Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

LA DOTTORESSA

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ShyBoy
view post Posted on 15/1/2015, 22:01 by: ShyBoy     +4   +1   -1

Cavaliere BDSM

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Questo racconto è di pura fantasia.
Spero di non annoiarvi, è il primo di una serie (spero).
Fatemi sapere nei commenti se devo modificare il modo in cui scrivo oppure se sono stato troppo prolisso, grazie in anticipo e buona lettura.

ShyBoy

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- L'INIZIO



Tutto quello che accadde, lo ricordo come se fosse ieri.
Gli odori, i pensieri, la gente che mi circonda. Ho sempre pensato che i 16 anni rappresentano una fase dell'adolescenza molto critica, devi iniziare a pensare chi vuoi essere nella tua vita, qualcuno riesce, altri no.
Io sono sempre stato il tipo di ragazzo molto timido, ero quello che in classe era all'ultimo banco perché odiava avere gente alle spalle, era quello che entrava sempre e che si assentava solamente quando si andava al cinema o al teatro perché voleva evitare il contatto con la classe.
Ero vicino ai 17 anni ormai, mancava poco, eppure questa sensazione di angoscia nei confronti della mia classe sociale aumentava sempre di più.
Odiavo tutti: i miei insegnanti che ridevano con i personaggi più assurdi, i miei compagni di classe che tra un ceffone alle spalle e uno scherzo di cattivo gusto mi prendevano di mira tutti i giorni, alcune volte riuscivo a ribellarmi, altre invece ero succube.

10 dicembre, come tutte le mattine scendo di casa e slego la bici legata al palo per poi dirigermi verso la scuola con la cartella sulle spalle.
Arrivato all'angolo della strada, dopo pochi metri, inizio a sentirmi un peso sul petto che diventa sempre più forte, inizia a mancarmi il respiro, un attimo di panico e cado a terra stordito, nella caduta batto sul marciapiede provocandomi un taglio non molto profondo sulla testa.

Tutto avvenne in poco tempo, i passanti che si fermano incuriositi, il viaggio in ambulanza verso l'ospedale cittadino e l'ansia dei miei genitori che vengono avvertiti dal centralinista di turno.
Iniziano i primi esami ma i medici vogliono vederci chiaro, non era un semplice attacco di panico, la pressione era salita alle stelle.

Passano tre giorni e sono ancora ricoverato, qualche amico mi viene a trovare e i miei genitori fanno il possibile per dividersi tra i turni di lavoro e le visite in reparto.

Era la mattina del 14 dicembre, entrano in stanza un medico adulto e una specializzanda al terzo anno in pediatria.
Era semplicemente stupenda; 28 anni, alta 1.75, i capelli castano chiaro mossi, gli occhi castani, indossava un panatalone nero che metteva in risalto il suo fisico scolpito dalle forme perfette, il camice bianco la rendeva ancora più bella; ai piedi aveva le pantofole che si utilizzano nei reparti, potevo intravedere i calzini bianchi corti.
Che dire del volto? Angelico, i lineamenti erano ben definiti e molto curati, un leggero trucco sul viso e gli occhi stanchi ma contenti per il proprio lavoro.
Il medico inizia a farmi svariate domande della serie "ti droghi, fumi, bevi, cosa hai mangiato, cosa pensi dei tuoi genitori, dobbiamo metterci a dieta" e via dicendo.
La mia mente era quasi bloccata, pensavo solo a lei, ormai avevo dipinto un quadro sulle pareti della mia mente e lo osservavo come uno scultore osserva la sua ultima creazione, fiero di se stesso e pieno di emozioni.
Ora è il turno della Dottoressa che inizia a farmi qualche domanda con tono molto calmo, vuole conoscermi e infatti alla fine del colloquio prima di andare via mi dice: "Una dottoressa, prima di ascoltare i sintomi per emettere la diagnosi, deve conoscere il paziente."
Ovviamente il mio carattere introverso fa si che il mio volto diventa rosso.

