Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

LA DOTTORESSA

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/1/2015, 22:01     +4   +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
757
Location:
Mondo

Status:


Questo racconto è di pura fantasia.
Spero di non annoiarvi, è il primo di una serie (spero).
Fatemi sapere nei commenti se devo modificare il modo in cui scrivo oppure se sono stato troppo prolisso, grazie in anticipo e buona lettura.

ShyBoy

*******************************


*******************************



- L'INIZIO



Tutto quello che accadde, lo ricordo come se fosse ieri.
Gli odori, i pensieri, la gente che mi circonda. Ho sempre pensato che i 16 anni rappresentano una fase dell'adolescenza molto critica, devi iniziare a pensare chi vuoi essere nella tua vita, qualcuno riesce, altri no.
Io sono sempre stato il tipo di ragazzo molto timido, ero quello che in classe era all'ultimo banco perché odiava avere gente alle spalle, era quello che entrava sempre e che si assentava solamente quando si andava al cinema o al teatro perché voleva evitare il contatto con la classe.
Ero vicino ai 17 anni ormai, mancava poco, eppure questa sensazione di angoscia nei confronti della mia classe sociale aumentava sempre di più.
Odiavo tutti: i miei insegnanti che ridevano con i personaggi più assurdi, i miei compagni di classe che tra un ceffone alle spalle e uno scherzo di cattivo gusto mi prendevano di mira tutti i giorni, alcune volte riuscivo a ribellarmi, altre invece ero succube.

10 dicembre, come tutte le mattine scendo di casa e slego la bici legata al palo per poi dirigermi verso la scuola con la cartella sulle spalle.
Arrivato all'angolo della strada, dopo pochi metri, inizio a sentirmi un peso sul petto che diventa sempre più forte, inizia a mancarmi il respiro, un attimo di panico e cado a terra stordito, nella caduta batto sul marciapiede provocandomi un taglio non molto profondo sulla testa.

Tutto avvenne in poco tempo, i passanti che si fermano incuriositi, il viaggio in ambulanza verso l'ospedale cittadino e l'ansia dei miei genitori che vengono avvertiti dal centralinista di turno.
Iniziano i primi esami ma i medici vogliono vederci chiaro, non era un semplice attacco di panico, la pressione era salita alle stelle.

Passano tre giorni e sono ancora ricoverato, qualche amico mi viene a trovare e i miei genitori fanno il possibile per dividersi tra i turni di lavoro e le visite in reparto.

Era la mattina del 14 dicembre, entrano in stanza un medico adulto e una specializzanda al terzo anno in pediatria.
Era semplicemente stupenda; 28 anni, alta 1.75, i capelli castano chiaro mossi, gli occhi castani, indossava un panatalone nero che metteva in risalto il suo fisico scolpito dalle forme perfette, il camice bianco la rendeva ancora più bella; ai piedi aveva le pantofole che si utilizzano nei reparti, potevo intravedere i calzini bianchi corti.
Che dire del volto? Angelico, i lineamenti erano ben definiti e molto curati, un leggero trucco sul viso e gli occhi stanchi ma contenti per il proprio lavoro.
Il medico inizia a farmi svariate domande della serie "ti droghi, fumi, bevi, cosa hai mangiato, cosa pensi dei tuoi genitori, dobbiamo metterci a dieta" e via dicendo.
La mia mente era quasi bloccata, pensavo solo a lei, ormai avevo dipinto un quadro sulle pareti della mia mente e lo osservavo come uno scultore osserva la sua ultima creazione, fiero di se stesso e pieno di emozioni.
Ora è il turno della Dottoressa che inizia a farmi qualche domanda con tono molto calmo, vuole conoscermi e infatti alla fine del colloquio prima di andare via mi dice: "Una dottoressa, prima di ascoltare i sintomi per emettere la diagnosi, deve conoscere il paziente."
Ovviamente il mio carattere introverso fa si che il mio volto diventa rosso.

Passano i giorni, la intravedo nei corridoi e ci lanciamo qualche sguardo, quando può si ferma a parlare, altre volte mi ignora.
Non perdo occasione, quando posso le guardo i piedi.
Non so cosa provo, ma dentro di me ho una serie di emozioni che a 16 anni è ancora difficile capire.

