Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

DA TEPPISTA A SCHIAVO, Alessio e Marzia

« Older   Newer »
  Share  
8DarkFrame8
view post Posted on 4/4/2015, 11:44 by: 8DarkFrame8     +1   +1   -1




DA TEPPISTA A SCHIAVO – III

Sono disteso a terra nel buio.
Non sono legato, posso muovermi, ma qualcosa me lo impedisce lo stesso e poco a poco inizio a capire che si tratta del panico.
Realizzo che non so dove mi trovo ed in quel buio pesto sento unicamente il mio respiro affannoso ed il caldo torrido che si spande ovunque, lasciandomi sudato a guardarmi attorno nella speranza di vedere qualcosa.
Sono nudo. Mi tocco il petto e sento qualcosa di conosciuto che fa male, qualcosa che però non ricordo. Una sagoma più scura delle tenebre si muove vicino a me ed il cuore accelerato si impenna. Mi alzo in ginocchio portando le braccia per pararmi il viso da qualcosa che non esiste. Mi volto. Mi volto ancora in una direzione a caso in quel labirinto di nulla. Ho la sensazione di essere osservato, che qualcuno sia li con me e la paura inizia a mordermi la mente come mai avevo provato fino a quel momento.
Le mani tremano. Sto sudando freddo e lo stomaco è serrato tanto da far male. Ogni muscolo e tendine è teso per qualsiasi evenienza, poi da quel muro nero che mi avvolge, due braccia diafane si protendono leggere verso di me dall'alto verso il basso sotto il mio sconcerto, afferrandomi il viso.
Improvvisamente il volto di Marzia si sporge dalle ombre, facendole fluire sul suo viso fino a disperderle come fosse un qualche liquido nero etereo, senza sostanza e chinandosi mi bacia sulle labbra. E' un bacio freddo, un freddo che mi gela lentamente la bocca, poi il viso e poi la gola fino a farmi perdere i sensi.
Sono ancora in quel luogo. Il caldo è opprimente, ma l'oscurità attorno a me si è ritirata quel tanto da mostrarmi interamente il corpo di Marzia atto a cavalcarmi. E' nuda, bellissima. Ma nei suoi occhi manca qualcosa.
Sbatto le palpebre sentendo il piacere che mi sta donando. Lo stiamo facendo. Qualche perla di sudore le incornicia il volto e in mezzo i seni floridi. Mi alzo sulla schiena e finalmente la possiedo come ho sempre desiderato fare dal primo giorno.
La stringo tra le braccia. Non parla, non emette alcun gemito è impassibile e preoccupato stacco la guancia dal suo seno e la fisso negli occhi, scorgendo due sclere completamente nere di uno sguardo inumano.
Sto per godere, ma mi fermo all'istante spaesato. Quel volto mi terrorizza, mi strappa un urlo di ribrezzo, ma lei continua a muoversi finché le sue mani non raggiungono il mio collo. Stringe forte con le dita sempre di più. Cerco di resistere ipnotizzato da quello sguardo immondo, ma ben presto tento di sottrarmi alla presa per non soffocare. Non ci riesco.
E' forte. Così forte che nonostante io stringa i piccoli polsi con tutta la forza, lei continua a soffocarmi e tenermi a terra con la schiena. In quel momento, la sua maschera senza emozioni va in frantumi, letteralmente.
Una crepa si disegna sul suo viso bellissimo, alla quale ne segue una seconda e poi una terza, cadendo pezzo dopo pezzo come fosse di finissima porcellana e rivelando sotto di essa un volto ben diverso. Le morbide labbra sono piegate in una risata senza suono. I suoi occhi neri fremono della mia sofferenza e le sopracciglia sono crucciate dall'esaltazione, con i capelli lasciati sciolti a far da cornice a quel quadro macabro e spietato. E' lo stesso volto che mi ha mostrato per un attimo nella sua stanza dei giochi quando mi ha frustato.
Fremo, tento di riprendere fiato, ma finisco presto con l'arrendermi. Sento il suono dei nostri sessi che si nutrono a vicenda. E' calda. Le pareti interne lambiscono una sensibilità della mia pelle grazie alla quale potrei morire sereno e mi abbandono in quel momento.
Il suo cavalcare si fa più marcato. Con il poco tempo che mi resta le afferro i fianchi anziché i polsi e la premo maggiormente facendola inarcare e trattenendola dal muoversi per qualche istante.
Sento l'orgasmo salire, devo sbrigarmi, voglio morire in questo modo. Ho deciso che sarà questa la mia morte. Riprende a muoversi nell'esatto momento in cui un fiume di liquido seminale si riversa dentro di lei che viene penetrata da un mio spasmo mortale ancora più in profondità, alzando il viso verso un cielo nero e senza stelle.
Le sue mani allentano la presa. Le vertebre fremono giunte ad un passo dallo spezzarsi, poi mi alzo sulla schiena ansimante e confuso e la abbraccio. La abbraccio così forte per paura che possa perderla, che possa sparire da un momento all'altro.
Marzia abbassa finalmente il viso ed un nodo alla gola mi taglia di netto il sorriso guardandola piangere sangue dagli occhi oscurati. Le mie mani, ferme sulla sua schiena, vengono improvvisamente allontanate da qualcosa spuntata con irruenza delle scapole, guardando inorridito due ali nere spianarsi e chiudersi su di noi. L'ultima immagine sono le sue labbra, l'ultima sensazione sono quest'ultime sulle mie, poi un dolore lancinante mi lacerò il petto.

