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L'Insegnate del doposcuola - parte 1

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DAVIDE UNDERFEET
view post Posted on 19/9/2014, 17:35     +1   -1




Quando si dice che la realtà supera di gran lunga la fantasia. Quella che, infatti, mi appresto a raccontare è una storia vera. Un'esperienza personale vissuta in adolescenza, a cui non ho tolto e soprattutto non ho aggiunto nulla, perchè ogni momento, ogni parola, ogni odore, mi sono rimasti nel cuore cristallizzati come un diamante. La storia della mia iniziazione che non ho mai voluto confessare a nessuno. Non solo per pudore, ma rispettare ancora oggi, a distanza di oltre trentanni, la volontà di Colei che mi ha aperto le porte del Paradiso.
Fin dalle mie prime pulsioni sessuali sono stato fortemente attratto dai piedi femminili e dalla sottomissione. Mi ricordo le mie prime esperienze, tra gli undici, dodici anni, con le mie cugine più grandicelle, che ne approfittavano facendomi coricare a letto dal lato dei piedi per potermeli mettere in faccia e quando dovevo fare loro il cameriere tutto fare. Ma, a quell'età, erano solo giochi innocenti.
I fatti che mi appresto a raccontare risalgono, invece, a quando avevo 14 anni, nel periodo in cui mia madre decise di farmi ritirare dalla scuola che avevo scelto subito dopo le medie, perchè i continui scioperi ed assemblee (erano i primi anni '80 coda delle contestazioni studentesche dei '70) rischiavano di farmi perdere l'anno. L'idea dei miei era quella di farmi prepararmi da esterno e iscrivermi al secondo anno in un'altra scuola più tranquilla.
Fu così che venni mandato da una conoscente di mia madre, un'insegnante in attesa di sistemazione che per sbarcare il lunario si dedicava al doposcuola, perchè mi seguisse nello studio per il sopracitato salto scolastico. Così che conobbi Lei: la Signorina Nunzia.
Premetto che la Signorina Nunzia non era una gran bellezza, una di quelle che poteva accendere chissà quali fantasie proibite ad un adolescente che, come spesso accade a quell'età, fantastica avventure erotiche con donne molto più grandi di lui. La Signorina Nunzia, infatti, poteva essere catalogata fra le donne insignificanti, non brutte, ma nemmeno belle. Magrolina di corporatura, non oltre il metro e sessanta di altezza, seno piccolo. Portava capelli lunghi biondo tinto, che teneva avvolti legati con un grosso mollettone. Occhi piccoli e verdi, non particolarmente vivi, sotto grandi occhiali da vista sul volto stancamente truccato. Solo una cosa mi fece scattare il colpo di fulmine: i piedi.
Quel pomeriggio di fine inverno, infatti, quando andai per la prima volta da Lei, mi si presentò indossando degli zoccoletti aperti davanti e dei collant dalla cui trasparenza potevi ammirare dei piedini perfetti, curatissimi, saranno stati un 36 come misura, con le dita grandi e le unghie perfettamente smaltate di rosso, colore che poi avrebbe cambiato ogni settimana, e che oltre al classico rosso, andavano dal melanzana, al bianco o al grigio perla. Segno che la Signorina Nunzia in qualche maniera l'aspetto lo curava, ma a 45 anni era ancora zitella e viveva ancora in casa con gli anziani genitori, mia madre poi mi svelò che lo rimase a causa di una grossa delusione d'amore, pare che il suo promesso sposo l'abbandonò proprio il giorno delle nozze. Io solo per quei piedi mi sarei presentato, eccome!