Passava il tempo ed i miei pensieri erano rivolti solamente a lei, nessun pensiero malizioso o cattivo, desideravo solo conoscerla meglio ma dovevo solamente trovare il modo.

- LA SERA DELLA CONOSCENZA



Mentre ero in attesa di sapere la data delle mie dimissioni, tra un esame ed un altro, la Dottoressa si occupava di seguire i miei esami per cercare di capire la causa che aveva fatto sobbalzare alle stelle la mia pressione.
Ormai all'interno del reparto avevo fatto amicizia con tutti i medici e le infermiere, giocavo con i bambini e quasi tutto il personale mi sorrideva.
Una sera mentre camminavo come di consuetudine sotto e sopra per il corridoio, mi sentii male nuovamente e caddi a terra, la prima ad arrivare fu Lei, era stupenda.
Questa volta indossava le solite ciabatte sanitarie ma senza calze, avevo la testa girata a destra e la prima cosa che vidi furono le sue caviglie, le osservai per molto tempo.
Erano perfette, potevo intravedere il segno rosso delle scarpe, sicuramente con il tacco, non so cosa mi trattenne nel baciare quelle estremità favolose, credo proprio che quella sera, lei si accorse di questo.
Dopo aver fatto l'elettrocardiogramma venne in stanza a comunicarmi che i risultati erano tutti negativi e che il mio cuore era apposto.

Dottoressa: Mi hai fatto prendere un bello spavento sai?
Io: Si dottoressa. (Con tono timido)
Dottoressa: Sei un ragazzo molto timido, me ne sono accorta da giorni sai? Ormai sei qui da una settimana e i miei studi mi hanno permesso di capire al volo il carattere delle persone, perchè non usciamo dal reparto e camminiamo un po'? Dai ti farà bene prendere aria.
Io: Come vuole Lei Dottoressa.

Lei mi sorrise e ci incamminammo verso la porta.

Dottoressa: Allora timidotto, ora che siamo soli e possiamo parlare tranquillamente, che fai nella vita?

Iniziai a parlare per trenta minuti buoni, lei non mi interruppe un attimo, mi osservò in silenzio e in alcuni momenti annuiva sorridendo, mi stava ascoltando, Lei, la fonte dei miei pensiero.. ero cosi contento fino a quando mi disse gelandomi:

"Non credi che la tua chiusura verso gli altri dipende dal fatto che sei cosi solitario che... diciamo la verità, ho ritirato le analisi del sangue, con me puoi parlare, non riferirò nulla ai tuoi genitori."

Andai nel panico, avevo capito che lei sapeva che mi masturbavo frequentemente, ma a cosa voleva alludere?
Annui senza proferir parola, il volto rosso che ormai era diventato una griglia per arrostire la carne e la gola secca.

Lei scoppiò a ridere e dopo disse: "Non preoccuparti io manterrò il segreto professionale, però sono curiosa, che tipo di donna ti piace? Dai non preoccuparti è tipico di tutti gli adolescenti."

Non parlavo, volevo solamente tornarmene a dormire, fissavo le sue ciabatte.
Come temevo, lei capi' tutto e infatti all'improvviso sfilò il piede dalla pantofola:

"Non dirmi che ti piacciono questi." Alzò il piede e me lo mise di fronte in bella mostra.

Non respirai più, ero totalmente bloccato.
Lei iniziò a ridere, all'inizio scherzava, solamente dopo capi' che io li apprezzavo davvero, complice la mia erezione.

"Allora è vero." E mi osservò in silenzio per poi riporre il piede nella pantofola.

"Sai, comunque non esiste nessun test che rivela se il paziente si masturba o meno.
Credo che sia ora di andare a dormire, non preoccuparti, non dirò niente a nessuno."

Mi fece cenno di alzarsi e mi sorride per poi dirmi:

"Buonanotte, a domani."

Edited by ShyBoy - 15/1/2015, 22:20
 
Top
view post Posted on 16/1/2015, 12:29     +1   -1
Avatar

Decano BDSM

Group:
Member
Posts:
1,539
Location:
Roma

Status:


Molto bello, inizio davvero promettente. Complimenti ShyBoy. Continua così!
 