Mi svegliai di soprassalto attorcigliato al lenzuolo e con un dolore terribile in mezzo alle gambe.
Girai me stesso a pancia in su togliendo il cuscino che era finito praticamente sotto e lo vidi; il mio povero pisello stava soffrendo. Se avesse potuto gridare mi avrebbe detto peste e corna per averlo fatto rinchiudere dentro quella gabbietta di plastica e ora, rosso e gonfio da morire, continuava a lanciarmi fitte dolorose facendo colare dalla punta una goccia di liquido trasparente.
Mi passai una mano sulla faccia tirando indietro i capelli arruffati e guardai la stanza e la sveglia che segnava le 6:47.
Il sogno o meglio l'incubo che avevo fatto non se ne andava. Non era stato come tutti gli altri sogni, c'era qualcosa di preoccupante dentro ed anche se le immagini adesso erano più sfocate, quegli occhi che Marzia aveva e quel suo piangere sangue mi strinsero lo stomaco in un inizio mattinata non proprio dei migliori.
Che caspita avevo sognato? Perché quella cosa? Aveva attinenza sicuramente con la mia condizione, ma perché quella stortura? Quel mostro non era Marzia... poteva avere il suo corpo, ma addirittura diventare un cazzo di demonio era troppo.
Mi alzai disattivando la sveglia ben quindici minuti prima che suonasse ed andai in bagno a darmi una rinfrescata, scorgendo fuori dalla finestra la vita della periferia già bella che iniziata.
Mio padre era in piedi e stava per uscire. Non mi salutò nemmeno tanto era incazzato ed io me ne restai lontano mangiando un paio di fette biscottate lasciate dal vecchio.
Il cazzo faceva male. Lo avevo passato sotto l'acqua per calmarlo ma non appena mi andava il pensiero al giorno prima, questo tornava a darmi fastidio in un continuo gonfiarsi e sgonfiarsi. Guardai i segni sul petto, ancora persistevano un poco. Se li toccavo sentivo la pelle sensibile, ma il dolore era passato grazie al cielo.
Uscii di casa nel giro di venti minuti. Indossai lo stesso jeans di ieri, cambiai la maglietta e misi su una felpa verde militare di poco valore, preparando lo zaino con un minimo di accortezza a non sbagliare le materie e mi ritrovai sull'autobus e infine sulla metro.
La sera prima avevo acceso il PC per trasferire le canzoni di Marzia sul mio lettore, che quasi stavo per dimenticare uscendo di casa con mille pensieri.
Mi ero tenuto lontano da tutti quel giorno, limitandomi a salutare chi conoscevo e con le cuffiette me ne restai sempre in disparte ad ascoltare. Non c'era un brano uguale ad un altro.
Lessi i nomi delle canzoni dal piccolo display per ogni traccia e passai dalla musica americana famosa degli anni 70-80, musica italiana degli anni 90 e poi ancora qualcosa di musica classica e roba strana, tipo metal pesante tedesco che sinceramente mi chiesi come caspita facesse a conoscere.
Devo dire che dovetti fare uno sforzo ad ascoltarle tutte fino alla fine e reprimere il desiderio di andare avanti alla prossima traccia, ma me lo ero imposto. Avrei ascoltato tutto cercando di trovare qualcosa di mio gusto e in effetti verso la traccia 17 qualcosa mi colpì. Chiusi gli occhi ancora assonnati e mi gustai il viaggio in solitaria fino a scuola.
Quando fui al banco, avendo avuto la furbizia di non attaccare bottone con nessuno degli amici segaroli per non dover dare spiegazioni, tirai fuori quaderno e libro della materia e provai a seguire. Erano andati avanti un casino, altro che. La prof era una di quelle che correva, spiegando in modo preciso quello che le interessava capissimo e poi ci andava sotto di interrogazioni. Erano già in sei i compagni catturati dalla sua rete, io grazie a Dio non ero tra questi ancora.
Attesi la ricreazione con un peso sullo stomaco. Sapevo cosa dovessi fare e lo avrei fatto ad ogni costo perché... sapete già il perché, non mi va di dirvelo di nuovo.
Scesi le scale rapidamente fino ad uscire nell'ampio cortile e mi guardai attorno con occhi sicuramente diversi. E non ebbi una bella impressione.
Avete presente i carceri che si vedono nei film? Ecco, ovunque posassi gli occhi, io vedevo gruppetti di ragazzi e ragazzi, a volte mischiati, a volte separati, parlare del più e del meno mangiando le loro cose prese allo spaccio o portate da casa.
Tra i vari status che riconoscevo, ben presto trovai quello mio di appartenenza ed era davvero quello che faceva più schivo.
Se il 60% dei soggetti aveva in mano il cellulare continuando a scrivere e guardare roba su internet, da quella parte, vicino al parcheggio adibito ai motorini (sotto una tettoia cadente in ferro), se ne stavano i miei amici, intenti a ridere, fumare e urlare anziché parlare.
Cercai attentamente, ma ad una prima occhiata, mentre camminavo con le mani in tasca, Mirco non era uscito. Sapevo fosse venuto a scuola perché lo avevo intravisto all'entrata.
Il tempo non era molto e feci per tornare dentro e andare direttamente in primo F, quando tornai a guardare quei bastardi che conoscevo e dietro di loro scorsi proprio Mirco e un altro bamboccio che non avevo mai incontrato.
Ebbi una morsa allo stomaco e nel giro di pochi secondi fui da loro, avvicinandomi e sentendo chiaramente cosa stava accadendo; - chi denunci tu coglione? Lo sai che per colpa tua Alessio sarà sospeso, ti sembra giusto per uno scherzo?

Un altro che gli impediva di andarsene lo spintonò spingendolo verso l'altro ragazzino; era roscio, più o meno alto uguale a lui sul metro e sessanta, un po' più in carne di Mirco e con vestiti più colorati. Era un ragazzo normalissimo, ma si vedeva che aveva molta paura; - allora? Non rispondi ritardato? Pensi che ce ne freghi qualcosa di quello che dice quella puttana di tua madre?

Mirco restò zitto continuando a guardarli in faccia, era evidente che non sapesse che fare e aspettava soltanto che finisse la ricreazione sperando non accadesse altro; - tu, dagli un pugno sull'altro braccio. Non mi va nemmeno di toccarti, dovessi poi essere sospeso pure io come Alessio, dagli un destro fatto bene da parte mia

Il ragazzo roscio si rifiutò e gli venne dato una sberla dietro la testa e quello fu il momento del mio arrivo; - oh oh! Sono cazzi tuoi è arrivato Alessio

Guardai uno dei miei amici ridere spingendolo davanti a me. Avevo ancora le mani in tasca e lo osservai un attimo in silenzio. Se ne stava leggermente chino, non si ribellava e mi dava fastidio. Per un attimo mi prese davvero la voglia di picchiarlo, poi l'immagine improvvisa di lui legato al mio posto sulla croce di Marzia mi sconvolse, scuotendo la testa e mettendogli un braccio attorno al collo portandolo via da li in mezzo; - oh ma che fai Ale?!

- fatevi i cazzi vostri, devo dirgli due cose in privato

Strinsi il collo tra il gomito e l'avambraccio, ma non gli feci male e lui si lasciò guidare senza problemi. Avevo zittito tutto il gruppo, che prese a parlare ridendo sparando a zero sul fatto che probabilmente lo avrei ucciso o pestato a sangue, poi mi voltai un'ultima volta; - tu, vieni devo parlare pure a te

Indicai con lo sguardo il roscio che stava ancora spaventato in mezzo ai miei amici e con reticenza si fece avanti venendomi incontro. Questa cosa sorprese gli altri maggiormente, ma ne fregai lasciandoli a fumare erba e mi allontanai fino a dietro l'edificio scolastico.
C'era un campo da basket tenuto malissimo e più avanti si intravedeva il campo da calcio del club a cui la scuola faceva riferimento, me li portai li. Da quel punto di vista si vedeva l'entrata, era un luogo ben poco appartato in effetti, ma lontano dalle classi più grandi tipo la mia. Ci stavano principalmente quelli del primo e del secondo e camminai finché non fummo al centro del campetto. Sapevo cosa fare.
Spinsi Mirco vicino all'amico (presumo fossero amici ma non ero convinto a dire il vero); - il braccio, come sta?

