Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

L'INFERMIERA, by Delicato

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paimei77
view post Posted on 13/2/2011, 23:24 by: paimei77     +1   -1




L'INGIUSTA PUNIZIONE

Il giorno dopo ebbi occasione di provare anche la pelle nuda di una di loro con la lingua. Faceva abbastanza caldo per portare i sandali, quegli stessi sandali con cui gli autori di racconti erotici a sfondo feticista hanno decisamente rotto i coglioni; lei era una ragazza bionda, coi capelli lunghi, dall'aria un po' cattiva.

"Qui non ci vede nessuno." disse quando mi vide a fine intervallo per i corridoi "Entra nel bagno delle ragazze."

"Ma... signorina... la lezione..."

"Non capisci..." disse lei accarezzandomi con un dito sotto il mento (assomigliava un po' a Maga Magò quando si trasforma in una bella ragazza, notai mentre lo faceva) "è un ordine... lo sai che i nostri ordini li dovete rispettare.". Una volta dentro mi fece mettere a quattro zampe, poi alzò leggermente, senza sforzo, il piede destro "Infila la lingua tra le dita." mi ordinò seccamente "Tra le mie lunghe... affusolate, sporchissime dita... e mentre lo fai descrivi le sensazioni che provi."

io, con una smorfia piagnucolosa, mi chinai verso il suo piede. Sentii l'odore del sudore del piede che saliva verso di me, e poi lo sentii mescolato a quello della sudore che si era depositato in anni che aveva quei sandali sul plantare. Infilai la punta della lingua nello spazio più ampio, tra le prima due dita.

"Mi sento umiliato..." le dissi

"Più giù la lingua..." mi interruppe lei con uno strano tono sensuale "Devi farmi sentire il sudore che si stacca dalla pelle per finire sulle tue papille gustative... no?"

"Io..."

"Scendi fino a toccare la scarpa." mi ordinò con lo stesso tono di poco prima. Io scesi praticamente singhiozzando

"Si sente che il plantare è salato..." dissi con un certo tremore "Mi sento umiliato, e mi fa tanto schifo..." cercai di appoggiarmi alla sua gamba per supplicarla, ma col solito tono di intimò:

"Avanti."

continuai col secondo spazio: era più sudato, ma di un sudore meno liquido, c'era più sporco

"Non lo so cosa ho leccato." le dissi "Una specie di poltiglia... con un sapore come di pellicina, ma più marcio."

"Bravo. Ora continua. E ingoialo tutto, non infilare solo la lingua." mentre mi abbassavo di nuovo la sentii dirmi "Che effetto ti fa obbedire a ordini dati così?"

"Umiliante..." risposi quando riemersi

"Non mi basta." disse lei secca "Dillo meglio. Fammi capire quanto ti sto umiliando." mise una certa enfasi sull'ultima parola

"Mi sento come se..." dissi io "...tu mi potessi tenere la lingua in mezzo alle dita per tutto il tempo che vuoi, solo stringendo un pochino... io non potrei muovermi neppure di un millimetro, dovrei camminarti dietro come un gambero a quattro zampe..."

lei esplose in una risatina argentina, che nulla aveva della sua aria cattivella; mi puntò il dito contro e mi disse: "Bene, continua."

La cosa non si concluse con l'ultimo spazio ripulito: dovetti infilare la lingua di nuovo nel primo spazio, e poi farla scivolare sotto tutte le dita più piccole.

"Ugh..." feci

"Cosa provi?" mi chiese lei

"Ui... uhhhh-uhhh..."

"Hmm..." fece lei dall'alto; mi liberò la testa e mi fece alzare "Non ho capito" disse prendendomi la testa con le lunghe unghie "una parola di quello che hai detto. Sabato sarai punito per questo."

"No..." dissi io

"Sì che sarai punito" disse lei ridendo "ed ora torna giù a finire il lavoro con l'altro piede. Dai.".

Riuscii a prendere una scusa per la lezione che avevo perso. Uscendo dalla scuola, ancora umiliato per l'esperienza avuta all'intervallo, notai che c'era Alessia che discuteva con un'altra ragazza.