Top
view post Posted on 16/1/2015, 13:26     +1   -1
Avatar

Professore/essa SM

Group:
Member
Posts:
469

Status:


bel racconto, continua...
 
Top
poggiapiedi
view post Posted on 16/1/2015, 15:10     +1   -1




Prologo interessantissimo, spero ci sia un seguito
 
Top
view post Posted on 16/1/2015, 17:33     +1   -1

Maestro di Piedi

Group:
Member
Posts:
4,156

Status:


Continua senza tradire il tuo stile!
 
Top
view post Posted on 16/1/2015, 19:51     +2   +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
757
Location:
Mondo

Status:


Ragazzi se vi è piaciuto allora scrivo la continua!
 
Top
dolcesogno24
view post Posted on 18/1/2015, 11:38     +1   -1




scrivila :D
 
Top
view post Posted on 18/1/2015, 22:44     +3   +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
757
Location:
Mondo

Status:


- L'INIZIO



La cosa più brutta di quando hai 16 anni è la mente, non è mai con i piedi per terra, qualsiasi episodio inizia a farla viaggiare senza sfiorare mai la razionalità.
Il giorno delle dimissioni è arrivato, la Dottoressa non è più passata a trovarmi e volevo sprofondare, l'unico desiderio che mi era rimasto era prendere la valigia e scappare via.
Prendo le mie cose dal cassetto e le infilo velocemente in valigia mentre aspetto che i miei genitori finiscono di parlare con il medico, di Lei non c'è ombra.
Esco dalla stanza ed accenno un sorriso al medico che mi spiega che non c'è alcun problema e posso tornare alla vita di tutti i giorni.

Il solo pensiero di ritornare a scuola ormai mi faceva stare veramente male, inoltre non da quella sera, non avevo più visto Lei.
Con la valigia in mano, seguito dai miei genitori esco dal reparto di pediatria, ma tutto ad un tratto mi sento chiamare:

"Ottavio, Ottavio aspetta." Non potete immaginare l'emozione nel girarmi e vedere lei, Stupenda.. Stupenda.. Stupenda!
Mi fermo e lascio cadere la valigia a terra per lo stupore.
"Dottoressa buongiorno, mi hanno appena firmato le dimissioni."
"Si ho saputo, volevo solamente salutarti" Rispose lei accennando un sorriso.

"Ottavio ti aspettiamo nel parcheggio, arrivederla Dottoressa" Dissero i miei lasciandomi solo, mi sentivo imbarazzatissimo.

"Ottavio, se hai avuto modo di pensare a quello che è successo l'altra sera, non preoccuparti, è tutto apposto. Abbiamo quasi creato un'amicizia in una settimana di ricovero e non mi sono fatta un'idea sbagliata su di te, hai solamente 16 anni.
In tutti gli anni di tirocinio e studio non hai idea quanti pazienti ho visto, ma non preoccuparti."

Dopo aver sentito queste parole risposi con voce flebile:
"Dottoressa.. la ringrazio.. allora arrivederci e graz.."
Mi interruppe all'imprivo dicendomi:
"Prendi questo pezzo di carta e scrivimi il tuo numero di cellulare, magari qualche sera quando farò la notte e non avrò nulla da fare, ti chiamo, che dici?"

Presi al volo la penna e scrissi il mio numero di cellulare senza farmelo ripetere due volte.
"Ciao Ottavio."
Si girò e se ne andò lasciandomi nel bel mezzo del corridoio con il suo profumo ancora nell'aria, sapeva che io le avrei guardato le scarpe, indossava degli stivali neri in pelle meravigliosi.

- LA CHIAMATA IMPROVVISA



Passavano i giorni ma lei non chiamava, ormai vivevo con il cellulare sempre vicino in attesa, nel frattempo tornai a scuola e ripresi la mia vita regolarmente.
Più i giorni passavano e più mi ripetevo "povero illuso, non chiamerà mai".
Arrivò anche il giorno del mio compleanno e finalmente arrivarono i tanto ed attesi 17 anni.

La sera del mio compleanno vennero i parenti a cenare a casa mia, passai una serata molto tranquilla ma il regalo più bello fu quando ricevetti questo messaggio:

"Ciaooo!! :) Sono Paola, la tua Dottoressa, ti ricordi di me ? :(
Vorrei parlarti, ci vediamo alle 15:00 al Bar Centrale, riesci? Spero di si, a domani."

