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Ludy o Ludi, la tua fetta me la so gustata pe du' scudi!, Sogno bucolico ai tempi della spending rewiew

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Gustavo La Fetta
icon12  view post Posted on 30/9/2014, 11:19     +3   +1   -1




“Sogni, dolci sogni…sul tuo banco di scuola fai…” era questo il ritornello della sigla di un cartone animato cult per i teenagers degli anni 70/80.
Anche per me, per cui i tempi della scuola son passati da molto, permane tuttavia una marcata capacità di fare sogni talvolta molto realistici.
Ieri, ad esempio, mi sono appisolato sul divano durante la visione di un noioso documentario sulle abitudini riproduttive dei coleotteri tropicali precipitando rapidamente fra le braccia di Morfeo.
Ho sognato di percorrere a bordo del mio scooter la Consolare romana che anticamente consentiva all’Urbe l’approvigionamento di sale, elemento invero essenziale per la struttura socioeconomica di una civilità che ancora non conosceva altri strumenti per l’efficace conservazione del cibo.
L’importante funzione sociale svolta anticamente da tale arteria stradale ne ha consentito uno sviluppo costante nei secoli rendendola ancora oggi una statale ampia e brulicante di vita.
Quivi infatti scampoli di campagna romana si fondono con i margini della metropoli in un abbraccio agreste che mi consente di fruire di un ameno paesaggio bucolico col minimo spostamento in termini logistici ogni qualvolta anelo sottrarmi per qualche minuto alla stringente morsa del traffico cittadino.
Dopo aver fatto inversione a U all’altezza di un aeroporto militare scorgo – in prossimità di un crocicchio – due graziose figure femminili che mi osservano probabilmente rapite dal mio fascino lat(r)ino :D
L’una è di una bellezza folgorante, la sosia di Kate Moss, longilinea e filiforme…’na stanga che si se mette sulle punte vede er cupolone! Parsimoniosa nel vestire, mi colpiscono vieppiù i suoi leggins neri e le decoltè del medesimo colore tacco 12.
L’altra è una biondina più bassetta e lievemente paffutella in minigonna, calze color carne presumibilmente 15 den e stivaletti scamosciati marroni a mezza coscia.
Poiché non è buona creanza far attendere le signore mi appropinquo prontamente al loro cospetto.
La Kate Moss dei Carpazi mi apostrofa con un epiteto amoroso rammentandomi però tempestivamente che nella vita le emozioni hanno un prezzo.
Nella fattispecie il prezzo corrisponde alla tariffa professionale prevista dal “T.U. Impiegate Stradali” vigente uniformemente su tutto il territorio nazionale e quantificabile in 3 decine di profumati fiori di campo.
Falso come ‘na tremila lire mi vuoto la tasca dei jeans (in realtà un panciuto fermasoldi e un nutrito portacarte sono ben occultati in una tasca interna del giubbotto) mostrandone il magro contenuto…un bigliettino da visita raffigurante 10 fiorellini sdrucito e spiegazzato (il resto un’ora orsono elargitomi dal pescivendolo per una fornitura di gustose orate d’Orbetello).
In uno slancio di amaro humor carpatico la scrocchiazzeppi me dice “co quelo ce compri gelato!” ironizzando sull’apparente esiguità delle mie finanze.
Come lasciar cadere un simile assist? Le spiego che il mio gelato preferito è il mitico Piedone Eldorado (potete vederlo nel mio avatar) ma purtroppo esagerare con i lipidi e i glucidi non sarebbe troppo salutare in considerazione del mio stile di vita tendenzialmente sedentario, pertanto al Piedone al cioccolato devo per forza di cose preferire il dietetico piedino di carne.
Le chiedo così di poter gustare la sua bella fetta precisandole che tanto alla soddisfazione dei miei bassi istinti provvederà la mia amica d’infanzia Federica ergo per lei magro bottino ma minimo sforzo!
La tattica di mostrare il cash e non solo di parlarne – anche se poco – è sempre vincente perché stimola la cupidigia delle fanciulle che, novelle emule di J.P. Morgan, sono ben consapevoli che i milioni si fanno con i centesimi.
