Sire del Loto Bianco Forum BDSM & Fetish

Max lo slave (titolo provvisorio)

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view post Posted on 14/10/2017, 18:25     +1   +1   -1

Professore/essa SM

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Ciao, come potete notare dal mio nickname sono lo stesso autore di "Angelica di nome e di fatto" solo che ho avuto problemi con l'altro account (non mi ricordavo le credenziali né dell'account né della mail con cui mi ero registrato), perciò ho creato questo nuovo account. Oggi parto con una nuova storia dallo stile di quella di Angelica (anche se qualche caratteristica dei personaggi si ritrova anche qui).
Il titolo è assolutamente provvisorio, appena ne avrò uno decente lo cambierò. Questa è la prima parte in cui saranno presentati alcuni dei personaggi principali. Buona lettura

PARTE 1

Nadia si svegliò a fatica. Si era addormentata sul divano e ora le faceva male la schiena. Non appena si alzò colpì una lattina che rotolò via con un rumore metallico, poi sentì un appiccicume sotto il piede nudo.
«Max! - Urlò arrabbiata.- Ti avevo detto di pulire il pavimento dalla merda. Ho schiacciato la birra: la prossima volta te la faccio leccare dal piede.»
«Lo sai che sono feticista: mi farebbe solo piacere.» rispose una voce maschile di rimando.
«Fanculo.» mormorò la ragazza, poi andò nel piccolo bagno per darsi una ripulita e quindi in cucina a preparare la colazione.
«Max vieni è pronto!»
«Arrivo.»
«Muoviti che mi devi accompagnare a scuola.»
«Uffa. - Si lamentò il giovane. - Non puoi prendere l’autobus?»
«Che palle che sei. Eravamo già d’accordo. Poi non fai un cazzo tutto il giorno, almeno fai un favore alla tua sorellina. Comunque dopo scuola vado da Silvia a studiare, poi vado direttamente al turno del bar. Tornerò dopo mezzanotte.»
«E io come faccio per la cena?»
«Cazzo te la prepari da solo: hai 22 anni sei in grado di farlo. E poi non è che ti spezzi la schiena: oggi quali sono i tuoi programmi? Svaccarti sul divano tutto il giorno?»
«No devo andare da Jessica.»
«Quella zoccola?»
«Non è una zoccola è una mia ex compagna di classe. La conosco da sempre.»
«Ti chiede dei soldi per farsi leccare i piedi quindi è una zoccola.»
«Non mi chiede dei soldi per farsi leccare i piedi. A volte vuole dei regali e sempre roba di poco conto.»
«Almeno avessi un lavoro, non me ne fregherebbe un cazzo, ma sei disoccupato e i soldi dei nostri genitori non sono eterni.»
«Però lo cerco il lavoro ma non mi chiama nessuno. Comunque è solo questione di tempo prima di sfondare con la mia band.»
«Ma se fino ad adesso non vi chiamano a suonare nemmeno nel pub più sfigato della città!»
«È solo questione di tempo ti ripeto!»
«Come vuoi cazzone. Adesso sbrigati che se faccio tardi quell’arpia della Fregeni mi uccide.»
Una mezz’ora dopo i due si trovarono davanti alla scuola. Max la guardò camminare verso l’ingresso della scuola.
Voleva molto bene a Nadia che però non era davvero sua sorella: era stata addotta all’età di due anni, solo che lei non lo sapeva. I suoi genitori glielo avrebbero voluto dire al compimento della maggiore età ma purtroppo erano morti due anni prima e Max non aveva avuto il coraggio di dirle la verità.
Una volta che Nadia fu entrata, il ragazzo ingranò la prima e partì verso casa di Jessica.

