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LA PADRONA DELLA VILLA, Antonella

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view post Posted on 2/4/2013, 12:49     +1   -1
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Cavaliere BDSM

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Prima parte

Era luglio inoltrato, faceva un caldo asfissiante, e la chiamata era arrivata la settimana prima, la piscina della villa che avevamo finito l’anno scorso, aveva dei problemi, anche gravi con i filtri e con il rivestimento del bordo che continuava a distaccarsi, decisi così di intervenire in fretta, mi andava proprio l’idea di rivedere la proprietaria, una sventola quarant’enne sexy da paura, sembrava ancora una modella, alta, snella e con un modo di fare intrigante da morire, comunque a parte questo era un cliente, e bisognava intervenire subito.
La villa era nei pressi del passo della Cisa, (non nominerò il nome del paese,) per arrivarci si poteva fare l’autocamionale, ma io preferivo il passo, nascosta da una siepe di lauro alta tre metri, era raggiungibile da una stradina sterrata, naturalmente la usavano solo nei weekend e nel periodo estivo, loro abitavano a Milano in centro, ma sapevo che la signora era separata da due anni, e la villa era rimasta a lei insieme all’attico di Milano, il marito era addirittura non più in Italia, si era trasferito definitivamente, queste cose le avevo sapute dalla donna delle pulizie, che in villa faceva anche da mangiare, una signorotta grassoccia e simpatica che non faceva altro che spettegolare.
Arrivai con il mio furgone che erano le nove di un venerdì mattina, avevo previsto che probabilmente un giorno non bastava, e avrei finito il sabato, il cancello era aperto, così entrai parcheggiai il furgone, ai bordi della piscina, il giardino era enorme, e la villa era una vecchia casa di campagna rimessa completamente a nuovo, arrivò Angela la famosa cuoca, “buongiorno sig. Gigi, come và, ci si rivede eh?” “andiamo bene Angela, e lei,” “ah, piena di dolori, ma non mollo, aspetti qui che la signora viene subito, devo andare perché ho il caffè sul fuoco, ne vuole uno?” mentre tornava dentro, “grazie, magari più tardi”, arrivò la signora Antonella, e fu una bella visione, aveva dei pantacollant bianchi, e una corta magliettina senza reggiseno, due tette forse rifatte, ma rifatte bene, ai piedi delle zoccole, anche loro bianche, con un tacco vertiginoso a spillo, era ancora più alta, molto, molto sexy “buongiorno Gigi, l’aspettavo, spero che risolva, perché non riesco neanche a fare il bagno” mi diede la mano stringendo con forza, come piace a me, “stia tranquilla vedrà che risolviamo tutti i problemi” si spostò perche gli dava fastidio il sole negli occhi, era veramente bella, il culo era uno spettacolo, evidenziato da quei pantacollant, che si infilavano in mezzo alle chiappe dividendole sensualmente, il perizoma doveva essere non piccolo ma microscopico. Iniziai a posizionarmi con i materiale e vedere cosa dovevo fare, vi risparmio i dettagli del lavoro, tanto penso che non interessino, arrivò Angela con il caffè, e poi iniziai.