Se lo massaggiò mostrando sotto la maglietta a mezze maniche una fasciatura di qualche tipo e fece un gesto con la mano tipo -così così-; - forza colpiscimi

Il roscio sgranò gli occhi per primo, invece Mirco non sembrò proprio aver capito e restò a due metri da me confuso; - non hai sentito? Le scuse non servono a un cazzo, voglio stare alla pari, non mi muoverò, colpiscimi in faccia sbrigati sta quasi suonando la campana

Adesso fu sorpreso; - g-guarda che non c'è bisogno...

Si voltò di lato prendendo atto dell'attenzione che lentamente stavamo attirando su di noi e già diversa gente aveva preso il cellulare ridendo sul fatto che probabilmente li avrei picchiati, altri invece, specialmente un gruppetto di ragazze, forse del secondo, si raggrupparono ai bordi del campo (qualcuna di sicuro era andata anche a chiamare un prof o il custode); - ti sbrighi? Se non ti muovi quel braccio te lo spezzo stavolta!

Gli andai sotto guardandolo brutto con le mani in tasca leggermente di profilo per invogliarlo, ma quel cretino non ne voleva sapere e continuava tra l'altro a fissare un punto nel gruppetto delle ragazze che gli dava pensiero. Non so come, ma mi fu chiaro qualcosa, ebbi una specie di rivelazione; - che c'è qualcuno di piace? Non vuoi fare la figura del coglione davanti a loro?

Non sapevo se ci avessi preso finché lui non mi disse di abbassare la voce (con preoccupazione e garbo), perché in effetti stavo praticamente urlando e quelle non erano a più di quindi metri, insomma sentivano benissimo. Tornai a fissarlo sorridendo in modo cattivo e lo afferrai per il colletto della maglietta; - ti faccio diventare famoso. Stai al gioco e recita imbranato. Quando ti faccio l'occhiolino dammi un pugno in faccia, fallo chiaro. Non scherzavo sul braccio prima

Si irrigidì e sgranò gli occhi per il mio sussurrare davanti il roscio, che come una statua di sale ammirava quel teatrino senza dire una parola. Ripresi la stretta con più forza e tornai a gridargli contro qualcosa di cattivo sulla madre e sul fatto che non me ne fregasse niente di essere sospeso, mi sarei vendicato e stronzate simili. Quando alzai il braccio destro con un pugno dritto sulla sua faccia, nel momento di flettere gli feci segno; se avesse sbagliato non lo avrei comunque colpito, mi sarei fermato lasciandolo stare e avrei trovato un altro modo per pareggiare i conti, invece fu davvero bravo.
Con rabbia si tolse la mano dalla maglia e cogliendomi un momento la mia sorpresa mi sferrò un pugno sul lato sinistro del viso. Ci aveva messo forza, ed era riuscito a farmelo sentire.
Indietreggiai per fare un po' di scena e sputai a terra un po' di sangue causato dal piccolo taglio del sul labbro che aveva sbattuto sul canino e poi sentii i mormorii sorpresi dei ragazzi che avevamo intorno.
Mirco stava sulle gambe tremante, ebbi la sensazione che volesse dirmi scusa, ma lo fulminai con gli occhi facendogli un altro occhiolino di sguincio, poi in modo clamorosamente perfetto suonò la campana; - ringrazia la campana... non finisce qui!

Volli mantenere un minimo di dignità e pulendomi col dorso della mano un po' di sangue, mi voltai e tornai da dove eravamo venuti, spingendo bruscamente chi mi bloccava il passaggio.
Quando tornai in classe la notizia si era già sparsa, ma nessuno osava parlarne, non con me almeno. Me ne tornai a posto sollevato che la cosa fosse andata più o meno come avevo pensato, quindi lasciai continuare la prof nella sua spiegazione e terminai la giornata diretto oltre il cancello.
Il gruppetto con cui me la facevo si metteva sempre li davanti per osservare chi uscisse e quando mi videro, subito uno di loro si avvicinò incredulo; - ma è vera sta storia?! Ti ha dato un pugno in faccia quel nano di merda? Come cazzo hai fatto ad essere così rincoglionito?!

Ora... piccolo inciso, quello che mi stava parlando era un cretino che già diverse volte aveva conosciuto il mio lato peggiore per questioni di fumo e affari andati a male. Era talmente stupido che nonostante le botte che aveva preso un po' da tutti, continuava insistentemente a fare l'amicone, anche se era chiaro quanto ci stesse sulle palle.
Quindi capirete che all'essere insultato da quella nullità, una mano si alzò da sola dalla tasca, si strinse rapidamente in un destro e lo piantai sulla mascella del coglione sbattendolo a terra, ponendo fine alle sue risate; - oh ma cazzo c'hai oggi Ale?! Che ti sei fumato?

Lo guardai a terra tenersi la faccia intento a rialzarsi per far vedere la sua reazione da pazzo, ma un altro lo fermò sapendo che sarebbe tornato a casa con qualche osso rotto; - oggi gira così, cazzi miei. Ci vediamo domani

Liquidai tutti e mi avviai massaggiandomi le nocche (quel babbo sembrava che avesse le ossa a punta). Ero sull'autobus ad ascoltare l'Mp3 pensando all'accaduto e a quello che dovevo fare a casa riguardo lo studio per il test di venerdì, quando due mani mi coprirono gli occhi dandomi parecchio fastidio (ero molto nervoso ultimamente per colpa del fumo e... altro); - Ale ma che hai fatto, poverino! Ti fa male?

Prima che potessi rispondere a Katia, mi stampò un bacio dei suoi sulla bocca che decisamente non potei rifiutare. Continuò a sorridere a carezzarmi e subito il mio corpo reagì con lei dandomi ovvi segnali di avviso da dentro i boxer; - allora? Che è successo teso?

- niente tranquilla. Cose fra ragazzi... tutto bene?