Jessica si era svegliata con il sorriso accanto a Davide e lo baciò sulla guancia, svegliandolo.
«Che ore sono?» mugugnò assonnato.
«Le otto e qualche minuto.»
Lui sbadigliò e si stropicciò gli occhi con le mani.
«Ok, allora mi rivesto e vado.»
«Così, subito? Non vuoi divertirti un altro po’?»
«Ma non avevi un impegno alle nove?»
“Già -, pensò lei. - Quel verme di Max. Quasi quasi annullo con lui e mi faccio Davide un’altra volta.”
Prima che potesse mettere in pratica quanto pensato, Davide si alzò dal letto e aggiunse:«Comunque anche io devo andare. Sarà per la prossima volta!»
Si investì e dieci minuti si congedò da lei.
«Allora ciao. Mi rifaccio vivo io.»
Jessica non gli credette, ma anche se fosse stato sincero non sapeva se lei si sarebbe fatta trovare. Non era ancora pronta per qualcosa di serio. Ora voleva solo sesso.
Dopo che il ragazzo se ne fu andato, lei si vestì per l’incontro con Max: un paio di jeans, maglietta rossa, calzini alla caviglia bianche e azzurre, che indossava da tre giorni, e un paio di Stan Smith che aveva da sei o sette anni: così vissute che il bianco originale era stato quasi completamente sostituito dal grigio, per non parlare della condizione della suola. Era pronta per una dominazione aggressiva.
 
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view post Posted on 15/10/2017, 18:18     +1   -1