Verso le dieci e mezza la signora si mise a prendere il sole dall’altro lato a dove lavoravo, aveva un costume minimo, a parte il reggiseno normale lo slip era un perizoma che lasciava il culo in bella mostra, poi sui tacchi le gambe erano lunghissime e toniche, era abbronzata in maniera uniforme, aveva in mano un libro, si sistemò sullo sdraio, mi fece un cenno, che io ricambiai, dopo circa un dieci minuti “Gigi vuole bere qualcosa? Angela porta delle bibite” Angela arrivò con una ghiacciaia e posò tutto su di un tavolino “signora io andrei, ho fatto tutto, ci vediamo lunedì” “vai, vai, pure, a lunedì, ah chiudi il cancello che è ancora aperto” eravamo soli quindi. “Gigi smetta un momento venga a bere una bibita”, mi rialzai girai intorno alla piscina e fui da lei, si era seduta e preparava da bere, aveva voglia di parlare, non gliene importava molto che perdessi tempo, e se non importava a lei figurarsi a me, arrivò l’una, io pensavo di non mangiare, ma lei venne a chiamarmi, “ venga che Angela ha preparato qualcosa” ero imbarazzato “ma no signora, non è il caso, mi rifaccio stasera in hotel stia tranquilla,” ma non volle sentir ragioni. “il bagno è quella porta” entrai in bagno, per la prima volta, era enorme una stanza, vasca idromassaggio doccia idromassaggio due lavandini, due sedie, arredato tutto in legno arte povera, mi colpì un armadietto con tante porticine, ero curioso, ogni porticina conteneva un paio di scarpe, ne contai trentasei, sei file da sei, scarpe di ogni tipo e sembravano tutte nuove, tutte con dei tacchi vertiginosi, sandali, decolté, scarpe chiuse, c’erano anche delle parigine decisamente invernali, poi ce n’era un paio di vernice nera, ma col il tacco in acciaio a spillo, e poi altre che non vi dico, a me le scarpe da donna mi fanno impazzire, poi calzate da una donna così, mi venne subito duro.
Comunque rinfrescato alla meglio uscii, lei mi aspettava “venga mangiamo in salone che c’è l’aria condizionata” era già tutto pronto prosciutto e melone, insalata di riso, e fragole con il vino; “non si deve disturbare” accennai “nessun disturbo anzi, così chiacchiero un po” fu un pranzo piacevole, lei mi affascinava, era di fianco a me, non di fronte poi si spostò accavallò le gambe, era sempre in costume, e mi sfiorò la gamba con la sua, era a contatto non la muoveva io avevo i calzoni corti, ed il suo ginocchio mi puntava sulla coscia, anzi sembrava quasi che premesse, provai a spostare la mia gamba, lei la seguì con il ginocchio, quindi capii che la cosa era voluta, quando si alzò appoggiò la mano sulla mia coscia per alzarsi, erano segnali che dovevo o non dovevo capire?
Finì il pranzetto ed io ripresi a lavorare; ma verso le tre del pomeriggio la signora Antonella tornò a farsi vedere, prendeva nuovamente il sole, dopo una mezzoretta “Gigi, mi scusi avrei bisogno di un favore, le dispiacerebbe mettermi della crema nella schiena, ho un po d’irritazione sulle spalle” puoi capire, ero già la, “devo lavarmi le mani però signora” “vai pure la strada la conosci” il tu sicuramente pensai non era voluto, iniziai a spalmare la crema su quella schiena, lei si era slacciata il reggiseno, “ti dispiacerebbe, anche le gambe e il sederino” era ancora del tu, e le gambe con il sederino me lo facevano scoppiare, “sai Gigi che la crema sai spalmarla proprio bene, ti farei continuare finche non si assorbe tutta, se vuoi eh, e scusami per il tu, ma puoi fare altrettanto, è più comodo” ed eravamo ancora li dopo più di quindici minuti, io non smettevo e lei mi faceva continuare, non sapevo cosa fare, ed ero sempre più eccitato, poi fu lei “ sai che mi prude il collo del piede, guarda che ponfo dai dagli un bacino” e girandosi mi mostrò il suo piede destro, ed anche le sue splendide tette, naturalmente baciai il piede e non mi staccavo “bravo, bravo, leccalo bene che mi passa, succhialo bene” persi il controllo, e mi limonai il suo piede, tutto collo, dita, pianta, e lei era soddisfattissima “lo sapevo Gigi che ti piaceva, e allora lecca anche l’altro” ci davo dentro come un matto, e mentre leccavo il piede sinistro, lei mi appoggiò l’altro sul pisello, “whao siamo in completo tiro, ti piace proprio leccarmi i piedi eh?” staccandomi un istante “moltissimo Antonella” lei con un risolino, “bene ma chiamami Padrona Antonella preferisco” questo cambiava un po le mie aspettative, c’era qualcosa di diverso, non sarebbe stata una semplice scopata. Ripresi a leccare facendo finta di niente, “mettimi le zoccole” il tono era di un ordine secco, eseguii immediatamente, pregustavo di leccarmi anche quelle, invece si alzò “vai a finire il tuo lavoro, svelto, e alle sette vai a farti una doccia” il suo tono era imperativo “ma io signora vado in albergo” lei scocciata “allora sei scemo, ho detto padrona Antonella, e alle sette ti fai una doccia, capito o devo spiegarmi diversamente” quel diversamente aveva qualcosa di perverso, comunque decisi di stare al suo gioco.


