Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

La bestia

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view post Posted on 25/7/2014, 09:31     +3   +1   -1

Professore/essa SM

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Nella grande casa sulla collina, il ticchettio degli stivali della Padrona era l'unico diversivo di una notte, altrimenti, desolantemente silenziosa. La Bestia ascoltava il suono che i tacchi producevano sul pavimento e, nel suo cervello, si faceva strada un terribile presentimento: la Padrona sarebbe andata a letto o avrebbe deciso do fargli visita, lì sotto, nella cantina ove era rinchiuso da alcuni giorni. Vi erano solo un paio di candele ad illuminare la stanza-prigione dello schiavo il quale era completamente nudo e costretto a trascorrere, la maggior parte del proprio tempo da recluso, in posizione prona, a causa dello spazio limitato della gabbia in cui era stato segregato dalla sua sadica carceriera. Rari erano i momenti trascorsi lontani dalla cattività , in quanto la Padrona era una donna estremamente esigente e non perdeva occasione per punire la povera "creatura". Tutt'intorno, nella stanza, vi erano dei mucchi di legna da ardere, per l'inverno, e qualche baule contenete cianfrusaglie varie. Oltre, naturalmente, al terribile strumento di punizione che si nascondeva dietro la tenda verde e che era oggetto di timore da parte dello schiavo. Poche cose, in definitiva, che, invece, di "riempire" l'ambiente, sembravano, in realtà, renderlo ancora più spoglio. Ad un tratto, si sentì un rumore. Era il suono caratteristico che, inequivocabilmente, indicava lo spalancarsi della grossa porta di legno della cantina. Il suono dei tacchi divenne, sinistramente, più intenso, più vicino. La Padrona scese le scale con quella sua innata eleganza che aveva soggiogato, in passato, la Bestia quando, all'inizio della loro conoscenza, conservava ancora delle velleità umane. La donna si posizionò di fronte alla gabbia , con quello sguardo altero ma, al contempo, conturbante che le donava un'aria decisamente diabolica. "Hai sete, mio servo? Hai la ciotola vuota..", disse, con un tono falsamente preoccupato, la Mistress osservando l'oggetto in questione. "Mmm....aspetta che la tua padrona porrà subito rimedio a questa sua incresciosa dimenticanza".
La donna aprì il piccolo cancello della gabbia e prese la ciotola dell'acqua. La poggiò a terra, vi si accovacciò sopra e, dopo qualche secondo, vi scaricò dentro un 'enorme quantità di nettare dorato.
"Ora, puoi dissetarti, povera bestiola...", esclamò risistemando nell'angusta "prigione" l'oggetto, ormai pieno, dopo aver espletato questo suo atto d'amore nei confronti del sottomesso.
La Bestia lappò, senza indugio, tutto il liquido ambrato, come se si trattasse della mitologica ambrosia degli dei.
"Bravo, bravo, il mio cucciolo. Ubbidiente e diligente come vuole la sua padrona! " , esclamò la donna mentre risaliva le scale che, dalla cantina, conducevano fino alla sua camera da letto. " Che aspetti a salire? La tua padrona ti attende...." , lo incitò, quasi rassicurante, dall'alto. La Bestia, lentamente, iniziò a risalire le scale fino a giungere di nuovo al cospetto della Dea. Quest'ultima, si era seduta sul bordo del letto con le gambe accavallate e, con spiccata maestria, faceva dondolare la punta di uno dei suoi stivali dinanzi al viso dello schiavo.
"Hai finito di fissarmi i piedi, bestia immonda? ", proruppe con veemenza, improvvisamente, la voce della donna che, afferrato un frustino appositamente adagiato sul letto , iniziò a colpire ripetutamente la Bestia segnandogli la schiena, le natiche , le spalle. "Devo sempre ripeterti tutto, vero? Quante volte ti ho detto che, in mia presenza, i tuoi occhi devono solo, e sottolineo solo, scrutare le piastrelle del pavimento????", continuò come una furia la Padrona , mentre lo schiavo abbassava repentinamente lo sguardo verso il basso , afflitto dal dolore per i colpi subiti. La Padrona aveva il volto trasfigurato in un 'espressioner maligna e infuriata. Ma, dopo aver inferto una ventina di colpi con energica solerzia sul corpo, già profondamente segnato dell'oggetto del suo trastullo, si calmò e ripose il frustino.