Professore/essa SM

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Parte 2

Max suonò alla porta che si aprì automaticamente; non fece quasi in tempo a entrare che Jessica fu davanti a lui con aspetto truce.
«Sei in ritardo cretino!»
«Solo di un minuto!» provò a difendersi lui, ricevendo una forte sberla in faccia.
«Come osi contraddirmi, pezzo di merda! Ti sei guadagnato una bella punizione! Forse è un tuo record, idiota!
Ora togliti la cintura e sdraiati a pancia in giù, lì vicino al divano.»
Lui fece quanto gli era stato detto e la ragazza gli alzò braccia e gambe in modo che si tenesse le caviglie con le mani, quindi legò il tutto con la cintura.
Gli disse di tenere alzata la testa, con il mento sul pavimento, e poi si sedette sul divano a poca distanza dalla sua faccia. La punizione delta, così la chiamava Jessica per via della vaga somiglianza del corpo con la lettera greca maiuscola.
Era una punizione pesante. Una punizione vera, non di quelle che, pur essendo dolorose, in fondo facevano piacere come potevano essere i calci nelle palle o le frustate. No il dolore alla schiena e ai lombi dato dalla posizione innaturale di braccia e gambe non aveva niente di piacevole. Le prime volte che era stato punito così era durato davvero pochi secondi prima di cedere. Ora invece la sua resistenza era notevolmente migliorata ma comunque non resisteva più di 10/15 minuti. Oltra al dolore fisico c’era anche un disagio psicologico provocato dal fatto di avere i piedi di Jessica a pochi centimetri di distanza dalla faccia e non poter in alcun modo toccarle. Quel giorno poi lei li muoveva freneticamente, strisciandoli, accavallandoli, cambiando loro posizione in vari modi e faceva il tutto per provocarlo. Come se tutto ciò non bastasse indossava le scarpe che a Max piacevano tanto. Non solo perché lui in generale era eccitato dalle scarpe da ginnastica, soprattutto se vissute, ma perché quelle Stan Smith rappresentavano il cambio del rapporto tra Max e Jessica. O meglio di quello che Max provava per Jessica.
I due si conoscevano da sempre ma non erano mai stati amici. Anzi alle medie e nei primi anni delle superiori c’era un rapporto conflittuale. Jessica era una di quelle ragazze che non rispondeva ai canoni classici di bellezza: era sovrappeso seppur non di molto, aveva una vistosa acne e non vestiva alla moda. Max era invece un bel ragazzo sveglio e simpatico; purtroppo, come a volte accade, per sentirsi importante aveva sfruttato quelle sue qualità facendo il bullo. Jessica era uno dei loro obiettivi preferiti. Paasava da gesti infrantili e stupidi come tirarle i capelli, ad atti più gravi come prenderla in giro per l’aspetto fisico, e una volta, durante una lezione di educazione fisica in prima superiore le aveva fatto di nascosto una foto che aveva poi condiviso nel gruppo whatsapp della classe, del quale Jessica non faceva parte, con il commento “ Maiale che corre. Nonostante in pubblico Max faceva il bullo, nella solitudine della sua camera prendeva lentamente coscienza della sua natura di feticista e nelle sue fantasie erotiche comparivano sempre più scene di lui che baciava o leccava piedi e scarpe delle ragazze, ovviamente tra queste non c’era Jessica.
Come spesso accade nell’adolescenza, Jessica cambiò e il cambiamento fu abbastanza repentino: un’estate, quella tra la seconda e la terza superiore. Si era alzata di qualche centimetro, aveva perso un po’ di peso e anche l’acne era diminuita e probabilmente anche grazie a questi mutamenti era diventata più sicura di sé. Max cominciò lentamente a guardarla con occhi diversi finché, più o meno a metà anno scolastico, le Stan Smith nuove che Jessica aveva cominciato a indossare dopo le vacanze di Natale, entrarono nelle sue fantasie erotiche.
A quel punto il suo atteggiamento verso di lei cambiò. La prendeva ancora in giro ma in maniera molto diversa: lo scopo non era più umiliarla ma provocarla in modo che lei reagisse con insulti; quando accadeva Max si sentiva soddisfatto.
Da lì in poi erano successe tante cose che avevano portato Max a diventare suo schiavo e a subire la punizione delta.
Finalmente, dopo una decina di minuti, lo slegò, e lo calpestò sulla schiena già bella dolorante. Max emise alcuni gemiti di dolore, a volte perfino qualche gridolino, prontamente silenziato da un rimprovero di Jessica, spesso volgare. Nel complesso però la ragazza ammise che si era comportato bene; per un breve momento scese, dandogli tempo di rifiatare. Furono solo pochi secondi dopo i quali lo girò supino con un calcio e gli salì sulla pancia e sul petto, usandolo come zerbino.
Completò il trampling schiacciandogli per alcuni istanti la faccia con entrambi i piedi poi andò a sedersi nuovamente sul divano.
«Adesso, verme, striscia e vieni qui a baciare le mie scarpe.»
«Sì, mia padrona.» strisciò lentamente verso la ragazza e finalmente fu sopra i suoi pie. Respirò profondamente, gustandosi l’attesa, quindi avvicinò le labbra alla punta sporca e consumata delle scarpe di Jessica e finalmente vi stampò sopra un bacio.
 
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view post Posted on 18/10/2017, 06:05     +1   -1

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Continua? :huh:
 
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Maxslave2 la vendetta
view post Posted on 18/10/2017, 08:50     +1   -1




A parte il fatto che voglio i diritti d'autore 😊 il racconto mi piace. E' scritto bene e intrigante. Ci spiegherai anche come Max e' diventato lo schiavo di Jessica? Sarebbe opportuno saperlo
 
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view post Posted on 18/10/2017, 08:59     +1   -1

Maestro di Piedi

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Un altro autore che è sempre una garanzia ;)
 
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view post Posted on 21/10/2017, 12:30     +1   -1

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CITAZIONE (Maxslave2 la vendetta @ 18/10/2017, 09:50) 
A parte il fatto che voglio i diritti d'autore 😊 il racconto mi piace. E' scritto bene e intrigante. Ci spiegherai anche come Max e' diventato lo schiavo di Jessica? Sarebbe opportuno saperlo

Stai tranquillo la parte arriverà, anche se non prestissimo.
Diciamo che questa è la versione fetish di un racconto di genere diverso che avevo in mente da anni (e mai portato a termine) da qui il nome Max;-D!