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Out_Of_Order
view post Posted on 2/4/2013, 15:40     +1   -1




Beh a questo punto spero di sapere come finirà
 
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medieval1989
view post Posted on 2/4/2013, 16:38     +1   -1




Com'è che non ho mai pensato a fare l'idraulico?
bellissima cmq,continua!
 
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dolcesogno24
view post Posted on 3/4/2013, 13:01     +1   -1




continua?
 
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view post Posted on 3/4/2013, 13:33     +1   +1   -1
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Cavaliere BDSM

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Seconda parte
Alle sette mi feci una bella doccia, e mi vestii con la meglio roba che avevo portato, che comunque erano un paio di calzoni blu e una camicia a quadri sempre sul blu, entrai nel salone, lei era seduta sul divano ad angolo, stava guardando una rivista, aveva un vestitino che sembrava seta di un bianco sporco, tutto svolazzante, ed anche molto corto, stava benissimo con le sue gambe abbronzate, ai piedi aveva dei sandali di pelle con striscioline intrecciate di colore bianco il tacco era in metallo, ed era uno stiletto autentico. Parlò subito con tono categorico che non lasciava dubbi alla sua indole completamente autoritaria “vieni qui puoi continuare a leccarmi i piedi, ed anche i sandali muoviti cretino” non avevo nessuna intenzione di ribattere, mi inginocchiai davanti a lei ed iniziai a leccare, mi porgeva lei le parti del piede e delle scarpe da leccare , compresa la suola, le scarpe erano nuove di sicuro, poi mi porse il tacco era lunghissimo, non voleva che le tenessi il piede “non toccare” il tacco però mi graffiò il palato “ahh” lei non una piega, mi fece leccare entrambi i piedi lungamente, avevo paura di quel tacco, era lunghissimo, e lei lo spingeva con forza, “adesso basta, ti sei divertito abbastanza, mi devo divertire io, portami a cena, ho prenotato in un ristorante in centro, queste sono le chiavi della mia macchina, vai che io arrivo subito, la macchina è fuori” infatti vicino al mio furgone c’era un Q7 bianco, salii in macchina, lei arrivò quasi subito si era cambiata solo le scarpe, non aveva più i sandali, ma delle decoltè bianche sempre con un tacco altissimo perché avevano anche, quasi due centimetri di zeppa, non saliva aprii la porta da dentro ma lei non saliva, allora ridiscesi dalla macchina “cretino devi farmi salire da padrona quale sono, oppure vuoi prenderle adesso subito” gli aprii la porta lei salì , “baciami le cosce tutte e due, con un bacio singolo, e chiedimi se sono comoda” baciai dolcemente quelle cosce “sei comoda padrona? “ per tutta risposta una sberla fortissima, “ la prossima volta che mi lasci li fuori dalla macchina ti ammazzo a calci nelle palle, muoviti andiamo, adesso sono comoda”. In auto mi catetizzò sui miei comportamenti “ io sono la padrona assoluta, vedi di trattarmi come tale, anticipa i miei desideri e rendimi la serata piacevole, quando ti do un ordine esegui senza fiatare, altrimenti per te saranno solo dolori” e che dovevo fare, la cosa mi incistava non poco.
