Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Giorgia la manager che diventa mia schiava

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view post Posted on 21/10/2014, 21:01     +1   +1   -1
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Luminare BDSM

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Giorgia è una donna normale, quasi banale del Friuli operoso e dinamico. Una donna tutta casa e famiglia anche se con grandi capacità professionali, determinazione e di leadership fuori dell’ordinario. Nulla di lei e della sua vita può far pensare a una donna trasgressiva. Da giovane infatti la sua vita era segnata dalla scuola, dall’oratorio, dall’azione cattolica e mai da nulla di trasgressivo. In questo ambito conosce Marco e dopo un po’ si fidanzano e poi si sposano.Lei appena laureata viene assunta da una grande azienda di articoli sportivi come assistente dell’amministratore delegato e qua capisce che il mondo non è quello ovattato e protetto della scuola e dell’oratorio, ma assomiglia più che altro a una piscina piena di squali.
Le donne dell’azienda pensano che abbia avuto quel posto grazie alle sue doti fisiche notevoli e non per le sue capacità(Giorgia non è tanto alta, ma ha una quinta di regiseno e un sederino da sballo), deve quindi dimostrare in continuazione il suo talento e le sue capacità. Grazie a queste ultime riesce a farsi strada in azienda e a diventare direttore della produzione ruolo che la porta ad avere rapporti soprattutto con maschi che cercano in continuazione di avere la meglio su di lei, ma gradamente riesce a farsi rispettare. Contemporaneamente riesce ad avere un figlio da Marco, ma i loro rapporti sessuali non sono quelli che si definirebbero soddisfacenti, infatti il marito soffre di eiaculazione precoce e dopo due minuti scarsi eiacula credendosi soddisfatto lui, ma non dando soddisfazione per nulla a lei.
Un giorno per caso Giorgia vede su internet il mio blog che parla del bdsm e della dominazione e la sensazione che prova è di eccitazione, una cosa che la meraviglia dato il ruolo dominante che svolge sia in casa che in famiglia, ma lascia correre e prosegue nella sua solita vita tutta dedicata al lavoro, alla famiglia e ai figli.
La lettura però di quel blog relativo alla dominazione e al bdsm l’aveva colpita e soprattutto di notte aveva sogni continui in cui veniva dominata e sottomessa che la portavano ad essere terribilmente eccitata e bagnata al risveglio.
Dopo qualche tempo trova il coraggio di contattarmi e mi racconta la sua storia, io capisco subito che non è la solita ragazzina che dopo avere letto le cinquanta sfumature di grigio vuole darsi al bdsm, ma si tratta di una persona consapevole della voglia di cominciare un percorso. Io le dico subito che sono un padrone autoritario ed esigente e che se volesse diventare una schiava anche i rapporti col marito sarebbero dipesi dalla volontà del suo padrone che comunque non l’avrebbe messa in difficoltà con i figli e nella sua vita di tutti i giorni, ma che comunque l’avrebbe portata al limite.
Come prova le chiedo di pulire il bagno del water dell’ufficio con la sua lingua, il giorno seguente e lei accettò.
Il giorno seguente lei eseguì l’ordine, e mi mandò la foto che ne attestava l’esecuzione, ma non nel modo in cui intendevo io, infatti aveva leccato solo la tavalozza e non il water sotto. Le feci rifare la cosa ordinandole anche di darsi cinquanta colpi sul sedere col mestolo di legno che si gira la pasta per non aver eseguito attentamente all’ordine. Giorgia fece anche questo e diventò ufficialmente una mia schiava