QUOTE=Flover 991,18/10/2017, 09:59 ?t=60306527#entry428214233]
Un altro autore che è sempre una garanzia ;)
[/QUOTE]
Troppo buono!
 
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view post Posted on 23/10/2017, 11:41     +1   -1

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Parte 3

Nadia non passò una bella giornata a scuola: le fu riconsegnato il compito in classe di storia con un vistoso 4.
Il prof sembrava più dispiaciuto di lei. Era molto giovane, non arriva ai 30 anni e aveva preso a cuore Nadia dopo la morte dei genitori. Però la ragazza aveva fatto troppi errori e non poteva darle di più. Anzi forse a qualcun altro avrebbe messo anche 3.
«Cosa ti è successo Nadia? Hai fatto errori grossolani. Stavi male? Eri preoccupata per qualcosa?»
La ragazza non amava quelle attenzioni, le ricordavano il motivo per cui le riceveva. La risposta suonò più seccata di quanto volesse.
«No professore. Stavo bene, ma dovevo studiare molto di più.»
«D’accordo. Beh allora vedi di recuperare, mi raccomando.»
Lei annuì e il professore passò a commentare la prova di un altro studente con il sollievo di Nadia.
Al cambio dell’ora la giovane disse alla sua compagna di banco Silvia:«Che palle il Perboni. Lo so che tiene a me, ma mi fa sentire compatita, ed è una cosa che odio. In ogni caso sarà meglio che ripassiamo storia oggi pomeriggio. La media la devo rialzare per davvero.»
Studiare l’Italia di fine ‘800 era noioso e dopo alcune ore passate tra disfatte coloniali, rivolte e repressioni le due ragazze erano stanche e annoiate.
Fu quasi un sollievo per Nadia rendersi conto che era ora di andare a lavorare.
Salutò l’amica e si avviò a piedi verso il bar. Non era distante e la strada le piaceva: era una strada di periferia, senza nulla di particolare, ma in quel periodo dell’anno il marciapiede era un tappeto di foglie colorate, e il sole che stava tramontando donava ai palazzi vecchi e spartani, una tonalità tenue e dorata, che infondeva tranquillità. Nadia trovava rilassante il rumore delle foglie che calpestava, o il loro fruscio quando venivano sollevate dal vento o dall’aria prodotta da qualche macchina di passaggio. Erano rumori che le ricordavano l’infanzia, sensazioni che portavano a galla ricordi lontani, di una vita passata e felice. Una nostalgia benevola che cacciava via le sofferenze e le ansie della sua vita. Ciò che le serviva per affrontare le faticose ore di lavoro, fatte di decine e decine di bicchieri portati tra le urla di clienti viziati e maleducati o complimenti, anche troppo spinti, di uomini per lo più di una certa età, ai quali doveva rispondere con un sorriso, quando invece li avrebbe volentieri presi a calci.
Per sua fortuna era venerdì ed essendo studentessa il suo turno finiva alle 22, così evitò i clienti più modesti.
Arrivò in casa scroccando un passaggio da una collega, e trovò il fratello svaccato sul divano intento a guardare un film poliziottesco di Millian. Sul tavolino c’erano un paio di birre di cui una vuota. Dopo un grugnito di saluto la passò alla sorella.
«Me la butti già che sei in piedi? E visto che vai in cucina ci sarebbero i piatti da finir di lavare.»
«Perché fai sempre le cose a metà? Lavali te cazzone! Non puoi sempre pretendere che io faccia tutto. Cresci, coglione!»
«Sst. Zitta, se no mi perdo Millian che s’incazza con bombolo!»
«Ma te la faccio fare io a te la parte di bombolo, e dal vivo!»
Intanto però andò in cucina a fare quanto le aveva chiesto Max.
Tornata in sala, prese la bottiglia di birra superstite e ne bevve un paio di sorsi prima di buttarsi sul divano, stendendo le gambe sopra quelle del ragazzo. Lo faceva spesso e Max non si scompose, né diede segno di fastidio.
A un certo punto, con il solo dito indice , cominciò a sfiorarle la pianta dei piedi, con ancora le calze addosso, ma senza alcuna malizia. Nadia lo trovava rilassante, tanto che si addormentò.
Non si svegliò nemmeno quando Max la prese in braccio per portarla a letto, ancora vestita.
 
