." Laura ammiccò con aria complice ed entrambe scoppiammo in una risata liberatoria. "OK, come posso farlo ?" "Forse ti sembrerà pura follia, e non darei mai un simile consiglio a un mio paziente senza conoscerlo intimamente. Ma conosco te e Nicola molto bene, e so che ne siete capaci. Devi spezzare ogni resistenza residua del suo orgoglio maschile. Devi portarlo a un punto a cui sai che lui non vorrebbe mai arrivare, e lui dovrà farlo esclusivamente perché sei tu a volerlo. Devi costringerlo a fare qualcosa che lui non farebbe nemmeno morto, se solo avesse una minima possibilità di scelta. Qualcosa che sembri a tutti e due estremamente umiliante e che lui dovrà eseguire senza fiatare, annullando la sua volontà cosciente. Credo proprio che una volta arrivati a questo, lui accetterà che tu lo domini per il tuo esclusivo piacere, e , forse, ripeto forse, potrebbe anche cominciare a provarci gusto."
Parlammo ancora un po', tutto sommato era riuscita a convincermi. Senz'altro era eccitante esplorare queste idee con un'altra donna che mi apprezzava e forse un po' mi invidiava. Nicola doveva tornare a casa sabato sera. Venerdì lo chiamai tutta dolce e carina. Gli spiegai che volevo solo discutere con lui di quanto era successo. Non avevo voluto affatto ferirlo, solo mettere un po' di pepe nella nostra vita di coppia, poi gli stuzzicai la fantasia con la promessa di un caldo e romantico benvenuto al suo ritorno, sabato sera. Quello che segue vi sembrerà piuttosto perverso da parte mia, temo. Devo ammettere che Nicola, anche prima di quanto era successo, mi aveva sempre abbastanza soddisfatta a letto : quello che si dice un buon scopatore, anche se non molto fantasioso. Ad esempio, una cosa che non ha mai saputo apprezzare è sempre stato il sesso orale. Ci avevamo provato un paio di volte : io ne ero rimasta del tutto insoddisfatta, e a lui era piaciuto anche meno. Per me erano state esperienze a malapena accettabili, per lui disgustose. Decisi che da sabato sera le cose sarebbero cambiate. Per essere sicura di potermi ancora imporre su di lui dovevo essere in perfetta forma fisica. Passai tutto il sabato pomeriggio in palestra a fare i consueti esercizi di aerobica mettendoci il massimo impegno. Poi mi dedicai alla macchina dei pesi, caricata al massimo per stirarmi i muscoli delle gambe e dei polpacci. Ero così pompata che gli uomini presenti non potevano fare a meno di sbirciarmi ammirati, e anche non poche donne. Potevo sentirmi decisamente orgogliosa del mio corpo. Indossavo solo una T-shirt aderente e bagnata di sudore e un corpetto così attillato da lasciarmi praticamente nuda. Io stessa ero affascinata dal rilievo perfetto dei muscoli delle mie cosce mentre facevo pressione sulle gambe. I miei polpacci magnificamente duri e abbronzati si gonfiavano vigorosamente contraendosi e distendendosi. La parte superiore del mio corpo mostrava una forma invidiabile con i muscoli delle spalle che sembravano scolpiti nel marmo. Nonostante tutto il mio fisico si era mantenuto perfettamente femminile con ogni curva al posto giusto ; anzi adesso il mio seno era ancor più pieno e sodo di quanto lo fosse stato prima e proprio grazie al miglior tono muscolare.
Dopo un'ora ai pesi, feci una doccia veloce e decisi per una corsa di cinque miglia per tornare a casa. Mantenni un'andatura veloce e accelerai l'ultimo miglio percorrendolo in meno di sei minuti e mezzo. Arrivai a casa giusto in tempo per vedere Nicola scaricare la valigia dalla macchina. Tutta sudata e felice corsi ad abbracciarlo e, senza dargli il tempo di riaversi per la sorpresa, mentre entrava in casa, gli balzai scherzosamente in groppa da dietro allacciandogli le gambe attorno ai fianchi e le braccia attorno al collo. Lui traballò un poco e lasciò cadere la valigia "Su ciccio, portami a letto, penserai dopo ai bagagli, adesso ho voglia di scoparti" gli dissi ridendo festosa. Ero felice ed eccitata di vedere che lui stava al gioco. Il mio sudore gli lasciava macchie scure sul dorso della camicia bianca da bravo uomo d'affari.Arrivati in camera da letto saltai giù e cominciai a strappargli i vestiti di dosso, con la furia di una che volesse violentarlo. "Ti leggo negli occhi che non stavi più nella pelle di vedermi, ciccio." Gli bisbigliai spingendolo verso il letto. Lui mi mise le mani sulle spalle : sembrava sorpreso, mentre mi accarezzava i muscoli. "Non posso credere a come sei cambiata, Teresa."