http://www.padronebastardo.org/giorgia-man...ava-1-capitolo/

Qualche giorno dopo Giorgia sarebbe dovuta partire per le vacanze, come ogni anno quindici giorni in un campeggio di Rimini. Le ordinai che avrebbe dovuto stare in castità forzata per tutta la vacanza, ossia non poteva nè scopare col marito, nè masturbarsi, nè toccarsi, nè darsi piacere in alcun modo. Giorgia mi disse che per quanto riguardava il marito non ci sarebbe stato nessun problema, invece il divieto anche di toccarsi e masturbarsi sarebbe stato molto duro data la mole di bei ragazzi che popolavano quelle spiaggie e che spesso la eccitavano e quindi di notte cercava di sfogarsi con la masturbazione. Le risposi che non mi interessava e che doveva obbedire, lei con un gesto del capo quasi rassegnata disse di si. Le dissi però altre due cose che la mia ragazza aveva una casa vicino a Rimini e che quindi l’avrei tenuta d’occhio e che avrebbe dovuto indossare un costume bianco in quanto tutti avrebbero dovuto vedere la sua eccitazione montante se si fosse manifestata. Anche a questa richiesta mi fece di si con un gesto del capo al quale io sbottai dicendo che una schiava deve provare entusiamo ad obbedire al suo padrone e che avrebbe dovuto dire grazie padrone che si occupa della mia educazione. Giorgia ormai rassegnata affermò quanto gli avevo ordinato di dire.
Partita per le vacanze i primi giorni passarono come nulla fosse tra attività sportiva, giochi a carte e le classiche attività ludiche che si fanno in campeggio. Dopo qualche giorno però la castità forzata si faceva sentire e si vedeva Giorgia fare spesso la doccia, spesso fredda, la si scorgeva poi spesso camminare avanti e indietro nervosamente per la spiaggia segno che la sua resistenza cominciava a diventare sempre più difficile.
Per metterla ancora di più alla prova decisi di assoldare un mio amico palestrato affinchè la provocasse, questi stette al gioco e si divertì anche molto. Faceva finta di essere un semplice bagnante che passava di là e si fermava a guardarla puntandola sia con sorriso ammicante, sia puntandole le tette. L’astinenza forzata che ormai durava da una settimana e la non soddisfazione sessuale che provava in precedenza col marito furono un mix pazzesco: assistetti a un tipo di scena che non avevo mai visto, quando il mio amico la puntava si vedeva lo slip bianco del costume di Giorgia inumirsi dei suoi umori e lei imbarazzata tra le risatine dei spiaggianti, del marito e delle amiche andava a cambiarseli piena di vergogna.
Questa cosa proseguì per giorni e la sensaibilità di Giorgia a queste provocazioni diminuiva di giorno in giorno a un certo punto bastava che qualsiasi uomo mediamente piacente la guardasse negli occhi che si vedeva inzupparsi lo slip con i suoi umori intrisi di eccitazione.
Quando mancarono due giorni al ritorno a casa mi mandò un sms implorando pietà, dicendomi che non ce la faceva più descrivendo quelle scene che già conoscevo, ma le dissi che non se ne parlava proprio, allora lei mi chiese quale sarebbe stata la punizione in caso non fosse riuscita ad obbedire e ovviamente le dissi che sarebbe stata una sorpresa, che non glielo avrei potuto dire, ma sarebbe stata molto severa e si sarebbe pentita amaramente di quello aveva fatto permettendosi di disobbidre al suo padrone.
Il giorno dopo venni a sapere che aveva disobbdito al mio ordine della castità forzata, che non ce l’aveva fatta, poi lei con gesto di sincerità che apprezzai lo confessò in un sms chiedendomi pietà. Le dissi che non se ne parlava proprio e che al ritorno dalle vacanze sarebbe dovuta venire a casa mia con una spugna di ferro di quelle che si usa per pulire le pentole strumento col quale sarebbe stata punita.


http://www.padronebastardo.org/giorgia-man...-mia-schiava-2/
 
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view post Posted on 16/12/2015, 19:49     +1   +1   -1
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terzo capitolo

