| Dopo un discreto pacco tiratomi dalla pro eletta (orario effettivamente non confermato, ma ero andato a Roma solo per lei), non senza una buona dose di stizza decido di ripiegare sugli altri blasoni della Capitale. La prima (scelta randomicamente) non mi risponde. La seconda (scelta randomicamente) ha un'agenda rovente e mi propone le 21:30 ma, purtroppo, ho il punto di non ritorno alle 18 e quindi educatamente declino. La terza (scelta randomicamente) si rivela una conversazione gradevolissima: è socievole e quell'accento capitolino la rende ancora più simpatica. Putroppo in tournée e quindi ci salutiamo. A questo punto, anche per ammortizzare il viaggio, decido di scoperchiare quel caleidoscopico calderone d'umanità assortita che è bakeka. Aria condizionata a palla, armeggio col telefono e la query "mistress" finchè non scorre la lista di trans proposti nel primo paio di pagine. Scoraggiato, mi ricordo di una mistress signorotta il cui annuncio mi aveva colpito perchè pareva la classica MILF della porta accanto; essendo io a mia volta un FILF, il genere mi sta bene e già fantastico sul classico gioco della zia severa che punisce il discolo. Telefono. "Pronto, chi è?" Brivido lungo la schiena: l'accento è inequivocabilmente sudamericano. Nelle foto pareva italiana o, forse, me ne ero convinto io (un retropensiero mi conferma che nell'annuncio non c'era specificato nulla a riguardo). "Salve, ho preso il numero da un annuncio" "Ah, e quale annuncio hai letto"? Secondo brivido: ormai ero in ballo, lei era lì ed io avevo sparato balle a mia moglie dicendo che andavo in ufficio e balle in ufficio dicendo che dovevo accompagnare mia moglie. "Quello della mistress" Segue un istante di imbarazzato silenzio quindi mi conferma che sì, è una mistress e che è disposta a vedermi anche subito. Chiedo il rate e la nostra pretende 2VU. A questo punto ricorro ai più turpi preconcetti italioti circa le performer straniere e parto con una trattativa alla Yanis Varoufakis della quale modestamente sarebbe stato orgoglioso anche Henry ChinaskiRm. Presa per stanchezza, concordiamo per VU-10. Mistress Carolina riceve in Piazza Epiro. Dopo aver orbitato geostazionario per una decina di minuti attorno al Mercato Latino in cerca di parcheggio, arrivo finalmente ad un palazzaccio di chiara edilizia popolare fascia screpolato e cadente. La porta cigola sui cardini rivelando a poco a poco una donna sul metro e cinquanta, foltissima capigliatura bruna (si vedeva anche in foto), fisico a narghlilè: cilindrica nel complesso tranne per un culone bombato in basso. Il viso è segnato di mille rughe e gli attribuisco un età approssimativa di 50 anni. Incapace di fare quello che gira i tacchi dopo averla vista, entro. Mi accoglie in un ambiente modesto ma pulito, ordinato e profumato. Diciamo una casa di studenti dopo che sia passata una delle mamme a rassettare. Mentre mi accompagna in camera da letto (!!!) spennella qualcosa sulle palpebre. "Non ho fatto in tempo a truccarmi" "Non ti preoccupare" rispondo mentre il mio emisfero sinistro filtra un 'tanto peggio di così' e mi siedo sul bordo del letto. La nostra sciorina le specialità della casa: "Pissing?" "No, grazie." "Prostatico?" "No, grazie." "Strap?" "No, grazie." Il suo viso si esibisce nell'espressione più simile a tre puntini di sospensione che mi sia capitato di vedere in vita mia; repertorio esaurito, evidentemente. "Spogliati e baciami i piedi." Esordisce a sorpresa. La voce è flebile: un cinguettio. Complice l'accento, è il suono che si sentirebbe in qualsiasi parco dell'Avana dando molliche ai piccioni. Eseguo. I piedi sono belli; un bell'arco, curati e smaltati. Profumati di un lavaggio recente e francamente non c'era nulla da obiettare. "Stenditi." Eseguo. Prontamente la nostra sale a cavalcioni sul mio viso ed inizia a torcermi i capezzoli. Proprio quando inizio a pensare che, tutto sommato, mi sto divertendo abbastanza e che l'incontro ha preso una giusta piega, la tortora latina scosta l'intimo ed andiamo sul nude. Dato il background della performer, la mossa è azzardata e non priva di rischi. Però stavo lì, ormai era fatta e faccio quello che devo fare. Dopo un po la sciatica si fa sentire e Carolina si stende supina. "Lecca" risuona il cinguettio caraibico. Ormai c'ero, eseguo. Nei primi cinque minuti sono presente e concentrato e mi esibisco in una prova tutta tecnica: preciso, accurato e mai ripetitivo se non sul lungo termine. Nei secondi cinque minuti inizio a distrarmi. La nostra si dimena sul letto e pare coinvolta; se fingesse non lo so. Nei terzi cinque minuti nella mia mente c'è solo la tasi, la tari, il parcometro che non ho messo. Lei continua a sfrigolare come una fettona di pancetta per altri cinque buoni, poi si accorge che ero altrove e mi richiama sul letto. Mi infila un preservativo (solita fragola) e comincia la scaletta vanilla d'ordinanza. Finiamo la sessione con lei a pecora ed io che a quel punto che altro avrei dovuto fare? Mi offre l'uso della doccia, ringrazio, approfitto. Attacca a parlare come un fiume in piena della musica che le piace mentre io mi rivesto. Tento disperatamente di trovare una crepa nel flusso delle sue parole per spiegarle quale piacesse a me ma niente, non c'è stato verso. "Posso vedere?" Mi prende il telefono, lo sblocca, se lo rigira tra le dita acceso poi lo posa. Ci salutiamo con un bacetto sulla guancia.
Conclusioni: come mistress: 2/10 semplicemente non è una mistress (ma il facesitting m'è piaciuto). come pay: 5/10 repertorio classico, protetto e d'ordinanza ma non v'avventurate in zona cunnilingus che non ne uscite più. social time: 2/10 logorroica ed unidirezionale.
Edited by -ADMINISTRATOR- - 31/8/2016, 19:13
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