"E non è la sola cosa a cui non potrai credere, bello mio." In un istante mi liberai del mio top . Con un calcio mi tolsi anche i pantaloncini, poi feci scivolare giù il tanga. Lui, goffo, cercava a tentoni di levarsi le mutande, cercando di emularmi, ma era decisamente più imbranato di me. Quando finì, lasciai che mi rovesciasse gentilmente sul letto sulla schiena. Poi lui prese a baciarmi sfiorandomi la pelle con le sue labbra morbide. Assomigliava molto al modo in cui eravamo soliti fare all'amore. Potevo leggere i pensieri che gli frullavano in testa e lo rassicuravano sul suo ruolo di maschio. Si mise sopra di me con dolcezza e io, lentamente, aprii le gambe, come lui si aspettava. Quando fu certo di avermi "alla buona e vecchia maniera", all'improvviso, gli serrai i fianchi nella morsa delle mie cosce e gli allacciai le caviglie dietro la schiena, stringendo fino a lasciarlo senza fiato. Lui cambiò faccia. "Cosa stai facendo ?" "Adesso voglio insegnarti un po' di cose, ciccio" Lo schiacciai ancora più forte e, facendo leva con i muscoli della schiena, lo ribaltai sotto di me. "Primo: sono io che ti scopo e che stabilisco cosa fare e come farlo. OK ? So che è difficile accettarlo, ma devi rassegnarti, che tu lo voglia o no." Lui Cominciò ad agitarsi contorcendosi come un topo in trappola. Naturalmente non aveva alcuna possibilità di liberarsi dalla presa delle mie potenti cosce. "Basta Teresa. So quanto sei forte. Volevo solo far l'amore con mia moglie." "Non preoccuparti, tesoro. Lo farai." Proprio come le due volte precedenti presi a strofinarmi su di lui con la figa godendo di quelle splendide sensazioni. Lui cercò di divincolarsi spingendo contro il petto e le spalle. Pensai volesse colpirmi in faccia, non doveva nemmeno pensarci. Senza smettere di cavalcarlo, gli afferrai il braccio e glielo torsi dietro. Riuscivo a controllarlo quasi senza sforzo, era terribilmente eccitante. Però non volevo fargli male un'altra volta, così lo ribaltai sul fianco spingendogli sotto il corpo l'altro braccio. "Adesso devi starmi bene a sentire ciccio. Per prima cosa ti scopo e dopo voglio che tu mi faccia un bel servizietto con la bocca" "Teresa, non farò mai più l'amore con te. Lasciami andare sub..." Strinsi le cosce per comprimergli il torace in modo da farlo stare zitto. Praticamente non poteva respirare e questo mise fine a ogni suo tentativo di ribellione. Mantenni la pressione delle cosce per qualche minuto, allentando ogni tanto per un istante in modo che potesse riprendere fiato. La sua faccia stava diventando tutta rossa, era proprio buffo premere e rilassare i muscoli delle cosce sui suoi fianchi quasi fosse un pupazzo di gomma. Era un ottimo esercizio per mantenersi in forma : avrei potuto brevettarlo : "Dieci minuti al giorno di Ciccio-Nicola e le vostre cosce faranno impazzire gli uomini". Divertita osservai le goccioline di sudore sulla mia pelle abbronzata, brillavano come rugiada, ero magnifica ed eccitata al punto giusto. Senza tanti complimenti, ancor prima che lui potesse rendersene conto, mi impalai sul suo cazzo turgido. "Teresa, non voglio !" Strillò lui. Lo zittii con una sberla. "Non importa un cazzo, quello che vuoi tu. Ficcatelo bene in testa, coglione. A me piace così e tu devi solo rassegnarti, OK ?" Continuai a torcergli il braccio mentre cavalcavo il suo membro ben lubrificato dai miei umori. Lui continuava a strillare come un maiale, certo la presa al braccio gli faceva male, ma credo cominciasse a prenderci gusto nonostante tutto. Debolmente, con la mano libera, lui prese la mia coscia che lo serrava al fianco. Pensai che non lo avevo avuto dentro di me da più di un mese, era incredibile il piacere che provavo. Mi chiedo se tutte quelle contrazioni abbiano avuto un effetto particolare, certo la mia figa comprimeva e serrava il suo cazzo pulsante trasmettendomi sensazioni deliziose mentre mi muovevo sopra di lui. Non doveva venire, non ancora. Lui alzò lo sguardo verso di me quasi implorando e io lo fissai negli occhi : era il momento. Bastarono poche spinte del mio bacino verso il basso e lui ebbe il suo orgasmo. Vidi il bianco dei suoi