Il sabato successivo l'ingresso in infermeria fu, naturalmente, diverso dalla prima volta, visto che la strada la sapevo.

Scoprii che, all'arrivo, i partecipanti alla serata venivano divisi in tre gruppi. C'erano quelli specializzati in qualcosa (o quelle che cercavano ragazzi specializzati in qualcosa), ossia quelli che sapevano dare un particolare servizio alle ragazze, per intenderci, quello che avevo fatto io come estetista la volta prima; questi venivano messi da parte (c'erano due ragazze a smistare) in attesa di un accoppiamento azzeccato. Poi c'erano quelli senza specializzazioni (o velleità, nel caso delle ragazze) particolari, che venivano mandati a dei lettini a caso, lasciando che gli accoppiamenti si creassero casualmente. Di norma, io sarei dovuto andare nel primo gruppo, un bel vantaggio, dato che, per una mezz'oretta almeno, mi risparmiavo le angherie fini a sé stesse delle ragazze, ma quella sera sarei dovuto andare nel terzo gruppo: quelli che dovevano essere puniti per qualcosa.

A quanto pare, il mio nome era su una lista, e accanto c'era quello della ragazza che voleva punirmi. Mi spedirono in una stanza buia insieme ad altri del terzo gruppo e mi dissero di aspettare. Stavamo tutti seduti a terra, al massimo con la schiena appoggiata contro il muro. Sentendo il respiro degli altri malcapitati, mi venne da pensare a come ero finito lì dentro, e che, probabilmente, quella doveva essere la sorte di tutti loro: un capriccio, un'offesa che non era un'offesa, e dritti in quella stanza. Non si trattava di vere e proprie punizioni per mancanze di rispetto, quanto di punizioni per mancanze di rispetto a quel codice secondo cui bisognava essere umili con le ragazze di quel gruppo. Mi vennero in mente le parole di quella ragazza della settimana prima: "considerala una punizione per lunedì, che non ti sei inchinato a baciarmi i piedi quando ci siamo incontrati per i corridoi.".




La ragazza che mi voleva punire, a quanto pare, si chiamava Dolores. Quando arrivò, una delle due ragazze che smistavano venne a chiamarmi dicendo "È arrivata Dolores, chi di voi è...?" disse il mio nome.

Uscii approfittando del chiarore della porta aperta per vedere dove mettevo i piedi e non calpestare altri ragazzi del terzo gruppo, dopodiché mi trovai al cospetto di Dolores. Subito mi gettai ai suoi piedi e glie li baciai, erano nudi.

"Cerchi di farmi pena?" mi chiese Dolores

"No." mi affrettai a rispondere io "Le stavo solo rendendo omaggio, signorina."

"E va bene..." disse lei "Continua ancora un po', allora." continuai a baciare i suoi piedi stringendo le caviglie tra le mani "Basta." mi disse dopo un po', e mi tolse quei piedi dalle mani "Ora seguimi fino al lettino. Hmmm... facciamo nella posizione in cui sei ora." così la seguii strisciando sulla pancia, finché Dolores non si sedette su un lettino un po' isolato (forse tutti quelli del terzo gruppo si trovavano nella stessa zona) e mi indicò un punto dove inginocchiarmi "Allora... adesso sarai punito per quello che hai fatto l'altro giorno..." disse sorridendo sadicamente

"Sì, signorina." dissi io "Le chiedo scusa. Per favore, mi perdoni..." pregai

"No." disse Dolores "Ho deciso che sarai punito e così sarà. Solo dopo sarai perdonato."

"Mi scusi, signorina." mugolai io rassegnato

"Allora, ti hanno già fatto leccare le piante dei piedi di qualcuna?" mi chiese

"No, signorina." risposi io pensando a come tenevo la bocca serrata mentre strofinavo la faccia contro le piante dei piedi delle ragazze, la settimana prima

"Allora questi saranno i primi." disse Dolores, io tremai "Bhé, consolati, ti ho già allenato un po' l'altro giorno, no? In fondo al letto!"

