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L'INFERMIERA, by Delicato

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paimei77
view post Posted on 21/3/2011, 07:55 by: paimei77     +1   -1




L'INFERMERIA DI LISA


Non sapevo se andare o no ad assistere, quel pomeriggio, ma la tentazione fu troppo forte.

Seguii lo stesso itinerario della settimana prima e mi appostai fuori da casa di Alessia solo quando vidi quest'ultima uscire. Restai accovacciato ai piedi dell'albero di prima, il cui fogliame arrivava fino a terra, e mi avvicinai alla finestra solo quando sentii suonare alla porta le amiche di Lisa.

Le vidi entrare. Silvia si portava dietro addirittura due ragazzi, uno dei quali era Mario, mentre l'altra ragazza solo uno.

"Wow!" esclamò Lisa rivolta a Silvia "Come hai fatto?"

"Bhè..."

"No, aspetta." la interruppe la padrona di casa "Sediamoci e raccontiamoci tutto con calma."




Il ragazzo che non conoscevo, scoprii, era l'amico tifoso di cui aveva parlato già l'altra volta. Una storia non particolarmente interessante, ma Silvia si rifece con la seconda.

La raccontò con la massima enfasi, ovviamente, spiegando come aveva stracciato Marco davanti a tutti... disse che lui, alla fine, stava quasi per piangere, tanta era stata l'umiliazione di perdere quasi senza mai toccare il volano. Non una parola sul fatto che fosse truccato, ovviamente, ma suppongo che quel dettaglio le sue amiche già lo conoscessero. La parte in cui si sbizzarrì alla grande fu quella in cui Mario veniva a supplicarla di non infliggergli una penitenza troppo umiliante.

Gli chiese anche di ripetere, per lei, alcune scene che avevano vissuto nello spogliatoio. Lo minacciò di attuare la penitenza, se non lo avesse fatto.

"Allora... è venuto da me nello spogliatoio dicendomi... 'Sei bravissima. Scusa se ho anche solo pensato di poter competere con te... hai tutto il diritto di farmela pagare come vuoi.'." guardò Mario "Dillo."

"Sei bravissima. Scusa..." cominciò Mario

"Ma no!" sbuffò lei "Non avevi questa espressione. Non te lo ricordi? Eri più piagnucoloso..." Mario ripeté quella frase con un'aria più lamentosa "Poi ha cominciato a dirmi che sperava che fossi buona e non lo umiliassi troppo. Dicci un po' come hai detto, Mario..."

"Però spero che non vorrai farmi fare una penitenza troppo umiliante..."

"No." lo corresse Silvia "Hai detto 'Spero che non vorrai far fare una penitenza troppo umiliante a questo verme', vero?"

"Ma..."

"Vero?!?"

"S... sì."

"Insomma, è entrato nello spogliatoio in ginocchio." disse Silvia "Poi mi ha detto che era giustissimo che tutta la classe lo vedesse mentre lo sculacciavo, perché è giusto che io lo umili... però aveva paura che gli facessi male con la racchetta, perché io sono troppo forte per lui. Vero, Mario?"

"S... sì." confermò Mario "Ho detto proprio..."

"E me lo hai detto baciandomi i piedi, vero?" disse Silvia

"Sì." rispose lui "Io... adesso devo baciarteli?"

"Certo." disse Silvia "Voglio che le mie amiche capiscano come è andata."

Mario si chinò sulle scarpe di Silvia fino a toccarle con la punta del naso

"Silvia, ti prego..." disse a quel punto

"Che c'è?" disse lei "Oggi non ti sei lamentato tanto, quando l'hai fatto." Mario baciò "Devi dire quella cosa, intanto." gli ricordò lei

"Spero che sarai buona..." disse Mario ricordando a tentoni le parole, tra un bacio e l'altro "Spero che non mi farai male... non sopporto di essere picchiato da te... sei troppo forte per me..."

"Poi hai detto 'non fare male al mio culetto'." gli ricordò Silvia "Ridillo."

"Non fare male al mio culetto... te ne prego..." implorò Mario senza smettere di baciarle le scarpe

"Allora io gli ho detto che, se non voleva che gli facessi male, doveva presentarsi qui oggi. Così è stato..." concluse Silvia

"Brava." si complimentò Lisa mentre Mario si rimetteva in piedi "E l'altro ragazzo?"

"Oh! Lì è stato facile." rispose l'amica "In pratica, stavamo camminando insieme per il corridoio, quando ci passa vicino una ragazza vestita con un tanga, una minigonna e una canottiera trasparente sotto la quale non portava il reggiseno. Dopo che si è allontanata, lui mi fa: 'Certo che quella ragazza, almeno quando è a scuola, potrebbe vestirsi un po' meglio.'. 'Voi uomini ragionate col cazzo!' ho sbottato io. 'In che senso?' mi fa lui, allora io approfitto per far partire la scommessa: 'Scommetto che non resisti un mese senza avere un orgasmo!' gli ho detto. Lui mi fa: 'E che c'entra?'. 'Secondo me non ci riesci.' ho rincarato io 'Scommettiamo?'. 'Ma perché dovrei?' mi fa lui 'Mica siamo in convento! Da dove salta fuori tutta questa sessuofobia?'. A quel punto l'ho tramortito con colpendolo con un estintore e gli ho fatto una foto con il mio reggiseno addosso mentre era svenuto."