Al messaggio risposi con un banale "Si certo, a domani."

- L'INCONTRO



La giornata scolastica non terminava mai, l'agognato incontro era ormai arrivato.
Nella mia testa ormai esisteva solamente lei, non avevo neanche più pensiero per le altre ragazze o per il desiderato scooter, non so se mi stavo innamorando di lei o del fatto che era la prima donna al mondo a conoscere i miei veri gusti.
Al termine delle lezioni alle 14:30 presi la bicicletta e iniziai a pedalare di corsa con la musica dei Queen nelle cuffiette per avere un pò di adrenalina in più.
Arrivai al Bar e lei era già li in anticipo, mi sedetti affianco a lei e la osservai nella sua maestosità.
Indossava sempre i soliti stivali neri ed aveva un piumino invernale molto carino, al collo una sciarpa rossa.

La osservai nei dettagli, era davvero stupenda, aveva alle mani lo smalto rosso e i capelli pulitissimi, il profumo Chanel si sentiva nell'aria.

"Ciao Ottavio, come stai? Ho pensato tanto a te." Mi disse sorridendo con un tono molto dolce.
"Bene grazie, Lei?" Risposi timidamente.
"Ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire oggi. La verità è che avevo intenzione di incontrarti ma poi ho pensato che ero il tuo medico e tu il mio paziente, una volta dimesso il rapporto da prassi doveva finire li. Poi ieri sera pensando a quando mi hai detto che ti piacevano i miei piedi sono rimasta meravigliata, nessuno me lo aveva mai detto. Ho pensato anche alle storie che mi hai raccontato sulla tua classe e sul fatto che non hai amici e ho pensato che voglio aiutarti."
"Dottoressa ma come può aiutarmi?"

Sapevo il suo nome ma volevo portare rispetto, non potevo chiamarla per nome e da come lei si atteggiava, sono sicuro che apprezzava.
Nel frattempo arrivò il cameriere con la tazza di caffè e la porse a Paola.
Bevve quel caffè in maniera cosi regale che pensai che doveva per forza discendere da una famiglia nobile, cosi sicura di se stessa, non aveva paura di niente e poteva permettersi qualsiasi affronto, avrebbe vinto lei, tutto questo a solo 28 anni.
Ogni tanto il vento muoveva quei meravigliosi capelli mossi e lasciava intravedere il suo fantastico collo.

All'improvviso con quel tono dolce e rassicurante mi disse:

"Raccontami un po', cosa pensi dei piedi di una donna? Dai siamo amici ormai."

Mi guardai intorno, l'ultima cosa che avrei voluto era farmi sentire da qualcuno.

"Io non so da dove iniziare, sinceramente io non so quello che provo, io so solo che mi piacciono e basta." Risposi cercando di darmi forza.

Pagò il conto e mi disse: "Io non sono originaria di qui, ho preso una casa in affitto, se vuoi finiamo di parlare li, sempre se non ti crea imbarazzo."

Nel tragitto verso casa sua, non riuscivo a parlare, ero davvero bloccato, mi sentivo scoppiare.
Incatenai la bici al palo sotto casa sua e salimmo sopra.
L'appartamento era di 70mq scarso, molto accogliente, tutto ordinato e pulito.

"Vieni accomodati." Si sedette su un divano rosso.
"Facciamo cosi, ho un'idea, visto che sei bloccato ti farò io delle domande e tu dovrai solamente rispondermi, va bene Ottavio? Dai tranquillo, spero di non metterti a disagio."
Annui.

"Domanda numero uno: Mi fissavi i piedi in ospedale, me ne accorgevo sai?! Confermi?
Annui timidamente.
"Domanda numero due: Quando eri a terra e mi guardavi le caviglie, desideravi baciarmele, vero?"
Iniziai a diventare rosso.
"Si..si Dottoressa."
Lei scoppiò in una grossa risata e mi disse: "Scusami se rido, ma sei un ragazzo cosi dolce e a modo, ti ho conosciuto bene, non immaginavo proprio." Mi accarezzò il viso ed all'improvviso si tolse gli stivali e le calze viola che indossava e allungò i piedi su un pouf.