"Bene, animale di merda, se non erro, ed io non sbaglio mai, una volta eri un avvocato, vero? Avevi chi ti puliva il culo e le scarpe per il timore che, in caso contrario, tu lo cacciassi a calci dall'ufficio, eh? Ecco, ora, credo sia giunto il momento che la legge del contrappasso sfiori anche la tua inutile esistenza. Proverai, finalmente, cosa significa scendere "davvero" in basso. Lecca le suole dei miei stivali, bestia! ". La Padrona era fuori di sè e lo schiavo, come un automa, si lanciò sulle sue suole pronto a spazzare via fino all'ultimo granello di polvere. " Puliscile bene, le suole della tua padrona, cane! Voglio potermici specchiare! " , lo esortò la donna strusciando, letteralmente, la punta del suo stivale sulla lingua del sottomesso. Dopo una quindicina di minuti di tale estasiante ma, al contempo, affannosa incombenza, la Bestia iniziò a sentire la fatica, sia a causa della scomoda posizione che era stato costretto ad assumere per espletare il suo compito, sia per l'incalzante sollecitazione da parte della Mistress che non accennava a dargli tregua . Arrancava, e questo indispettì ancora di più la Padrona che, improvvisamente, gli sferrò un calcio in pieno volto, facendolo cadere a terra rovinosamente. " Come osi, verme, mostrare fatica quando hai ricevuto l'onore di poter venerare due vere e proprie reliquie? Ma, allora, vuoi davvero farmi incazzare! Lurido ingrato, vuoi che ti mostri come sia nelle mie possbilità ridurti alla stregua di una viscida larva? Adesso, ti accontento subito, non temere! ", urlò irritata la donna. E sferrò un altro calcio al servo. Poi, sfilatasi la cintura dai pantaloni, lo iniziò a colpire con sempre maggiore furia. I colpi sferrati dall'altro era molto duri. "Era questo che volevi, vero? Questo era ciò che desideravi, non è così? Hai la pelle dura come quella dei somari e se non ti si batte come si deve non afferri ciò che ti viene ordinato, eh? Tieni, allora, sono tutte per te, queste frustate!" . La Bestia cercava invano di ripararsi dall'ira implacabile della sua Dea che, nonostante l'espressione profondamente indispettita ed accigliata, conservava magicamente tutta la sua diabolica femminilità. Cosa che risultava eccitantissima per lo schiavo, ogni volta che, per pochi istanti, riusciva ad incrociare lo sguardo della sua sadica torturatrice. "Ecco, ora, puoi ridiscendere giù. Mi hai fatto stancare, schiavo schifoso, ma, ora, ho in serbo una bella sopresa per te! " . Con il corpo completamente ricoperto da striature rosso fuoco, la Bestia ritornò nella cantina, seguito dalla donna che, per velocizzare la discesa dell'"animale" , rallentato nell'andatura dal potersi muovere solo carponi, lo prendeva a calci nei genitali. Giunti, finalmente, giù, la Padrona scoprì il telo facendo comparire ciò che lo schiavo aveva temuto: il famigerato quanto inquietante "lettino dei folli ". Si trattava, in effetti, di un oggetto appartenuto, in passato, ad un noto medico della zona il quale si occupava di malattie mentali ed esercitava il suo impiego in una clinica del luogo, chiusa da anni dalle autorità che avevano riscontrato in essa dei terribili abusi, da parte del personale, ai danni dei suoi infelici ospiti. La Padrona non si era lasciata sfuggire l'occasione di impossessarsi di uno strumento così suggestivo. Ai lati esterni di tale letto vi erano delle cinture per bloccare le braccia del malcapitato che vi saliva a cavalcioni e che, in posizione prona, aveva l'opportunità, si fa per dire, di impalarsi, autonomamente, sull'enorme fallo di gomma, inserito ad uno degli estremi del letto, fatto installare dalla sua Dea per le occasioni "speciali" . Le medesime occasioni che avevano sempre accresciuto l'inquietudine del suo, in quel momento, imbarazzatissimo schiavo. " Ecco, ho deciso di perdonare l'inutilità della tua presenza nella mia vita, schiavo, ma solo se mi darai dimostrazione di essere davvero roba mia!". La Padrona, senza indugiare ulteriormente in