"Quando si dice l'astuzia..." commentò l'altra amica

"Già." disse lei

"E tu, Elisa?" chiese Lisa, a quel punto "Come hai fatto?"

"Facile." disse Elisa "Nella mia classe stiamo facendo una ricerca... è da tre mesi che la stiamo preparando... oggi l'ha portata a scuola e io glie l'ho rubata." tirò fuori una risma di fogli scritti a mano dalla propria borsa "Ecco... aiutatemi a conservarla." diede qualche foglio ad ognuna delle sue amiche "Ogni giorno viene a trovarci in classe e glie ne restituiamo una frase. Se farà il bravo, avrà la sua ricerca entro il termine. Se non farà il bravo, la bruceremo." si rivolse a uno dei ragazzi presenti "Vieni a baciarmi i piedi!" il ragazzo si mise a terra e si diresse verso le scarpe di Elisa.

Lisa si allontanò un momento per poggiare la sua parte di ricerca in un cassetto. Quando tornò, vide soddisfatta che tutti i ragazzi erano intenti a baciare le scarpe delle sue amiche; ce n'era uno per ogni scarpa.

"Forza, adoratele!" disse loro, e ne colpì uno con un calcio. Si sedette sulla poltrona ed usò il ragazzo che aveva appena colpito come poggiapiedi "Mi sembrate abbastanza umili... forse possiamo cominciare un giochino che avevo in mente."

"Che cosa?" chiese Silvia

"Hmmm... ce ne vogliono tre..." disse Lisa, poi chiamò uno dei ragazzi "Tu mi farai da cuscino."

Era il secondo ragazzo portato da Silvia. Fino a quel momento, ancora frastornato per la botta presa quel giorno, era stato trascinato dalla ragazza per tutto quello che aveva fatto, ma ora sembrava star recuperando un po' di lucidità.

"No..." biascicò "Che cosa...? Siete cattive!"

"Ah, sì?" disse Lisa; si alzò, lo prese per un braccio e lo mise in ginocchio davanti a Silvia "Fagli vedere quella fotografia, Silvia..."

Silvia estrasse dalla tasca una macchinetta fotografica, la accese e la sventolò davanti alla faccia del ragazzo, che sbiancò

"Vuoi che la faccia vedere a tutti?" chiese

"No!" esclamò lui

"Allora vieni qui..." gli disse Lisa con un'espressione malvagia; lo mise sulla poltrona, con le gambe e le braccia che spuntavano dalle braccia della sedia,e gli si sedette sopra. Anzi, gli saltò addosso, a giudicare dal lamento che emise.

Silvia rise.

"Chi è il sessuofobo adesso?" chiese al ragazzo

"Bhé, sempre tu." le rispose Elisa "'Sessuofobo' non vuol dire 'ricattabile'."

"Lasciamo stare." disse Lisa "Sapete che gioco ho in mente?"

"Dai, diccelo." la incalzò Silvia

"Allora," disse Lisa "mentre questo verme sotto di me soffre," fece un saltello come a sistemarsi il cuscino, in realtà per tormentare il ragazzo "gli altri puliranno le suole delle nostre scarpe con le loro lingue... Secondo voi saranno contenti di volerlo fare?" le ragazze risero "Secondo me no, ma c'è un'altra regola... quello che finirà per ultimo verrà frustato senza pietà. Dai, ragazze, mettetevi comode e con le suole sulla loro faccia...".

Il ragazzo ricattato da Lisa, che era il più sciolto, finì per primo. Gli altri due, quando capirono che la lista dei candidati per le frustate si restringeva, iniziarono a farsi coraggio contro il disgusto che provavano e leccarono più in fretta. Dovettero passare dieci minuti buoni, però, perché uno di loro annunciasse che aveva finito.

Gli sguardi sadici delle ragazze si posarono su quello rimasto, inginocchiato ai piedi di Elisa.

"Tocca a te..." gli disse Elisa. Lisa si alzò in piedi

"Tu" disse indicando il poveretto che doveva essere frustato "mettiti a quattro zampe in mezzo alla stanza. Voi tre mettetevi in ginocchio e assistete...".




Pensai che sarebbero state solo quattro frustate date più per umiliarlo che per altro, invece le ragazze furono spietate. Si misero intorno al ragazzo armate di righelli, bastoncini e quant'altro, poi cominciarono a frustarlo con tutta la forza che avevano. Se uno degli altri ragazzi distoglieva lo sguardo, Lisa gli urlava di guardare cosa stavano facendo, e non doveva mai ripeterglielo due volte. Pensai di scappare, terrorizzato all'idea che lo avrebbero fatto anche a me, se avessero scoperto che le stavo spiando.

Il ragazzo in mezzo alla stanza si mise a urlare dopo meno di un minuto, e sarebbe anche scappato, se le ragazze non si fossero disposte in modo tale che, ovunque il torturato si girasse, si trovasse davanti una di loro con la su frusta in mano. Quando finirono di torturarlo, si trovava disteso a terra, dolorante, intento a baciare lentamente i piedi di Lisa.
 
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