Arrivati al ristorante parcheggia l’auto, scesi, le aprii la portiera baciai entrambe le cosce con bacio singolo come voleva lei, ci avviammo verso la sala del ristorante, aveva prenotato un tavolo abbastanza appartato sul terrazzo, subito appena seduta fece cadere volontariamente il tovagliolo, “raccoglimi il tovagliolo, svelto” mi alzai lo raccolsi “tienilo tu, dammi il tuo” accontentata, “versami dell’acqua” arrivò il cameriere per le ordinazioni, lei teneva il menù, anche il mio, ordinò per entrambi, senza chiedermi nulla, ordinò anche il vino, “ti piace questo posto, è un po che non ci vengo, avevo proprio voglia di tornarci” ero attento, dovevo aspettarmi di tutto, dopo i primi, che lei mangiò di gusto, “mi prude una caviglia, vieni a grattarmela” mi alzai subito, lei tirò fuori dal tavolo la gamba, dolcemente le grattai il punto, “leccamela, magari mi passa” non ci vedevano, però poteva arrivare il cameriere, ed infatti arrivò, vedendomi inginocchiato “serve qualcosa signore” prima che potessi rispondere “nulla, nulla, mi stava solo baciando la caviglia” il cameriere perplesso posò i secondi e se ne andò. Avevo capito che gli piaceva vedermi in imbarazzo, si divertiva, era piacevole parlare con lei, ma di colpo si inventava qualcosa, “voglio farti assaggiare questa patatina arrosto” ero pronto, ma lei prese la grossa patata la infilò nel suo tacco “vieni” mi alzai nuovamente e fui veloce, lei alzò la gamba mangiai la patata dal suo tacco, “buona eh, ne vuoi un’altra?” volevo evitare ma stavo attento a rispondere, “come vuoi tu” e lei ridendo, “ottima risposta”, arrivammo alla fine della cena, ordinò del dolce solo per lei, si trattava di una torta alla panna, avevo uno strano presentimento, infatti quella pazza mise il piatto a terra, e si sporco la scarpa con la panna, teneva il piede appoggiato di tacco, “vieni a mangiare un pochino di panna, su che è molto buona” il fatto era che a due tavoli di distanza erano arrivate due coppie, che stavano già guardando, io tergiversavo “ti assicuro che è meglio che vieni a leccarti la panna, muoviti” non c’era verso, in ginocchio, mi porse il suo piede “lecca bene, e puliscimi la scarpa, non deve rimanere nulla, altrimenti ti infilo il tacco invece che in bocca nel culo” parlava tranquillamente, io leccai tutto, naturalmente mi avevano visto, e i quattro, se la ridevano tra di loro, io ero, penso, rosso come un peperone “bravo ti sei risparmiato la devastazione del tuo bel culetto, lo vuoi il caffè” con attenzione “come vuoi tu” e lei sempre sorridendo, “hai paura eh?, no niente caffè ce lo prendiamo a casa” andò a pagare io l’attesi all’ingresso, mi prese sottobraccio, “sorreggimi che il vino mi ha dato un po alla testa” arrivati alla macchina come al solito le aprii la portiera, lei salì, mi accingevo a baciarle le cosce, “no, baciami i piedi”, e mi spinse giù, vicino a noi arrivò un auto, e lei mi teneva giù “stai li fermo” sicuramente si saranno chiesti cosa facevo, “ok puoi alzarti” mentre salivo mi sentivo gli occhi addosso, ma non vedevo l’ora di andarmene, lei appoggio i piedi sul cruscotto “lo sai che hai fatto un errore, sulla mia scarpa c’è ancora un po’ di panna, fermati e provvedi subito a leccarla via” be almeno adesso potevo leccare con gusto, fermai sulla destra in uno spiazzo, e lei si fece leccare non solo il rimasuglio di panna, ma anche l’altra scarpa, “lecca bene, devono essere immacolate, se trovo ancora qualcosa, di do tante di quelle sberle che non ti riconoscerai più da quanto sarai gonfio” leccavo tutto, anche la suola, avevo la bocca piena di sabbiolina, “adesso prendi il tuo fazzoletto e asciugamele bene” asciugai con perizia, le scarpe erano lucidissime, lei se le guardava, “si, hai fatto un buon lavoro, potrei assumerti come lustrascarpe personale, ti piacerebbe vero?” “tantissimo” rideva con sarcasmo “metti in moto portami a casa”.
 
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medieval1989
view post Posted on 3/4/2013, 15:49     +1   -1




wow wow wow wow continuala!
 
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view post Posted on 4/4/2013, 00:32     +1   -1

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Che donna!!!!!
 