chiacchiere, legò lo schiavo a tale umiliante strumento, adoperando le già citate cinture, in modo che la Bestia potesse posizionare le natiche in prossimità del fallo finto. La donna si sfilò gli stivali e li ripose sul pavimento. Salì sul letto e, posizionando le sue preziose estremità vicino al volto della Bestia, iniziò a strofinare le piante dei suoi piedini dinanzi la faccia di quest'ultimo. Lo schiavo ebbe un'erezione istantanea, dovuta sia al fatto di non essersi mai trovato di fronte a ciò che rappresentavano , da sempre, gli oggetti del suo desiderio, tra l'altro, per l'occasione incastonati in un meraviglioso paio di calze di nylon con la riga dietro, sia perchè proprio queste ultime emanavano un profumo delizioso dovuto, indubbiamente, al fatto di essere state segregate per parecchie ore negli stivali. " Vedo che ho risvegliato il tuo interesse, mio caro pervertito . Ascolta bene, servo....Ti concedo l'onore di poter baciare queste divine piante madide della mia preziosa essenza, ma solo se mi donerai ciò che rappresenta il più recondito anfratto della tua mascolinità. Voglio che tu diventi fino in fondo, una cosa mia...Che ne dici? ", esclamò melliflua la donna, indicando, con gli occhi, il fallo finto che si trovava proprio dietro il fondoschiena del servo. La Bestia era indecisa. Tutto aveva ed avrebbe potuto accettare , ma quello era stato sempre il suo unico limite. Aveva una sorte di blocco psicologico, in tal senso e, anche in questo frangente, nonostante la crescente eccitazione, era indeciso se oltrepassarlo o meno. Ma quei piedini che continuavano a danzare di fronte al suo volto così invitanti, così morbidi erano per lui un richiamo irresistibile. Dando un calcio agli indugi, rosso in volto per l'eccitazione, si catapultò all'indietro impalandosi, poco alla volta, sul fallo di gomma. " Fino in fondo , fattelo entrare completamente dentro il culo! ", gli intimò la Mistress con una foga davvero vibrante. Dopo vari tentativi, piuttosto dolorosi, lo schiavo riuscì ad eseguire perfettamente l'ordine della sua Padrona e, in quel preciso istante, la donna proruppe in una risata di scherno che fece accapponare la pelle dell'essere inferiore al suo cospetto, ma che sottolineò anche la mancanza di scrupoli, di moralità, di decenza di quest'ultimo quando si trattava di assecondare quelli che erano i voleri della sua Dea, che ne tormentava da diverso tempo la fragile psiche e ne aveva decisamente piegato il carattere, una volta, fiero. La trasformazione si era verificata, alla fine. La Bestia, ormai, era divenuta essenzialmente un oggetto dalla inesistente capacità di giudizio e dalla mente completamente plasmata da quell'essere superiore, così etereamente spietato. " Va bene, animale, ora, puoi goderti l'enorme piacere di "lavarmi", letteralmente, i piedini con la tua lingua schifosa....Te lo sei meritato e, per la tua Padrona, ogni promessa è debito....", esclamò la donna continuando a ridere e roteando le sue candide estremità sul volto dello schiavo che, dimentico dei suoi passati taboo, si autoumiliava ripercorrendo, su e giù, i venti e passa centimetri di quel fallo che, ormai, non gli causava più il dolore che aveva provato inizialmente. Anzi, adesso, quasi gradiva la cosa. " Vedi, frocio di merda, che la tua Mistress non cade mai in errore?? So ciò di cui hai bisogno...Sempre!!!!" .
 
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view post Posted on 25/7/2014, 16:44     +1   -1
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Professore/essa SM

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potente!!!
 
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demian2
view post Posted on 25/7/2014, 18:09     +1   -1




Bellissimo. Complimenti.
 
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feetlover1
view post Posted on 26/7/2014, 01:27     +1   +1   -1




Bel racconto, spero ci sia una seconda parte. :D
 
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demian2
view post Posted on 26/7/2014, 08:53     +1   -1




Speriamo
 
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