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L'INFERMIERA, by Delicato

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paimei77
view post Posted on 2/2/2011, 07:57 by: paimei77     +1   -1




L'INFERMERIA

Ero sdraiato a pancia in giù, con una ragazza seduta sulla schiena e le sue scarpe da ginnastica puzzolenti davanti al muso. Non ci provavo neppure a ribellarmi, ma usavo quel poco di mobilità che avevo per spostare il mio naso da una parte all'altra della scarpa. A detta di quella ragazza quella operazione avrebbe tolto la puzza dalle scarpe. Io non ci credevo per niente, ma non avevo aperto bocca: mi ero limitato a sdraiarmi, lei mi aveva infilato le scarpe sotto la faccia e io avevo iniziato il lavoro. Lo facevo amorevolmente, e in silenzio per non disturbarla, ma era un'operazione disgustosa.

Intanto ripensavo a come ero arrivato a quella situazione.

Era una scuola, non era insolito che ci fossero gruppetti di ragazze. La promiscuità è un crimine che, grazie a certi luoghi comuni, ancora non è caduto in prescrizione. Discorsi da ragazze... cose da uomini... gusti da maschi... interessi femminili... queste espressioni vi suonano familiari? Allora avete capito il concetto.

Quello che era insolito era che di gruppetto ce ne fosse solo UNO. Tutte le altre ragazze andavano in giro isolate, facendosi un po' i fatti loro.

Un giorno mi trovavo in palestra. Stavo tirando un po' con la palla da basket. Timidezza o altro che fosse, giocavo solo se non c'era nessuno. E così, quando arrivarono sei o sette di loro, mi trovarono da solo.

"Ciao." mi disse una, che a quel avevo capito si chiamava Lara, mettendosi davanti a me. Aveva un sorriso gentile e disponibile, mi sbloccò un po' anche se non la conoscevo

"Ciao." risposi io; dissi una sillaba girato verso di lei e l'altra girato verso le altre, per salutare tutte

"Che fai ancora a scuola?" mi chiese un'altra

"Due tiri." dissi io, ero un po' in soggezione con tutte quelle ragazze intorno "Voi?"

"Veramente aspettavamo qualcuno che potesse darci una mano" disse una di loro, una che, sentivo, era soprannominata "Silver", perché portava sempre una magliettina color argento e sembrava inglese dalla pronuncia "con un piccolo problemino nello spogliatoio. Ci aiuti?"

Ora: quelle ragazze erano da sempre la cosa più misteriosa di quella scuola, per me, non è che proprio mi fidassi a seguirle. Se avessero avuto in mente di farmi sorprendere nel loro spogliatoio da qualcuno, e farmi passare per un maniaco? Comunque avevano l'aria tranquilla, così le seguii.




"Ma non l'avete usato?" dissi appena entrato nello spogliatoio: non c'erano vestiti in giro

"No." disse una venendo davanti a me, una ragazza riccia coi capelli castani, acconciati in una nuvola che contrastava con la sua statura slanciata "Però possiamo farlo un po' adesso." e si chinò per abbassare la zip di uno dei suoi stivali grigi

la cosa mi lasciò di sasso; intanto sentivo distintamente che un'altra ragazza scivolava alle mie spalle

"Che cosa... cos'è questo odore?" dissi a un certo punto; lo capii: usciva dallo stivale di quella ragazza

"Forse sono i piedi di Flaminia." disse la ragazza di prima, e mi mise le braccia intorno alla vita, Flaminia alzò la zip, l'odore scomparve "Vuoi che si tolga di nuovo le scarpe?"

"No, no!" risposi io, lei aumentò la presa

"Mettiti in ginocchio." mi disse tutta ridacchiando

"Io? Perché?" dissi io, allarmato. Mi allarmai ancora di più quando la ragazza dietro di me mi afferrò il pene (era nella posizione giusta per riuscirci con una mossa)

"Allora... se ti metti in ginocchio da solo bene... Altrimenti abbiamo qui una cordicella per tirarti giù noi... e magari le diamo anche uno strattone..."

le altre ragazze risero

"Dai, non ti facciamo niente: vogliamo solo spiegarti un paio di cose." disse una coi capelli rosso fuoco, probabilmente tinti, molto pallida

Io mi inginocchiai, una coi capelli raccolti dietro mi venne davanti (Flaminia si spostò), avvicinandosi quasi a farmi toccare il proprio inguine con la punta del naso. La riconoscevo dai capelli neri legati dietro: era Alessia, quella che stava sempre in prima fila quando le ragazze si spostavano per la scuola.

"Sai... i piedi di Flaminia" mi spiegò "puzzano tantissimo. Non sappiamo perché, forse perché è freddolosa e mette sempre i calzini negli stivali... quegli stivali certe volte li usiamo anche per punirci tra di noi... quando qualche ragazza fa qualcosa di sbagliato."

"Punirvi tra di voi? Nel gruppo delle ragazze?" dissi io allibito

"Sì. Se una di noi fa qualcosa di sbagliato glie li facciamo annusare. Magari un giorno ti faccio parlare con una di quelle che le hanno provate così ti spiegano com'è." aggiunse con un ghigno

"Qualcosa di sbagliato?" ripetei io

"Tipo avere pietà di un ragazzo." mi rispose una ragazza alle mie spalle

"Vedi... lo sai chi la comanda la scuola?" mi chiese Alessia

"I sindacati? Confindustria?" risposi io pronto

"A parte quello..." disse lei "Dico QUESTA scuola, lo sai? Noi, il nostro gruppetto di ragazze." io non capivo dove andasse a parare quel discorso: che volevano da ME? "Qui tutti i ragazzi devono essere gentili e disponibili con noi, altrimenti li puniamo." mi spiegò "E ogni sabato sera deve venire alla nostra festa segreta in infermeria."