occhi quando esplose dentro di me riempiendomi la figa con il suo liquido caldo. Sebbene io controllassi ogni suo movimento, riuscii a sentire il suo bacino spingere in su cercando di prolungare l'eiaculazione. Quando, dopo pochi istanti, finì, lentamente mi sollevai e spostai l'inguine in avanti, verso la sua faccia, spingendo in basso sulle sue braccia e appoggiandogli le caviglie sulle spalle. Poi cominciai ad abbassare la mia micina gocciolante di umori verso la sua bocca. "Teresa, ti prego..." fu tutto quello che lui riuscì a dire prima che io mi piazzassi a sedere sulla sua faccia tappandogli la bocca. Gli serravo la testa tra le cosce mentre i miei polpacci lo spingevano da sotto in modo che la sua testa facesse da cuscino per le mie chiappe muscolose. Sentivo i suoi lamenti soffocati mentre gli strusciavo su e giù sulla faccia la mia passerina intrisa di umori, sudore e gocce di sperma. Sentivo il fluido colare fuori dalle labbra bagnate della figa, impiastricciargli la faccia e scendere giù lentamente lungo le gambe. Ero a cavalcioni sul suo muso impiastricciato dagli umori lascivi del nostro piacere e gli tenevo le braccia schiacciate sotto le mie gambe piegate. Sentivo l'odore forte della mia eccitazione e posso ben immaginare come fosse per lui. Imperterrita continuavo a macinargli la faccia con la figa "Aspetto di sentire la tua lingua dentro di me, Nicola. E mi aspetto che tu lecchi ogni goccia del mio piacere, su, datti da fare." Con le mani libere cominciai a massaggiarmi le tette che, fino a quel momento, avevo trascurato. Sentii i capezzoli crescere al tocco delle mie dita, stavo lentamente raggiungendo l'estasi. "La mia passerina continuerà a triturarti il grugno se non l'accontenti, Nicola.". Gli cavalcai il muso per alcuni minuti, fregandomene dei suoi gemiti soffocati, finché finalmente avvertii la punta della sua lingua insinuarsi nella mia cavità e cominciare a leccare. Era la sola cosa che mi mancava per esplodere in un orgasmo bestiale. Sentii i miei umori scorrere giù dalla micetta bagnata per depositarsi sulla sua faccia così copiosi che lui ebbe non poche difficoltà a leccare tutto, come gli avevo ordinato. Lo sentivo tossire e annaspare, mentre continuavo a giocare con i miei capezzoli. Lo stavo dominando in modo assoluto, avrei potuto godere rimanendo seduta sulla sua faccia per tutta la notte e lui non poteva farci assolutamente niente, ma mi limitai a venire ancora due volte. Nicola era al limite di ogni accettabile sopportazione e stava sudando come un porco mentre eseguiva senza fiatare i miei ordini più perversi. Decisi che era giunto il momento di finirlo. Fino a quel momento non ero del tutto sicura di voler portare davvero a termine il mio piano. Mi resi conto che lui ormai non era in grado di opporre la minima resistenza e così scelsi di arrivare fino in fondo. Ripensai a quello che mi aveva detto Laura. Dovevo costringerlo a fare quello che mai avrebbe fatto e a farlo solo per il mio esclusivo piacere.. Mi sollevai un poco, e guardandolo non riuscii a trattenere una risata. La sua faccia, impiastricciata dai miei umori dal mento fino alle sopracciglia, sembrava quella di un pagliaccio. Gli afferrai la testa e mi spostai indietro. Lui ricominciò a dibattersi ; immediatamente mi girai e piombai seduta con le natiche sul suo petto, la mia schiena verso il suo viso. Lui protestava scalciando con le gambe come uno scarafaggio ribaltato sul dorso. Mi sistemai meglio sul suo stomaco e, con estrema facilità, gli afferrai le gambe e gliele spinsi giù tenendogliele ferme. Lui si contorceva e si scuoteva tutto, come al solito incapace di liberarsi dalla mia presa. Allora accostai il mio superbo sedere alla sua bocca. "No, Teresa, no !" . Mi abbassai senza pietà posizionando con cura il buco del culo proprio sulle sue labbra aperte. Lo tenni fermo : il mio culo, arrogantemente sistemato sulla sua faccia da pagliaccio, aspettava impaziente il dovuto tributo. Sentii le sue grida soffocate. "Lecca verme!" ordinai perentoria. Lui lottò con tutta la forza della disperazione, ma non poteva farci niente : era troppa la superiorità fisica