Mancavano due giorni al ritorno a casa e al momento in cui Giorgia avrebbe subito la punizione per aver violato la castità forzata e dagli sms che mi scambiavo di tanto in tanto con lei si capiva l'ansia e l'inquietudine di non capire come avrei utilizzato quel strumento comune e anche banale con cui si pulisce lo sporco più ostinato per punirla.
Ritornata dalle vacanze che le avevo reso un inferno con l'obbligo della castità forzata, Giorgia viene a casa mia con la spugna di ferro delle pentole per subire la punizione che le spetta.
La faccio accomadare, le ordino di spogliarsi e dopo averle strizzato i capezzoli con le unghie vedendo soddisfatto il suo sguardo sofferente, la invito a sdraiarsi sul letto con in mano la spugna di ferro delle pentole.
Una volta che Giorgia si sdraia sul letto con in mano la spugna di ferro delle pentole, le ordino di masturbarsi con quell'oggetto. Giorgia mi guarda allibita, mi farò male, mi brucerò tutta, ma vedendo una frusta a nerbo di bue sopra il comodino e temendo che pensassi di utilizzarla si rassegnò e comincia a masturbarsi con quel comune, ma perverso in quel caso strumento.
Il dolore e la sofferenza nel suo viso sono palpabili, così come l'irritazione e il rossore sempre pià appariscenti sulla passerina di Giorgia a cui faccio notare che dopo questa punizione ci penserà due volte prima di dissobidire alla castità forzata, infatti come nel contrapasso dantesco la parte del corpo che aveva errato diventava quella della sofferenza nella punizione.
La parte peggiore di questa punizione però doveva ancora venire, infatti quando Giorgia avrebbe dovuto andare in bagno a fare pipì questa attività banale le avrebbe fatto provare un dolore e un bruciore lancinante per almeno tre giorni quando il rossore si sarebbe rimarginato dalla sua passerina.
A questo punto ordinai a Giorgia di bere un libro d'acqua, perchè volevo vedere l'espressione del suo bel visino dolorante quando faceva pipì e devo dire che la scena fu talmente eccitante e la sua espressione così sofferente che mi eccitai. Le dissì allora che poteva ritornare a casa e che quando le sarebbe passato il dolore del tutto tra una settimana, due settimane avrebbe subito la prima vera e propria sessione BDSM.
Nei giorni successivi si susseguirono in continuazione le richieste di pietà di Giorgia implorando, la possibilità di utilizzare una crema per lenire il dolore prchè il bruciore quando andava al bagno era tremendo, possibilità che le fu negata anche quando me lo chiese al telefono piangendo anche perchè si capiva che la natura masochistica di Giorgia che ormai si era chiaramente disvelata voleva questo a differenza del corpo che chiedeva pietà.

quarto capitolo

Nei giorni successivi alla punizione della spugna di ferro sentii solo telefonicamente Giorgia che mi pregava piangendo di permetterle di applicare una crema alla passerina che le briciava in modo lancinante specie nei primi giorni. Questo capitava soprattutto quando doveva andare in bagno, infatti quando faceva pipì il liquido caldo dell'urina passando per le pareti irritate le faceva sentire le stelle e la sofferenza era tremenda. Giorgia ammisse che mai più si sarebbe permessa di violare la castità forzata, in quanto mai più voleva passare per questa sofferenza tremenda. Il mio scopo era raggiunto sapevo bene che la punizione che avevo scelto per la castità forzata era tremenda soprattutto per una schiava alle prime armi non ancora abituata alla sofferenza, al dolore, all'abnegazione per il piacere del suo padrone prima ancora che per il suo.
Dieci giorni dopo quando l'irritazione di Giorgia era passata decisi che era pronta per la prima sessione bdsm, ma che prima saremmo andati a mangiare in un noto ristorante, la serata per lei sarebbe però cominciata da lì, doveva infatti vestirsi con minigonna molto corta e senza mutandine, mettendo nella passerina degli ovetti il cui movimento avrei comandato io attraverso un telecomando wi fi.
Giorgia si presentò al pranzo come le avevo ordinato e non potei far a meno di sorridere nel vedere come avessi trasformato una brava donna, una madre di famiglia in un autentica cagna, in una troia anche se non ancora in una schiava.
Durante il pranzo mossi il telecomando a velocità prima ridotta e poi aumentata per vedere le reazioni di Giorgia, appena mi accorgevo che si stava eccitando sensibilmente riducevo la velocità, ma la cosa più simpatica fu il tentativo di Giorgia di salvare le apparenze e far finta che non succedesse nulla.
Una volta finito di pranzare facemmo una passeggiata per raggiungere l'albergo dove avrei tenuto la sessione che non era molto distante dal ristorante, e tenevo in tasca il telecomando e per mettere in imbarazzo Giorgia aumentavo la velocità quando incrociavamo delle vecchie signore e i suoi tentativi di camuffare l'eccitazione si rivelarono sempre più goffi.