"Che succede al sabato sera?" chiesi

"Sabato vieni e lo scoprirai." rispose lei sempre con quel ghigno




"Lo facciamo alzare subito?" disse la ragazza coi capelli rosso fuoco "No, dai, giochiamoci un po', prima..."

"Sara..." disse Alessia "Avrete tutti i ragazzi che volete sabato!"

"Ti prego..." disse Silver "Una cosina sola... giusto per fargli capire cosa lo aspetta...!"

"Uhm..." fece Alessia "Va bene! Ma solo Silver! Voi assisterete e basta, non mettetevi a litigare.".

Le ragazze si misero tutte comode, mentre la testolina bionda di Silver veniva a posizionarsi sopra di me. Non sapevo cosa stava per succedermi, ma ero terrorizzato

"Pancia a terra." mi disse Silver, io la guardai senza capire "Ho detto 'a terra'!" disse lei

"Guarda che fai meglio a farlo." disse una ragazza del primo anno "Sei in inferiorità numerica: se vogliamo possiamo tenerti fermo e prenderti a calci le palle finché non ti si polverizzano."

mi misi a pancia in giù

"Ora baciala." mi disse Silver infilandomi una scarpa sotto la faccia "La scarpa. Baciala." io la baciai; era una scarpa aperta con un piccolo tacco, un po' coperta sopra. Baciai dove la scarpa le copriva il dorso "Bene. Ora bacia il piede. La pelle nuda, forza." le ragazze scoppiarono a ridere, io le diedi un bacio sul piede

"Alessia? Posso andare a tenergli ferma la testa? Ti prego..." disse Sara

"E va bene... tanto tra un po' lo lasciamo andare."

Sentii il piede di Sara sulla testa, che mi teneva il mento incollato al suolo. La ballerina che indossava si piegò per la forma della mia calotta cranica

"Ora baciami le dita dei piedi." ordinò Silver; aveva un modo di ordinare le cose delicato, di una tranquillità da fare paura. Baciai anche sulle dita, che a malapena si distinguevano, con quella scarpa; a quel punto il tormento doveva essere finito, non c'era molto altro che potessi fare... "Lecca qui sotto." disse Silver a quel punto. Vidi con terrore che alzava il piede da terra e mi porgeva la suola sporca

"No..." risposi io, Silver sospirò

"Sara, convincilo..." disse "Io intanto mi siedo."

Sara a quel punto mi girò la testa con un colpo del piede. Mi ritrovai con una guancia sul pavimento e il suo piede sull'altra. Iniziò a stropicciarmi la guancia. Appena iniziai a lamentarmi, perché mi faceva male all'orecchio e alla guancia, si mise a ridere.

"Adoro fare questa cosa..." disse tra i risolini

Quando Silver ebbe finito si sedette davanti a me e tese una gamba, per tenere la suola alzata

"Dai, pulisci." mi disse

Io tirai fuori la lingua, per evitare che Sara rifacesse quello che aveva appena fatto, e mi misi a leccare.

"Piano." disse Sara da sopra di me "Vogliono goderselo lo spettacolo le mie amiche!"

"Piano..." ripetei io con una smorfia, e mi rimisi a leccare

"Non è ancora pulita, continua." disse Silver quando ebbi finito con tutte e due le scarpe

"Ma è pulita..." mi lamentai io

"Vuoi mettere in dubbio quello che dico?" disse Silver sbarrando gli occhi "Lecca. E mettiti in bocca in tacco."

"Silver... il tacco no... ti prego..."

"Sara, convincilo." disse Silver

"No!" implorai io, facendole ridere tutte

"Devi essere educato bene." disse Sara "Quindi ti puniamo anche se dici 'no' e poi lo fai."

Mi salì sulla testa con tutto il peso e scese dall'altra parte, schiacciandomi la faccia al suolo

"Ora lecchi?" disse Silver

"Sì... dammi la scarpa..."

"Eccotela." disse Silver

era troppo lontana per arrivarci, per quanto tendessi la lingua

"Ti prego... avvicinala..." pregai io

"Uh... la prima volta che ci prega!" sorrise Silver, scoprendo i suoi denti piccoli e bianchi "Bisogna festeggiare. Alessia: gli facciamo il gioco della sacca da ginnastica."

"Hmmm... perché no?" disse lei "Servirà a tenerlo impegnato mentre ci allontaniamo."

"Cos'è?" chiesi, loro risero "Cos'è? Per favore... cos'è...?".

Scoprii che consisteva nel prendere una sacca da ginnastica, imbottirla di abiti sudati (specie calzini), infilarci la mia testa dentro e chiuderla con un lucchetto. Poi mi fecero piroettar per una decina di minuti e alla fine mi chiusero nell'armadio. Ci sarebbe voluto almeno un'oretta per forzare quel lucchetto, in quelle condizioni, e intanto dovevo starmene in quell'armadietto con il loro sudore che mi si spalmava sulla faccia.

 
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