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Stelyo
view post Posted on 23/10/2017, 15:04     +1   -1




Mi piace questa categoria bravi nel scrivere dei bei racconti
 
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view post Posted on 25/10/2017, 18:01     +1   -1

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Parte 4

Jessica uscì dalla doccia già con l'accappatoio addosso.
“Shiny, shiny, shiny boots of leather
Whiplash girl child in the dark
Comes in bells, your servant, don't forsake him
Strike, dear mistress, and cure his heart”
in quel momento la radio stava passando Venus in furs dei Velvet Underground, una delle canzoni simbolo dell’underground anni ‘60 e non solo. La ascoltò tutta prima di accendere l’asciugacapelli. In qualche modo la sentiva sua. Si immedesimava nel personaggio di Von Masoch, certo in una versione più moderna: alla pelliccia preferiva jeans e maglietta e agli stivali scarpe col tacco o da ginnastica.
Però era una Venere, una dea che voleva essere adorata. Era passata una settimana da quando Max, il suo Severin, l’aveva adorata per l’ultima volta e non c’era in programma nulla per
quel giorno, ma mancavano ancora tre ore all’appuntamento con le sue amiche, per una serata tutta al femminile. Poteva mandare un messaggio a quel verme e forse sarebbe venuto. Sì, quel cane sarebbe venuto scodinzolando felice per poterle leccare i piedi. E lei si sarebbe fatta trovare splendida e terribile come una dea. Disprezzava seriamente il suo schiavo, a cui non aveva perdonato gli episodi di bullismo. Adesso era lei la bella e lui lo sfigato. Ovviamente quel cane aveva accettato e lei indossò un vestito rosso, corto e scollato che terminava poco sopra il ginocchio. Indossò un paio di collant nere e completò il tutto con scarpe tacco a spillo 12 rosse come il vestito.
Posizionò davanti all’ingresso una sedia imbottita, dall’alto schienale, in modo che fosse la prima cosa che Max avrebbe visto appena entrato dalla porta.
Per completare il tutto mise un gatto a nove code per terra, di fianco alla poltrona sulla quale poi si sedette. Una regina assisa in trono che aspettava il suo servitore.
Max arrivò non molto tempo dopo e non appena varcò la soglia di casa, prima ancora di rerendersi conto dello splendore che si trovava di fronte, gli giunse il primo ordine, semplice e secco.
«Spogliati.»
Il ragazzo sapeva che quel comando implicava il tenere solo le mutande e lo eseguì in fretta. Nel frattempo Jessica si era portata una sigaretta in bocca e non appena l’altro fu pronto gli porse un accendino e gli ordinò:«Accendi.»
Aspirò profondamente, poi soffiò il fumo in faccia a Max.
«Prostrati.» disse indicando un punto a pochi passi di distanza,
Tirò un paio di boccate alla sigaretta, quindi si alzò e a passi cadenzati si avvicinò al suo tappeto umano. Si inginocchiò, lo prese per i capelli alzandosi il volto verso di lei. Lui dallo sguardo capì cosa doveva fare: tirò fuori la lingua che lei usò come portacenere, prima di lasciargli cadere la faccia a terra.