Mi porse le piante dei piedi, e capii perché prima era scalza: erano completamente nere

"No!" piansi allora "Questo no!"

Dolores rise così forte che dovette piegare la testa all'indietro. Quello era l'effetto che voleva ottenere: un bello shock, con un ragazzo che era già terrorizzato all'idea di dover leccare dei piedi

"Ti consiglio di leccarli." mi sorrise "Possiamo convincerti in tanti modi... possiamo chiamare Flaminia, chiuderti in un armadio per una settimana dicendo ai tuoi che sei in gita con la scuola... l'abbiamo fatto altre volte, sai? Ehy... potremmo anche chiuderti in un armadio per una settimana con le scarpe di Flaminia! Magari legato... con il naso bello vicino alle scarpe..." rise di nuovo, perché avevo iniziato a leccare, sentendole dire quelle cose "Hmmm... bhé, non lecchi molto bene, ma, per iniziare..." stavo leccando solo con la punta della lingua, tenendo gli occhi chiusi "Guarda che non ti alzi da lì finché le mie piante non sono completamente pulite. Ci impieghi meno leccando con tutta la lingua e guardando dove lecchi." rise ancora.

I piedi di Dolores erano grandi, lunghi, era quello il problema. Sembrava anche che la superficie che aderiva al suolo, e quindi la parte sporca, fosse molto ampia. Le dita erano... come dire... come avevo già avuto modo di scoprire, non aveva solo una serie di dita dei piedi come alcune persone, ciascuna era ben definita... e sporca.

Ogni tanto aprivo gli occhi per vedere a che punto ero, e lo spettacolo che avevo davanti agli occhi mi dava un conato di vomito. Avevo la pianta di un piede nudo proprio davanti alla faccia, sporca, con una piccolissima strisciolina umida di saliva meno sporca del resto, la parte che avevo già pulito. Una volta aprii gli occhi anche per vedere l'espressione di Dolores, perfettamente soddisfatta, come quella di un carrozziere davanti a una macchina che funziona bene.




Quando finii fu come risvegliarsi da uno stato di trance. Sentii la voce di Dolores dirmi che le sembrava che i suoi piedi fossero abbastanza puliti, ora, e vidi che l'infermeria si era riempita. Mentre la mia punizione finiva, quella di un ragazzo nel letto vicino stava per cominciare.

"Sai come ho deciso di punirti?" disse la ragazza seduta sul letto, una ragazza con lunghi capelli rossi e lentiggini su tutta la faccia. Era di un anno più piccola di lui, e indossava un pigiama di due taglie più grande di lei. Il ragazzo scosse la testa "Allora, cosa ti sei rifiutato di fare, l'altro giorno?" chiese

"Di... mangiare una merendina che avevi tenuto nelle scarpe durante l'ora di ginnastica." ricordò lui

"Esatto. Invece cosa avresti dovuto fare?"

"Mangiarla" disse lui "appena me lo hai ordinato."

"Bravo, e perché?"

"Perché i ragazzi di questa scuola devono essere obbedienti con le ragazze del vostro gruppo." rispose lui

"Bravo. E ti avverto che sono anche arrabbiata con te, perché ho dovuto passare due giorni e due notti senza potermi togliere le scarpe, per colpa tua." si tolse la scarpa destra, rivelando un piccolo piede nudo, tutto arrossato dalla clausura dei due giorni precedenti. Estrasse qualcosa di marroncino dalla scarpa: inizialmente mi sembrò essere una soletta di sughero "La riconosci?" chiese la ragazza al ragazzo con l'espressione distaccata che la contraddistingueva, così poco fastidiosa in una ragazza giovane

"È la stessa?" mugolò il ragazzo

"Certo." confermò lei "Adesso la mangi? Dimmi di sì, perché non mi va di tenercela un'altra settimana... e, se non vorrai mangiarla neppure tra una settimana, dovrò trovare il modo di costringerti...".

Il ragazzo acconsentì, e tese la mano per prendere quel coso marroncino tutto spiaccicato.