Se fino ad allora ero completamente bloccato, ora ero pietrificato, speravo di sentire un odore ma complice la mia emozione, non respiravo nulla.
"Ti prego però Ottavio, non chiamarmi Dottoressa, io sono Paola e siamo fuori da un contesto ospedaliero."
Mi stava provocando in tutti i modi e ne era a conoscenza, capii solamente dopo che provocare anche nello scherzo era un lato del suo carattere.
"Cosa stai guardando?"

Ovviamente stavo osservando i suoi piedi, erano perfetti, portava 39 di scarpe, l'unico difetto erano le dita un pò lunghe ma le piante dei piedi facevano dimenticare quel piccolo difetto.
Mi alzai e incantato caddi a terra vicino ai suoi piedi, lei li spostò come per farmi capire che non potevo avvicinarmi.
Li osservai a lungo, erano semplicemente stupendi.

All'improvviso preso dall'eccitazione cercai in tutti i modi di baciarli ma lei infastidita li scese dal pouf, all'improvviso io non so perché dissi:

"La prego Padrona me li lasci baciare."

All'improvviso mi arrivò uno schiaffo in faccia e lei arrabbiatissima mi disse:

"MA CHE TI CREDI? Che faccia entrare un ragazzo di 17 anni in casa mia per farlo diventare mio schiavo? Sono un medico e sono informata sul mondo di voi feticisti, ma non dirmi che sei anche masochista? Mi dispiace, non potrò mai diventare la tua padrona, non farti strane idee."

"Mi scusi mi scusi, non sono masochista lo giuro, non so cosa mi è preso." Con voce flebile tendente al pianto.

Osservai quei piedi preziosi quando ad un tratto lei si alzò e se ne andò lasciandomi a terra, sentii la porta sbattere.
Avevo il cervello in tilt, all'improvviso osservai l'oggetto dei miei desideri a terra, quei magnifici stivali neri.
Nonostante la paura di essere scoperto iniziai a baciarli e misi il naso dentro per cercare il più possibile di inebriarmi dell'odore dei suoi piedi, purtroppo dovevano essere nuovi perché oltre a un leggero odore di sudore senti' solamente l'odore della pelle.
Scoppiai in un'erezione favolosa, me ne andai da quella casa a testa bassa, felice come non lo ero mai stato ma carico di vergogna.
 
Top
dolcesogno24
view post Posted on 20/1/2015, 03:14     +1   -1




interessante..scrivi bene e ordinato complimenti
 
Top
smjuantorena
view post Posted on 20/1/2015, 08:14     +1   -1




Bello
 
Top
poggiapiedi
view post Posted on 20/1/2015, 10:13     +1   -1




poi? :-)
 
Top
dominikus1974
view post Posted on 23/1/2015, 12:08     +1   -1




Un racconto bellissimo !
Mi piace tantissimo ,continua.
 
Top
danielino
view post Posted on 23/1/2015, 12:44     +1   -1




bellissimo racconto ! c'è tutto di una donna : provocare per poi negarsi.
 
Top
view post Posted on 23/1/2015, 12:55     +2   +1   -1

Cavaliere BDSM

Group:
Member
Posts:
757
Location:
Mondo

Status:


Ragazzi fatemi sapere tramite commenti se la storia sta iniziando bene oppure se è monotona.

Grazie.

************************



- PAOLA E OTTAVIO: GLI INIZI



Paola entra in ospedale con passo svelto, indossa il camice e le pantofole sanitarie che mi hanno fatto innamorare di lei, entra nella sala dei medici dove è presente una sua amica che sta bevendo del caffé.

Lucrezia è una bella ragazza, porta sempre i capelli a coda di cavallo legati con degli elegantissimi fermagli che cambia meticolosamente ogni giorno, indossa delle scarpe con il tacco ed ha il camice come Paola e dimostra la stessa età.
Il modo di muoversi di Lucrezia è particolare, Paola è molto sicura di se, mentre Lucrezia è la classica ragazza che dai movimenti ti fa capire che il tuo posto è ai suoi piedi.

Lucrezia: "Buongiorno cara, hai un'aria stanca, tutto bene?"
Paola: "Si tutto bene, ieri sera ho discusso con un mio amico e sono ancora molto arrabbiata."
Lucrezia: "Lo sai che con me puoi sfogarti quando vuoi, dimmi pure."