Ricordo che riceveva nel salone di questo appartamento al 5° piano di un palazzo al centro città. Non ero l'unico studente a cui faceva lezione, eravamo in quattro, di diverse classi, e studiavamo sul grande tavolo ovale di marmo in fondo a questa grande stanza. La Signorina Nunzia si sedeva sempre a capo tavola e da lì spiegava e assegnava i compiti, ci controllava e quando era il caso, ci ammoniva. Io avevo trovato modo di sedermi sempre accanto a Lei, così da potermi godere lo spettacolo che quei bellissimi piedi mi donavano ogni pomeriggio di lezione. Infatti aveva l'abitudine, sedendosi, di accavallare le gambe e far penzolare lo zoccoletto dal piede che muoveva con una naturale inconsapevole sensualità. Oppure tormentare un qualsiasi oggetto a terra si trovasse nel raggio d'azione dei suoi piedi, fosse un tappetino, uno strofinaccio, la sua borsa. Tutte azioni che me lo facevano venire immancabilmente e implacabilmente duro. Anelavo avvicinarmici, così m'inventai uno stratagemma: con la scusa che mi cadeva a terra la penna o la gomma, andavo sotto al tavolo, soprattutto quando distratta a controllare il compito di qualcun altro, e ne approfittavo per avvicinare il piede penzolante, in modo da poterne sentirne l'odore che trovavo fantastico, inebriante. Poi eccitato mi rialzavo e Le chiedevo di poter andare in bagno, dove mi facevo delle seghe goduriosissime.
Seghe che continuavo a farmi anche a casa, quando tornando mi chiudevo nella mia stanza e fantasticavo la Signorina Nunzia che mi umiliava con quei suoi bellissimi piedi, di cui continuavo a sentire l'odore inebriante, costringendomi a leccarglieli con e senza collant.
Non ci volle molto perchè la Signorina Nunzia diventasse la mia Dea. L'adoravo. Non vedevo l'ora venissero i lunedì, i mercoledì e i venerdì pomeriggio per correre a lezione da lei e ripetere il solito stratagemma di avvicinamento piedi, per poi correre in bagno per esplodere di piacere.
La cosa andò avanti per un un mese circa, poi la Signorina Nunzia disse a mia madre che per il tipo di preparazione che dovevo sostenere, era meglio venissi la mattina che sarei stato solo. Così avvenne e fu la svolta, l'inizio di un fantastico amore, con un preludio.
Ricordo, infatti, che il primo giorno del nuovo turno mattutino, eravamo già a maggio inoltrato, ad aprirmi la porta di casa fu l'anziana madre che per un po' mi fece strada verso il salone, poi proseguì verso la cucina. Mi accingevo ad entrarvi, ma mi fermai sullo stipite perchè una visione, che definirei mistica, mi folgorò. La Signorina Nunzia, che dalla posizione in cui era non poteva vedermi, stava stesa sul divano posto nella parete di fronte a dove stava il tavolo ovale, che leggeva degli appunti di studio. Aveva un grosso cuscino dietro le spalle, i capelli li aveva sciolti, il che la rendeva un po' più femmina, indossava una vestaglietta da casa a fiori corta annodata tipo kimono che lasciava intravedere da sopra il suo piccolo seno e da sotto quasi interamente le gambe che senza collant mi sembrarono ancor più magre. L'occhio, naturalmente, mi cadde immediatamente su quei bellissimi e curatissimi piedi, questa volta nudi, che aveva accavallati e poggiati su un altro cuscino. Così voluttuosamente stesa su quel divano, mi apparve davvero una Dea, un'Imperatrice da servire ed adorare e dal quale farsi umiliare giorno e notte. Ma soprattutto invidiavo da morire quel cuscino che tormentava sotto quei due gioielli dalle unghia grandi e lunghe laccate di rosso fuoco. Avrei dato non so che cosa per metterci la faccia al suo posto. Incredibile, provavo un invidia tremenda per uno stupido oggetto inanimato, che mi veniva quasi da piangere dalla gelosia, e tra me e me chiedevo perchè tanta goduria fosse riservata ad un cuscino e non a me!
Fu la anziana madre a riportarmi alla realtà, quando mi riapparve alle spalle portandomi un bicchiere di te freddo:
“Che fai ancora sulla porta? Entra!” mi disse sorridente ma un po' sorpresa.
Ovviamente, non appena la Signorina Nunzia si accorse di me, si ricompose velocemente, riavvolse i capelli col mollettone, così da riprendere l'aspetto sobrio dell'insegnante integerrima, e ci accomodammo al tavolo per iniziare la lezione. Però a me erano bastati quei cinque minuti ad ammirare quella scena paradisiaca, perchè il pene intanto mi era diventato un palo di cemento armato pronto ad esplodere. Così, al solito, le chiesi di andare in bagno dove non ebbi il tempo di sedermi sul wc che in pochi secondi sborrai copiosamente nel lavandino.
 
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