Si accoccolò al mio braccio mettendosi seduta al mio fianco mettendo giù lo zaino, io ero vicino al finestrino. Katia era una ragazzetta come tante e che bazzicava tipi come me. Vestiva sempre in tuta, scarpe da ginnastica, bomberino quando faceva freddo e fumava peggio di un maschio, ma era anche davvero bella. Piccolina, una seconda scarsa, ma con un culo divino e poi essendo così minuta te la potevi girare come ti pareva; - ci sono rimasta male che non sei venuto ai castelli cattivo! Volevo farti un po' di coccole

- ...ah si? (grazie a Dio che non ero andato allora)

- si, però la sai una cosa, oggi i miei non ci stanno... non farti strane idee però! Ti faccio solo coccole

Che tradotto nella mia lingua era, -ti faccio solo una sega-; sospirai e mi morsi mentalmente la mano socchiudendo gli occhi, pensando a quanto mi sarebbe piaciuto. Aveva delle mani delicate, con unghie con quel gel trasparente e il french bianco con un brillantino ad ogni unghia. Prima che potessi rispondere, Katia si fece più vicina ed allungò una mano sotto la felpa che avevo legata alla cinta e mi toccò li alcune volte facendomi strillare dal dolore.
Si ritrasse sorpresa; - ma che hai?

- n-niente... solo che ho troppa voglia e siamo sull'autobus

Tornò serena avvicinandosi con la bocca al mio orecchio; - c'è un sacco di gente non ci vede nessuno tranquillo, lasciami fare...

- n-no Katia, asp...

Morse delicatamente il lobo e tirò fuori un pizzico di lingua per leccarlo ed io chiusi il becco restando rigido come la pietra. Eravamo sul davanti poco dietro il conducente e effettivamente tra gente che saliva e scendeva nessuno o quasi ci avrebbe notato fare gli scemi, ma non era quello il problema purtroppo.
Mi strinse il braccio destro sul quale era abbracciata e finì con metterselo precisamente in mezzo alle tette, spingendomi di riflesso a stringere una sua coscia con la mano; poi, silenziosa tornò a toccarmi attraverso la felpa sentendo certamente qualcosa di duro, ossia la gabbietta di plastica.
Non sembrò farci caso, forse con il tessuto dell'indumento la sua percezione era falsata, ma quello che io stavo sentendo era chiarissimo. Una contrazione mi tolse il respiro serrando i denti.
Scesi con gli occhi e vidi quella mano perfetta carezzarmi dolcemente, la sua lingua continuare a leccare ed il suono della bocca e della saliva mi sciolsero come una candela, dovendo stringere le gambe e fermarla; - basta...

- basta? Ti ho detto che non ci vede nessuno

- lo so, ma non è questo...

Con la coda dell'occhio la trovai sorridente di malizia e si morse il labbro inferiore tornando a sussurrarmi nell'orecchio; - riuscirei a farti felice solo così?

Quelle parole, il suo tono e la sua espressione era troppo. Sentii qualcosa bagnarsi sulla punta ed ansimai faticando a mantenere una faccia normale; - significa di si?! Ale non pensavo di essere così brava!

- l-lo sei... sei contenta, adesso basta prima che...

Mi diede un bacio sulla guancia e finalmente si staccò un poco; - non sarai diventato come quelli che durano poco vero?

- oh ma vaffan...

- scherzavo! Mamma mia che permaloso! Allora ci vieni a casa con me?

Sorrise ingenua sporgendo le labbra in un bacio affettuoso, ma io non so come, declina; - n-non posso... oggi ho da lavorare con mio padre, non posso rimandare

- davvero? Che peccato...

Si alzò per essere giunta alla sua fermata e si spostò davanti a me abbracciandomi forte per farmi sentire cosa mi stessi perdendo. Sapeva di bagno schiuma e fumo, un aroma classico nel mio giro, ma non trattenni le mani e me la portai seduta sulle gambe con fermezza, stringendola come se stessimo scopando incurante degli sguardi attorno a noi; - sei pazzo! Lasciami scemo!

Provò a ribellarsi un poco ma senza averne l'intenzione, quindi ridendo si fece baciare un po' sul collo e poi si alzò rapida, afferrò lo zaino e corse fuori mandandomi un bacio.
Dovetti scendere alla mia fermata (quattro dopo quella di Katia), con ancora seri problemi li sotto.
Soltanto quando presi a camminare verso casa la questione fu più tollerabile e mi ripetei in modo assillante di dover stare più buono col cervello e di dovermi controllare, perché a casa adesso veniva il mio tu per tu con lo studio e non sarebbe stato facile come incassare un pugno di uno del primo anno.
Non fu difficile. Fu stremante. Fu Orribile. Fu nuovo...
Esatto, era una cosa del tutto nuova, brutta quanto volete, ma c'era una cosa che riusciva a farmi restare li su quella scrivania del PC, ossia il pensiero di Marzia.
Dopo circa un oretta che stavo scrivendo il seguito del primo capitolo di filosofia, con il cervello fuso iniziai a pensare a lei. Quanto poco la conoscevo e quanto mi fidavo per sopportare quell'umiliazione ed essere cambiato in modo così radicale.
Il me stesso di neanche una settimana prima, al pugno di Mirco lo avrebbe probabilmente ammazzato, sarei finito denunciato come già mi era capitato parecchie altre volte (poi per fortuna mai nulla di fatto) e mi sarei bello che giocato la vita e forse pure le coronarie di mio padre.
Come mi sentivo? Boh... non saprei dirvi sinceramente.
Avevo fatto quella specie di buona azione a scuola, mio padre riusciva a tollerarmi vicino senza sbottare ogni due secondi e a conti fatti avevo già sentito 32 canzoni dell'Mp3 conoscendo generi nuovi, come pure quegli appunti di filosofia che volente o nolente un minimo mi erano rimasti in testa... sapevo cosa stavo leggendo e non fu brutto.
Guardai il lettore vicino a me. Le cuffiette penzolavano davanti al cassetto della scrivania e sorrisi senza motivo. Mi sentivo sereno.
Lo avevo detto a me stesso, lo avevo ammesso. Io non ci capivo un cazzo della vita ammettiamolo, avete abbastanza dati per confutarlo voi stessi. Ma Marzia... Marzia era l'anomalia che mandava in frantumi una triste storia già scritta. Era un po' strana come cosa, poteva spaventarmi... parecchio anche, sopratutto per quelle minacce con cui mi aveva accompagnato alla porta, ma era l'unica ad avere la forza e il potere per raddrizzarmi, farmi stare in piedi (o in ginocchio) e farmi cambiare.
Lo volevo. Volevo essere cambiato da lei, ma perché?
Il mal di testa si fece più pressante e decisi di interrompere quel terzo grado auto-imposto e un po' imbarazzante, quindi scrollai la testa e ripresi a scrivere, facendo di tanto in tanto delle pause.
Mi arrivarono un sacco di sms da vari gruppi di amici, ma li ignorai; restai a casa a studiare e penso che l'immagine emblematica di tutto quel pomeriggio fu mio padre, che rincasando la sera aprì la porta della mia stanza senza bussare, restando di sasso nel trovarmi con una penna in mano davanti a quaderno e libro.
Dissi un po' nervoso se potesse bussare e lui, con occhi increduli se ne restò zitto, portò la mano sulla barba ai lati della bocca e se ne andò lasciandola aperta.
Lo sentii poco dopo chiamare al telefono qualcuno e ringraziarlo in modo sentito per qualsiasi cosa stesse facendo e preso dal panico (arrivandoci molto in ritardo col cervello) scattai fuori dalla stanza gridando di attaccare, cosa che lui fece dopo mesti saluti ed un ultimo grazie.
L'aveva chiamata! Quel pollo aveva chiamato Marzia alle otto di sera solo per dirle quella stronzata! Me lo mangiai ma lui rise, da quanto non lo vedevo sorridere?
Gli abiti sporchi del cantiere, la stanchezza negli occhi e quell'espressione soddisfatta. Disse di andarsi a fare una doccia e che poi avrebbe pensato alla cena; passando, poggiò la mano sulla mia spalla e se ne andò.