Lucrezia e Paola sono amiche fin dai tempi del primo anno di medicina, hanno un legame molto particolare perché si confidano spesso ed escono insieme nei momenti liberi.

Paola si guarda intorno per assicurarsi che non ci siano altre orecchie e poi dice a Lucrezia: "Sai Lucre, ho conosciuto un ragazzo e mi sono affezionata a lui fin da subito, era un mio paziente. Io gli voglio bene come amico perché è molto dolce, solamente che ieri è successa una cosa strana. Per gioco, sai come sono, lo provocavo per prenderlo in giro ma poi ho capito che è uno di quei ragazzi a cui piacciono i piedi."

"E qual'è il problema? Sai quanti ragazzi ho avuto io che.. ascolta Paola, se incontri quei ragazzi tieniteli stretti. Hanno una sensibilità molto particolare, si portano dentro questo peso che non riescono a condividere con il mondo esterno e sono diversi da tutti gli altri maschietti che pensano solamente alle tette ed al culo, che male c'è a voler baciare un piede? Se a lui piace, fallo contento no? Sapessi quante ne ho fatte io, ho frustato, sputato, camminato sulla schiena di un mio ex con i tacchi a spillo, ci siamo sempre divertiti, ma poi finiva tutto li." rispose Lucrezia con tono sereno.

"Ma Lucrezia io non potevo immaginare che lui realmente era attratto dai miei piedi, non so neanche cosa fare con lui, anche perché è un ragazzino, ha solamente 17 anni, poi a differenza tua non ho mai vissuto questo tipo di esperienze."

"Cara mia, anche io prima di averle vissute non potevo immaginare, ma devi staccarti da questo camice che fa di te una perfetta santarellina, sei una ragazza attraente e ti posso garantire che da come ti muovi sei molto sicura di te. Ora chiama questo ragazzo e dagli un appuntamento, non devi farlo diventare un tuo schiavo o camminarci sopra con i tacchi, magari ascolta lui che gusti ha e ti regoli di conseguenza, fammi sapere, se hai bisogno di educarlo posso sempre prenderlo a calci." Rispose Lucrezia ridendo.

Nel tragitto fino a casa Paola pensò alle parole di Lucrezia, prese il cellulare e chiamò Paolo che rispose immediatamente e con voce timida, come potevamo aspettarci:

"Pronto..."
"Ottavio, sicuramente hai riconosciuto la mia voce. Scusami per ieri, sono stata troppo dura, ti aspetto a casa oggi pomeriggio, vieni quando vuoi." Chiuse la telefonata.

Ottavio afferrò i primi vestiti che trovò avanti e scese di corsa per raggiungere la casa di Paola, non poteva credere alla telefonata, era la notizia più bella del secolo, dopo l'ultimo incontro credeva di non vederla mai più.

Arrivato a casa, bussò alla porta di Paola ma non apri' nessuno, dopo qualche minuto Paola apri' la porta; scalza, con un vestito primaverile verde molto sottile che lasciava intravedere un reggiseno bianco sotto, i capelli appena lavati ed emanava un profumo di pulito.

"Vieni caro Ottavietto, accomodati pure."
"Grazi.. grazi.." risposte Ottavio con voce flebile e con lo sguardo verso il basso.

"Dunque Ottavio" disse Paola sedendosi sul divano appoggiando i piedi sul pouf "Non fare l'incantato, vieni forza." disse ridendo.

"Si si vengo subito. Non mi aspettavo questa chiamata da Lei."
Paola scoppiò a ridere, nonostante la loro amicizia Ottavio continuava a dare del Lei, un altro sintomo di sottomissione.

"Voglio chiarire con te un po di cose, sono stata troppo dura, alla fine non vedo che male c'è se ti piacciono i piedi delle ragazze, ne ho anche parlato con un'amica che mi ha consigliato cosa fare, la conoscerai magari più avanti."

Ottavio era diventato rosso, parlato con un'amica?, che voleva significare?
I piedi di Paola sporgevano dal pouf, erano pulitissimi, mentre Ottavio stava raggiungendo Paola per sedersi sul divano, Paola lo fermò mettendo un piede sul petto di Ottavio.

