Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

LA DOTTORESSA

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ShyBoy
view post Posted on 18/1/2015, 22:44 by: ShyBoy     +3   +1   -1

Cavaliere BDSM

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- L'INIZIO



La cosa più brutta di quando hai 16 anni è la mente, non è mai con i piedi per terra, qualsiasi episodio inizia a farla viaggiare senza sfiorare mai la razionalità.
Il giorno delle dimissioni è arrivato, la Dottoressa non è più passata a trovarmi e volevo sprofondare, l'unico desiderio che mi era rimasto era prendere la valigia e scappare via.
Prendo le mie cose dal cassetto e le infilo velocemente in valigia mentre aspetto che i miei genitori finiscono di parlare con il medico, di Lei non c'è ombra.
Esco dalla stanza ed accenno un sorriso al medico che mi spiega che non c'è alcun problema e posso tornare alla vita di tutti i giorni.

Il solo pensiero di ritornare a scuola ormai mi faceva stare veramente male, inoltre non da quella sera, non avevo più visto Lei.
Con la valigia in mano, seguito dai miei genitori esco dal reparto di pediatria, ma tutto ad un tratto mi sento chiamare:

"Ottavio, Ottavio aspetta." Non potete immaginare l'emozione nel girarmi e vedere lei, Stupenda.. Stupenda.. Stupenda!
Mi fermo e lascio cadere la valigia a terra per lo stupore.
"Dottoressa buongiorno, mi hanno appena firmato le dimissioni."
"Si ho saputo, volevo solamente salutarti" Rispose lei accennando un sorriso.

"Ottavio ti aspettiamo nel parcheggio, arrivederla Dottoressa" Dissero i miei lasciandomi solo, mi sentivo imbarazzatissimo.

"Ottavio, se hai avuto modo di pensare a quello che è successo l'altra sera, non preoccuparti, è tutto apposto. Abbiamo quasi creato un'amicizia in una settimana di ricovero e non mi sono fatta un'idea sbagliata su di te, hai solamente 16 anni.
In tutti gli anni di tirocinio e studio non hai idea quanti pazienti ho visto, ma non preoccuparti."

Dopo aver sentito queste parole risposi con voce flebile:
"Dottoressa.. la ringrazio.. allora arrivederci e graz.."
Mi interruppe all'imprivo dicendomi:
"Prendi questo pezzo di carta e scrivimi il tuo numero di cellulare, magari qualche sera quando farò la notte e non avrò nulla da fare, ti chiamo, che dici?"

Presi al volo la penna e scrissi il mio numero di cellulare senza farmelo ripetere due volte.
"Ciao Ottavio."
Si girò e se ne andò lasciandomi nel bel mezzo del corridoio con il suo profumo ancora nell'aria, sapeva che io le avrei guardato le scarpe, indossava degli stivali neri in pelle meravigliosi.

- LA CHIAMATA IMPROVVISA



Passavano i giorni ma lei non chiamava, ormai vivevo con il cellulare sempre vicino in attesa, nel frattempo tornai a scuola e ripresi la mia vita regolarmente.
Più i giorni passavano e più mi ripetevo "povero illuso, non chiamerà mai".
Arrivò anche il giorno del mio compleanno e finalmente arrivarono i tanto ed attesi 17 anni.

La sera del mio compleanno vennero i parenti a cenare a casa mia, passai una serata molto tranquilla ma il regalo più bello fu quando ricevetti questo messaggio:

"Ciaooo!! :) Sono Paola, la tua Dottoressa, ti ricordi di me ? :(
Vorrei parlarti, ci vediamo alle 15:00 al Bar Centrale, riesci? Spero di si, a domani."

Al messaggio risposi con un banale "Si certo, a domani."

- L'INCONTRO



La giornata scolastica non terminava mai, l'agognato incontro era ormai arrivato.
Nella mia testa ormai esisteva solamente lei, non avevo neanche più pensiero per le altre ragazze o per il desiderato scooter, non so se mi stavo innamorando di lei o del fatto che era la prima donna al mondo a conoscere i miei veri gusti.
Al termine delle lezioni alle 14:30 presi la bicicletta e iniziai a pedalare di corsa con la musica dei Queen nelle cuffiette per avere un pò di adrenalina in più.
Arrivai al Bar e lei era già li in anticipo, mi sedetti affianco a lei e la osservai nella sua maestosità.
Indossava sempre i soliti stivali neri ed aveva un piumino invernale molto carino, al collo una sciarpa rossa.

La osservai nei dettagli, era davvero stupenda, aveva alle mani lo smalto rosso e i capelli pulitissimi, il profumo Chanel si sentiva nell'aria.

"Ciao Ottavio, come stai? Ho pensato tanto a te." Mi disse sorridendo con un tono molto dolce.
"Bene grazie, Lei?" Risposi timidamente.
"Ti starai chiedendo perché ti ho fatto venire oggi. La verità è che avevo intenzione di incontrarti ma poi ho pensato che ero il tuo medico e tu il mio paziente, una volta dimesso il rapporto da prassi doveva finire li. Poi ieri sera pensando a quando mi hai detto che ti piacevano i miei piedi sono rimasta meravigliata, nessuno me lo aveva mai detto. Ho pensato anche alle storie che mi hai raccontato sulla tua classe e sul fatto che non hai amici e ho pensato che voglio aiutarti."
"Dottoressa ma come può aiutarmi?"