Katerella mi prende dunque sul serio, mi domanda se deve togliersi le scarpe e, alla mia risposta affermativa, si sofferma a pensare…poi indica l’amica e perentoria afferma “allora và con lei!”.
Questa si toglie le cuffiette e mi sorride.
Mi piace molto di meno, non è così appariscente, ma ormai la scimmia che ho in capoccia si è messa a sonà li piatti e anche se stò comprando a scatola chiusa (perché indossa stivaletti e i suoi piedini non sono visibili) considerata la lievità dell’investimento me la rischio e…benedetto fu il mio ardimento!
Carico sullo scooter la fanciulla e mi lascio condurre per pochi metri in una viuzza laterale che diventa mulattiera.
Parcheggiato il mezzo mi guida sicura fra le frasche scoprendo due discrete sedie da ufficio con lo schienale foderato di rosso – impreziosito da un alone scuro sulla cui origine non mi soffermo ad indagare non lavorando per il Ris de Parma – dove ci accomodiamo il per il rendez-vous.
Il panorama che il luogo offre si potrebbe definire post-industriale: una danza al vento di buste di plastica e detriti urbani di varia natura fanno buona compagnia a ciò che resta di una lavatrice.
La fanciulla – che si presenta come Ludy o Ludi (forse abbreviazione di Ludovika o Ludmila ma non sono troppo ferrato in tema di etimologia onomastica rumena) – si rivela simpatica e alla mano, anni luce distante da quelle incontriste vanilla sue connazionali, soldatini di stampo sovietico meccaniche e stereotipate in compagnia delle quali par di violare l’intimità di un Pinguino DeLonghi.
Il mio approccio rispettoso ma giocoso smorza i toni dell’incontro e rende tutto più umano.
Lei sorride divertita, mi fa mille domande sul mio feticismo e mi delucida sui suoi gusti in materia di calzature, insomma sembra curiosa e interessata!
Si leva lo stivaletto, si sfila la calza (solo un piedino partecipa all’incontro ma a quel rate non me la sentivo di chiedere di più) si pulisce con una salviettina e mi porge una bella estremità 37, dita egiziane, stupendo arco plantare, smalto rosso scuro.
La pianta è morbida e gustosa, qualità della fetta di gran lunga superiore a quella di molte prezzolate pro-dommes o fetishgirls, in più lei interagisce proficuamente con naturalezza, non restando passiva ma muovendo il suo piedino sulla mia faccia in maniera lenta e sensuale.
Lecco la pianta, succhio il ditone, mordicchio il tallone…sbottono er pantalone…la Verga Imperiale si erge maestosa…inizio a manovrarla con romana volontà…la fanciulla non mette fretta e il gioco continua finchè, complice l’autarchica manovra, non sento l’approssimarsi dell’arrivo del boiling point, le abbasso il piedino e lo farcisco come ‘na sorchetta doppio schizzo de calda crema naturale autoprodotta.
N.d.A. per i non Capitolini, la “sorchetta doppio schizzo” è un tipico dolce inventato da un’ottima cornetteria artigianale sita in via Cernaia e operante da mezzanotte all’alba, vi consiglio di provarla in occasione del vostro prossimo soggiorno nell’Urbe onde coniugare il piacere del palato alla piena comprensione della metafora da me utilizzata.
Ludi mi aiuta a pulirmi con un’altra provvidenziale salviettina e poi provvede alla propria igiene.
Restiamo ancora qualche minuto a ridere e scherzare prima dell’ovvio commiato in cui ognuno riprende la propria strada e il personale destino.
Torno in sella al mio destriero metallico leggero nel corpo e sollevato nell’animo ma soprattutto ben consapevole dell’evanescenza dei sogni migliori, i primi a svanire all’alba :)!
I miei ossequi,
G L F
 
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Flover_991
view post Posted on 30/9/2014, 12:09     +1   +1   -1




Sempre un gran signore.
 
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SlaveyQuinn
view post Posted on 30/9/2014, 12:56     +1   +1   -1




Ma che partite Mimì!
 
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2 replies since 30/9/2014, 11:19   645 views
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