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view post Posted on 4/4/2013, 07:25     +1   -1
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Cavaliere BDSM

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Ultima parte
Arrivati stessa scena, lei scese tranquillamente, “fermati, mettiti giù voglio che mi porti in casa standoti a cavalcioni” il problema non era il suo peso, era la lunga strada, sterrata, per arrivare in casa, ma non ci fù verso, con i tacchi mi spronava “muoviti cavallino, su op, op,” le mie ginocchia cedevano, ero tutto sporco, ma arrivai all’ingresso, finalmente scese, mi rifilò un calcio nel culo “entra cavallino”.
Arrivati nel salone, si tolse subito l’abito e rimase in perizoma e reggiseno, la sua bellezza era notevole, il suo culo mi faceva impazzire, l’avrei leccato per ore millimetro per millimetro, era un pochino ubriaca, non era molto stabile, e poi rideva un po troppo, si sedette sul divano “vieni qua toglimi le scarpe, fammi un bel massaggio ai piedi, che sono tutti gonfi” non me lo feci ripetere i massaggiai bene con delicatezza, leccandoli ogni tanto, “passami la lingua tra le dita, che mi piace da impazzire” pulii tutto quello che c’era tra le dita, anche se in effetti erano pulitissime, lei mi prese per i capelli, si allargò il perizoma, “adesso lecca qui, e fallo bene” era umida, molto umida, non ci misi molto a farla venire, lei mi tirava per i capelli, mi faceva anche male, poi venne con gusto, “bravo, bravo” mi tirò ancora per i capelli e mi fece sdraiare sul divano, mi tolse le scarpe ed i pantaloni, poi piano, piano lo fece uscire dalle mutande “adesso voglio sentire questo signore come si comporta” mi tolse anche le mutande il mio uccello svettava pulsante, lei lo menava lentamente, lo baciò, ed iniziò a succhiarmelo “bada di non venire perché ti do un calcio nelle palle, che te le sbriciolo” era dura, si mise sopra se lo introdusse da sola, “tu devi stare solo fermo” faceva tutto lei, io mi concentravo per non venire, lei andava piano, poi forte, poi fortissimo, poi di nuovo piano, ero al limite, come lei venne nuovamente mi lasciai andare, fu un orgasmo quasi più lungo del solito, lei si lasciò andare su di me, avevo il suo respiro addosso, mi baciò sulla bocca “sei in gamba, ne ero sicura, mi piace dominarti, e mi piace scoparti, sei un uomo fortunato”. Il resto della notte fu tranquillo, volle scopare nuovamente al mattino, adducendo ad una situazione molto arretrata, quindi aveva voglia e basta, io non mi tirai certo indietro.
Al mattino della domenica mi alzai prestissimo alle sei, lei dormiva, era bellissima, feci piano e non la svegliai, volevo finire il lavoro, e poi andarmene, ma alle nove la vidi arrivare con passo deciso verso di me era in perizoma, senza reggiseno, con delle scarpe di vernice rosse, bellissime, era strano che fosse con l scarpe, aveva un’espressione cupa ed arrabbiata, appena mi fu vicino, io ero accovacciato con un cacciavite in mano stavo finendo di chiudere una copertura, mi tirò uno schiaffo con tutta la forza che aveva, “brutto stronzo, devi chiedermi il permesso per alzarti dal mio letto” e giù un calcio nel petto, mi prese anche il braccio, ed il cacciavite volò