Una volta giunti in albergo feci spogliare Giorgia e le applicai un collare al collo. Riempii una ciotola per cani di latte e la obbligai a berla come fosse una vera cagna. Il risultato fu eccezionale, Giorgia si sbrodolò tutta di latte e le dissi vedi che sei una vera cagna e non una signora come ti vuoi far passare, non ti vergogni. Giorgia abbassò la testa cosa che mi rese chiaro che l'umiliazione che le aveva provocato le fece andare la dignità sotto i tacchi.
Mi sedetti sulla poltrona presente nella stanza e le ordinai di pulirmi le scarpe con la lingua, l sapendo con quale severità l'avrei potuto punire in caso di disobbidienza, si avvicinò e leccò diligentemente le scarpe fino a quasi a farle diventare lucide, quindi alzai la scarpa e le dissi di pulire anche sotto la suola, cosa che fece ma che le provocò vibranti colpi di tosse per lo sporco, il che mi diede il là per dirle che non le piaceva leccare le scarpe del suo padrone e che doveva essere punita perchè era un grande onore quello che le avevo concesso di potermi pulire le scarpe con la lingua fin sotto la suola.
Giorgia mi chiese scusa implorandò pietà, ma io rimasi fermo, dicendo che non potevo sopportare un simile affronto. La feci appoggiare con le braccia al muro e presi un mestolo di legno di quelli che si usano per girare la pasta e cominciai a colpire le terga della schiava che urlava dal dolore dei colpi su quel sederino soffice, cosa che mi diede il là per un ulteriore rimprovero le dissi infatti: quando ti punisco cagna devi dire grazie padrone a ogni colpo per ringraziare il tuo padrone per il tempo che perde il tuo padrone per un essere insignificante come te e non gridare per il dolore senza il mio permesso. Ricominciai a colpire le terga di Giorgia fino ad arrivare a cinquanta colpi e questa volta, mi ringraziò ad ogni colpo e non protestò il dolore che stava subendo.
Presi allora delle mollette da bucato e ne applicai sui capezzoli e su altre parti del seno: la scena fu fantastica in quanto si vedeva chiaramente che era la prima volta, le smorfie di dolore del suo viso furono una cosa fantastica che mi eccitò molto.
Per questa prima volta decisi di non forzare troppo e la obbligai solo a prendere in bocca il mio cazzo dicendole chiaramente che non le era concesso prendere in mano il mio cazzo e che non doveva cadere neanche una goccia del mio sacro nettare. Giorgia disse che con aveva mai ingoiato neanche la sborra di suo marito e che avrei dovuto essere clemente, ma le risposi che non se ne parlava neanche per scherzo. Dalla goffagine con cui si dedicava al mio cazzo si vedeva che non lo faceva spesso anche se ci metteva un sacco di impegno nella paura di punizione. Purtroppo per lei però la mia sborrata fu parecchio copiosa e non riuscì a ingoiarla tutta e un filo di sperma finì per terra. Decisi allora di punirla con la mia punizione preferita con il frustino da equitazione sulla passerina dopo averla legata al letto. Inizialmente la colpii con colpi non forti, proseguendo con colpi più forti. la reazione della fighetta di Giorgia fu fantastica si vedeva da un lato il dolore che provava dalle espressioni del viso, mentre dall'altro lato la sua passerina diventava sempre di più un lago
 