del mio magnifico corpo di femmina. "Lecca schiavo. Ficcaci dentro tutta quella tua schifosa lingua, fino in fondo". Lui smise di dibattersi, forse finalmente capiva di non avere altra possibilità se non quella di servire al mio piacere. Ricorderò quell'istante per tutta la vita. E' come un quadro dipinto nella mia mente : io, perfettamente calma, con la sua faccia sotto le mie natiche ; nella stanza l'eco risonante delle mie parole. Ricordo il nostro respiro: il mio calmo, sereno e profondo, il suo ansante, rotto dai singhiozzi. Ricordo i trilli degli uccelli fuori, le grida dei bambini che giocavano nel cortile dietro la casa. Poi, lentamente anche il suo respiro si fece calmo, i singhiozzi cessarono, le braccia si distesero inermi ai lati del suo corpo e la sua bocca si preparò a compiere l'atto di estrema umiliazione che avrebbe decretato per sempre il mio trionfo . Fu qualcosa di più di una semplice esperienza corporea. Dopo quello che sembrò un'ora, ma che fu solo un minuto o poco più, sentii la punta bagnata della sua lingua premere nel mio buchetto tra i glutei. Fu come una scossa elettrica. Non potevo credere a quello che stavo riuscendo a fargli fare. Tenendogli ferme le caviglie rilassai i glutei allargando un poco il buchino e lo spinsi in basso, aderente alla sua bocca. Come sentii la sua lingua strinsi di nuovo, avviluppando il suo muso nel bel mezzo delle mie chiappe. La sua lingua fu risucchiata dentro. Sentivo di prendere fuoco. Il mio corpo sussultò in un orgasmo feroce, mi sembrò di balzare in alto, verso il soffitto. Dovetti usare tutta la mia forza di volontà per mantenermi salda in sella sul suo muso. La ua lingua, l'unico muscolo del suo corpo che lui poteva muovere, colpiva come un dardo le pareti interne del mio ano. "Adesso spingi di più, sacco di immondizia" gli ordinai "lecca bene tutto attorno. Fammi sentire come succhi, larva schifosa." Lo insultavo e spingevo sempre più giù bloccandogli il respiro. Sentivo le sue labbra incresparsi attorno al buco, la lingua lambire le parti più interne. Era meraviglioso e io stavo andando in estasi. Il potere fisico che avevo su mio marito era tale che potevo imporgli gli atti più degradanti solo per soddisfare i miei capricci più perversi. E lui, contro la sua stessa volontà, stava leccando e succhiando il meraviglioso culo di sua moglie con lo scrupolo di un atto di adorazione. Gli restai seduta sulla faccia per assaporare ancora e più a fondo quel piacere così assoluto, lasciando che il tempo scorresse lentamente e che l'orgasmo raggiungesse l'acme. Passarono alcuni minuti, poi, soddisfatta, mi sollevai e mi stesi accanto a lui. Ci riposammo per un paio d'ore. Nessuno parlò, ma entrambi eravamo ben coscienti di quanto era successo. In due parole : lo avevo umiliato. Gli avevo inflitto il trattamento più degradante che un essere umano possa imporre a un altro essere umano. All'inizio lui aveva tentato di resistere, ma la forza del mio corpo lo aveva schiacciato e con lui aveva schiacciato ogni sua speranza di spuntarla, e questo nonostante io fossi una ragazza e lui pesasse quindici chili più di me. Lo amavo ancora e lo rispettavo come essere umano, ma non nello stesso modo con cui lo amavo e lo rispettavo prima. Adesso sapevo che lui non mi avrebbe negato assolutamente più nulla, si sarebbe buttato nel fuoco al semplice schiocco delle mie dita. L'avevo picchiato, usato e umiliato a mio piacere e avrei potuto farlo ancora ogni volta che me ne fosse venuta voglia. Ai miei occhi ormai lui era solo uno schiavo per il mio piacere. Ci alzammo insieme. Come l'ultima volta presi i suoi vestiti e li chiusi nell'armadio. Poi gli indicai la porta della cucina. "Dormi bene, caro". Gli chiusi la porta dietro. Abbassai il termostato dell'aria condizionata che controllava la temperatura anche nel suo ufficio. Lo immaginai mentre pensava a me, desiderandomi ancora, tutto nudo, tremante di freddo e sofferente per le umiliazioni che continuavo a infliggergli. Serenamente decisi di prepararmi un buon bagno caldo.
Edited by schiavolentieri - 31/3/2021, 16:50
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