via, “ma, maa, Antonella devo finire il lavoro” lei era arrabbiata, “non me ne frega un cazzo del lavoro, adesso sei il mio schiavo, te lo dico io quando finisci il lavoro, hai capito brutto pezzo di merda” un’altra sberla sulla nuca, “posa tutto, e seguimi a quattro gambe fino al patio, muoviti” le trotterellavo dietro come un cagnolino, lei si fermava ogni tanto e alzava il tacco, “lecca il tacco “ ed io leccavo, arrivammo nel patio, “preparami un caffè” entrai in cucina e preparai il caffè, avevo già l’uccello in tiro, quella donna era di un sexy estremo, mi dominava anche solo con lo sguardo, quando arrivai con il caffè, feci per darglielo, “no, servimi fammi bere tu il caffè” piano, piano avvicinai la tazzina alla sua bocca, ne bevve un sorso, e così con dolcezza lo finì, si alzò in piedi, “massaggiami le gambe, bene, dall’alto verso il basso, prendi la crema che c’è sul tavolino” eseguii l’operazione con cura, lei svettava su quei tacchi vertiginosi, era bellissimo,”prendimi una sigaretta” eseguivo con velocità, lei era soddisfatta, “mettiti in ginocchio vicino a me, e apri la bocca” eh, questo era più complicato, “fai come ti ho detto o ti riempio di calci”, stavo lì a bocca aperta, e sapevo cosa voleva fare, mi butto la cenere in bocca “inghiotti idiota di un posacenere” ed io ubbidivo, “bravo, sei proprio uno schiavetto ubbidiente” se ne stava in piedi a far asciugare la crema e mi usava come posacenere, era eccitante, buttò grazie a Dio la cicca per terra, e la spense con la scarpa, “leccami la suola che si è sporcata di cenere, avanti schiavo leccala bene, altrimenti ti faccio mangiare la cicca”mi leccai tutta la suola che lei mi porgeva ridendo, “bravissimo, falla bella pulita,”poi mi prese il mento fra le mani, e mi sputò in faccia due volte “sei solo uno schiavo, o sei anche una sputacchiera” e se la rideva “soffiami sulle gambe, che questa crema non asciuga, dai deficiente”e adesso soffiavo sembravo un mantice, “soffia sul culo, anche sui polpacci” era una vera padrona, ed aveva trovato il suo giocattolo, “basta, hai il fiato caldo, mi dai fastidio, me le asciugo io prendendoti a calci, mettiti a novanta gradi, toccati le ginocchia, bravo, stai fermo così” iniziò una sessione di calci nel culo usava entrambe le gambe, “ti piace, lo so che ti piace essere preso a calci,” non rispondevo, “e rispondi” ed allora si, “si mi piace padrona Antonella” lei si divertiva usava il collo del piede, e a volte la punta, non colpiva forte, ed era quasi piacevole, sentire il suo piede nel culo, poi di colpo, “adesso vediamo quanto resisti” ed iniziò a colpire con violenza di punta, le scarpe avevano una zeppa di due centimetri, erano molto dure, il dolore si faceva sentire, “conta schiavo, io dico che non arrivi a dieci” al settimo calcio, ero nei guai, al dodicesimo crollai sulle ginocchia, “basta, basta padrona, ti prego” me ne diede ancora uno, “e tredici, però sei resistente, ricorda sei arrivato a tredici, più tardi vedremo di battere questo record, ho un paio di stivali che fanno al tuo caso, con queste belle scarpe mi faccio troppo male” non avrei sopportato oltre, gli ultimi cinque calci me li aveva dati tutti nello stesso punto, il culo mi andava a fuoco.