Cominciò a calpestarlo, infilando i tacchi nella schiena. Max gemeva dal dolore, ma dopo anni era abituato e soffriva senza urlare. Lo calpestò per vari minuti, usandolo di tanto in tanto come posacenere, finché terminò la sigaretta. A quel punto scese da lui, andò a prendere il gatto a nove code, gli schiacciò una guancia a terra con la punta della scarpa e gli diede una frustata sulla schiena, secca ma non troppo forte. Lasciò i lacci sul punto di battuta per qualche istante, poi lentamente li trascinò fino alla base del collo, alzò la frusta e la calò in mezzo alla schiena più o meno dove aveva piazzato il primo colpo.
Whiplash girl child.
Le frustò in questo modo varie volte, aumentando velocità e intensità.
Strike, dear mistress, and cure his heart.
Guardava Max e lo vedeva agitarsi a ogni colpo, anche lei cominciò a sentire la fatica e a emettere versi per controllarla, ma non voleva diminuire la velocità e allora mulinò la frusta in modo che ci fosse sempre qualche laccio che colpiva la schiena del ragazzo.
Taste the whip and now bleed for me.
Il gatto a noce code vorticava sempre più velocemente distribuendosi su tutta la schiena del ragazzo, sempre più rossa. Le urla di dolore di lui si mischiarono a quelle di fatica di lei che alla fine diede t le ultime tre frustate più forte che potè prima di lasciar cadere la frusta. Ansimava, il respiro era breve e irregolare; si diresse verso la poltrona ciondolando come un’ubriaca e vi si buttò sopra per riprendere fiato.
Non appena il respiro si fece più regolare chiamò Max che, stremato dal dolore, non potè far altro che strisciare verso di lei.
«Lecca la suola delle mie scarpe. In punta.»
A fatica Max si mise in ginocchio, prese il piede di lei e cominciò a leccare la suola della punta, appena appena consumata.
Jessica lo guardava in silenzio, imperiosa. Vedere quel rifiuto umano che le leccava le scarpe la rendeva euforica. Si sentiva forte, dominatrice; ogni leccata era prova della sua forza e grandezza. Amava essere adorata, voleva sentirsi potente. Senza preavviso tolse la scarpa dalla presa di lui, lo schiaffeggiò e gli sputò in faccia.
Subito dopo gli infilò un tacco in bocca.
«Succhia, schiavo, succhia!»
Ordinò sprezzante per tornare nuovamente in silenzio a guardare la scena, a godersi l’umiliazione inflitta all’odiato ragazzo.
A un certo punto si tolse le scarpe e gli mise i piedi in testa riportandolo a terra. Gli ordinò di baciarle il collo del piede mentre teneva l’altro saldamente ancorato sulla sua testa. Lo fece poi voltare e gli infilò un tallone in bocca che lui cominciò a succhiare e leccare.
Dal tallone passò al resto della pianta, e poi cominciò a sfregare entrambi i piedi sulla sua faccia e quindi sulla lingua. Ogni tanto lo apostrofava con qualche insulto, per aumentare l’eccitazione e il brivido della dominazione nel resto del tempo lo guardava in silenzio sorridendo sadicamente. Di tanto in tanto lo prendeva a calci in faccia o sul corpo, poi tornava a farsi leccare la pianta di quelle collant;
quando sentiva troppa secchezza sulla lingua gli sputava in bocca, facendogli colare un grosso fiotto caldo che lui doveva ingoiare.
La dominazione continuò così per il resto del tempo, con calci, spitting e adorazione dei piedi; poi Jessica lo cacciò di casa perché era quasi ora dell’appuntamento con le amiche.
Era eccitata e in fregola: quella sera avrebbe rimorchiato un uomo che potesse soddisfarla, non un verme come Max. Un vero uomo che l’avrebbe fatta urlare di piacere.


