Di notte, a volte, nel degrado di quest'anima cerco ancora tracce di quel che era. Intingo le mani in questa melma cercandone i pezzi per ricomporli. Cerco i pezzi del puzzle che di solito s'incornicia e s'appende in salotto. Ora in salotto ho uno specchio ma non mi guardo mai. Ho paura di farmi schifo. Sarebbe comunque inutile.Come può uno specchio riprodurre due immagini sovrapposte? Come può ritrarre simultaneamente le mie orrende perversioni e il ricordo di un amore puro, vero, ancora da qualche parte e in un certo senso vivo? Accetterei il compromesso di questa insensata dicotomia, se solo sapessi trovarmici dentro un'identità. Non so chi sono da quando quella puttana se l'è portata via. La chiamo puttana perché in fondo é quel che é stata, ma non riesco nemmeno a caricare questo termine con l'accezione rabbiosa che avrebbe potuto farmi da corrimano per aggrapparmi mentre cadevo, giù, nell'abisso dell'indicibilita. M'ha strappato la dignità, ed ora, ad ogni sessione, come in un palco di un teatro vado in scena, donando ad una casuale mistress quel poco che di dignità mi rimane. Esorcizzo il mio dolore. Ho pagato il prezzo dell'amore senza sapere ciò che stavo barattando. In ogni caso però, non me ne pento. La vita è un flusso perpetuo di ricordi, con un presente tanto sfuggevole che viene da chiedersi se effettivamente esiste. E i ricordi li ho salvati, col cazzo che me li sono fatti portare via. Perciò, malgrado tutto, malgrado il degrado, malgrado il grottesco, malgrado tutta questa confusione, malgrado ora non l'ami più, amo ancora quelle carezze, i suoi sorrisi, il buon giorno al mattino, il sesso la sera, dormire abbracciati, farla vincere quando giocavamo alla lotta, le vocine stupide, le litigate fino all'alba, il suo corpo, l'odore della sua pelle, il suono del suo respiro. I baci. Amo tutto ancora fottutamente, malgrado tutto.
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