La ragazza gli si avvicinò, chiedendogli di alzare la testa e di piegare il gomito, perché voleva vedere bene come la mangiava. Io, invece, chiusi gli occhi per evitare di vederlo: non riuscivo neppure a immaginare come fosse il sapore di quella merendina, adesso, dopo che aveva passato due giorni e due notti ad assumere la forma dei piedi di quella ragazza, a impastarsi col suo sudore, ed a memorizzare l'impronta delle sue dita.

"L'ho mangiata." mugolò il ragazzo "Ora posso andare?"

"Non lo so..." disse quella godendosi la consapevolezza che, qualsiasi cosa avesse detto da lì a poco, nessuno avrebbe potuto sollevare la minima obiezione "E i pezzetti" la merendina era secca ed erano, in realtà, pochi "che mi sono rimasti in mezzo alle dita?"

"Se li mangio, poi posso andare?" pregò il ragazzo a mani giunte

"Va bene, dai. Mangiali." disse la ragazza piazzando il piede destro in faccia al ragazzo "Però c'è ancora il mio altro piedino..." guardò verso il proprio piede sinistro, ancora chiuso in una scarpa da ginnastica "Lui non c'entrava niente, poverino, ed è stato chiuso per due giorni anche lui." il ragazzo iniziò a cercare pezzetti di merendina tra le dita di quella ragazza con la punta della lingua, nel frattempo "Avrei bisogno di qualcuno che me lo rinfreschi."

"Prova a usare lui." le suggerì Dolores, che l'aveva sentita "Ho appena finito di punirlo."

io rabbrividii: la ragazza con le lentiggini mi guardò

"Hmmm... va bene." le disse "Vieni, toglimi la scarpa." disse poi rivolgendosi a me, e precisò che dovevo tenerla vicino al viso, mentre lo facevo, così avrei sentito per bene l'odore aspro che aveva assunto il suo piede in quei due giorni "Ti sembra giusto che il piedino di una signorina si riduca così?" mi chiese

"No." risposi io

"Non ti viene voglia di rinfrescarlo?" mi chiese ancora; non potevo fare altro che dire di sì.

La ragazza, poi, mi spiegò che "rinfrescare" una parte del corpo, nell'infermeria, significava annusarla forte col naso per poi soffiarle sopra delicatamente. Mi avvisò che sarei dovuto restare così finché il suo piede non fosse tornato bello chiaro come al solito.

Ne approfittò anche per fare un esperimento: un piede si rinfrescava prima annusandolo o leccandolo? Appena l'altro ragazzo ebbe finito di mangiare i rimasugli di cibo tra le dita dei suoi piedi gli ordinò di leccare il piede.

"Ma aveva detto che potevo andare via, dopo..." piagnucolò il ragazzo

"Uffa, è vero..." disse lei "E va bene, decidi tu se andartene o restare a aiutarmi. Però, se vai via, dovrai comunque sopportare una cosa del genere da qualcuno, no? Dai, che ti costa rimanere? In fondo è anche colpa tua se ora ho il piedino tutto dolorante!" fece un faccino triste.

Non lo notai, impegnato a annusare il suo piede, ma a casa avrei riflettuto che doveva essere stato un faccino convincente, perché riuscì a convincere un ragazzo che aveva appena mangiato una poltiglia che aveva passato due giorni nella sua scarpa a restare ancora, per leccarglielo finché non fosse tornato fresco come sempre.




Si scoprì poi che un piede si rinfrescava prima leccandolo, ma la nostra aguzzina volle ugualmente vedere quanto tempo in più ci voleva col metodo tradizionale e, dopo aver lasciato andare via l'altro ragazzo, mi tenne lì per un'altra oretta.

"Dieci volte in più!" osservò poi "Però è meglio usare il metodo tradizionale," concluse "è più efficace e non sporca." difatti scoprii che le ragazze dell'infermeria non volevano che i ragazzi leccassero uno la saliva dell'altro, e, quindi, si facevano pulire accuratamente i piedi, dopo esserseli fatti leccare. Questo raramente, però, l'usanza generale era un'altra: una volta che un ragazzo aveva leccato i piedi a una ragazza, nessun altro poteva toccarglieli, per quella sera. O trascorreva il resto della serata a farsi leccare i piedi da quel ragazzo, oppure trovava altre angherie da fare agli altri.

