Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Casto per la ragazza dei miei sogni, e non solo...

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Chastories
view post Posted on 14/2/2015, 01:17 by: Chastories     +1   -1




Capitolo 6
L’ULTIMA UMILIAZIONE

Alessia si richiuse dentro, sbattendo la porta, terrificata da quello che aveva appena visto. << A… A… Ale… sono io >> biascicai. Lei riaprì leggermente la porta, incredula che fossi io, e si portò la mano alla bocca, sconcertata. << ODDIO ODDIO ODDIO… FRATELLINO SEI TU??? MA CHE TI HANNO FATTO? >> stava per correre verso di me, ma si fermò. Qualcosa non quadrava. L’immagine che aveva davanti non aveva senso: oltre a essere totalmente nudo, legato, bendato, pieno di lividi e ferite (tra cui l’evidente segno di un succhiotto sul collo), io stavo indossando la sua mutandina rosa preferita. Mia sorella cambiò più volte espressione, passando da terrorizzata a insospettita. << FRATELLINO, CHE CAZZO E’ SUCCESSO? PERCHE’ HAI LA MIA MUTANDINA? >>. << Ale… t-ti prego non urlare… fammi entrare… >>. Mi fece entrare, e notò che avevo qualche oggetto sotto la mutandina e qualcosa anche nel culo. Non ci mise molto a capire che qualsiasi cosa fosse successa quella notte, io avevo collaborato in qualche modo.

<< PERCHE’-HAI-LA-MIA-MUTANDINA? >> mi ripetè, cominciando seriamente a irritarsi. Prima che potessi cianciare qualcosa, me la tirò giù, lasciandomi nudo e rivelando al suo interno i suoi calzini rosa, pieni di qualcosa, la mia cintura di castità e il butt plug. Rimase ancora più sconvolta. Le partì istintivamente uno schiaffo che mi colpì in faccia. E me lo meritavo. Rimase senza parole, dovette sedersi sul letto cercando di raccapezzarsi, con le mani nei capelli. Io intanto ero mortificato, avrei voluto sciogliermi, squagliarmi, scappare, sparire. Dopo qualche attimo quanto mai imbarazzante, trovai il coraggio di chiederle di togliermi la benda. << IO NON TI LIBERO DA NIENTE FINO A QUANDO NON MI DICI COSA CAZZO HAI FATTO STANOTTE >> mi intimò.

Non c’erano possibili scuse da inventare, né avevo altre possibilità. Quanto mai umiliato, mi avvicinai a mia sorella piangendo, mi inginocchiai, mi infilai con la testa tra le sue gambe aprendogliele e appoggiai la faccia sulla sua pancia, come un cucciolo che va dalla sua mamma. << Ti racconto… tutta la verità Ale >> singhiozzai. << Ti chiedo scusa fin da ora… promettimi che mi perdonerai… ti prego… >>. << Vedremo >> disse lei, placando la rabbia e cominciando ad accarezzarmi teneramente. Mi venne la pelle d’oca, la mia bellissima sorellina di sei anni più piccola mi stava coccolando dolcemente, facendomi sentire protetto e contemporaneamente sottomesso a lei. Iniziai a sperare che lei mi punisse adeguatamente, e che cominciasse a trattarmi da essere inferiore quale mi ero dimostrato.

Raccolsi tutto il coraggio possibile, mentre ormai piangevo a dirotto come un bambino, e tra un singhiozzo e l’altro decisi di non nasconderle nulla, di raccontarle tutto nei minimi particolari. Avevo voglia di spogliarmi di ogni mio pensiero e perversione di fronte a lei, di rendermi nudo e fragile in tutti i sensi, per una umiliazione totale e profonda che mi permettesse di vergognarmi per sempre al cospetto della mia sorellina.

Così le raccontai tutto: il mio amore incondizionato per Francesca, le figure di merda che avevo fatto con lei l’anno prima, la mia confessione di non aver mai baciato o scopato nessuna in vita mia e la promessa che le avrei fatto da schiavetto. E poi le dissi del mio pisellino piccolissimo che aveva fatto ridere Francesca a crepapelle, di come per l’emozione le ero venuto istantaneamente in mano appena mi aveva sfiorato, della cintura di castità che mi aveva inserito, della mia totale sottomissione alla mia Padrona e ai suoi ordini, di come mi aveva picchiato e deriso, e del fatto che per farla calmare avevo baciato con passione il suo piede.

Mia sorella ormai non mi accarezzava più da un po’, inorridita. Non aprì bocca, mentre io sempre singhiozzante appoggiato al suo pancino continuavo a raccontarle senza freni inibitori di quell’anno di sofferenza in castità in cui dovetti evitare tutto e tutti, compresa lei, la mia sorellina. E di come mi bastava sentire la sua vocina, vedere le sue gambe abbronzate, le sue tette e il suo culetto nascosti dai vestiti e soprattutto i suoi incantevoli piedini nudi che camminavano per casa per farmi arrivare al culmine dell’eccitazione e della sofferenza. Mentre glielo raccontavo, quasi come per dimostrarglielo, abbassai la testa fino al pavimento cercando di raggiungere il suo piedino, e vincendo ogni imbarazzo gli diedi un bacino dolcissimo, quello che sognavo di dare da mesi, da vero sottomesso. Lei spostò subito il piede, imbarazzata e schifata. << S… scusami >> le dissi. << E’ che… >> singhiozzai << …mi piacciono davvero da morire… >>. Lei era senza parole, del tutto sconvolta e sconcertata. Cercai di nuovo con la testa il suo pancino, mi aiutai strusciando con le mie ginocchia sul pavimento per muovermi verso di lei, così da stare più a stretto contatto col suo corpicino caldo e con quel grembo quasi materno che mi faceva sentire al riparo.