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view post Posted on 18/12/2015, 11:29     +1   -1
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Dopo quella prima sessione dissi a Giorgia che mi sarei fatto sentire io per telefono, ma che non sarebbe successo subito , in quanto dovevo partire per un viaggio di lavoro anche se in realtà non era vero e volevo solo far decantare la situazione e tenere Giorgia in tensione.
Dopo due settimane la chiamai e lei fu felice di risentire il suo padrone, tanto felice che mi disse che pensava di essersi comportata male durante la prima sessione, di non essere stata all'altezza e che avessi deciso di abbandonarla. Le dissi che in effetti non era stata al top della situazione, ma che i motivi per cui non mi ero fatto sentire erano altri prevalentemente di lavoro. Giorgia felice e rincuorata mi chiese allora cosa poteva fare per soddisfare il suo padrone: io le risposi che avevo visto la sua segretaria e che volevo diventasse una delle mie schiave. Giorgia mi disse che era impossibile, che la sua segretaria era una brava ragazza, di buona famiglia e che non si sarebbe mai prestata a una cosa del genere, io le dissi semplicemente che era un ordine e che avrebbe dovuto darsi cento colpi con il retro della spazzola per ogni giorno fino a che non avesse convinto la segretaria a diventare una mia schiava. Giorgia mi chiese allora piangendo come potrebbe fare, io con sguardo sornione le dissi che per una donna intelligente come lei dall'alto della sua intelligenza avrebbe potuto rispondersi da sola alla domanda su come schiavizzare la sua segretaria ossia diventare una manager supponente e autoritaria con i suoi sottoposti, ma Giorgia disse che non lo era mai stata così e che farlo all'improvviso avrebbe dato sospetti e che quindi preferiva i colpi sul sedere.
Ogni sera Giorgia mi mandava una foto con cento colpi che si dava sul sedere per non obbedire al mio ordine di schiavizzare la segretaria fino a che una sera mi disse che avrebbe ceduto e che si sarebbe trasformata in una satrapa nei confronti della ragazza perché il sedere le faceva ogni sera più male per via dei colpi e che avevo vinto.
La vita della segretaria di Giorgia che si chiamava Francesca una ragazza di ventanni alta un metro e settantacinque, non magrissima con una quinta di seno e un sedere non magrissimo, ma piacevole divenne un inferno.
Giorgia cominciò a comportarsi nei confronti di Francesca in modo sempre più dispotico: le dettava le lettere a velocità sempre più elevata e la insultava al minimo errore, la riprendeva per ogni piccolezza che faceva come parlare con qualche amico in bagno o parlare del più e del meno con le colleghe. Dopo due settimane Francesca chiese alla sua superiore come mai si comportasse in quella maniera nei suoi confronti da un po' di tempo: Giorgia le disse di venire tra due giorni nel suo ufficio che le ne avrebbe parlato.
La sera Giorgia mi chiamò chiedendomi come doveva comportarsi: io le dissi che semplicemente doveva mettere Francesca alla realtà o diventatava una mia schiava o la sua vita d'inferno in ufficio sarebbe continuata in modo ancora più assiduo fino al demansionamento o al licenziamento.
Due giorni dopo Giorgia ricevette Francesca nel suo ufficio e le espose la situazione senza infingimenti: Vedi cara Francesca io non ho nulla contro di te, ma io ho un lato oscuro e non sono quella donna determinata con un carattere forte e determinata che sembra, ma sono in realtà una sottomessa e quello che è il mio padrone, colui dal quale dipende tutta me stessa e che non posso scontentare vuole che tu sia una sua schiava e finché ciò non succede sono costretta a dolorose punizioni. Francesca allora disse che dovevo essere diventata pazza a chiedere quello che le chiedevo e soprattutto a essersi messa completamente in balia di una persona in quel modo. Giorgia le disse semplicemente che senza il suo padrone lei sarebbe nessuno e che se non aveva scelta o accettava anche lei o la sua vita professionale sarebbe continuata con quei sopprusi che sarebbero diventati anche peggiori fino ad arrivare anche al licenziamento.
Francesca rispose mettendosi a piangeere e dicendo a Giorgia che non le poteva fare questo e uscì dall'ufficio sbattendo la porta arrabiata.
Dopo qualche altro giorno di una vita sempre più impossibile in ufficio, Francesca disse a Giorgia di accettare e di poter far di lei qualsiasi cosa non poteva, infatti permettersi né di continuare ad avere una vita impossibile, né di essere licenziata data la situazione non florida della sua famiglia. Finita la discussione Francesca se né andò in bagno a piangere.