"Caro siediti pure vicino ai miei piedi, visto che ti piacciono tanto."
"Grazie grazie!" Rispose Ottavio come se avesse ricevuto uno dei migliori regali.

"Sai sono appena uscita dalla doccia, si sente no?
Purtroppo non possiamo parlare ora perché devo leggere 150 pagine di relazione del mio Professore, tu però puoi fare una cosa, apri il cassetto e prendi l'ovatta e lo smalto rosso, fammi vedere cosa sai fare." Disse Paola ridendo per poi accarezzare Ottavio sul viso con la mano.

Ottavio stava scoppiando, era inginocchiato ai piedi di quella ragazza stupenda, i piedi erano meravigliosi e profumati, era bloccato non per la timidezza, ma perché doveva frenare la voglia di baciarli.
Ottavio passò lo smalto sulle unghie di Paola, lo fece con una tale calma e dedizione che il lavoro usci' perfetto, da questo Paola capi' che era proprio quello che voleva Ottavio.
Passò circa un'ora abbondante ai suoi piedi, quando ebbe finito, iniziò a massaggiarli, Paola lo ignorò per tutto il tempo come se fosse normale che Ottavio fosse li ai suoi piedi.

"Bravooo." Disse Paola battendo le mani con tono felice, afferrò poi il computer portatile.
"Sei stato proprio bravo, ora non dirmi nulla ma devo leggere delle cose."

Ottavio abbassò la testa e fece un ghigno che lasciava intravedere la sua tristezza fino a quando Paola disse sorridendo: "Non fare quella faccia, ora puoi baciarli se vuoi."

Missili in cielo, razzi, fuochi artificiali, una donna che urla, un uomo che corre alle olimpiadi; non ci sono frasi per descrivere quello che stava pensando Ottavio, era talmente felice che nulla aveva più senso in confronto a quello che stava per fare.

Avvicinò le labbra al piede sinistro di Paola e iniziò a baciarlo, con molta calma, dai baci si poteva capire che lui lo faceva con piacere e con affetto, erano dei baci dolci.
Parti' dal tallone, poi sali' lungo la pianta perfetta e poi si dedicò alle dita, una ad una.
Baciò con tutta calma anche le caviglie e poi passò all'altro piede.

Nel frattempo Paola stava leggendo al computer, ma stava anche apprezzando il lavoro svolto da Ottavio poiché ogni tanto faceva dei sorrisi di soddisfazione, tutto ad un tratto chiuse il computer sbattendolo, osservò Ottavio e disse:
"Basta cosi." Spostando il piede. "Ora sdraiati a terra, guarda i miei piedi e dimmi cosa pensi di me e poi di loro." Concluse sorridendo.

"I Suoi piedi sono stupendi, mi sono innamorato di loro fin dal primo istante, è vero mi sono preso una cotta anche per Lei, ho solamente Lei come amica e il pensiero di perderla mi ha fatto stare male. Io non posso fare a meno che pensare ai Suoi piedi ed ai Suoi modi regali, il modo in cui si muove.. il modo in cui.."

Paola fece cenno di tacere e scoppiò a ridere.

"Mi sono informata su internet, dai va bene, ormai ci conosciamo da un paio di mesi e siamo anche amici, voglio accontentarti, mha.. dobbiamo imporre delle regole."

Ottavio annui' sdraiato sul pavimento.

"Regola numero uno: Non dovrai chiamarmi Padrona, per ora mi sembra esagerato.

Regola numero due: Non dovrai dire a nessuno delle nostre esperienze.

Regola numero tre: Niente pipi o cacca, intesi? Non mi vedrai mai nuda e tu starai sempre vestito, soprattutto niente collare manette e fruste.

Regola numero quattro: Non pensare che da oggi starai sempre qui a servirmi e riverirmi.

Regola numero cinque: Voglio essere onesta, per quanto mi intrighi pensare a questa esperienza, io ti voglio bene come amico, non ti vedo come schiavo. La schiavitù non esiste più e vuoi per la mia professione o per etica personale non ti considererò mai TALE. Saranno momenti di gioco, dovrai vedermi come un'amica e non come una Padrona."

"Si ho capito tutto, ma una domanda. Come mi posso rivolgere a Lei?"