Tra le lacrime le parlai quindi della giornata appena trascorsa, dell’attesa angosciante di notizie dalla mia Padrona e dell’arrivo di quegli ordini precisi: le mutandine rosa, i calzini sporchi, il butt plug, le manette. Le riferii poi dei soldi che le avevo rubato. << CHE COSA??? >> disse, mi diede un altro schiaffo e mi tirò forte i capelli. << SEI UNO STRONZO>>. Mentre ancora Alessia mi teneva per i capelli, indifeso, proseguii raccontandole l’ansia, la paura, le palpitazioni di quella notte nel tragitto compiuto per arrivare in spiaggia mentre ero conciato in quel modo. E poi le riportai nei particolari il succhiotto che la mia Padrona mi aveva fatto costringendomi a soffrire tremendamente in silenzio, le mie slinguate sui suoi piedi mentre mi umiliavo ulteriormente per convincerla a togliermi la cintura, la mia liberazione e le lappate alla cintura di castità, la mia mano infilata sotto il suo costume che l’aveva fatta esplodere di rabbia con il conseguente calcio nelle palle e la mia contemporanea liberazione di litri del mio seme nei calzini di mia sorella, calzini assolutamente da conservare con il loro contenuto.

L’ultimo particolare la face scattare. << COMEEEEE??? >> strillò Alessia. << QUELLA ROBA NEI CALZINI E’… SPERMA??? >> << Sì… >> mormorai, colpevole, a bassa voce. << MA CHE SCHIFOOO!!! >> quasi mi strappò i capelli dalla rabbia, poi mi sputò in faccia e con la pianta del piede sul mio petto mi scalciò via dal suo grembo. Quindi si alzò, mi guardò disgustata e si mise le mani in faccia, in lacrime anche lei. << MI FAI RIBREZZO… TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO! HAI PERSO DEL TUTTO IL SENNO… SEI UN IDIOTA, NON TI FARE MAI PIU’ VEDERE! >>

<< S…sorellina, ti prego… perdonami... >> << DAMMI LE CHIAVI DELLE TUE MANETTE , TU ORA FILI A LETTO COSÌ. E’ ASSAI SE NON DICO A TUTTI QUANTO FAI SCHIFO. E DA ORA NON OSARE MAI PIÙ RIVOLGERMI LA PAROLA >> aggiunse. Prese le chiavi e si chiuse in camera sua sbattendo la porta. Avrei voluto sotterrarmi. L’avevo delusa profondamente e mi ero umiliato totalmente di fronte a lei. E in fondo, da inetto, minidotato e masochista quale ero, ne ero anche felice. Da quel momento la mia bella sorellina mi avrebbe guardato sdegnosa, sprezzante, dominante, e io sarei stato ai suoi occhi un essere inferiore, quello che mi meritavo. Piangente e tremante mi andai a stendere sul letto, sempre nudo, in manette e bendato, e grazie a quanto appena successo e al butt plug ancora infilato su per il culo sentii nuovamente il mio cazzetto gonfio e eccitato dentro la cintura di castità. Mi resi conto, dalla fioca luce che penetrava attraverso la benda, che era stata superata l’alba. Rimasi sveglio, estasiato al pensiero di quella lunga notte appena passata. La mia vita ora era subordinata a due bellissime ragazze più piccole di me, di fronte alle quali umiliarmi, sottomettermi e soffrire da vero schiavetto.

Dopo un’ora sentii la porta della camera di mia sorella che si apriva e lei che si avvicinava al letto. << A-Ale… >> provai a dire. << Ti ho detto di non osare più rivolgermi la parola, bastardo. Questo è per quello che mi hai fatto >> e mi diede un doloroso cazzotto nelle palle. << Sei un essere schifoso, ridicolo, sadico e masochista. Farai bene a fare tutto quello che ti ordinerò da ora in poi se non vuoi che racconti in giro quello che hai fatto. >> me ne diede un altro, ancora più forte, che mi fece sussultare e urlare. Poi mi salì addosso, abbracciandomi. << Però sei sempre il mio fratellino >> mi strinse fortissimo << …non te lo meriti, ma ti aiuterò a guarire. Sarò sempre e comunque con te e ti difenderò da chiunque altro voglia farti del male. Tu sei mio. Ti voglio bene, nonostante tutto >>. Mi diede un bacino affettuoso e si addormentò poco dopo abbracciata a me.

Ero eccitatissimo, felice, emozionato. Mia sorella era fantastica, riusciva a essere dolcissima con me e a dimostrarmi affetto anche quando avrebbe dovuto evitarmi per sempre. E io, da vera merda, a causa dell’eccitazione continuavo a non riuscire a vederla come sorella ma come una bomba sexy che mi stava addosso. Le sue tettine sul mio petto, i suoi piedini che toccavano i miei, la sua bocca carnosa da cui usciva il suo fiato caldo accanto al mio orecchio mentre dormiva teneramente mi facevano morire. Non chiusi occhio quella notte, e nonostante necessitassi di girarmi non osai muovermi. Il respiro di Alessia si faceva pian piano più profondo, ormai dormiva beata. Avrei voluto accarezzarle i capelli e baciarla tutta. A bassa voce, sapendo che probabilmente non mi avrebbe sentito, dal profondo del cuore, glielo dissi.

<< Sorellina, io… Ti amo >>.




- FINE -



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Il racconto per ora finisce qui, gradirei molto i vostri feedback e consigli.
Se vi è piaciuto e gradite un proseguimento, ho un po' di idee per un sequel, che però scriverò in un futuro prossimo.
Grazie a tutti :)
 
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20 replies since 4/2/2015, 23:07   9019 views
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