Sapevo il suo nome ma volevo portare rispetto, non potevo chiamarla per nome e da come lei si atteggiava, sono sicuro che apprezzava.
Nel frattempo arrivò il cameriere con la tazza di caffè e la porse a Paola.
Bevve quel caffè in maniera cosi regale che pensai che doveva per forza discendere da una famiglia nobile, cosi sicura di se stessa, non aveva paura di niente e poteva permettersi qualsiasi affronto, avrebbe vinto lei, tutto questo a solo 28 anni.
Ogni tanto il vento muoveva quei meravigliosi capelli mossi e lasciava intravedere il suo fantastico collo.

All'improvviso con quel tono dolce e rassicurante mi disse:

"Raccontami un po', cosa pensi dei piedi di una donna? Dai siamo amici ormai."

Mi guardai intorno, l'ultima cosa che avrei voluto era farmi sentire da qualcuno.

"Io non so da dove iniziare, sinceramente io non so quello che provo, io so solo che mi piacciono e basta." Risposi cercando di darmi forza.

Pagò il conto e mi disse: "Io non sono originaria di qui, ho preso una casa in affitto, se vuoi finiamo di parlare li, sempre se non ti crea imbarazzo."

Nel tragitto verso casa sua, non riuscivo a parlare, ero davvero bloccato, mi sentivo scoppiare.
Incatenai la bici al palo sotto casa sua e salimmo sopra.
L'appartamento era di 70mq scarso, molto accogliente, tutto ordinato e pulito.

"Vieni accomodati." Si sedette su un divano rosso.
"Facciamo cosi, ho un'idea, visto che sei bloccato ti farò io delle domande e tu dovrai solamente rispondermi, va bene Ottavio? Dai tranquillo, spero di non metterti a disagio."
Annui.

"Domanda numero uno: Mi fissavi i piedi in ospedale, me ne accorgevo sai?! Confermi?
Annui timidamente.
"Domanda numero due: Quando eri a terra e mi guardavi le caviglie, desideravi baciarmele, vero?"
Iniziai a diventare rosso.
"Si..si Dottoressa."
Lei scoppiò in una grossa risata e mi disse: "Scusami se rido, ma sei un ragazzo cosi dolce e a modo, ti ho conosciuto bene, non immaginavo proprio." Mi accarezzò il viso ed all'improvviso si tolse gli stivali e le calze viola che indossava e allungò i piedi su un pouf.

Se fino ad allora ero completamente bloccato, ora ero pietrificato, speravo di sentire un odore ma complice la mia emozione, non respiravo nulla.
"Ti prego però Ottavio, non chiamarmi Dottoressa, io sono Paola e siamo fuori da un contesto ospedaliero."
Mi stava provocando in tutti i modi e ne era a conoscenza, capii solamente dopo che provocare anche nello scherzo era un lato del suo carattere.
"Cosa stai guardando?"

Ovviamente stavo osservando i suoi piedi, erano perfetti, portava 39 di scarpe, l'unico difetto erano le dita un pò lunghe ma le piante dei piedi facevano dimenticare quel piccolo difetto.
Mi alzai e incantato caddi a terra vicino ai suoi piedi, lei li spostò come per farmi capire che non potevo avvicinarmi.
Li osservai a lungo, erano semplicemente stupendi.

All'improvviso preso dall'eccitazione cercai in tutti i modi di baciarli ma lei infastidita li scese dal pouf, all'improvviso io non so perché dissi:

"La prego Padrona me li lasci baciare."

All'improvviso mi arrivò uno schiaffo in faccia e lei arrabbiatissima mi disse:

"MA CHE TI CREDI? Che faccia entrare un ragazzo di 17 anni in casa mia per farlo diventare mio schiavo? Sono un medico e sono informata sul mondo di voi feticisti, ma non dirmi che sei anche masochista? Mi dispiace, non potrò mai diventare la tua padrona, non farti strane idee."

"Mi scusi mi scusi, non sono masochista lo giuro, non so cosa mi è preso." Con voce flebile tendente al pianto.

Osservai quei piedi preziosi quando ad un tratto lei si alzò e se ne andò lasciandomi a terra, sentii la porta sbattere.
Avevo il cervello in tilt, all'improvviso osservai l'oggetto dei miei desideri a terra, quei magnifici stivali neri.
Nonostante la paura di essere scoperto iniziai a baciarli e misi il naso dentro per cercare il più possibile di inebriarmi dell'odore dei suoi piedi, purtroppo dovevano essere nuovi perché oltre a un leggero odore di sudore senti' solamente l'odore della pelle.
Scoppiai in un'erezione favolosa, me ne andai da quella casa a testa bassa, felice come non lo ero mai stato ma carico di vergogna.
 
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