La mia migliore amica Siamo al parco giochi, primavera, i fiori coloratissimi fanno contrasto con l'erbetta verde, gli uccellini svolazzano cinguettando e c'è un leggero vento ad accarezzarci la pelle. Sono circa le undici del mattino, e in tutto il parco siamo solo io e lei; ci sediamo in una panchina in un angolo più riservato, per non farci notare dalla strada.
Lei indossa un vestitino rosso porpora che le sfiora le ginocchia, e dei sandaletti in cuoio, che accentuano ancora di più la curva aggraziata dei sui piedi smaltati di bianco. Come a sempre Lisa è bellissima, coi suoi occhi verdi, i suoi capelli castano scuro, le sue labbra carnose, e il suo sorriso ipnotico. Le sbavo dietro da anni, e credo che lei se ne sia accorta, e molte volte mi sfrutta a suo piacimento, scherzando, anche se sotto sotto credo che anche a lei piaccia quando io obbedisco subito a ciò che mi ordina. Ma essendo molto timido non ho mai avuto il coraggio di andare oltre..
Una volta seduti iniziamo a chiacchierare come sempre, abbiamo molta confidenza io e lei. Passiamo una buona mezz'ora a parlare tranquilli, quando a un certo punto gli arriva una chiamata e si sposta per rispondere, io in quel momento ero rimasto ipnotizzato dalle sue gambe, dal vestitino che si spostava col vento, ma soprattutto dai suoi piedi perfetti.. E continuai a fissarli e a fissarli sempre di più, non rendendomi realmente conto che lei stava tornando da me, e una volta arrivata proprio difronte a me si ferma, e mi fa scoppiare la bolla in cui ero chiedendomi semplicemente cosa stessi guardando; io d'un tratto mi son sentito il mondo crollare addosso, era palese che mi avesse beccato in pieno, e scherzando gli rispondo che stavo guardando quanto fossero belli i suoi sandali. Lei si mette subito a ridere e li mi tranquillizzo un po', pensando di averla scampata, ma un istante dopo mi appoggia il piede sul mio pacco e inizia a massaggiare da sopra i pantaloni con forza, facendomi venire un'erezione quasi istantanea, io divento subito rosso come un peperone e le prendo il piede con tutte e due le mani per toglierlo, ma in quel momento mi son sentito totalmente sotto il suo controllo, sentivo la pelle morbida dei suoi piedi, il suo odore vicino, stavo cedendo sempre di più, sapendo di non poter più tornare indietro dopo quella scelta. Lei mi sorride e toglie il piede, mi da un bacetto sulla guancia e mi scrive un messaggio sul telefono, che citava "stasera alle 20 a casa, ti offro la cena". Io la guardai e mi rispose con un occhiolino. Non capivo il motivo di quel messaggio, poteva semplicemente dirmelo, era già capitato altre volte di andare a mangiare da lei per cena o pranzo, e anche di dormire lì, ma mi aveva sempre detto tutto con molta trasparenza, dopo questo avvenimento però avevo molte fantasie in testa, ero in preda agli ormoni e non sapevo davvero cosa pensare. Passammo il resto del pomeriggio al parco, sino alle diciotto circa e poi ognuno a casa sua. Tornato a casa mi son fatto una bella doccia, lavato i denti, profumato, pettinato bene, ci tenevo a essere bello ai suoi occhi e curavo ogni minimo dettaglio. Alle diciannove e mezza uscii di casa e mi incamminai verso casa sua, era un po lontana e ci voleva un po' ad arrivare, e mi andava anche di fare una passaggiata per smaltire la tensione. Alle venti spaccate ero sotto casa sua a suonare il citofono, mi rispose subito e mi lanciò le chiavi come era solita fare. Una volta aperta la porta e fatta la rampa di scale, entrai finalmente nel suo appartamento, solo che c'era una luce soffusa, e non c'era affatto odore di pietanze cotte, ma bensì una bottiglia di vino rosso e un bicchiere. Provando a vedere meglio nella semi oscurità della stanza la intravidi, era sul divano, con addosso solo una vestaglia nera trasparente e l'intimo di pizzo. Mi fa cenno con un dito di avvicinarmi, e io subito mi avvicino, incantato da tanta bellezza. Sempre senza usare neppure una sillaba mi indica il pavimento, e io di istinto mi inginocchio, vedendo nel suo sguardo un ghigno di perversione e maestosità. Nel giro di 5 minuti mi ritrovo in mutande davanti a lei, senza neppure aver avuto di bisogno di dirmelo, capivo che facevo la cosa giusta dal suo sguardo, che mi studiava ogni minuto di più. Lentamente inizia a muovere le sue gambe affusolate, accarezza i piedi con le dita e li strofina fra sé, facendo crescere un desiderio assurdo di adorarli, di venerarli, di gustarli in ogni loro millimetro. Non ho il tempo di fermarmi ad osservarli perché tu ti siedi composta davanti a me e mi appoggi un dito sulle labbra, aprendomi la bocca. Mi viene un'erezione che noti subito, e sorridendo mi riempi la bocca della tua saliva; ma io sentendo tutta quella saliva entrambi in bocca faccio una smorfia di disgusto, che mi costa un ceffone in pieno viso per rimettermi in riga, e sarà il primo e l'ultimo ceffone della serata, perché dopo obbediró senza esitare un attimo, soddisfando tutte le sue fantasie e i suoi sfizi. FINE PARTE UNO
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