Il mattino seguente fu una replica del giorno prima.
Agitato e sudato, le fitte all'uccello mi stritolavano la pelle nella gabbietta e cosa ancora più oscura, avevo di nuovo sognato Marzia. Non era precisamente qualcosa di così macabro, ma non era piacevole. Avevo un sentimento di angoscia spaventoso e davanti allo specchio del bagno mi vidi piuttosto smunto, come se non avessi dormito bene.
In effetti ero stanco, stanchissimo anzi. Feci una colazione degna di un pranzo e quasi persi l'autobus, poi arrivai.
Il giorno successivo avrei avuto il test e non mi sentivo affatto tranquillo, avevo una vera e propria ansia da prestazione e parlai anche con Sara (la compagna del posto avanti al mio), per avere qualche informazione o consiglio che potesse aiutarmi.
A ricreazione avevo bisogno di aria. In modo assoluto.
Non feci in tempo a scendere i primi gradini che dal piano di sotto trovai a salire Mirco che mi salutò alzando una mano, restando distaccato e serio; - che vuoi?

- posso parlarti?

Sospirai alzando un sopracciglio per quella cosa inaspettata, poi scrollai le spalle, pensando che Marzia avrebbe approvato; - si ma andiamo fuori che sto schiumando oggi...

Approvò.
Era vestito con jeans scuri abbastanza larghi, una maglietta di qualche gruppo musicale e sopra una camicia a quadri rossa e nera con i soliti capelli neri messi sul davanti modello EMO.
Andammo vicino al muretto della palestra. Distante si vedeva il cortile dove stavano la maggior parte dei ragazzi, era appartato; - insomma?

Mi sedetti sul muretto ed attesi; - senti, volevo chiederti scusa per ieri, non l'avrei mai fatto, non voglio problemi ok? I miei non denunciano nessuno sono solo arrabbiati

- non avrai problemi... non più almeno

Sorrisi tra me non potendo credere di stare parlando così e anche Mirco mi guardò perplesso; - ho fatto un sacco lo stronzo con te, mi ci è voluto... un po' per capirlo. Ma non avrai più fastidio da me o dagli altri, se succede chiamami, tanto qui dentro ci devo stare. accetti le scuse?

- s-si... certo, grazie

- ok...

Restai zitto. Il mio dovere l'avevo fatto. Restammo tutti e due muti, lui con la schiena appoggiata ad un palo li vicino e io a fissare il vuoto pensando a come creare dal nulla una sigaretta; - senti... posso chiederti come mai questo cambiamento? E' per la sospensione?

- non centra quella vecchiaccia di merda (la preside). Non mi ha sospeso, chi te lo ha detto?

- ah, pensavo di si... i tuoi amici ieri dicevano questo

- giraci a largo da quelli, stanno sempre li, perché cavolo non te ne vai dalla parte di la, dove stanno quelli del primo anno?

Sorrise. Perché sorrideva? Non era qualcosa riferito a me, ma ad un pensiero che evidentemente gli era passato per la testa; - allora?

- tu non hai risposto alla mia domanda...

Vado da una psicologa che mi ha chiuso il cazzo dentro un gabbietta e mi ha preso a frustate dicendomi che dovevo chiederti scusa. Sarebbe suonata male vero?
Sospirai; - una persona mi sta facendo capire delle cose... tutto qui. Tu perché vai sempre nel cortile?

Sospirò lui stavolta e guardò avanti verso un gruppo lontano di persone, saranno state a cinquanta metri, ma capivo che fossero ragazze del secondo, un gruppetto assortito; - beh?

- ...mi piace una di loro

Parlò così piano che quasi non riuscii a capirlo; - quindi c'hai la ragazza in quel gruppo? Strano non ti ho mai visto con nessuna

- infatti! Non fraintendere non sto con nessuna, la vado solo a vedere ogni tanto

Ok, era strano; - cioè tu ti rischi le botte ogni giorno per vedere quella li? Ma sei scemo?

Si staccò dal palo e rise un po' in imbarazzo; - forse...

- e chi sarebbe? Una del primo? Non vanno da quella parte

- no infatti, è del secondo. C'era anche lei ieri quando...

- quando mi hai dato quel cazzotto?

Si irrigidì, ma sorrisi fregandomene, poi cercai di focalizzare i ricordi sul gruppetto che gli avevo visto fissare il giorno prima, ma non mi vennero facce in mente; - vacci a parlare no? Sarai popolare ormai

- no! Non potrei mai, che gli dico?!

- che cazzo ne so, non devi mica pensarci, vai e le chiedi il numero o l'amicizia su FB...

Scosse la testa imbarazzato e tentò di cambiare discorso, ma mi piaceva vederlo un po' sulle spine e poi mancava poco a dover rientrare quindi lo incalzai; - vacci adesso, te le chiamo?

- no ti prego!

Si spaventò sul serio, ma stavo solo giocando e stavolta glielo dissi; - rilassati cazzo... il nome?

- Chiara

- sezione?

- secondo E... ma non ci dirai nulla vero?

Scesi dal muretto mettendo le mani in tasca, guardandolo dall'alto un po' cattivo; - quindi perché non ci parli?

- non saprei che dirle... e se metti accettasse che farei?

- scopartela. Hai avuto una ragazza no? Sai quelle cose? Baci, toccate di culo, le tette, cose così

Ma era scemo sul serio Cristo Santo; - non ho mai... non ce l'ho mai avuta la ragazza, non saprei che fare

Bingo. Finalmente capivo tutto. Era così coglione perché non aveva mai visto una fica in vita sua, era tutto molto semplice adesso e anche molto divertente, almeno per me che stavo li a guardarlo diventare mezzo rosso; - senti non fare niente però ok...

Si vede che gli venne qualche paura che me ne potessi uscire o fargli qualche scherzo dei miei, invece pensai a ben altro attaccandomi con la schiena al muretto; - senti un po', vorresti scopare? Intendo sul serio, per fare un po' di pratica

Sgranò gli occhi e restò a bocca aperta contro il mio sorriso smagliante sentendo suonare la campana; - c-come?!