Per le prossime puntate devo fare un sondaggio. Come già detto in un altro post, questo racconto è la versione fetish di un mio scritto mai portato a termine che non c'entrava nulla con l'argomento. La parte originale era composta da tre filoni principali: Max e Jessica, Max e Nadia e Silvia e Nadia. Considerando che finora ho reso feticista solo il filone di Max e Jessica e che il filone di Max e Nadia è più una sottotrama e si riesce a gestire bene, il problema avviene con il terzo filone. Diciamo che le possibilità sono tre:
A) Rendo feticistico anche questo filone con il rischio di essere ripetitivo e soprattutto dovrei far cambiare la personalità di Nadia ( e anche di Silvia, anche se l'avete conosciuta poco) rispetto a questi primi capitoli, cosa mai bella in uno scritto.
B) Lo Stralcio completamente, appiattendo però la storia che naturalmente perderebbe vari personaggi oltre a Silvia.
C) Lascio il filone in versione non fetish (che è la mia idea originaria) con la conseguenza che in numerosi capitoli sarà completamente assente il tema della dominazione.
Ditemi voi quale di queste soluzioni preferite. Se però non ci saranno almeno dieci voti entro venerdì sera, vado per la mia idea originaria e quindi sceglierò l'opzione C.
 
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view post Posted on 26/10/2017, 13:21     +1   -1
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La A potrebbe rendere il racconto ancora più accattivante. Qualora decidessi per la C, quindi senza dominazione, secondo me le parti di quel filone devono essere il più possibile brevi per evitare di rendere il racconto “poco fetish”.
 
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Per me A
 
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view post Posted on 8/11/2017, 16:24     +1   -1
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per me è C
 
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Fino Fono
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Ciao a tutti. Scrivo per mostrare che ci sono ancora. Purtroppo la produzione va a rilento. Spero di lanciare il prossimo capitolo entro la fine della settimana prossima, ma non prometto nulla. Comunque ho deciso per la A.
 
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view post Posted on 18/11/2017, 14:32     +1   -1