Edited by padronebastardo - 6/2/2016, 17:18
 
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Giorgia mi informa il giorno dopo di quello che era avvenuto nel suo ufficio cioè costringere la sua segretaria Francesca a diventare una mia schiava e si sentiva un pezzo di merda, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo padrone. Le ordinai allora di di venire insieme a Francesca nel mio ufficio una volta finito di lavorare l'indomani.
Francesca era nuova al Bdsm e molto giovane e per niente una sottomessa naturale come Giorgia quindi per passare da una sottomissione forzata dovuta alla paura di perdere il posto di lavoro a una sottomissione reale ci sarebbe voluto tempo ecco spiegato la convocazione delle due nel mio ufficio.
L'indomani intorno alle cinque arrivarono nel mio ufficio Francesca e Giorgia e si vedeva benissimo che Francesca era molto scossa da quanto le andava capitando e quindi per affondare il cortello nella piaga feci come battuta che erano arrivate le due cagnette quella vecchia e quella giovane.Feci un piccolo passo in avanti e tastai bene la merce di Francesca che era molto abbondante soprattutto le tette che palpai forte come stessi mungendo una vacca, la cosa umiliò molto Francesca guardandola in faccia, infatti abbassò lo sguardo, poi le dissi che saremmo usciti tutti insieme per fare una passeggiata al che mi guardarono spaesate come a chiedere cosa avessi in mente.
Allora uscimmo per fare una passeggiata ovviamente le due donne portavanno ancora le scarpe eleganti con i tacchi che portavano in ufficio. Le portai quindi per una stradina impolverata e piena di sassi, in cui la difficoltà delle due donne a camminare e a stare in piedi fu davvero notevole, tra le risate generali di quelle poche persone che passavamo. Dopo circa un ora dissi possiamo tornare in ufficio che abbiamo sgranchito abbastanza le gambe.
Una volta entrati feci togliere alle due schiave le scarpe e mi sedetti nella poltrona, infatti non potevo permettere a due cagne di sporcarmi lo studio con le loro scarpe.
Una volta seduto ordinai a Francesca di pulirmi le scarpe e lei in modo ingenuo mi chiese dove tenessi le spazzole, io invece le risposi in maniera beffarda che lei era la spazzola o meglio che la sua lingua sarebbe stata la spazzola. A quel punto Francesca rimase un attimo interdetta, ma capiva che non aveva scelta se voleva conservare il suo lavoro. Si chinò e comincio a pulire col la lingua le mie scarpe, operazione che si vedeva chiaramente che le dava ribrezzo e la cosa a dire il vero mi eccitava molto, alzai quindi le scarpe facendogliele leccare anche sotto la suola e a questo punto quando vidi che quasi vomitava mi fermai.
Mi ricomposi e dissi a Giorgia che poteva andare, mentre Francesca sarebbe rimasta con me che l'avrei portata a cena, al che la ragazza capì che la giornata sarebbe stata ancora lunga e intensa. Prima di uscire per andare a cena installai nella passerina di Francesca degli ovetti vibranti che venivano mossi da me attraverso un telecomando wifi, controllai che il meccanismo funzionasse e poi dissi a Francesca che potevamo andare a cena.
Nel tragitto dal mio studio al ristorante non molta strada, mossi a velocità più o meno intensa, la velocità più intensa la mettevo quando si avvicinavamo a delle vecchiette e quindi Francesca era costretta a camuffare come poteva le sue sensazioni, ma non ci riuscì sempre tanto che una signora le chiese se si tentisse male dato la faccia strana che aveva.
Durante la cena tormentai a più riprese Francesca spesso facevo vibrare gli ovetti così velocemente che stava per godere, per fermarmi all'improvviso. Dal suo sguardo si vedeva chiaramente che psicologicamente era allo stremo portata continuamente sul punto di godere, ma fermata sul più bello decisi allora che era il momento di uscire e pagare il conto e lasciarla andare a casa che come prima giornata di schiavitù sarebbe stata sufficiente ben sapendo che le sue mutandine potevano essere strizzate in quel momento da quanto erano impregnate di umori.
 