"Quindi..." dissi io dopo che me lo ebbero spiegato "Dovrò continuare a leccare i piedi di te e Dolores per tutta la sera...?"

"No..." disse la ragazza con le lentiggini "A me non va. A te, Dolores?"

"No, direi che, per oggi, mi sono divertita abbastanza, con lui." sorrise Dolores

"Intanto vai a prendere una spugnetta per lavarmi i piedi." ordinò, allora, la ragazza con le lentiggini "Stasera voglio solo qualcuno che mi massaggi i piedi." il resto della conversazione me la persi perché mi allontanai per prendere la spugnetta, ma immaginai che stesse spiegando a Dolores su come avesse bisogno di rilassarsi i piedi dopo quei due giorni.

Le pulii i piedi accuratamente, usando detergenti e profumi. Alla fine rimasero solo l'odore e il sapore della sua pelle.

Le due ragazze mi congedarono, e mi misi mestamente alla ricerca di una ragazza che avesse bisogno dei miei servigi.

"Ehy! Ciao!" mi sentii chiamare. Era Letizia, la ragazza a cui avevo massaggiato le gambe la settimana prima "Solo soletto?" mi disse.

A Letizia piacevo parecchio, credo. Appena mi avvicinai a lei iniziò a stuzzicarmi, sapendo che non potevo reagire. Mi prese per i capelli e mi spinse sul letto.

"Ahio..." gemetti io "Dai... dimmi solo cosa vuoi che faccia..."

"Eh, no!" ridacchiò lei "Stasera voglio solo qualcuno da tormentare, e tu sei perfetto." mi salì sul petto e mi prese il naso, dondolandomi la testa di qua e di là "Sei così piccino..." mi diede uno schiaffo "Ti ho fatto male?"

"No." dissi io istintivamente, ed era la verità, vista la poca forza fisica di quella ragazza

"Bene!" ridacchiò lei "Perché ora continuo!" me ne diede un altro e chiese "Perché te la meritavi?"

"Non lo so..." risposi io cercando di difendermi voltando la testa, ma Letizia mi tirò l'orecchio rimettendomi come prima

"Sbagliato." mi disse acchiappandomi di nuovo per il naso "Devi dirmi un motivo." mi diede un altro schiaffo, questo tenendomi fermo per il naso "Questo perché te lo meritavi?"

"Perché prima non ho saputo rispondere." risposi io prontamente

"Bravo...!" rise lei, e me ne diede un altro "Questo?"

"Io..." non mi veniva in mente niente. Letizia me ne diede un altro

"Rispondi in fretta! Guarda che continuo finché non rispondi...!" altro schiaffo "Questo?"

"Perché non mi merito di avere sopra di me una ragazza così bella." improvvisai io

"Esatto!" rise Letizia, e continuò a schiaffeggiarmi

"Perché non sono degno di stare in tua presenza... perché non so spiegare quanto ti adoro... perché non faccio sempre l'impossibile per farti contenta..."

Letizia smise di schiaffeggiarmi quando ebbi la faccia paonazza e il naso formicolante.

Si chinò su di me mettendomi le mani sulle guance

"Davvero mi adori...?" mi chiese dolcemente

"Sì..." mormorai io mentre i suoi riccioli mi ricoprivano

"Che bello...!" disse lei con un sorriso che potei vedere solo io "Allora adesso ti verrà in mente il modo per farmi passare una bella serata, no? Mica dovrò dirtelo io.".

Andò a stendersi con la testa sul cuscino e mi guardò maliziosa. Rimasi fermo un attimo a guardarla; cosa potevo fare, effettivamente...?

"Sarai... accaldata, dopo quello che..."

"Un po'." ammise Letizia

"Vado a prendere delle salviette profumate." le dissi "Aspettami qui.".

Non era il meglio del meglio, ma "andiamoci a prendere un gelato" non era una soluzione molto praticabile.
 
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12 replies since 2/2/2011, 07:57   24406 views
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