Passano i giorni, la intravedo nei corridoi e ci lanciamo qualche sguardo, quando può si ferma a parlare, altre volte mi ignora.
Non perdo occasione, quando posso le guardo i piedi.
Non so cosa provo, ma dentro di me ho una serie di emozioni che a 16 anni è ancora difficile capire.

Passava il tempo ed i miei pensieri erano rivolti solamente a lei, nessun pensiero malizioso o cattivo, desideravo solo conoscerla meglio ma dovevo solamente trovare il modo.

- LA SERA DELLA CONOSCENZA



Mentre ero in attesa di sapere la data delle mie dimissioni, tra un esame ed un altro, la Dottoressa si occupava di seguire i miei esami per cercare di capire la causa che aveva fatto sobbalzare alle stelle la mia pressione.
Ormai all'interno del reparto avevo fatto amicizia con tutti i medici e le infermiere, giocavo con i bambini e quasi tutto il personale mi sorrideva.
Una sera mentre camminavo come di consuetudine sotto e sopra per il corridoio, mi sentii male nuovamente e caddi a terra, la prima ad arrivare fu Lei, era stupenda.
Questa volta indossava le solite ciabatte sanitarie ma senza calze, avevo la testa girata a destra e la prima cosa che vidi furono le sue caviglie, le osservai per molto tempo.
Erano perfette, potevo intravedere il segno rosso delle scarpe, sicuramente con il tacco, non so cosa mi trattenne nel baciare quelle estremità favolose, credo proprio che quella sera, lei si accorse di questo.
Dopo aver fatto l'elettrocardiogramma venne in stanza a comunicarmi che i risultati erano tutti negativi e che il mio cuore era apposto.

Dottoressa: Mi hai fatto prendere un bello spavento sai?
Io: Si dottoressa. (Con tono timido)
Dottoressa: Sei un ragazzo molto timido, me ne sono accorta da giorni sai? Ormai sei qui da una settimana e i miei studi mi hanno permesso di capire al volo il carattere delle persone, perchè non usciamo dal reparto e camminiamo un po'? Dai ti farà bene prendere aria.
Io: Come vuole Lei Dottoressa.

Lei mi sorrise e ci incamminammo verso la porta.

Dottoressa: Allora timidotto, ora che siamo soli e possiamo parlare tranquillamente, che fai nella vita?

Iniziai a parlare per trenta minuti buoni, lei non mi interruppe un attimo, mi osservò in silenzio e in alcuni momenti annuiva sorridendo, mi stava ascoltando, Lei, la fonte dei miei pensiero.. ero cosi contento fino a quando mi disse gelandomi:

"Non credi che la tua chiusura verso gli altri dipende dal fatto che sei cosi solitario che... diciamo la verità, ho ritirato le analisi del sangue, con me puoi parlare, non riferirò nulla ai tuoi genitori."

Andai nel panico, avevo capito che lei sapeva che mi masturbavo frequentemente, ma a cosa voleva alludere?
Annui senza proferir parola, il volto rosso che ormai era diventato una griglia per arrostire la carne e la gola secca.

Lei scoppiò a ridere e dopo disse: "Non preoccuparti io manterrò il segreto professionale, però sono curiosa, che tipo di donna ti piace? Dai non preoccuparti è tipico di tutti gli adolescenti."

Non parlavo, volevo solamente tornarmene a dormire, fissavo le sue ciabatte.
Come temevo, lei capi' tutto e infatti all'improvviso sfilò il piede dalla pantofola:

"Non dirmi che ti piacciono questi." Alzò il piede e me lo mise di fronte in bella mostra.

Non respirai più, ero totalmente bloccato.
Lei iniziò a ridere, all'inizio scherzava, solamente dopo capi' che io li apprezzavo davvero, complice la mia erezione.

"Allora è vero." E mi osservò in silenzio per poi riporre il piede nella pantofola.

"Sai, comunque non esiste nessun test che rivela se il paziente si masturba o meno.
Credo che sia ora di andare a dormire, non preoccuparti, non dirò niente a nessuno."

Mi fece cenno di alzarsi e mi sorride per poi dirmi:

"Buonanotte, a domani."

Edited by ShyBoy - 15/1/2015, 22:20
 
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