Paola continuò a ridere e disse: "Il Lei durante i nostri momenti di gioco mi va benissimo, ma quando parliamo di altro e siamo tra amici, sono Paola. Quello che voglio farti capire è che io voglio renderti felice ma nello stesso tempo voglio farti capire che non sei buono solamente a leccare i piedi, ma sei molto di più, farò di te un uomo.
Attualmente divido questa casa con una coinquilina che è fuori per l'erasmus, quando tornerà non credo che ci vedremo ancora qui dentro. Prima di uscire sul mobile ci sono le chiavi di casa, prendile cosi potrai venire quando avrai bisogno di stare tranquillo a pensare oppure per riordinarmi la casa. Non farmene pentire." disse sempre ridendo, il tono di Paola dall'inizio della conversazione non aveva mai assunto un tono freddo, al contrario, rispondeva sempre con il sorriso sulle labbra.

Paola iniziò a muovere i piedi in maniera sensuale, Ottavio non resistette e iniziò a leccarli in maniera lenta e dolce, Paola scoppiò a ridere.

"Per questa volta va bene, ti faccio questo regalo, ma ricordati che lo sto facendo solo per te, che ci creda o no, ti voglio bene." disse Paola ridendo.

In verità Paola lo stava facendo anche per Lei, si è sempre posta delle sfide nella vita, prima medicina poi la specializzazione, e questo è l'inizio di una nuova.

"Ora Ottavio però dobbiamo salutarci, domani ho il turno dalla mattina fino alla sera e ho bisogno di riposare."

- IL GIORNO DOPO



Passavano le ore di scuola e Ottavio pensava a cosa poteva fare per rendere felice Paola.
Usci' da scuola e con quei pochi soldi che aveva in tasca comprò dei fiori, andò a casa di Paola e li mise in un vaso con dell'acqua.

Successivamente, prese l'aspiravolpere e la passò in tutta la casa, poi passò lo straccio per lavare a terra ed infine passò la polvere su tutti i mobili.
Quando mise a posto l'aspirapolvere, la sua attenzione fu colta dalle pantofole e dagli stivali di Paola che giacavano in terra, ovviamente erano stati lasciati li apposta per provocare Ottavio.
Non riusci' a contenersi, si sdraiò a terra e infilò il naso negli stiavali che dopo iniziò a leccare, ovviamente venne subito.

Quando Paola apri' la porta si trovò d'avanti la casa lucidissima e profumata, senti' anche odore di cucinato.
Paola non rimase sorpresa, se lo aspettava.
All'improvviso apparve Ottavio con le pantofole in mano, si inginocchiò e disse:

"Bentornata Regina, le ho portato le sue pantofole."
"Ma non avevo detto che non volevo essere chiamata Padrona?" Disse Paola con voce seccata.
"Si mia Regina, ma Lei ha detto Padrona e non ha specificato altri nomi."
Paola scoppiò a ridere e disse: "Vedo che stai cacciando il carattere, va bene, sfilami pure le scarpe e infilami le ciabbatte, se proprio ci tieni."
"Grazie mia Regina."

Ottavio sfilò le hogan nere con dei brillantini lungo il laterale, avverti' subito un leggero odore di sudato e gli piacque tanto. Paola indossava dei calzini rossi con dei fiorellini bianchi, li osservò un momento e poi li infilò nei sandali.

"Cosa hai cucinato di buono?" rispose Paola scoppiando a ridere.
"Andiamo a mangiare dai, dopo vedremo un film, per oggi basta cosi, hai fatto abbastanza." accarezzando Ottavio che se avesse avuto una coda, sicuramente avrebbe scondinzolato.

Edited by ShyBoy - 23/1/2015, 13:20
 
Top
dominikus1974
view post Posted on 23/1/2015, 13:30     +1   -1




bell racconto e non credo che sara qualcuno a dire che e monotono...
A me piace tantissimo questo genere di racconti ,non mi piace quando apena initio il raconto e pasano subito a pratiche fetish...mi piaciono queste introduzioni paso a paso fin quando si ariva al momento oportuno e sublimedel adorazione...
Bravissimo,Continua.
 
Top
79 replies since 15/1/2015, 22:01   49866 views
  Share