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settimo capitolo

Dopo quella prima giornata di schiavitù e soprattutto dopo i momenti passati al Ristorante decisi per un po’ di tempo di lasciare in pace Giorgia, ma soprattutto Francesca così le due donne sarebbero state a pensare quale sarebbe stato il loro destino di schiave, un destino che le eccitava, ma che al tempo stesso le terrorizzava.
Trascorse due settimane chiamai Giorgia dicendole di avvertire Francesca in quanto avrebbero dovuto passare il weekend a casa mia. La donna tentò di chiedermi che cosa avevo in mente, ma fui molto elusivo dicendo che sarebbe stata una sorpresa e che non le avrei detto nulla.
Il venerdì sera un taxi passò a prelevare le due donne e a portarle nella mia dimora, dove furono accolte da una cameriera di nome Marika che non era una semplice cameriera, ma anche una troietta con tendenze lesbiche a cui lasciavo una certa carta bianca con le mie schiave in mia assenza.
Marika accompagnò le due donne nelle loro stanze accompagnandosi a battute salaci sulle caratteristiche fisiche di Giorgia e Francesca e dicendo che il padrone le aveva concesso di assaggiare la merce che aveva davanti cioè i corpi di quelle che ormai erano diventate delle schiave.Le due donne in condizioni normali avrebbero sicuramente rinunciato non essendo minimamente lesbiche, ma temendo punizioni tremende da parte mia cedettero alle pretese di Marika di essere usate.
Marika cominciò dalle tette di Francesca toccandole le grosse mammelle, strizzandole forte e trattandole come si farebbe con una vacca, per poi intimare alle due donne di restare solo in intimo.
A questo punto scostò la mutandina di Francesca e mettendole il dito nel sederino affermò:”lo hai usato poco, hai fatto la santarellina fino ad adesso”, per poi mettere una mano sulla passerina strizzandole il clitoride con le unghie cosa che Fece bagnare Francesca facendo gridare a Marika guardala qua la santarellina che troietta che è. Francesca si sentì fortemente imbarazzata fino a diventare quasi rossa. Marika allora cominciò ad occuparsi di Giorgia, mettendole inizialmente un dito in bocca e obbligandola a leccarlo tra insulti che ferivano il suo orgoglio di donna, di madre e di manager di successo tipo guarda la signora come lecca bene fará sicuramente dei pompini straordinari, chissá quanti ne avrà leccati per arrivare dove è arrivare. Giorgia avrebbe voluto reagire mettendo le mani adosso a Marika, ma la sua natura di sottomessa e la paura di punizioni le impedì di farlo.
Marika ordinò alle due schiave di baciarsi, ma il fatto che non erano lesbiche e che non l’avevano mai fatto le indusse a darsi dei bacetti poco più che casti, il che fece inveire la cameriera la quale asserì che se stavano pensando di prenderla in giro si sbagliavano di grosso e che sarebbe andata a chiamare il padrone. Visto che erano cosí indisciplinate
Marika venne a chiamarmi spiegando la situazione e rimarcando il modo in cui la stavano prendendo in giro. Io concordai con Marika e decisi che le due schiave andavano sicuramente punite. Ordinai quindi a Marika di legare Francesca e Giorgia tenendo il sedere nudo ed esposto a cui diedi una cinquantina di vergate ciascuna con una canna di bambù. Il dolore per le due donne fu talmente lancinante che non poterono sedersi tutta la notte e furono costrette a dormire col sederino sollevato da quanto era il bruciore il che mi fece pensare che la serata di venerdì poteva concludersi così.
 
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