- non hai capito, vuoi ficcarlo? Così magari dopo vai da quella li e le chiedi di uscire

- m-ma... e con chi?!

- dimmi solo si o no, sbrigati non ho tutto il giorno...

- c-certo mi piacerebbe, ma non è che mi fai qualche scherzo? No perché veramente preferisco i pugni sul braccio

Lo afferrai per il collo senza stringere troppo; - nessuno scherzo, ti devo delle scuse, so come rimediare al tuo problema, ma prima mi devo muovere un attimo per tastare il terreno

- MA CON CHI CAZZO?!

Sbottò al limite della paranoia togliendosi da me; - allora ti incazzi pure te ogni tanto... bella scoperta, domani mattina vieni a cercarmi su al terzo C

Me ne andai e lo mollai li spaurito e con chissà quali turbe mentali e paure, ma io avevo un piano.
Non so se Marzia avrebbe approvato questa cosa, ma non stavo facendo male a nessuno, anzi, se tutto fosse andato secondo i piani gli avrei fatto proprio un bel regalo, garantito!
In classe presi il cellulare e mandai un SMS ad Angela; Angela, per farvi capire un attimo la mia follia, era quella che in gergo avremmo definito ninfomane (pensavate zoccola dite la verità). Non stavo esagerando e lei ne era anche consapevole. Aveva la mia stessa età, ma aveva cambiato scuola dopo uno scandalo assurdo successo con alcuni tipi che conoscevo e un'orgia alla quale io per qualche ragione (e grazie al cielo) ero mancato.
L'avevo conosciuta di persona ed ero solito uscirci con un gruppo di amici misti che si ritrovavano spesso vicino da me. Ricordo ancora quando alla sua presentazione, con una faccia tosta incredibile disse a me ed un amico che doveva andare a casa perché gli stava venendo voglia di cazzo... insomma, capito il soggetto?
Una perla rara, la cui amicizia in questo caso m'avrebbe fatto comodo. Ci ero andato a letto anche io ovviamente ed era stato bellissimo, non sto qui a dirvi i dettagli ma se me la ricordo a distanza di un anno un motivo ci sarà pure.

Ciao bellissima, hai da fare oggi?



Pochi minuti dopo, la vibrazione mi fece riprendere il cellulare dalla tasca.

Guarda chi si sente! Bellissima? Mmm... che ti serve?



Non posso sentire un'amica perché ne ho voglia?



Lo so io di che hai voglia tu... sono libera comunque



tu sei pazza lo sai? Tranquilla non volevo quello



infatti lo voglio io, tu che centri? <3



Che stronza che era, mi faceva morire, una pazza completa.

vediamoci a Re di Roma ok?



Alle 16:00?



Alle 16:00 va benissimo... ciao bella!



Non rispose più.
Era fatta pensai, anche se adire il vero non sapevo se le cose sarebbe filate anche stavolta come avevo pensato, ma valeva la pena fare un tentativo. Mi sarebbe piaciuto lavarmi la coscienza con questo piacere verso Mirco e nel frattempo mi sforzai di organizzarmi mentalmente per finire il capitolo di filosofia che mi mancava e trovare spazio per ripassare e rileggere tutto... avrei fatto tardi sicuramente, pensai sospirando.
Quel pomeriggio passò in fretta e non tornai neppure a casa (di solito ci stavo per le 15:00 quindi era solo una corsa inutile) ed arrivai al luogo dell'appuntamento un ora e mezza prima. Mi presi un gelato e scelta la panchina più comoda me ne restai li, con la cartella sotto la testa e sdraiato a sentire l'Mp3, che ancora andava avanti superando le 52 tracce.
Il tempo volò rapidamente. Si stava da Dio, fresco venticello, un sole fantastico e ancora poca gente in giro. Avevo le braccia dietro la testa sopra lo zaino e gli occhi chiusi quando improvvisamente sentii un peso sulla pancia, svegliandomi di colpo e trovando Angela seduta comodamente come fossi io la panchina; - buongiorno, il sole è alto e tu dormi?

- ho dormito poco stanotte... che vuoi farci

Restammo in quella posizione un po' strana, fissati da una coppia che ci passò vicino; - troppe seghe?

- uno come me ne ha bisogno forse?

- tutti voi ne avete bisogno, non potete farne a meno. Sei comodo sai?

Ridemmo, ma poco dopo qualcosa inizio a muoversi e diventai più serio; - qualcosa non va?

- no figurati, stavo solo pensando a quella cosa che devo dirti... però magari mettiamoci seduti

Si tolse e mi lasciò sedere. Per farvi capire un attimo, Avete presente Lady Gaga con i capelli lunghi platino e la frangetta sugli occhi? Ecco Angela era identica, no sul serio era lei! La chiamavano tutti così per via del suo aspetto così simile, non sapeva cantare (almeno credo), ma il resto ci somigliava tantissimo; magra, alta un metro e sessanta, una terza di seno, un sedere sodo; sempre vestita in jeans e anfibi, mai vista senza. Quel giorno aveva anche una camicia larga ed un toppino nero; - allora, che succede?

- devo chiederti un favore stratosferico e sei l'unica che potrebbe aiutarmi

- mmm... continua

Si incuriosì; - ci sta un mio amico, uno sfigatello, tanti problemi a casa, il padre lo picchiava da piccolo, è cresciuto sempre solo (andai a braccio sparando stronzate senza ritegno), insomma ha una cotta per una ragazza a scuola, ma è più grande di lui, lui non ha mai fatto niente e se dico niente è proprio NIENTE, manco un bacio. Quindi è frenato, non si fida, pensa che sarebbe una merda se accettasse di stare con lui e qui intervieni tu...

- ...

Resto zitta, con un braccio dietro la panchina e non sapevo come tradurre la sua espressione; - quindi dovrei scoparmelo?

- eh... già

Chiusi le mani davanti a lei a mo di preghiera sorridendo e sembrò riflettere; - conosco i tipi con cui giri, non sono come mi hai descritto sto soggetto, come mai lo conosci?

- eh... è una lunga storia, un po' complicata. Ma poi che ti importa è solo un coglione del primo

- del primo? Maddai Ale che cazzo mi metto a fare...

- eddai, pensa che gli cambierai la vita! Poi questo è bravo, nessun problema, sta zitto e parla solo quando gli si dice

Attaccai la schiena alla panchina non sentendo più alcuna risposta, ma dalla faccia non sembrava d'accordo; - io do qualcosa a te, tu la dai a me giusto?

- come? Ah si certo... un favore così, qualsiasi cosa, vuoi l'erba?