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PARTE 5

Max si svegliò con un forte mal si testa. Si stropicciò gli occhi guardandosi intorno. Sì, era nella sua stanza ma ci mise un po’ a capire cosa fosse successo il giorno prima.
La dominazione di Jessica era stata intensa e lo aveva eccitato parecchio, ma non si era potuto scaricare a dovere. Così era andato in un bar che conosceva bene, e si era masturbato in bagno, ripensando a quei tacchi e ai piedi di Jessica.
Dopo il copioso orgasmo decise di dedicarsi all’altro suo vizio: l’alcool. Bevve talmente tanto che quasi non si reggeva in piedi. Il barista era un vecchio amico dei genitori, e provava pietà per il ragazzo, così chiamò e pagò un taxi che lo riportasse a casa.
Si alzò dal letto barcollando un po’ e andò in bagno dove pisciò con qualche difficoltà. In cucina trovò la sorella alla quale chiese con voce roca cosa ci fosse per colazione.
«Niente. -rispose seccata.- Ieri ti avevo chiesto di comprare qualcosa ma tu hai preferito ubriacarti e leccare i piedi di quella troia di Jessica.»
«Non chiamarla troia!»
«Non riapriamo questo discorso. Questo pomeriggio vedi di lasciarmi casa libera, che viene Silvia.»
Dopo alcuni istanti di silenzio le chiese:«Ma quell’altra tua compagna, quella coi bei piedi non la inviti mai?»
«Certo che sei proprio fissato coi piedi! A chi ti riferisci?»
«Quella che fa arti marziali.»
«Ah Greta.»
«Sì, perché lei non la inviti mai?»
«Non è nel mio giro.»
«Peccato.»
«Se proprio ci tieni ti do il numero, così la chiami e le chiedi se puoi fare il pervertito con lei. Ma se ti denuncia non ti difendo!»
«Magari un’altra volta. Comunque sì ho le prove con la band, quindi la casa te la lascio. Almeno però fammi una foto ai piedi di Silvia.»
«Fanculo!»
Silvia arrivò dopo che Max era uscito. Sembrava più eccitata del solito; le ragazze si salutarono con un bacio. Prima che Nadia potesse fare o dire altro, Silvia tirò fuori dalla borsa una bustina trasparente.
«È quello che penso?» disse Nadia con aria stupita ma felice.
«Erba della miglior qualità.» rispose l’altra con tono saccente ed espressione finto professionale. «O almeno così mi ha detto chi me l’ha venduta!» aggiunse poi aprendosi in un sorriso.
«Ma come ti è venuto in mente? E soprattutto dove è da chi l’hai presa?»
«Beh era tanto che dicevamo di volerla provare, no? Oggi mi sono decisa! L’ho presa da Gabriele al parchetto.»
«Ma chi? Il ciccione pluriripetente?»
«Lui!» confermò Silvia.
«Dai cosa aspetti? Rolla una canna!»
Silvia eseguì, fece un paio di tiri e la passò a Nadia, che a sua volta fece qualche tiro.
«Non sento niente.»
«Nemmeno io.»
Ma dopo un altro paio di tiri si guardarono in faccia e cominciarono a ridere sguaiatamente; una volta finito rimasero qualche secondo a guardarsi in silenzio e poi si baciarono. Non che fosse un fatto strano: erano una coppia fissa da quasi tre anni e ovviamente si erano baciate centinaia di volte prima di allora; ma quel bacio fu più sentito più appassionato. Le pulsioni erano amplificate dall’erba e le ragazze si sentirono due animali: due tigri pronte all’attacco. Si alzarono,mentre le loro linguedanzavano insieme e le mani accarezzavano freneticamente la schiena l’una dell’altra. Cominciarono a togliersi i vestiti. Silvia gettò Nadia sul letto e andò a sdraiarsi affianco a lei. SIniziò a baciarle il collo, prima di scendere fino al petto nudo e mordicchiò delicatamente i capezzoli, ricevendo in cambio carezze sui capelli. Nadia riportò la ragazza all’altezza della bocca e la baciò nuovamente con passione. Si girarono e rigirarono nel letto e alla fine fu lei a trovarsi sopra. Si inginocchiò su di lei è le accarezzò i seni morbidi e delicati. Silvia voleva ricambiare in qualche modo, le prese i piedi che erano la parte del corpo più a portata di mano, e cominciò a massaggiarli o per meglio dire, a muovere le dita sulla pianta. Erano morbidi e caldi, piacevoli al tatto. Era la prima volta che le toccava i piedi e si chiese perché non l’avesse mai fatto prima.
Quando Nadia si sdraiò nuovamente affianco alla compagna, Silvia si girò con la testa vicino ai piedi della sua fidanzata: erano numero 39, con le dita abbastanza corte e smaltate di rosso. Cominciò a baciarli prima timidamente, poi con sempre maggior convinzione. Le baciò il collo e tutte le dita dei piedi e si eccitò tanto che cominciò a sfregare le sue parti intime su quelle di Nadia, la quale fu eccitata a sua volta, sia per il petting, sia per il foot worship. Scoprì che le piaceva sentire baci sui suoi piedi; davanti agli occhi aveva quelli di Silvia: della stessa misura, ma un po’ diversi con le dita più lunghe e smaltite di blu. Erano belli, glieli aveva visti tante volte ma non aveva mai percepito alcun tipo di attrazione. Invece ora tutto era cambiato. Senza più freni inibitori cominciò a rispondere allo sfregamento e abaciare a sua volta i piedi di Silvia. Anzi ben presto cominciò a usare anche la lingua, percependo meglio il sapore leggermente salato darò dal poco sudore. Immediatamente sentì sui propri piedi la lingua di Silvia. Si chiese se le piacesse il suo sapore. Evidentemente sì giacché la compagna continuò a leccare. Per vari minuti continuarono quest’adorazione reciproca, finché entrambe non culminarono in uno degli orgasmi più potenti e piacevoli che avessero mai provato. Entrambe avevano scoperto una parte insospettabile della loro sessualità e ne erano entusiaste.
 
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