La signora, era senz’altro annoiata, e non le pareva vero di avere un giocattolo tutto per eli, sia da dominare, ma anche da usare sessualmente, io però volevo tornare a casa, finire il lavoro e tornare a casa, mi ero divertito, ma ora il gioco si faceva pesante “hei deficiente, vieni qui ho bisogno di una mano” stava trafficando con delle corde che erano incastrate sotto un bancone nel patio, l’aiutai a tirare fuori delle corde in nylon colorato, sperando che non avesse intenzione di usarle con me, invece “bene, bene adesso ti lego perbene, ti piace essere legato?” non era esattamente la mia aspettativa “no signora padrona, non mi piace essere legato, ma penso che non te ne freghi niente di quello che mi piace” lei con sarcasmo “hai perfettamente ragione, tu sei il mio schiavo, che cazzo me ne frega di te, adesso ti lego come un salame e poi mi diverto” infatti mi fece mettere in piedi davanti a lei completamente nudo, iniziò dalle gambe, era esperta, mi legò i piedi in modo che potessi fare dei piccoli passi, poi le mani dietro l a schiena, fece passare la corda in mezzo alle mie gambe, di lato alle palle e mi legò intorno al collo in modo che se muovevo le braccia mi facevo male tremendamente al collo rischiando di strozzarmi, in quella posizione ero completamente esposto alle sue azioni, ed ero veramente preoccupato, anche se l’adrenalina mi piaceva da morire, Antonella mi girava intorno, si era cambiata, aveva un paio di stivali bellissimi sicuramente di alta moda erano di un blu cobalto con un tacco altissimo, la punta affusolata, e alti fino al ginocchio, poi si era messa un paio di pantaloncini cortissimi anche loro blu cobalto, ed anche il reggiseno, era sicuramente un completo, “hai paura schiavo, devi averne, ti farò male, e poi ti manderò a casa, e tornerai per finire il lavoro, sei contento?” ecco il suo piano, per riavermi, scomparve, e tornò con un frustino da cavallerizza, che terminava con il solito cinghietto di cuoio, “sei stato indisponente, meriti di essere frustato” e senza perdere tempo mi frustò energicamente i primi colpi nelle natiche , e poi in tutto il corpo mi faceva male, non tutti i colpi gli riuscivano bene, era un pochino maldestra, ma si concentrò e le frustate andavano tutte a segno, mi risparmiava solo il viso, io cercavo di spostarmi, ma lei non mollava “basta padrona mi fa troppo male ti prego basta frustate” lei rideva “zitto merda, ti voglio fare tutto a righe” poi mi mollò un calcio nelle gambe all’altezza dietro al ginocchio, mi fece cadere malamente, battei la spalla e anche la testa sul pavimento, non riuscivo a ripararmi con le mani, il collo mi faceva male, la corda lo aveva tagliato facendo una specie di bruciatura, ero a terra con la schiena a sua disposizione, e lei ci salì sopra con cattiveria, i tacchi entravano nella carne, spingeva con forza “ti faccio tanti buchi, e poi ci metto il sale” era incattivita, gli piaceva fare la dominatrice sadica e cattiva, i suoi tacchi erano peggio delle frustate, ci metteva tutto il peso, con un tacco mi colpì la nuca, non mi mossi per paura di peggiorare la situazione, allora lei mi appoggiò il piede sul culo, e premeva con il tacco fino a che non urlai disperato “hAAAAAAAAAaaaaaaaa” smise ma solo per posarlo sull’altra chiappa, stesso trattamento “hAAAAAAAAAAaaaaaaaaa” pensavo me lo avesse bucato veramente, con un calcio nel fianco scese, “girati merda” giù calci perché ero lento a girarmi, il collo mi doleva, non dovevo usare le mani, “e girati impedito,” un calcio di punta prese una costola “whoooaaaaaaaaaa, Antonella mi fai male” lei con noncuranza mi salì sul petto, e usò lo stesso trattamento della schiena, i tacchi premevano, vedevo quegli splendidi stivali, il suo culo, le gambe che troneggiavano su di me, ed ebbi una erezione “eccolo qua che si eccita, questo masochista di merda, ti aggiusto io” mise il suo piede sul mio uccello, e pigiava con forza, poi usò il tacco sulla cappella schiacciandola sulla pancia intanto tutto il peso era sul tacco che aveva sul mio petto, il dolore non riuscivo più a sopportarlo “whaaaaaaaaaaaaa, scendi Anna ti prego” non ci pensava nemmeno, spostò solo il tacco, ma riprese a martoriarmi, “stai zitto guardami il culo frocetto, vuoi che ti faccio venire con il mio tacco,” ed iniziò un movimento avanti indietro con il tacco, stavo veramente quasi per venire, ma lei smise, scese ed iniziò a colpirmi a calci di punta, il primo calcio nell’anca sinistra fu il più doloroso, poi non sentivo più niente, vedevo solo quelle gambe che caricavano e colpivano, si mise ad infierire nella schiena perché ero riuscito a girarmi, finalmente smise, era affannata con il fiatone, “come stai merda, ne hai abbastanza?” ne avevo altro che abbastanza “si, si mia padrona, lasciami” lei “prima mi devi ringraziare” sicuramente “grazie padrona per tutto quello che mi hai fatto” sembrava soddisfatta, iniziò a slegarmi, ero veramente intorpidito e dolorante, quando fui libero, erano le undici del mattino, “te ne puoi andare, ti aspetto tra quindici giorni per finire il lavoro, vattene ora, vestiti e vattene” volevo dire qualcosa, ma un calcio nel culo dato con estrema cattiveria e forza chiuse ogni discussione.
Mentre tornavo, pensavo di mandare qualcun altro a finire il lavoro, ma forse era meglio non cambiare nulla, la signora Antonella era capace di sputtanarmi, se non l’assecondavo.

THE END

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devil.cod4
view post Posted on 4/4/2013, 15:07     +1   -1




come the end.... non deve tornare?
 
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8 replies since 2/4/2013, 12:49   3458 views
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