- no ce l'ho quella, mi manca qualcosa qui...

Sgranai gli occhi quando divaricò leggermente le gambe e simulò su di lei il tenersi un cazzo invisibile con la mano smaltata di nero; - vuoi farlo con me?

- adesso. O non se ne fa niente...

Oh merda e adesso?! Pensai a come uscirne, non potevo scoparmela! Non che non avrei voluto, anzi! Ma non potevo proprio! Balbettai qualcosa prendendo tempo, ma lei pretese una risposta; - che c'è non ti piaccio più?

- Tu non sai quanto io ti scoperei qui sulla panchina Angela, no davvero non lo sai... però ecco, ho un problema li sotto capisci

- problema? Che problema?

Una gabbietta di plastica mi chiude il cazzo che sta per esplodere; - è complicato, ma sono fuori uso Angela, non sai quanto vorrei farlo, ma non posso

Sorrise maliziosa e si alzò prendendo una sigaretta e dopo averla accesa mi fece segno di seguirla, prendendo a camminare. Mi alzai di scatto come ad avergli letto nella testa; - Angela! Dico sul serio non posso!

- il pisello non si può usare, ma la bocca ti funziona no?

COSA?! Restai zitto guardandola mettersi in bocca la sigaretta ed ebbi subito una gran voglia di fumarla con lei, lei se ne accorse e me ne diede una, che però rifiutai dolente; - hai smesso?

- ci sto provando...

A quel punto si fermò dopo aver attraversato e mi guardò con quegli occhi azzurri truccati di nero con sguardo indagatore; - ti sei trovato qualcuna?

- n-no... cioè non proprio

- sei diverso...

Macché diverso pensai, qua stavamo continuando a camminare verso la mia distruzione! Il mio piano malvagio si stava rigirando contro di me a velocità supersonica; - s-senti Angela, possiamo fare un'altra volta?

- certo, ciao Ale

Aumentò il passo e fui costretto a rincorrerla con quel fastidio fisso in mezzo alle gambe; - aspetta! Come sei acida cavolo... senti, solo la lingua ok?

- mi sembra pochino per il favore che mi hai chiesto no?

- e che altro ti devo dare? Non posso qui sotto lo capisci?

Girammo l'angolo dopo una pausa finché non comparve il suo palazzo; - vedi di lavorare bene allora, sennò salta tutto chiaro?

Sorrise come la stronza che era e sempre più preoccupato le guardai quel culo bellissimo posto dentro quei jeans aderenti con una scritta sulle chiappe. Che potevo fare? Non mi avrebbe toccato li, ma di certo sarei esploso comunque... già ero gonfio da morire!
Entrai in casa sua. Un piccolo monolocale (viveva con una coinquilina che purtroppo non era in casa quel giorno.
Poggiai lo zaino di fianco la porta e mi fece strada nella sua stanza togliendosi subito le scarpe e gettandosi sul letto sorridente. Io restai li e mi mangiai il fegato. L'avrei sfondata, avrei fatto l'amore con lei fino alla morte e non potevo; - mi hai incuriosita però, che ti è successo che non puoi farlo?

-nulla di che, ma per un po' meglio stare buono...

La raggiunsi e sospirando per tenermi buono mi sedetti vicino a lei. Aveva le gambe dietro di me e ne aprì una spalancando la vista a quello che c'era in mezzo alle gambe per invogliarmi; - Angela... cazzo!

- dai su... baciami

Si tolse improvvisamente i jeans e restò in perizoma aprendo le braccia per accogliermi e persi la testa. Mi spinsi in avanti su di lei entrandole fra le gambe fino ad avere le sue labbra a contatto con le mie; la baciai a lungo, forte, come piaceva a lei, quindi le presi i fianchi e la portai istintivamente sul bacino ed una prima scarica di dolore mi fece urlare; - aspetta! Non posso te l'ho detto...

- ma che cazzo hai si può sapere, devo preoccuparmi?

Non so bene a cosa si riferisse, ma mi mise in imbarazzo; - ma no, è solo che...

Non feci neanche in tempo a finire la frase che mi voltò di peso sdraiandomi sul letto al suo posto e giocosa si sedette sul petto poco sotto il mento, con la sua rosa a cinque centimetri dalla mia bocca; - te la ricordi ancora? è passato un po' di tempo

- s-si...

- ti ha fatto divertire tanto no? Anche se tu eri interessato più a questo se non sbaglio

Dio mio... Alzò le ginocchia avanti e tolse l'intimo restando completamente nuda, offrendomi alla vista sia la fica completamente liscia che il sedere; - quale sistemi prima?

- c-come?

- l'ultima volta lo hai preso ma neanche un bacino gli hai dato... ci è rimasto male

Si riferiva a quando facemmo l'amore, le piaceva il sesso anale, io non l'avevo mai fatto ed ero desideroso di provare, ma quando mi disse di leccarlo mi fece schifo e risolsi spuntando sulla mano e lubrificando il mio affare che entrò con una facilità impressionante.
Ebbi una contrazione e serrai i denti ritrovandomi Angela con il buco del culo sulla mia bocca, seduta comodamente sulla faccia. Sentivo il naso entrare un poco dentro la sua rosa e l'odore che percepì bastò a strapparmi un grido soffocato per il dolore della gabbietta; - non ti togli? Facevi tante storie quella volta

Non potendo parlare cercai di toglierla, ma la forza mi era stata portata via completamente, quindi non mi restò che calmarmi; - bravo Alessio, la farò quella cosa per il tuo amico, tranquillo. Adesso però lecca, lo sai quanto mi piace

Respirai a fatica. Perso sotto di lei non potevo vederla direttamente ma solo sentirla e con riluttanza gettai fuori la lingua una prima volta sentendola tremare dal piacere. Era bastato così poco per eccitarla?
Chiusi gli occhi e pensai ad altro. Sentivo la mia lingua muoversi lentamente lungo la pelle morbida dell'ano, alternando lappate più forti a quelle più deboli per riprendere fiato. Fu un lavoro lungo e di una fatica immane, ma mai quanto resistere alla tentazione di tagliarmi via le palle per non soffrire più; - entra dentro ti prego... bravo, così! Più giù!

Guidato dai suoi movimenti e dai suoi ansimi eseguii quegli ordini penetrandola con la lingua fino a ficcarcela tutta completamente. Non volevo ammetterlo ma fu bellissimo. Mi sentivo soggiogato, costretto in qualche modo a pulire il culo di Angela con la lingua e nel vorticare dei pensieri pensai se un giorno avrei mai potuto farlo a Marzia.
In quel momento spalancai gli occhi sentendola godere sopra di me, intenta a toccarsi furiosamente davanti con le dita e godere sopra di me con contrazioni fortissime ed ansimi sommessi. Cadde in avanti sul cuscino tenendomi ancora li sotto.
Avevo il fiato corto ma ero felice, davvero felice di averla fatta godere e pensai a che quanto ero stato coglione quella volta a rifiutarmi, anche perché l'odore che avevo sulla faccia era paradisiaco; - adesso davanti...

