Il piedino gitano, Adorazione dei piedi di una zingara

Ho sempre pensato che ciò che gli uomini chiamano destino altro non fosse che un’entropica combinazione fra caso e probabilità, ma cosa fare di fronte all’allettante offerta di conoscere il proprio futuro in cambio di pochi spiccioli?
A indurmi in tentazione – nel tragitto fra il luogo di svolgimento di un impegno professionale appena concluso e la mia vettura, ai margini di una piazza di Roma Nord se non celebrata almeno menzionata da vari prodotti squisitamente pop come le pellicole dei fratelli Vanzina o i libri di Moccia – è la protagonista del mio sogno: una matura signora zigana le cui rughe incorniciano a meraviglia una bellezza sfiorita che lustri addietro ritengo costituisse una mirabile sintesi fra la Sherazade delle Mille e una Notte e l’Esmeralda di Notre Dame de Paris.
Indossa una lunga gonna floreale che valorizza il suo aspetto imponente e giunonico, una maglia nera con evidenti macchie chiare, uno scialle grigio non fresco di bucato. Un foulard scuro ne copre la chioma che intuisco essere brizzolata.
Evidenti monili dorati impreziosiscono collo e orecchie facendo altresì pendant con il suo sorriso arricchito da auree protesi ortodontiche. Ai piedi (smaltati di rosso) un paio di ciabatte classiche marca Champ scucite e scolorite, lievemente annerite e impreziosite da un alone giallastro.
Le rispondo che anch’io sono capace di vaticinare eventi futuri, ma molto più a breve termine!
Per esempio la rendo edotta del fatto che lei incontrerà quest’oggi un signore disposto a omaggiare il dono della sua compagnia con un galante boquet di venti roselline.
Con l’acuità mentale di una neolaureata di Harward la vegliarda capisce l’antifona, mi segue silenziosa per pochi metri e, con un balzo felino, si infila nella portiera della mia auto non appena aziono il telecomando d’apertura.
L’oscurità dell’imbrunire in un’estate ormai annichilita dal sopraggiungere dell’equinozio d’autunno vale a celare parzialmente agli occhi della curiosità popolare l’inedita coppia fra una zingara e un professionista romano che se ne vanno in giro su un’auto di media cilindrata che punta dritta in zona Monte Antenne.
Qui, in una zona boschiva arroccata in un’ansa del parco di Villa Ada e nascosta al pubblico della circolazione pedonale e veicolare, ha inizio la parte vietata ai minori dell’eccitante rendez-vous.
Anzitutto mi godo appieno la delizia olfattiva sprigionata nell’abitacolo della vettura dall’eau naturale della signora: un’atomica sinergia fra pasta d’acciughe, uova marce e cavoli bolliti…peccato non aver portato del pane per onorare a dovere la leccornia di un companatico così gustoso!
Poi afferro le estremità della donna sfilandole le ciabatte: un bel piedone 40 pianta larga vissuto quanto una vecchia patente dopo un giro in lavatrice e calloso come le mani di uno stereotipico bracciante lucano.
Annuso a piene narici il profumo di taleggio stagionato che emana tale incarnazione dei miei più reconditi e inconfessabili sogni di feticista.
Vi è poi la sensazione stranissima di leccare un piede la cui pianta non ha la morbidezza ovattata delle pro-dommes/fetish girls/incontriste a cui siamo abituati ma è come se fosse coperto da una crosta, una sorta di pellicola anatomica supplementare il cui segno più evidente e visibile è costituito dalla patina nerastra che la ricopre quasi integralmente.
L’esecuzione del foot-worship mi procura un’erezione marmorea: mi sbottono pronto la patta dei pantaloni, afferro la capoccia della vegliarda e la spingo con decisione in direzione del membro in tiro.
Lei principia una fellatio di pregevole fattura: lenta, ben salivata, profonda…alternando affondi a leccate circolari dell’asta e dei gioielli e lasciandosi guidare dalla mia mano retrostante…un paio di minuti ed esplodo direttamente nella sua bocca…quando vado per porgerle un fazzoletto azionando al contempo l’alzacristalli elettrico per abbassare il finestrino, scopro con sorpresa che non ha bisogno di espettorare perché da buongustaia più di Gustavo si è repente trincata tutta l’emissione!
Riaccompagno la mia complice di svago nel luogo del fortunato incontro non prima di averla omaggiata del meritato cadeau floreale.
Sulla strada del ritorno verso casa rifletto convenendo con me stesso che la macchina ha vinto un bel viaggio al più vicino autolavaggio.
E mentre fermo al semaforo le prime gocce di un temporale in arrivo scendono placide sul tergicristalli, Radio Mambo suona un allegro reggaeton e la mia mano scende lenta a rollare una cartina, penso che a me di conoscere futuro nun me ne po’ fregà de meno perché tanto…ieri non vale, domani non esiste!
I miei ossequi,
G L F

Piedeworship + Boccajob... e cosa vuoi di più poi la tipa è anche bongustaia

Ti ha quasi fatto godere come un gol della Lazio al 90esimo contro la Roma sotto la curva nord?

Sei un genio!!! E poi, al di là dell'invidia (è fra i miei sogni fare quello che hai fatto tu, con solo 2 differenze non so quanto sostanziali: la gitana dovrebbe avere 20-25 anni e avere massimo un 37 di piede), davvero complimenti per la prosa: gustosa, divertente e soprattutto rispettosa di grammatica e sintassi. GRAZIE!!!