Si tolse da me dicendo questo ed un po rossa in viso, tirando indietro i capelli, si girò senza che potessi fare nulla per fermarla e me la ritrovai a 69 con terrore; - Angela! Non...

Abbassò il bacino zittendomi. Era un fiume in piena. Dovetti succhiare non so quanto liquido dalla sua rosa colante per non annegare e mentre bevevo lei prese a sbottonarmi i jeans. Tentai di fare forza sulle braccia per toglierla, ma si alzò leggermente e tornò giù col bacino gemendo e schiacciandomi la faccia sul sesso e vinto mi arresi.
Le sue risate andarono scomparendo finché non ci fu silenzio. Io restai immobile con il cuore congelato e la immaginavo guardare la mia castità forzata senza una spiegazione, senza nulla a poterla spiegare.
Mi passò davanti una vita di derisione dopo averlo detto a tutti quelli che conosceva, alle sue amiche, molte delle quali me le ero anche fatte e affogai l'imbarazzo sulla sua rosa calda e umida tornando a leccare dolcemente.
Si inarcò un poco per la sensazione del mio lavoro ma continuò a restare in silenzio a godersi quel trattamento, finché non riprese un poco a muoversi assecondandomi. Mi stava guardando li in mezzo lo sentivo, una sua mano era scesa li a toccarmi notando sicuramente la contrazione causata dalle sue dita curiose.
Non volevo pensarci, non volevo pensare a quando si sarebbe tolta dalla mia faccia e continuai a leccare come un cane, facendo del mio meglio come mai avevo fatto, finché con ansimi sempre più violenti e movimenti del bacino più decisi, non esplose sulle mie labbra un orgasmo bellissimo e profondo, spingendo il sesso su di me tanto da infossarmi la testa nel materasso.
Tremò a lungo sdraiata al contrario su di me. Il suo viso era probabilmente a contatto con la gabbietta e poco a poco si stava riprendendo.
Mi toccò li, saggiando l'oggetto e le palle sottostanti che facevano un male cane; gemetti, poi purtroppo si tolse da sopra, restando al contrario di fianco godendosi un attimo di tranquillità e i miei respiri affaticati.
Ero con gli occhi chiusi dalla vergogna quando la sentii muoversi. Mi arrivò una carezza ed un bacio sulla fronte, ma prima che potessi fare o dire qualcosa si era già rimessa i jeans e si stava per accedere una sigaretta; - A-Angela... io non

- al posto di oggi, domani, stessa ora...

Non mi guardava. Fissava fuori dalla finestra con chissà quali pensieri per la testa e ricordo di essermi sentito solo, in un modo mai provato prima; - v-vorrei spiegarti tutto ma non posso...

- ...

Mi alzai in piedi tirando anche io su i jeans, asciugandomi la faccia sulla felpa che avevo, tornando a guardarla persa nei pensieri; - ...puoi evitare di dirlo in giro?

Era la cosa che più temevo in realtà, ma lei sembrò rianimarsi e voltarsi stizzita; - pensi che voglia sputtanarti?

- ...

- so quanto una voce messa in giro può cambiarti la vita fidati, meglio di me non lo sa nessuno

Restai interdetto, osservando la sigaretta bruciare lentamente ad un suo respiro, quindi con la testa in confusione mi sedetti di nuovo ai piedi del letto; - scusa...

Mi guardò con un sopracciglio alzato non sapendo a cosa mi riferissi; - mi sento una merda ad averti chiesto quella cosa prima, non lo so ma adesso ci sto male...

- non lo dirò a nessuno, ma alla fine Ale ad un nome che ti danno ti ci abitui e finisci per essere quello che gli altri dicono. Ti abitui, ma almeno puoi portare quel nome a testa alta, tanto non potrai mai farci niente

Altra botta. Sentivo bruciarmi dentro uno schifo tale che avrei vomitato bile tra qualche istante, perché riusciva a farmi sentire una Merda di proporzioni cosmiche anche se in realtà stava cercando di rassicurarmi a modo suo; - non sei un nome...

Mi guardò neutra buttando fuori dal naso un respiro di fumo; - questa persona di cui ti ho parlato l'ho trattata malissimo, l'ho fatta finire all'ospedale due giorni fa, gli ho reso la vita una merda da quando è iniziato l'anno, ma qualcuno mi ha fatto capire che stavo solo facendo cazzate. Mi sono fatto dare un pugno in faccia e ho risolto la cosa e se vai a scuola mia ti diranno che uno del primo ha dato un destro a uno del terzo e questo ha abbozzato e sai che c'è? Me lo meritavo Angela, mi meritavo dieci pugni in faccia non uno

Sospirai per quello sfogo; - quella che mi ha messo questo affare mi sta togliendo quel nome che avevo... non so neanche perché glielo lascio fare, ma sta funzionando e si sta bene

- ...quindi è una ragazza?

Sembrò eclissare il mio discorso limitando il tutto ad un mio -Si- un po' incerto; - se tu sei contento così Ale io lo sono per te... si vede che sei diverso te l'ho detto anche prima. Ogni tanto usciamo a fare una passeggiata, mi piacerebbe sapere i progressi

Mi alzai prendendo il posacenere sul davanzale della finestra e tornai da lei sorridendo e in ricambio lei si alzò, si stirò la schiena e mi accompagnò all'ingresso in silenzio; - ...va tutto bene?

Fu lei a chiederlo a me. Si vedeva che avevo una tempesta di pensieri, ma aprendo quella porta, la abbracciai cogliendola un po' di sorpresa; - ti faccio sapere prossimamente come vanno le cose, è bello poterne parlare con qualcuno

- sono la sola a sapere?

Confermai, vedendole fare una faccia tipo -ammazza che ficata- poi mi avviai sul pianerottolo caricando la cartella sulla spalla; - domani allo stesso posto di oggi Ale... con te la parola la mantengo

Mi voltai e le mandai un bacio a doppie mani, poi chiuse la porta e presi a scendere le scale con il fuoco nei boxer, ma la certezza di aver aperto gli occhi su una strada che poteva starmi bene e che infondo, se fatta su misura, lo sarebbe stata per tanta gente con problemi, proprio come me, proprio come Angela. La differenza tra noi era solo nella fortuna di aver impattato contro quel muro in tacchi e frustino di nome Marzia.

Continua...

Edited by 8Dark8 - 1/10/2015, 19:14
 
Top
59 replies since 28/3/2015, 12:10   34361 views
  Share